LA FESTA DEL NONNO: S. GIOACHINO

LA FESTA DEL NONNO: S. GIOACHINO, padre della Beata S.S. Vergine MARIA

S. Giachino

GIOACHINO CONFESSORE: 16 AGOSTO.

Gioachino, rampollo della stirpe di Davide, quando venne eletto re Erode era fuggito assieme ai suoi parenti perché Erode pauroso che essi aspirassero al trono (ne avevano infatti i legittimi diritti), li perseguitava atrocemente. – Gioachino dunque si era recato dalla Giudea nella Galilea, dove viveva fra i monti in una piccola città poco distante dal monte Tabor. -Il suo nome però era dovunque conosciuto ed amato, ed in quel tempo, in cui stavano per compiersi le profezie della venuta del Signore, Gioachino, essendo della famiglia di Davide, attirava più che tutti gli sguardi del popolo. Avendo, quale figlio unico, ereditate tutte le sostanze paterne, possedeva copiose ricchezze, che egli spendeva a pro dei poveri della sua tribù. Giunto all’età virile, si congiunse in matrimonio con Anna, vergine nobilissima della stirpe dei Re, discendendo da Davide per la linea di Salomone ed a lui affine in parentela. – A quella età gravissimi erano i mali che affliggevano il popolo, giacché questi dimentico di Dio e delle sue divine promesse, solo attendeva alle cure temporali e ognor più cadeva nel vizio. Fra tanta prevaricazione, la pietà dei due sposi diffondeva una luce d’incanto. Gioachino ed Anna, riuniti in un medesimo spirito, vedendo le miserie che affliggevano il popolo, avevano esclamato: « Sia partecipe tutto il popolo delle nostre ricchezze, onde venga alleviata tanta miseria ». Nè solo Nazaret risentiva i benefici effetti di tanta liberalità, ma anche tutti i paesi circonvicini. – La pace più profonda regnava in quella casa, profumata dalla preghiera intensa e fervorosa dei santi sposi. Le gioie e le pene erano comuni, i difetti sopportati pazientemente, e le debolezze tollerate senza sforzo e senza indugio. – Ma il dolore accompagna sempre e ovunque l’uomo in questa vita, e Gioachino ed Anna non andarono esenti da questo triste compagno, che fece risaltare sempre più la loro grande virtù: essi non avevano figli e ormai, essendo già vecchi, dovevano rinunziare alla speranza di averne. Questo dolore li affliggeva di continuo, tanto più che essi essendo della tribù di Giuda, sapevano che doveva nascere il Messia dalla loro stirpe. – Ma le prove hanno sempre fine ed anche per Gioachino dovevano in ultimo cessare. Ricorreva la festa dei Tabernacoli che gli ebrei celebravano con grande solennità verso il 15 settembre, recandosi tutti al tempio di Gerusalemme per fare le loro offerte. – Anche Gioachino si recò a compiere questo dovere di culto verso i l Signore. Un sacerdote lo riconosce e con cipiglio maligno gli grida: Non ti è lecito offrire doni al Signore, perché non hai avuto figliuoli in Israele! La tua sterilità è in penitenza dei tuoi gravi peccati! Buon Dio, che prova! Ma Gioachino, sostenuto dalla fede, esce dal tempio, torna a casa sua, si ritira su un monte a pregare e scongiurare il Signore di concedergli dei figli mentre Anna pur essa in preda al dolore supplicava con gemiti e sospiri il Cielo ad esaudire le loro preghiere. A tanta fede non poteva il Signore restare sordo; infatti un angelo apparso a Gioachino, l’assicurò che avrebbe avuta una figliuola, a cui avrebbe imposto il nome di Maria: da Lei doveva nascere il Redentore. Tornato a casa seppe che anche Anna aveva avuta la stessa rivelazione e tutti e due con grande affetto ringraziarono il Signore. – Quando poi la S. Bambina giunse all’età di tre anni, fu portata al Tempio e Gioachino ricco di meriti e di virtù volò al Cielo a godere l’eterno premio della sua fede.

PRATICA. — Ad imitazione di S. Gioachino, poniamo ogni nostra fiducia nel Signore, ed impariamo da lui lo spirito di fede e di mortificazione.

PREGHIERA. — Dio che tra tutti i tuoi santi scegliesti il beato Gioachino per padre della Madre del Figlio tuo, concedici che mentre ne celebriamo la festa, ne risentiamo ancora continuamente il patrocinio. Così sia.

 

Che S. Giachino illumini e sostenga in particolare i NONNI cattolici “veri”, oggi chiamati ad un compito particolarmente gravoso nell’indirizzare i nipoti, in questi tempi di apostasia e somma immoralità, sulla retta via della eterna salvezza. Che Dio li aiuti, per intercessione di S. Gioachino.

GREGORIO XVII: L’INCREDIBILE STORIA

 

GREGORIO XVII L’INCREDIBILE STORIA:

 LA “GRANDE APOSTASIA” ed il mistero della

“CHIESA ECLISSATA”!

[liberamente ispirato a : “the Siri thesis” (FACT) da: www. The Pope in red.com]

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La “Tesi di Siri” 

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Un Cardinale in azione: Foto di Sua Eminenza, il Cardinale Giuseppe Siri di Genova, Italia, in visita presso l’Ospedale Galliera (un ospedale di Genova di cui è stato presidente) circa un anno prima di essere eletto Papa della Chiesa Cattolica, il 26 ottobre 1958 d. C., scegliendo il nome di Gregorio XVII.

   “Padre, la Vergine è molto triste perché nessuno presta attenzione al suo messaggio, né i buoni né i cattivi. I buoni continuano con la loro vita di virtù e di apostolato, ma non la conformano al messaggio di Fatima. I peccatori, i cattivi, continuano nella loro condotta, seguendo la strada del male, perché non vedono il terribile castigo che sta per abbattersi su di loro. Mi creda, Padre, Dio sta per punire il mondo e molto presto. Il castigo del cielo è imminente. Fra meno di due anni, nel 1960 sarà qui, il castigo del cielo arriverà e sarà molto grande! Dì alle anime da temere non solo il castigo materiale che ci accadrà se non preghiamo e facciamo penitenza, ma la perdita della maggior parte di tutte le anime che andranno all’inferno!”

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[Parole precisamente pronunziate da Suor Lucia (veggente di Fatima), in un’intervista con Padre Augustin Fuentes del 26 dicembre 1957 d. C., che danno un chiaro preavviso circa il castigo imminente del cielo per i peccati dell’uomo, che sarebbe indubbiamente avvenuto prima del 1960 d.C.].

Premessa

   La Siri “Tesi” (IL FATTO) sostiene che il cardinale Giuseppe Siri venne realmente eletto Papa dopo la morte di Papa Pio XII nel 1958; ma che il neo-eletto Papa (Gregorio XVII, “già” Cardinale Siri) sia stato sottomesso a gravi costrizioni, minacciato di morte e così impedito nell’assumere la Cattedra Pontificia (cioè ad annunziare pubblicamente ed a proclamare il suo Pontificato) e sostituito da Angelo Roncalli (l’antipapa sedicente Giovanni XXIII).    –    Ci sono prove che nel 1958, durante il Conclave, i nemici della Chiesa minacciarono nei confronti di “Siri” azioni di distruzione di massa, se egli avesse assunto il possesso della Cattedra di Pietro (cioè se si fosse dichiarato che: “il cardinale Siri”, dopo essere stato canonicamente eletto, ha accettato il Papato scegliendo il nome di Gregorio XVII ) – I nemici di Cristo, della Chiesa e di tutti gli uomini, i marrani della “quinta colonna”, presenti essi stessi all’interno delle mura del Conclave, usarono poi delle minacce veramente feroci e crudeli nei confronti di Papa Gregorio XVII, qualora egli avesse pubblicamente annunciato di essere il “vero” Papa.     Alla luce di tale “tesi”, tutti i Papi ‘apparenti’, dopo Papa Pio XII, erano e sono tuttora “impostori” (anti-Papi), per il semplice fatto che “Siri” fu il “vero Papa eletto”. Tutti i loro atti sono assolutamente “invalidi”, i loro insegnamenti fasulli e non obbligano nessuno, anzi devono essere accuratamente evitati per non incorrere in mortali anatemi e sacrilegi offensivi della Maestà divina.

(*) “La rinunzia non è valida, per legge, qualora essa sia avvenuta per timore grave ingiustamente inflitto, per frode, per errore sostanziale o per simonia” (Codice di Diritto Canonico 1917, can. 185).

“Siri” (cioè il S. P. Papa Gregorio XVII) è deceduto il 2 maggio 1989 d.C., e si dice (anzi è oramai praticamente certo) che gli sia succeduto, attraverso il suo vero Pontificato e la Gerarchia da Lui “validamente” perpetuata, un altro “vero” successore, ancora sconosciuto, ma che emergerà a suo tempo, dopo l’eclissi della Chiesa prevista a La Salette, per giungere così alla fine dei tempi. E’ stato quindi un “Pontificato soppresso” [non vacante!], nella persona del Cardinale Giuseppe Siri di Genova, canonicamente eletto nel 1958, ma subito destituito, attraverso intimidazioni, occultando, tacendo, mentendo il suo vero stato (così come hanno fatto pure i “suoi” Cardinali) per ben 31 anni!

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La pia Pastorella Melanie Calvat, Veggente a La Salette, in Francia (c. 1846 d.C.).

 “La Chiesa sarà eclissata. In un primo momento, non sapremo chi sia il vero Papa.”                                                                 [Melanie Calvat].

Nel commentare questa parte del segreto, Melanie, in effetti, disse all’Abate francese Combe: “La Chiesa sarà eclissata. In un primo momento, non sapremo chi è il vero Papa. Poi, in secondo luogo, il Santo Sacrificio della Messa cesserà dall’essere offerto in chiese e case, e sarà tale che, per un certo tempo, non ci sarà più il Culto pubblico, [la falsa messa attuale è un rituale rosa+crociano offerto a lucifero, dio dell’universo – n.d.r.- ], “… però vedo che il Santo Sacrificio non è veramente cessato: esso sarà offerto in alcove, in nicchie, in grotte, in catacombe! ” (Abate Combe:. “Il segreto di Melania e la crisi attuale”, Roma, 1906, pag. 137).

“Perciò quando vedrete “l’abominio della desolazione “, del quale ha parlato il profeta Daniele (Daniele IX:27), stare nel luogo santo (chi legge, comprenda), allora quelli che sono nella Giudea, fuggano verso i monti …” (Matteo XXIV: 15-28).

Annotazioni del Padre Douay 1582 d.C., per la citazione di cui sopra: “…l’“abominio della desolazione” predetto, è in parte avvenuto in diverse, antiche profanazioni del Tempio di Gerusalemme, quando il sacrificio ed il servizio a Dio fu eliminato, ma esso deve soprattutto manifestarsi a causa dell’Anticristo e dei suoi precursori, quando aboliranno la santa Messa, che è il Sacrificio del Corpo e del Sangue di Cristo, l’unico Culto sovrano, dovuto a Dio nella Sua Chiesa … Per cui è evidente che gli eretici di quei giorni saranno gli speciali precursori dell’Anticristo “. [da: Matteo XXIV:15 – “Annotazioni” Il Nuovo Testamento, 1582, il Collegio inglese di Rhemes, John Fogny, Pag. 71].

Testimonianza universale dei Padri della Chiesa Primitiva sull’Apostasia:

“L’apostasia della città di Roma dal vicario di Cristo, nonché la sua distruzione da parte dell’Anticristo, può costituire un’idea così nuova per molti cattolici, che penso sia bene il caso di citare il testo di Teologi di grande notorietà e dottrina. In primo luogo Malvenda, che scrive esplicitamente sul soggetto, afferma, concordando con il parere di Ribera, Gaspar Melus, Biegas, Suarez, Bellarmino e Bosius, che Roma deve apostatare dalla fede, allontanare il Vicario di Cristo e tornare al suo antico paganesimo. “ … Allora la Chiesa dovrà essere dispersa, guidata nel deserto, e sarà per un certo tempo come era nel principio, invisibile, rifugiata in catacombe, in anfratti, in caverne, in montagne, in luoghi di agguato, e per un certo tempo deve essere anche spazzata via, per così dire, dalla faccia della terra!”

Questa è la testimonianza universale dei Padri della Chiesa primitiva ” [- Henry Edward Manning, “La crisi attuale della Santa Sede” 1861, Londra:. Burns e Lambert, pp 88-90).]

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Edward Manning

La volontà di Gesù Cristo per la sua Chiesa:

   “Pertanto, se qualcuno dice che non è per istituzione di Cristo, lo stesso Signore (vale a dire, per legge divina), che il beato Pietro dovrà avere successori perpetui nel primato su tutta la Chiesa; o che il Romano Pontefice, non è il successore del beato Pietro in questo primato: sia anatema!”. (Il Concilio Vaticano, quarta sessione, prima Costituzione dogmatica sulla Chiesa di Cristo, – Ch. II,5: sulla istituzione del Primato del beato Pietro al Romano Pontificato – Luglio 1870 d.C.).

La “Tesi Siri”

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Redatta da

William G. von Peters, Ph.D.

   “Il seguente lavoro si basa sulle ricerche di Mr. Gary Giuffré; esso e’ stato estratto e compilato principalmente dalla sua newsletter, protetta da copyright, da informazioni verbali e da fonti personali, nonché da altre fonti reperibili.”

-Dr. William G. von Peters.-

(Nota: Il webmaster di www. thepopeinred. com ha aggiunto tutte le immagini e le loro didascalie, aggiungendo un annuncio finale, “imperativo” per tutti i cattolici a conoscenza di questa storia, in coda alla “Tesi Siri” (IL FATTO) – giugno 2006 A.D.)”.

Introduzione

Precisazioni sul “Grande Disastro” (da: “La Profezia cattolica” di Yves Dupont).

Matt. XXIV:39: “Ed essi non capirono finché venne il diluvio e li spazzò via tutti.” “… La Chiesa è perseguitata, il Papa lascia Roma e muore in esilio, un anti-Papa è stato insediato a Roma, la Chiesa cattolica è divisa, senza capo e completamente disorganizzata…”!

Pio IX: “Ci sarà un grande prodigio che riempirà il mondo di stupore. Ma questo prodigio sarà preceduto dal trionfo di una rivoluzione (il “modernismo”!-n.d.r.-), attraverso la quale la Chiesa passerà con prove che sono al di là di ogni immaginazione”.

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San Malachia:

famoso per le sue previsioni circa i nomi e

l’elenco dei Papi dal suo tempo

fino alla fine del mondo!

 Da San Malachia: De Medietate Lunae (“di mezzo della Luna”, spesso tradotto, “Dalla metà della Luna”). Il simbolismo biblico della “luna” è “il regno mondano» o l’ordine temporale. “Questo Papa può quindi essere eletto: a) da Cardinali che siano influenzati principalmente dalle idee mondane (tipo vangelo sociale, etc.), o b) – può essere eletto in un momento in cui le forze di “satana” (il “principe di questo mondo”) hanno il controllo virtuale di tutta la terra mediante il loro governo segreto, forse anche influenzando l’elezione papale, in modo che un agente del governo mondiale dell’anticristo venga eletto Papa.”

De Labore Solis (“Del Lavoro del Sole”): Questo è lo stesso simbolo impiegato in Apocalisse XII: 1-5, di “una Donna vestita di sole” in travaglio per dare alla luce un Figlio, che governerà in seguito la terra con “una verga di ferro.” H.B. Kramer, interpretando l’Apocalisse nel suo “Libro del Destino”, conferma questa valutazione, presentando un’elezione papale molto controversa (vertenza = lavoro; donna = Chiesa sole = luce della verità divina).

San Pio X: “Ho visto uno dei miei successori passare sopra i corpi dei suoi fratelli. Egli si rifugia sotto mentite spoglie in qualche luogo, e dopo un breve ritiro morirà di una morte crudele.”

Pio XII: “… Noi crediamo che l’ora presente sia una fase terribile degli eventi predetti da Cristo, e sembra che le tenebre stiano per abbattersi sul mondo, e che l’umanità sia stretta nella morsa di una crisi suprema”!

Antica Profezia tedesca: “… La dottrina sarà perversa, e si cercherà di rovesciare la Chiesa Cattolica …”!

Nicola de Fluhe: “La Chiesa sarà punita, perché la maggioranza dei suoi membri, in alto o in basso che siano nella Gerarchia, diventerà così perversa che la Chiesa affonderà sempre di più fino a che, alla fine, sembrerà essersi spenta, con l’estinzione della successione di Pietro e degli altri Apostoli. Ma, dopo di ciò, Essa sarà vittoriosamente esaltata agli occhi di tutti gli scettici. ”

Ven. Bartolomeo Holzhauser (XVII secolo): “Il quinto periodo è un periodo di afflizione: la desolazione, l’umiliazione e la povertà per la Chiesa di Gesù Cristo, purificherà il suo popolo attraverso guerre crudeli, carestie, epidemie di peste, ed altre calamità orribili. La Chiesa latina sarà anche afflitta ed indebolita da molte eresie. Seguirà un periodo di defezione, di calamità e di sterminio … “.

– “Durante questo periodo la Sapienza di Dio guiderà la Chiesa in diversi modi: 1) castigando la Chiesa di modo che le sue ricchezze non possano corrompere completamente; 2) interponendo il Concilio di Trento come una luce nelle tenebre, così che i cristiani, vedendo la luce, possano sapere in che cosa credere, 3) sostenendo S. Ignazio e la sua “compagnia” in opposizione a Lutero ed agli altri eretici; 4) portando in terre remote la Fede “vietata” nella maggior parte dell’Europa”.

– “Durante questo periodo infelice, ci sarà un lassismo nei precetti divini ed umani. La disciplina soffrirà. I Sacri canoni saranno completamente ignorati, e dal Clero non saranno rispettate le leggi della Chiesa. Tutti saranno traviati e portati a credere e a fare ciò che immaginano, secondo i desideri della carne. ”

“Si metterà in ridicolo la semplicità cristiana, che sarà chiamata follia e assurdità, e si avrà il massimo rispetto per la conoscenza avanzata, e per l’abilità con la quale saranno offuscati gli assiomi della legge, i precetti della morale, i santi canoni ed i dogmi religiosi con questioni insensate ed argomenti fraudolentemente elaborati. Di conseguenza, nessun principio sarà più rispettato, per quanto santo, autentico, antico, e certo che sia, ma resterà libero di censura, critica, falsa interpretazione, modifica e limitazione da parte dell’uomo.”

“Questi sono tempi malvagi, questo è un secolo pieno di pericoli e di calamità. L’eresia è ovunque, ed i seguaci dell’eresia sono al potere quasi ovunque. Vescovi, prelati e sacerdoti dicono che stanno facendo il loro dovere, che sono vigili e che vivono in conformità del loro stato di vita, e quindi tutti accampano scuse. Ma Dio permetterà un gran male contro la sua Chiesa: eretici e tiranni arriveranno improvvisamente ed inaspettatamente, tutto crollerà nella Chiesa, mentre i vescovi, i prelati ed i sacerdoti dormiranno. Entreranno in Italia buttando spazzatura su Roma … bruceranno le chiese e distruggeranno tutto “.

(La Monaca Infermiera di Bellay, (1810-1830): “Ancora una volta i pazzi sembrano avere il sopravvento! Ridono di Dio e Lo disprezzano. Ora le chiese sono chiuse, i pastori fuggono, il Santo Sacrificio cessa!”.

“Guai a te, città corrotta! I malvagi tentano di distruggere tutto, i loro libri e le loro dottrine stanno inondando il mondo, ma il giorno della giustizia è venuto…”.

(Jeanne le Royer, Suora della Natività): “Ho visto una grande potenza levarsi contro la Chiesa la quale viene saccheggiata, devastata, gettando nella confusione e nel disordine la vigna del Signore, calpestata dal popolo e schiacciata, fino ad essere ridicolizzata da tutte le Nazioni. Il celibato è diffamato ed il sacerdozio oppresso, si ha la sfrontatezza di confiscare le proprietà della Chiesa, di arrogarsi i poteri del Santo Padre, la cui Persona e le cui Leggi vengono disprezzate! “.

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La ven. Anna-Katrina Emmerick profetizzò: un “vero” Papa ed un papa falso (cioè un anti-Papa)

 (Ven. Anna-Katrina Emmerick): “Ho visto anche il rapporto tra i due papi, ho visto come saranno funeste le conseguenze di questa falsa chiesa, ho visto aumentarne le dimensioni, eretici di ogni genere sono entrati nella città di Roma. Il clero locale è cresciuto in tiepidezza, e ho visto una grande oscurità … ”

“Ancora una volta ho visto che la Chiesa di Pietro era minata da un piano ideato dalla “setta” segreta, mentre le tempeste la stavano danneggiando.”

Commento: Molte profezie prevedono un anti-Papa ed uno scisma.

“Ho visto una strana chiesa in costruzione contro ogni regola… Non erano Angeli che presiedevano alle operazioni di costruzione. In quella chiesa, non c’era niente che venisse dall’Alto… C’erano solo divisioni e caos. Si tratta probabilmente di una chiesa di fabbricazione umana, che segue l’ultima moda, così come la nuova chiesa eterodossa di Roma, che sembra dello stesso tipo … ” – “Ho visto di nuovo la strana grande chiesa che si stava costruendo lì (a Roma). Non c’era nulla di sacro in essa. Ho visto questo, come ho visto un movimento guidato da ecclesiastici, ai quali hanno contribuito Angeli, Santi e gli altri cristiani. Ma (nella strana grande chiesa) tutto il lavoro era stato fatto meccanicamente (cioè, secondo regole e formule). Tutto era stato fatto secondo la ragione umana … “. –  “Ho visto ogni tipo di persone, oggetti, dottrine ed opinioni. C’era qualcosa di orgoglioso, di presuntuoso e violento in essa, e ciò sembrava avere molto successo. Non ho visto un solo Angelo, né un solo Santo che aiutava nel lavoro, ma lontano, in fondo, ho visto la sede di un popolo crudele armato di lance, e ho visto una figura che, sghignazzante, ha detto: “Non costruite il più solidamente possibile, tanto si butterà tutto a terra!”

Commento: Due chiese differenti sembrano essere indicate in questo passaggio. In primo luogo, una chiesa-fantoccio istituita dai comunisti, una “strana chiesa” che comprende “tutti i tipi di persone e di dottrine” (forse in nome dell’ecumenismo), che seguono le tendenze moderne. Questa chiesa è “scellerata ed umanistica,” ma non è ispirati dai comunisti, altrimenti i comunisti non la vorrebbero abbattere. Questa chiesa è: -a) o la vera Chiesa cattolica dopo che la si è completamente sovvertita dal di dentro, -b) o si tratta di una “nuova” chiesa che dichiara di essere la vera Chiesa Cattolica, visto che vengono eletti due “papi” nello stesso tempo. Alcune profezie sembrano giustificare l’evenienza che la vera Chiesa Cattolica possa scomparire completamente per un po’ come organizzazione, ma, anche se disorganizzata, che sopravviverà nelle persone dei membri fedeli del clero e dei laici che andranno nei sotterranei e nelle “catacombe”. – “Tra le cose più strane che ho visto, c’erano lunghe processioni di vescovi. I loro pensieri e le loro espressioni mi sono state rese note attraverso le immagini che fuoruscivano dalle loro bocche. Le loro colpe, nei confronti della Religione, sono state mostrate da deformità esterne: alcuni avevano soltanto un corpo, con una nube scura di nebbia al posto della testa; altri avevano solo una testa, i loro corpi ed i cuori erano come vapori densi; alcuni erano zoppi, altri erano paralitici; altri erano addormentati o sconfortati “. – “Allora, ho visto che tutto ciò che riguardava il Protestantesimo stava gradualmente prendendo il sopravvento, e la Religione Cattolica finiva nella completa decadenza. La maggior parte dei sacerdoti sono stati attirati dalla scintillante ma falsa conoscenza, di giovani insegnanti di scuola, ed hanno contribuito così all’opera di distruzione “.

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Un altare dopo il (falso –n.d.t.-) Concilio Vaticano II

   “E noi stessi sperimentiamo questo, che cioè quando entriamo in Basiliche ornate e pulite, munite di croci, immagini sacre, altari e lampade ardenti, più facilmente ci diamo alla devozione. Ma, al contrario, quando si entra nei templi degli eretici, dove non c’è nulla, tranne una sedia per la predicazione ed un tavolo di legno per fare un pasto, sentiamo di essere entrati una sala profana e non certo nella casa di Dio. ” [-S. Roberto Bellarmino, Octava Controversia generalis, liber II, Controversia Quinta, caput XXXI.].

Commento: Sei ministri non cattolici furono invitati al “finto” concilio Vaticano II, con il fine di “aiutare” i cambiamenti della Liturgia, abbattere gli altari, dislocare il Tabernacolo, ed insediare una tavola secondo Cranmer! – “In quei giorni, la Fede cadrà molto in basso, e sarà conservata solo in alcuni luoghi, in poche case ed in poche famiglie che Dio ha protetto dai disastri e dalle guerre.” “Vedo molti ecclesiastici scomunicati che non sembrano esserne preoccupati, e nemmeno a conoscenza. Tuttavia, essi sono (ipso facto) scomunicati ogni volta che hanno collaborato ad imprese, sono entrati a far parte di associazioni, ed hanno abbracciato opinioni sulle quali sia stato lanciato un anatema. Si può vedere con ciò che Dio ratifica i decreti, gli ordini ed i divieti emessi dal Capo della Chiesa, e che Egli li mantiene in vigore anche se gli uomini non mostrano preoccupazione per essi, li rifiutano o, ridendo, li disprezzano.”

53.30 “Ho visto che molti pastori si sono lasciati sedurre da idee che sono pericolose per la Chiesa. Essi stavano costruendo una grande, strana e stravagante chiesa. Tutti cercavano di essere ammessi in essa, al fine di esserne uniti ed averne gli stessi diritti [evangelici, falsi cattolici come Ecclesia Dei e Lefebvreviani?], sette di ogni tipo. Tale doveva essere la nuova chiesa, ma Dio aveva ben altri progetti. “…

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Si adempiono dopo 1500 anni le profezie sull’anti-Papa Paolo VI

La profezia di Premol (V secolo): “… E vedo il Re di Roma che, con la sua Croce e la sua tiara, scuotendo la polvere, si toglie le scarpe e si affretta nella sua fuga verso altri lidi. La tua Chiesa, o Signore, è estromessa dai suoi stessi figli. Un campo è fedele al Pontefice in fuga, l’altro è soggetto al nuovo governo di Roma che ha rigettato la Tiara. Ma Dio Onnipotente, nella sua misericordia, porrà fine a questa confusione, ed una nuova era avrà inizio. Poi lo Spirito ha detto che questo è l’inizio della fine dei tempi.”

Commento: Da questa profezia, è chiaro che la vera Chiesa sarà fedele al “Papa in esilio”; considerando che il nuovo “papa” a Roma sarà, appunto, un anti-Papa. Ma, dal momento che un certo numero di altre profezie ci dicono che il vero Papa morirà nel suo esilio, ne consegue quindi che la vera Chiesa sarà senza leader per qualche tempo. Quindi, non è difficile prevedere che cosa l’anti-Papa ed i rinnegati fra la “gerarchia” ed fra il clero diranno: “Vedete, il cosiddetto Papa è morto e chi può dare un nuovo Papa se non i nostri cardinali che hanno già eletto il nuovo papa: egli è qui a Roma.” E, in effetti, dal momento che la vera Chiesa sarà completamente disorganizzata, ed i Cardinali fedeli si troveranno isolati e nessun nuovo vero Papa potrà essere eletto, un gran numero di cattolici sarà indotto ad accettare il primato dell’anti-Papa. – Tale scissione non accadrebbe se il vero Papa seguisse il consiglio di A. C. Emmerick: “di … soggiornare a Roma”. “Ma” – ella ha detto – “il Papa è ancora attaccato alle cose della terra” … e altrove dice, ” … Lui vorrà salvare ciò che pensa possa essere salvato.” In altre parole, il vero Papa, chiunque sia in quel momento, userà il suo giudizio umano nel lasciare Roma, invece di rimanere saldo di fronte agli invasori.

Tommaso dell’Apocalisse – Apocrypha (I secolo):. “Ad ogni uomo piace parlare di ciò che gli aggrada, ed i miei sacerdoti non devono avere la pace in se stessi, ma devono sacrificarsi per me, non guidati da una mente ingannevole. Poi vi sono i sacerdoti che abbandonano la gente allontanandosi dalla Casa del Signore per voltarsi verso il mondo. La Casa del Signore sarà desolata ed i suoi altari verranno aborriti. Il luogo di Santità è corrotto, e il Sacerdozio inquinato. ”

Holzhauser (XVII secolo): “Il grande monarca verrà quando la Chiesa latina sarà desolata, umiliata, ed afflitta da molte eresie …”

Rembordt (XVIII secolo): “Queste cose accadranno quando si tenterà di creare un nuovo regno di Cristo, dal quale verrà bandita la vera fede”.

Profezia di Oba: “E ciò avverrà quando le autorità della Chiesa promulgheranno le direttive per promuovere un nuovo culto, quando ai sacerdoti sarà vietato di praticare qualsiasi altro culto, quando le posizioni più in alto nella Chiesa saranno affidate a spergiuri ed ipocriti, quando solo i rinnegati saranno ammessi ad occupare quelle posizioni. ”

Ven. Anna-Katharina Emmerick (XIX secolo): “Ho visto ancora il nuovo e strano aspetto della Chiesa che stavano cercando di costruire: non c’era nulla di santo in essa … La gente è intenta ad impastare il pane nella cripta inferiore … ma non risalgono, … non salgono, né ricevono il corpo di Nostro Signore, ma solo pane! Quelli che sono in errore non per colpa loro, e che piamente ed ardentemente desiderano il Corpo di Gesù, vengono spiritualmente consolati, ma questa non è la Comunione. Poi, la mia guida [Gesù] disse: ‘Questa è BABELE.’ [La Messa in molte lingue]. ” (Questa profezia è stata fatta nel 1820 circa da Anna Katarina Emmerick, una monaca agostiniana stigmatizzata ed è annotata in “La vita di Anne Catherine Emmerich” dal Rev. Carl E. Schmoeger, C.SS.R.).

Commento: Il Nuovo Messale è un segno inquietante della prossima distruzione, e questi terribili presentimenti sono in completo accordo con ciò che dicono le profezie, e che può essere così parafrasato: “Volevano fare una nuova chiesa, una chiesa di fabbricazione umana, ma Dio ha altri progetti. La falsa chiesa sarà distrutta, ed il nemico occuperà Roma. I pastori saranno dispersi, perseguitati, torturati ed uccisi. Il Santo Padre lascerà Roma, e morirà di una morte crudele . Un anti-Papa si insedierà a Roma.”

… Nel XV secolo, il grande peccato della Chiesa era l’immoralità, ma la fede era viva. Poi venne la “riforma”, con le guerre di religione. Oggi, tuttavia, il peccato della Chiesa è ancora più grande, perché è un peccato contro la prima delle virtù cardinali, cioè la fede! La punizione deve essere così commisurata. Il contributo più recente e più significativo al processo che ha portato a tutto questo, è il nuovo messale, un rito pre-eretico [sic], che ha reso la Messa mutevole come le mode passeggere del mondo.

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Il cardinale Siri

   Al conclave del 1958 Siri aveva solo 50 anni, ed era il chierico più popolare in Italia. A 22 anni era già sacerdote ed a 37 era vescovo! Durante la guerra, ha organizzato mense per i poveri. Era un maestro di problemi nella gestione del lavoro, avendo risolto varie controversie e tutte senza scioperi, più di qualsiasi altro uomo in Italia (1).      Il cardinale Siri è nato precisamente 400 anni dopo la morte di Cristoforo Colombo (avvenuta il 20 maggio 1506) , e cioè il 20 maggio 1906.

È stato arcivescovo di Genova per 41 anni. Fu incaricato di persuadere le forze tedesche in ritirata, nella seconda guerra mondiale, a non far saltare il porto della città.

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Il cardinale Siri, nella foto, riceve la berretta rossa cardinalizia da Papa Pio XII (Roma, 12 gennaio, 1953 d.C., festa di Papa San Fabiano Martire).

Il Cardinale Siri era il successore al Papato, designato da Pio XII.

Egli morì il 2 maggio 1989 (Festa di San Atanasio) con sulle labbra: “Tibi Domine”, “a Te, o Signore”.  –  Nel 1967 aveva dichiarato che per lui il Concilio è stato “un … lavoro difficile ed una grande sofferenza.” – Su suo consiglio, Papa Pio XII fermò il movimento dei “sacerdoti-operai”, ed usò tutta la sua influenza nella realizzazione del famoso “Monitum” del Sant’Uffizio contro Teilhard de Chardin, costringendo il falso “papa” Giovanni XXIII a promulgarlo. – Radicalmente contrario all’evoluzionismo; a causa del suo spettacolare intervento Paolo VI rinunciò all’ultimo momento alla sua intenzione di integrare i “Padri sinodali” nel Sacro Collegio, come elettori del Conclave. Proibì ai suoi seminaristi di visitare Taizé [fucina dell’eretico ecumenismo]. Nel 1988 affermò: – “L’AIDS è un castigo di Dio.”

Per Siri il principale male è stato l’abolizione della Speranza, la trasmutazione della missione salvifica della Chiesa in un “messianesimo materiale”, il segno primario del quale è la “congiura del silenzio sugli Ultimi Tempi.”

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Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, monsignor Siri si incontra con funzionari delle forze alleate al Palazzo Tursi di Genova.

Ha salvato la città di Genova dalla distruzione, persuadendo, durante la ritirata, l’esercito tedesco a non far saltare il porto.

“Durante il Pontificato di Pio XII Siri era stato un prodigio, diventando vescovo nel1944 e poi cardinale nel 1953. Si disse che fosse stato designato come successore di Pio XII e combatté una battaglia col rozzo villico Roncalli,nel Conclave del 1958 …. Al cardinale Siri non piaceva il “papa” Giovanni XXIII [… anche perchè sapeva bene chi fosse e di chi era l’agente!]. Una volta disse che“ … ci vorranno 50 anni alla Chiesa per recuperare i danni del suo pontificato.” Non gli piaceva il “papa” Paolo VI, che portò a termine il Concilio, un evento descritto da Siri come il più grande disastro nella storia recente ecclesiastica’ (per ‘recente’ egli intendeva degli ultimi 500 anni). Le riforme conciliari sono state realizzate a Genova con i piedi di piombo, trascinandosi con lentezza estrema: gli altari non rivolti al popolo; le Messe serali prefestive scoraggiate; le donne con i pantaloni allontanate (2).

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“Siri” è stato ferocemente anti-comunista, un tradizionalista intransigente in materia di Dottrina della Chiesa.

“Io sono il nemico più implacabile del comunismo perché esso distrugge l’uomo, distrugge l’economia, distrugge tutto … Ricordo di essere andato da Pio XII, una volta, ed ho visto sulla sua scrivania, in altre occasioni perfettamente vuota, due libri: uno era sulla collegialità. Lui mi ha chiesto che cosa ne pensassi: ‘. Sua Santità, lo butti via -io gli ho letto- non c’è niente di buono in esso.’ … E ci sono quelli che definiscono Rahner come ‘il numero uno tra i teologi.’ Ma io sento il fetore di errori lontani, è una questione di olfatto!”. – Da “Cardinal Siri” (30 Days Magazine 17 gennaio 1985 A.D.).  –   Ha definito il Vaticano II “il più grande errore nella storia” nel libro, “il Papa non eletto; Giuseppe Siri, Cardinale di Santa Romana Chiesa” (1993), di Benny Lai, pp. 296-297, dall’ultima conversazione registrata con il cardinale Siri. [le citazioni sono tratte dal libro, i commenti da “Sangre de Cristo” Newsnotes.

“Il 18 settembre del 1988, il cardinale Siri concluse la sua ultima conversazione registrata con l’autore (Benny Lai) dicendo: ‘Un Papa a malapena appena eletto (salvo che per un miracolo, ed il Signore non fa miracoli inutili): ma cosa ne sa, povero uomo, di questo dovere che deve affrontare?” Un’ammissione circa l’elezione di Siri. Siri fece il tentativo di pubblicizzare la sua elezione, ma i “media” rifiutarono di stampare il comunicato, poiché i “media” erano già sotto il controllo della massoneria.

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“Il cardinale Siri” (S.S. Gregorio XVII) impartisce la benedizione (Genova, Italia).

‘E’ necessario che lui che sia integrato nella sua nuova posizione. L’azione che definisce e completa un Pontificato, è la scelta del Segretario di Stato, perché è questi che il Papa deve educare'(2). –  Questa dichiarazione venne fatta solo tre mesi dopo che Siri aveva riferito di aver nominato Monsignor Carlo Taramasso*, di Santa Marinella (località nei pressi di Roma), uno dei “suoi” Cardinali (* fu creato Cardinale nel giugno 1988), Cardinale che sarebbe diventato poi il suo principale confidente e consigliere, fino al 16 marzo 1989, quando Taramasso morì improvvisamente e misteriosamente, dieci settimane dopo la visita del famigerato “Cardinal” Casaroli del Vaticano [noto e smascherato massone].

“Non tutti i Papi diventano tali dopo essere passati attraverso la scuola di formazione del Papa”!    –   Si noti, non dice: “Non tutti diventano “Papa” dopo aver frequentato la scuola per diventare tale”, ma: “Non tutti i Papi diventano tali …” Questo potrebbe essere interpretato nel senso che “non ad ogni Papa è permesso di agire come un Papa, anche dopo il procedimento mediante il quale Egli è stato eletto Papa”.

 ‘La scuola, anche inconsapevolmente, si frequenta ben prima della elezione, e nel corso di essa, vengono determinate la Posizione, la sua adeguatezza ad occupare la Posizione, la sua fedeltà verso la Posizione.’

Ci sono prove evidenti, alcune delle quali possono essere rilevate nel libro, “Il Papa non eletto,” che Siri stava preparandosi per quello che pensava fosse la sua formazione al Papato ( … ad esempio quando è stato contattato inizialmente a Genova, nella metà degli anni 1950, da diplomatici sovietici per essere un intermediario tra essi e Pio XII, anche se questo era in realtà un processo di intimidazione ed una trappola, al fine di prepararlo all’elezione a Papa in un futuro Conclave, per poi essere subito dopo costretto a cedere l’esercizio pubblico del suo Ufficio, con la minaccia di una mostruosa e sanguinosa persecuzione dei fedeli in Europa orientale, nonché con la minaccia di uno scisma della gerarchia francese che, dall’inizio del Conclave, promosse la sua candidatura agli altri Cardinali, al fine di realizzare questo piano diabolico. Minacciarono, come vedremo, pure l’impiego di una bomba all’idrogeno per distruggere il Vaticano ed i suoi funzionari. Sotto la copertura del “segreto del Conclave”, al nuovo Papa “appena eletto”, confuso e stordito, fu presentato il ricatto da parte del cardinale francese Tisserant, che era un agente del B’nai B’rith, l’organizzazione di logge talmudiche, madre del potere mondiale massonico e marxista.  –  Prima della fine della sua vita, Siri ha iniziato il tentativo, come questi passaggi criptici suggeriscono, di farsi riconoscere, lamentandosi apertamente della sua impossibilità di adempiere ai doveri del suo Ufficio di Papa, durante il periodo del suo lungo esilio, prova durata per ben 31 anni.

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I nemici della Chiesa, nell’ordine del giorno avevano programmato la modalità per forzare “Siri” ( Papa Gregorio XVII) ad abbandonare l’esercizio pubblico del suo Ufficio, con ogni mezzo possibile.

     Alle pagine 607-609 del suo libro, “Le chiavi di questo sangue”, Malachi Martin, decano, membro stabile e testimone oculare al Conclave del ’63, ammette che Siri fu eletto Papa (nuovamente) nel 1963, ma che la sua elezione fu “accantonata” a causa di una “interferenza” da parte di un’organizzazione di “livello internazionale “, in merito ad una “grave faccenda di sicurezza dello Stato [del Vaticano].” Poi cerca di verificare se le interferenze esterne del Conclave, siano state condotte “da persone autorizzate” e se “l’esistenza stessa dello Stato di Città del Vaticano o dei suoi membri o dipendenti” fosse stata messa in pericolo.

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Un Papa pentito

 ‘Dico questo perché ho grande rimorso.’

Perché mai Siria vrebbe questo “grande rimorso”, se non per il fatto che abbia permesso che la Chiesa fosse quasi distrutta a causa della sua incapacità a far valere pubblicamente la sua legittima pretesa alla carica, per oltre 30 anni?

‘Ho fiducia nel perdono del Signore e, di conseguenza, sono calmo.’

Il perdono viene solo dopo un fermo proposito di pentimento rispetto alla strada errata precedentemente seguita! Pertanto, Siri sta in pratica dicendo di aver finalmente preso provvedimenti per invertire il tragico corso in trapreso dal 1958, per poter difendere la Chiesa e la sua alta Carica, fornendo un valido “successore”al Papato.

‘Ai primi due Conclavi ai quali ho partecipato, la mia candidatura è stata presentata da un Cardinale influente. Mi ha egli stesso detto che tutti i “francesi” erano dietro di lui.’

 16 french-cardinal-tisserant L’infiltrato della Quinta Colonna (il cardinale Tisserant)!

   Questo “cardinale”, a cui si allude qui, è senza dubbio il cardinale Tisserant, decano del Collegio Cardinalizio, che controllava il “blocco” dei sei Cardinali francesi, e che promosse un voto unanime per Siri per ottenerne l’elezione, per annunciare però subito dopo che l’elezione stessa di monsignor Siri era “annullata”, adducendo come pretesto di “volere impedire l’assassinio, oltre la cortina di ferro, dei Vescovi, come rappresaglia da parte dei sovietici contro la Chiesa, per l’elezione di un Papa anticomunista”. Che un tale evento realmente sia accaduto, fu verificato da un ex funzionario del Vaticano, padre Jean-Marie Char-Roux il 14 luglio 1993, a Londra, Inghilterra.

‘Poi gli altri si unirono ai “francesi”. I tedeschi dapprima vacillarono, poi, ad un certo punto, convinti, si unirono al resto. ‘ – Qui Siri rivela, per la prima volta, la sua elezione unanime a Papa, quando finalmente, i Cardinali tedeschi, “si uniscono al resto”, e votano per lui al quarto scrutinio, alle ore 18:00 del 26 Ottobre 1958. – ‘Ho detto di no, e se sarò scelto, dirò di no!’

Siri infatti si rifiutò di accettare la carica dopo i primi tre scrutini, quando non c’era ancora un voto unanime a suo favore, e tentò anche di dissuadere i Cardinali annunziando che avrebbe continuato a rifiutare se avessero cercato di eleggerlo nuovamente.

‘Ho fatto un errore, l’ho capito oggi.’ – Ma Siri si sbagliava per tre motivi: in primo luogo, sui principi morali: dichiarando ai Cardinali la sua intenzione di rifiutare, senza riserve, l’Ufficio in anticipo, non veniva comunque dispensato dall’essere egli il Papa eletto. È vero che è prerogativa di ogni Cardinale il poter rifiutare l’elezione all’Ufficio papale, ma questo diritto non è assoluto. Il Cardinale Albini, al Conclave nel 1700, aveva rifiutato il Pontificato anche quando gli elettori avevano raggiunto l’unanimità virtuale in suo favore, ma venne convinto dai teologi che non poteva legittimamente rifiutare l’Ufficio al quale era stato eletto all’unanimità, o quasi all’unanimità, perché per lui sarebbe stato come rifiutare l’incontestabile evidenza della volontà dello Spirito Santo! Da allora, questo principio è stato sempre accettato e rispettato nelle elezioni papali. Siri, naturalmente, lo sapeva bene, ed era quindi anche consapevole che non avrebbe potuto non accettare il Pontificato alla quarta votazione, quando cioè tutti i Cardinali avrebbero dato il loro voto a lui, per cui era moralmente obbligato ad accettare le loro decisioni!

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 Il fumo bianco fuoriesce dal comignolo della Cappella Sistina il 26 Ottobre 1958. Siri è stato il Cardinale più giovane della Chiesa, essendo stato nominato da Pio XII all’età di soli 47 anni, nel 1953. Quando Giovanni Battista Montini cadde in disgrazia presso Pio XII, ci si aspettava che Siri fosse eletto Papa nel Conclave del 1958.  –  Convinto così che si trattasse del piano di Dio a causa dello schiacciante voto unanime degli elettori, il Cardinale Siri accettò l’Ufficio, annunciando il suo desiderio di essere conosciuto come Gregorio XVII, e cominciò a prepararsi a ricevere i primi omaggi dai cardinali. Alle ore 18:00, dal comignolo della stufa della Cappella Sistina, venne inviato il fumo bianco, per ben cinque ininterrotti minuti dai ministri del Conclave, tra le acclamazioni fragorose all’esterno dei fedeli felici, mentre la Radio Vaticana annunciava al mondo che era stato scelto il nuovo Papa. Qualcuno è stato fatto sicuramente Papa, quella sera … se non Siri, allora chi?

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L’agente massonico, il cardinale-burattino Angelo Roncalli, si avvia al Conclave del 1958!

Ma il terzo errore di Siri fu quello di capitolare davanti agli “ammutinati del Conclave” che, avendo appena promosso la sua unanime canonica elezione, brutalmente lo misero da parte dopo soli cinque minuti, in modo da procedere, dopo due giorni, ad una seconda elezione, naturalmente “non” valida, dell’agente massonico Angelo Roncalli, burattino della quinta colonna! Pensando di evitare ad ogni costo una sanguinosa persecuzione globale della Chiesa, Siri non prevedeva che avrebbe così accelerato, in alternativa, una persecuzione spirituale della Chiesa di gran lunga più terribile, che prenderà forma dell’infame, eretico Concilio Vaticano II, convocato dall’anti-papa Giovanni XXIII, approvato e concluso poi dall’anti-Papa Paolo VI. Questo era stato, nel tempo, l’obiettivo principale del “nemico”, per poter dare l’impressione che gli errori della rivoluzione francese fossero alla fine “consacrati” dal vertice del potere all’interno delle strutture visibili della Chiesa. Questo passo è stato assolutamente indispensabile, per i “poteri delle tenebre”, per poter insediare gli “agenti” massonici sulla Cattedra di Pietro, che diventerebbe quindi totalmente priva della guida dello Spirito Santo, per poter così diffondere la peste dell’eresia in tutto il mondo, con la collaborazione obbediente, tra l’altro, di un clero ignaro, ed “esiliare” inoltre la vera Autorità papale da Roma, rimpiazzandola con una autorità “fasulla”, in mano ai veri burattinai della congiura. Gli antichi nemici della Chiesa Cattolica avevano pertanto attuato un vero e proprio “colpo di Stato”, all’interno della sede del governo della Chiesa. La vera Chiesa era ormai letteralmente “in eclissi”, come predetto da “Nostra Signora” di La Salette!

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 Roma perderà la fede e diventerà la sede dell’Anticristo … La Chiesa sarà eclissata …” (Le parole pronunciate da Nostra Signora di La Salette a Melanie Calvat nel 1846 d.C. nell’Apparizione totalmente approvata dalla Chiesa)

‘Ed oggi? Ho capito dopo molti anni che ho fatto male perché avrei evitato di prendere determinate decisioni. Vorrei dire – ma ho paura di dirlo – di aver commesso certi errori! 

Oltre che a nascondere la sua elezione al Papato della Chiesa, l’errore più mortale di Siri è stata la sua partecipazione al “falso” Concilio Vaticano II e la sua firma apposta ai suoi velenosi decreti. Va notato, tuttavia, che la firma di Siri non è stata resa nella sua veste ufficiale di Papa, ma è stata scritta semplicemente come “Giuseppe Cardinale Siri”, e ad essa è stato senza dubbio costretto. Da allora in poi ha annunciato però: “Noi non saremo vincolati da tali decreti!”

‘Così ho avuto un grande rimorso ed ho chiesto perdono a Dio. Spero che Dio mi perdoni!.

