SALMO 145: “LAUDA, ANIMA MEA, DOMINUM”
CHAINE D’OR SUR LES PSAUMES
ou LES PSAUMES TRADUITS, ANALYSÉS, INTERPRÉTÉS ET MÉDITÉS A L’AIDE D’EXPLICATIONS ET DE CONSIDÉRATIONS SUIVIES, TIRÉES TEXTUELLEMENT DES SAINTS PÈRES, DES ORATEURS ET DES ÉCRIVAINS CATHOLIQUES LES PLUS RENOMMÉS.
[I Salmi tradotti, analizzati, interpretati e meditati con l’aiuto delle spiegazioni e delle considerazioni seguite, tratte testualmente dai santi Padri, dagli oratori e dagli scrittori cattolici più rinomati da …]
Par M. l’Abbé J.-M. PÉRONNE,
CHANOINE TITULAIRE DE L’ÉGLISE DE SOISSONS, Ancien