      Ridotto ad una entità inerme, Siri ha agonizzato nell’aver acconsentito alla pressoché totale distruzione della Chiesa ed alla perdita di innumerevoli anime, lungo tutta una intera generazione ed oltre, chissà fino a quando! La sua sterile politica di cercare di “ragionare” con i lupi vestiti da pecore, piuttosto che dare un segnale di allarme per gli agnelli che stavano per essere condotti al macello da falsi e sacrileghi pastori, ha causato danni incalcolabili ai fedeli. L’ultimo confessore di Siri, Padre Candido Caponni, ha testimoniato a Genova, Italia, il 12 ottobre 1992, che nei suoi ultimi giorni, Siri ha più volte espresso il timore del terribile giudizio di Dio, incombente a breve su di lui, “per non aver saputo affrontare le sue responsabilità! ”

‘Sì, negli ultimi due Conclavi la mia candidatura era stata [ancora] proposta, ma non ho ripetuto la stessa dichiarazione che avevo fatto le altre volte. Mi sono detto: non posso farlo [… ciò che ho fatto le altre volte]. Quel che sarà sarà!      Tra i due “conclavi” dell’agosto e dell’ottobre del 1978, Siri ha difeso la sua pubblica reputazione sui mezzi di informazione, contro la sua immagine negativa presentata da chi temeva la possibilità di un suo controllo nel guadagnare finalmente le strutture della Chiesa, così come è stato descritto da UPI in: “una campagna per il Papato.”

‘Al di fuori mi è andata abbastanza bene comunque, ma all’ultimo Conclave, credo, Wyszynski è andato a trovare il mio segretario, dicendogli: “. E’ fatta, gli sarà conferito il segretariato del Papa “.

Fino a quel momento, la condizione di Siri, il vero Papa, era stata nascosta ai fedeli, cosa che gli aveva permesso di prevenire le conseguenze delle terribili minacce mosse contro di lui. Ma con l’annuncio del cardinale Wyszynski al segretariato di Siri, la divulgazione del Pontificato di Siri veniva quasi a trapelare al mondo esterno. E se fosse stato annunziato che Siri aveva collaborato alle elezioni fraudolente di due, o forse tre anti-Papi? Le possibilità per “infangare” il Papa con queste conoscenze erano notevoli. “Ma perché i Cardinali tacciono”, viene spesso chiesto? Potenzialmente, per lo scandalo legato al loro stile di vita non conforme al ruolo ricoperto, molti dei Cardinali venivano ricattati da agenti provocatori, come ad esempio Malachi Martin, come ha ammesso il giornalista Benjamin Kaufman, portato in Vaticano dal marrano (-n.d.t.-) “Cardinal” Bea, il suo “amichetto” kazaro, a scavare nel torbido di prelati, con l’intento di puntare al ricatto. Martin infatti si è vantato di aver potuto “scuotere scheletri a lungo rinchiusi negli armadi dei Cardinali che non avevano abbastanza voglia di fare quello che il cardinale Bea ed il “papa” fasullo volevano attuare nel corso del Concilio…” …. ‘Ho visto Cardinali sudare davanti a me!’… -Martin ha ricordato- … era inebriante gestire quel potere, … ed allora ho cominciato a goderne!’ “(Cincinnati Enquirer, il 22 dicembre 1973).

‘Sono entrato in Conclave in uno stato di agonia. Ricordo che sono andato a sedermi su di una sedia, nella parte posteriore della Cappella Paolina, ed ero come a pezzi … ero in uno stato di agonia ‘.

Siri non si riferisce alle manifestazioni del Conclave in ordine cronologico. La scena nella Cappella Paolina, che doveva essersi verificata prima della votazione decisiva, ricorda un episodio analogo verificatosi poco prima dell’elezione di Papa S. Pio X nel 1903, ed ampiamente riportato dal Santo Pontefice stesso. Come il suo Santo predecessore, Siri era sicuro che sarebbe uscito dal Conclave il suo riconoscimento davanti al mondo del suo ruolo di Papa! Ma a differenza di San Pio X, Siri cadde in una trappola sinistra, e per la quarta volta!

Dio mi ha salvato. Come? Sì, un Cardinale era venuto a dirmi che cosa era successo. Ma non posso parlare di questo!

La vecchia minaccia sovietica per milioni di fedeli venne rinnovata ancora una volta, e lo “specchietto per le allodole”, come di routine, fu ripetuto in Conclave, e cioè: avviene ancora una volta un’elezione al Papato, apparentemente canonica, di Siri, ma in modo che la sua affermazione pubblica dell’Ufficio sia ancora una volta soppressa, sì da demoralizzare ed intimidire un intero nuovo gruppo di “cardinali”.           – Così, in cambio di una falsa pace, Siri cedette, permettendo un ulteriore consolidamento del governo del Vaticano nelle mani dell’Anticristo, ed il tutto senza colpo ferire! Siri rifiuta ancora una volta di spiegare chiaramente ciò che era accaduto, dicendo solo: “Ma di questo non posso parlare “, che costituisce ancora un ripetersi dei suoi primi rifiuti di rivelare la nube oscura che si era addensata, quando avrebbe detto ancora: “Io sono legato dal segreto.” Nel 1985 poi, ha descritto il segreto come “orribile”!

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Il Papa “occultato”

   “Ho vissuto una vita molto lunga, ed ho conosciuto tanti uomini … e tanti traditori. Ma non ho mai rivelato i nomi dei traditori. Io non faccio il lavoro del boia. Io so, però, quanto costa dire la verità! Non sono riusciti a farmi del male, però sono stati capaci di rendermi triste e depresso … già Geremia aveva subito abbastanza “lamentazioni”, … non c’era bisogno che aggiungessi anche le mie! ” (Parole del “cardinale Siri” da “30 Giorni Magazine” 17 gennaio A.D.1985).

‘Ma credetemi … ho visto bene il corso della storia in questi lunghi anni, l’ho visto molto bene. E penso anche di aver avuto gli occhi “adeguati” per vederlo. È vero, portavo gli occhiali, ma comunque ho visto bene’.

Siri dice di aver avuto gli occhi “adeguati” (cioè, in altre parole, gli occhi di un Papa) per vedere cosa stava succedendo, al di là dei limiti della senescenza.

‘Ora desidero lasciare questo mondo senza disturbare la storia e, quindi, lascio che gli altri facciano quello che in coscienza meglio credono. Chiedo solo che gli inganni vengano raccontati: è solo questo ciò che è sufficiente”!

 

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Il Pontefice sofferente: Sua Santità Papa Gregorio XVII

     Sebbene tradito dai “suoi” Cardinali, a cominciare dal giorno della sua elezione divina, il 26 ottobre 1958 d. C., e messo sotto costante sorveglianza con uomini [finti segretari] e mezzi tecnologici [microspie e videocamere], con la continua minaccia di morte, cosa ben documentata, e senza avere assolutamente nessun braccio temporale a cui ricorrere per aiuto, papa Gregorio XVII (il cui Pontificato fu precisamente profetizzato da Nostra Signora di Fatima, secondo la Quale … se la gente non si astiene dall’offendere Dio con i propri peccati: “… il Santo Padre avrà molto da soffrire …”) fu protagonista di un evento di evidente natura miracolosa, nella primavera del 1988 d. C., quindi poco prima della sua morte, mettendo cioè in atto tutte le operazioni adeguate per perpetuare la Gerarchia ecclesiastica: [la missione] della Vera Chiesa! – Siri sapeva che alla veneranda età di 82 anni, non era più certamente in grado di condurre una battaglia per rovesciare la versione massonica divulgativa della storia e del sistema illegale del governo mondiale, messa in atto ancora attualmente dall’Anticristo ed in fase di preparazione con l’assistenza attiva degli usurpatori del Vaticano. Per la prima volta, Siri parla qui direttamente a coloro che hanno preso coscienza della sua terribile situazione e che cercano di portare alla luce questa storia celata, che fa tremare la terra. A noi pertanto, chiede solo di proclamare la “Verità”!

Il Conclave del ‘58!

 

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 Didascalia da una foto pubblicata nel 1958, prima del Conclave, del Cardinale Siri: “Colomba appollaiata sulla testa del Cardinale di Genova, Italia” –

“Il Cardinale Giuseppe Siri, arcivescovo di Genova, è rimasto imperturbabile quando una colomba si è posata sul suo capo mentre celebrava la Messa nell’arena del circo Orfei. La colomba faceva parte di uno stormo rilasciato in omaggio al Cardinale. Alla Messa, celebrata su di un altare allestito al centro dell’anello della pista grande, hanno partecipato artisti circensi ed una folla di genovesi.”

La colomba posatasi sul capo del Cardinale Siri era bianca, ed una colomba che si posi sul capo di un papabile, è sempre stato inteso come segno indicante la scelta operata dallo Spirito Santo circa il futuro Papa.

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Immagine di Papa Pio XII, poco prima della sua morte (Roma, 1958 d.C.)

“Quando Papa Pio XII aveva “rotto” con Giovanni Battista Montini … si presumeva che il cardinale Siri diventasse con tutta probabilità il successore di Papa Pio. Pio XII lo aveva consacrato vescovo a 38, e Cardinale a soli 47 anni…”. In effetti, si dice che il Papa Pio XII abbia indicato Siri come suo successore designato già da tempo.

Nel 1958 vari gruppi tradizionalmente ostili alla Chiesa, come il World Jewish Congress ed il B’nai Brith (l’obbedienza massonica esclusiva degli ebrei che gestisce l’intera organizzazione mondiale di tutte le obbedienze) erano impegnati in una campagna segreta in favore di Roncalli.

In Italia, era così fortemente sentita l’inevitabilità dell’elezione di Siri nel 1958,che la profezia di San Malachia, che descrive il successore di Pio XII come “Pastore e Marinaio” (Pastor et Nauta), era comunemente attribuita all’illustre Arcivescovo di Genova. La città marittima, che aveva dato i natali a Cristoforo Colombo, era stata da sempre casa sua: ivi era nato, figlio di un addetto [anche se per un breve periodo] al porto più importante del Paese. Un giornale genovese avrebbe scritto: “Nessuno meglio di Siri avrebbe potuto simboleggiare questo motto: “è un pastore dalle virtù più alte, un capitano della nave, nato e cresciuto sul mare.” [Il Lavoro, Genova, Italia, 3 maggio 1989, pag. 4].

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Attuale immagine della casa natale di Cristoforo Colombo a Genova, Italia.

“… Inoltre il protetto da Pio XII, l’Arcivescovo Siri di Genova, sembrava essere dotato di tutti i doni necessari per diventare un secondo Pacelli, proprio mentre il candidato dell’opposizione, G.B. Montini, non era candidabile, escluso dal Conclave poiché non ancora elevato alla porpora cardinalizia. È vero, il Papa non deve necessariamente essere scelto tra i membri del Sacro Collegio, ma la minoranza non poteva certo aggiungere ancor questo ai suoi problemi, nell’avanzare la sua candidatura. Era anche evidente che il ‘Pentagono’ [pacelliano] non stava certamente riposando sugli allori passivamente: infatti il cardinale Spellman incessantemente correva a Roma, ed alla prima assemblea ci si era assicurata l’elezione del Camerlengo e di due dei loro leader, i Cardinali Canali e Pizzardo, nel governo provvisorio della Città del Vaticano.

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 Il Cardinale Siri, il “ben scelto” successore di Pio XII!

   Apparentemente, l’atteggiamento calmo del gruppo anti-Pacelliano sembrava quasi un’ammissione di sconfitta. In quale altro modo, per esempio, si poteva considerare il ritardo dei Cardinali francesi nel raggiungere Roma ancor dopo una settimana dalla morte di Pio XII? E potevano davvero, con i loro colleghi, aspettare di invertire la situazione, sulla scorta della pressione dell’opinione pubblica, anche se non ci poteva essere alcun dubbio circa l’ostilità crescente, sia ecclesiastica che laica, al recente Pontificato, nonché il desiderio di un cambiamento ? “(5)

Le voci di corridoio davano per certo che il rispetto di tutte le condizioni essenziali (di maestro, pastore e padre) si realizzasse nel Cardinale Siri, Arcivescovo di Genova, e che pure tutti i “pacelliani” erano compatti nel sostenerlo: i cardinali italiani Ruffini, Tedeschini, Fumasoni, Biondi, Pizzardo, Mimi, Micara, Canali, Ottaviani, Cicognani, i cardinali americani Spellmann e McIntyre, i due tedeschi Frings e Wendel, i due portoghesi De Gouveia e Cerejera, i due brasiliani De Barros Camara e Da Silva, i due argentini Caggiano e Copello, i due canadesi McGuigan e Leger, il cubano Betancourt, l’equadoriano Torre e l’irlandese D’Alton (6).
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26 Ottobre 1958, ore 6 P.M.

Momento cruciale nella storia del XX secolo: la Massoneria giudaica prende il controllo delle strutture vaticane!

CITTA ‘DEL VATICANO (AP) – Il Ballottaggio dei Cardinali di Domenica, senza l’elezione del Papa! –  Un misto di segnali di fumo, ha fatto capire, per circa mezz’ora, che era stato scelto il successore di Pio XII. Ad un certo momento, 200.000 tra romani e turisti in Piazza San Pietro, erano convinti che la Chiesa avesse un nuovo Pontefice. Milioni di altre persone, che hanno ascoltato le emittenti radiofoniche in tutta Italia e in Europa, ne erano altrettanto certi. Erano certi! Hanno sentito il grido esultante dall’altoparlante del Vaticano: ‘… è stato eletto il Papa!.. ” –  “La scena intorno al Vaticano era quella di una incredibile confusione. Il fumo bianco dal comignolo in cima al Vaticano è il segnale che annuncia tradizionalmente l’avvenuta elezione del nuovo Papa. Il fumo nero indica al contrario la non elezione. Due volte, durante il giorno, fu emesso il fumo dal camino. A mezzogiorno, il fumo, in un primo momento, uscì bianco, poi rapidamente ed indiscutibilmente divenne nero. Questo è stato il segno che i Cardinali non erano riusciti nella designazione nei primi due turni! Ma al calar della notte, il fumo bianco sbuffò dall’agile camino, per ben oltre cinque minuti! Per cui, come tutto il mondo esterno aveva compreso, era stato scelto un nuovo Pontefice! – “Le nuvole di fumo sono state pure riprese, ben illuminate da luci speciali posizionate sul camino della Cappella Sistina. ‘Bianco! Bianco!’ hanno gridato molti tra la folla. ‘Bianco, bianco!!!  – “La Radio Vaticana ha annunciato che: “ … il fumo era bianco”!. L’annunciatore dichiarava che i Cardinali in quel momento probabilmente stavano assistendo ai riti di deferenza al nuovo Sommo Pontefice. Per molto tempo la Radio Vaticana annunciava, e con insistenza, che … “il fumo era bianco!” –  Anche alti funzionari vaticani furono ingannati. Callori di Vignale, governatore del Conclave, e Sigismondo Chigi, il Maresciallo del Conclave, si precipitarono ad occupare le postazioni loro assegnate. La Guardia Palatina fu richiamata dalla sua caserma e cominciò a schierarsi ordinatamente per prepararsi all’ingresso della Basilica di San Pietro, per l’annuncio del nome del nuovo Papa. Ed alla guardia fu pure intimato l’ordine di tornare in caserma, prima di raggiungere nuovamente la piazza. Fu allertata anche la Guardia Svizzera. Tutto era pronto per l’“Habemus Papam”! – “Chigi, in un’intervista con la radio italiana, ha parlato dell’incertezza che regnava nel palazzo. Ha aggiunto che questa confusione persisteva anche dopo che il fumo si era estinto, fin quando ci si assicurò, dall’interno del Conclave che doveva trattarsi di fumo nero. Egli ha pure dichiarato che era stato presente ad altri tre conclavi e che “ … mai si era visto in precedenza, che il fumo variava di colore come Domenica scorsa”. Ha detto ai giornalisti che “… avrebbe cercato di organizzare, per i Cardinali, una migliore informazione sulle “fumate”, per evitare la confusione di Domenica, … nella speranza che si possa fare qualcosa lunedì per porre rimedio alla situazione verificatasi!”.

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  • Il fumo bianco dalla Cappella Sistina, indicava che era stato eletto il Papa  (GregorioXVII),                                                        

. 200.000 cattolici in piazza San Pietro  sono festanti per il fumo incontestabilmente bianco.

  • Dopo il conclave, i “poteri delle tenebre” impongono abusivamente il “blocco” dell’elezione di Gregorio XVII. Si vede allora uscire il fumo nero che indica che il Papa non è stato eletto.  A questo punto regna la confusione.

“La folla attendeva in una sorta di “suspense”. Qualsiasi Papa, eletto ordinariamente, appare sul balcone dopo circa 20 minuti dall’elezione. La folla aspettava già da una mezz’ora, chiedendosi se il fumo dovesse essere considerato bianco o nero. Il dubbio montò in fretta. Molti nella grande folla cominciarono ad allontanarsi. Ma ancora c’era molta confusione. Le notizie dei “media” balenate in tutto il mondo annunziavano che “ … era stato scelto un nuovo Papa”. Le telefonate si riversavano in Vaticano, e tutte le linee erano intasate. Mentre il tempo passava, i dubbi aumentavano, e tutti si ponevano la domanda: “Nero o bianco?” “Dopo una mezz’ora, le radio hanno iniziato a dichiarare animatamente che la risposta era ancora incerta. Solo molto tempo dopo il momento in cui il nuovo Papa avrebbe dovuto apparire sul balcone di Piazza San Pietro, si fu certi che la votazione si dovesse riprendere il lunedì successivo alle ore 10:00. La folla, ora consapevole di questa notizia, si diradava rapidamente, mentre volute di fumo grigiastro ancora spiravano dal camino della Cappella … ” (“I Cardinali non riescono a eleggere il Papa al 4° ballottaggio”; Mix-up In “Smoke Signals Cause” 2 falsi rapporti, “The Houston Post”, 27 ottobre 1958, Section. 1, pag. 1 e 7.) – Padre Pellegrino, che aveva già annunciato più volte, da Radio Vaticana, che un nuovo Papa era stato eletto, concludeva sconsolato, dopo mezz’ora: “Non è possibile cancellare l’impressione del fumo bianco in 300.000 persone, la causa dell’errore va cercata altrove.”     

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Sua Santità Papa Gregorio XVII

     Secondo un sacerdote italiano esperto in materia, che aveva conferito con il cardinale Siri, questo blocco conservatore era effettivamente riuscito ad eleggere Siri al quarto scrutinio del primo giorno del Conclave, il 26 OTTOBRE 1958, che è la festa del Papa e martire san Evaristo, il quinto Papa della Chiesa. Siri, che è stato il quinto Papa eletto in questo secolo, si dice che abbia subito accettato l’Ufficio e abbia annunciato di aver preso il nome di “Gregorio XVII.” Si sentirono a quel punto acute tempestose grida di protesta da parte dei riformatori, saltati in piedi per intimidire il nuovo Papa, con la minaccia che essi avrebbero costituito immediatamente una chiesa scismatica internazionale; ma era lui ad uscire Papa eletto dal Conclave. Visibilmente scosso, Siri pare che abbia risposto: ” … Se non mi volete, eleggete qualcun altro!” Da questa dichiarazione, che è stata considerata come la sua abdicazione, sarebbe venuta la “catastrofe apocalittica” che così rapidamente ha travolto la Chiesa.

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[Can. 185. Renuntiatio ex metu gravi, iniuste incusso, dolo aut errore substantiali vel simoniace facta irrita est ipso iure]

(Codice di Diritto Canonico del 1917)

“La dimissione non è valida per legge, se è stata fatta per timore grave, ingiusto, dolo od errore sostanziale o simonia.”

(1917: Codice di Diritto Canonico, can. 185)

La legge della Chiesa prevede, comunque, che: “… Un’abdicazione valida del Papa deve essere un atto libero, quindi una dimissione forzata dal Papato sarebbe nulla, come più di un decreto della Chiesa ha dichiarato.”

Quando e da chi il nome di Tedeschini è stato avanzato in un primo momento, non è noto, ma è chiaramente indicato, negli scritti di Scortesco, che fosse stato eletto durante una delle votazioni. Questo deve essersi verificato però dopo la quarta votazione con lo scrutinio “a maggioranza” di Siri. – Che cosa fosse successo al cardinale Tedeschini, non potrebbe oggi nemmeno essere ipotizzato, se non fosse per la lettera di Pietro Scortesco del 1976, di altri frammenti di sue memorie e di testimonianze aggiuntive sulle elezioni papali successive. Le “menti” massoniche del Conclave del 1958 non avevano alcuna intenzione di procedere ad una regolare elezione pubblica di Tedeschini, che si sarebbe proposto come un Papa ‘di transizione’; ma la sua candidatura sarebbe stata utile per poterlo eventualmente spacciare, agli occhi dei conservatori, come un sostituto più pratico, prevenendo così qualsiasi tentativo di eleggere Siri una seconda volta. Il risultato ottenuto suggerisce che il sistema abbia funzionato. Quando è stato eletto l’anziano Cardinale, la sua accettazione della carica è stata immediatamente annullata, dimostrando in tal modo, al blocco conservatore, la capacità dei riformatori di ostacolare ogni candidato al quale essi si opponevano con qualsiasi mezzo a loro disposizione. (E’ ragionevole supporre che questo sia stato fatto con minacce di violenza, segretamente fatte pervenire a Tedeschini e ad alcuni dei suoi elettori, con le stesse modalità che sarebbero poi state usate ancora contro Siri nel 1963). Una volta messo da parte Tedeschini, l’alleanza pacelliana venne indirizzata, come tutto il Conclave, alla ricerca di un muovo Papa “di transizione”, e pertanto ci si avviò verso un “compromesso” a favore di A. Roncalli. Entro la fine del terzo giorno di ballottaggio, i Cardinali più anziani erano esausti e confusi ed alcuni, forse, addirittura spaventati, di modo tale che alla fine si arresero, così da poter raggiungere il numero sufficiente a dare a Roncalli la maggioranza necessaria.

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 Pilato ed Erode: “Nuova Edizione”

Il “Cardinale” Lienart (a sinistra)- [cavaliere kadosh, noto frequentatore in Francia di logge luciferine – n.d.t.-], ed il “Cardinale” Bea [marrano agente del B’nai B’rith –n.d.t.-] mentre, compiaciuti dell’obiettivo raggiunto, si stringono la mano. Essi erano complici nel crimine perpetrato, perché entrambi noti membri di logge massoniche [e che logge!- n.d.t.]!

“Nel caso dei Conclavi di Giovanni XXIII (1958) e di Paolo VI (1963), sono state possibili comunicazioni indebite con l’esterno. Si è quindi risaputo che vi sono state diverse schede che nel primo [Conclave], portavano il nome del Cardinale “Tedeschini” e, nel secondo [“conclave”], del cardinale Siri. Quest’ultimo, che aveva un solo voto in più di Montini (*), commise l’imprudenza di chiedere che fosse ancora votata la sua candidatura, in modo che potesse regnare con una maggioranza ancor più schiacciante. E fu allora [durante la pausa di mezzogiorno, a seguito del secondo esame] che il cardinale Tisserant uscì per telefonare, e quando poi tornò, i cardinali Liénart, Konig, Dòpfner e Tarançon cambiarono le loro schede elettorali votando per Montini (l’antipapa Paolo VI) [negli scrutini seguenti]. Ben si sapeva che questi quattro cardinali avevano rapporti con i “liberi-muratori”! E pertanto, si può affermare, senza errore e tema di smentita, che Paolo VI fosse stato eletto da quella empia setta. Questo si vedrà pure nei preparativi per il Conclave del 1963, ove: ad incontrare Tisserant è il B’nai B’rith!

“Introibo” conclude con le seguenti osservazioni, già in parte citate: “… Il sig. Scortesco era un eccellente cattolico, pieno di pietà e zelo. Inoltre, nel 1971, era venuto a conoscenza a Roma, dalla bocca di una persona ben informata delle vicende sotterranee della politica del Vaticano, della “storia” della violazione delle consuetudini alla chiusura del Conclave, violazione che, a sua volta, sarebbe da sola sufficiente ad annullare le elezioni … “! – Il Chattanooga Times, il 26 ottobre 1958 elenca le norme ed i regolamenti applicabili durante il Conclave, secondo la “Costituzione” di Papa Pio XII.  –  “Non appena soli, i cardinali ad uno ad uno hanno prestato il giuramento secondo la Costituzione di Pio XII. Il giuramento riguarda quattro punti principali: i Cardinali hanno giurato..:

  1. Che avrebbero osservato la Costituzione di Pio XII con fedeltà, e messo in atto tutte le disposizioni in essa contenute.
  2. Che, se eletti, avrebbero strenuamente difeso tutti i diritti della Chiesa, compresi i suoi diritti temporali.
  3. Che avrebbero mantenuto il segreto su tutto ciò che riguardava l’elezione del nuovo Papa, durante e dopo il Conclave.
  4. Che non avrebbero ricevuto o tollerato alcun veto proveniente da qualsiasi potere civile, anche indirettamente.

Non ci vuole molto a capire che Giovanni XXIII già pensava di violare il suo giuramento per quanto riguarda i punti 1 e 2. E, a causa del punto 4, in particolare, cioè l’episodio dell’abbandono del Conclave da parte del Cardinale Tisserant per conferire con il potere ebraico, il Conclave in realtà era già stato reso annullabile, e quindi il punto 3, cioè l’essere legati al segreto, poteva benissimo non essere osservato, anche se su questa questione Roncalli [il finto papa Giovanni XXIII si mostrava particolarmente esigente, onde occultare evidentemente le irregolarità del Conclave stesso  

Giovanni XXIII

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  Il “Cardinale” Angelo Roncalli – alias Giovanni XXIII [seduto con la mano sul ginocchio destro] siede vicino al suo “confidente” Edouard Herriot,  segretario dei Radical-Socialisti, ospite di Roncalli, insieme ad altri funzionari della massonica “Quarta Repubblica” di Francia nel 1953.

Durante la nunziatura in Turchia, egli fu ammesso “alla setta del Tempio” ricevendo il nome di “Fratello Giovanni” – [in “Profezie di Giovanni XXIII”, Pier Carpi, pag. 52.]

-Carl Jakob Burckhardt, massonedi alto rango, ha scritto nel “Journal De Geneve”, [citato da Carpi.]: “Io conosco il Cardinale Roncalli molto bene. Egli era un deista ed un razionalista la cui forza non risiede certo nella capacità dicredere ai miracoli e nel venerare il Sacro.”

“Il senso della nostra azione: la Continuazione dell’opera di Giovanni XXIII e di tutti coloro che lo hanno seguito sulla strada dell’UniversalismoTemplare” [in “Resurgence de Temple”, pag. 149-un libro edito dagli stessi templari nel 1975.]

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Angelo Roncalli (alias “Fratello Giovanni”) ritratto (al centro nella foto) quando era in Turchia.

 Durante la sua nunziatura a Parigi , il Cardinale Roncalli frequentava in abiti borghesi la Gran Loggia, dove ha ritrovato il gesuita Riquet. Il suo consigliere era J. Gaston Bardet, autore di varie opere ebraizzanti tra cui: ‘Magia e Mistica’, nella quale si vantava di aver profetizzato la Tiara al cardinale Roncalli. “(9) – La sua elezione fu proclamata durante la luna piena. (Vedi il paragrafo dedicato a Giovanni Paolo II sul suo significato.)Roncalli nel 1958 prese il nome di Giovanni XXIII, lo stesso nome dell’Anti-Papa Baldassarre Cosa, che usurpò l’Ufficio papale durante l’esilio del vero Papa, e per un certo tempo attuò la sua usurpazione nella stessa Roma. La politica della Chiesa romana è stata sempre quella di accantonare il nome di un anti-papa, ma probabilmente, questa volta, si trattava di un segnale criptico! – Durante il periodo bellico si era preoccupato della fornitura di falsi certificati di battesimo a migliaia di ebrei ungheresi che si nascondevano dai nazisti. Lasciando da parte le implicazioni morali di tale inganno, certamente questo lasciava intendere che non gli interessava affatto che qualcuno degli ebrei praticasse la fede cattolica, anche se alcuni di loro erano in realtà già stati battezzati da alcune suore a Budapest. – Quando Roncalli era Nunzio in Francia, fu nominato 33° Grado massonico, poiché amico del barone Yves Marsaudon, capo della filiale francese dei Cavalieri di Malta. Ciò è da considerarsi certamente un grosso scandalo per il papato di Pacelli! – Lo stesso Yves Marsaudon avrebbe poi gongolato: “Se ancora esistono brandelli residui di pensiero che ricordino l’Inquisizione, questi saranno annegati in un diluvio crescente dall’ecumenismo e del liberalismo! Una delle conseguenze più tangibili sarà l’abbattimento delle barriere spirituali che dividono il mondo. È con tutto il cuore che desideriamo il successo della rivoluzione di Giovanni XXIII.”(11). La dedica e la prefazione del libro di Marsaudon sono state scritte da Charles Riandley, Sovrano Gran Commendatore del Supremo Consiglio di Francia (Rito Scozzese). Riandley ha scritto: “Alla memoria di Angelo Roncalli, … Papa con il nome di Giovanni XXIII, che si è degnato di darci la sua benedizione, la sua comprensione e la sua protezione, … [e] al suo augusto continuatore, Sua Santità Papa Paolo VI.” Riandley prevedeva con grande fiducia come le politiche di Roncalli e di Montini avrebbero fatto progredire il piano massonico in agenda: “Siamo convinti della ristrettezza delle strutture spirituali, culturali, scientifiche, sociali ed economiche che fino ai nostri giorni, hanno ostacolato le azioni ed il pensiero dell’uomo … Ma queste strutture sono già state distrutte in parte. Alcune decisioni pontificie hanno contribuito a questo! Siamo certi che alla fine saranno distrutte tutte … È vero che non tutto va respinto, ma ciò che può essere salvato, non si salverà, se non verrà rinnovato. ” (12)

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Angelo Roncalli (l’anti-Papa Giovanni XXIII)

Roncalli in raccoglimento dopo aver ricevuto il cappello rosso dal noto anticlericale Vincent Auriol, Presidente della massonica “Quarta Repubblica” di Francia (che egli aveva definito “un onesto socialista”). 

Quando fu elevato al Collegio dei Cardinali, Roncalli rimane raccolto, dopo aver ricevuto il cappello rosso dal noto anticlericale Vincent Auriol, presidente della massonica “Quarta Repubblica” della Francia, ed in ginocchio davanti a lui per avergli posto il cappello rosso sulla testa, -in segno di obbedienza- [n.d.t.]! – Alle riunioni sociali a Parigi, Roncalli [la cui pedofilia era ben nota a don Luigi Villa – n.d.t.] fu visto spesso fraternizzare con l’ambasciatore sovietico M. Bogomolov, nonostante l’Unione Sovietica avesse ripreso la sua politica dell’anteguerra di brutale sterminio dei Cattolici in Russia. Era pure un buon amico di Edouard Herriot, segretario degli anti-cattolici “radical-socialisti” francesi. (13)

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Dopo l’elezione al papato, Roncalli richiamò i conclavisti per una inusuale sessione straordinaria “notturna” post-elezione.  –  “Giovanni XXIII chiese ai Cardinali elettori di rimanere in Conclave un’altra notte, invece di lasciare immediatamente la Cappella, come per prassi era consuetudine … per mettere tutti in guardia, di nuovo, dal rivelare i segreti della sua pseudo-elezione agli estranei …” [Alden Hatch, “A Man Named John”, Hawthorn Books, 1963, p. 163.]

 Il Sant’Uffizio possedeva un rapporto su Roncalli dal 1925, nel quale si affermava che: egli era “sospettato di modernismo.” Nel 1925, Roncalli, che era noto per i suoi insegnamenti eterodossi, fu bruscamente rimosso dalla sua cattedra presso il Seminario del Laterano a metà semestre e spedito in Bulgaria, iniziando così la sua carriera diplomatica. Di particolare interesse per il Sant’Uffizio era stata la sua prosecuzione di una stretta collaborazione con il sacerdote “spretato”, Ernesto Buonaiuti, scomunicato per eresia nel 1926. (14). – Dopo l’”elezione” Roncalli convocò i conclavisti facendoli ritornare nella Cappella Sistina per un’insolita sessione notturna di elezione, minacciando “velatamente” la scomunica in caso di inadempienza. Il principale motivo di questa assemblea fu quello di rinnovare i severi ammonimenti contro ogni violazione del “segreto del conclave” (temendo appunto che potessero venir fuori alcuni dettagli sospetti, in una eventuale esposizione al pubblico di quegli eventi così strani). – Roncalli ricevette il genero di Krusciov e sua moglie, così come Giovanni Paolo II avrebbe ricevuto poi Gorbaciov. Essi hanno ricevuto la benedizione personale di Giovanni XXIII. In questa stessa occasione, a Giovanni XXIII è stato assegnato il Premio sovietico per la pace Balzen. (Secondo il “World Book Encyclopedia” -1967, “pace”, per un comunista, è la condizione nella quale non vi è più alcuna opposizione al comunismo). Non sorprende quindi affatto che il Concilio Vaticano II di Giovanni XXIII abbia rifiutato di condannare il comunismo!

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Roncalli nomina “cardinale” il suo “compagno” “fraterno” Montini

 Uno dei primi atti dell’anti-Papa, già malato di cancro e quindi di “transizione” rapida, fu la nomina di Giovanni Battista Montini (il futuro Paolo VI) a “cardinale”, cosa che Papa Pio XII si era ben guardato dal fare, dopo aver scoperto che Montini stesso era in segreta comunicazione con Stalin, durante la Seconda Guerra Mondiale. Nominare Montini “cardinale”, significava metterlo nelle condizioni di diventare “papa” (lo diventò infatti col nome di Paolo VI) e proseguire nel piano di azione generale, così come suggeriva già la proposta della rivista LIFE di candidare Montini a “Papa” nel 1956, quando era ancora solo un vescovo! – Pochi giorni prima della sua morte, Roncalli nominò un importante massone romano, Umberto Ortolani, “Gentiluomo di Sua Santità’, un titolo molto ambito e riservato all’élite patrizia cattolica. E’ stato questo un segno chiaro ed evidente che Giovanni XXIII non si pentì affatto delle sue affiliazioni massoniche, neanche sul letto di morte. – Il “30 Giorni magazine”, nella edizione del 2 novembre, del 1994 titolava: “Un aggiornamento su Giovanni XXIII”: “I nostri lettori ricorderanno che nella nostra newsletter di giugno 1994 (“Orizzonti nucleari”) abbiamo pubblicato una dichiarazione sensazionale dal Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Ordine dei Liberi Muratori, secondo cui: ‘papa’ Giovanni XXIII era stato iniziato alla massoneria quando era Nunzio a Parigi alla fine degli anni quaranta. – Abbiamo sottolineato che, se questa affermazione fosse vera, Angelo Roncalli (Giovanni XXIII) non poteva essere validamente eletto al Supremo Pontificato. Sarebbe stato infatti intrinsecamente non idoneo, a causa della scomunica automatica in cui sarebbe incorso, perché comminata secondo il Diritto Canonico (n. 2335: Nomen dantes sectae massonicae aliisve eiurdem generis associationibus quae contra Ecclesia vel legitimas civiles potestates machinantur, contrahunt “ipso facto” excommunicationem Sedi Apostolicae simpliciter reservatam –n.d.t.-). Non essendo un cattolico, ma addirittura un “fratello” 33°, non era possibile per lui essere capo della Chiesa cattolica”. – Poco prima della sua morte, secondo fonti ebraiche (in “Guerra all’Ebreo”, di Dagoberto, Rune ed.), Roncalli si stava preparando a comporre una preghiera di riparazione per gli ebrei, nella quale rinnegava la Chiesa e, applaudendo agli ebrei, obbligava tutti i Cattolici a pentirsi! : “Confessiamo che nel corso di centinaia di anni, i nostri occhi sono stati accecati, in modo tale da non vedere la bellezza del Tuo popolo eletto e di non riconoscere le caratteristiche del nostro fratello primogenito. Confessiamo che il segno di Caino è sulla nostra fronte. Per secoli Abele giaceva nel sangue e nelle lacrime mentre noi avevamo dimenticato il Tuo amore. Perdonaci, Signore, la maledizione che ingiusta-mente abbiamo effuso sul popolo d’Israele. Perdonaci, ché nella loro carne Ti abbiamo crocifisso per la seconda volta! Non sapevamo cosa stavamo facendo.'” In una recente riesumazione del corpo di Giovanni XXIII, relativamente alla promozione della sua causa di beatificazione, un gruppo di testimoni presenti rimase grandemente scioccato nello scoprire che il corpo nella bara era rivolto verso il basso.

Il conclave del 1963

Alle pagine 607-609 del suo libro, “The Keys Of This Blood” [Le chiavi di questo sangue], Malachi Martin, membro ufficiale e testimone oculare al Conclave del 1963, il marrano sponsorizzato dal cardinal Bea [n.d.t.] ammette che Siri fu eletto Papa [nuovamente] nel 1963, ma che la sua elezione fu “accantonata” a causa di una “interferenza” da parte di una “organizzazione di livello internazionale”, in merito ad una “grave questione di sicurezza dello Stato [del Vaticano].” Poi cerca di giustificare le “interferenze” esterne al Conclave, e capire se esse fossero state condotte “da persone autorizzate”, e se fosse veramente in gioco “l’esistenza stessa dello Stato della Città del Vaticano o dei suoi membri o dipendenti”.

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L’antipapa Giovanni XXIII ed il marrano giudeo “cardinale” Bea alla sua destra.

Si noti che questo è riportato da quello stesso Malachi Martin che, come ha ammesso il giornalista Benjamin Kaufman, era stato portato in Vaticano dall’ebreo “Cardinale” Bea a scavare nel torbido sui prelati designati per poter poi ricattarli. Martin si è vantato di essere stato uno che “scuoteva gli scheletri a lungo rinchiusi negli armadi dei Cardinali che non avevano abbastanza voglia di fare quello che il cardinale Bea e il “papa” volevano in occasione del Concilio … ‘Ho visto cardinali sudare davanti a me’. Martin ha ricordato … Era inebriante, quel potere, ‘e … ho cominciato a goderne.’ “(Cincinnati Enquirer, il 22 dicembre 1973). – In uno dei suoi scritti, il principe Scotersco, cugino tedesco del principe Borghese, presidente del Conclave che elesse Montini al Sommo Pontificato, ha fornito le seguenti informazioni riguardanti il Conclave del 21 giugno del 1963: “Durante il Conclave, il cardinale [Tisserant] sulla sinistra della Cappella Sistina, incontrò i rappresentanti del B’nai B’rith, annunciando loro l’elezione del Cardinale Siri. Essi allora risposero dicendo che le persecuzioni contro la Chiesa sarebbero continuate accentuandosi immediatamente. Tornando al Conclave, poi fece in modo da far eleggere Montini. – Il 18 luglio 1985 Louis Hubert Remy, Monsieur de la Franquerie e Francis Dallais si incontrarono con il cardinale Siri, chiedendogli se fosse stato eletto Papa nel 1963. ” … inizialmente rimase in silenzio per un lungo periodo di tempo, poi alzò gli occhi al cielo con una smorfia di sofferenza e di dolore, e unite le mani disse, pesando ogni parola con gravità: ‘Io sono vincolato dal segreto’. Poi, dopo un lungo silenzio, pesante per tutti noi, disse di nuovo: ‘Io sono legato dal segreto! Questo segreto è orribile, potrei scrivere interi libri sui diversi Conclavi, durante i quali si sono verificate cose molto gravi, ma non posso dire …. nulla ‘” (15).  –  “Nel caso dei Conclavi di Giovanni XXIII (1958) e di Paolo VI (1963), c’erano state “comunicazioni” (con l’esterno). È infatti noto che vi sono state diverse votazioni durante le quali, durante primo Conclave, venne (eletto) il Cardinale Tedeschini, e, nel secondo [Conclave], il cardinale Siri. Quest’ultimo, che aveva ottenuto un solo voto in più di Montini, ebbe l’imprudenza di chiedere che fosse ancora votata la sua elezione, in modo da poter regnare con una maggioranza ancora più importante. E fu allora [durante la pausa di mezzogiorno, seguita del secondo scrutinio] che il cardinale Tisserant uscì per telefonare e, quando tornò, i cardinali Liénart, Konig, Dòpfner e Tarançon cambiarono le loro schede elettorali votando per Montini-Paolo VI negli scrutini seguenti]. E si sapeva che questi quattro “cardinali” avevano rapporti con i liberi-muratori. Pertanto, si può affermare senza errore, che Paolo VI fosse stato eletto da quella empia setta”(16). – “Introibo” conclude con le seguenti osservazioni, in parte già citate: “… Il sig. Scortesco era un eccellente cattolico, pieno di pietà e zelo. Inoltre, nel 1971, avevamo saputo a Roma, dalla bocca di una persona ben addentrata nei meandri della politica del Vaticano, della storia della violazione occorsa alla chiusura del Conclave, violazione che, a sua volta, da sola può essere sufficiente per annullare le elezioni … ”    Nell’ottobre 1992 Agostino Chigi, figlio del defunto principe Sigismondo Chigi, “Maresciallo” dei Conclavi del 1958 e del 1963, ha ammesso: “Quando mio padre ed io siamo tornati ad aprire le porte del conclave [dopo l’ “elezione “di Montini] abbiamo scoperto che le porte erano state precedentemente forzate [ed i sigilli infranti] … e c’era un gran vociare in quel momento tra la Guardia Nobile perché un cardinale aveva lasciato il Conclave. “Come detto in precedenza, fu il cardinale Tisserant che andò a parlare con i suoi “maestri” dell’ebraica conventicola del B’nai B’rith. – E si va avanti. Secondo le dichiarazioni del Cardinale Siri e degli altri, sembra che egli sia stato eletto nuovamente ai “conclavi” in cui furono designati Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II. Ogni volta, dopo l’elezione, il “Papato” Siri fu immediatamente impedito, soppresso, ed il candidato dei cospiratori prese il suo posto sulla “Cattedra” papal

Paolo VI

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Giovanni Battista Montini, cioè l’antipapa Paolo VI, che ha tentato di distruggere la Messa.

 “Chi volesse congiurare contro la Chiesa eliminando il Santo Sacrificio della Messa, genererebbe una calamità simile a quella prodotta se avesse cercato di strappare il sole dall’universo. ” [S. Giovanni Fischer]

“Alla sua incoronazione come “papa” Paolo VI, diversi giornali americani accusarono Montini di essere un membro della loggia B’nai B’rith [loggia riservata ai soli membri giudei –n.d.t.-]. Una foto ne era la prova”(17). Durante gli anni di seminario, [poco o niente frequentato per … motivi di salute- n.d.t.], ben conosciuto dalla polizia come noto omosessuale, fu infiltrato con un alto incarico in Vaticano. Nel 1954 Papa Pio XII lo bandì da Roma togliendogli il “cappello rosso”, avendo appreso che Montini aveva consegnato, nelle mani di Stalin, le identità segrete dei Vescovi clandestini in Russia, causandone così l’arresto e l’esecuzione. Fu accolto sul balcone dopo la sua “elezione” al grido di: “il papa Montinovsky!”[per schiarirsi bene le idee e fugare eventuali dubbi, si consultino i volumi della “Trilogia su Paolo VI” di don Luigi Villa, Editrice Civiltà, Brescia -n.d.t.-]. La rivista “30 Giorni” riportava, nella sua edizione del 3 novembre 1993, che “ … l’elezione del cardinale Montini alla Cattedra di Pietro, come Paolo VI, è stata progettata da un folto gruppo di cardinali massonici e modernisti, riuniti in un incontro in casa di un leader massone, Umberto Ortolani, appena prima del Conclave. Carlos Vazquez Rangel, Gran Commendatore del Supremo Consiglio dei massoni del Messico, in un’intervista del 1993 del settimanale politico “Processo” dichiarò: “Lo stesso giorno, in agosto, a Parigi, sono stati avviati ai misteri della Confraternita il “profano” Angelo Roncalli ed il “profano” Giovanni Montini. Ecco allora che tutto quanto è stato definito in occasione del Concilio, si è basato su principi massonici. ” – Nel suo libro del 1964, “L’oecumenisme vu par un Franc-Macon de Tradition” (l’Ecumenismo visto da un franco-massone tradizionale), Yves Marsaudon, massone di spicco, ha dichiarato: “Il senso di universalismo che imperversava a Roma in quei giorni è molto vicino ai nostri propositi esistenziali. Così non possiamo ignorare il Concilio Vaticano II e le sue conseguenze … Con tutto il cuore sosteniamo la “rivoluzione” di Giovanni XXIII … Questo concetto coraggioso della libertà di pensiero, che si trova al centro delle nostre logge massoniche, si è diffuso in modo veramente magnifico, proprio sotto la Cupola di San Pietro. ”

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 Il cardinale Siri (nella foto il primo a sinistra di fronte) appare contrariato nei confronti dell’impostore “papa” Montini, mentre gli altri che sono intorno a Siri (il vero Papa Gregorio XVII) applaudono all’usurpatore, l’anti-Papa Paolo VI.

Altrove egli scrive: “Nata nelle nostre logge massoniche, la libertà di espressione si è ormai diffusa ben oltre la Cupola di San Pietro …”. Questa è la “rivoluzione” di Paolo VI! E’ chiaro che Paolo VI, non si accontenta di seguire la politica del suo predecessore, ma ha l’intenzione di fare molto di più … “.  –  Quando si studia Paolo VI, si resta allibiti subito dalla sua capacità di lavoro, che era quella appunto di un instancabile maniaco del lavoro. Questo è stato anche determinante nelle sue istruzioni nel dirigere il governo della Chiesa. Ciò è in netta contraddizione col suo ruolo pubblico di “Pontefice della sofferenza”, ruolo che ha impedito ad altri di salvare la Chiesa. Questa immagine pubblica può essere intesa solo come una parte del programma di “divide et impera” che è stato poi vigorosamente perseguito da Giovanni Paolo II. Con questa mistificante immagine, il “papa” afferma veementemente cose correttamente ortodosse, onde placare i buoni cattolici, ma poi va avanti celermente con dichiarazioni diametralmente opposte, ed operazioni spudoratamente eretiche e niente affatto ortodosse! – “Jean Guitton, uno scrittore francese distintosi come “il grande amico e confidente di “papa” Paolo VI”, ha recentemente descritto come: “… le intenzioni di Paolo VI riguardo alla liturgia… erano tali, per cui la riforma della Liturgia cattolica dovesse praticamente coincidere, a suo avviso, con la liturgia protestante … allontanandosi radicalmente dal Concilio di Trento, per avvicinarsi alla Cena del Signore protestante … facendo meno spazio a tutto quello che alcuni chiamano ‘magia’, come la … Transustanziazione nella Consacrazione, e a tutto ciò che è di Fede Cattolica; … Paolo VI aveva cioè un’intenzione ecumenica nel rimuovere … tutto quello che era troppo cattolico, nel senso tradizionale, dalla Messa, e, ripeto, per ottenere una Messa (falsamente – n.d.t.-) cattolica, più vicina alla messa calvinista. “(Trasmissione del 19 dicembre 1993 di Radio-Courtoisie, Parigi). Questa è una rivelazione scioccante! ”

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     Nelle foto si può vedere come Montini fosse solito indossare l’“Efod” ebraico: questo oggetto, simile ad un grembiule riccamente ricamato, è un paramento composto da due spalline e da attacchi ornamentali che fissano il pettorale; l’Efod è indossato dal sommo sacerdote ebraico. [Es. 28: 6, 7, 25-28] Le dodici pietre incastonate in esso, rappresentano le dodici tribù d’Israele. Non solo esso è la “corazza” di un sommo sacerdote ebraico, ma, secondo l’Enciclopedia della Massoneria di Mackey, l’efod è anche “… indossato nei (massonici) Capitoli americani dell’Arco Reale, dal Sommo Sacerdote, come parte integrante dei suoi paramenti ufficiali.” L’“efod” era la veste scapolare indossata da Caifa, il Sommo Sacerdote della sinagoga ebraica, nel momento in cui ordinò che Nostro Signore Gesù Cristo, fosse messo a morte mediante la crocifissione!

“[Egli] sa molto bene ciò che significa questo ‘pettorale del giudizio, l’Efod: conosce le origini del vestito rituale dell’Alleanza Antica [cioè l’Antico Testamento], egli [Montini] non ignora il fatto che i massoni lo usino ancora oggi come un segno distintivo del loro sommo sacerdote … (come pure i dirigenti del Gran Kahal, il governo mondiale ebraico occulto – n.d.t.-). Nel loro materialismo messianico, i dirigenti del Giudaismo sognano la realizzazione del governo mondiale, di cui essi sono i padroni, mentre tutti gli altri ne sono schiavi! Essi hanno riconosciuto che il muro invalicabile che si trova lungo il percorso di questo programma di conquista, sia un valico religioso … in particolare, il diaframma costituito dalla Chiesa cattolica. Per esperienza sanno che la calunnia, il carcere, e finanche la morte, non schiacciano la fede … anzi la ravvivano ancor più. Essi sanno benissimo che per distruggere la Chiesa di Gesù Cristo non hanno che un’unica sinistra strada: l’… INFILTRAZIONE! Così, come nel caso di Anacleto II, di antica memoria, gli infiltrati della “quinta colonna” – n.d.t. – , denunciati da Pio X, hanno invaso la Gerarchia e si sono anche impadroniti della Cattedra di Pietro ” [fr. Joaquin Saenz Y Arriaga, S.J. PHD., “La Nuova Chiesa montiniana”, 1971 d.C.]. – Inoltre, Montini indossava l’efod del sommo sacerdote ebraico con, ma più spesso, senza la sua Croce pettorale. Secondo il gesuita Padre Joaquin Saenz y Arriaga, dottore in Teologia, Storia della Chiesa, e Diritto Canonico, Montini era di origine ebraica, secondo il contenuto del prestigioso “Libro blu” delle più importanti famiglie italiane.      Il “Cardinale” Gregory Baum di St. Louis, Missouri, “ebreo convertito”, incaricato dei libri di testo in tutto il mondo, ha ammesso che egli aveva fatto in modo tale che tutti i libri di testo usati dai bambini cattolici, fossero svuotati da eventuali riferimenti ebraici negativi, sostituendoli con splendidi riconoscimenti. – Alla chiusura del Concilio Vaticano II, si è cercato di obbligare tutti i fedeli per mezzo degli stessi decreti conciliari, procedendo poi ad introdurre una “nuova messa”, nuovi sacramenti, tra i quali lo “strano” rito di ordinazione di falsi vescovi [n.d.t.], nonché nuovi libri religiosi nelle scuole. – Molte fonti di stampa, apparentemente cattoliche, insieme ad alcune riviste laiche, hanno spinto affinché Paolo VI venisse riesumato poiché, a parer loro, si trovava in “odore di santità”. Secondo altre fonti invece, meglio e direttamente informate, il corpo, dopo la sua sepoltura, emanava un odore così fetido, che la bara dovette essere aperta a più riprese, onde gettarvi quantità “industriali” di formaldeide per contrastarne il persistente nauseante fetore.

Giovanni Paolo I 

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Albino Luciani in partenza per raggiungere il Conclave del 1978

 Dei 111 “cardinali” in procinto di votare, 100 erano stati nominati da Montini e 8 da Roncalli. Se Giovanni XXIII e Paolo VI erano anti-Papi, ne consegue, ovviamente, che coloro che essi avevano elevato al Sacro Collegio erano, a tutti gli effetti, dei non-cardinali e, come tali, avrebbero partecipato ad una elezione papale non valida (si studi al proposito l’illuminante vicenda dell’anti-Papa Anacleto II e di Innocenzo II). Inoltre, Paolo VI aveva sbarrato la soglia dell’età dei Cardinali elettori abbassandola ad 80 anni, e compiendo così un ostracismo nei confronti di 16 cardinali di alto livello nel Conclave, molti dei quali erano “veri” Cardinali nominati da Papa Pio XII. Ecco perché, tra gli 111 partecipanti “elettori” al conclave, c’erano solo tre Cardinali indiscutibilmente validi perché nominati da Pio XII, e cioè i cardinali Wyszinski, Leger, e Siri.

     Conclusioni: 1. Il conclave non avrebbe potuto concludersi canonicamente, avendo raggiunto l’unanimità con elettori “non validi”, [alcuni neanche vescovi, perché falsamente consacrati con la eretica formula montiniana del 1968 – n.d.t. -] 2. Il vero Papa Gregorio XVII, Cardinale Siri, era ancora vivo e non aveva mai abdicato validamente. Così il “conclave” non avrebbe avuto alcuna funzione legittima se non quella di “riconoscere” alfine il pontificato di Siri. – Dopo la loro “elezione”, sia Giovanni Paolo I, che Giovanni P. II, rifiutarono di indossare la triplice corona o “tiara”. Ciò ha coinciso inoltre con il loro rifiuto della cerimonia di incoronazione e del “Giuramento del Papa” e, di conseguenza, hanno rinunciato al triplice Ufficio papale di: insegnare, governare e santificare!

“Il 28 agosto, fu annunciata l’inizio di questa “rivoluzione papale” con un comunicato del Vaticano, secondo il quale: “ … non ci sarebbe stata alcuna incoronazione, e che il nuovo “papa” ha rifiutato di essere incoronato”. 

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Alibino Luciani (cioè l’antipapa Giovanni Paolo I)

[Nella “Santa Regola” di San Benedetto, leggiamo: -54: Non dire parole inutili e che possano provocare il riso. -55: Non amare molto la risata chiassosa].

Non ci sarà più la Sedia Gestatoria, la sedia usata per trasportare il Papa, né il “Diadema” tempestato di smeraldi, rubini, zaffiri e diamanti né piume di struzzo, quindi nessuna “Cerimonia delle sei ore”. In breve, il Rituale è stato abolito … …. Per Luciani, che non ha mai utilizzato il reale ‘noi’, (formula monarchica alla prima persona plurale), … l’“incoronazione” è diventata una semplice Messa … Con quel gesto Luciani ha abolito mille anni di storia!! … La Triplice decorazione, il Diadema a forma di alveare è stato sostituito dal pallio, una stola bianca di lana sulle spalle del Papa.”(18) [anche quella successivamente ulteriormente “adattata”, con riferimenti simbolici massonico-satanici, così come pure la “mitria satanica” con l’emblema del satiro dio Pan, come ampiamente dimostrato in “Chiesa Viva” -n.d.t.-). All’inizio di settembre Albino Luciani ha rilevato che, in qualche modo “misterioso”, gli era stata consegnata, in distribuzione esclusiva, una lista insolita contenuta in un’agenzia di stampa L’ “Osservatore Politico” (OP). La rivista era gestita dal giornalista Mino Pecorelli e riportava invariabilmente storie scandalose, ma che in seguito si rivelavano estremamente precise. Ora, insieme ad illustri e noti politici, giornalisti, esperti, personalità di spicco ed altri, veniva nominata su O.P. la “Grande Loggia Vaticana”, ed il “ papa” volle pertanto conoscerne gli appartenenti! L’articolo dava i nomi di 121 personaggi, tutti presunti membri di logge massoniche. Un certo numero di laici erano sì inclusi nella lista, ma per la maggior parte si trattava di cardinali, vescovi e prelati di alto rango. I motivi che spinsero Pecorelli alla pubblicazione della lista erano semplici. Egli era stato coinvolto in una lotta con il suo ex “gran maestro”, Licio Gelli. Pecorelli era stato un membro della P2 (loggia “propaganda” 2), un membro evidentemente disilluso…. Se le informazioni erano autentiche, questo voleva dire che Luciani era praticamente circondato da massoni. Ricordiamo che “essere un muratore” implica la scomunica automatica (ipso facto) da parte della Chiesa Cattolica Romana. Prima del Conclave si erano sentite varie “indiscrezioni”, secondo le quali molti dei papabili erano leader massonici. Ora il 12 settembre, al nuovo “papa” veniva presentata tutta la lista …. La Chiesa Cattolica Romana aveva decretato da tempo che Essa era ed è implacabilmente contraria alla Massoneria. Il nuovo “papa” era aperto alla discussione sulla questione, ma su una lista di 121 uomini, di cui la maggior parte erano ecclesiastici di “alto bordo”, confermati membri di “conventicole” massoniche, difficilmente si poteva avviare una discussione!

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Il “Cardinale” Villot fu introdotto alla loggia massonica di Zurigo

il 6 di Agosto del 1966.

Tra gli altri nell’elenco figuravano:

-Il segretario di Stato, il cardinale Villot, nome convenzionale massonico “Jeanni”, numero di “matricola” 041/3, iscritto in una loggia di Zurigo il 6 agosto 1966.

-Il ministro degli Esteri, monsignor Agostino Casaroli.

-Il cardinale di Roma, Ugo Poletti.

-Il cardinale Sebastiano Baggio.

-Il Vescovo Paul Marcinkus!

-Monsignor Donato de Bonis, della Banca Vaticana.

Il papa lesse sconcertato il lungo elenco, che sembrava un “Chi è chi” della Città del Vaticano.” (19). – “Ad ogni pasto, riferisce Magee, diceva, ‘Perché hanno scelto me? Perché mai hanno scelto me?’ ‘E costantemente ci ricordava che il suo “pontificato” sarebbe stato di breve durata. Costantemente diceva che doveva andare così, e che sarebbe stato sostituito dallo … “straniero”. – “… Giorno dopo giorno – dice suor Vincenza [la sua governante]- ha insistito sul fatto che egli aveva usurpato il soglio pontificio sul quale sedeva. ‘Guardi, sorella, io non dovrei essere seduto qui in questo posto. Un papa straniero verrà a prendere il mio posto. Ho pregato nostro Signore ‘”. (20) – “Gli ho chiesto [parla John Magee, segretario di Giovanni Paolo I]: ‘Santo Padre, avete scelto la persona che conduca il ritiro in Vaticano per la prossima Quaresima?'” – Ha risposto, ‘Sì, si, l’ho scelta’. Poi ha subito detto: ‘Il tipo di ritiro che vorrei in questo momento, sarebbe quello di una … buona morte!’ – “Egli ci ricordava costantemente che il suo pontificato sarebbe stato di breve durata; … costantemente diceva che tutto doveva andare in modo da poter essere sostituito dallo “straniero”. Tutto questo è stato un grande enigma per noi allora” (21). Allora io, [John Cornwell] prima di lasciarlo [John Magee, attualmente vescovo Magee], gli ho chiesto: “Ha un ricordo particolare di Giovanni Paolo I ?” – Quasi senza esitazione mi ha detto: “Sai, ha ripetuto più e più volte: ‘… perché hanno scelto me? Perché mai hanno scelto me?” Ha detto questo ad ogni pasto, più volte, in ogni singolo giorno del sua papato. Parlava ripetutamente dello ‘straniero’ che doveva seguirlo. ‘Vado presto, -diceva- e lo straniero sta per venire.’ Un giorno gli ho chiesto chi fosse questo “straniero”, e lui mi ha risposto: ‘Era colui che sedeva di fronte a me durante il conclave.’ Ora, poiché mi trovavo ad occupare la sinistra dell’appartamento papale e, come segretario di Giovanni Paolo II, ero stato nominato “Maestro di cerimonia” in Vaticano, ho avuto accesso al piano di quel conclave, per la prima volta. Il cardinale che sedeva di fronte a Papa Luciani era il cardinale Wojtyła!”. – Il vescovo rimase in silenzio per un po’. Poi disse: “Sono convinto che Giovanni Paolo I avesse avuto una grande intuizione nel prevedere come imminente la sua morte”(22). 

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Il “Cardinale” Agostino Casaroli , altro “figlio della vedova” piduista (-n.d.t-.) parla all’assemblea dell’O.N.U. (1978)

 “Perché Giovanni Paolo I volle porre fine alle note “transazioni finanziarie” tra i famigerati Marcinkus e Calvi, il massone che spadroneggiava la situazione attraverso Casaroli, membro della Loggia P2, fu fatto sparire: “ … sorprendentemente è arrivata la ‘strana morte di Giovanni Paolo I’, avvelenato da “Aqua Tofana”, come descritto da J.J. Thiery (a pagina 153 delle sue scoperte). – “E cosa ancor non meno strana: l’unico testimone di questa ‘strana morte’, un altro prelato massonico – identificato come tale solo dopo la sua morte (attraverso le opere rinvenute nella sua biblioteca) – è morto qualche mese dopo, ed anche egli piuttosto all’improvviso.” (23).

Giovanni Paolo II

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Le idee velenose dell’Apostatico Vaticano II attecchiscono con Wojtyła [alias l’anti-Papa Giovanni Paolo II] raffigurato qui mentre tiene nelle mani un albero per adorarlo, insieme, ma non per condannarli, agli eretici, gli scismatici ed i pagani di ogni tipo, ad Assisi, il 26 ottobre 1986 …  una violazione diretta del primo comandamento: “Io sono il Signore tuo Dio, tu non avrai altri dèi all’infuori di me!” La sua falsa “elezione” fu proclamata sotto la” luna piena”! 

MALACHIA E GLI ANTIPAPI

Quello che segue è un articolo del 1989, protetto da copyright di Gary Giuffre’, dal titolo “Il Partito Comunista Polacco loda la scelta del “papa” “. “Lunedì sera 16 ottobre, vengono trasmesse da Roma in tutto il mondo le immagini satellitari televisive, le inquietanti prime immagini del nuovo “papa” polacco”, Karol Wojtyła, che, come il suo predecessore di brevissima durata, ha lo strano doppio nome di “Giovanni Paolo”. E’ stato evidenziato da numerosi gruppi di Romani ansiosi, che vegliavano in piazza San Pietro, che la sera prima c’era stata una particolare manifestazione di luna piena. La scena inquietante ricordava la prima apparizione notturna di Roncalli in veste di Giovanni XXIII, affacciato al balcone, la sera del 28 ottobre 1958, come se i due eventi racchiudessero l’intero periodo, “da incubo”, del Vaticano II. [in realtà l’incubo è tuttora in atto, purtroppo –n.d.p.- ] Per chi ha familiarità con le profezie sui Papi ed anti-Papi di San Malachia, questa vista rappresenta un presentimento che richiama subito alla mente la sua antica previsione: di mezzo alla luna (*) ‘De Mediaetate Lunae (“in mezzo alla Luna”, spesso tradotta, “dalla metà della Luna”). – Un eminente storico della Chiesa e studioso delle antiche profezie private, Yves Dupont, ha commentato, nel 1970, la visione descrittiva di San Malachia di un futuro pretendente o di pretendenti della Cattedra di Pietro. Il simbolismo biblico della “luna” è “il regno mondano” o l’ordine temporale. “Questo Papa può quindi essere eletto: – 1) da un numero di Cardinali che sono influenzati principalmente dalle idee mondane (del tipo: vangelo sociale, ecc.); oppure – 2) che può essere eletto nel momento in cui le forze di satana (il “principe di questo mondo”) hanno il controllo virtuale di tutta la terra, tramite il loro governo segreto, capace forse anche di influenzare l’elezione pontificia, in modo che un agente del governo mondiale dell’anticristo venga eletto papa .. . “(“Profezie cattoliche, il Castigo Prossimo”, 1970, Tan Books, pag. 20). – Questa interpretazione potrebbe facilmente riferirsi a tutto il periodo oscuro degli antipapi conciliari che hanno “eclissato” l’esistenza del Papa “segreto” ed occultato in esilio. Albino Luciani (Giovanni Paolo I) entrò in scena in un momento che potrebbe essere stato il punto centrale di questo periodo diabolico. Dal 1978, i “tradizionali” commentatori comunemente pensano che Luciani possa essere il “luna-Papa”, sia perché il suo nome inizia con le prime due lettere della parola “Lunae”, sia per il fatto che il suo “regno” è durato solo 33 [numero altamente simbolico per la massoneria- n.d.t.-] giorni, cioè un tempo appena leggermente più lungo di un ciclo lunare. Pochi, oltre al Dupont, hanno conferito una connotazione così sinistra al “papa” di questa profezia. Tuttavia, di solito viene trascurato il fatto che nell’elenco cronologico di San Malachia dei passati, presenti e futuri titolari o pretendenti alla cattedra di Pietro, ci siano altri due motti papali a denominazione “lunare”, uno dei quali (“luna su Cosmedin”) si riferisce ad un antipapa, Benedetto XIII (1394-1424). Il crittogramma del santo Profeta circa i papi “impostori” del nostro strano secolo non potrà mai essere pienamente compreso. Forse San Malachia alludeva a questa usurpazione papale insidiosamente oscura e che attraversa una generazione, nell’usare questa denominazione abissale “di mezzo della Luna.” Con questo misterioso slogan, il pio mistico sarebbe stato di avvertimento alla Chiesa degli ultimi tempi nella quale si sarebbero insediati non uno, ma diversi antipapi a seguire. – La notte della prima apparizione sul balcone di Wojtyła, Roma era ancora scossa dalla improvvisa scomparsa di Luciani. Gli agenti del “governo segreto” cercavano di indurre una rapida accettazione di Wojtyła da parte del popolo di Roma, per timore che venisse a galla e riconosciuto il loro piano criminale nei confronti delle strutture della Chiesa, rendendo così, di conseguenza, insostenibile la loro continua occupazione del Vaticano “[fine della citazione dall’articolo].

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L’antipapa Giovanni Paolo II

Burla del Papato

Questa foto è particolarmente significativa: l’occhio di Horus circondato dal 666 [le 3 dita della mano formano un triplice numero 6 intorno agli occhi – simbolo esoterico di appartenenza ed “obbedienza” al … principe del mondo … ].

 Sia Giovanni Paolo I che G.P. II, rifiutarono di indossare la triplice corona o “tiara”: ciò ha coinciso con il loro rifiuto della cerimonia di incoronazione, rifiutando altresì il “Giuramento del Papa” e, di conseguenza, il triplice Ufficio papale di: insegnare, governare e santificare. [Hanno lasciato intendere in pratica, ufficialmente e formalmente, di non possedere alcuna divina autorità!]. E torniamo al “De Medietate Lunae” (“di mezzo alla Luna”, spesso tradotto con: “Dalla metà della Luna”). Il simbolismo biblico della “luna” si riferisce al “regno mondano” o “all’ordine temporale.” Questo “papa” può quindi essere eletto, come ricordato, da cardinali che sono influenzati principalmente da idee mondane (vangelo sociale, socialismo, liberismo, modernismo, ecc) o che può essere eletto in un momento in cui le forze di satana (il “principe di questo mondo”) hanno il controllo virtuale di tutta la terra mediante il loro “governo segreto”, anche influenzando l’elezione papale, di modo che un agente del governo mondiale dell’anticristo venga eletto papa … “(24). Ci sono altri due titoli, nella lista di San Malachia, di Papi con una “designazione lunare “, ed uno viene riferito di solito all’anti-Papa Benedetto XIII (“Luna su Cosmedin”), il cui anti-Pontificato si è svolto tra il 1394 ed il 1424. – Commentando la storia di Karol Wojtyła in Polonia, Piers Compton ha scritto: “… Molte centinaia di suoi correligionari in Polonia, durante i 30 anni di dominazione comunista, venivano sottoposti a meschine e gravi persecuzioni, molti finivano in carcere, alcuni venivano addirittura messi a morte. Ma non vi è alcuna indicazione che Wojtyla avesse mai subito le prove alle quali furono sottoposti i noti dissidenti. Non era stato mai oggetto di alcuna protesta decisa o minacciosa, ed il suo rapporto con le autorità marxiste era identico a quello di un qualsiasi altro cittadino che portava la sua fede celata. – Nonostante tutto, egli poteva essere chiamato, come un prelato, per dare non solo un consiglio religioso, ma anche di tipo sociale e perfino economico a quelli della sua fede, consiglio che doveva essere, a volte, necessariamente in conflitto con le direttive del governo. Eppure non è mai stato realmente messo a tacere, egli era ben tollerato, anche privilegiato dalle autorità, mentre, ad esempio, il suo superiore religioso, il cardinale Wyszenski, allora Primate della Polonia, ha sempre vissuto sotto pressione costante! [anche Wojtyła in realtà era una marrano, di madre ebrea, e questo la dice certamente lunga su quanto riferito… ]. – Un esempio evidente fu la concessione del permesso di espatrio: quando fu convocato a Roma il Sinodo dei Vescovi, ad entrambi i Cardinali polacchi furono necessari i visti di uscita, e mentre il “Primate” ricevette un netto rifiuto, a Wojtyła fu dato il permesso con facilità, come per una pratica ordinaria!

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E la “rivoluzione” continua!… Montini (alias l’anti-Papa Paolo VI) nomina “Cardinale”[invalido, naturalmente] Karol Wojtyła.

E’ stata già da sempre formalmente nota la differenza che esisteva tra i due Cardinali polacchi quando erano in patria: Wyszynski non ha mai ceduto di un pollice, quando si trattava si fronteggiare i controllori del proprio Paese. Wojtyła invece era sempre pronto a venire a patti, ed era in continuo ‘dialogo’ con loro, secondo le direttive stabilite da Paolo VI, marrano anch’egli; ma ciò che è stato più evidente in Wojtyła, oltre alla realtà della assoluta mancata condanna del marxismo ateo, era il fatto che egli si trovasse in linea con coloro che volevano adottare un atteggiamento più morbido e “militante” nei confronti dell’ideologia imperante … “(25). ” … il profilo multimediale, accuratamente coltivato, lo indica come un “papa” di impostazione “strettamente conservatrice’ che ha operato un giro di vite sui dissidenti della Chiesa. Quando era vescovo, Karol Wojtyła è stato egli stesso un dissidente, in apparenza, tanto è vero, infatti, che egli fu determinante nell’annullare una condanna formale del comunismo nel corso dello (pseudo) “concilio” Vaticano II. Insieme al Cardinale Ratzinger, altro marrano “illuminato”, inoltre, Wojtyła guidò la massonica ‘Dichiarazione sulla libertà religiosa’ acclusa in coda ai documenti del “concilio” … “(26). “… Alcuni anni fa François Mitterand, il comunista presidente della Repubblica francese, disse che: ‘l’uomo è il futuro dell’uomo.’ Egli era alla sinistra di Karol Wojtyła, alias Giovanni Paolo II, al quale toccò poi sancire il tutto con la “fede” di un ambiente religioso modernista, dichiarando che ‘l’uomo è il principale problema della Chiesa’; un annuncio del “papa” che è completamente in linea con il principio marxista per cui: ‘l’uomo è il fine di se stesso e la spiegazione di tutte le cose ‘… “(27). – Nella “enciclica” anticattolica del 15 settembre 1981, sul tema della proprietà privata ed il capitalismo, scrisse: “La tradizione cristiana non ha mai sostenuto il diritto della proprietà privata come assoluto e intoccabile. Al contrario, ha sempre inteso, come comune, il diritto di ognuno di usare dei beni di tutta la creazione.” Ciò è in contrasto e si oppone totalmente alla Magistero papale degli insegnamenti, da Leone XIII a Pio XII: “… Il tentativo socialista di distruggere la proprietà privata, sostenendo che i singoli beni devono diventare patrimonio comune di tutti, ed amministrati da parte dello Stato o da organismi comunitari .. è “ingiusto”, perché sarebbe come rubare al possessore legale, far entrare lo Stato in un ambito che non gli è proprio, e causare totale confusione nella comunità. ”

A 19-year old Karol Wojtyla, the to-be Pope John Paul II, second from right, is seen resting during the construction of a building for a military camp in this July 1939 photo made available from Italy's "Il Giornale" daily newspaper on Thursday, June 21, 2001. Two months before the outbreak of World War II in Europe, Wojtyla, according to biographers, attended a military training camp in Western Ukraine, then eastern Poland, not far from where he will visit during his upcoming pilgrimage to Ukraine starting Saturday, June 23, 2001. (AP Photo/Adam Gatty-Kostyal)

Karol Wojtyła, quando “lavorava” come operaio,

(nella foto al centro) posa davanti al fotografo, con noncuranza, a dorso nudo!

“KAROL WOJTYŁA UN TEMPO ERA MARXISTA(28)

“… Durante la prima giornata di voto, Domenica scorsa, Wojtyła, con non chalance leggeva una rivista trimestrale di teoria marxista, che consultò a lungo, poiché il ballottaggio richiese tempo. – “Non pensi che sia un sacrilegio portare della letteratura marxista nella Cappella Sistina?” aveva scherzato un cardinale. Wojtyła sorrise: ‘… la mia coscienza [ma quale?] è pulita … “(29)[…] – Come con il Giuramento di successione, che fu imposto da Enrico VIII ai Cattolici inglesi in Inghilterra nel XVI secolo, così Giovanni Paolo II ha costretto coloro che desideravano partecipare alla “vera” Messa, mediante un “Indulto”, a firmare un “impegno” che non “rimettesse in discussione la legittimità e l’esattezza dottrinale … [che in questo nuovo rito non c’è mai stata … ma chissà a cosa si riferisse, forse alla dottrina dei rosa+croce … !?] del fasullo messale romano promulgato dall’ anti-papa” Paolo VI nel 1970.”

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Di Papa San Pio V è l’infallibile insegnamento sulla Immemorabile Messa. Contrariamente a quanto i modernisti arroccati a Roma vorrebbero far credere ai fedeli, il Rito Romano in latino (“tridentino”) della Messa non è mai stato (e non potrà mai esserlo) abrogato poiché infallibilmente decretato il 14 luglio 1570 “in perpetuo” (cioè per sempre, per chi non vuole capire …) nella famosa Bolla “Quo Primum” da Sua Santità Papa San Pio V, Michele Ghisleri.

 “. … Quelli che rimangono attaccati ad aspetti accidentali della Chiesa, validi più che altro per il passato, e che ora sono stati superati, non possono essere considerati fedeli”(30). Papa San Pio V nella sua bolla, “Quo Primum” ha irreformabilmente scritto: “… Noi, in virtù della nostra Autorità apostolica, con la presente Bolla, dichiariamo e decretiamo e prescriviamo che: il presente nostro ordine e decreto, duri per sempre, ed in nessuna data futura potrà mai essere revocato o modificato legittimamente … E se, tuttavia, qualcuno dovesse osar tentare qualsiasi azione contraria a questo nostro ordine, tramandato per tutti i tempi, sappia che incorrerà nell’ira di Dio Onnipotente, e dei Beati Apostoli Pietro e Paolo. ” [-ex cathedra]. – Il 22 Marzo 1984, Giovanni Paolo II ha ricevuto in udienza privata i rappresentanti dell’organizzazione ebraico-massonica “B’nai B’rith”. Egli ha dichiarato, per tutto il tempo, anche nominando il Salvatore: “Cari amici: Sono molto lieto di accogliervi inVaticano … Voi siete la lega del B’nai B’rith contro la diffamazione antigiudaica (ADL). Si sono anche stabilite delle relazioni, mediante la Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo, fondata dieci anni fa da Paolo VI, con l’obiettivo di promuovere buone relazioni tra la Chiesa Cattolica e la comunità ebraica … Il semplice evento della vostra visita, che apprezzo, è di per sé la prova dello sviluppo e del rafforzamento costante di tali rapporti … l’incontro tra Cattolici ed Ebrei non è quello tra due antiche religioni che vanno per conto proprio e di cui sono noti i conflitti gravi e dolorosi: è un incontro tra “fratelli”, un dialogo … tra la prima e la seconda parte della Bibbia. E proprio come le due parti della Bibbia sono distinte, ma strettamente correlate, così lo sono anche il popolo Ebraico e la Chiesa cattolica … Questa conoscenza reciproca ci fa scoprire ancora di più ciò che ci unisce in una maggiore sollecitudine per la razza umana, ad esempio, nella lotta contro la fame, la povertà, la discriminazione che esiste in tutto il mondo … Grazie ancora per essere venuti qui e per il vostro impegno nel dialogo e per gli scopi perseguiti. Cerchiamo di riconoscere in Dio il Padre di tutti noi. “31

Il gran Maestro della loggia massonica P2, Gelli, era anche un collezionista di interessanti cimeli, utili alla conoscenza e fonte di informazioni, tra cui, ad esempio, delle fotografie di Giovanni Paolo II completamente nudo accanto alla sua (di Gelli!) piscina.”32    Apparve anche una fotografia in un giornale scandalistico italiano: è la foto di Giovanni Paolo II su una spiaggia con una giovane donna ed un bambino che sembra sorprendentemente somigliare a Karol Wojtyła!

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 La eretica “teologia del Corpo” del “marrano” Wojtyła è stata giustamente definita: un raffazzonamento Kabbalistico!

 Milioni di parole sono state scritte dopo l’elezione di Karol Wojtyła, nel tentativo di analizzare e capire che tipo di uomo fosse. Come si può vedere, è il tipo d’uomo che consentirà ad elementi come Villot, Cody, Marcinkus, Mennini, de Strobel, de Bonis, e Poletti di restare in carica … quindi, non ci può essere alcuna scusante nell’addurre motivi di ignoranza !…. ” -Si è trattato di un pontificato, il suo, dai “due pesi e due misure”: una per il “papa”ed un’altra per il resto dell’umanità. Il pontificato di Giovanni Paolo II è stato un trionfo per i faccendieri, per i corrotti, per i ladri internazionali… Mentre “sua santità” ha conservato un’immagine molto pubblicizzata, non diversamente da quella di un qualsiasi rockettaro alla moda nei suoi tour spettacolari; uomini dietro le quinte assicurano trattavasi di un normale giro di affari. Peccato che i discorsi gravemente moraleggianti di “sua santità”non possono, evidentemente, essere ascoltati dietro le quinte!

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“L’anti-Papa” Giovanni Paolo II, non bastando gli “illuminati”, né i “palladiani”, ha introdotto i massoni in casa “fai da te”: il culto segreto anti-cattolico conosciuto come “Opus Dei”!

   “… Con l’elezione di Karol Wojtyła ci si è uniformati subito ai [dis-]valori di Paolo VI, addirittura ampliandoli e con gli interessi! … Per quanto riguarda l’infiltrazione della Santa Sede da parte dei massoni, ad esempio, il Vaticano, attraverso l’attuale “papa”, non ha solo preso a bordo i diversi massoni da logge di varia obbedienza, ma ne ha anche acquisito una versione originale “autogestita” “fai da te”. Il suo nome è: Opus Dei, che qualcuno ha ribattezzato opportunamente “opus judei” (33). 

   La vera dottrina cattolica riguardo agli ebrei: confronto con le dottrine eretiche di Giovanni Paolo II:

“Nella diocesi di Mantova, il 13 aprile del 1986, Giovanni Paolo II, come già prima che diventasse “papa”, è diventato il primo “papa “, dal momento che la Chiesa per 2000 anni ha sempre proibito di visitare una sinagoga durante la celebrazione di un solenne servizio di culto, ad assistere ad una celebrazione in sinagoga, con la sua “regale” testa china, in riverente silenzio, come atto di omaggio, nel mentre i rabbini intonavano un inno, che sembrava in verità più un “consiglio comunale”, nel quale con ansia, al “loro” messia, si chiedeva come mai tardasse ancora a venire ” (Jewish Encyc.)! – L’incontro tra … i cattolici e gli ebrei condannato in “Lamentabili Sane” (S. Pio X, 3 luglio 1907), il Syllabus di errori, non è più scondo lui, uno tra gli errori dei modernisti, ma l’incontro tra antiche religioni che vanno proprio nella stessa direzione e che sappiamo aver conosciuto attraverso il Sant’Uffizio per i gravi e dolorosi conflitti; si tratta della condanna del seguente errore: l’incontro tra “fratelli” … un dialogo tra il primo ed il minore [tra Giacobbe ed Esaù – n.d.r.]. L’ispirazione della seconda parte della Bibbia, proprio come nei libri del Vecchio Testamento, è comune alle due parti della Bibbia, e consiste in questo: “che gli scrittori israeliti tramandarono le dottrine religiose sotto un certo aspetto particolare in parte conosciuto e in parte sconosciuto ai gentili così come per la Chiesa cattolica … Questo reciproco particolare aspetto ci fa scoprire la conoscenza di ciò che ci unisce ai gentili, come la maggiore sollecitudine per la razza umana, ad esempio nella lotta cristiana contro la fame, la povertà, la discriminazione. La dottrina era dunque in origine ovunque… Grazie al giudaismo! Grazie ancora per essere venuti qui e per i vostri futuri impegni nell’approfondimento del dialogo onde perseguire il primitivo, paolino obiettivo. Riconosciamoci giovannei, infine, davanti a Dio, Padre nostro ed universale, dei greci e di tutti».

Apprendiamo da San Cipriano: “Gli ebrei hanno maledetto Mosè, perché ha proclamato Cristo; amavano Dathan perché non Lo annunciava. Hanno respinto Aaron perché rappresentava l’immagine di Cristo; hanno accettato Abiron perché Gli si opponeva. Odiavano David perché cantava di Cristo; hanno magnificato Saul perché non parlava di Lui. Hanno rigettato Samuele perché aveva profetizzato di Cristo; servivano Cham perché non aveva detto nulla di Cristo. Hanno lapidato Geremia perché amava lodare Cristo e si rispettava Anania che Gli si opponeva. Hanno segato facendo a pezzi Isaia, ché annunziava le glorie di Cristo; glorificavano Manasse che perseguitava Cristo. Uccisero Giovanni che rivelava Cristo, hanno massacrato Zaccaria, pieno d’amore per Cristo … e amavano Giuda che Lo aveva tradito. ” E poi abbiamo una montagna di documenti pontificali e conciliari che da sempre hanno condannato i “nemici di tutti gli uomini” dottrina infallibile ed irreformabile ribaltata da un marrano [… e chi altri?]

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Papa Siri (anche se sempre sotto sorveglianza) ritratto mentre affronta apertamente il “patacca-fantoccio” Karol Wojtyła. Siri” ha ripudiato gli atti dell’antipapa Giovanni Paolo II come “l’idolatria delle false opere apostoliche.” (Gary MacEonin: “The inner Elite”, pag.234).

 Sulla copertina del “The Talmud Committee Journal” dell’inverno del 1991, trattando dell’Index Expurgatorius, edizione 1897, [di Papa Leone XIII], circa la questione dei Giudei Americani, compare il titolo: “Giovanni Paolo II ed i libri ebraici”, ove si vede come egli accetti, sorridendo, una copia “proscritta” dell’edizione Steinsaltz del Talmud “, e questo sebbene gli scritti ebraici siano stati espressamente messi all’Indice dalla celebre “costituzione” emanata da Papa Pio IV: ” Leonard Nimoy ha dichiarato che nel Talmud ebraico, in tutti i suoi glossari, c’è un segno ebraico segreto fatto sulle annotazioni, le cui interpretazioni sono di Bar-Mitzvah: esse sono state proibite anche se pubblicate e tollerate senza il nome “Talmud” e senza le sue vili calunnie contro la Religione cristiana; in ogni caso il nostro Santo Papa, Clemente VIII, nella sua Costituzione “contro gli scritti e gli empi libri ebraici”: “Cum saepe accidere possit”, pubblicata a Roma nell’anno del Signore 1592, il 28 febbraio, a conferma di analoghi precedenti provvedimenti di Paolo IV e S. Pio V, proscrisse e condannò: “… non era sua chiara intenzione, in tal modo, permettere o tollerare alcunché, anche nelle condizioni sopra riportate, perché espressamente e specificatamente indicò e volle che: gli empi talmud, scritti cabalistici ed altri libri nefasti degli ebrei fossero interamente condannati, e che condannati e vietati dovessero rimanere in perpetuo, e che la “Costituzione” su questi libri dovesse essere continuamente ed inviolabilmente osservata.”! – “Come un laico, legato alla terra: “… confidiamo che, con l’avvento dello Stato (di Israele), molto probabilmente del 2000, Gerusalemme diventerà la base politica e “città di pace” in modo da porre le fondamenta del potere militare in tutto il mondo, così che tutti possano qui incontrare l’Anticristo, quando arriverà. Riguardo all’Anticristo, i credenti nelle varie religioni saranno in perfetto accordo, trovando il loro diritto di esistenza nella fede degli ideali di Abramo “. (Parade) […] – Circa sei settimane dopo Karol Wojtyła viene presentato sul loggiato di piazza San Pietro come Giovanni Paolo II, ed in “OGGI”, la rivista di vita italiana, appare in copertina Giovanni Paolo II, poco prima di divenire “papa”, con un’amica ed un bambino che sembra preoccupare Wojtyla. Ecco alcuni estratti dalle ampie didascalie:

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Karol Wojtyła un “Cardinale” in pantaloncini?

 “L’uomo che guarda sorridendo il fotografo in compagnia di una donna ha un nome molto importante: Karol Wojtyła, nel momento in cui sono state scattate queste foto sensazionali, intorno al 1975, era il cardinale di Cracovia, con la sua donna …. un amico ed un gruppo di altri amici, che appariranno nelle immagini seguenti; egli sta iniziando a mangiare uno snack…. Wojtyła e la sua amica, che ha il bambino in braccio, un bellissimo bambino biondo, sono seduti su una coperta e stanno dicendo al ragazzino qualcosa che lo fa ridere. Questa, come le altre di questo rapporto esclusivo che pubblichiamo, è un’immagine veramente insolita per noi italiani…. Il cardinale Wojtyła gioca con il figlio di una sua amica di sesso femminile, dietro alla quale appare una seconda donna, l’altra persona del gruppo che li accompagna in gita… ”

L’8 maggio 1984 Giovanni Paolo II ha presieduto, a Papua, Nuova Guinea, nel corso di un “messa”, durante la quale la lettura è stata proclamata da una donna col torace nudo. L’immagine originale, senza censure, si trova in “Pietro, mi ami tu?” dell’Abbè Daniel Le Roux. Il “papa” era presente, e vescovi e sacerdoti sembravano non accorgersi di nulla che fosse fuori dall’ordinario.

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papa” Giovanni Paolo II fotografato in India mentre viene segnato sulla fronte con sterco di vacca, il segno degli adoratori della dea Shiva (2 febbraio A.D.1986)

Nel 1986, in India il “papa” si mostra sorridente quando gli viene impresso il “segno” degli adoratori della dea Shiva sulla fronte, proprio nello stesso punto in cui è stato segnato con il “crisma” della totale appartenenza a Gesù Cristo; per giunta in Vaticano, il 18 aprile 1983, si svolgeva una riunione della Commissione Trilaterale! [Per chi volesse approfondire, rimandiamo agli “illuminanti” numeri speciali sul “papa” polacco di Chiesa Viva! ].

LE PROFEZIE

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La parte mancante nell’originale della “Preghiera a San Michele”.

La parte mancante dall’originale della Preghiera a San Michele, composta dal Papa Leone XIII (da “The Raccolta”, dodicesima edizione, Langdon, Burns, Oates e Washbourne, Ltd., 1935.) recita:

Ubi sedes beatissimi Petri et Cathedra veritatis ad lucem gentium constituta est, ibi thronum posuerunt abominationis et impietatis suae; ut percusso Pastore, et gregem disperdere valeant. –  [“Nello stesso luogo santo, dove fu istituita la sede della Cattedra di Verità del beatissimo Pietro come luce del mondo, hanno eretto il trono della loro abominevole empietà, con l’iniquo disegno di colpire il Pastore, affinché il gregge venga disperso!”]

Dove si trova questo “luogo santo” di cui si parla nella preghiera? … Nel linguaggio cattolico un “luogo sacro” è il santo Sepolcro, il Calvario, il Cenacolo, il sito del Tempio, il Getsemani, la Via Crucis, la Chiesa dell’Assunta, etc. ma si tratta “sempre” del nome di un luogo geografico preciso, non generale. Papa Leone lo sapeva certamente bene! Questo “luogo sacro” è la ‘Santa Sede’ … un termine usato generalmente per indicare il “Papa come Sommo Pontefice” … La ‘Santa Sede’ è in realtà la Sede Vescovile di Roma. Con ‘santuario’, Leone XIII indica, con un termine generale, il Pontefice e la sua corte, … la suprema Gerarchia della Chiesa …. Ci sono decine di documenti ebraico-massonici che affermano come il loro obiettivo sia in realtà quello di raggiungere il Papato mediante impostori, ed utilizzare così la suprema Cattedra di Pietro, facendo passare il Cattolicesimo come ‘religione di transizione’ verso il giudaismo. 35

Dalla Venerabile Anna Katarina Emmerich:

“Ho visto in Germania tra ecclesiastici mondanizzati, degli illuminati protestanti, che preparavano piani per la fusione delle confessioni religiose, la soppressione del Potere Papale, la nomina di un collegio di superiori, la diminuzione delle spese e del numero di ecclesiastici, ecc, e che hanno trovato complici in molti dei prelati romani.”36

“Vogliono sradicare il pastore dai suoi stessi pascoli! Vogliono occupare il suo posto con un individuo che consegnerà tutto al nemico!” Poi scosse la mano indignata, gridando: “O voi truffatori tedeschi fermatevi!’, non riuscirete … il Pastore è fermo su una roccia o voi sacerdoti … siete presi dal sonno, il fuoco è dovunque nell’ovile e voi non fate nulla! O come si sentirà piangere in questo giorno!”(37).

“Sono venuto alla Chiesa di Pietro e Paolo (a Roma) e ho visto un mondo oscuro in preda all’angoscia, alla confusione ed alla corruzione, attraverso il quale brillano innumerevoli grazie a riposano migliaia di santi.” 38

Ho visto il Santo Padre circondato da traditori ed in grande difficoltà nella Chiesa. Aveva visioni ed apparizioni nei momenti di maggior bisogno. Ho visto molti buoni e pii vescovi; ma essi erano deboli e vacillanti, la loro viltà spesso prende il sopravvento … Poi ho visto il buio che si diffonde dappertutto, e la gente che non cerca più la vera Chiesa”.

“Dobbiamo pregare per il Papa: egli non può lasciare Roma, poiché inauditi mali sarebbero il risultato di un tale passo. Bisogna pregare lo Spirito Santo affinché lo illumini, perché anche ora stanno cercando di attuare qualcosa contro di lui. La dottrina protestante, come anche quella dei Greci scismatici, si sta diffondendo in tutto il mondo … Se il Papa lascia Roma, i nemici della Chiesa prenderanno il sopravvento … La Religione è stata così abilmente minata e soffocata, tanto che ci sono a malapena un centinaio di sacerdoti fedeli … Il tutto deve essere ricostruito presto per tutti, anche gli ecclesiastici sono al lavoro per distruggere – la rovina è ormai imminente …” (39).

“Vedo il Santo Padre in grande difficoltà. Lui vive in un altro palazzo e riceve solo alcuni alla sua presenza. Se il partito malvagio si muovesse con tutta la sua grande forza, attaccherebbe anche ora. Temo che il Santo Padre soffrirà molte tribolazioni prima della sua morte, perché vedo la chiesa nera contraffatta che guadagna terreno, vedo la sua influenza fatale sul pubblico. Il disagio del Santo Padre e della Chiesa è davvero così grande per cui occorre pregare Dio, giorno e notte!. Mi è stato detto di pregare molto per la Chiesa e per il Papa … Il popolo deve pregare ardentemente per l’estirpazione della chiesa oscura. “(40).

“Ho visto le conseguenze fatali di questa chiesa contraffatta: l’ho vista in forte aumento, ho visto gli eretici di ogni genere affollare la città ed ho visto pure la tiepidezza sempre crescente del clero, ed il cerchio delle tenebre divenire sempre più ampio. E ora la visione è diventata più estesa … ho visto in tutti i luoghi i Cattolici oppressi, molestati, soggetti a restrizioni, privati della libertà, le chiese chiuse, ed una grande miseria prevalere ovunque a causa della guerra e dello spargimento di sangue. “(41).

“Ho visto diverse chiese, o meglio, degli edifici sormontati da banderuole, delle congregazioni disunite dalla Chiesa, gironzolanti qua e là come mendicanti, affrettandosi in luoghi dove viene distribuito il pane, e che non hanno legami né con la Chiesa trionfante, né con la Chiesa sofferente. Non sono in una chiesa fondata regolarmente, una Chiesa vivente, unita alla Chiesa militante, sofferente e trionfante, né ricevono il Corpo del Signore, ma solo del pane. Coloro che sono in errore, non per colpa propria e che piamente desiderano ardentemente il Corpo di Gesù Cristo, vengono consolati spiritualmente, ma non mediante la Comunione. Coloro che abitualmente si comunicano senza questo ardente amore, non ricevono niente. …”(42).

“Hanno costruito una grande, singolare e stravagante chiesa, che abbraccia tutte le credenze con pari diritti: evangelici, cattolici, e tutte le denominazioni, una vera comunione diabolica con un solo pastore ed un solo gregge Ci doveva essere un “papa”, un papa stipendiato, senza possedimenti. Tutto era pronto, tutto stava per essere portato a termine; al posto di un altare, c’era solo abominio e desolazione. Così doveva essere la nuova chiesa, ed era per questo motivo che occorreva dare fuoco alla vecchia; ma Dio aveva progettato altrimenti! “ (43).

“Ancora una volta ho visto in mezzo a questi disastri, dodici nuovi Apostoli che lavoravano in paesi diversi, sconosciuti l’uno all’altro, e ciascuno riceveva fiumi di acqua viva dall’alto. Tutti hanno fatto lo stesso lavoro. Non so da dove abbiano ricevuto le loro direttive, ma appena uno finiva, un altro era pronto a continuare al suo posto”(44).

«Ah! un pio parroco è appena morto a Roma di vecchiaia! Ha ricevuto l’assoluzione generale, per sé! La sua anima è andata dritta in purgatorio, ma egli ve ne sarà rilasciato molto presto. Dobbiamo pregare per lui. Lui è stato molto legato al Papa durante la sua prigionia, ed ha fatto molto bene in segreto. Il Papa stesso ha poco tempo da vivere … Quel buon vecchio prete è stato uno dei dodici Apostoli sconosciuti che vedo sempre sostenere la Chiesa e di cui ho … parlato spesso. È il secondo a morire. Ora ce ne sono solo dieci, ma vedo che gli altri crescono. Questo fu amico e consigliere del Santo Padre, senza mai rinunciare al suo incarico parrocchiale per una posizione più alta ” (45).

“Vorrei che fosse già qui il tempo in cui il Papa vestito di rosso regnerà. Vedo gli Apostoli, non quelli del passato, ma gli Apostoli degli ultimi tempi, e mi sembra che il Papa sia in mezzo a loro.” (46).

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Papa San Pio X ha dichiarato: “I nostri nemici hanno inequivocabilmente fin dall’inizio, e con la massima chiarezza di visione, determinato il loro obiettivo, che è quello, in primo luogo, di separarvi dalla Cattedra di Pietro, e poi di seminare il disordine in mezzo a voi.” (47).

Papa San Pio X ha predetto: “Ho visto uno dei miei successori passare sopra i corpi dei suoi fratelli [forse Papi predecessori sepolti a Roma?]. Egli si rifugia sotto mentite spoglie in qualche luogo, e dopo un breve ritiro morirà di una morte crudele. L’attuale malvagità del mondo è solo l’inizio dei dolori che devono avvenire prima della fine del mondo.” (48).

Dalla Scrittura: “Io [Paolo] so che, dopo la mia partenza, lupi rapaci entreranno in mezzo a voi, e non risparmieranno il gregge” (Act. XX,29); “essi vi porteranno nei tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe” (Mt X,17),”Vi cacceranno fuori dalle sinagoghe; anzi, verrà l’ora, in cui chi vi uccide, penserà di far cosa gradita a Dio.”(Giovanni XVI: 2).”Io colpirò il pastore e le pecore saranno disperse “(Mc. XIV:27). -La santa mistica, suor Jeanne Leroyer ha detto: “Il Santo Padre è molto infelice; per causa sua tutta la Chiesa è nella desolazione.” (49). – “Il re dei Giudei sarà il vero papa dell’Universo, il Patriarca di una Chiesa internazionale.” (50). – “… Se gli uomini non si astengono dall’offendere Dio, comincerà un’altra e più terribile guerra … Egli sta per punire il mondo con la guerra, la fame, e la persecuzione della Chiesa e del Santo Padre. Per prevenire questo, chiederò che la Russia sia consacrata al mio Cuore Immacolato … Se le mie richieste verranno esaudite, la Russia si convertirà e ci sarà pace, altrimenti la Russia diffonderà i suoi errori per il mondo, promuovendo guerre e la persecuzione contro la Chiesa, i buoni saranno martirizzati, il Santo Padre soffrirà molto, alcune nazioni saranno annientate, … “ma alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà, il Santo Padre mi consacrerà la Russia che si convertirà, ed il mondo potrà godere di un’era di pace”. – Nostra Signora di Fatima, 1917.

Il piano

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L’esagramma

“L’ ESAGRAMMA [la stella di Davide a sei punte] fu adottato dalla Organizzazione sionista al primo Congresso Sionista nel 1897”(Cavendish, p.1300), “sionismo” che non ha alcuna relazione con il Giudaismo praticato prima di Cristo)

 La ricostruzione del Tempio ebraico di Gerusalemme è stato un obiettivo perenne dei Massoni, onde preparare un’area di gestione temporanea adeguata all’introniz-zazione del loro “messia”. Ma i Massoni hanno giustamente riconosciuto, già da due secoli, che pietra d’inciampo al loro progetto, nella ricostruzione del “tempio”, non erano certamente i maomettani deliranti e perennemente frammentati, ma il Papato romano. Alle pagine 823-824 del suo “Morals and Dogma” (1871), Albert Pike ha rivelato: “Cagliostro era l’agente dei Templari e pertanto ha scritto ai Liberi Muratori di Londra che era giunto il momento di iniziare il lavoro di ricostruzione del tempio dell’Eterno … Una loggia inaugurata sotto l’egida di Rousseau, il fanatico di Ginevra, divenne il centro del movimento rivoluzionario in Francia … I motori segreti del movimento rivoluzionario in Francia … I motori segreti della rivoluzione francese avevano giurato di rovesciare il Trono e l’Altare sulla tomba di Jacques Demolay. [lo fanno ancora oggi nel rituale del 30° grado, cavaliere kadosh – n.d.r. -] Quando Luigi XVI fu giustiziato, la metà del lavoro era fatta, e da quel momento tutti gli sforzi dell’“esercito del tempio” sono stati indirizzati contro il Papa”. – “La lotta in atto tra il Cattolicesimo e la massoneria è una lotta mortale, all’ultimo sangue, incessante e senza pietà”, come ha dichiarato il Bollettino del Grande Oriente di Francia, nel 1892, a pagina 183. Ma come fare a portare avanti questa guerra, e con quali strategie, dal momento che la storia rivela che tutti i tentativi del passato di annientare la Chiesa, mediante attacchi fisici frontali, sono miseramente falliti? Il massone “fratello” Bethmont, membro del Parlamento francese, con disinvoltura si vantava con il Vescovo Pie di Poitiers, nel 1878: “… La violenza contro la Chiesa non porta da nessuna parte, useremo altri mezzi … organizzeremo una persecuzione che deve essere sia intelligente che legale, mediante la quale cingeremo d’assedio la Chiesa con una rete di leggi, decreti ed ordinanze che soffocheranno senza spargere una sola goccia di sangue “. (“Papato e Massoneria”, Mons. Jouin, 1955, pp. 23-24). – Il Rapporto del Congresso Internazionale massonico, tenutosi a Bruxelles, nel 1904, ha dichiarato: “Combattere contro il Papato, è una necessità sociale e costituisce il dovere costante dei Massoni”. Questo viene confermato dall’enciclica “Humanum Genus” (1884) di Leone XIII il quale sapeva perfettamente che: … il Papato è l’obiettivo ultimo di coloro che cospirano per distruggere la Chiesa dalle sue fondamenta: “… lo scopo della setta è quello di ridurre a nulla l’insegnamento e l’autorità della Chiesa tra la popolazione civile …. L’inimicizia dei settari contro la Sede Apostolica del Romano Pontefice ha aumentato la sua intensità … fino ad ora i malfattori hanno raggiunto l’obiettivo che si erano prefissi da lungo tempo coi loro malvagi disegni, vale a dire che il loro ardire è giunto sino a concepire la soppressione del potere del Romano sacro Pontefice e la distruzione completa di questo Papato di divina istituzione”. “Se la potenza sacra del Romano Pontefice doveva essere “detronizzata” ed il Papato ” completamente distrutto [ndr] “, ma, come già detto,”senza spargimento di una goccia di sangue”,come mai si è avviato il compimento di tutta questa sorta di nefandezze, ed a quale scopo? Poiché il “nemico” sicuramente sapeva che “la fede è bagnata dal sangue dei martiri”, ecco allora che si definisce, già dal 1930, un piano per eliminare il Papa, ma … senza uccidere il Papa, in modo da far posto ad una “falsa autorità” in obbedienza all’Anticristo. Il piano è stato discusso in una riunione segreta degli Ebrei della loggia massonica del B’nai B’rith a Parigi, segnalata dalla “London Catholic Gazette” nel febbraio 1936, e dal settimanale parigino “Le Revell du Peuple”, dalla quale citiamo in parte: ‘… ricordiamoci che finché resteranno ancora attivi i nemici nella Chiesa Cattolica, noi possiamo sì sperare di diventare i padroni del mondo … [tuttavia] il futuro re ebreo non potrà mai regnare nel mondo finché la presenza del Papa a Roma non sarà eliminata, così come non saranno abbattuti tutti gli altri Sovrani dei Gentili regnanti sulla terra. “(50). Nel testo sopra riportato è stata menzionata la minaccia circa l’impiego di una bomba atomica o all’idrogeno contro Siri e Roma se egli non avesse assecondato e fatto progredire il piano dei cospiratori. Per quanto riguarda il Soviet, il Bnai Brith, e le minacce americane di usare la bomba atomica sulla Chiesa (nel conclave del 1958) si accenna a questo progetto anche nel libro: “I pericoli nascosti dell’arcobaleno”, pp. 70-71.    “Che il mondo non sia libero dalla minaccia nucleare è cosa oramai ben nota, come è purtroppo ben dimostrato, tra gli altri, dalle pagine del libro di Alice Bailey “The Externalization of the Hierarchy” p. 191. – “La bomba atomica (anche se usata finora solo due volte per distruggere) annienta la resistenza al potere del male, essendo la sua potenza prevalentemente “eterica”. I suoi impieghi sono due in questo momento: A)- Come riserva per la liberazione di quella energia che cambierà il modo di vivere dell’uomo, inaugurando così una “nuova era” in cui non avremo la presenza di varie civiltà con le relative culture emergenti, bensì un’unica cultura mondiale ed una sola civiltà emergente, dimostrando in tal modo che ci sia una vera ed unica sintesi alla base l’umanità. La bomba atomica è stata realizzata da: un “primo raggio” “Ashram” [fuoco che genera, desiderio di bene), Shamballa (forza, violenza, energie), che ha lavorato in collaborazione con un gruppo di “quinto raggio” [gli operatori scientifici]; in prospettiva, attualmente, il suo impiego è presentato con un intento puramente benefico. – B). Come mezzo nelle mani delle Nazioni Unite, apparentemente per far rispettare le forme esteriori della pace, e, quindi, dare il tempo per l’indottrinamento sulla pace e produrre la crescita del benessere. La bomba atomica non appartiene più alle tre nazioni che l’hanno perfezionata e che attualmente ne possiedono i segreti: gli Stati Uniti d’America, la Gran Bretagna ed il Canada. Il suo impiego appartiene alle Nazioni Unite (per tenere sotto minaccia una eventuale azione aggressiva da parte di una qualsiasi Nazione che alza “rabbiosa” la testa). Non ha importanza se in sostanza l’aggressione venga rivolta verso una particolare Nazione o un gruppo di Nazioni o se essa sia diretta contro gruppi politici di una qualche potente organizzazione religiosa, COME LA CHIESA DI ROMA (-maiuscolo redaz.-), che possono divergere dalla linea politica ed attentare al principio secondo il quale tutte le religioni sono ugualmente responsabili e tutte portano gli esseri umani più vicino al Dio dell’Amore” (Ibid., pag. 548). – La minaccia di bombardare il Vaticano era evidente anche nel bombardamento americano su Roma, che Adolf Hitler dichiarava “città aperta”, e nella vicenda della distruzione dell’Abbazia di Monte Cassino (che mostrò quello che gli alleati erano in grado di poter fare alla Chiesa e al Vaticano). – Carlos Vazquez Rangel, Gran Commendatore del Supremo Consiglio dei massoni del Messico, ha pubblicamente confermato i sospetti, già lungamente datati, che Roncalli e Montini non erano i soli “compagni di viaggio” dei massoni. In un’intervista al settimanale politico “Processo” nel 1993, Vazquez ha dichiarato che “tra gli otto isolati che costituiscono lo Stato del Vaticano, funzionano non meno di quattro logge di “rito scozzese”. Molti dei più alti funzionari del Vaticano sono massoni, ed in alcuni Paesi, dove alla Chiesa non è consentito di operare, sono le logge che portano avanti, clandestinamente, gli affari del Vaticano. ” – Vazquez ha sostenuto che lo sforzo per mitigare le sanzioni della “Chiesa” all’adesione massonica, sostenute dal defunto arcivescovo Mendez Arceo di Cuenavaca, anche egli massone, è andato finalmente a buon fine ad opera della sollecita collaborazione di Giovanni XXIII e di Paolo VI, che erano diventati massoni già molti anni prima delle rispettive “usurpazioni” della Cattedra di Pietro”. Lo stesso giorno infatti, a Parigi, il “profano” Angelo Roncalli ed il “profano” Giovanni Montini sono stati avviati ai misteri augusti della Confraternita. È così, quindi, che fu raggiunto l’obiettivo, in occasione del Concilio, sulla base dei principi massonici.” – Nubius (Piccolo Tigre) nella sua infame “Istruzione Permanente dell’Alta Vendita” aveva dichiarato, nel 1846: “Il Papa, chiunque esso sia, non potrà mai venire alle società segrete; spetta alle società segrete, in primo luogo, andare alla Chiesa, in modo da conquistarle insieme. L’opera che abbiamo intrapresa non è il lavoro di un giorno, né di un mese, né di un anno. Può durare molti anni, un secolo forse, ma nelle nostre file il soldato muore e la lotta continua. Noi non intendiamo guadagnare i Papi alla nostra causa, farne dei neofiti dei nostri principî, dei propagatori delle nostre idee. Sarebbe un sogno ridicolo e, in qualsiasi modo si svolgano gli avvenimenti, se per esempio dei Cardinali o dei prelati siano entrati, di loro spontanea volontà o di soppiatto, a parte dei nostri segreti, questo non è nient’affatto un incentivo per desiderare la loro elevazione alla Sede di Pietro. Quella esaltazione ci rovinerebbe. L’ambizione li avrebbe condotti all’apostasia, i bisogni del potere li costringerebbero a sacrificarci. Quello che dobbiamo chiedere, quello che dobbiamo cercare e aspettare, come gli ebrei aspettavano il Messia, è un Papa secondo i nostri bisogni. Alessandro VI, con tutti i suoi delitti privati, non sarebbe stato adatto alla nostra causa, per non aver mai commesso un errore in materia religiosa. Clemente XIV, al contrario, ci si adatta bene, dalla testa ai piedi. Il Borgia [Alessandro VI] era un libertino, un vero sensuale del XVIII secolo, smarritosi nel XV. Ha anatemizzato, nonostante i suoi vizi, tutte le voci dei filosofi e degli increduli, ed a lui si devono gli anatemi con i quali con vigore ha difeso la Chiesa. Al contrario Ganganelli [Clemente XIV] si abbandonò, legandosi mani e piedi, ai ministri dei Borboni, i quali lo resero un timoroso ed un tollerante verso gli increduli, dai quali Ganganelli fu ritenuto un grande Papa. È necessario trovarne quindi un altro dello stesso stampo, se sarà possibile. Con lui, nell’attacco contro la Chiesa, noi potremo marciare con più sicurezza degli opuscoli dei nostri fratelli in Francia, o anche dell’oro d’Inghilterra.”(52). – Il cardinale Siri, un prelato con grande fama di negoziatore e pacificatore tra le parti sociali, evidentemente, si adattava alle esigenze dei muratori “alla lettera”. Poco dopo la sua elezione unanime del 26 ottobre 1958, Siri è stato convinto nel modo più brutale a “farsi da parte”, con una “abdicazione” pontificia forzata, riconosciuta da tutti i presenti essere completamente invalida. Anche i Cardinali massoni avevano votato per lui, per assicurarne l’elezione e l’accettazione della carica, per chiederne poi le dimissioni immediate cinque minuti più tardi, con la minaccia di annientare la Chiesa. Poi nell’offrire una “coesistenza pacifica” tra la Chiesa ed i suoi persecutori, avevano cercato un candidato “di compromesso”, trovando un “papa garante.” Il conclave era stato quindi viziato, e due giorni dopo, il “garante” si è rivelato essere Angelo Roncalli, portavoce dell’ordine del giorno massonico, per cui è stato posto dalle forze dell’Anticristo a capo della Chiesa, ma non come Papa, bensì come “anti-Papa”. In questo modo essi speravano di perpetuare la morsa mortale sulle strutture della Chiesa, con un susseguirsi di capi-figurativi deviati, privi della guida dello Spirito Santo. E solo con il soggiogare un “vero Papa”, sconosciuto al mondo esterno, e con il “sostituirlo” con un falso pastore, i massoni potevano arrivare alla realizzazione piena e totale del loro obiettivo! Il vero Papa, che invano aveva sperato di evitare una catastrofe per la Chiesa, declinando l’assunzione pubblica del legittimo Ufficio, ha permesso invece qualcosa di molto peggio. Finché ha vissuto, la sua stessa esistenza ha impedito l’elezione di un altro vero Papa. Egli è stato deriso con la ripetizione della sua elezione, ancora una volta soppressa in 3 “conclavi” successivi! – Il “garante” Roncalli ha aperto così la strada al “demolitore” Montini [“la ruspa”, -n.d.t.-], che era caduto in disgrazia e rimandato a Milano, senza il cappello rosso cardinalizio, da Papa Pio XII nel 1954. Il motivo della sua estromissione fu riportata in “Il Borghese” e in “SI SI NO NO”: egli era un alleato di Stalin e Togliatti; Montini fu scoperto mentre trasmetteva ai sovietici informazioni riguardanti i nomi dei Vescovi segretamente inviati in Europa orientale ed in Russia per servire la “Chiesa del silenzio”, causandone l’arresto, la deportazione ed in alcuni casi finanche la morte. Il “traditore” Montini avrebbe poi tentato di “ratificare ufficialmente” ed “imporre” i documenti eretici del Concilio Vaticano II ai fedeli, come sarebbe stato possibile solo da parte di un anti-Papa. – La maggior parte cattolici di oggi, semplicemente non può capire perché, o come un tale crimine possa essere stato perpetrato con successo in modo quasi impercettibile dal mondo esterno, con la partecipazione attiva degli “alti principi” della Chiesa, nell’arco di una generazione, come sostenuto dalla “Tesi Siri”. Sicuramente un tale lungo, estenuante complotto, sarebbe ben al di là delle capacità del più malvagio tra gli uomini. Ma 130 anni fa, Papa Pio IX ha spiegato che: “Se si prende in considerazione l’enorme sviluppo che … le società segrete hanno raggiunto, il perseverante vigore durante ampi lassi di tempo, la loro furiosa aggressività, la tenacia con la quale i loro membri si aggrappano alla associazione e per i falsi principi che professa, la perseverante cooperazione reciproca di tanti diversi tipi di uomini nella promozione del male, non si può certo negare che l’ARCHITETTO SUPREMO di queste associazioni (visto che la causa deve essere proporzionale all’effetto) non può essere altro che “colui” che negli Scritti Sacri è definito come il “principe del mondo”, e cioè satana in persona, che anche con la sua collaborazione fisica, dirige ed ispira almeno i leader di questi organismi a cooperare materialmente con loro”. (“Acta Sancta Sedis”, v. 1, p. 293, 13 luglio 1865). – Denis Fahey, nella prefazione alla nuova edizione riveduta di: DillonThe War of Antichrist With The Church And Christian Civilization”, 1885, reintitolata “Grand Orient Freemasonry Unmasked As The Secret Power Behind Communism”, [frammassoneria smascherata come potere segreto legata al comunismo]; Christian Book Club, Palmdale, CA, states, dichiara:

Massoneria e nazione ebraica

   In una nota a pagina 20 dell’edizione originale, mons. Dillon ritorna sulla questione della direzione della Massoneria, di cui aveva già parlato nella sua prefazione. Egli ci dice: “Il collegamento ebraico con la Massoneria moderna è un dato di fatto ovunque manifesto nella sua storia: le formule ebraiche impiegate dalla massoneria, le tradizioni ebraiche che improntano il suo cerimoniale, conducono ad una origine ebraica, o quantomeno al lavoro di pianificatori ebrei. … Chissà, che dietro l’ateismo ed il desiderio di guadagno che li spinge a sollecitare i “cristiani” a perseguitare la Chiesa e a distruggerla, non si trovi la speranza recondita di ricostruire il loro tempio, e nelle profondità più oscure di queste trame societarie, non si nasconda una società ancora più profonda, che mira ad un ritorno alla terra di Giuda per la ricostruzione del Tempio di Gerusalemme? “. – Queste osservazioni possono fornire il punto di partenza per un esame di tutta la questione inerente alle società segrete e alla loro azione, studiandole alla luce delle Encicliche dei Sommi Pontefici, e della storia. (53). 

* Nota importante :

Fr. Khoat, il provvidenziale sacerdote che ha incontrato”il cardinale Siri” (cioè Papa GregorioXVII) nel 1988 d.C.), -il 20 maggio del 2006, Festa del Corpus Christi, per il 100° anniversario della nascita di “Siri”, ha pubblicamente annunciato (video registrato su nastro)che Papa GregorioXVII ha proceduto alla nomina dei Cardinali “prima della sua “misteriosa morte, avvenuta il 2 maggio 1989 d.C.”. P.Khoat ha chiarito che “ci sono oggi(si era allora, come detto, nel maggio 2006 d.C.) “veriCardinali”che sono stati nominati da Papa GregorioXVII ancora in vita(“la Chiesa sotterranea”).

“La scelta del vero Papa, secondo i profeti, sarà: a) quasi miracolosa; b) immediatamente successiva ad una terribile guerra ed a rivoluzioni; c) fatta da Cardinali “elettori” che si riuniranno tra molte difficoltà; d) sarà (come alcuni profeti annunciano) protetta dall’intervento dei Santi Pietro e Paolo e degli Angeli…”. [fr.Culleton, “The Prophets and Our Times”,1941A.D. (con Imprimatur)].

NOTE

1 The Next Pope, The American Weekly, March 17, 1957, p. 21.

2 The Year of Three Popes, p. 142.

3 Runaway Church, Seabury, 1975. p. 10.

4 Cardinal Siri: The Man Who Could Have Been Pope, Our Sunday Visitor, May 21, 1989, p. 17.

5 The Popes In The Twentieth Century, Carlo Falconi, Little, Brown & Co., Boston, 1965. p. 308.

6 Pope John XXIII; His Life and Character, by Rev. Paul C. Perrotta, O.P., 1959, pp. 135-139.

7 Catholic Encyclopedia, v. 1, 1907, p. 32.

8 Exerpt from the French Newsletter, Introibo, No. 61, July-August- September, 1988, Association Noel Pinot, Angers, France, p. 3.

9 The Hidden, But Victorious Way Of The Free-Masonry, Rev. Fr. Henri Mouraux.

10 La Popessa, Paul I. Murphy and R. Rene Arlington, 1983, pp. 332- 333.

11 L’oecumenisme vu par un Franc Macon de Tradition, Yves Marsaudon, 1964, Paris, p. 26.

12 ibid., p. 15, 16.

13 John XXIII Comes To The Vatican, by Rev. Francis X. Murphy, C.SS.R., 1959, p. 139.

14 I Will Be Called John, Lawrence Elliott, 1973, pp. 90-92.

15 The Pope: Could He Be Cardinal Siri?, by Louis Hubert Remy, translated into English by Mrs. Heidi Hagen. L’originale, in francese, è pubblicato in SOUS LA BANNIERE No. 06 LUGLIO-AGOSTO 1986, Vailly-sur-Sauldre, France.

16 Excerpt from the French Newsletter, Introibo, No. 61, July-August- September, 1988, Association Noel Pinot, Angers, France, p. 3.

17 The Hidden, But Victorious Way Of The Free-Masonry, Rev. Fr. Henri Mouraux.

18 In God’s Name, p. 161-162.

19 ibid., p. 177.

20 A Thief In The Night, John Cornwell, Simon & Schuster, New York. 1989. p. 330

21 ibid., p. 242

22 ibid., p. 255.

23 The Hidden, But Victorious Way Of The Free-Masonry, Rev. Fr. Henri Mouraux.

24 Catholic Prophecy, The Coming Chastisement, 1970, TAN Books, p. 20.

25 The Broken Cross, The Hidden Hand in the Vatican, Veritas Publishing Company, Pt. Ltd., Australia, 1984, pp. 169, 170.

26 Focus Newsletter, May 1987, v. 1., no. 1., Michael A. Hoffman, Wiswell Ruffin House, Dresden, NY.

27 The Broken Cross, The Hidden Hand in the Vatican, Vertas Publishing Company Pt. Ltd., Australia, 1984, p. 171.

28 Christian Married Love, Edited with an Introduction by Raymond Dennehy, Ignatius Press, 1981, p. 101.

29 Time Magazine, October 30, 1978, p. 87.

30 The Broken Cross, The Hidden Hand in the Vatican, Veritas Publishing Company Pt. Ltd., Australia, 1984, p. 172.

31 Catholic Counter-Reformation #1874, pp. 509-510.

32 In God’s Name, Yallop, p. 319.

33 In God’s Name, Yallop, p. 264-265.

34 Catholic Counter-Reformation #1874, pp. 509-510.

35 The Question of the St. Michael’s Prayer, Fillip Q. Dictioneri, D.A.

36 The Life of Anne Catherine Emmerich, Very Rev. Carl E. Schmoeger, C.SS.R., v. ii, p. 346.

37 ibid., pages 349-350.

38 ibid., p. 130.

39 ibid, p. 298.

40 ibid., pp. 292-293.

41 ibid., p. 281.

42 ibid., p. 85.

43 ibid., p. 35.

44 ibid., pp. 329-330.

45 ibid., pp. 343-344.

46 Quote from Katarina Emmerich from The prophets and Our Times by Rev. R. Gerald Culleton, 1941, p. 207.

47 Une Fois Encore, Par. #7; 6 January 1907.

48 Catholic Prophecy, The Coming Chastisement, Yves Dupont, 1970, TAN Books, p. 22.

49 Prophecies and Portents For Our Times, Yves Dupont, p. 12.

50 Protocols of the Learned Elders of Zion, Sergei Nilus, 1905. Protocol #17.

51 The Masonic Plan to Suppress the Papacy as Admitted by the Freemasons Themselves, Exile of the Pope Elect; Part VIII, Gary Giuffre

52 The War of Antichrist With The Church And Christian Civilization, by Msgr. George F. Dillon, 1885, re-titled as Grand Orient Freemasonry Unmasked As The Secret Power Behind Communism, Britons Publishing Company, London. 1965. pp. 90-91. Catholic Counter-Reformation. #1874, pp. 509-510.

53 The War of Antichrist With The Church And Christian Civilization, by Msgr. George F. Dillon, 1885, re-titled as Grand Orient Freemasonry Unmasked As The Secret Power Behind Communism, Christian Book Club, Palmdale, CA.

 

NOTA: la “Tesi Siri” può essere copiata e distribuita interamente, purché non venga alterata in alcuna sua part

N.B. le note del traduttore sono indicate con [- n.d.t.-].

Copyright to The Siri Thesis is retained by William G. von Peters, Ph.D. Prior Copyright to source documents, newsletters, etc., provided by Gary Giuffre’ remains with him.

 

ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE IN CIELO

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ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE IN CIELO

L’Assunzione della Madonna è una delle solennità liturgiche più ricche di gioia. “Gaudent Angeli! Gaudete, quia cum Christo regnat!” (Si rallegrano gli Angeli! Rallegratevi anche voi, perché regna con Cristo!). – La Chiesa del cielo e quella della terra si uniscono alla felicità infinita di Dio, che incorona sua Madre e cantano con amore la gioia verginale di Colei, che si introduce per tutta l’eternità nella gioia del suo Figlio e Angeli e Santi si affrettano ad acclamarla Regina, mentre la terra gioisce, per aver dato al Cielo la sua gemma più bella. – Glorificazione dell’anima di Maria. – Questo è il giorno natalizio di Maria, quello in cui si celebrano ad un tempo il trionfo della sua anima e quello del suo corpo. Consideriamo prima la glorificazione dello spirito, meno notata, perché comune a tutti i Santi. Il raggiungimento della visione beatifica da parte dell’anima di Maria è cosa di tanto splendore e di tanta ricchezza che riverbera una luce inimitabile sulle nostre più alte speranze. – Non ci è possibile immaginare la bellezza di questa suprema rivelazione in cui lo sguardo già così puro e penetrante, della creatura più perfetta si aprì repentinamente davanti ad un abisso di infinita Bontà, ma, con l’aiuto della grazia divina, tentiamo di levare i nostri pensieri verso la cima, sulla quale si compie questa meraviglia che i nostri occhi non distinguono ancora. – Veramente si tratta di una cima: è il punto di arrivo di un’ascensione continua e perseverante, perchè, piena di grazia nel momento della Concezione, l’Immacolata continuò quaggiù a crescere davanti a Dio. L’Annunciazione, il Natale, il Calvario, la Pentecoste hanno segnato le tappe di questo progresso meraviglioso e ad ogni tappa l’amore verginale e materno si è accresciuto e arricchito, tendendo ad una altezza che nessuna creatura potrà mai raggiungere. La luce di gloria che investe d’improvviso l’anima di Maria e le rivela le grandezze del Figlio in tutta la loro magnificenza e la sua dignità materna, supera di molto la gloria di tutti gli Angeli e di tutti i Santi, perchè, dopo la santa Umanità di Cristo, stabilita alla destra del Padre nel santuario della Divinità, nulla possiede il mondo più perfetto di quest’anima materna irradiante purezza, bellezza, tenerezza e gioia: Beata Mater! – Lascerà ancora questo raggiungimento trionfale della felicità suprema qualche possibilità di sviluppo all’anima di Maria? Per sé no, perchè ormai tutto in lei è perfetto e nell’eternità non si cresce nella perfezione. Aperta in modo totale sugli splendori del Verbo, suo Figlio, l’anima di Maria soddisfa ormai perfettamente tutte le esigenze della sua vocazione sublime. È lo stato d’anima di una perfetta Madre di Dio. – Ma Maria ebbe un figlio solo. Gesù. Madre di Dio Salvatore, è Madre altresì di tutti coloro, che attingeranno alla sorgente della Salvezza, e la sua Maternità di grazia si estenderà fino alla fine del mondo. Nella luce beatifica, l’anima di Maria vede tutti i suoi figli e tutti i disegni di Dio su ciascuno di essi e, con un fiat di amore, consente e partecipa all’universale Provvidenza, in cui Dio la chiama ad avere un posto di intercessione, che non conosce limiti. Maria si unisce così al Sacerdote Sommo, che intercede per noi incessantemente la misericordia del Padre e la sua preghiera ottiene per la Chiesa, della quale è il tipo ideale, una Assunzione permanente fino a quando la pienezza del Corpo mistico sarà raggiunta in modo definitivo. L’anima di Maria, nell’attesa di questa apoteosi, meglio di qualsiasi altro santo, « impegna il suo Paradiso a fare del bene sulla terra ». Sia allora libero lo slancio della nostra gioia, uniamo alla confidenza la gratitudine, lodiamo degnamente la nostra Avvocata, la Mediatrice, la Madre, che prende il suo posto di Regina, presso il trono dell’Agnello. – Fede della Chiesa nell’Assunzione di Maria. – L’origine di questa fede non ha una data precisa, ma da molti secoli la Chiesa afferma che il corpo di Maria è in Cielo unito all’anima sua gloriosa e questo privilegio del corpo di Maria è l’elemento distintivo del mistero dell’Assunzione. Il Sommo Pontefice Pio XII, il primo novembre del 1950, compiendo il voto unanime di vescovi e fedeli, proclamò solennemente come « dogma rivelato che Maria, l’Immacolata Madre di Dio, sempre Vergine, al termine della sua vita terrena, fu elevata, anima e corpo, alla gloria del cielo » (Bolla dogmatica Munificentissimus Deus). – La definizione non dice se Maria passò, vivente, dalla terra al Cielo, o se, come il Figlio, subì la morte e risuscitò, prima di entrare nella gloria. Il privilegio insigne dell’Immacolato Concepimento, la Verginità e la Santità perfetta potevano certo rendere Maria immortale, ma la Madre del Salvatore, che imitò sempre fedelmente il Figlio, volle senza dubbio seguirlo fino al sepolcro, perchè doveva, come Lui, e come tutti noi nell’ultimo giorno, trionfare pienamente con una Risurrezione gloriosa, sul peccato e sulla morte.

Leggende.

Leggende apocrife, diffuse verso la fine del IV secolo, hanno volgarizzato narrazioni spettacolari, meravigliose e spesso incoerenti, sulla morte di Maria e sul trasporto del suo Corpo in Paradiso. – Gli Apostoli, riuniti prodigiosamente presso la Madre del Salvatore, avrebbero assistito alla sua morte e ai suoi funerali. San Tommaso, giunto troppo tardi, avrebbe voluto la riapertura della tomba, il che permise di costatare che il Corpo verginale era stato portato in luogo noto a Dio soltanto. La nostra fede e la nostra certezza teologica non devono accettare questi documenti senza valore, nati forse fra comunità eretiche. Predicazione e insegnamento pastorale devono fare a meno di seguire queste maldestre imitazioni del racconto evangelico della Risurrezione del Signore. Queste leggende non hanno dato origine alla fede della Chiesa nella Assunzione, ma hanno anzi ritardata di parecchi secoli la perfetta unanimità di essa. Il pensiero cristiano dovette prima sbarazzarsi della dannosa loro influenza, per poter giungere a discernere bene i motivi veri, che portano a considerare l’Assunzione corporea di Maria una verità di fede.

La fede unanime.

Quale motivo permise dunque al Sommo Pontefice di definire dogma di fede l’Assunzione ? Lo dichiara la Bolla pontificia con precisione: il consenso unanime dei Vescovi e delle Chiese oggi in comunione con la Sede Apostolica. Questa convinzione universale dei Pastori e dei fedeli non sarebbe mai stata possibile, se l’oggetto di essa non fosse in qualche modo contenuto nella Rivelazione.

Prove scritturali.

Dove troviamo la verità dell’Assunzione nella rivelazione cristiana? Nei documenti della Chiesa primitiva non abbiamo traccia di una tradizione orale di origine apostolica. Forse appena vi allude l’Apocalisse indirettamente, quando descrive la Chiesa in questi termini: « Apparve in Cielo un segno grande: una donna vestita di sole, la luna ai suoi piedi e sulla sua testa una corona di dodici stelle» (Apoc. 12, i). Tipo e modello perfetto della Chiesa è Maria, la Madre di Dio e può essere che qui san Giovanni abbia fatto una indiretta allusione alla presenza di Maria in Cielo. E invece certo che i Libri sacri attribuiscono a Maria titoli e funzioni provvidenziali, che nel loro insieme esigono, come normale coronamento, il privilegio dell’Assunzione corporale. Dando un senso mariano al Versetto del Genesi, noto con il nome di Protoevangelo : « Stabilirò inimicizia fra te e la donna, fra la sua generazione e la tua, essa ti schiaccerà il capo », la tradizione cristiana espressa autenticamente nella Bolla dogmatica Inefabilis, vide in questa sentenza divina l’annuncio di un trionfo perfetto di Cristo e della sua Madre sul peccato e tutte le conseguenze di esso. Pio IX si era appoggiato a questo testo, per definire l’Immacolata Concezione e non è impossibile vedere in questo testo anche una rivelazione implicita di un trionfo perfetto sulla morte. – Checché si pensi di questo testo misterioso, il Vangelo associa sempre Maria agli atti essenziali della Redenzione e specialmente al Sacrificio della Croce e come si potrebbe credere che non sia più corporalmente unita al Figlio nell’esercizio del suo attuale sacerdozio celeste? Il Vangelo dichiara inoltre Maria « piena di grazia », « benedetta fra tutte le donne » e soprattutto « Madre del Signore » e tanti titoli costituiscono, come vedremo, una rivelazione implicita della glorificazione immediata della sua anima e del suo corpo.

La mancanza di reliquie.

Tuttavia riconosciamo che i primi secoli cristiani non conobbero in modo positivo e preciso l’Assunzione di Maria. Dobbiamo tener presente un fatto importante: in nessun luogo fu mai rivendicato il Corpo della Santa Vergine, nè mai furono cercati i resti e, in epoca in cui le reliquie dei santi erano molto onorate, ciò diventa un indice importante. Sembrerebbe che fin da quei tempi lontani si pensasse che il Corpo di Maria non poteva essere sulla terra. Sant’Epifanio, morto nel 377, dopo aver vissuto molto tempo in Palestina, confessa la sua ignoranza riguardo alla morte e al sepolcro di Maria, ma neppure una riga del suo scritto insinua che i resti mortali della Vergine sarebbero conservati quaggiù. Egli mette solo in dubbio i racconti fantasiosi che cominciano a diffondersi e si chiede se Maria è morta e se è morta martire e risponde che a queste domande non si può dare una risposta e, senza affermare l’Assunzione, pare tuttavia non ne faccia oggetto delle sue prudenti riserve. – Il pensiero cristiano, all’inizio del secolo V, l’epoca del Concilio di Efeso, particolarmente interessato alla dottrina mariana, affronta il problema della sorte riservata al Corpo di Maria e afferma che i racconti apocrifi interpretano in modo sconveniente e ridicolo una verità, che si impone da sè alle anime illuminate dalla fede: il Corpo di Maria non si è corrotto nella tomba: Dio lo ha miracolosamente portato in Paradiso.

Origine della Festa dell’Assunzione.

Le sole liturgie siriaca ed egiziana, attingono in quell’epoca ai racconti leggendari per le loro descrizioni della dormitio di Maria. – Gerusalemme ha dal 450 la sua festa annuale della Madre di Dio fissata al 15 agosto, ma per due secoli l’ufficio non accenna all’Assunzione. – Agli inizi del secolo vii la festa della Dormitio è istituita a Bisanzio, con decreto dell’Imperatore Maurizio, e presto, forse sotto l’influenza degli apocrifi, ma soprattutto per il senso profondo, che la Chiesa possiede delle verità della fede, oggetto principale della festa diventa l’ingresso del Corpo di Maria nella gloria. La festa dell’Assunzione è introdotta a Roma verso l’anno 650 e nella stessa epoca, forse anche alquanto prima, come in Gallia per la dipendenza di san Gregorio di Tours dagli apocrifi, l’Assunzione diviene oggetto di una commemorazione solenne fatta prima il 18 gennaio e più tardi il 15 agosto.

La festa a Roma.

Per la dottrina affermata, la celebrazione della festa dell’Assunzione costituiva per la Chiesa Romana un fatto di importanza capitale e, cosa ancor più degna di nota, Roma accettava la fede nell’Assunzione, senza aderire alle leggende. La sua liturgia ha una sola allusione all’Assunzione, ma è di una precisione mirabile e porta tutto il problema al suo vero centro. È la celebre orazione “Veneranda nobis”, che si recitava quando partiva la processione, che precedeva la Messa. – « Signore, dobbiamo venerare la festa di questo giorno nel quale la Santa Madre di Dio fu sottomessa alla morte temporale. Ella tuttavia non potè essere trattenuta dai legami della morte, avendo generato nella sua propria sostanza il vostro Figlio incarnato, nostro Signore». – Non si poteva essere insieme più sobrii, più completi e più precisi. La fede nella morte, nella Risurrezione e nell’Assunzione di Maria è affermata nettamente ed è messo in evidenza il motivo fondamentale di questa fede: la Maternità divina o, meglio, il fatto che la carne di Cristo, Verbo Incarnato, è stata presa da Maria. Questo gioiello della liturgia mariana data per lo meno dal secolo vili, cioè dal tempo in cui, in Oriente, sant’Andrea, vescovo di Creta dal 711 al 720, predicando un triduo sulla Dormitio della Madonna, esponeva il dogma dell’Assunzione su basi puramente dottrinali e indipendenti da tradizioni apocrife. – San Germano di Costantinopoli e san Giovanni Damasceno, sebbene meno prudenti e riservati, riallacciano essi pure l’Assunzione alle sue sorgenti autentiche ed è necessario citare qualche passo delle loro ammirabili omelie.

Discorso di san Germano.

« Come avresti potuto essere concepita e poi svanire in polvere, esclama san Germano, Tu che, per la carne che desti al Figlio di Dio liberasti il genere umano dalla corruzione della morte?…» Era mai possibile che il vaso del tuo Corpo, che fu pieno di Dio, se ne andasse in polvere, come qualsiasi carne? Colui, che si è annientato in Te, è Dio fin dal principio e perciò vita, che precedette i secoli, ed era necessario che la Madre della Vita abitasse insieme con la Vita e cioè che si addormentasse per un istante nella morte, per assomigliare a Lui e che poi il passaggio di questa Madre della Vita fosse come un risveglio. » Un figlio prediletto desidera la presenza della madre e la madre, a sua volta, aspira a vivere col figlio. Era giusto perciò che salissi al Figlio tu che ardevi nel cuore di amore per Dio, frutto del tuo seno; era giusto ancora che Dio, nell’affetto filiale che portava alla Madre sua, la chiamasse presso di sè a vivere nella sua intimità » (Primo discorso sulla Dormitio P. G. 98; 345, 348). – In un secondo discorso ritorna sullo stesso argomento in termini ancora più precisi: « Tu avevi da te stessa la tua lode, perché tu sei la Madre di Dio… Per questo bisognava che il tuo Corpo, un corpo che aveva portato Dio, non fosse abbandonato in preda alla corruzione e alla morte» (Secondo Discorso, col. 357). – D’ora in poi queste considerazioni nutriranno tutti i discorsi sulla Dormitio e sull’Assunzione della Madonna. Il padre Terrien scrive : « I discorsi di san Giovanni Damasceno sulla preziosa morte e Assunzione di Maria sono un inno perpetuo, che egli canta in onore della Vergine benedetta, e in esso richiama tutti i privilegi, tutte le grazie, tutti i tesori, dei quali fu prodigiosamente arricchita dal cielo, e tutti li riallaccia alla Maternità divina come raggi al loro centro » (Mère de Dieu, t. II, pp. 371-372). – L’oriente è ormai conquistato alla fede tradizionale nell’Assunzione di Maria e il suo pensiero non subirà più sbandamenti.

La fede in Occidente.

In occidente appaiono difficoltà. Il popolo cristiano, docile agli insegnamenti della liturgia, aderisce, nel suo complesso, senza riserve alla dottrina dell’Assunzione, ma i teologi, per lo meno nella Gallia, restano esitanti e temono gli apocrifi. Essi non negano l’Assunzione, ma non vogliono impegnarvi la fede della Chiesa e ai tempi di Carlomagno (verso l’anno 800) un concilio capitolare di Aix-la-Chapelle omette l’Assunzione nell’elenco delle feste della Madonna, riservandosi di esaminare, se possa essere conservata e sarà data una risposta affermativa solo nel 813, al concilio di Magonza. – La crisi aumenta nel secolo IX. La notizia sull’Assunzione, che abbiamo nel Martirologio di Adone, lascia di proposito nel dubbio la questione dell’Assunzione corporale e rigetta i dati frivoli ed apocrifi, che sono stati diffusi in argomento. Nella stessa epoca l’abate di Gorbia, Pascasio Radberto rivolge a dei religiosi un lungo sermone: “Cogitis me”, nel quale ha l’abilità di farsi credere san Gerolamo e, mentre con parole commoventi celebra la morte della Madonna [Il responsorio “Ascendit Chrlstus” e l’antifona “Hodie gloriosa Virgo caelos ascendit” sembrano tolte dal sermone “Cogitis me”, e tuttavia è certo che Pascasio Radberto non ha riprodotto, nè commentato queste parti liturgiche. Sarebbero allora anteriori all’anno 850? Il Pascasio stesso afferma che egli riporta testi liturgici precedenti.], comincia mettendo in guardia sul racconto del Passaggio di Maria dalla terra al cielo. A suo modo di pensare, non si sa nulla sulla sorte riservata al Corpo di Maria. È una reazione certo esagerata, ma dal fondo sano, alla troppo facile credulità verso gli apocrifi, allora in voga nella Gallia, (la liturgia gallicana aveva preso molto da tali scritti). Il lato più curioso di questo episodio è che il sermone “Cogitis Me”, sotto il nome di san Gerolamo, passò presto nelle lezioni del Breviario lungo l’ottava dell’Assunzione e ci volle la riforma di San Pio V, per eliminare dal Breviario un testo, che si allontanava dalla dottrina comune della Chiesa in un punto molto importante. – Nei due secoli che seguirono l’apparizione del “Cogitis me”, gli spiriti furono esitanti e San Bernardo, ad esempio, non afferma mai espressamente l’Assunzione corporale di Maria, sebbene non vi sia indizio che l’insieme del clero e del fedeli abbia condiviso gli scrupoli degli eruditi. La liturgia romana, in uso in tutto l’occidente, celebrava l’Assunzione di Maria, e, per il popolo cristiano, si trattava di Assunzione corporale, sicché la Colletta Veneranda affermava sempre chiaramente la fede comune, senza vincolarla ai documenti apocrifi.

Lo pseudo Agostino.

Sul finire del secolo X, o all’inizio dell’ XI, ebbe un influsso decisivo sul pensiero teologico un nuovo libro sull’Assunzione, il cui autore è ancora ignoto, anche se fu molto presto attribuito a S. Agostino. – Non si trattava di riabilitare le leggende apocrife, ormai squalificate, ma di poggiare la verità dell’Assunzione di Maria su basi scritturali e dottrinali sicure e questo piccolo trattato sull’Assunzione è un capolavoro di chiarezza e di profondità. Procede con metodo scolastico, con ordine, senza digressioni e l’esposizione, in apparenza austera, è animata da sana e solida devozione mariana, tanto da rivelare la mano di un grande maestro e di un uomo di fede. E il miglior trattato sull’Assunzione che possieda la tradizione cristiana e bisogna citarne almeno le ultime righe. – « Nessuno nega che Cristo potè concedere a Maria questo privilegio (l’Assunzione corporale). Se Egli lo potè, lo volle, perché vuole tutto quello che è giusto e conveniente. Pare dunque che si possa, con ragione, concludere che Maria godette nel corpo, come nell’anima, una felicità inenarrabile nel Figlio e con il Figlio; che sfuggì alla corruzione della morte Colei la cui integrità verginale fu consacrata, dando alla luce un Figlio così grande. Vive tutta intera Colei dalla quale noi abbiamo la vita perfetta, è con Colui che portò nel suo seno, presso Colui che concepì, generò, nutrì della sua carne. – Madre di Dio, nutrice di Dio, domestica di Dio, compagna inseparabile di Dio. Io non ho la presunzione di parlare di lei in modo diverso, perchè non oso pensare in modo diverso » (Liber unus de Assumptione Virginis, P. L. XL, col. 1148). – Il trattato, riportando la questione dell’Assunzione corporale di Maria sul vero terreno dogmatico, esercitava un’influenza grandissima sui predicatori e sui teologi e, nel secolo d’oro della Teologia, il consenso era unanime: S. Alberto Magno, san Bonaventura, san Tommaso d’Aquino parlano dell’Assunzione corporale di Maria come di verità accettata da tutta la Chiesa. La causa ormai è vinta. Eruditi umanisti francesi sollevarono qualche dubbio nel secolo XVII, ma non si tratta della negazione del fatto dell’Assunzione, bensì della discussione delle sue basi storiche e, avvelenata da malignità, la battaglia termina presto, per mancanza di combattimenti.

L’Immacolata Concezione e L’Assunzione.

La dottrina dell’Assunzione tornò di attualità dopo la definizione del dogma dell’Immacolato Concepimento di Maria, nel 1854. I due privilegi si sostengono vicendevolmente e si basano su fondamenti comuni e non desta stupore il fatto che, quindici anni dopo, al Concilio Vaticano, un numero considerevole di vescovi indirizzi al Sommo Pontefice una supplica volta ad ottenere la definizione dogmatica dell’Assunzione corporea di Maria. – L’impulso magnifico dato agli studi mariani dal Sommo Pontefice Leone XIII, continuato da san Pio X, sviluppò e consolidò il pensiero cristiano, ma la Santa Sede restava in prudente attesa. San Pio X rispondeva, ad una domanda prematura, che la questione doveva essere ancora studiata lungamente.

L’opera di Pio XII.

Era serbato a Pio XII l’onore di coronare questa lenta penetrazione della verità dogmatica. Agli inizi del suo Pontificato, fissando la festa del Cuore Immacolato di Maria nel giorno ottavo dell’Assunzione, il Sommo Pontefice incoraggiava una devozione, che è condizionata all’attuale esistenza nella gloria del Corpo glorioso della Madonna. Il passo decisivo fu compiuto nel 1946, quando Pio XII inviò a tutti i vescovi del mondo cattolico un questionario sulla fede nell’Assunzione corporale di Maria e sulla opportunità di una definizione. Le risposte furono quasi tutte favorevoli e costituivano una testimonianza moralmente unanime della Chiesa universale in favore della verità dogmatica dell’Assunzione. Il 14 agosto 1950, il Sommo Pontefice annunciava che, per coronare l’anno giubilare, avrebbe solennemente proclamato il dogma mariano e fissava la cerimonia al primo novembre, nella festa di Ognissanti. Pensiero ammirabile, che associava la Chiesa trionfante alla gioia dei cattolici del mondo intero, accorsi in folla, per applaudire al trionfo di Maria. – L’ammirabile continuità nell’attaccamento della Chiesa alla dottrina dell’Assunzione è una delle testimonianze più belle della sua vita collettiva, e degno di nota è il fatto che tale attaccamento fu mantenuto, nelle ore più critiche, nell’affermazione discreta ma equilibrata della Liturgia Romana. Dopo il secolo VII, la Chiesa d’Occidente celebrò sempre l’Assunzione corporale di Maria e tale celebrazione fu lo strumento provvidenziale che fissò sempre maggiormente la luce divina nello spirito dei Pastori e dei fedeli. Cantando nell’allegrezza “Assumpta est Maria in coelum” il loro pensiero correva d’istinto alla gloria totale di Maria. Essi non si ponevano questioni critiche, nè si chiedevano se il trionfo era dell’anima soltanto; essi vedevano levarsi nella gloria Maria, la Madre di Dio, Madre nel suo Corpo e Madre nella sua Anima.

La preghiera di Maria.

Sebbene sgorgati dalle labbra della Vergine nella casa della cugina Elisabetta, i versetti del Magnificat sono, nel loro senso profondo, l’espressione della preghiera abituale di Maria. Raccolte le parole nella Scrittura, se le era applicate, contemplando nel silenzio le meraviglie che Dio operava in Lei e per Lei. – Furono senza dubbio la preghiera di tutta la vita della Santa Vergine e la Chiesa, cantando il Magnificat ogni giorno, in tutte le solennità vi trova sempre un senso nuovo e più profondo. Maria lo ripetè a Nazaret, a Cana, dopo la Risurrezione, sul Monte degli Ulivi, quando Gesù salì al cielo e molti autori spirituali pensano che lo cantasse, nel suo cuore colmo di dolore, il Venerdì santo a sera, mentre discendeva dal Calvario. – Più ancora il Magnificat è la preghiera della Vergine Santa nel giorno in cui Dio colma la misura delle grazie e dei favori verso la Madre del suo Figlio, elevandola corporalmente al cielo e coronandola Regina dell’universo.

Magnificat.

La sua anima, giunta alla pienezza della perfezione e il suo spirito illuminato dalla visione beatifica glorificano il Signore e godono la salvezza data a Lei, più che a tutte le altre creature. – Ricorda che era una piccola creatura, l’ancella del Signore, e che, per sua bontà, senza meriti da parte sua. Egli ha rivolto a Lei i suoi occhi. Ed ecco che tutti i secoli la proclameranno beata e bene lo sappiamo noi, che, interrogando la storia, vediamo le vestigia lasciate dal culto e dall’amore per la Vergine Immacolata; noi che, presenti realmente o presenti attraverso le onde sulla piazza di san Pietro in Roma il mattino della festa di Ognissanti del 1950, abbiamo cantato la Vergine salita al cielo con acclamazioni entusiastiche e interminabili. – Sì, Egli fece in Maria cose grandi, Colui che può tutto e queste cose grandi noi non sapremmo ricordarle tutte, ma in questa festa noi ne vediamo il coronamento nella Assunzione al cielo. E questa felicità non è felicità di Maria soltanto, perchè noi pure esultiamo, non solo perchè sappiamo felice presso Dio la nostra Madre, ma perchè crediamo che un giorno la raggiungeremo, essendo la misericordia divina per tutti coloro che temono il Signore, per coloro che Lo servono con fedeltà. Come è vile il mondo! I grandi, i potenti, coloro che si gonfiavano di orgoglio nella loro potenza, nella loro scienza, nelle loro ricchezze, sono cancellati dalla memoria dei popoli. Erano sazi, non avevano bisogno della salvezza portata dal Messia. La Vergine umilissima, ignorata da tutti, e con lei i discepoli di Gesù sono ora saziati dei beni veri e la loro potenza, la loro felicità sono eterne. – Tutto questo è opera della fedeltà e della tenerezza di Dio al Quale sia onore e gloria nei secoli dei secoli.

PREGHIAMO

O Dio onnipotente ed eterno che hai assunto alla gloria celeste, in corpo ed anima, l’Immacolata Vergine Maria, Madre del tuo Figliolo, concedici di essere sempre protesi verso le cose celesti, onde meritare di essere partecipi della sua gloria.

 

PREGHIERA DI S. S. PIO XII A MARIA SS. ASSUNTA

O Vergine Immacolata, Madre di Dio e Madre degli uomini!

1. Noi crediamo con tutto il fervore della nostra fede nella vostra assunzione trionfale in anima e in corpo al cielo, ove siete acclamata Regina da tutti i cori degli Angeli e da tutte le schiere dei Santi; e noi ad essi ci uniamo per lodare e benedire il Signore, che vi ha esaltata sopra tutte le altre pure creature, e per offrirvi l’anelito della nostra devozione e del nostro amore.

2. Noi sappiamo che il vostro sguardo, che maternamente accarezzava l’umanità umile e sofferente di Gesù in terra, si sazia in cielo alla vista della umanità gloriosa della Sapienza increata, e che la letizia dell’anima vostra nel contemplare faccia a faccia l’adorabile Trinità fa sussultare il vostro cuore di beatificante tenerezza; e noi, poveri peccatori, noi a cui il corpo appesantisce il volo dell’anima, vi supplichiamo di purificare i nostri sensi, afinchè apprendiamo, fin da quaggiù a gustare Iddio, Iddio solo, nell’incanto delle creature.

3. Noi confidiamo che le vostre pupille misericordiose si abbassino sulle nostre miserie e sulle nostre angoscie, sulle nostre lotte e sulle nostre debolezze; che le vostre labbra sorridano alle nostre gioie e alle nostre vittorie; che Voi sentiate la voce di Gesù dirvi di ognuno di noi, come già del suo discepolo amato: Ecco il tuo figlio; e noi, che vi invochiamo nostra Madre, noi vi prendiamo, come Giovanni, per guida, forza e consolazione della nostra vita mortale.

4. Noi abbiamo la vivificante certezza che i vostri occhi, i quali hanno pianto sulla terra irrigata dal sangue di Gesù, si volgano ancora verso questo mondo in preda alle guerre, alle persecuzioni, alla oppressione dei giusti e dei deboli; e noi, fra le tenebre di questa valle di lacrime, attendiamo dal vostro celeste lume e dalla vostra dolce pietà sollievo alle pene dei nostri cuori, alle prove della Chiesa e della nostra patria.

5. Noi crediamo infine che nella gloria, ove Voi regnate, vestita di sole e coronata di stelle. Voi siete, dopo Gesù, la gioia e la letizia di tutti gli Angeli e di tutti i Santi; e noi, da questa terra, ove passiamo pellegrini, confortati dalla fede nella futura risurrezione, guardiamo verso di voi, nostra vita, nostra dolcezza, nostra speranza; attraeteci con la soavità della vostra voce, per mostrarci un giorno, dopo il nostro esilio, Gesù, frutto benedetto del vostro seno, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria (Pio Pp. XII).

Santità e gloria di Maria

Solo chi conosce la santità di Maria può valutarne la gloria, ma la Sapienza, che ha colmato gli abissi (Prov. 8, 27), non ci rivelò la profondità di questo oceano al cui confronto le virtù dei giusti e le grazie da essi ricevute non sono che un ruscello. L’immensità della grazia e del merito, che costituisce la soprannaturale perfezione della Vergine benedetta, ci porta a concludere che, nella gloria, che consacra la santità degli eletti, deve avere altrettanta superiorità. – Mentre i predestinati si scaglionano nei diversi gradi della celeste gerarchia, la Madre santa di Dio si eleva oltre tutti i cori dei beati (Liturg. della festa) formando da sola un ordine distinto, un cielo nuovo, in cui le armonie angeliche ed umane sono superate. – Dio è in Maria più glorificato, meglio conosciuto e più amato che in tutto l’universo e per questo, secondo l’ordine della Provvidenza creatrice, che subordina il meno perfetto al più perfetto. Maria doveva essere Regina della terra e del cielo.

Il mondo fatto per Cristo e per Maria.

Tenuto presente questo, il mondo esiste per l’Uomo-Dio e per Maria. Il grande teologo Card. Lugo, spiegando le parole dei santi dice: « Come Dio, compiacendosi di tutto creare per il suo Cristo, fece di Lui il fine delle creature, così si può dire che, nell’amore per la Vergine Madre, creò tutto il resto, facendo sì che giustamente meritasse di essere chiamata fine di tutte le cose » (De Lugo, De Incarn. Disput. VII, sect. 2). – Maria, Madre di Dio e sua primogenita (Eccli. 24, 5) aveva titolo e diritto ai beni di Dio e, come sposa, doveva dividerne la corona. « La Vergine gloriosa, dice san Bernardino da Siena, ha tanti sudditi quanti ne ha la Trinità. Tutte le creature, non conta la posizione che hanno nel creato, sono sottomesse alla Vergine: le creature spirituali come gli Angeli, le ragionevoli come l’uomo, le materiali come i corpi celesti o gli elementi, il cielo, la terra, i reprobi, i beati, tutto quanto dipende dalla potenza di Dio. Infatti il Figlio di Dio e della Vergine benedetta, volendo, per così dire, uguagliare in qualche modo all’autorità del Padre quella di sua Madre, si fece, Egli che è Dio, servitore di Maria e, se è esatto dire che tutto, anche la Vergine, obbedisce a Dio, si può rovesciare la proposizione e affermare che tutto, anche Dio, obbedisce alla Vergine » (Disc, per la festa di Maria, c. 6). – Lo Spirito Santo ci dice che il dominio dell’eterna Sapienza comprende cielo, terra e abisso (Eccli. XXIV, 7-11) e tutto questo è appannaggio di Maria nel giorno della sua incoronazione e, come la Sapienza divina. Maria può glorificarsi in Dio (ibid. 1). Colui, del Quale cantò un giorno la magnificenza, oggi esalta la sua umiltà (Lc. I, 46-55). La Beata per eccellenza (ibid. 48) è ora l’onore del suo popolo, l’ammirazione dei santi, la gloria degli eserciti dell’Altissimo (Eccli. XXIV, 1-4). Nella sua bellezza, vada con lo Sposo alla vittoria (Sal. XLIV, 4-6) e trionfi dei cuori dei potenti e degli umili (Eccli. XXIV, 11). La consegna dello scettro del mondo nelle sue mani non è solo onore, ma realtà e, infatti, da quella consegna. Maria comanda e combatte, protegge la Chiesa, ne difende il Capo, tien salde le schiere delle sacre milizie, suscita i santi, dirige gli Apostoli, illumina i dottori, stermina l’eresia, ricalpesta l’inferno.

Regina e Madre.

Salutiamo la nostra Regina, cantiamo le sue imprese, siamo docili al suo comando, soprattutto amiamola e conidiamo nel suo amore. Non abbiamo paura che, per le sollecitudini enormi che richiede la diffusione del regno di Dio, dimentichi la nostra piccolezza e le nostre miserie: nulla a Lei sfugge di quello che avviene nel più oscuro ridotto sul più lontano confine del suo immenso dominio. – Dal suo titolo, in effetto di causa universale, al di sotto di Dio, a buon diritto si deduce l’universalità della sua provvidenza; e i maestri di dottrina (Suarez, 3.a Pars, qu. XXXVII, art. 4; Disp. XXI, sez. 3.a) ci presentano Maria associata nella gloria alla scienza detta di visione, per la quale tutto ciò che è, fu e sarà davanti a Dio è presente. La sua carità non ha imperfezioni e, come il suo amore per Dio sorpassa quello di tutti gli eletti, la tenerezza di cui circonda il più piccolo, il più dimenticato e derelitto figlio di Dio, che è anche suo figlio, supera l’amore di tutte le madri concentrato sopra un figlio solo. Ci previene con le sue sollecitudini, ascolta in qualsiasi momento le umili preghiere, ci segue nelle colpevoli fughe, sostiene nelle debolezze, compatisce nei malanni del corpo e dell’anima, largisce le grazie delle quali è tesoriera. Con le parole di uno dei suoi grandi servi, diciamole dunque:

Preghiera.

O santissima Madre di Dio, che abbellisci la terra e il cielo, tu, lasciando la terra non hai abbandonato gli uomini e, se quando eri quaggiù vivevi in cielo, ora che sei in cielo dimori con noi. Veramente felici quelli che ti contemplarono e vissero con la Madre della vita! Ma, come Tu abitavi in carne con gli uomini dei primi tempi, ora abiti spiritualmente con noi. Noi ascoltiamo la tua voce, la voce di noi tutti giunge alle tue orecchie e la protezione continua con cui ci segui è prova della tua presenza. Tu ci visiti, il tuo occhio è su ciascuno di noi e, se anche non possiamo vederti, Tu sei in mezzo a noi e Ti mostri in modi diversi a chi è degno di vederti. La tua carne, uscita dal sepolcro, non arresta la immateriale potenza, l’attività purissima dell’anima tua, che, inseparabilmente unita allo Spirito Santo, si fa sentire dove vuole (Gv. III, 8). Ricevi, o Madre di Dio, l’omaggio riconoscente della nostra allegrezza e parla dei tuoi figli a Colui, che Ti ha glorificata e, con la sua potenza divina, Egli accoglierà qualsiasi tua domanda. Sia egli benedetto nei secoli (S. Germano di Costantinopoli: Sulla Dormitio 1).

[da: P. Guéranger; l’anno liturgico, vol. II].

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Con tali premesse, è naturale rileggere con attenzione la lettera enciclica del Santo Padre S.S. Pio XII “Munificentissimus Deus”, con la quale si ufficializzava il dogma mariano dell’Assunzione, lettera che risplende per: devozione e pietà mariana, scienza sacra, e autorità magisteriale.

PioXII-tiara

 

ENCICLICA

“MUNIFICENTISSIMUS DEUS”

DI S. S. PIO XII

“SULL’ASSUNZIONE DI MARIA AL CIELO IN ANIMA E CORPO”

AI VENERABILI FRATELLI, PATRIARCHI,

PRIMATI, ARCIVESCOVI, VESCOVI

E AGLI ALTRI ORDINARI

AVENTI CON L’APOSTOLICA SEDE

PACE E COMUNIONE

PIO PP. XII

SERVO DEI SERVI DI DIO

VENERABILI FRATELLI, SALUTE E APOSTOLICA BENEDIZIONE

Pio Vescovo, servo dei servi di Dio a perenne memoria

Munificentissimus Deus, qui omnia potest, cuiusque providentiae consilium sapientia et amore constat, arcano suae mentis proposito populorum singulorumque hominum dolores intersertis temperat gaudiis, ut, diversis rationibus diversisque modis, ipsum diligentibus omnia cooperentur in bonum (cfr. Rom. VIII, 28)” ….

Il munificentissimo Dio, che tutto può e le cui disposizioni di provvidenza sono fatte di sapienza e d’amore, nei suoi imperscrutabili disegni contempera nella vita dei popoli e in quella dei singoli uomini dolori e gioie, affinché per vie diverse e in diverse maniere tutto cooperi in bene per coloro che lo amano (cf. Rm 8,28). – Il Nostro pontificato, come anche l’età presente, è assillato da tante cure, preoccupazioni e angosce, per le presenti gravissime calamità e l’aberrazione di molti dalla verità e dalla virtù; ma Ci è di grande conforto vedere che, mentre la fede cattolica si manifesta pubblicamente più attiva, si accende ogni giorno più la devozione verso la vergine Madre di Dio, e quasi dovunque è stimolo e auspicio di una vita migliore e più santa. – Per cui, mentre la santissima Vergine compie amorosissimamente l’ufficio di madre verso i redenti dal sangue di Cristo, la mente e il cuore dei figli sono stimolati con maggiore impegno a una più amorosa contemplazione dei suoi privilegi. – Dio, infatti, che da tutta l’eternità guarda Maria vergine, con particolare pienissima compiacenza, “quando venne la pienezza del tempo” (Gal IV,4), attuò il disegno della sua provvidenza in tal modo che risplendessero in perfetta armonia i privilegi e le prerogative che con somma liberalità ha riversato su di Lei. Che se questa somma liberalità e piena armonia di grazie dalla Chiesa furono sempre riconosciute e sempre meglio penetrate nel corso dei secoli, nel nostro tempo è stato posto senza dubbio in maggior luce il privilegio della corporea Assunzione al cielo della Vergine Madre di Dio Maria. – Questo privilegio risplendette di nuovo fulgore fin da quando il nostro predecessore Pio IX, d’immortale memoria, definì solennemente il dogma dell’Immacolata Concezione dell’augusta Madre di Dio. Questi due privilegi infatti sono strettamente connessi tra loro. Cristo con la sua morte ha vinto il peccato e la morte, e sull’uno e sull’altra riporta vittoria in virtù di Cristo chi è stato rigenerato soprannaturalmente col battesimo. Ma per legge generale Dio non vuole concedere ai giusti il pieno effetto di questa vittoria sulla morte se non quando sarà giunta la fine dei tempi. Perciò anche i corpi dei giusti dopo la morte si dissolvono, e soltanto nell’ultimo giorno si ricongiungeranno ciascuno con la propria anima gloriosa. – Ma da questa legge generale Dio volle esente la beata vergine Maria. Ella per privilegio del tutto singolare ha vinto il peccato con la sua concezione immacolata; perciò non fu soggetta alla legge di restare nella corruzione del sepolcro, ne dovette attendere la redenzione del suo corpo solo alla fine del mondo. Per questo, quando fu solennemente definito che la vergine Madre di Dio Maria fu immune della macchia ereditaria fin dalla sua concezione, i fedeli furono pervasi da una più viva speranza che quanto prima sarebbe stato definito dal supremo Magistero della Chiesa anche il dogma della corporea Assunzione al cielo di Maria Vergine. Infatti si videro non solo singoli fedeli, ma anche rappresentanti di nazioni o di province ecclesiastiche e anzi non pochi padri del concilio Vaticano chiedere con vive istanze all’apostolica sede questa definizione. – In seguito queste petizioni e voti non solo non diminuirono, ma aumentarono di giorno in giorno per numero ed insistenza. Infatti per questo scopo furono promosse crociate di preghiere; molti ed esimi teologi intensificarono i loro studi su questo soggetto, sia in privato, sia nei pubblici atenei ecclesiastici e nelle altre scuole destinate all’insegnamento delle sacre discipline; in molte parti dell’orbe cattolico furono tenuti congressi mariani sia nazionali sia internazionali. Tutti questi studi e ricerche posero in maggiore luce che nel deposito della fede affidato alla chiesa era contenuto anche il dogma dell’Assunzione di Maria vergine al cielo; e generalmente ne seguirono petizioni con cui si chiedeva instantemente a questa sede apostolica che questa verità fosse solennemente definita. In questa pia gara i fedeli furono mirabilmente uniti coi loro pastori, i quali in numero veramente imponente rivolsero simili petizioni a questa Cattedra di S. Pietro. Perciò quando fummo elevati al trono del sommo Pontificato erano state già presentate a questa Sede Apostolica molte migliaia di tali suppliche da ogni parte della terra e da ogni classe di persone: dai nostri diletti figli cardinali del sacro Collegio, dai venerabili fratelli arcivescovi e vescovi, dalle diocesi e dalle parrocchie. – Per la qual cosa, mentre elevavamo a Dio ardenti preghiere perché infondesse nella Nostra mente la luce dello Spirito Santo per decidere di una causa così importante, impartimmo speciali ordini perché si fondessero insieme le forze e venissero iniziati studi più rigorosi su questo soggetto, e intanto si raccogliessero e si ponderassero accuratamente tutte le petizioni che dal tempo del Nostro predecessore Pio IX, di felice memoria, fino ai nostri tempi erano state inviate a questa Sede Apostolica circa l’Assunzione della beatissima Vergine Maria al cielo. – Ma poiché si trattava di cosa di tanta importanza e gravità, ritenemmo opportuno chiedere direttamente e in forma ufficiale a tutti i venerabili fratelli nell’episcopato che Ci esprimessero apertamente il loro pensiero. Perciò il 1° maggio 1946 indirizzammo loro la lettera [enciclica] Deiparae Virginis Mariae, in cui chiedevamo: “Se voi, venerabili fratelli, nella vostra esimia sapienza e prudenza ritenete che l’Assunzione corporea della beatissima Vergine si possa proporre e definire come Dogma di fede, e se col vostro clero e il vostro popolo lo desiderate”. – E coloro che “lo Spirito Santo ha costituito vescovi per pascere la chiesa di Dio” (At XX, 28) hanno dato all’una e all’altra domanda una risposta pressoché unanimemente affermativa. Questo “singolare consenso, dell’episcopato cattolico e dei fedeli” (Pio IX, Ineffabilis Deus), nel ritenere definibile, come dogma di fede, l’Assunzione corporea al cielo della Madre di Dio, presentandoci il concorde insegnamento del Magistero ordinario della Chiesa e la fede concorde del popolo cristiano, da esso sostenuta e diretta, da se stesso manifesta in modo certo e infallibile che tale privilegio è verità rivelata da Dio e contenuta in quel divino deposito che Cristo affidò alla sua Sposa, perché lo custodisse fedelmente e infallibilmente lo dichiarasse (Conc. Vat: I, “Dei Filius”). Il magistero della Chiesa, non certo per industria puramente umana, ma per l’assistenza dello Spirito di verità (cf. Gv XIV, 26), e perciò infallibilmente, adempie il suo mandato di conservare perennemente pure e integre le verità rivelate, e le trasmette senza contaminazione, senza aggiunte, senza diminuzioni. “Infatti, come insegna il concilio Vaticano, ai successori di Pietro non fu promesso lo Spirito Santo, perché, per sua rivelazione, manifestassero una nuova dottrina, ma perché, per la sua assistenza, custodissero inviolabilmente ed esponessero con fedeltà la rivelazione trasmessa dagli apostoli, ossia il deposito della fede” (Conc. Vat. I, Const. dogm. “Pastor aeternus” de Ecclesia Christi, c. 4). Pertanto dal consenso universale di un Magistero ordinario della Chiesa si trae un argomento certo e sicuro per affermare che l’Assunzione corporea della beata Vergine Maria al cielo, – la quale, quanto alla celeste glorificazione del corpo virgineo dell’augusta Madre di Dio, non poteva essere conosciuta da nessuna facoltà umana con le sole sue forze naturali – è verità da Dio rivelata, e perciò tutti i figli della Chiesa debbono crederla con fermezza e fedeltà. Poiché, come insegna lo stesso concilio Vaticano, “debbono essere credute per fede divina e cattolica tutte quelle cose che sono contenute nella parola di Dio scritta o trasmessa oralmente o col suo ordinario e universale Magistero, propone a credere come rivelate da Dio” (Conc: Vat: I, “Dei Filius”). – Di questa fede comune della Chiesa si ebbero fin dall’antichità lungo il corso dei secoli varie testimonianze, indizi e vestigia; anzi tale fede si andò manifestando sempre più chiaramente. – I fedeli, guidati e istruiti dai loro pastori, appresero bensì dalla S. Scrittura che la Vergine Maria, durante il suo terreno pellegrinaggio, menò una vita piena di preoccupazioni, angustie e dolori; inoltre che si avverò ciò che il santo vecchio Simeone aveva predetto, perché un’acutissima spada le trapassò il cuore ai piedi della croce del suo divino Figlio, nostro Redentore. Parimenti non trovarono difficoltà nell’ammettere che Maria sia morta, come già il suo Unigenito. Ma ciò non impedì loro di credere e professare apertamente che non fu soggetto alla corruzione del sepolcro il suo sacro Corpo e che non fu ridotto in putredine e in cenere l’augusto Tabernacolo del Verbo divino. Anzi, illuminati dalla divina grazia e spinti dall’amore verso Colei che è Madre di Dio e Madre nostra dolcissima, hanno contemplato in luce sempre più chiara l’armonia meravigliosa dei privilegi che il provvidentissimo Iddio ha elargito all’alma Socia del nostro Redentore, e che hanno raggiunto un tale altissimo vertice, quale da nessun essere creato, eccettuata la natura umana di Cristo, è stato mai raggiunto. – Questa stessa fede attestano chiaramente quegli innumerevoli templi dedicati a Dio in onore di Maria Vergine Assunta al cielo, e le sacre immagini ivi esposte alla venerazione dei fedeli, le quali pongono dinanzi agli occhi di tutti questo singolare trionfo della beata Vergine. Inoltre città, diocesi e regioni furono poste sotto la speciale tutela e patrocinio della Vergine Assunta in cielo; parimenti con l’approvazione della Chiesa sono sorti Istituti religiosi che prendono nome da tale privilegio. – Né va dimenticato che nel Rosario mariano, la cui recita è tanto raccomandata da questa Sede Apostolica, viene proposto alla pia meditazione un mistero che, come tutti sanno, tratta dell’assunzione della beatissima Vergine. – Ma in modo più splendido e universale questa fede dei sacri Pastori e dei fedeli cristiani è manifestata dal fatto che fin dall’antichità si celebra in Oriente e in Occidente una solenne festa liturgica: di qui infatti i santi padri e i dottori della chiesa non mancarono mai di attingere luce, poiché, come è ben noto, la sacra Liturgia, “essendo anche una professione delle celesti verità, sottoposta al supremo Magistero della Chiesa, può offrire argomenti e testimonianze di non piccolo rilievo, per determinare qualche punto particolare della dottrina cristiana” (Enc. “Mediator Dei”). – Nei libri liturgici, che riportano la festa sia della Dormizione sia dell’Assunzione di santa Maria, si hanno espressioni in qualche modo concordanti nel dire che quando la vergine Madre di Dio salì al cielo da questo esilio, al suo sacro Corpo, per disposizione della divina Provvidenza, accaddero cose consentanee alla sua dignità di Madre del Verbo incarnato e agli altri privilegi a Lei elargiti. Ciò è asserito, per portarne un esempio insigne, in quel Sacramentario che il Nostro predecessore Adriano I, d’immortale memoria, mandò all’imperatore Carlo Magno. In esso infatti si legge: “Degna di venerazione è per noi, o Signore, la festività di questo giorno, in cui la santa Madre di Dio subì la morte temporale, ma non potè essere umiliata dai vincoli della morte Colei che generò il tuo Figlio, nostro Signore, incarnato da lei” (Sacramentarium Gregorianum). – Ciò che qui è indicato con la sobrietà consueta della Liturgia romana, nei libri delle altre antiche liturgie, sia orientali, sia occidentali, è espressa più diffusamente e con maggior chiarezza. Il Sacramentario gallicano, per esempio, definisce questo privilegio di Maria “inspiegabile mistero, tanto più ammirabile, quanto più è singolare tra gli uomini”. E nella liturgia bizantina viene ripetutamente collegata l’Assunzione corporea di Maria non solo con la sua dignità di Madre di Dio, ma anche con altri suoi privilegi, specialmente con la sua Maternità verginale, prestabilita da un disegno singolare della Provvidenza divina: “A te Dio, re dell’universo, concesse cose che sono al disopra della natura; poiché come nel parto ti conservò Vergine, così nel sepolcro conservò incorrotto il tuo corpo, e con la divina traslazione lo conglorificò” (Menaei totius anni). – II fatto poi che la Sede Apostolica, erede dell’ufficio affidato al Principe degli Apostoli di confermare nella fede i fratelli (cf. Lc XXII, 32), con la sua autorità rese sempre più solenne questa festa, stimolò efficacemente i fedeli ad apprezzare sempre più la grandezza di questo mistero. Così la festa dell’Assunzione dal posto onorevole che ebbe fin dall’inizio tra le altre celebrazioni mariane, fu portata in seguito fra le più solenni di tutto il ciclo liturgico. Il Nostro predecessore S. Sergio I, prescrivendo la litania o processione stazionale per le quattro feste mariane, enumera insieme la Natività, l’Annunciazione, la Purificazione e la Dormizione di Maria (Liber Pontificalis). In seguito S. Leone IV volle aggiungere alla festa, che già si celebrava sotto il titolo dell’Assunzione della beata Genitrice di Dio, una maggiore solennità, prescrivendone la vigilia e l’ottava; e in tale circostanza volle partecipare personalmente alla celebrazione in mezzo a una grande moltitudine di fedeli (ibidem). Inoltre che già anticamente questa festa fosse preceduta dall’obbligo del digiuno appare chiaro da ciò che attesta il Nostro predecessore S. Niccolò I, ove parla dei principali digiuni “che la santa chiesa romana ricevette dall’antichità ed osserva tuttora” (Responsa Nicolae Papae I ad consulta Bulgarorum, 13-11-866). – Ma poiché la Liturgia della Chiesa non crea la fede cattolica, ma la suppone, e da questa derivano, come frutti dall’albero, le pratiche del culto, i santi padri e i grandi dottori nelle omelie e nei discorsi rivolti al popolo in occasione di questa festa non vi attinsero come da prima sorgente la dottrina; ma parlarono di questa come di cosa nota e ammessa dai fedeli; la chiarirono meglio; ne precisarono e approfondirono il senso e l’oggetto, dichiarando specialmente ciò che spesso i libri liturgici avevano soltanto fugacemente accennato: cioè che oggetto della festa non era soltanto l’incorruzione del corpo esanime della beata Vergine Maria, ma anche il suo trionfo sulla morte e la sua celeste “glorificazione”, a somiglianza del suo unigenito Gesù Cristo. – Così s. Giovanni Damasceno, che si distingue tra tutti come teste esimio di questa tradizione, considerando l’Assunzione corporea dell’alma Madre di Dio nella luce degli altri suoi privilegi, esclama con vigorosa eloquenza: “Era necessario che Colei, che nel parto aveva conservato illesa la sua verginità, conservasse anche senza alcuna corruzione il suo Corpo dopo la morte. Era necessario che Colei, che aveva portato nel suo seno il Creatore fatto bambino, abitasse nei tabernacoli divini. Era necessario che la Sposa del Padre abitasse nei talami celesti. Era necessario che Colei che aveva visto il suo Figlio sulla croce, ricevendo nel cuore quella spada di dolore dalla quale era stata immune nel darlo alla luce, lo contemplasse sedente alla destra del Padre. Era necessario che la Madre di Dio possedesse ciò che appartiene al Figlio e da tutte le creature fosse onorata come Madre e Ancella di Dio” (S. Ioannes Damascenus, Encomium in Dormitionem Dei Genitricis Virginis Mariae, hom. II, 14; cf etiam ibid., n. 3) – Queste espressioni di s. Giovanni Damasceno corrispondono fedelmente a quelle di altri, affermanti la stessa dottrina. Infatti parole non meno chiare e precise si trovano nei discorsi che in occasione della festa tennero altri Padri anteriori o coevi. Così, per citare altri esempi, S. Germano di Costantinopoli trovava consentanea l’incorruzione e l’Assunzione al ciclo del Corpo della Vergine Madre di Dio, non solo alla sua divina Maternità, ma anche alla speciale santità del suo stesso Corpo verginale: “Tu, come fu scritto, apparisci “in bellezza”, e il tuo corpo verginale è tutto santo, tutto casto, tutto domicilio di Dio; cosicché anche per questo sia poi immune dalla risoluzione in polvere; trasformato bensì, in quanto umano, nell’eccelsa vita della incorruttibilità; ma lo stesso vivo, gloriosissimo, incolume e dotato della pienezza della vita” (S. Germanus Const., In sanctae Dei Genitricis Dormitionem, sermo I). E un altro antico scrittore dice: “Come gloriosissima Madre di Cristo, nostro Salvatore e Dio, donatore della vita e dell’immortalità, è da Lui vivificata, rivestita di corpo in un’eterna incorruttibilità con Lui, che La risuscitò dal sepolcro e La assunse a sé, in modo conosciuto da Lui solo” [Encomium in Dormitionem sanctissimae Dominae nostrae Deiparae semperque Virginis Marine (S. Modesto Hierosol. attributum), n. 14.]. – Con l’estendersi e l’affermarsi della festa liturgica, i pastori della chiesa e i sacri oratori, in numero sempre maggiore, si fecero un dovere di precisare apertamente e con chiarezza il mistero che è oggetto della festa e la sua strettissima connessione con le altre verità rivelate. – Tra i teologi scolastici non mancarono di quelli che, volendo penetrare più addentro nelle verità rivelate e mostrare l’accordo tra la ragione teologica e la fede cattolica, fecero rilevare che questo privilegio dell’Assunzione di Maria vergine concorda mirabilmente con le verità che ci sono insegnate dalla sacra Scrittura. – Partendo da questo presupposto, presentarono per illustrare questo privilegio mariano diverse ragioni, contenute quasi in germe in questo: che Gesù ha voluto l’assunzione di Maria al cielo per la sua pietà filiale verso di Lei. Ritenevano quindi che la forza di tali argomenti riposa sulla dignità incomparabile della Maternità divina e su tutte quelle doti che ne conseguono: la sua insigne santità, superiore a quella di tutti gli uomini e di tutti gli angeli; l’intima unione di Maria col suo Figlio; e quell’amore sommo che il Figlio portava alla sua degnissima Madre. – Frequentemente poi s’incontrano teologi e sacri oratori che, sulle orme dei santi padri, (S. Ioannes Damascenus, Encomium in Dormitionem Dei Genitricis Virginis Mariae, hom. II, 11; Encomium in Dormitionem sanctissimae Dominae nostrae Deiparae semperque Virginis Marine (S. Modesto Hierosol. attributum) per illustrare la loro fede nell’assunzione si servono, con una certa libertà, di fatti e detti della s. Scrittura. Così per citare soltanto alcuni testi fra i più usati, vi sono di quelli che riportano le parole del Salmista: “Vieni o Signore, nel tuo riposo; tu e l’Arca della tua santificazione” (Sal. CXXXI, 8), e vedono nell’Arca dell’Alleanza fatta di legno incorruttibile e posta nel tempio del Signore, quasi una immagine del corpo purissimo di Maria vergine, preservato da ogni corruzione del sepolcro ed elevato a tanta gloria nel cielo. Allo stesso scopo descrivono la Regina che entra trionfalmente nella reggia celeste e si asside alla destra del divino Redentore (Sal XLIV, 10.14-16), nonché la Sposa del Cantico dei cantici “che sale dal deserto, come una colonna di fumo dagli aromi di mirra e d’incenso” per essere incoronata (Ct III, 6; cf. IV, 8; VI, 9). – L’una e l’altra vengono proposte come figure di quella Regina e Sposa celeste, che, insieme col divino Sposo, è innalzata alla reggia dei cieli. – Inoltre i dottori scolastici videro adombrata l’Assunzione della vergine Madre di Dio, non solo in varie figure dell’Antico Testamento, ma anche in quella Donna vestita di sole, che l’apostolo Giovanni contemplò nell’isola di Patmos (Ap XII, 1). – Così pure, fra i detti del Nuovo Testamento, considerarono con particolare interesse le parole “Ave, o piena di grazia, il Signore è con te, benedetta tu fra le donne” (Lc I, 28), poiché vedevano nel mistero dell’Assunzione un complemento della pienezza di grazia elargita alla beatissima Vergine, e una benedizione singolare in opposizione alla maledizione di Eva. – Perciò sul principio della teologia scolastica il pio Amedeo, vescovo di Losanna, afferma che la carne di Maria vergine rimase incorrotta; – non si può credere infatti che il suo corpo vide la corruzione, – perché realmente fu riunito alla sua anima e insieme con essa fu circonfuso di altissima gloria nella corte celeste. – “Era infatti piena di grazia e benedetta fra le donne (Lc I,28). Lei sola meritò di concepire Dio vero da Dio vero, che partorì vergine, vergine allattò, stringendolo al seno, ed al quale prestò in tutto i suoi santi servigi e omaggi” (Amadeus Lausannensis, De Beata Virginis obitu,Assumptione in Caelum, exaltatione ad Filii dexteram). – Tra i sacri scrittori poi che in questo tempo, servendosi di testi scritturistici o di similitudini ed analogie, illustrarono e confermarono la pia sentenza dell’assunzione, occupa un posto speciale il dottore evangelico, Antonio da Padova. Nella festa dell’Assunzione, commentando le parole d’Isaia: “Glorificherò il luogo dove posano i miei piedi” (Is LX, 13), affermò con sicurezza che il divino Redentore ha glorificato in modo eccelso la sua Madre dilettissima, dalla quale aveva preso umana carne. “Con ciò si ha chiaramente – dice – che la beata Vergine è stata assunta col Corpo, in cui fu il luogo dei piedi del Signore”. – Perciò scrive il Salmista: “Vieni, o Signore, nel tuo riposo, tu e l’Arca della tua santificazione”. Come Gesù Cristo, dice il santo, risorse dalla sconfitta morte e salì alla destra del Padre suo, così “risorse anche dall’Arca della sua santificazione, poiché in questo giorno la Vergine Madre fu assunta al talamo celeste” (S. Antonius Patav., Sermones dominicales et in solemnitatibus. In Assumptione S. Mariae Virginis sermo). – Quando nel medio evo la teologia scolastica raggiunse il suo massimo splendore, S. Alberto Magno, dopo aver raccolti, per provare questa verità, vari argomenti, fondati sulla S. Scrittura, la Tradizione, la Liturgia e la ragione teologica, conclude: “Da queste ragioni e autorità e da molte altre è chiaro che la beatissima Madre di Dio è stata assunta in corpo ed anima al disopra dei cori degli angeli. E ciò crediamo assolutamente vero” (S. Alberto Magno, Mariale sive quaestiones super Evang. “Missus est”, q. 132). – E in un discorso tenuto il giorno dell’Annunciazione di Maria, spiegando queste parole del saluto dell’angelo: “Ave, o piena di grazia …”, il dottore universale paragona la santissima Vergine con Eva e dice espressamente che fu immune dalla quadruplice maledizione alla quale Eva fu soggetta (S. Alberto Magno, Sermones de sanctis, sermo XV: In annuntiatione B. Mariae; cf. etiam: Mariale, q.132). – Il dottore angelico, seguendo le vestigia del suo insigne Maestro, benché non abbia mai trattato espressamente la questione, tuttavia ogni volta che occasionalmente ne parla, ritiene costantemente con la Chiesa cattolica che insieme all’anima è stato assunto al cielo anche il corpo di Maria (Cf. Summa theol., III, q. 27, a. 1 c.; ibid., q. 83, a. 5 ad 8; Expositio salutationis angelicae; In symb. Apostolorum expositio, art. 5; In IV Sent., D. 12. q. 1, art. 3, sol. 3; D. 43, q. 1, art. 3. sol. 1 et 2). Dello stesso parere è, fra molti altri, il dottore serafico, il quale ritiene assolutamente certo che, come Dio preservò Maria santissima dalla violazione del pudore e dell’integrità verginale nella concezione e nel parto, così non ha permesso che il suo corpo si disfacesse in putredine e cenere (Cf. S. Bonaventura, De Nativitate B. Mariae Virginis, sermo 5). Interpretando poi e applicando in senso accomodatizio alla beata Vergine queste parole della S. Scrittura: “Chi è costei che sale dal deserto, ricolma di delizie, appoggiata al suo diletto? ” (Ct VIII, 5), così ragiona: “E di qui può constare che è ivi (nella città celeste) corporalmente. … Poiché infatti … la beatitudine non sarebbe piena, se non vi fosse personalmente; e poiché la persona non è l’anima, ma il composto, è chiaro che vi è secondo il composto, cioè il corpo e l’anima, altrimenti non avrebbe una piena fruizione” (S. Bonaventura, De Assumptione B. Marine Virginis, sermo 1). – Nella tarda scolastica, ossia nel secolo XV, s. Bernardino da Siena, riassumendo e di nuovo trattando con diligenza tutto ciò che i teologi del medioevo avevano detto e discusso a tal proposito, non si restrinse a riportare le principali considerazioni già proposte dai dottori precedenti, ma ne aggiunse delle altre. La somiglianza cioè della divina Madre col Figlio divino, quanto alla nobiltà e dignità dell’anima e del corpo – per cui non si può pensare che la celeste Regina sia separata dal Re dei cieli – esige apertamente che “Maria non debba essere se non dov’è Cristo”; (S. Bernardino da Siena In Assumptione B. Marine Virginis, sermo 2) inoltre è ragionevole e conveniente che si trovino già glorificati in cielo l’anima e il corpo, come dell’uomo, così anche della donna; infine il fatto che la Chiesa non ha mai cercato e proposto alla venerazione dei fedeli le reliquie corporee della beata Vergine, fornisce un argomento che si può dire “quasi una riprova sensibile” (Idem, l.c.). In tempi più recenti i pareri surriferiti dei santi Padri e dei Dottori furono di uso comune. Aderendo al consenso dei cristiani, trasmesso dai secoli passati, S. Roberto Bellarmino esclama: “E chi, prego, potrebbe credere che l’arca della santità, il domicilio del Verbo il tempio dello Spirito Santo sia caduto? Aborrisce il mio animo dal solo pensare che quella carne verginale che generò Dio, lo partorì, l’alimentò, lo portò, o sia stata ridotta in cenere o sia stata data in pasto ai vermi” (S. Roberto Bellarmino, Conciones habitae Lovanii, concio 40: De Assumptione B. Marine Virginis). – Parimenti S. Francesco di Sales, dopo avere asserito che non è lecito dubitare che Gesù Cristo abbia seguito nel modo più perfetto il divino mandato, col quale ai figli s’impone di onorare i propri genitori, si pone questa domanda: “Chi è quel figlio che, se potesse, non richiamerebbe alla vita la propria madre e non la porterebbe dopo morte con sé in paradiso ?” (Oeuvres de St Francois de Sales, Sermon autographe pour la féte de l’Assomption). E S. Alfonso scrive: “Gesù preservò il corpo di Maria dalla corruzione, perché ridondava in suo disonore che fosse guasta dalla putredine quella carne verginale, di cui Egli si era già vestito” (S. Alfonso Maria de’ Liguori, Le glorie di Maria, parte II, disc. 1). – Chiarito però ormai il mistero che è oggetto di questa festa, non mancarono dottori i quali piuttosto che occuparsi delle ragioni teologiche, dalle quali si dimostra la somma convenienza dell’Assunzione corporea della beata Vergine Maria in cielo, rivolsero la loro attenzione alla fede della Chiesa, mistica Sposa di Cristo, non avente né macchia, né grinza (cf. Ef V, 27), la quale è detta dall’apostolo “colonna e fondamento della verità” (1 Tm III, 15) e appoggiati a questa fede comune ritennero temeraria per non dire eretica, la sentenza contraria. Infatti S. Pietro Canisio, fra non pochi altri, dopo avere dichiarato che il termine Assunzione significa la glorificazione non solo dell’anima, ma anche del corpo e dopo aver rilevato che la Chiesa già da molti secoli venera e celebra solennemente questo mistero mariano dell’Assunzione, dice: “Questa sentenza è ammessa già da alcuni secoli ed è fissata talmente nell’anima dei pii fedeli e così accetta a tutta la Chiesa, che coloro che negano che il corpo di Maria sia stato assunto in ciclo, non vanno neppure ascoltati con pazienza, ma fischiati come troppo pertinaci, o del tutto temerari e animati da spirito non già cattolico, ma eretico” (S. Pietro Canisio, De Maria Virgine). Contemporaneamente il dottore esimio, posta come norma della mariologia che “i misteri della grazia, che Dio ha operato nella Vergine, non vanno misurati secondo le leggi ordinarie, ma secondo l’onnipotenza di Dio, supposta la convenienza della cosa in se stessa, ed esclusa ogni contraddizione o ripugnanza da parte della s. Scrittura” (Suarez F., In tertiam partem D. Thomae. quaest. 27. art. 2. disp. 3, sec. 5, n. 31) fondandosi sulla fede della Chiesa tutta, circa il mistero dell’Assunzione, poteva concludere che questo mistero doveva credersi con la stessa fermezza d’animo, con cui doveva credersi l’Immacolata Concezione della beata Vergine; e già allora riteneva che queste due verità potessero essere definite. – Tutte queste ragioni e considerazioni dei santi padri e dei teologi hanno come ultimo fondamento la S. Scrittura, la quale ci presenta l’alma Madre di Dio unita strettamente al suo Figlio divino e sempre partecipe della sua sorte. Per cui sembra quasi impossibile figurarsi che, dopo questa vita, possa essere separata da Cristo – non diciamo, con l’anima, ma neppure col corpo – Colei che lo concepì, lo diede alla luce, lo nutrì col suo latte, lo portò fra le braccia e lo strinse al petto. Dal momento che il nostro Redentore è Figlio di Maria, non poteva, come osservatore perfettissimo della divina legge, non onorare oltre l’eterno Padre anche la Madre diletta. Potendo quindi dare alla Madre tanto onore, preservandola immune dalla corruzione del sepolcro, si deve credere che lo abbia realmente fatto. – Ma in particolare va ricordato che, fin dal secolo II, Maria Vergine viene presentata dai santi padri come nuova Eva, strettamente unita al nuovo Adamo, sebbene a Lui soggetta, in quella lotta contro il nemico infernale, che, com’è stato preannunziato dal protovangelo (Gn III,15), si sarebbe conclusa con la pienissima vittoria sul peccato e sulla morte, sempre congiunti negli scritti dell’apostolo delle genti (cf. Rm cc. V e VI; 1 Cor XV,21-XV,54-57). Per la qual cosa, come la gloriosa risurrezione di Cristo fu parte essenziale e segno finale di questa vittoria, così anche per Maria la lotta che ha in comune col Figlio suo si doveva concludere con la glorificazione del suo corpo verginale: perché, come dice lo stesso apostolo, “quando… questo corpo mortale sarà rivestito dell’immortalità, allora sarà adempiuta la parola che sta scritta: è stata assorbita la morte nella vittoria” (1 Cor 15,54). – In tal modo l’augusta Madre di Dio, arcanamente unita a Gesù Cristo fin da tutta l’eternità “con uno stesso decreto” (Bolla Ineffabilis Deus) di predestinazione, immacolata nella sua concezione. Vergine illibata nella sua divina maternità, generosa Socia del divino Redentore, che ha riportato un pieno trionfo sul peccato e sulle sue conseguenze, alla fine, come supremo coronamento dei suoi privilegi, ottenne di essere preservata dalla corruzione del sepolcro, e, vinta la morte, come già il suo Figlio, di essere innalzata in anima e corpo alla gloria del cielo, dove risplende Regina alla destra del Figlio suo, Re immortale dei secoli (cf. 1 Tm I,17). – Poiché la Chiesa universale nella quale vive lo Spirito di verità e la conduce infallibilmente alla conoscenza delle verità rivelate, nel corso dei secoli ha manifestato in molti modi la sua fede, e poiché tutti i vescovi dell’orbe cattolico con quasi unanime consenso chiedono che sia definita come dogma di fede divina e cattolica la verità dell’assunzione corporea della beatissima vergine Maria al cielo – verità fondata sulla s. Scrittura, insita profondamente nell’animo dei fedeli, confermata dal culto ecclesiastico fin dai tempi remotissimi, sommamente consona con altre verità rivelate, splendidamente illustrata e spiegata dallo studio della scienza e sapienza dei teologi – riteniamo giunto il momento prestabilito dalla provvidenza di Dio per proclamare solennemente questo privilegio di Maria vergine. – Noi, che abbiamo posto il Nostro pontificato sotto lo speciale patrocinio della Santissima Vergine, alla quale Ci siamo rivolti in tante tristissime contingenze, Noi, che con pubblico rito abbiamo consacrato tutto il genere umano al suo Cuore Immacolato, e abbiamo ripetutamente sperimentato la sua validissima protezione, abbiamo ferma fiducia che questa solenne proclamazione e definizione dell’Sssunzione sarà di grande vantaggio all’umanità intera, perché renderà gloria alla Santissima Trinità, alla Quale la Vergine Madre di Dio è legata da vincoli singolari. Vi è da sperare infatti che tutti i cristiani siano stimolati da una maggiore devozione verso la Madre celeste, e che il cuore di tutti coloro che si gloriano del nome cristiano sia mosso a desiderare l’unione col corpo mistico di Gesù Cristo e l’aumento del proprio amore verso Colei che ha viscere materne verso tutti i membri di quel Corpo augusto. Vi è da sperare inoltre che tutti coloro che mediteranno i gloriosi esempi di Maria abbiano a persuadersi sempre meglio del valore della vita umana, se è dedita totalmente all’esercizio della volontà del Padre celeste e al bene degli altri; che, mentre il materialismo e la corruzione dei costumi da esso derivata minacciano di sommergere ogni virtù e di fare scempio di vite umane, suscitando guerre, sia posto dinanzi agli occhi di tutti in modo luminosissimo a quale eccelso fine le anime e i corpi siano destinati; che infine la fede nella corporea Sssunzione di Maria al cielo renda più ferma e più operosa la fede nella nostra risurrezione. – La coincidenza provvidenziale poi di questo solenne evento con l’Anno santo che si sta svolgendo, Ci è particolarmente gradita; ciò infatti Ci permette di ornare la fronte della Vergine Madre di Dio di questa fulgida gemma, mentre si celebra il massimo giubileo, e di lasciare un monumento perenne della nostra ardente pietà verso la Regina del cielo. “Pertanto, dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in Maria Vergine la sua speciale benevolenza a onore del suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la Chiesa, per l’autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei santi apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l’immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo“.Perciò, se alcuno, che Dio non voglia, osasse negare o porre in dubbio volontariamente ciò che da Noi è stato definito, sappia che è venuto meno alla fede divina e cattolica.Affinché poi questa Nostra definizione dell’Sssunzione corporea di Maria vergine al cielo sia portata a conoscenza della chiesa universale, abbiamo voluto che stesse a perpetua memoria questa Nostra lettera apostolica; comandando che alle sue copie o esemplari anche stampati, sottoscritti dalla mano di qualche pubblico notaio e muniti del sigillo di qualche persona costituita in dignità ecclesiastica, si presti assolutamente da tutti la stessa fede; che si presterebbe alla presente, se fosse esibita o mostrata.A nessuno dunque sia lecito infrangere questa Nostra dichiarazione, proclamazione e definizione, o ad essa opporsi e contravvenire. Se alcuno invece ardisse di tentarlo, sappia che incorrerà nell’indignazione di Dio onnipotente e dei suoi beati apostoli Pietro e Paolo.

Dato a Roma, presso S. Pietro, nell’anno del massimo giubileo 1950, 1° novembre, festa di tutti i santi, nell’anno dodicesimo del Nostro pontificato. Noi Pio, vescovo della chiesa cattolica, così definendo abbiamo sottoscritto

PIO. PP. XII

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Ecco quindi le parole che enunciano il dogma infallibile ed immutabile dell’Assunzione della Vergine Maria così come definito dal Santo Padre, S.S. Pio XII: “…Quapropter, postquam supplices etiam atque etiam ad Deum admovimus preces, ac Veritatis Spiritus lumen invocavimus, ad Omnipotentis Dei gloriam, qui peculiarem benevolentiam suam Mariae Virgini dilargitus est, ad sui Filii honorem, immortalis saeculorum Regis ac peccati mortisque victoris, ad eiusdem augustae Matris augendam gloriam et ad totius Ecclesiae gaudium exsultationemque, auctoritate Domini Nostri Iesu Christi, Beatorum Apostolorum Petri et Pauli ac Nostra pronuntiamus, declaramus et definimus divinitus revelatum dogma esse : Immaculatam Deiparam semper Virginem Mariam, expleto terrestris vitae cursu, fuisse corpore et anima ad caelestem gloriam assumptam. Quamobrem, si quis, quod Deus avertat, id vel negare, vel in dubium vocare voluntarie ausus fuerit, quod a Nobis definitum est, noverit se a divina ac catholica fide prorsus defecisse…”

 

Omelia della Domenica XIII dopo Pentecoste

 

Omelia della Domenica XIII dopo Pentecoste

[Del canonico G. B. Musso – Seconda edizione napoletana, Vol. II -1851-]

[Vangelo sec. S. Luca XVII, 11-19]

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 Sollecitudine per i mali del Corpo

L’uomo è tutto sollecitudine per guarire dai malori del corpo, tutto indolenza per guarire da’ mali dell’anima. Di questa propensione, che io pianto e stabilisco per soggetto della presente Spiegazione, ci somministra una prova assai convincente l’odierna evangelica storia. Mentre il divin Salvatore passava per mezzo alla Samaria e alla Galilea, all’avvicinarsi ad un certo castello, ecco venirgl’incontro dieci lebbrosi, che alzate le mani e la voce: “Gesù, esclamano, abbiate di noi pietà, vedete di quali obbrobriose macchie siamo noi ricoperti: vedete che giusta il prescritto della legge di Mose siamo segregati dal consorzio degli uomini, muovetevi a compassione del nostro misero stato”. Fin qui in queste preghiere altro non vedo se non una gran brama di ricuperare la pristina sanità, e che a quest’unico oggetto han ricorso al divino Maestro. Ma ciò ancor più chiaro si manifesta dalla loro condotta. Gesù Cristo ad essi intima di presentarsi a’sacerdoti, come la legge prescriveva; essi ubbidiscono e a mezzo il cammino si trovano con sorpresa e con gioia tutti mondati da quel morbo schifoso; indi senza più di altro curarsi si portano ai loro affari, dimentichi affatto d’un segno di riconoscenza verso il pietoso loro liberatore. Uno solo fra questi, uomo di Samaria, ritorna sui suoi medesimi passi, e da lontano alzata la voce esalta la divina beneficenza, si getta poi ai piedi di Gesù Cristo, L’adora col volto a terra, e Lo ringrazia quanto può del prodigioso suo risanamento. “E gli altri nove dove sono? dice il divin maestro”. Ah! Rispondiamo noi, mostrano ben così non aver avuta altra mira che la sanità del corpo, e nessuna premura dell’anima propria e della grazia del Salvatore. Il solo Samaritano mostrò che gli era cara e la salute del corpo e la salute dell’anima, e l’una e l’altra ottenne in effetti, come ricavano i sacri interpreti dalle parole del Redentore a lui dirette: “Vade fides tua te salvum fecit”. – Ditemi ora, cristiani amatissimi, siamo noi somiglianti al riconoscente lebbroso, o pure ai nove ingrati? Già vel dissi dal bel principio, l’uomo per l’ordinario è tutto sollecitudine per risanare i mali del proprio corpo, e tutto trascuratezza per guarire da’ mali dell’ anima. Vediamolo senza più. – Non vi è studio che si ometta per arrivare alla guarigione del corpo. Non bastano gli aforismi d’Ippocrate, le sentenze di Galeno, gli immensi volumi de’ Greci e de’ Latini, si fanno ogni giorno, da’ fisici moderni, sempre nuovi studi, sempre nuove scoperte. Tutti e semplici e composti, e vegetabili e minerali, tutte l’erbe, tutte le piante, dall’ umile issopo fino ai cedri del Libano, sono il soggetto de’ pìù sottili sperimenti. I Botanici non lasciano cosa intentata, i Chimici convertono i veleni in opportuni rimedi. Licei aperti di medicina, stipendi ai professori, premi agii studenti son tutte prove dell’impiego dall’uomo per l’acquisto di questa scienza. Ottimamente! “E per l’anima, ripiglio io, quale studio si fa, quale scienza si apprende? Ohimè! “Non est scientia animae” (Prov. XIX, 2). Tanti e tanti han l’anima inferma, “multi infirmi et imbecilles” (Ad Cor. I, XI, 39), l’hanno impiagata da gravi ferite, e ignorano la via di risanarla: la contrizione e la penitenza sono per essi rimedi ignoti e sconosciuti, “non est scientia animae”. – Per guarire il corpo infermo sono necessarie le droghe del Messico, i balsami del Perù, i giulebbi, gli elettuari, le medicine più preziose; non si risparmia spesa purché si salvi la vita. Nuovi danari vi voglion per i consulti dei medici, per chiamare da remote parti professori di grido. Si ordinano cangiamenti d’aria, bagni d’acque minerali; per ciò effettuare è spediente abbandonar la famiglia, lasciar i propri affari in mano altrui, intraprendere lunghi viaggi, incontrar debiti per far fronte alle spese, che fuori paese assorbiscono gran capitali. Vada tutto, tutto si sacrifichi, purché si viva. E il più delle volte non si vive, e tante spese non servono che a comprare una vana lusinga, una fallace speranza. – Ditemi ora, cristiani amatissimi, se tanti dispendi fossero necessari per procurare la sanità dell’anima, non saremmo tentati a credere che Iddio esigesse troppo da noi, ed a lagnarci della sua provvidenza? Se poi da noi richiede tanto e tanto di meno, non ci renderemo più rei e inescusabili trasandando la cura delle nostre anime? E che cosa Ei vuole da noi? Uditelo dallo stesso nel libro della Sapienza, “neque erba, neque maliagma sanavit eos” (Sap. XVI, 12). Per sanare le infermità dell’anima non vi vogliono né erbe, né impiastri, ma quel che il Signore prescrive colla sua divina parola, “sed tuus, Domine, sermo qui sanat omnia”, cioè un cuore umiliato e contrito, una volontà che odia il peccato, che risolve subir la morte prima che più commetterlo, che con una confessione sincera brama riconciliarsi con Dio. Ecco il farmaco, che ci darà vita e salute. E pure a così dolci prescritti del Celeste Medico, si fa il sordo, si scrolla il capo, o si rimette la cura ad un incerto avvenire, che per ordinario non arriva giammai. – Andiamo innanzi. Pel corpo ammalato tutto si soffre. Fa d’uopo inghiottire sughi amarissimi, pillole disgustose, e bibite nauseanti s’inghiottono. Conviene osservare rigorose diete, prolissi digiuni si osservano. Bisogna aprir la vena, non basta, son necessari vessicanti, senapismi, ventose, si applichino. Ohimè! La piaga infistolisce, si converte in cancrena, il ferro non giova, l’osso s’infracidisce, è indispensabile il troncamento del braccio, della gamba, o del piede; si tagli, si tronchi purché si salvi la vita! Si tronca, si taglia, e il più delle volte dopo tanti tormenti la vita non si salva, e si muore. Guai a noi se per la sanità dell’anima fossero prescritti così dolorosi e violenti rimedi. Atterriti dalla sola apprensione ci getteremmo in braccio alla disperazione. Ma no, i rimedi del nostro divin Medico sono d’un’altra specie, tutti colla sua grazia soavi, e non costano che un atto di generosa volontà. Comanda Gesù Cristo, che se noi abbiamo una mano, un piede che ci sia cagione di scandalo, dobbiamo reciderli. Non si deve già questo intendere in senso materiale, ma vuol dire: avete voi un’amicizia, una pratica, che vi è cagion di peccato, dovete troncar quell’amicizia, abbandonar quella pratica, sebbene vi fosse cara ed utile come una mano. “Si manus tua vel pes tuus scandalizat te, abscide eum, et proiice abs te”. Voi avete un impiego di giudice, di avvocato, di medico, di maestro, e questo o per ignoranza, o per malizia, o per debolezza è per voi una pietra d’inciampo, occasione di peccato, dovete dismettere la carica, lasciar l’impiego, quand’anche vi fosse necessario come un piede per reggervi e camminare, se volete salvarvi. Tutto ciò da taluni si ascolta come un linguaggio straniero; amano l’occasione del male per quel piacere o guadagno che ne riportano, come quei poveri che a bello studio mantengono aperte le loro piaghe per buscare più facilmente limosine. – Qui non finiscono le cure del corpo infermo. Quando si vedono tornar vani tutt’i rimedi della farmacia, tutte le industrie dell’arte medica, si suol ricorrere a Dio. Presto che il male si avanza, presto che l’infermo s’abbatte, un triduo a tal Santo, una novena alla Vergine, una limosina allo spedale. Son ben lontano dal condannare queste pratiche di cristiana pietà: è cosa lodevolissima fare ricorso ai Santi acciò per noi s’impegnino presso l’Autor della vita e della morte. Dico solo che v’è da piangere, perché non si vede uguale premura per la salute dell’anima inferma. Pregate pure Iddio e i Santi per la sanità del corpo, ma se fia spediente per il bene dell’anima: pregate, non come l’empio Antioco per la sola brama di campare, e perciò non fu esaudito, ma come il penitente Davide, che chiedeva insieme e la salute del corpo e quella dell’anima: “Miserere mei, Domine, quoniam infirmus sum. Sana animam meam quia peccavi tibi” (Ps. XL, 4). – Finalmente per guarire da’ mali del corpo si fa ricorso al demonio»! Possibile? Così non fosse. Così fece lo scellerato Ochozia, che infermo per una mortale caduta, mandò a consultare Belzebub idolo di Accaron. Così fanno molte sciocche femminuzze, e non pochi scaltri impostori, qualora presumono medicar certi mali con un miscuglio di sacre e tronche parole, con segni insulsi e superstiziosi, pei quali si fa una tacita invocazione del demonio. A questi eccessi s’arriva per lo smodato amore del corpo; e che l’anima intanto ne resta offesa, aggravata, nemica di Dio, non importa. – Ecco la stravaganza veduta da Salomone. “Vidi servos in équis, et principes ambulantes super terram quasi servos” (Eccl. X, 7). Io ho veduto un servo vile di nascita, e più vile di mestiere, garzone di stalla, seduto su d’ un cavallo adorno di nobile e ricca bardatura, e servito alla staffa da una principessa a piedi, come la più abbietta di tutte le serve. Questo servo vilissimo e cosi ben trattato è il nostro corpo, sacco di vermi, come lo chiama S. Bernardo; questa serva tanto avvilita e depressa è la nostr’anima. O stranezza degna di orrore e di pianto! Udite come la deplora un S. Agostino: “Tanta sollecitudine per morire un poco più tardi, e niuna per non morir mai: tanta premura per tenere alquanto lontana la morte, che poi finalmente non si può evitare, e niun impegno per non incorrere la morte sempiterna: tanto amore per lo schiavo, tanta indifferenza per la regina: tutto per un vaso d’immondezze e di putredine, nulla per uno spirito nobile e viva immagine del Creatore: tutto per quel che finisce in quattro giorni, niente per quel che durerà per secoli infiniti.- O forsennatezza, o delirio dell’uomo cieco e di se stesso nemico! – Deh! almeno (io non vel contrasto) se tanta indulgenza avete pei mali del corpo, abbiatene almeno altrettanta pei mali dell’anima, che è vostra, che è la miglior porzione di voi medesimi; io ve ne prego, ve ne scongiuro colle parole dello Spirito Santo: “Miserere animae tuae placens Deo” (Eccl. XXX, 24). Imitate il riconoscente lebbroso, che, come dal bel principio abbiamo osservato, mostrò aver premura e del corpo e dell’anima, e meritò d’essere risanato e nell’anima e nel corpo. “Fides tua, te salvum fecit”.

LA TRADIZIONE

Tradizione.

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[Ab. E. Barbier: “I tesori di Cornelio Alapide”; S. E. I., Torino, 1930, 3° ed., vol. III]

Nel mondo cristiano vi è una vera fede, cioè una fede divina, fondata su la parola di Dio contenuta nei due Testamenti. Ma vi è ancora, dice il Padre Campion (Méthode pour discemer, etc.), una parola di Dio non scritta a cui si dà nome di tradizioni divine ed apostoliche, o semplicemente di Tradizione. – In qualunque maniera Dio si spieghi, egli ha sempre la medesima autorità. – Prima di Mose non vi era parola di Dio scritta. Per oltre duemila anni, i veri fedeli non si conservarono nella vera religione se non per mezzo delle tradizioni. Gli Apostoli medesimi predicarono il Vangelo prima che si scrivesse. Perciò S. Paolo diceva ai Tessalonicesi: «Fratelli miei, osservate le tradizioni che avete appreso, sia dai nostri discorsi, sia dalle nostre lettere » (Il Thess. II, 14). Quello che predicava a viva voce, non aveva minor forza né minore autorità di quello che insegnava per iscritto; e non si può negare che molte cose sono state rivelate, le quali non si trovano nella Scrittura, e che tuttavia noi dobbiamo credere, per esempio, che i quattro Vangeli, che le quattordici Epistole di S. Paolo, che le tre di S. Giovanni con la sua Apocalisse, sono stati inspirati dallo Spirito Santo. I cattolici ed i protestanti sono d’accordo su questo punto. Ora se i protestanti credono ciò di fede divina, bisogna che Dio abbia rivelato che tutti questi libri sono divini. – Ciò posto, mi dicano i protestanti, dove si trova questa rivelazione? È certo che non s’incontra nella Sacra Scrittura, non occorrendo luogo in tutta la Bibbia, nel quale si faccia l’enumerazione dei libri canonici. Ma se questo catalogo di libri santi non si trova nella Bibbia, come per certo non vi si trova, è assolutamente necessario ammettere una parola di Dio non scritta, che è la tradizione, poiché questa rivelazione sulla quale poggia la fede, mediante la quale crediamo che la Bibbia è un libro divino e che è parola di Dio, è una festa divinae, per sentimento dei protestanti il fondamento di tutti gli altri punti di fede. – E questa la ragione per cui la Chiesa Cattolica, apostolica, romana, ha sempre riconosciuto e ammesso una parola di Dio non scritta. Già da’ suoi tempi S. Giovanni Crisostomo faceva rilevare come dal testo di S. Paolo nella sua seconda epistola ai Tessalonicesi, chiaramente ne conseguisse che gli Apostoli insegnarono molte cose che non si trovano nella Scrittura, e a cui noi siamo obbligati a prestare la medesima fede che a quelle scritte. [“Hinc patet quod non omnia per epistolam tradita sunt; et multa alia etiam sine litteris; eadem fide tam ista quam illa digna sunt” (Orat. IV)]. – Secondo Origene, la dottrina delle tradizioni per la quale noi sappiamo non esservi che quattro Vangeli, e dietro la quale crediamo gli altri libri canonici, ha per suoi assertori, testimoni e banditori tutti i santi Padri e i Dottori. – Notissima a tutti è quella protesta di S. Agostino: « Non crederei al Vangelo, se non mi vi piegasse l’autorità della Chiesa cattolica ». [“Ego vero Evangelio non crederem, nisi Ecclesiae catholicae me moveret auctoritas” (Epist. CLVII)]. – Il medesimo Dottore dice in un altro luogo: « Gli illustri Pontefici di Dio mantennero esattamente quello che trovarono nella Chiesa; fedelmente insegnarono quello che essi appresero; consegnarono religiosamente ai figli ciò che ricevettero dai padri ». [“Illustres antistites Dei quod invenerunt in Ecclesia tenuerunt; quod didicerunt, docuerunt; quod a patribus acceperunt, hoc filiis tradiderunt”. (Enchirid.)]. – Quindi quella massima del Lirinese: « Bisogna curare diligentemente che nella Chiesa cattolica si tenga quello che sempre e in ogni luogo e da tutti fu creduto ». [“In ipsa catholica Ecclesia magnopere curandum est ut id teneamus quod ubique, quod semper, quod ab omnibus creditum est”. (VINCENT. LIRIN.) ]. – Infatti già osservava S. Gerolamo: Non è la Scrittura, ma la tradizione che insegna alla Chiesa che bisogna battezzare i bambini e non ribattezzare gli eretici che ritornano alla Chiesa; che invece del sabbato si deve celebrare la Domenica. La Quaresima è d’istituzione apostolica (Epist. LIV, ad Marc.). I protestanti credono al pari dei cattolici, contro Nestorio, che in Gesù Cristo vi è una sola persona, che è la Persona divina, e non due, come stoltamente pretendeva quell’eresiarca: credono al pari di noi, che in Gesù-Cristo vi sono due nature, la divina e l’umana, e non una sola, come sosteneva Eutiche. Ora questi due capitali articoli di fede non si trovano già chiaramente espressi nel Vangelo: noi li ammettiamo dietro le decisioni dei Concili i quali li avevano appresi dalla tradizione apostolica, cioè dalla parola di Dio trasmessa agli Apostoli, e da questi alla Chiesa. – Del resto, non solamente nel citato passaggio dell’epistola ai Tessalonicesi, ma in altri luoghi ancora S. Paolo comanda espressamente di osservar le tradizioni. Nella medesima epistola, per esempio, al capo III scrive loro: « Noi vi ordiniamo, o fratelli, nel nome di Gesù Cristo, che vi separiate da quelli dei nostri fratelli, i quali vivono in modo sregolato e non secondo la tradizione che hanno ricevuto da noi ». — Denuntiamus autem vobis, fratres, in nomine Domini nostri Iesu Cristi, ut subtrahatis vos ab omni fratre ambulante in ordinate, et non secundum traditionem quam acceperunt a nobis”. ( II Thess. III, 6). Al discepolo Timoteo diceva: «In quanto a te, tu conosci la mia dottrina, la mia vita, il mio scopo, la mia fede, ecc. Rimani dunque saldo in ciò che hai imparato e che ti fu confidato, ben sapendo da chi l’hai appreso » — Tua utem assecutus es meam doctrinam, institutionem, propositum, fidem, etc. — Tu vero permane in iis quae didicisti, et eredita sunt tibi, sciens a quo didiceris (II Tim. III, 10-14). S. Paolo non fa parola di dottrina datagli per iscritto, ma di dottrina insegnatagli, confidatagli, cioè data a viva voce e per tradizione. « Conformati, gli ripete un’altra volta, alle sane parole che da me hai udito, nella fede e nell’amore in Gesù Cristo… – E quello che da me hai inteso in presenza di molti testimoni, raccomandalo a persone fedeli le quali saranno poi idonee esse medesime ad istruire gli altri » — “Formam habe sanorum verborum quae a me audisti, in fide et dilectione in Christo Iesu” (Ibid. I, 13): — “Et quae audisti a me per multos testes, haec commenda fidelibus hominibus, qui idonei erunt et alios docere “(Ibid. II, 2). – Noi vediamo che l’Apostolo mette a paro le verità che ha insegnato ne’ suoi discorsi, con quelle che ha tracciato ne’ suoi scritti; e quelle e queste formano il deposito che confidava a Timoteo, ordinandogli di trasmetterlo a quelli che fossero capaci d’insegnare. Da tutto ciò, che è incontestabile, tiriamo due conseguenze. – La prima è che, se i protestanti rigettano le tradizioni della Chiesa, devono rigettare anche il nuovo Testamento, che queste tradizioni ammette quali pure sorgenti; che anzi rifiutino tutta quanta la Bibbia, perché è venuta fino a noi, attraverso i secoli, non per altra via, se non per quella della tradizione. La religione sia scritta sia orale, non è forse sempre la medesima Religione? E se la religione per tradizione può correre pericolo di venire alterata, non può esserlo ugualmente la religione per iscritto? Quand’anche non esistesse sillaba di Scrittura, la vera religione non cesserebbe perciò di sussistere e di perpetuarsi, come si è mantenuta per il corso di due mila anni, da Adamo fino a Mose; e la Religione cristiana anch’essa sul principio si è in questo modo mantenuta e diffusa in tutta la sua purezza per alcuni anni; poiché il nuovo Testamento non era ancora scritto, e l’antico non era ancora stato diffuso dovunque si trovavano dei fedeli. – La seconda conseguenza è che Dio ha dovuto necessariamente stabilire un giudice della sua parola, sia scritta sia non scritta, per terminare le difficoltà che protrebbero insorgere e intorno al numero dei libri sacri, e riguardo alla fedeltà delle traduzioni, e riguardo al senso dei testi, e riguardo alla tradizione; e che questo giudice dev’essere vivente, parlante, perpetuo, infallibile, inspirato e diretto dallo Spirito Santo, per rendere certa la nostra fede – La ragione e l’autorità, la storia e la tradizione proclamano ad una voce che questo giudice vivente, perpetuo, infallibile, inappellabile è la Chiesa docente, perché di Lei fu detto da Colui che non può né mentire né venir meno: « Le forze dell’inferno non basteranno a superarla » — “Portae inferi non praevalebunt adversus eam” (MATTH:. XVI, 18). Ora, siccome il capo, la bocca, l’organo di questo corpo che si chiama Chiesa, è una parte di Lei così sovreminente, sostanziale e necessaria che, per sentenza dei santi Padri, con Lei s’immedesima, e dove si trova esso, si trova tutta e sola la vera Chiesa: “Ubi Petrus, ibi Ecclesia(S. Ambros.), perciò il buon senso del popolo fedele e la sana dottrina dei luminari del Cristianesimo furono sempre unanimi nell’attribuire al Romano Pontefice, qual successore del B. Apostolo Pietro e quindi capo e fondamento della Chiesa, la medesima prerogativa d’infallibilità di cui questa va adorna; sostenuto in questo sentimento dalla parola del Redentore il quale non contento d’aver indirettamente accennato a questo sublime privilegio di Pietro chiamandolo e costituendolo fondamento sul quale avrebbe fondato la sua Chiesa: — “Tu es Petrus et super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam” (MATTH., XVI, 18), apertamente glielo attribuì allorquando l’assicurò ch’Egli aveva pregato per lui individualmente e personalmente affinché la sua fede non venisse mai meno e che in virtù di questa sua preghiera, la fede di lui si sarebbe mantenuta in ogni tempo così ferma, così pura, così viva da essere in grado di rassodare, appurare, vivificare quella di tutto il corpo: — “Ego rogavi pro te, Petre, ut non deficiat fides tua; et tu aliquando conversus confirma fratres tuos” (Luc., XXII, 32). – Quello però che fino al presente era stato un sentimento, non dico comune, ma universale nella Chiesa di Gesù Cristo, perché da pochi Giansenisti e in tempi recenti fu messo in dubbio, adulterato, travisato, venne finalmente professato in chiari termini, dichiarato e promulgato qual domma cattolico, cui il contraddire è eresia, dal santo Concilio Ecumenico Vaticano 1° radunato in Roma dal Papa Pio IX il giorno 8 Dicembre 1869. Infatti sul fine del Capo IV della la Costituzione dogmatica — De Ecclesia Christi — votato nella IV Sessione pubblica tenutasi il 18 luglio 1870 e numerosa di 535 Padri, così si legge: — “Traditioni a fidei christianae exordio pereeptae fideliter inhaerendo… docemus et divinitus revelatum dogma esse definimus: Romanum Pontificem, cum ex Cathedra loquitur, idest eum omnium Christianorum Pastoris et Doctoris munere fungens, pro suprema sua Apostolica auctoritate doctrinam de fide vel moribus ab universa Ecclesia tenendam definit, per assistentiam divinam, ipsi in B. Petro promissam, ea infallibilitate pollere, qua divinus Redemptor Ecclesiam suam in definienda doctrina de fide vel moribus instructam esse voluit; ideoque eiusmodi Romani Pontificis definitiones ex sese, non autem ex consensu Ecclesiae, irreformabiles esse. Si quis autem huic Nostrae definizioni contradicere… praesumpserit anathema sit”. — Dunque il sacro Concilio, attenendosi alla tradizione venuta a noi fino dai primi secoli della Chiesa, insegna e definisce essere dogma divinamente rivelato, che il Romano Pontefice, allorquando dichiara di parlare in qualità di Pastore e di Dottore di tutti i Cristiani, e in virtù della suprema sua autorità apostolica definisce qualche dottrina appartenente alla fede e ai costumi, e la propone da credersi da tutta la Chiesa, gode, in virtù dell’assistenza divina promessagli nella persona di Pietro, della medesima infallibilità di cui dotò la sua Chiesa il Redentore divino; di modo che le sue cosiffatte definizioni sono irreformabili di per se stesse, senza che vi sia bisogno del convalidamento d’alcun concilio, o dell’accettazione della Chiesa.

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“Ubi Petrus, ibi Ecclesia”

Al proposito riportiamo una breve ma importante citazione da “Mystici corporis Christi“, lettera enciclica di Pio XII del 1943, ove viene ancora una volta ribadito il concetto: “… Si trovano quindi in un pericoloso errore quelli che ritengono di poter aderire a Cristo, Capo della Chiesa, pur non aderendo fedelmente al suo Vicario in terra. Sottratto infatti questo visibile Capo e spezzati i visibili vincoli dell’unità, essi oscurano e deformano talmente il Corpo mistico del Redentore, da non potersi più né vedere né rinvenire il porto della salute eterna”

Stiamo attenti a capire quindi dov’è Pietro, affinché non ci capiti di ritrovarci fuori dalla Chiesa Cattolica, di marciare cioè sotto lo stendardo di satana, pensando di militare nella truppa di CRISTO! Che DIO ci liberi! -n.d.r.-

 

A S. FILOMENA VERGINE E MARTIRE

11 Agosto: S. FILOMENA VERGINE E MARTIRE

s. Filomena

Morta nel secolo III. Scoperta nelle Catacombe di S. Priscilla, a Roma,venne traslata, il 25 Magg. 1802 a Mugnano presso Napoli [oggi in prov. di Avellino] – Santa Filomena è una Santa Vergine e Martire, molto onorata dalla Chiesa Cattolica, in particolare dal momento in cui le sue ossa vennero traslate da Roma a Mugnano del Cardinale per gli eventi miracolosi verificatisi per sua intercessione. Il culto della Santa è stata volutamente occultato e cancellato da tutti i calendari della setta del “novus ordo” perché, ovviamente, una giovane martire, una fanciulla che sconfigge il “farfariello” ed immola la sua vita per Gesù-Cristo, disprezzando le vane seduzioni del mondo, è invisa allo spirito del male ed ai suoi immondi lecchini, e dà fastidio a tutti i servi del “nemico” infiltrati nella Chiesa Cattolica, vindici dell’eroica resistenza della martire, e di tanta rovinosa sconfitta di satana! Riportiamo una novena con l’inno dell’epoca Cattolica, utili per invocare l’intercessione della Santa in tutte le situazioni di pericolo materiale e spirituale. Chi vuole, ne può verificare l’efficacia e la potenza!

I. O gloriosa S. Filomena, che foste messa a gran cimento di tentazioni, quando colle lusinghe, colle promesse e colle minacce si fecero tutti gli sforzi per indurvi ad abbandonare la Religione di Gesù Cristo, ma con invitta fermezza sapeste mantenervi costante contro ogni seduzione, ed opponendo da vergine prudente alle lusinghe la temperanza, alle promesse la giustizia, alle minacce la fortezza, tutte deludeste le podestà delle tenebre, ottenete a noi tutti la grazia a piangere quelle colpe che pur troppo abbiamo più volte commesse col cedere alle tentazioni, e la forza di resistere d’ora in avanti a tutte le seduzioni del mondo, della carne e del Demonio. Gloria.

II. O gloriosa S. Filomena, che per rendere una testimonianza solenne alla fede di Gesù Cristo, quantunque foste tenera per gli anni, debole per il sesso, delicata nella persona, pure con eroica fortezza tolleraste di essere sepolta nell’orror delle carceri, e straziata con ogni più barbara maniera da carnefici disumani, ottenete a noi tutti la grazia che si accenda il cuor nostro di un santo amore celeste, cosicché, se non possiamo imitarvi nel vostro glorioso martino, sappiamo almeno soffrire con inalterabile pazienza le afflizioni e i disastri che pur troppo s’incontrano nel corso di questa misera vita. Gloria.

III. O gloriosa S. Filomena, che per mantenervi fedele al vostro sposo Gesù, non ricusaste di sottomettervi a quell’estremo supplizio con cui fu coronato il penoso vostro martirio, volaste quindi a cielo a ricevere il premio d’aver menato i vostri giorni nell’innocenza, e di avere spiegato una sì genera costanza ne’ più duri cimenti, sino a volere piuttosto perdere la vostra vita che il vostro Dio, ottenete a noi tutti la grazia di combattere coraggiosamente ancor noi per Gesù Cristo, contrariando sempre ogni rea tendenza, e compiendo sempre con esattezza tutti i doveri del nostro stato, affinché con una vita tutta santa, santa pure ci meritiamo la morte. Gloria.

IV. O gloriosa S. Filomena, che coll’inaspettato ritrovamento del vostro corpo, rimasto già per quindici secoli nascosto e sconosciuto nelle catacombe di Roma, cogli strepitosi miracoli per mezzo vostro operati, siete eletta dal cielo a mantener sempre viva fra noi la fede, in ogni maniera combattuta dai più crudeli nemici, ottenete a noi tutti la grazia di non porgere mai orecchio all’empietà dei miscredenti, e di serbarci devoti all’unica vera Chiesa di Gesù Cristo, fuor della quale non vi è salute, affinché in quella fede che voi confessaste col sangue viviamo sempre costanti e costanti moriamo. Gloria.

V. O gloriosa S. Filomena, che, oltre i prodigiosissimi avvenimenti, coi quali fu decorata la traslazione delle vostre ossa preziose, siete anche stata fatta dalla divina Provvidenza dispensatrice di favori innumerabili, per risvegliare così la cristiana speranza delle genti, e ispirar la più viva fiducia nella protezione dei Santi, ottenete a noi tutti la grazia di interamente spogliarci d’ogni affetto alle cose del mondo, e riposare sempre tranquilli nelle immancabili promesse di chi solo può farci felici colla sua grazia nel tempo, e colla sua gloria nell’eternità. Gloria.

VI. O gloriosa S. Filomena, che foste tanto onorata, e lo siete pur tuttavia dai buoni popoli di Mugnano, i quali coi più vivi trasporti di religioso affetto ricevettero le vostre sacre reliquie, e le custodiscono qual prezioso tesoro, e che a ricompensa di lor divozione li ricolmaste di mille benefici, ottenete a noi tutti la grazia di conservare con ogni cura il prezioso tesoro dell’amicizia con Dio, se per nostra buona sorte la possediamo, e di ricuperarla sollecitamente se l’abbiamo perduta, onde poi liberati una volta dalla colpa, non torniamo mai più a commetterla, la odiamo come si odia un nemico capitale, e così ci facciamo sempre più degni dei celesti favori. Gloria.

VII. O gloriosa S. Filomena, che, per aver con invitta costanza esposto a tormenti crudelissimi il vostro purissimo corpo per amore del vostro sposo Gesù, meritaste che venisse da Lui esaltato ad onore solenne, e che fossero segnalate coi più stupendi prodigi le reliquie sì del vostro corpo come del vostro sangue, talché si reputa fortunato chi giunge a possederne una minima porzione, ottenete a noi tutti la grazia di non darci mai in braccio ai piaceri del mondo, e la forza di odiar santamente questa carne che ci circonda e ne trascina ad ogni disordine, cosicché tutta la nostra premura sia di salvar l’anima, che è la parte migliore di noi, che deve vivere immortale.Gloria.

VIII. O gloriosa S. Filomena, che sapeste calpestare le speranze e i beni che vi offriva la terra, e che non solo di questi beni, ma anche della stessa vita nel primo fiore degli anni faceste volentieri un generoso sacrificio a Dio, il Quale, ricompensando poi con tenerezza il vostro amore per Lui, volle porre per dir così, nelle vostre mani un tesoro di grazie da spargersi sopra la terra, ottenete a noi tutti la grazia di non anteporre mai più d’ora innanzi i fallaci beni mondo ai veri ed eterni del cielo, di persuaderci una volta esser Dio solo il vero e sommo bene che può saziare le nostre brame, e farci per sempre felici. Gloria.

IX. O gloriosa S. Filomena, che per aver rinunziato generosamente alla vana gloria del mondo e per aver scelto le persecuzioni, il dolore, il vituperio, l’infamia, piuttosto che mancare alla fedeltà da voi giurata al divino sposo, siete ora da Lui così largamente remunerata da farvi prostrare davanti tutti i popoli della terra, i quali da ogni parte vi erigono altari, invocano il vostro nome, e continuamente gareggiano nell’onorarvi, ottenete a noi tutti la grazia di rinunziare totalmente alla superbia, per far acquisto della santa umiltà, che è il fondamento di ogni virtù e la vera via della gloria, cosicché, d’ora in avanti, nulla fidando in noi medesimi, cerchiamo in Dio ogni nostro decoro, in Dio riponiamo ogni nostra fiducia, e vili riputandoci e da nulla, ci rendiamo degni di tutte quelle grazie che per mezzo vostro Gli domandiamo. [… si chieda la grazia]. Gloria.

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INNO A S. FILOMENA

A noi volgiti pietosa,

o di Cristo intatta Sposa,

Verginella ognor straniera

alla colpa più leggiera.

Tu che i dogmi predicando,

Desti a tutti i vizi il bando,

disprezzasti ognor da forte

i terrori della morte!

Dalla reggia dei divini

Fa’ che scenda a noi meschini

viva e pura quella luce

che del vero il giorno adduce.

Quel coraggio ond’agli strali

E ai flagelli più mortali

presentasti il petto e il dorso.

Nell’April del vital corso.

Quel vigor che spunta i teli

De’ nemici più crudeli,

Quel vigor che fa gli eroi,

Filomena, impetra a noi.

Del virgineo tuo pudore

Per te splenda il nostro core,

E giuriam perpetua guerra

Ai piaceri della terra.

Sia per te che in ogni loco

Si diffonda il divin foco,

Quell’ardor che sgombra i cuori,

Dalla scoria degli errori,

Dello stuolo a te devoto,

Filomena, adempi il voto,

E lo tragga dopo morte

De’ beati all’alma Corte.

GIACULATORIA.

Filomena, che decoro,

sei del sesso e della Fede,

volgi un guardo a chi ti chiede

il possente tuo favor.

Sia per te che della terra

Calpestiam le gemme e l’oro,

E al divino tuo tesoro

Si consacri il nostro core.

[da: Manuale di Filotea, del sac. G. Riva, Milano 1888 -imprim.-]

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festa mugnano

   La soppressione della festa, decretata dagli eretici modernisti novatori, per unanime decisione dei fedeli di Mugnano e di tutti i devoti sparsi nel mondo cattolico, non è stata mai messa in atto, ed ancora oggi, nel ridente paese campano, si festeggia con devozione e gratitudine a Dio questa santa Martire umile e portentosa. … e schiatti il “farfariello”!

 

La strana sindrome di nonno Basilio 32

 

nonno

Caro direttore, come ricorderà, la scorsa volta le ho portato a conoscenza il contenuto di una lettera che lo zio Pierre mi aveva inviato tempo fa, lettera che ci aveva lasciato tutti senza fiato ( … non solo per la broncopatia ostruttiva ….), e della quale prometteva un seguito. Così, ancora una volta incuriosito, ho approfittato di una commissione esterna della cara moglie, che non gradisce … certi miei esercizi ginnici (mi raccomando direttore, se dovesse incontrarla non le dica mai assolutamente nulla, ne va della mia … incolumità familiare!), per ascendere in soffitta a trovare il continuo della lettera della volta scorsa. Arrivato con un po’ di fiatone, prendo lo scatolo della lettere e guardando la data del timbro postale, prendo la lettera che presumo sia il seguito della precedente … vediamo: “Caro Basilio ho preferito scriverti in due momenti diversi per non sconvolgerti troppo, perché penso che per te, cattolico integerrimo, debba essere una sofferenza inaudita venire a conoscenza di certe “evoluzioni dottrinali” spiattellate senza ritegno, nel disprezzo totale dell’intelligenza e della sensibilità dei fedeli, da questo “guru” moderno del quale ti accennavo in precedenza. (Direttore, ma lei mica ha capito chi fosse?! … boh?). In particolare mi riferisco al “CULTO DELL’UOMO”, principio massonico sovrano che, in contrasto con tutti gli insegnamenti dei Santi Padri Predecessori lungo il corso dei secoli, è una abdicazione, un servilismo davanti all’ateismo, in vista di ottenere le sue buone grazie! Invece di condannare l’orgoglio dell’uomo, che si esalta da solo e che non vuole alcuna dipendenza da Dio, ci si arrampica davanti a lui, lo si blandisce, gli si vuol piacere, affermando persino che si ha un culto dell’uomo che è superiore a quello degli umanisti atei, … inverosimile, ma penso che qui abbia giocato anche la sodomia palese del soggetto! Ognuno può costatare il suo vero “delirio umanista”!.. Infatti, dirà ancora: “Tutte queste ricchezze dottrinali (cioè quelle del conciliabolo vat’inganno, già anatemizzato da Pio II in “Execrabilis” … e ribaltone dottrinale in piena regola!?!) non mirano che a una cosa: SERVIRE L’UOMO!” (questo il 7 dicembre 1965, vigilia dell’Immacolata Concezione della Vergine … che sfacciataggine … che affronto al Figlio divino!!). In un’altra occasione, il 13 luglio 1969, questo campione della “Nouvelle Thèologie rinnovata e peggiorata” e del marxismo cabbalistico, ha detto ancora più chiaramente, ammesso che qualcuno non avesse capito ancora: “L’uomo ci si rivela gigante. Ci si rivela divino .. [la gnosi fa capolino …], ci si rivela divino non in sé, ma nel suo principio e nel suo destino. Onore all’uomo, onore alla sua dignità, al suo spirito, alla sua vita”! (Direttore, ma questo zio era diventato proprio matto, se un Papa veramente avesse detto questo, ai miei tempi sarebbe stato … beh non lo scrivo per rispetto verso le mie dita e le sue orecchie …). Questo personaggio, uno zombi da cabbala, “esperto in umanità” … evidentemente lussuriosa – come lui stesso si autodefinì nel Suo Discorso all’ONU, covo massonico per eccellenza, del 4 ottobre 1965, dopo essersi soffermato nella “sala della meditazione”, spazio ecumenico-luciferino del Palazzo di Vetro! -cita anche le “Beatitudini” evangeliche metaforizzandole così: “La missione del Cristianesimo è una missione di amicizia tra i popoli della terra; è una missione di comprensione, d’incoraggiamento, di promozione, d’elevazione, e, diciamolo ancora una volta, una missione di salute”. Ecco come vedeva la “missione” del Cristianesimo; una “missione”, però, che non è quella del Vangelo, né quella della follia della Croce! Una “missione d’amicizia” e di comprensione, [… ucci ucci, sento odor di massonucci, mi sembra un discorso da “illuminato”], allora? No! Tra i veri discepoli di Gesù e quelli che non lo vogliono essere, c’è un inevitabile conflitto! “Io non sono venuto per portare la pace, ma la spada”! (Mt. X, 34). Lo ha detto Lui stesso: Gesù, “segno di contraddizione”! (Lc. II, 34)… “Una missione di promozione, d’elevazione …”, ha ripetuto ancora spesso il “guru” con l’efod addosso (… e chi sa capisce …!), mentre Gesù aveva detto: “I primi saranno gli ultimi” (Mt. XX, 16) e Lui stesso si era abbassato fino a nascere in una stalla, a morire su una Croce, ad annientarsi nell’Ostia consacrata!.. Ora, che un Principe della Chiesa di Cristo non abbia “altra intenzione” che di lavorare per una causa, solo “umana”, è una confessione scioccante! Ci dice infatti che non è più “guardiano della Fede”, ma solo un “esperto umanista”, o è allora nell’eresia, o è un grande utopista (ma comunque apostata e una bocca mossa … dal serpentone dell’Eden)!.. Che la sua fede sia più nell’uomo che in Dio, significa che ha scambiato il Cristianesimo per un semplice “umanesimo”, come, del resto, l’aveva già reso palese nella Sua Enciclica “Ecclesiam Suam”, accozzaglia ecumenica, là dove scrive che: “La Chiesa si fa dialogo” (non più evangelizzatrice, quindi, per convertire a Cristo, unica Via, Verità e Vita”!); e questo “dialogo” “dovrà caratterizzare il Nostro compito apostolico” (Cfr. “Ecclesiam Suam”, n° 60). Perciò, il Suo “umanesimo religioso e cristiano” [due cose in assurdo contrasto], non consiste nel predicare il Vangelo – il solo che può portare alla pace e alla felicità tra gli uomini! – ma nel lavorare alla coesistenza pacifica tra bene e male, tra vero e falso, “… in uno sviluppo integrale dell’uomo … “al quale Noi abbiamo osato invitarlo, in nome di un umanismo pieno, nella nostra enciclica “Populorum Progressio” (Messaggio per il 25° anniversario dell’ONU 4 ottobre 1970)”. La vera pace, secondo in nostro personaggio “magnus”, deve essere fondata … sul dogma fondamentale della fraternità umana …”! Tu capisci, che questo è un inganno satanico, questo mette in ombra il ruolo principale ed essenziale di Dio che ci ha detto: “Senza di Me, non potete fare nulla!” (Jo. XV, 5), e guardando nell’ottica dell’eternità: “Ricordati, uomo, che sei polvere e che in polvere ritornerai!” (Gen. III, 19). E ancora: “Che serve all’uomo guadagnare anche tutto il mondo, se poi perde l’anima?” (Mt. XVI, 26). Parole che certamente non vengono tenute presenti, deliberatamente occultate! … come queste altre: «Non amate né il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui; perché tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza…». (I Lettera di S. Giovanni apostolo: XII, 17). Abbiamo poi un altro cavallo di battaglia della “lingua biforcuta”: LA SUA “APERTURA AL MONDO”. Infatti questo provvido stratega dell’umanesimo proprio del lupo travestito da agnello, “che parla come un drago” non vede più come “nemico” lo spirito di questo “mondo” moderno, lo spirito del male, lo spirito del nemico dichiarato di Dio e dell’uomo: lo ha affermato egli stesso: “La religione di Dio che s’è incontrato con la religione dell’uomo che si è fatto dio” (Discorso di chiusura del concilio, 7 dicembre 1965) … (ma questo è inaudito … devo pensare che i cani muti infingardi, siano diventati pure sordi… no non è possibile!! Direttore mi perdoni, ma questa è una cosa talmente assurda che sarà certamente un refuso di scrittura dello zio Pierre!! Gli si sarà inceppata la biro, non riesco a pensare ad altro, … devo però verificare, non si può mai sapere … di questi tempi … metterò in moto mia nipote Caterina!). Caro Basilio, pensa che addirittura nella Costituzione [sarebbe meglio usare il termine: “Prostituzione” “Gaudium et Spes”, come conseguenza di queste idee anticattoliche, appare una chiesa, [a questo punto con la “c” minuscola], come in estasi davanti al mondo moderno … vi si legge infatti: “La Chiesa riconosce tutto ciò che è buono nel dinamismo sociale d’oggi, particolarmente il movimento verso l’unità, il progresso d’una sana socializzazione … L’uomo moderno è in marcia verso uno sviluppo più completo della sua personalità, verso una affermazione cosciente dei suoi diritti …” (…). È il solito inganno del biscione … Basilio, non ti voglio sconvolgere oltre, ma anche tu devi sapere, magari dopo prenderai un digestivo, un antiemetico, un’Aspirina …). E che dire della sua sfacciata “APERTURA AL MODERNIISMO”, alle conventicole muratorie (che, nell’arco di 245 anni, erano state anatematizzate dalla Gerarchia ecclesiastica circa 590 volte!,) alla Democrazia Universale [oramai demoniocrazia], al Comunismo, e come parlare della sua “Tolleranza” e “Complicità” con gli oppressori dei Cristiani praticamente nel mondo intero. Pensa che ha riabilitato – senza alcun altro argomento che quello della Sua non-autorità! – sia il de Lubac, che Teilhard de Chardin, noti eresiarchi, subdole canaglie della fanta-teologia, benché le loro opere fossero state colpite da “Monitum” del Sant’Uffizio! E con la medesima “fermezza metodica e tenace”, di stampo luciferino, sta piegando, scoraggiando e colpendo chiunque resista alle sue manovre da ruspa demolitrice, mettendo le leve dei comandi in mano ai “novatori apostati”, ed ai suoi “amichetti” di vizietto, assicurando loro il futuro, con una serie di “riforme più o meno balorde” (compresa la riforma delle norme per l’elezione del Sommo Pontefice e soprattutto la formula eretica della “non-consacrazione” dei vescovi!). Comunque, è un fatto che, appena arrivato al potere, ha mostrato subito il suo vero volto, vanificando ogni salda tradizione:– annullando il giuramento anti-modernista; – abrogando la “Professione di Fede” del Concilio di Trento, prescritta da Pio IV; – abrogando l’Indice dei libri; – smantellando il Sant’Ufficio, baluardo anti modernista; – non condannando il “Catechismo olandese”, perché Lui stesso predicava di continuo la “libertà di pensiero”; – lasciando denigrare S. Pio X, mediante la “Radio Vaticana” e l’“Osservatore Romano” (4 e 6 settembre 1977), quale Pontefice anti-modernista; – promovendo un ecumenismo in chiave modernista, eretica e utopistica; – rimettendo sulla cattedra dell’Istituto Biblico i professori che erano stati espulsi dopo una condanna del Sant’Uffizio; eliminando gli ordini minori, distruggendo la Liturgia cattolica– mettendosi dalla parte dei peggiori pseudo-teologi, quali Rahner, Chenu, Congar, Schillebeeckx, Küng, e via dicendo … E così facendo, ha potuto rimettere tutto in “dubbio”, tutto in “ripensamento”, in “ricerca”, in “diagnosi”, in “dialogo” ribaltante. (S. Paolo disse di “proporre” la Verità, non di dialogarla! E Cristo impose il “docete”, imperativo, e non il “dialogate”, dialogo in cui Eva ed Adamo rimasero vittime dell’inganno … appunto!); lasciando così libero corso ai teologi modernisti di attaccare ogni ramo dei dogmi, delle “verità” di Fede! E questo perché la sua costruzione di una “nuova chiesa” esclude ogni discussione dogmatica; e perché quel Suo “modernismo umanista” esige la base di un umanesimo nel tentativo di conciliare i due inconciliabili: “la vera Chiesa di Cristo e il regno di satana” (Cfr. Leone XIII in “Humanum Genus”, 1884) , una “RUSPA”! No, Basilio, ora sono io che non ce la faccio più ad andare avanti, non ti voglio raccontare di come, da perfetto rosacroce, abbia calpestato e deposto la tiara, no … pensa che da stamattina ho preso già 10 cachè ed un numero imprecisato di tisane calmanti la cefalea. Ma tutto questo, vedrai con dolore, te lo ripeto con assoluta certezza, non impedirà ai “novatori” apostati, suoi mentori, ed “amichetti” di vizietto, di portarlo agli onori degli altari (ammesso che ce ne saranno ancora di … ma a quel punto saranno quelli della sinagoga di satana usurpante), magari non subito … aspetteranno che tante magagne svaniscano nel tempo e nei ricordi delle nuove generazioni …. e che ai posti di comando si insedino altri “Illuminati”, magari bavaresi, patriarchi pontefici di massimo libello delle sette occulte, … e dopo di lui vedrai che poi toccherà a S. Giovanni Calvino, e … udite, udite, per completare l’opera, nientemeno che: a S. Martin Lutero …”. Caro direttore, sono senza parole … “sono turbato e senza parole” Obmutui, et non aperui os meum, come recita il Salmo XXXVIII, 10. Questo trauma provocato dallo scritto dello zio Pierre, però paradossalmente risveglia la mia memoria! Mi vengono in mente le parole di San Pio X che già il 4 ottobre del 1903 scriveva: “Tanta … è l’audacia e l’ira con cui si perseguita dappertutto la religione, si combattono i dogmi della Fede e si adopera sfrontatamente a estirpare, ad annientare ogni rapporto dell’uomo con la divinità! In quella vece, ciò che appunto, secondo il dire del medesimo Apostolo (S. Paolo), è il carattere proprio dell’Anticristo, l’uomo stesso, con infinità temerarietà, si è posto in luogo di Dio, sollevandosi sopratutto contro ciò che chiamasi Iddio, per modo che, quantunque non possa spegnere in se stesso ogni notizia di Dio, pure, manomessa la maestà di Lui, ha fatto dell’universo quasi un tempio a sé medesimo per esservi adorato. Dal che consegue che, instaurare tutte le cose in Cristo e ricondurre gli uomini alla soggezione a Dio, è uno stesso e identico scopo. Perché, però, tutto questo si ottenga conforme al desiderio, fa d’uopo che, con ogni mezzo e fatica, facciamo sparire radicalmente l’enorme e detestabile scelleratezza, tutta proprietà del nostro tempo, la sostituzione, cioè, dell’uomo a Dio”! (E Supremi Apostolatus). Certo che S. Pio X era uno che aveva saputo precorrere e cogliere perfettamente i segni del suo tempo, ma i suoi sforzi, e quelli dei suoi omonimi successori, non erano serviti ad evitare quello che Leone XIII aveva pronosticato con zelo profetico nella sua preghiera a S. Michele, preghiera che i novatori hanno provveduto, mi dicono, ad occultare prontamente! Vergogna! Tradimento! … Ma chi sarà mai stato questo infame impostore? Direttore mi aiuti, non ne ho la più pallida idea! … chieda a qualche suo lettore … Adesso però ho bisogno di una dose massiccia di bicarbonato, di qualcosa che attutisca i miei crampi all’addome … La devo lasciare subito, direttore, ho il voltastomaco, mi vien da vomitare, mi perdoni, la saluto, speriamo che Genoveffa, mia moglie, non se ne accorga …!

Doni dello Spirito Santo: Il dono di SAPIENZA

Il dono di SAPIENZA.

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[J.-J. Gaume: “Il trattato dello Spirito Santo”; vol. II, CAPITOLO XXXIII].

L’uomo aiutato dal dono di scienza, risalendo dagli effetti alla causa, discerne con certezza il vero dal falso. Col dono di consiglio, distinguendo tra il buono ed il meglio, sceglie i mezzi più propri per giungere al suo fine. Mercé del dono d’intelletto ei penetra più addentro. – Leggendo la causa nei fatti, vede chiaramente la bontà della sua scelta, vale a dire, l’evidenza delle verità che debbono condurlo alla salute, di guisa che nulla è capace di oscurarle ai suoi occhi nè di staccarne il suo cuore. – Il primo effetto di questa penetrazione che pone per cosi dire l’uomo a faccia a faccia col mondo superiore, è uno svolgimento meraviglioso della vita intellettuale. Il secondo è una rara elevatezza di pensieri, una grande magnanimità di sentimenti, una sublime indifferenza per la vita del corpo. Ripieno di questo dono divino, l’uomo sente tutta la verità di questa parola: Il regno di Dio non è, né cibo, né bevanda;. “Regnum Dei non est esca et potus”. Obbligato ad assoggettarsi alle necessità della vita animale, può dire come l’Arcangelo: « Pare che io mangi e beva con voi, ma faccio uso di un cibo invisibile e di una bevanda che non può essere vista dagli uomini. » [Tob., XII, 49]. – Così il dono d’intelligenza spiritualizza l’intelletto, quanto può essere spiritualizzato: come lo spirito contrario lo materializza, quanto può essere materializzato. – Per finire di perfezionare l’uomo, che cosa resta allo Spirito Santo? Spiritualizzare il suo spirito e il suo cuore, quanto possono essere spiritualizzati. Come compie lo Spirito Santo quest’ultimo atto della nostra deificazione? Comunicandoci il dono di sapienza. Questo dono forma il più alto grado della scala misteriosa, che il Verbo incarnato ha sceso per abbassarsi fino a noi, e che l’uomo deve risalire per innalzarsi fino al livello del suo divino fratello, divenire un altro sé medesimo e verificare nella sua persona la parola del Padre celeste: “Questi è il mio figlio diletto nel quale ho riposto tutte le mie compiacenze”. La risposta ai nostri tre quesiti farà conoscere questo dono, il quale corona tutti gli altri. Che cosa è il dono di sapienza? quali ne sono gli effetti? quale ne è la necessità? 1° Che cosa è il dono di sapienza? La sapienza è un dono dello Spirito Santo che ci comunica nel più eminente grado la conoscenza e l’amore delle cose divine. [“Donum sapientiæ est habitus infusus, quo quis in gratuitis cognitionibus subito -et prompte secundum quamdam connaturalitatem, per causam altissimam habet rectum et certum judicium de iis quae sunt Mei”. Vig., c. XIII, p. 411. — Vel: “sapientia est habitus divinitus infusus quo rnens redditur facile mobilis a Spiritu sancto, ad contemplandum divina et ad judicandum tum de illis, tum de humanis secundum rationes divinas”. Apud S. Th., 2a, 2æ, q. 44, art. 1, nota. — “Sumitur nomen sapientiae secundum quod saporem quemdam importat”. S. Th., ibid., art. 2, ad 1. — “Sapiens dictus a sapore, quia sicut gustus est aptus ad discretionem saporis ciborum, sic sapiens dicitur ad dignoscentiam rerum et causarum circa divina et agenda.” S. Isìd., De etymolog.]. – Tutti i doni dello Spirito Santo hanno per iscopo di contribuire ciascuno a suo modo, alla deificazione dell’uomo. Tre s’indirizzano principalmente alla volontà: il timore, la pietà, la fortezza. Quattro hanno per oggetto principale l’intelletto: la scienza, il consiglio, l’intelletto, la sapienza. Ora quest’ultimo è il più nobile di tutti. Come il fine riassume i mezzi sviluppandoli, cosi il dono di sapienza contiene e perfeziona tutti gli altri doni. Cosicché si può dire, che la sapienza è il timore di Dio perfezionato, la pietà perfezionata, la scienza perfezionata, la fortezza perfezionata, il consiglio perfezionato, l’intelletto perfezionato. – Per sapere in qual modo il dono di sapienza perfeziona tutti gli altri, basta considerarlo. Conoscenza e amore della verità, al grado il più elevato che l’uomo può raggiungere: ecco ciò che è. Ora vi sono più modi di conoscere la verità. – Conoscerla nelle cause seconde, nelle loro creature, nelle opere esteriori di Dio, tali come l’incarnazione del Verbo, la creazione e il governo del mondo, la giustificazione dell’uomo e altre simili. Questa conoscenza è il dominio del dono di scienza. [Il dono di scienza c’insegna a conoscere la verità mediante le cause seconde, mediante le creature, ed a regolare la nostra condotta su questa conoscenza. Il dono di sapienza ci fa vedere la verità nella causa delle cause, in Dio stesso, e ce la fa amare in Dio e nelle sue opere. Così il dono di scienza ha per oggetto principale gli effetti, e il dono di sapienza la causa. L’uno procede per via d’analisi, l’altro per via di sintesi. Vedi S. Th., 2a, 2æ, q.,9, art. 1, 2, corp. —Si vede che nel sistema della nostra deificazione nessun mezzo è stato dimenticato, e che lo Spirito Santo s’indirizza a tutte le attitudini]. – Conoscerla nei suoi motivi di credibilità, sino al punto d’essere talmente convinto che nulla possa indebolire la nostra adesione: quest’è il fine del dono d’intelletto. Conoscerla nelle applicazioni che bisogna farne con gli atti particolari: quest’è il benefizio del dono di consiglio. Finalmente vi è un modo ancor più perfetto di conoscere la verità, cioè di vederla nella causa prima, nella causa delle cause, in Dio, e di vederla con un immenso amore. Da quest’altezza si giudica con certezza di tutte le cause seconde e dei loro effetti: si mettono i suoi pensieri e le sue azioni in armonia non più con tale o tale verità isolata, con tale o tal causa seconda, con tale o tale effetto particolare, ma con la causa prima. – Allora, in una certa misura, l’uomo partecipa ai privilegi degli Angeli della prima gerarchia, che vedono in Dio medesimo la ragione delle cose. Egli possiede la magnifica sintesi della verità, e può giudicare di tutto il concetto divino, tanto nell’ordine naturale, quanto eziandio nell’ordine soprannaturale, poiché può giudicare di Dio medesimo. [“Spiritualis autem judicat omnia”. I Cor., II, 15. — “Spiritus enim omnia scrutatur etiam profunda Dei”. Ibid., 10. — “Ad sapientem pertinet considerare causam altissimam, per quam certissime de aliis judicatur, et secundum quam omnia ordinare potest”. S. Th., 2a, 2æ, q. 46, art. 1, corp., et q. 8, art. 6, corp.; S. Anton., IV p., tit. X, c. III]. – Così noi cediamo quanto il dono di sapienza è superiore ai doni di scienza, di consiglio, d’intelligenza, e come gli perfeziona. Egli perfeziona altrettanto i doni di timore, di pietà e di forza. Grazie al dono di sapienza i loro atti acquistano una energia, una costanza, una estensione, una soavità, una perfezione in rapporto coi lumi e le effusioni d’amore, che derivano da questo dono superiore a tutti gli altri. Laonde il cuore dell’uomo si trova innalzato al livello della sua intelligenza. – Quanto alla differenza che esiste tra il dono di sapienza e la fede, tra la virtù di sapienza e la sapienza gratuita, è facile a conoscersi. La fede aderisce alla verità, quale gli è proposta, né va più oltre. La virtù di sapienza è una abitudine acquisita studiando, o infusa dalla grazia; ma sia naturale o soprannaturale, questa virtù non ha né l’altezza, né l’estensione, né la certezza, né la soavità, né la spontaneità del dono di sapienza. [“Sapientia quæ est donum est excellentior quam sapientia quæ est virtus intellectualis, utpote magis de propinquo Deum attingens per quamdam Spiritus unionem ad ipsum. Et inde habet quod non solum dirigat in contemplatione, quod facit sapientia virtus intellectualis; sed etiam in actione circa humana. Quanto enim virtus est altior, tanto ad plura se estendi”. S. Anton., ubi snpra]. – Questo dono che piglia per punto di partenza la verità conosciuta mediante la fede, certificata dal dono di scienza, penetrata dalla virtù di sapienza, ne illumina tutte le parti, ne trae le conseguenze, sia per ordinar bene i nostri pensieri, sia per dirigere le nostre azioni, e conformare alla ragione divina la nostra vita intellettuale e morale. Parecchie differenze distinguono altresì il dono di sapienza, dalla sapienza nominata dall’apostolo, allorché dice: “A uno è dato dallo Spirito Santo il linguaggio della sapienza”. [I Cor., XII, 8]. – Prima di tutto, questo può essere comune ai buoni ed ai cattivi. Il suo privilegio è di conoscere le virtù divine, non pèr acquisto ma per infusione, e abbastanza perfettamente per ammaestrare gli altri e confutare i contradittori. Quella non si trova che nei buoni, ai quali essa comunica non solo la luce, ma il gusto delle cose divine. Finché essi sono in stato di grazia, essa abita nel fanciullo come nell’uomo fatto. Nel secondo essa è in atto, nel primo in potenza, a cagione della debolezza dell’età. Sebbene a gradi differenti, tutti la posseggono in quanto ché é necessaria alla salute. [S. Anton., ubi supra]. Quali sono gli effetti del dono di sapienza? Inondare lo spirito di una luce superiore a qualunque altra luce, riempire il cuore di un gusto indicibile per Iddio e per tutte le cose divine: tali sono, come l’abbiamo indicato, i due effetti principali del dono di sapienza. – Vediamo quel che accade all’uomo favorito da questo dono prezioso. Succede a quest’uomo come a un cieco, il quale riceve la vista all’età di trenta o quarant’anni. Tutto il tempo che egli è stato cieco, quest’uomo che cosa pensava egli del mondo? Egli credeva all’esistenza del sole, della luna e delle stelle; credeva che esistessero degli alberi, dei frutti e dei fiori; che vi è ogni sorta di pesci nell’acqua, uccelli nell’aria e sulla terra ogni specie d’animali. Egli credeva tutto questo, perché gli era stato detto; ma tutto ciò non risvegliava in lui nessuna conoscenza precisa, né eccitava in lui né amore né gioia, perché non aveva visto nulla. Or ecco che quest’uomo ottiene ad un tratto la vista. Egli vede come il sole estende dappertutto i suoi raggi; vede come le montagne sono coperte d’alberi e di frutti; vede come i prati sono smaltati di fiori, più belli gli uni degli altri. Colpito da queste bellezze che vede per la prima volta, ei rimane stupefatto. – Abbandonate adesso questo cieco per volgervi verso l’anima umana. Essa possiede la luce della fede, essa crede che Dio é infinito, ch’Egli é la fonte inesauribile di tutte le perfezioni; ma siccome questa luce è troppo oscura, essa non eccita in sé, né molto amore per Iddio, né molta allegrezza. Ma se lo Spirito Santo comunica a quest’anima la luce del dono di sapienza, oh qual mutamento subitaneo si opera in lei! Le perfezioni divine si mostrano ai suoi sguardi in tutto il loro splendore. Ella è come fuori di sé e come sommersa in quell’oceano della divinità. [Pergmayer, Meditaz., etc., p. 44]. – Abbiamo visto che il dono d’intelletto apre pure gli occhi dell’anima; ma tra l’illuminazione che produce, e quella di cui lo spirito di sapienza è la fonte, grande è la differenza. Il dono d’intelletto illumina le verità particolari, una dopo l’altra, ma non contemplandole nella causa prima, non le rannoda tra loro in modo da comporre una vasta sintesi. – Quest’è il privilegio del dono di sapienza. Nell’amorosa luce di cui è centro egli vede, abbraccia tutto l’insieme delle cose divine; le verità della fede, tutta la dottrina cristiana, la teologia, la scrittura, le regole della morale pubblica e privata, e tutto ciò che può contribuire alla santità della vita ed all’acquisto della salute. [Corn. . a Lap., in Jacob., c . III, 17]. – Il dono d’intelletto non è accompagnato, almeno sino allo stesso grado del dono di sapienza, dal gusto e dall’amore delle cose divine; nuova e grande differenza. – « Infatti, dice san Bonaventura, altro è sapere che il miele è dolce, altro il mangiarlo e gustarne realmente la dolcezza. » L’anima illuminata dal dono d’intelletto crede e sa che Dio é infinitamente dolce: però essa non gusta questa dolcezza. Se ella giunge a possedere il dono di sapienza, non solo sa che Dio è infinitamente dolce, ma gusta altresì questa ineffabile dolcezza: il suo cuore ne e ripieno. Da ciò deriva che ella trovi le sue delizie nel confabulare con Dio, nell’occuparsi di Dio, a procurare la sua gloria. Quindi, lo spirito d’orazione, lo spirito interiore, lo spirito di sacrifizio; l’unione amorosa dell’anima con Dio e la sua trasformazione in sé; il riposo di tutte le sue potenze, l’acquietamento delle sue passioni, l’amore della solitudine e del silenzio. Allora può dire come la sposa dei Cantici: “A me il diletto mio, ed io a lui; io sono sua proprietà, io sono il suo regno. Egli regna in me, mi governa. Egli è il padrone e il direttore della mia vita interiore ed esteriore. Non sono più io che vivo, ma lui che vive in me”. – La sapienza come luce e amore, spandendosi al di fuori, fa l’uomo tutto intero a sua immagine. Ora, secondo l’apostolo san Giacomo, la sapienza che viene dallo Spirito Santo è pudica, pacifica, modesta, facile a persuadere, amica dei buoni, piena di misericordia e di buone opere, essa non giudica punto né è punto dissimulata. [Epist., III, 17]. – Ecco adesso, nelle sue grandi linee, il ritratto del vero savio. È pudico. Con ciò bisogna intendere non solamente la purità del corpo, ma altresì la purità dell’anima e della dottrina. È un fatto che la vera castità coniugale, la vera verginità, la vera continenza, la vera purità di parola e di dottrina non si trova che nel Cristianesimo e nel savio cristiano. Basta per convincersene, di gettare uno sguardo sul paganesimo e sui sapienti pagani, sul maomettismo, sul protestantismo, sul razionalismo moderno e sui pretesi sapienti di queste scuole differenti. È pacifico. Le contese, le discussioni, le risse, le dispute gli sono antipatiche: nuovo tratto che lo distingue da tutti i falsi sapienti. La ragione è semplice. La vera sapienza è figlia dello Spirito Santo. Lo Spirito Santo è la sorgente della pace e della concordia. La pace è la tranquillità dell’ordine. L’ordine è il frutto della sapienza. Il sapiènte è necessariamente umile. Per conseguenza l’umiltà è la madre della pace. – È modesto. Modestia di asserzioni e di pretensioni; modestia di parole e di modi; modestia di cibo, di vesti, di mobilia e di piaceri, sono i caratteri del vero sapiente. – Altra differenza tra lui e il falso sapiente. Chi non sa quanto furono presuntuosi, vani, offensivi, orgogliosi, suscettibili, sensuali i sapienti del paganesimo, i sapienti dell’eresia; quanto lo sono altresì i sapienti dell’incredulità moderna! Animali di gloria, come gli chiama san Girolamo, essi non hanno vissuto né vivono; non hanno scritto né scrivono altro che per occupare gli altri di sé, per farsi un nome o una posizione; e guai a chi gli tocca con la punta del dito! È facile a persuadersi: cioè dire a lasciarsi persuadere e a persuadere gli altri. Pieno il suo spirito di luce, riconosce senza fatica il vero, appena che gli è proposto; pieno d’amore per il vero, il cuor suo l’abbraccia con ardore. Piena d’amore e di verità la sua parola, non incontra, per parte delle anime rette, nessuna seria resistenza. Altrimenti avviene dei filosofi dell’errore e dei loro addetti! Alle prove più convincenti oppongono ostinatamente stupidi dinieghi. Solo gli errori più grossolani s’insinuano nella loro anima; e figli come del padre della menzogna, essi gli abbracciano come sorelle, e gli insegnano come tante verità. – É amico dei buoni. Tra il sapiente cristiano o il vero cristiano, che è tutt’uno, ed i veri Cristiani, i veri buoni di tutti i secoli e di tutti i paesi, havvi una affinità reale. – Affinità potente che, simile alla scintilla elettrica, agita ad un tratto tutte le anime cattoliche, e le pone all’unisono le une con le altre. Pensieri, gioie, dolori, timori, speranze, interessi, tutto diventa comune. Quindi l’immensa fratellanza del bene, che è il carattere forse il più inesplicabile della vera religione. « Tutti riconosceranno, diceva il Verbo incarnato, che voi siete miei discepoli, se vi amate l’un l’altro. » [Joan., XIII, 35]. – Nemici dei buoni e amici dei cattivi, ecco quel che sono stati e quel che ancor sono i falsi sapienti di tutti i tempi e di tutti i paesi. Non è forse quel che si vede oggi, forse più chiaramente che mai? Qualunque siasi il clima che abitano, o la maschera con cui si coprono, lo spirito maligno conosce quelli che sono suoi. Ei gli esalta, gli difende. Per essi risveglia le simpatie di tutti i loro fratelli in empietà, in rivoluzione, in anticristianesimo. – È pieno di misericordia e di buone opere. Di misericordia, perché possiede in persona lo Spirito di colui che ha detto: Beati i misericordiosi, perché sarà usata loro misericordia. Di buone opere, perché la sua anima è uno dei rami della vigna, della quale il Verbo incarnato è il ceppo immortale e sempre fecondo. Uno dei caratteri del falso sapiente, è l’egoismo, per conseguenza l’avidità e la durezza di cuore: “Viscera impiorum crudelia”; e la sterilità delle buone opere. Vedete qual fu nella Grecia e a Roma il regno dei filosofi; e quale è stata presso di noi la fine dell’ultimo secolo. Se voi lo provate, nominate gli atti spietati dai quali si sono astenuti: le buone opere ch’essi han fatte; le istituzioni utili che hanno fondate.- Egli non giudica. Quanto più l’uomo è illuminato e caritatevole, tanto meno è portato a giudicare, a criticare, a censurare il prossimo. Meglio di chiunque altro ei sa che il giudizio appartiene a Dio; che il Vangelo proibisce di giudicare gli altri, se non vuole essere giudicato lui medesimo, e che nulla è più esposto all’errore degli umani giudizi, basati il più delle volte sopra antipatie o simpatie, qualche volta anche sopra semplici apparenze. Avviene altrimenti del falso sapiente. – Non dubitando di nulla, perché non si dubita di nulla, schiavo dei suoi interessi e delle sue passioni, giudica arditamente, accusa, critica, condanna, presta agli altri delle intenzioni che non hanno avute, e fa dir loro ciò che non hanno detto. Che cosa fanno dalla mattina alla sera, parlando del sovrano Pontefice, del clero e dei Cattolici, gli scrittori pretesi filosofi dai quali siamo circondati? – Non è punto dissimulatore. Questo è uno dei bei caratteri del vero sapiente. Dire la verità, nient’altro che la verità: verità nelle relazioni di uomo ad uomo, o di popolo a popolo, verità nella storia e nella scienza; dirla senza reticenza e senza miscuglio d’errore, dirla con rispetto perché è la verità; con amore perché essa è il pane dell’uomo; applaudire a coloro che la dicono, perché essa è la luce del cieco, il rimedio degli infermi, la consolazione degli afflitti, la salute delle nazioni, e perché non è un bene personale. [“Spiritus sanctus disciplinae effugiet fìctum, et auferet se a cogitationibus quae sunt sine intellectu”. Sap., I, 5. — Quam(sapientiam) sine fìctione didici et sine invidia communico, et honestatem illins non abscondo. Ib id ., VII, 13]. – Quindi viene che l’anima del vero sapiente è diafana. – Questa trasparenza si riflette perfino nella limpidezza del suo occhio, e nell’apertezza del suo volto. Tutt’altra cosa è l’anima del falso sapiente; il suo occhio, la sua figura. Come figlio del grande menzognero, la menzogna è abituale sulle sue labbra e sotto la sua penna. Egli affetta la verità, la sincerità, la santità, ed insegna l’errore, l’ipocrisia, l’iniquità. È il lupo sotto la pelle d’agnello. Ma checché egli faccia, il lupo apparisce in quell’occhio appena semiaperto, in quello sguardo bieco e incerto, in quel sembiante, i cui tratti confusi e immobili, sembrano cospirare per gettare un velo impenetrabile sopra i sentimenti e sul pensiero. – Luce superiore ad ogni luce, amore superiore ad ogni amore, pace, serenità, trasformazione dell’uomo in Dio; ecco nei suoi effetti positivi, l’ammirabile dono di sapienza. – Studiarlo nei suoi effetti negativi è, da un nuovo punto di vista, mostrare quanto è necessario. – 3° Qual’ è la necessità del dono di sapienza? La necessità del dono di sapienza è sovrana, assoluta, universale. V’è egli bisogno di dirne la ragione? Libero di scegliersi un padrone, l’uomo non è però libero di non averne punti. Quando noi diciamo l’uomo, noi diciamo la famiglia, il popolo, il genere umano tutto quanto. – Vivere sotto l’impero dello spirito di sapienza, o sotto l’impero dello spirito contrario, l’alternativa è necessaria tutti i giorni, tutte l’ore e in tutte le posizioni. – Qual è lo spirito satanico, opposto allo spirito di sapienza? È lo spirito di lussuria. [“Spiritus sapientiæ obruit Spiritum luxuriae, quae fìgens se in cadaveribus foetidis ut ibi pascatur, ad arcani Ecclesiae nescit reverti ut columba, ubi sunt cibaria optima et suavissima”. S. Anton., IV p., tit. X, c. I, p. 153]. – L’uno innalza l’uomo sino a Dio; l’altro lo abbassa sino al bruto. – Per apprezzare come conviene questo duplice movimento di ascensione e di discesa, bisogna fare due osservazioni importanti; la prima, che vi sono tre sorta di sapienza, contrarie alla sapienza divina: la sapienza terrena, la sapienza animale, la sapienza diabolica.« Ogni essere attivo, dice san Tommaso, opera per un fine. Se non opera per il suo fine vero, opera per un fine indebito: questa necessità è universale. Se l’uomo pone il suo fine nei beni della terra: cioè oro, argento, case, campi, greggi; quest’è la sapienza terrena. Se lo pone nei beni corporali, come il bere, il mangiare, la libidine; é la sapienza animale. Se lo fissa nella sua propria eccellenza, nella stima di sé medesimo, presunzione, orgoglio, ambizione dei posti e degli onori, quest’è la sapienza diabolica, perché essa rende l’uomo imitatore del diavolo, chiamato il re degli orgogliosi. » [S . Th., 2a, 2æ, q. 45, art. 1, ad 1]. L’Angelo della scuola non è che il commentatore dell’apostolo san Giacomo, che chiama satanica questa triplice sapienza, o piuttosto questa triplice applicazione della stessa sapienza. [“Non est enim ista sapientia desursum descendens, sed terrena, animalis, diabolica”. Epist. III, 15]. – Ora questa sapienza satanica è delitto, disgrazia, follia. Essa è delitto; poiché molto volontariamente, molto scientemente in onta alla volontà di Dio, dei lumi della sua ragione, delle aspirazioni del suo cuore, l’uomo pone il suo fine ultimo nella creatura, e arrovescia cosi tutto il piano divino. – Essa è disgrazia: per la ragione che è delitto, e per le conseguenze temporali ed eterne che essa trae seco. Queste conseguenze sono le ingiustizie, le inquietudini, i disinganni, le disperazioni, i rimorsi, le divisioni intestine, le rivoluzioni sociali e le pene dell’inferno. Essa è follia; poiché spenge, nel fango delle creature, la doppia face dell’intelligenza e della fede. Il pazzo è colui che ha perduto il sentimento umano e il sentimento divino. Non avendo più il sentimento, il pazzo non sa più fare il discernimento delle cose. Chiama vero ciò che è falso, e falso ciò che è vero, buono ciò che è cattivo, e cattivo ciò che è buono, necessario ciò che è inutile, e inutile ciò che è necessario. Come schiavo di un’idea fissa, in quella egli pone la sua felicità, per essa dimentica tutto: notte e giorno fa la caccia a dei sogni, a dei fantasmi, a dei nulla; egli si esaurisce nell’inseguirli e nell’abbracciarli. Invano vorreste illuminarlo, non capisce; dei balocchi da bambini per lui sono tanti tesori. Se gli si minaccia di toglierglieli, va nelle furie, grida, batte, rompe, piange. Ecco il pazzo. [“Nomen stultitiæ, secundum Isidorum, videtur esse a stupore. Stupor autem interpretatur sensuum alienatio, eo quod sensus stupeant. Unde stultus dicitur, qui propter stuporem non movetur…. Stultitia importat hebetudinem et obtusionem cordis”. Vig., c. XII , p. 418]. – Ed ecco tratto tratto, l’uomo o il popolo, posseduto dallo spirito di sapienza satanica. Cattivo estimatore di se medesimo, de’ suoi destini, de’ suoi doveri e de’ suoi interessi, egli pone in basso ciò che deve essere in alto, in alto ciò che deve essere in basso, il principale in luogo dell’accessorio, l’accessorio in luogo del principale, il fugace in luogo dell’immutabile, il naturale in luogo del soprannaturale, il finito in luogo dell’infinito, il corpo avanti l’anima. Nessun’argomento umano è capace di disingannarlo, egli è pazzo e vuole esserlo. “Noluit intelligere, ut bene ageret”. – O medici non l’avvicinate troppo, impiegate meglio il vostro tempo, insistete con riserva per fargli accettare i vostri rimedi: ancora non siete sicuri che egli non risponda alle vostre caritatevoli cure con dei motteggi, con delle ingiurie e con delle ire, o pure come ha fatto sovente, come lo fa ancora, appioppandovi dei colpi e facendovi persino morire: guardatevi piuttosto. – Il genere umano era colpito da questa delittuosa e deplorevole pazzia, allorquando il Verbo incarnato discese dal cielo per guarirlo. Mediante i suoi profeti, mediante se medesimo e i suoi Apostoli, annunzia il fine della sua missione. O uomo, tu sei zimbello della tua sapienza. Questa sapienza è terrena, animale, diabolica; essa è follia, essa è morte. Io perderò la sapienza dei savi: colpirò di obbrobrio la prudenza dei prudenti.11 [“Sapientia tua decepit te”. Is., XLVII, 10. — “Sapientia autem hujus mundi stultitia est apud Deum”. I Cor., III, 19. — “Prudentia carnis mors est”. Rom ., VIII, 6. — “Scriptum est enim: perdam sapientiam sapientium, et prudentiam prudentium reprobabo”. I Cor., I, 19 et Is ., XXIX, 14]. – Alla notizia dell’arrivo del Sanatore divino, tutti gli alienati di cuore sono turbati, persino nelle profondità del loro capo, e’ si preparano a ricevere il loro Medico, come essi Lo hanno ricevuto insultandolo, perseguitandolo, crocifiggendoLo. [“Illuminans tu mirabiliter a montibus aetem is, turbati sunt omnes insipientes corde”. Ps. LXXV]. – La seconda osservazione è che la triplice sapienza, o meglio la triplice follia, della quale abbiamo parlato, riesce quasi sempre alla follia della carne. Per un pazzo orgoglioso e avaro, voi troverete cento pazzi lussuriosi. Questa caduta è nella natura delle cose. L’uomo è fatto per adorare; s’egli non adora l’altissimo Dio, bisogna che adori il dio bassissimo; s’egli non adora il Dio spirito, adorerà il dio carne. Indi deriva che se voi gli scrutate con diligenza, in fondo a tutti i culti pagani, a tutte le pratiche diaboliche, di ogni coscienza emancipata, voi troverete infallibilmente una macchia. Venere ne è l’ultima parola. Cominciato con la gola, il dispotismo della carne finisce con la lussuria. – Ora di tutte le follie quella della lussuria è la più vergognosa, la più furibonda, la più feconda in disastri e la più difficile a guarire. – Siccome lo Spirito Santo è inseparabile dai suoi doni, così satana è inseparabile dai suoi. Come il dono di sapienza suppone e corona tutti i doni dello Spirito Santo, cosi il dono di lussuria suppone e trascina dietro sé tutti i doni satanici. Non un impudico il quale non sia orgoglioso, avaro, goloso, geloso, violento, pigro: è un fatto accertato dall’esperienza delle anime e dagli insegnamenti della storia. – Stando agli ordini del loro capo, non vi è delitto che i terribili satelliti della lussuria non commettano per obbedire a lui. I duelli, gli assassinii, gli avvelenamenti, i ratti, le violenze, gli infanticidi, le gozzoviglie, le nere gelosie, la perfida maldicenza, la odiosa calunnia, i tradimenti, le bassezze, i furti, le divisioni, gli’ odi sono la loro opera. – Appena che la lussuria viene a regnare sopra un popolo, sopra un’epoca, aspettatevi delle iniquità senza numero e senza nome, dei depravamenti d’idee, di gusti e di abitudini senza esempio. Voi conterete miriadi di esistenze senza rimorsi, morti di impenitenti, pazzi, suicidi in proporzioni tali da non si dire. La vita stessa viziata quasi nella sua sorgente si manifesterà per la stentezza, e la razza imbastardirà. Ora, simile all’edilizio basato sopra un terreno paludoso e che sempre minaccia di sprofondare; ora, simile alla città presa d’assalto, dove l’eccidio e il saccheggio sono in permanenza, la società in preda dello spirito di lussuria,sarà continuamente sul pendio della sua rovina, o diventerà una sanguinosa arena, nella quale tutte le passioni scatenate si daranno dei combattimenti all’ultimo sangue. Cosi finiscono i popoli voluttuosi. – Tutti questi infortuni e tutti questi pericoli di guai non basteranno mai a farci sentire la necessità del dono che ce ne preserva? Invano il mondo attuale moltiplica le rivoluzioni per arrivare alla libertà. Una sola rivoluzione può liberarnelo; ed è la rivoluzione morale, che rompendo la tirannia della lussuria e dei suoi satelliti, lo riporrà sotto l’impero dello spirito di sapienza. Se no, no. –

Giunto all’ultimo dei sette doni, gettiamo uno sguardo retrospettivo sul nostro lavoro. Sin qui noi abbiamo studiato i doni dello Spirito Santo in sé medesimi. Per quanto sia interessante, un tale studio non basta. Per ben conoscere i doni dello Spirito Santo bisogna vederli all’opera. Allora solamente sarà possibile comprenderne la bellezza, la potente fecondità, la necessità, l’applicazione agli atti della, vita e la loro influenza sulla felicità del mondo. Tale è il nuovo orizzonte che va ad aprirsi dinanzi a noi.

PREGHIERA PER IL “VERO” SOMMO PONTEFICE

“Qui  mange le Pape, meurt!”

“È necessario per la salvezza che tutti i fedeli di Cristo siano soggetti al Romano Pontefice.” (Concilio Lateranense V)

tiara

PREGHIERA PER IL “VERO” SOMMO PONTEFICE

[da: Manuale di Filotea del sac. G. Riva, Milano 1888- imprim.]

“O Salvatore degli uomini, Autore e Consumatore della nostra fede, Primogenito di tutti gli eletti, Capo e Sposo della Chiesa, Voi che all’Apostolo Pietro e a tutti i suoi Successori avete promessa solennemente l’indefettibile vostra assistenza per guidare gli agnelli e le pecore del vostro ovile ai pascoli deliziosi della salute, e indirizzaste all’eterno Padre particolare preghiera perché non avesse mai a venir meno la loro fede, riguardate con occhio di parziale benignità l’attuale vostro Vicario, il nostro sommo Pontefice [Gregorio -n.d.r.-]. Vegliate sempre alla difesa de’ suoi diritti così spirituali come temporali, e umiliate e confondete tutti coloro che tentano in qualunque modo di oscurarne la gloria o menomarne il potere, sicché tutto il mondo lo riconosca e lo veneri per quel che è realmente, il sommo Vicario di Dio, il Padre dei credenti, il Pastor dei Pastori, il Monarca della Chiesa, il Custode della fede, il Giudice della morale, l’Oracolo infallibile della verità, il Fonte d’ogni giurisdizione, l’Arbitro dei celesti tesori, la Personificazione della Dottrina che sola guida a salute. Accordategli quella copia di grazie che si conviene alla sublimità del suo grado, affinché possa tutto insieme e santificare sé stesso, e reggere secondo le massime della vostra sovrana sapienza tutti i credenti nel vostro nome, con quella pienezza di libertà, con quella assolutezza di indipendenza, con quella interezza di regia territoriale sovranità che la vostra Provvidenza gli ha procurato da tanti secoli, e la vostra onnipotenza gli ha conservato, a dispetto di tutti gli assalti dei più prepotenti nemici, costretti tutti a confessare per propria tristissima esperienza che questa Pietra da Voi piantata è cosi incrollabile come la Chiesa di cui è fondamento e sostegno, e contro cui non potran mai prevalere tutte le podestà dell’inferno”. Pater. Ave. Gloria.

 siri

Questa preghiera è bene recitarla frequentemente onde sostenere l’opera del Santo Padre “impedito” ed in esilio, obbligo che accumuna tutti i veri cattolici, che ancora hanno a cuore la gloria di Gesù-Cristo e della sua Chiesa: Una, Santa, Cattolica, Apostolica. Si capisce subito che qui non si ci rivolge al vicario dell’anticristo usurpante, in particolare nelle espressioni concernenti il “vero” Santo Padre che sono “de fide”: “il Custode della fede, il Giudice della morale, l’Oracolo infallibile della verità, la Personificazione della dottrina”. Queste quattro parole ci manifestano immediatamente che chi si spaccia fraudolentemente per ciò che non è, offre al contrario, come frutto del suo luciferino operato, la manipolazione della fede, l’incapacità di giudizio morale anche nelle cose più banali, l’occultamento della verità divina e finanche naturale, la personificazione dello gnosticismo: teologia di satana. Cosa deve mostraci di più il buon Dio per farci comprendere in quale inganno mortale ci hanno spinto i “cani opulenti che dormono”, i marrani vendicatori infiltrati, gli apostati deicidi, le Fraternità Sacrileghe, gli scismatici sedevacantisti che, offendendo il Sacro Magistero della Chiesa, ritengono che Cristo stesso sia un bugiardo ingannatore, secondo i loro costumi. Che Dio ce ne liberi quanto prima, con il “soffio della sua bocca”! [Nota redazionale].

Lunga vita al Santo Padre ed alla Chiesa!

I 14 SANTI SOCCORRITORI

8 AGOSTO: I QUATTORDICI SANTI SOCCORRITORI

     I Santi Soccorritori o Ausiliatori sono un gruppo di quattordici Santi la cui devozione cumulativa si sviluppò a partire dal XIII secolo. A questi Santi era affidato un po’ “il campionario” delle paure e dei maggiori problemi di salute di quei secoli e ad essi papa Niccolò V dedicò uno specifica ricorrenza: il giorno 8 agosto, giorno in cui erano anche concesse specifiche indulgenze.   Questi i nomi e gli attributi dei Santi Ausiliatori:

I quattordici santi soccorritori o ausiliatori sono dei santi alla cui intercessione i cristiani ricorrevano generalmente per problemi di salute, sin dal Medioevo.

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Papa Niccolò V

Ecco l’elenco:

ACAZIO – protegge nella malattia e nell’agonia, emicrania.

BARBARA – fulmini, febbre, propizia una morte serena, evitando una morte improvvisa..

BIAGIO – Protegge dal mal di gola.

CRISTOFORO – Protegge dalla peste, dagli uragani e dagli incidenti di viaggio.

CIRIACO – Protegge dalla tentazione, oppressione e possessione del diavolo.

DIONIGI – Protegge dal mal di testa e dalla sifilide.

EGIDIO – Invocato contro la sterilità, panico, paure notturne, l’epilessia, la pazzia e le eruzioni cutanee.

ERASMO – Dolori addominali ed intestinali, aiutava le partorienti.

GIORGIO – Invocato contro la peste e la lebbra, malattie della pelle.

EUSTACHIO – Contro il fuoco, e per essere preservato dal fuoco eterno.

CATERINA d’Alessandria – Invocata per le malattie della lingua e linguaggio.

MARGHERITA di Antiochia – Protegge le partorienti.

PANTALEONE – Invocato nelle malattie di consunzione dell’uomo e dell’animale.

VITO – Invocato contro le malattie psichiche, letargia, corea, epilessia, idrofobia.

chiesa 

Basilika Vierzehnheiligen [Basilica dei 14 Santi Soccorritori]

 è una chiesa di stile tardo-barocco all’esterno e rococò all’interno, sita su una collina nel comune bavarese di Bad Staffelstein 

Il 17 settembre 1445 Gesù Bambino apparve una prima volta al pastorello Hermann Leicht di Langheim, figlio del locatario del podere di Frankental; l’apparizione si ripeté con la comparsa del Bambino circondato da candele accese e il 29 luglio 1446, nello stesso luogo, questa volta comparvero attorno al Bambino Gesù altri quattordici bimbi. Alla richiesta del pastorello che chiedeva chi fossero, essi risposero di essere i quattordici salvatori e chiesero che fosse loro dedicata sul luogo una cappella. Essi apparvero anche ad una giovane gravemente ammalata, portata appositamente colà, e che miracolosamente guarì. L’abate del vicino monastero cistercense di Langheim cedette alle insistenze popolari e fece erigere per le esigenze immediate degli imminenti pellegrinaggi una cappella in onore dei Quattordici Santi Salvatori.

SANT’ACAZIO ( o ACACIO) di Armenia

acazio

     Sant’Agazio, centurione e martire, che nel rito latino è commemorato l’8 maggio, morì intorno al 304. Era un centurione cappadoce dell’esercito romano di stanza in Tracia, fu accusato dal tribuno Firmo e dal Proconsole Bibiano di essere cristiano e, dopo aspre torture e tormenti, fu decapitato a Bisanzio sotto Diocleziano e Massimiano. L’imperatore Costantino il Grande costruì una Chiesa-Santuario in suo onore alla Karìa di Costantinopoli, dove divenne anche Patrono. Da almeno tredici secoli (iconoclastìa e introduzione del rito bizantino nella Diocesi di Squillace a seguito della soggezione della stessa al Patriarcato di Costantinopoli) è Patrono della Città e della Diocesi di Squillace (ora dell’Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace). Il corpo del Santo Martire è custodito e venerato in una monumentale Cappella della Cattedrale di Squillace, mentre un braccio venne portato dal Vescovo di Squillace, Marcello Sirleto, nel 1584 a Guardavalle, suo paese natale, dove è stato anche eletto come Patrono.Sue Reliquie risultano anche a Cuenca ed Avila in Spagna, provenienti da Squillace. E’ venerato tra i Santi Ausiliatori in diverse parti dell’Europa centro-settentrionale. A Squillace si celebrano tuttora due Feste solennissime: una il 16 gennaio, detta della Traslazione o delle Ossa, che rievoca l’arrivo miracoloso al lido di Squillace delle Sante Reliquie, e l’altra il 7 maggio, giorno del Martirio del Santo a Bisanzio tramandato dai Menologi bizantini e mantenuto ininterrottamente a Squillace. In questo giorno, preceduto e seguito da un’antichissima Fiera, conviene nella Cattedrale di Squillace tutto il Clero della Diocesi che presta l’Obbedienza al Vescovo Diocesano e partecipa ai riti e alla processione solenne.

SANTA CATERINA D’ALESSANDRIA,

(VERGINE E MARTIRE) – (Protettrice delle gestanti e delle Puerpere)

katharina

     Abbiamo poche notizie certe di Santa Caterina d’Alessandria, ma sappiamo che fu condannata all’amputazione dei seni, proprio come Sant’Agata.      Caterina visse ad Alessandria d’Egitto nel IV secolo, dove professò con coraggio la sua fede cristiana. Figlia del re di Cipro, secondo la leggenda, Caterina si fece conoscere per la sua profonda cultura e per le sue abilità oratorie,che i più dotti filosofi dell’epoca conoscevano molto bene. Caterina rifiutò con fermezza ogni offerta di favolosa ricchezza fatta dall’Imperatore Massimino Daia con l’intento di corteggiarla. Al rifiuto della fanciulla, l’Imperatore la fece rinchiudere in carcere e la condannò al supplizio della ruota. Ma avvenne un prodigio: i soldati che dovevano eseguire la tortura caddero tramortiti e tutti gridarono al miracolo. Allora l’imperatore ordinò l’amputazione dei seni e la decapitazione. Mentre Caterina si avvicinava al patibolo invocando il Signore, dal suo collo sgorgò latte anziché sangue. La leggenda narra che il suo corpo fu poi trasportato dagli angeli sul Monte Sinai, dove si trova il Monastero a lei dedicato.

SANT’EGIDIO ABATE

Egidio

     Nacque ad Atene, ma ben presto si trasferì in Provenza,dove visse come eremita nutrendosi, secondo una leggenda che si riallaccia alle saghe greche di caccia del latte di una cerva. Egidio fondò un monastero di cui egli fu primo abate: il Monastero di Saint-Gilles (l’equivalente francese di Egidio è Gilles), situato sulla via che conduceva a Santiago di Compostela e pertanto, sempre frequentato da molti pellegrini. Sant’Egidio è uno dei Quattordici santi soccorritori ai quali i cristiani ricorrevano per ogni sorta di difficoltà. La Legenda Aurea narra dei numerosi miracoli e delle guarigioni compiute dal Santo: guarigioni di diverse malattie e di morsi di serpente. Sant’Egidio è santo patrono degli epilettici, dei lebbrosi, degli appestati, dei disabili, delle donne che allattano e delle donne sterili e in realtà fu sempre considerato patrono di tantissime categorie di persone. In arte Sant’Egidio viene raffigurato come abate benedettino o come eremita,spesso con la cerva ai suoi piedi. Sant’Egidio morì presumibilmente nell’anno 720. – E’ patrono della Stiria e della Carinzia, in Austria e delle città di Graz, Norimberga, Tolosa ed Edimburgo.

 

SANTA MARGHERITA DI ANTIOCHIA

margareta

Margherita (Marina nella “passio” greca attribuita ad un certo Timoteo che è la fonte principale per la biografia) nasce nel 275 ad Antiochia di Pisidia, all’epoca una delle città più fiorenti dell’Asia Minore, (oggi vicino le rovine della città è situata la borgata turca di Yalovaè del distretto di Iconio); Paolo e Barnaba in uno dei loro viaggi vi si fermarono per predicare Gesù Messia e Figlio di Dio ottenendo molte conversioni. Il padre Edesimo o Edesio era sacerdote pagano, per questo ruolo la famiglia di Margherita spiccava per agiatezza e nella vita sociale e religiosa della città. Nessuna notizia si ha della madre. Margherita presumibilmente rimane orfana di madre dai primi giorni di vita, tanto che il padre la affida ad una balia che abita nella campagna vicina. La balia segretamente cristiana, educa Margherita a questa fede e quando ritenne che fosse matura la presentò per ricevere il battesimo. Tutto ciò avvenne, ovviamente, ad insaputa del padre. Siamo durante il periodo delle persecuzioni scatenate da Massimiano e Diocleziano, Margherita crescendo apprendeva la storia di eroismi dei fratelli di fede, irrobustiva il suo spirito ispirandosi al Vangelo, si sentiva decisa ad emulare il coraggio dimostrato dai cristiani davanti alla crudeltà delle persecuzioni e nelle sue preghiere chiedeva di essere degna di testimoniare la sua fedeltà a Cristo. – Il padre ignaro di tutto ciò decide di riprendere la figlia ormai quindicenne presso la sua casa di Antiochia. Margherita fu subito a disagio sia per il distacco dalla nutrice, che per lo stile di vita che teneva presso la casa paterna colma di agi. Una sera chiese al padre cosa rappresentassero quelle statuette e le lampade che erano in casa, il padre spiegò che quelli erano gli idoli che adorava ed invitò Margherita a bruciare incenso per loro. Ella ascoltava quasi indifferente quello che il padre le diceva, il padre credette che Margherita mancava di una educazione religiosa adeguata al proprio rango sociale, la affidò così ad un maestro di sua conoscenza che dirigeva una scuola dove si insegnava un po’ di tutto. Margherita non gradiva gli insegnamenti pagani e dopo poco tempo rivelò al padre di essere cristiana. Per tale motivo, il padre non esitò a mandarla via di casa, quindi Margherita ritornò dalla sua balia che l’accolse come reduce vittorioso di un’aspra battaglia. In campagna Margherita si rese utile pascolando il gregge e per le altre necessità che si presentavano; essa dedicava molto tempo alla preghiera, in particolare pregava per il padre e per i fratelli nella fede che venivano sempre più spesso perseguitati. Un giorno mentre conduceva le pecore al pascolo, Margherita, venne notata da Oliario, nuovo governatore della provincia; appena la vide rimase colpito dalla sua bellezza e ordinò che gli fosse condotta dinnanzi. Dopo un lungo colloquio il governatore non riuscì nell’intento di convincere Margherita a diventare sua sposa, essa si dichiarò subito cristiana e fu irremovibile nel professare la sua fede. Il governatore, dopo un lungo interrogatorio, alle risposte di Margherita, controbatte con la flagellazione e l’incarcerazione. Secondo la tradizione, in carcere a Margherita appare il demonio sotto forma di un terribile drago, che la inghiotte, ma lei armata da una croce che teneva tra le mani, squarcia il ventre del mostro sconfiggendolo. Da questo fantastico episodio, nacque nella devozione popolare quella virtù riconosciuta a Margherita, di ottenere, per la sua intercessione, un parto facile alle donne che la invocano prima dell’inizio delle doglie. Dopo un breve periodo di carcere, Margherita è sottoposta ad un nuovo martellante interrogatorio davanti a tutta la cittadinanza, anche in quest’occasione, essa non esita a proclamare a tutti la sua fede e l’aver dedicato a Cristo la sua verginità. Ancora una volta viene invitata ad adorare ed offrire incenso agli dei pagani, ma lei si rifiuta e menziona il brano del vangelo di Matteo dicendo “quando sarete dinnanzi a magistrati e ai presidi, non vi preoccupate come o che cosa dovete rispondere, perché lo Spirito del Padre vostro, che sta nei cieli, parlerà per voi”. Mentre tutti osservavano quanto stava succedendo, una forte scossa di terremoto fece sussultare la terra e apparve una colomba con una corona che andò a deporre sul capo di Margherita. Questo fatto prodigioso, le affermazioni di Margherita, il suo rifiuto delle pratiche pagane e le molte conversioni che avvennero, mandarono su tutte le furie il governatore che emise la sentenza di condanna per Margherita: “Venga decapitata fuori della città”.      Margherita fu decapitata il 20 luglio 290 all’età di quindici anni. Il corpo venne raccolto e portato in luogo sicuro dai fedeli dove fu fatto oggetto di grande venerazione. Secondo la tradizione un pellegrino di nome Agostino da Pavia, nel secolo decimo, riuscì a trafugare, dopo varie peripezie, il corpo di S. Margherita e trasportarlo in Italia, a Roma per proseguire verso Pavia. Durante il viaggio, si fermò a Montefiascone, dove fu accolto dai benedettini del monastero di Santo Pietro ai quali raccontò le vicende del suo viaggio. Dopo qualche giorno il pellegrino si ammalò e morì, raccomandando ai monaci di conservare e venerare la preziosa reliquia. Da qui cominciò a diffondersi il culto di S. Margherita per tutta l’Italia ed in altri paesi dell’Europa, molte città si pregiarono erigere chiese in suo onore.

SAN PANTALEONE DI NICOMEDIA

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     Pantaleone nacque in Bitinia a Nicomedia,l’odierna Izmit a circa 60 chilometri da Istanbul, nella seconda metà del III secolo. Fu educato dalla madre Eubula,una donna cristiana,ma dopo la prematura morte di lei venne affidato a Eufrosino,medico personale dell’imperatore Massimiano e potè cosi’ intraprendere gli studi di medicina, ottenendo la stima e l’ammirazione di tutti. Ma poi Pantaleone conobbe il monaco Ermolao e iniziò ad intrattenersi con lui su temi riguardanti l’etica cristiana e la morale. Egli convinse Pantaleone a seguire l’esempio di Cristo e diventare medico non soltanto del corpo, ma anche dell’anima. Iniziò cosi’ a curare gli ammalati nel nome di Cristo, pregando e esercitando la professione gratuitamente. Ciò suscitò, purtroppo, l’invidia di alcuni colleghi che lo denunciarono all’imperatore. – Si narra di veri miracoli compiuti da Pantaleone, come quando un bambino, morto per un morso di serpente, risuscitò oppure quando un cieco, grazie al suo intervento, riacquistò la vista. I miracoli portarono moltissime persone a convertirsi e suscitarono l’ira dell’imperatore,il quale accusò il medico di praticare la magia e lo condannò ad una morte atroce. Vennero effettuati molti tentativi di esecuzione della sentenza,ma Pantaleone ne usci’ sempre miracolosamente indenne:le fiamme del rogo si spensero;il piombo fuso si raffreddò;le belve gli fecero le feste…   Infine gli fu tagliata la testa,si presume nell’anno 305. San Pantaleone è patrono dei medici. Così come i Santi Cosma e Damiano è chiamato “anargiro”. Appartiene al gruppo dei quattordici soccorritori ai quali i cristiani ricorrevano in ogni sorta di difficoltà. Il santo ha sempre goduto di una particolare devozione in Italia,ma anche in Austria e in Germania. Alcune reliquie(parti del braccio) sono conservate a Venezia, nel tesoro della Basilica di San Marco. A Venezia vi è una chiesa a lui dedicata, la Chiesa di San Pantaleone (San Pantalon in dialetto veneziano),dove si può ammirare il famoso dipinto “San Pantaleone risana un fanciullo” del Veronese e altri due dipinti che raffigurano il santo: “San Pantaleone che risana un paralitico davanti all’imperatore Massimiano” e la “Decapitazione di San Pantaleone” di Jacopo Palma il Giovane. A Ravello, vicino ad Amalfi,è conservata una fiala di sangue del santo e ogni anno il 27 di luglio si assiste alla miracolosa liquefazione. In Germania San Pantaleone è patrono della città di Colonia.

SANT’ERASMO DI FORMIA

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     Sant’Erasmo,il cui nome è stato spesso alterato in Elmo o Telmo,è uno dei quattordici santi soccorritori ed è invocato nei casi di dolori addominali, coliche, problemi ginecologici e sappiamo che aiutava anche le partorienti. Stando ad alcune leggende,Erasmo sarebbe divenuto vescovo di Antiochia,in Siria,ai tempi di Diocleziano. Fu però costretto a fuggire e a rifugiarsi in Libano dove,sempre secondo la leggenda,sarebbe stato nutrito dai corvi. Ma una volta tornato ad Antiochia venne sottoposto ad atroci supplizi e gli furono estratti e attorcigliati gli intestini. Per questa ragione Sant’Erasmo divenne in seguito l’intercessore per ottenere la guarigione da tutte le malattie addominali.      Fu l’arcangelo Michele a salvarlo quando lo condusse in Campania,nella regione in cui il Santo avrebbe poi annunciato il Vangelo alle popolazioni. Mori’ a Formia nel 303 e le sue reliquie vennero poi traslate a Gaeta,divenuta nel frattempo sede episcopale. Le tracce del suo culto risalgono addirittura al VI secolo e la sua venerazione da Gaeta,città della quale divenne patrono,si diffuse in tutta Europa. In arte abbiamo molte raffigurazioni di Sant’Erasmo:in Finlandia,nella Chiesa di Taivassalo si può vedere un antico affresco;in Austria,a St.Florian in Uttendorf (Oberosterreich)si trova un’interessante statua lignea del Santo,opera attribuita a Martin Zurn. Anche in Danimarca,nel Duomo di Roskilde,presso Copenhagen, si trova un dipinto raffigurante Sant’Erasmo,che risale al XVI secolo. In Italia,nel Duomo di Gaeta è conservato un candelabro per il cero pasquale della fine del XIII secolo,che presenta un ciclo di 24 episodi,tutte scene del martirio. Nel mosaico della Cappella Palatina di Palermo,Sant’Erasmo è raffigurato invece come Vescovo. Ma,sicuramente più conosciuto è il bellissimo quadro di Nicolas Poussin del 1650,conservato nella Pinacoteca Vaticana.

SAN BIAGIO DI SEBASTE

biagio

       Originario dell’Armenia (Sebaste),Biagio visse tra la fine del terzo e l’inizio del quarto secolo. Le notizie a noi pervenute sono alquanto incerte, ma sappiamo che si dedicò allo studio della medicina e della professione medica,da lui esercitata con grande spirito di dedizione. Nella città di Sebaste Biagio fu determinato nell’alleviare il dolore fisico dei suoi numerosi pazienti, ma anche la sofferenza morale,grazie al suo senso di umanità e alla fede che lo ispirava. San Biagio è noto per un miracolo molto particolare: egli riuscì a salvare un fanciullo quasi soffocato da una lisca di pesce. Per questo motivo viene invocato come protettore di tutte le malattie della gola. Nel giorno della festività di San Biagio (3 febbraio) i sacerdoti officiano un rito singolare,in cui due candele benedette vengono poste in posizione incrociata dinanzi alla gola dei fedeli Biagio divenne anche vescovo,ma fu vittima delle terribili persecuzioni dell’imperatore Licinio,all’inizio del IV secolo. Venne atroce-mente torturato e morì martire,probabilmente nell’anno 316. In arte, le icone di Novgorod raffiguranti il Santo sono testimonianza del culto,presente anche in Oriente sin dal VI secolo. Nella città di Dubrovnik – l’antica Ragusa- di cui San Biagio è patrono,possiamo ammirare tre stupendi reliquiari antropomorfi, uno dei quali a forma di gamba, in filigrana d’argento, risalente al XVII secolo. Un altro bellissimo reliquiario barocco è conservato nel Monastero di Mattsee, vicino a Salisburgo, in Austria. Sempre nell’area tedesca,altre reliquie si trovano in Germania, a Mainz,Lubecca e Treviri.

SAN VITO

vitus

     Vito nacque in Sicilia, presumibilmente a Mazara del Vallo e,in quanto cristiano, dovette subire il martirio sotto Diocleziano. Questo è l’unico fatto certo della sua vita, tuttavia la Legenda Aurea ci fornisce alcuni importanti dettagli che ricorrono nell’iconografia. Il giovane cristiano Vito si sarebbe opposto al padre Hylas, rifiutandosi di adorare gli idoli pagani. Per questo motivo si sarebbe rifugiato in Lucania insieme al maestro Modesto e alla nutrice Crescenzia. Ma poi fu catturato e condotto a Roma per essere giudicato da Diocleziano. A Roma Vito compì molti miracoli e guarì anche uno dei figli dell’imperatore. Secondo la Legenda Aurea egli dovette ancora subire molti tormenti per poi finire in una pentola di olio bollente dalla quale fu salvato grazie all’intervento di un angelo. L’angelo, sempre al fianco di Vito, Crescenzia e Modesto, li condusse quindi presso un fiume,dove essi poco dopo resero l’anima a Dio. Le aquile avrebbero custodito i corpi dei martiri fino a quando non furono trovati da una nobildonna e sepolti intorno all’anno 287. San Vito è uno dei quattordici santi soccorritori ed è invocato nei casi di epilessia, isteria, crampi e anche nelle malattie degli occhi e delle orecchie. Il culto di San Vito è molto diffuso in Europa centrale poiché le reliquie del Santo sono custodite a Praga, nel Duomo di San Vito. La sua popolarità lo rese patrono di molte categorie,fra le quali i farmacisti. Nelle raffigurazioni compare quasi sempre l’attributo della pentola,in particolare nelle sculture. Un busto-reliquario sorretto da angeli, risalente al 1495 circa, si trova nel Duomo di Praga e un’interessante tavola,risalente al 1487 e destinata all’altar maggiore della Chiesa di San Vito a Norimberga,è ora conservata presso il Germanisches National museum della stessa città. – San Vito, era molto venerato nel Medioevo, la cui intercessione veniva considerata particolarmente efficace nelle malattie o specifiche necessità.  Il culto per s. Vito è attestato dalla fine del V secolo, ma le notizie sulla sua vita sono poche e scarsamente attendibili. Alcuni antichi testi lo dicono lucano, ma la ‘Passio’ leggendaria del VII secolo, lo dice siciliano; nato secondo la tradizione a Mazara del Vallo in una ricca famiglia, rimasto orfano della madre, fu affidato ad una nutrice Crescenzia e poi al pedagogo Modesto, che essendo cristiani lo convertirono alla loro fede. Aveva sui sette anni, quando cominciò a fare prodigi e quando nel 303 scoppiò in tutto l’impero romano, la persecuzione di Diocleziano contro i cristiani, Vito era già molto noto nella zona di Mazara. Il padre non riuscendo a farlo abiurare, si crede che fosse ormai un’adolescente, lo denunziò al preside Valeriano, che ordinò di arrestarlo. Il preside Valeriano con minacce e lusinghe, tentò di farlo abiurare, anche con l’aiuto degli accorati appelli del padre, ma senza riuscirci; il ragazzo aveva come sostegno, con il loro esempio di coraggio e fedeltà a Cristo, la nutrice Crescenzia e il maestro Modesto, anche loro arrestati. Visto l’inutilità dell’arresto, il preside lo rimandò a casa, allora il padre tentò di farlo sedurre da alcune donne compiacenti, ma Vito fu incorruttibile e quando Valeriano stava per farlo arrestare di nuovo, un angelo apparve a Modesto, ordinandogli di partire su una barca con il ragazzo e la nutrice. Durante il viaggio per mare, un’aquila portò loro acqua e cibo, finché sbarcarono alla foce del Sele sulle coste del Cilento, inoltrandosi poi in Lucania (antico nome della Basilicata, ripristinato anche dal 1932 al 1945). Vito continuò ad operare miracoli tanto da essere considerato un vero e proprio taumaturgo, testimoniando insieme ai due suoi accompagnatori, la sua fede con la parola e con i prodigi, finché non venne rintracciato dai soldati di Diocleziano, che lo condussero a Roma dall’imperatore, il quale saputo della fama di guaritore del ragazzo, l’aveva fatto cercare per mostrargli il figlio coetaneo di Vito, ammalato di epilessia, malattia che all’epoca era molto impressionante, tale da considerare l’ammalato un indemoniato. Vito guarì il ragazzo e come ricompensa Diocleziano ordinò di torturarlo, perché si rifiutò di sacrificare agli dei; qui si inserisce la parte leggendaria della ‘Passio’ che poi non è dissimile nella sostanza, da quelle di altri martiri del tempo. Venne immerso in un calderone di pece bollente, da cui ne uscì illeso; poi lo gettarono fra i leoni che invece di assalirlo, diventarono improvvisamente mansueti e gli leccarono i piedi. Continua la leggenda, che i torturatori non si arresero e appesero Vito, Modesto e Crescenzia ad un cavalletto, ma mentre le loro ossa venivano straziate, la terra cominciò a tremare e gli idoli caddero a terra; lo stesso Diocleziano fuggì spaventato. Comparvero degli angeli che li liberarono e trasportarono presso il fiume Sele allora in Lucania, oggi dopo le definizioni territoriali successive, scorre in Campania, dove essi ormai sfiniti dalle torture subite, morirono il 15 giugno 303; non si è riusciti a definire bene l’età di Vito quando morì, alcuni studiosi dicono 12 anni, altri 15 e altri 17. Purtroppo bisogna dire che il martirio in Lucania è l’unica notizia attendibile su s. Vito, mentre per tutto il resto si finisce nella leggenda. Il suo culto si diffuse in tutta la Cristianità, colpiva soprattutto la giovane età del martire e le sue doti taumaturgiche, è invocato contro l’epilessia e la corea, che è una malattia nervosa che dà movimenti incontrollabili, per questo è detta pure “ballo di san Vito”; poi è invocato contro il bisogno eccessivo di sonno e la catalessi, ma anche contro l’insonnia ed i morsi dei cani rabbiosi e l’ossessione demoniaca. Protegge i muti, i sordi e singolarmente anche i ballerini, per la somiglianza nella gestualità agli epilettici. Per il grande calderone in cui fu immerso, è anche patrono dei calderai, ramai e bottai. Secondo una versione tedesca della leggenda, nel 756 l’abate Fulrad di Saint-Denis, avrebbe fatto trasportare le reliquie di san Vito nel suo monastero di Parigi; poi nell’836 l’abate Ilduino le avrebbe donate al monastero di Korway nel Weser, che divenne un centro importante nel Medioevo, della devozione del giovane martire. Durante la guerra dei Trent’anni (1618-48), le reliquie scomparvero da Korwey e raggiunsero nella stessa epoca Praga in Boemia, dove la cattedrale costruita nel X secolo, era dedicata al santo; a lui è consacrata una splendida cappella. Bisogna dire che delle reliquie di san Vito, è piena l’Europa; circa 150 cittadine, vantano di possedere sue reliquie o frammenti, compreso Mazara del Vallo, che conserva un braccio, un osso della gamba e altri più piccoli. Nella città ritenuta suo luogo di nascita, san Vito è festeggiato ogni anno con una solenne e tipica processione, che si svolge fra la terza e la quarta domenica d’agosto. Il “fistinu” in onore del santo patrono, ricorda la traslazione delle suddette reliquie, avvenuta nel 1742 ad opera del vescovo Giuseppe Stella. La processione, indicata come la più mattiniera d’Italia, inizia alle quattro del mattino, con il trasporto della statua d’argento del santo, posta sul Carro trionfale, trainato a braccia dai pescatori, fino alla chiesetta di San Vito a Mare, accompagnato da una suggestiva fiaccolata e da fuochi d’artificio; da questo luogo si crede sia partito con la barca per sfuggire al padre e al preside Valeriano. Una seconda processione è quella celebre storica-ideale a quadri viventi, è una serie di carri, su cui sono rappresentate da fedeli con gli abiti dell’epoca, scene della sua vita e del suo martirio, chiude la processione il già citato carro trionfale. “U fistinu” si conclude nell’ultima domenica d’agosto, con un’ultima processione del carro trionfale diretto al porto-canale e da lì il simulacro di s. Vito, viene issato su uno dei pescherecci e seguito da un centinaio di altri pescherecci e barche, giunge fino all’altezza della Chiesetta di S. Vito al Mare, per ritornare infine al porto. A Roma esiste la chiesa dei santi Vito e Modesto, dove in un affresco oltre il giovanetto, compaiono anche Modesto con il mantello da maestro e Crescenzia in aspetto matronale con il velo. Nell’area germanica s. Vito è rappresentato come un ragazzo sporgente da un grosso paiolo, con il fuoco acceso sotto. Il santuario in cui è venerato nell’allora Lucania, oggi nel Comune di Eboli in Campania, denominato S. Vito al Sele, era detto “Alecterius Locus” cioè “luogo del gallo bianco”; nella vicina città di Capaccio, nella chiesa di S. Pietro, è custodita una reliquia del santo, mentre nella frazione Capaccio Scalo, è sorta un’altra chiesa parrocchiale dedicata anch’essa a S. Vito; la diocesi di questi Comuni in cui il culto di S. Vito è così forte, perché qui morì con i suoi compagni di martirio, si chiama tuttora Vallo della Lucania, pur essendo in provincia di Salerno. Il santo è anche patrono di Recanati e nella sola Italia, ben 11 Comuni portano il suo nome.

SAN CIRIACO di Roma

cyriacus

Sono conosciuti ben 27 santi con il nome Ciriaco, quasi tutti martiri e quasi tutti facenti parte di piccoli gruppi, che subirono il martirio insieme. Anche questo s. Ciriaco martire a Roma, fa parte di un gruppo di sei martiri, che bisogna per forza citare per aiutarci a distinguerlo da altri due Ciriaco, anch’essi martiri a Roma. I suoi compagni sono Largo, Memmia, Crescenziano, Giuliana, Smaragdo, tutti commemorati nello stesso giorno dell’8 agosto. Purtroppo proprio per il ripetersi del nome Ciriaco per vari martiri, si è determinata una certa confusione nell’identificarli; teniamo presente vari fattori, la lontananza del tempo, la mancanza di documenti contemporanei, i reperti archeologici trovati in vari punti e soprattutto le varie ‘Passio’ compilate in tempi successivi e diversi. Si riporta la leggendaria storia di Ciriaco e dei suoi compagni, così come la si ricava dalla ‘Passio Marcelli’; l’imperatore Massimiano (250-310) decide di edificare a Roma le terme in onore del co-imperatore Diocleziano e utilizza per i suoi lavori anche i cristiani già in prigione; questi sono aiutati dal ricco Tresone, tramite Ciriaco, Sisinnio, Smaragdo e Largo, i primi due erano stati ordinati diaconi dal papa Marcello († 309) e incaricati appunto di aiutare ed assistere i cristiani arrestati a seguito della persecuzione in atto, ma il gruppo venne scoperto e condannato con gli altri a lavorare alle terme. Rinfocolata la persecuzione, Sisinnio viene incarcerato e poi martirizzato insieme al vecchio Saturnino il 29 novembre; Ciriaco, Largo e Smaragdo rimasti in carcere, vengono visitati da altri cristiani e operano anche miracoli, come Ciriaco che esorcizza Artemia, figlia di Diocleziano, posseduta dal demonio e poi la battezza. Diocleziano (243-313) riconoscente lascia liberi i tre cristiani e dona loro anche una casa; la leggenda racconta ancora che i tre si recano in Persia, dove operano un analogo prodigio con Giovia, figlia del re Sapore († 272), poi ritornano a Roma, dove nella casa a loro donata istituiscono un fonte battesimale e in cui papa Marcello battezza i loro convertiti. Dopo l’abdicazione di Diocleziano nel 305, l’altro imperatore Massimiano fa arrestare i tre cristiani, insieme a Crescenziano, il quale sottoposto a supplizi, muore per primo il 24 novembre e seppellito nel cimitero di Priscilla. Mentre Ciriaco, Largo e Smaragdo, insieme ad altri cristiani tra i quali Memmia e Giuliana, di cui si conoscono i nomi, vengono condotti sulla via Salaria e lì decapitati il 16 marzo e sepolti sullo stesso posto. L’8 agosto successivo papa Marcello trasferisce i loro corpi al VII miglio della via Ostiense. La loro casa assegnata in un primo tempo al prefetto Carpasio, viene trasformata in un bagno pubblico e in seguito chiusa e abbandonata. Le date non coincidono, ma questo è frutto di quanto detto prima. Nel ‘Liber Pontificalis’ si riporta che papa Onorio (625-638) fece fabbricare una chiesa in onore del solo s. Ciriaco e così pure nelle biografie di papa Leone III e papa Benedetto III viene ricordata questa chiesa; i ruderi di questa antica basilica furono riscoperti nel 1915 sulla via Ostiense. Il culto per s. Ciriaco a Roma durante il Medioevo, ebbe notevole diffusione, come attestano le varie chiese erette in suo onore quasi tutte scomparse; nell’817 ad opera di papa Pasquale I le reliquie del santo furono trasferite dalla chiesa sulla via Ostiense, nella chiesa di Santa Prassede e successivamente nella chiesa di S. Ciriaco di Neuhausen presso Worms, e in questa zona della Sassonia il santo ha avuto un grande culto e tutta una tradizione iconografica

SAN GIORGIO di Lydda

georg

Per avere un’idea del diffusissimo culto che il santo cavaliere e martire Giorgio, godé in tutta la cristianità, si danno alcuni dati. Nella sola Italia vi sono ben 21 Comuni che portano il suo nome; Georgia è il nome di uno Stato americano degli U.S.A. e di una Repubblica caucasica; sei re di Gran Bretagna e Irlanda, due re di Grecia e altri dell’Est europeo, portarono il suo nome. – È patrono dell’Inghilterra, di intere Regioni spagnole, del Portogallo, della Lituania; di città come Genova, Campobasso, Ferrara, Reggio Calabria e di centinaia di altre città e paesi. Forse nessun santo sin dall’antichità ha riscosso tanta venerazione popolare, sia in Occidente che in Oriente; chiese dedicate a s. Giorgio esistevano a Gerusalemme, Gerico, Zorava, Beiruth, Egitto, Etiopia, Georgia da dove si riteneva fosse oriundo; a Magonza e Bamberga vi erano delle basiliche; a Roma vi è la chiesa di S. Giorgio al Velabro che custodisce la reliquia del cranio del martire palestinese; a Napoli vi è la basilica di S. Giorgio Maggiore; a Venezia c’è l’isola di S. Giorgio. Vari Ordini cavallereschi portano il suo nome e i suoi simboli, fra i più conosciuti: l’Ordine di S. Giorgio, detto “della Giarrettiera”; l’Ordine Teutonico, l’Ordine militare di Calatrava d’Aragona; il Sacro Ordine Costantiniano di S. Giorgio, ecc. È considerato il patrono dei cavalieri, degli armaioli, dei soldati, degli scouts, degli schermitori, della Cavalleria, degli arcieri, dei sellai; inoltre è invocato contro la peste, la lebbra e la sifilide, i serpenti velenosi, le malattie della testa, e particolarmente nei paesi alle pendici del Vesuvio, contro le eruzioni del vulcano. Il suo nome deriva dal greco ‘gheorgós’ cioè ‘agricoltore’ e lo troviamo già nelle ‘Georgiche’ di Virgilio e fu portato nei secoli da persone celebri in tutti i campi, oltre a re e principi, come Washington, Orwell, Sand, Hegel, Gagarin, De Chirico, Morandi, il Giorgione, Danton, Vasari, Byron, Simenon, Bernanos, Bizet, Haendel, ecc. In Italia è diffuso anche il femminile Giorgia, Giorgina; in Francia è Georges; in Inghilterra e Stati Uniti, George; Jörg e Jürgens in Germania; Jorge in Spagna e Portogallo; Gheorghe in Romania; Yorick in Danimarca; Yuri in Russia. La Chiesa Orientale lo chiama il “Megalomartire” (il grande martire). Detto tutto questo, si può capire come il suo culto così diffuso in tutti i secoli, abbia di fatto superato le perplessità sorte in seno alla Chiesa, che in mancanza di notizie certe e comprovate sulla sua vita, nel 1969 lo declassò nella liturgia ad una memoria facoltativa; i fedeli di ogni luogo dove è venerato, hanno continuato comunque a tributargli la loro devozione millenaria. – La sua figura è avvolta nel mistero, da secoli infatti gli studiosi cercano di stabilire chi veramente egli fosse, quando e dove sia vissuto; le poche notizie pervenute sono nella “Passio Georgii” che il ‘Decretum Gelasianum’ del 496, classifica tra le opere apocrife (supposte, non autentiche, contraffatte); inoltre in opere letterarie successive, come “De situ terrae sanctae” di Teodoro Perigeta del 530 ca., il quale attesta che a Lydda (Diospoli) in Palestina, oggi Lod presso Tel Aviv in Israele, vi era una basilica costantiniana, sorta sulla tomba di san Giorgio e compagni, martirizzati verosimilmente nel 303, durante la persecuzione di Diocleziano (detta basilica era già meta di pellegrini prima delle Crociate, fino a quando il sultano Saladino (1138-1193) la fece abbattere). La notizia viene confermata anche da Antonino da Piacenza (570 ca.) e da Adamnano (670 ca) e da un’epigrafe greca, rinvenuta ad Eraclea di Betania datata al 368, che parla della “casa o chiesa dei santi e trionfanti martiri Giorgio e compagni”. -I documenti successivi, che sono nuove elaborazioni della ‘passio’ leggendaria sopra citata, offrono notizie sul culto, ma sotto l’aspetto agiografico non fanno altro che complicare maggiormente la leggenda, che solo tardivamente si integra dell’episodio del drago e della fanciulla salvata da s. Giorgio. – La ‘passio’ dal greco, venne tradotta in latino, copto, armeno, etiopico, arabo, ad uso delle liturgie riservate ai santi; da essa apprendiamo come già detto senza certezze, che Giorgio era nato in Cappadocia ed era figlio di Geronzio persiano e Policronia cappadoce, che lo educarono cristianamente; da adulto divenne tribuno dell’armata dell’imperatore di Persia Daciano, ma per alcune recensioni si tratta dell’armata di Diocleziano (243-313) imperatore dei romani, il quale con l’editto del 303, prese a perseguitare i cristiani in tutto l’impero. Il tribuno Giorgio di Cappadocia allora distribuì i suoi beni ai poveri e dopo essere stato arrestato per aver strappato l’editto, confessò davanti al tribunale dei persecutori, la sua fede in Cristo; fu invitato ad abiurare e al suo rifiuto, come da prassi in quei tempi, fu sottoposto a spettacolari supplizi e poi buttato in carcere. Qui ha la visione del Signore che gli predice sette anni di tormenti, tre volte la morte e tre volte la resurrezione. E qui la fantasia dei suoi agiografi, spazia in episodi strabilianti, difficilmente credibili: vince il mago Atanasio che si converte e martirizzato; viene tagliato in due con una ruota piena di chiodi e spade; risuscita operando la conversione del ‘magister militum’ Anatolio con tutti i suoi soldati che vengono uccisi a fil di spada; entra in un tempio pagano e con un soffio abbatte gli idoli di pietra; converte l’imperatrice Alessandra che viene martirizzata; l’imperatore lo condanna alla decapitazione, ma Giorgio prima ottiene che l’imperatore ed i suoi settantadue dignitari vengono inceneriti; promette protezione a chi onorerà le sue reliquie ed infine si lascia decapitare. Il culto per il martire iniziò quasi subito, come dimostrano i resti archeologici della basilica eretta qualche anno dopo la morte (303?) sulla sua tomba nel luogo del martirio (Lydda); la leggenda del drago comparve molti secoli dopo nel Medioevo, quando il trovatore Wace (1170 ca.) e soprattutto Jacopo da Varagine († 1293) nella sua “Leggenda Aurea”, fissano la sua figura come cavaliere eroico, che tanto influenzerà l’ispirazione figurativa degli artisti successivi e la fantasia popolare. Essa narra che nella città di Silene in Libia, vi era un grande stagno, tale da nascondere un drago, il quale si avvicinava alla città, e uccideva con il fiato quante persone incontrava. I poveri abitanti gli offrivano per placarlo, due pecore al giorno e quando queste cominciarono a scarseggiare, offrirono una pecora e un giovane tirato a sorte. Un giorno fu estratta la giovane figlia del re, il quale terrorizzato offrì il suo patrimonio e metà del regno, ma il popolo si ribellò, avendo visto morire tanti suoi figli, dopo otto giorni di tentativi, il re alla fine dovette cedere e la giovane fanciulla piangente si avviò verso il grande stagno. Passò proprio in quel frangente il giovane cavaliere Giorgio, il quale saputo dell’imminente sacrificio, tranquillizzò la principessina, promettendole il suo intervento per salvarla e quando il drago uscì dalle acque, sprizzando fuoco e fumo pestifero dalle narici, Giorgio non si spaventò, salì a cavallo e affrontandolo lo trafisse con la sua lancia, ferendolo e facendolo cadere a terra. Poi disse alla fanciulla di non avere paura e di avvolgere la sua cintura al collo del drago; una volta fatto ciò, il drago prese a seguirla docilmente come un cagnolino, verso la città. Gli abitanti erano atterriti nel vedere il drago avvicinarsi, ma Giorgio li rassicurò dicendo: ”Non abbiate timore, Iddio mi ha mandato a voi per liberarvi dal drago: Abbracciate la fede in Cristo, ricevete il battesimo e ucciderò il mostro”. Allora il re e la popolazione si convertirono e il prode cavaliere uccise il drago facendolo portare fuori dalla città, trascinato da quattro paia di buoi. La leggenda era sorta al tempo delle Crociate, influenzata da una falsa interpretazione di un’immagine dell’imperatore cristiano Costantino, trovata a Costantinopoli, dove il sovrano schiacciava col piede un drago, simbolo del “nemico del genere umano”. – La fantasia popolare e i miti greci di Perseo che uccide il mostro liberando la bella Andromeda, elevarono l’eroico martire della Cappadocia a simbolo di Cristo, che sconfigge il male (demonio) rappresentato dal drago. I crociati accelerarono questa trasformazione del martire in un santo guerriero, volendo simboleggiare l’uccisione del drago come la sconfitta dell’Islam; e con Riccardo Cuor di Leone (1157-1199) san Giorgio venne invocato come protettore da tutti i combattenti. – Con i Normanni il culto del santo orientale si radicò in modo straordinario in Inghilterra e qualche secolo dopo nel 1348, re Edoardo III istituì il celebre grido di battaglia “Saint George for England”, istituendo l’Ordine dei Cavalieri di San Giorgio o della Giarrettiera. In tutto il Medioevo la figura di s. Giorgio, il cui nome aveva tutt’altro significato, cioè ‘agricoltore’, divenne oggetto di una letteratura epica che gareggiava con i cicli bretone e carolingio. Nei Paesi slavi assunse la funzione addirittura ‘pagana’ di sconfiggere le tenebre dell’inverno, simboleggiate dal drago e quindi di favorire la crescita della vegetazione in primavera; una delle tante metamorfosi leggendarie di quest’umile martire, che volle testimoniare in piena libertà, la sua fede in Cristo, soffrendo e donando infine la sua giovane vita, come fecero in quei tempi di sofferenza e sangue, tanti altri martiri di ogni età, condizione sociale e in ogni angolo del vasto impero romano. San Giorgio è onorato anche dai musulmani, che gli diedero l’appellativo di ‘profeta’. Enrico Pepe sacerdote, nel suo volume ‘Martiri e Santi del Calendario Romano’, conclude al 23 aprile, giorno della celebrazione liturgica di s. Giorgio, con questa riflessione: “Forse la funzione storica di questi santi avvolti nella leggenda è di ricordare al mondo una sola idea, molto semplice ma fondamentale, il bene a lungo andare vince sempre il male e la persona saggia, nelle scelte fondamentali della vita, non si lascia mai ingannare dalle apparenze”.

San CRISTOFORO di Licia

christophorus

Il testo più antico dei suoi Atti, in edizione latina, risale oltre il sec. VIII. Esso contiene narrazioni intessute di episodi talmente fantastici, da spingere qualche critico a dubitare della reale esistenza di questo martire. Ma in un’iscrizione del 452, scoperta ad Haidar-Pacha in Nicomedia, .si parla di una basilica dedicata a Cristoforo nella Bitinia: ciò non comporta necessariamente che il santo sia originario di questa regione. Il Martirologio Geronimiano al 25 luglio pone la festa di Cristoforo in Licia, nella città di Samon: ma sul problema della localizzazione di questa Samon, i critici non sono pienamente concordi. Un’altra testimonianza è del 536: tra i firmatari del concilio di Costantinopoli ci fu un certo Fotino del monastero di S. Cristoforo non meglio identificato. S. Gregorio Magno, infine, parla di un monastero in onore di questo martire a Taormina in Sicilia. Si tratta, è vero, di testimonianze sommarie, ma per sé sufficienti a dimostrare l’esistenza storica del martire orientale, ucciso, secondo il Geronimiano, nel 250, durante la persecuzione di Decio. – Cristoforo fu uno dei santi più venerati nel Medioevo: chiese e monasteri si costruirono in suo onore sia in Oriente sia in Occidente; particolarmente, in Austria, in Dalmazia e in Spagna il suo culto fu diffusissimo. Nella Spagna, poi, si venerano molte sue reliquie. Cristoforo godeva speciale venerazione presso i pellegrini e proprio per questo sorsero in suo onore istituzioni e congregazioni aventi lo scopo di aiutare i viaggiatori che dovevano superare difficoltà naturali di vario genere. Questo intenso culto determinò il sorgere di una letteratura copiosa e straordinaria, caratterizzata da leggende e narrazioni favolose dove, indipendentemente dall’obbiettività storica, è degna di ammirazione la ricca fantasia dei compilatori. Si nota, tuttavia, come le leggende orientali differiscano, in parte, da quelle occidentali. Secondo i sinassari, Cristoforo era un guerriero appartenente a una rozza tribu di antropofagi; si chiamava Reprobo e nell’aspetto “dalla testa di cane” (come lo definiscono gli Atti) dimostrava vigoria e forza. Il particolare della cinocefalia ha indotto qualche critico moderno a vedere nelle leggende l’influsso di elementi della religione egiziana, presi specialmente dal mito del dio Anubis, o anche di Ermete ed Eracle. Narra ancora la leggenda che, entrato nell’esercito imperiale, Cristoforo si convertì al Cristianesimo e iniziò con successo fra i suoi commilitoni un’intensa propaganda. Denunziato, fu condotto davanti al giudice che lo sottopose a svariati supplizi. Due donne, Niceta e Aquilina, incaricate di corromperlo, furono da lui convertite e trasformate in apostole (nel Martirologio Romano sono menzionate come martiri al 24 luglio). Cristoforo prima fu battuto con verghe, in seguito colpito con frecce, poi gettato nel fuoco e, infine, decapitato. – Jacopo da Varagine (sec. XIII), con la sua Legenda Aurea, fu l’autore che in Occidente rese celebre Cristoforo; Secondo questo testo, egli era un giovane gigante che si era proposto di servire il signore più potente. Per questo fu successivamente al servizio di un re, di un imperatore, poi del demonio, dal quale apprese che Cristo era il più forte di tutti: di qui nacque il desiderio della conversione. Da un pio eremita fu istruito sui precetti della carità: volendo esercitarsi in tale virtù e prepararsi al battesimo, scelse un’abitazione nelle vicinanze di un fiume, con lo scopo di aiutare i viaggiatori a passare da una riva all’altra. Una notte fu svegliato da un grazioso fanciullo che lo pregò di traghettarlo; il santo se lo caricò sulle spalle, ma più s’inoltrava nell’acqua, più il peso del fanciullo aumentava e a stento, aiutandosi col grosso e lungo bastone, riuscì a guadagnare l’altra riva. Qui il bambino si rivelò come Cristo e gli profetizzò il martirio a breve scadenza. Dopo aver ricevuto il battesimo, Cristoforo si recò in Licia a predicare e qui subì il martirio. Come questa leggenda sia sorta è ancora oggi un problema insoluto. Si sono formulate alcune ipotesi: chi ritiene che il nome Cristoforo (= portatore di Cristo) abbia potuto suggerire la leggenda; chi suppone che l’iconografia (Cristoforo con Gesù sulle spalle) sia anteriore alla narrazione di Jacopo da Varagine, per cui la rappresentazione iconografica avrebbe ispirato il motivo leggendario. – La festa di Cristoforo in Occidente è celebrata il 25 luglio, in Oriente il 9 maggio. – Per quanto riguarda il folklore, è da notare come esso non sia diminuito nei tempi recenti, sebbene abbia subito, ovviamente, degli adattamenti. Se nel Medioevo Cristoforo era venerato come protettore dei viandanti e dei pellegrini prima di intraprendere itinerari difficili e pericolosi, oggi il santo è divenuto il protettore degli automobilisti, che lo invocano contro gli incidenti e le disgrazie stradali. Varie altre categorie si affidano alla sua tutela: i portalettere, gli atleti, i facchini, gli scaricatori e, in genere, coloro che esercitano un lavoro pesante ed esposto a vari rischi. La leggenda del bastone fiorito, dopo il trasporto di Gesù, ha contribuito a dichiararlo protettore dei fruttivendoli. Fu anche uno dei quattordici santi ausiliatori, di quei santi, cioè, invocati in occasione di gravi calamità naturali. Questa devozione sorse nel sec. XII e si sviluppò nel sec. XIV. Il patrocinio di Cristoforo era specialmente invocato contro la peste. La leggenda, inoltre, ispirò in Italia e in Francia poemetti e sacre rappresentazioni.

SANTA BARBARA

barbara

Esistono molte redazioni in greco e traduzioni latine della passio di Barbara; si tratta, però, di narrazioni leggendarie, il cui valore storico è molto scarso, anche perché vi si riscontrano non poche divergenze. In alcune passiones, infatti, il suo martirio è posto sotto l’impero di Massimino il Trace (235 – 38) o di Massimiano (286 – 305), in altre, invece, sotto quello di Massimino Daia (308 –13). Né maggiore concordanza esiste sul luogo di origine, poiché si parla di Antiochia, di Nicomedia e, infine, di una località denominata “Heliopolis”, distante 12 miglia da Euchaita, città della Paflagonia. Nelle traduzioni latine, la questione si complica maggiormente, perché per alcune di esse Barbara sarebbe vissuta nella Toscana, e, infatti, nel Martirologio di Adone si legge: “In Tuscia natale sanctae Barbarae virginis et martyris sub Maximiano imperatore”. Ci si trova, quindi, di fronte al caso di una martire il cui culto fino all’antichità fu assai diffuso, tanto in Oriente quanto in Occidente; invece, per quanto riguarda le notizie biografiche, si possiedono scarsissimi elementi: il nome, l’origine orientale, con ogni verisimiglianza l’Egitto, e il martirio. La leggenda, poi, ha arricchito con particolari fantastici, a volte anche irreali, la vita della martire: si tratta di particolari che hanno avuto un influsso sia sul culto come sull’iconografia. Il padre di Barbara, Dioscuro, fece costruire una torre per rinchiudervi la bellissima figlia richiesta in sposa da moltissimi pretendenti. Ella, però, non aveva intenzione di sposarsi, ma di consacrarsi a Dio. Prima di entrare nella torre, non essendo ancora battezzata e volendo ricevere il sacramento della rigenerazione, si recò in una piscina d’acqua vicino alla torre e vi si immerse tre volte dicendo: “Battezzasi Barbara nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Per ordine del padre, la torre avrebbe dovuto avere due finestre, ma Barbara ne volle tre in onore della S.ma Trinità. Il padre, pagano, venuto a conoscenza della professione cristiana della figlia, decise di ucciderla, ma ella, passando miracolosamente fra le pareti della torre, riuscì a fuggire. Nuovamente catturata, il padre la condusse davanti al magistrato, affinché fosse tormentata e uccisa crudelmente. Il prefetto Marciano cercò di convincere Barbara a recedere dal suo proposito; poi, visti inutili i tentativi, ordinò di tormentarla avvolgendole tutto il corpo in panni rozzi e ruvidi, tanto da farla sanguinare in ogni parte. Durante la notte, continua il racconto seguendo uno schema comune alle leggende agiografiche, Barbara ebbe una visione e fu completamente risanata. Il giorno seguente il prefetto la sottomise a nuove e più crudeli torture: sulle sue carni nuovamente dilaniate fece porre piastre di ferro rovente. Una certa Giuliana, presente al supplizio, avendo manifestato sentimenti cristiani, venne associata al martirio: le fiamme, accese ai loro fianchi per tormentarle, si spensero quasi subito. Barbara, portata ignuda per la città, ritornò miracolosamente vestita e sana, nonostante l’ordine di flagellazione. Finalmente, il prefetto la condannò al taglio della testa; fu il padre stesso che eseguì la sentenza. Subito dopo un fuoco discese dal cielo e bruciò completamente il crudele padre, di cui non rimasero nemmeno le ceneri. L’imperatore Giustino, nel sec. VI, avrebbe trasferito le reliquie della martire dall’Egitto a Costantinopoli; qualche secolo più tardi i veneziani le trasferirono nella loro città e di qui furono recate nella chiesa di S. Giovanni Evangelista a Torcello (1009). Il culto della martire fu assai diffuso in Italia, probabilmente importato durante il periodo dell’occupazione bizantina nel sec. VI, e si sviluppò poi durante le Crociate. Se ne trovano tracce in Toscana, in Umbria, nella Sabina. A Roma, poi, secondo la testimonianza di Giovanni Diacono (Vita, IV,89), s. Gregorio Magno, quando ancora era monaco, amava recarsi a pregare nell’oratorio di S. Barbara. Il testo, però, ha valore solo per il IX sec.; comunque, è certo che in questo secolo erano stati costruiti oratori in onore di B., dei quali fa testimonianza il Liber Pontificalis (ed. L. Duchesne, II, pp. 50, 116) nelle biografie di Stefano IV (816-17) e Leone IV (847-55). Barbara è particolarmente invocata contro la morte improvvisa (allusione a quella del padre, secondo la leggenda); in seguito la sua protezione fu estesa a tutte le persone che erano esposte nel loro lavoro al pericolo di morte istantanea, come gli artificieri, gli artiglieri, i carpentieri, i minatori; oggi è venerata anche come protettrice dei vigili del fuoco. Nelle navi da guerra il deposito delle munizioni è denominato “Santa Barbara”. – La festa di Barbara è celebrata il 4 dicembre.

SAN DIONIGI di Parigi

dionysius

Dionigi è citato in vari importanti documenti tutti datati intorno al V-VI secolo; come la ‘Vita di s. Genoveffa’ ove si dice che la santa verso il 475 costruì a Parigi la chiesa di s. Dionigi; lo storico-poeta Venanzio Fortunato, morto verso il 600, anch’egli annota nei suoi scritti la chiesa di s. Dionigi e un’altra esistente a Bordeaux; s. Gregorio di Tours (m. 594) nella sua ‘Historia Francorum’ racconta di Dionigi e il suo martirio. – Stranamente in questi antichi autori mancano notizie per i compagni di martirio e di apostolato di Dionigi vescovo, cioè Rustico prete ed Eleuterio diacono; i loro nomi compaiono per la prima volta nel secolo VI-VII nel ‘Martirologio Geronimiano’. – La prima ‘passio’ latina si ha nell’VIII secolo e posiziona al I secolo la venuta in Gallia di Dionigi e compagni, ma una seconda e terza ‘passio’ del IX sec. hanno creato un alone di leggenda intorno alla sua figura. Fu identificato con Dionigi l’Areopagita, convertito da s. Paolo e questa versione andò avanti per parecchio tempo, riportata peraltro in tanti documenti e codici; ma poi altri autorevoli testi e studi successivi hanno definitivamente divise le due figure, che si celebrano distintamente il 3 ottobre per l’Areopagita e il 9 ottobre per Dionigi di Parigi. – La versione più accreditata, lo indica come mandato da Roma insieme agli altri due compagni, ad evangelizzare nel III secolo, la Gallia, divenendo primo vescovo di Parigi che allora si chiamava Lutezia, organizzatore della prima comunità cristiana sulla Senna, e martire nel 270. – Resta il mistero del silenzio per tre secoli sulle figure di Eleuterio e Rustico, alcuni studiosi affermano che è usanza nel nominare una chiesa, di dire solo il nome del titolare principale; altri fanno l’ipotesi che Dionigi porta il nome del dio Dionisius che fra gli altri epiteti ha anche Eleutherius cioè Libero e inoltre esso era un dio che simboleggiava la natura, sempre percorrendo campi e foreste, quindi un nume rustico, da qui Rusticus. Con la confusione che ha distinto la storia dei nomi dei santi più antichi, si può supporre che non di compagni si tratti, ma di aggettivi, questo spiegherebbe il silenzio così lungo. Dionigi a causa delle leggende che l’hanno confuso con l’altro Dionigi l’Areopagita, si è portato con sé, tradizioni, culto e raffigurazioni, provenienti da quel periodo. – Così egli è raffigurato in tante chiese con statue, vetrate, bassorilievi, miniature, lezionari, pale d’altare, dipinti, in buona parte da solo, in vesti episcopali, spesso con la testa mozzata fra le mani; dopo l’VIII secolo è raffigurato anche insieme ad Eleuterio e Rustico. – L’iconografia è ricchissima, testimonianza della diffusione del culto a Parigi ed in tutta la Francia e poi nelle Colonie, essa rappresenta con dovizie di particolari, il processo davanti al governatore Sisinnio, il supplizio della graticola con le fiamme, la santa Comunione ricevuta da Gesù Cristo mentre era in carcere, soprattutto il martirio mediante decapitazione o rottura del cranio, avvenuta a Montmartre e con Dionigi che cammina da lì al luogo della sepoltura, con la testa portata da se stesso con le mani. – Il nome Dionigi e la variante francese Denis e Denise, è di ampia diffusione, mentre Dionisio e Dionisia è molto raro.

SANT’EUSTACHIO

eustachius

Il ricco, vittorioso generale Placido, benché pagano, era per sua natura una persona spinta a fare grandi beneficenze, come il centurione Cornelio. La leggenda racconta che un giorno (100-101) andando a caccia, inseguì un cervo di rara bellezza e grandezza e quando questi si fermò sopra una rupe e volgendosi all’inseguitore, aveva tra le corna una croce luminosa e sopra la figura di Cristo che gli dice: “Placido perché mi perseguiti? Io sono Gesù che tu onori senza sapere”. – Riavutosi dallo spavento, il generale di Traiano decise di farsi battezzare prendendo il nome di Eustachio o Eustazio e con lui anche la moglie e i due figli con i nomi di Teopista, Teopisto e Agapio. – Ritornato sul monte, riascoltò la misteriosa voce che gli preannunciava che avrebbe dovuto dar prova della sua pazienza. E qui iniziano i guai, la peste gli uccide i servi e le serve e poi i cavalli e il bestiame; i ladri gli rubano tutto. – Decide di emigrare in Egitto, durante il viaggio non potendo pagare il nolo, si vede togliere la moglie dal capitano della nave che se n’era invaghito. Ridisceso a terra prosegue il viaggio a piedi con i figli, che gli vengono rapiti uno da un leone e l’altro da un lupo, ma poi salvati dagli abitanti del luogo; i due ragazzi crescono nello stesso villaggio senza conoscersi. – Rimasto solo, Eustachio si stabilisce in un villaggio vicino chiamato Badisso, guadagnandosi il pane come guardiano, sta lì per 15 anni, finché avendo i barbari violati i confini dell’Impero, Traiano lo manda a cercare per riportarlo a Roma. Di nuovo comandante delle truppe, arruola soldati da ogni luogo; così fra le reclute finiscono anche i suoi due figli, robusti e ben educati, al punto che Eustachio sempre non riconoscendoli, li nomina sottufficiali, tenendoli presso di sé. – Vinta la guerra, le truppe sostano per un breve riposo in un piccolo villaggio, proprio quello in cui vive coltivando un orto, Teopista, che era rimasta sola dopo la morte del capitano della nave e abitando in una povera casupola; i due sottufficiali le chiedono ospitalità, e nel raccontarsi le loro vicissitudini, finiscono per riconoscersi come fratelli, anche Teopista li riconosce ma non lo dice, finché il giorno dopo presentatasi al generale, per essere aiutata a rientrare in patria, riconosce il marito, segue un riconoscimento fra tutti loro e così la famiglia si ricompone. – Intanto morto Traiano, gli era succeduto Adriano (117), il quale accoglie il vincitore dei barbari con feste e trionfi. Però il giorno dopo si doveva partecipare al rito di ringraziamento nel tempio di Apollo ed Eustachio si rifiuta essendo cristiano; l’imperatore per questo lo condanna al circo insieme ai suoi familiari (140); ma il leone per quanto aizzato non li tocca nemmeno e allora vengono introdotti vivi in un bue di bronzo arroventato, morendo subito, ma il calore non brucia loro nemmeno un capello. – I cristiani recuperano i corpi e gli danno sepoltura, in questo luogo dopo la pace di Costantino (325) fu eretto un oratorio, dove venivano celebrati il 1° novembre. – Questa leggenda ebbe una diffusione straordinaria nel Medioevo e ci è pervenuta in molte redazioni e versioni greche, latine, orientali e lingue volgari, quasi tutte le europee, diverse nei particolari ma concordanti nella sostanza. – Il culto per il martire Eustachio e familiari è antichissimo e innumerevoli sono le chiese, citazioni, racconti, documenti, ecc. in cui compare il suo nome, già agli inizi del secolo VIII. La sua festa inizialmente al 1° novembre fu spostata al 2 novembre, quando fu istituita la festa di Tutti i Santi e poi dopo l’inserimento della Commemorazione dei Defunti, fu spostata al 20 settembre, data che compare già negli evangeliari dalla metà del sec. VIII. -È protettore dei cacciatori e guardiacaccia e della città di Matera. Il nome deriva dal greco ‘Eystachios’ e significa “producente molte e buone spighe”. Si invoca per essere protetti dal fuoco, e soprattutto dal “fuoco eterno” dell’inferno.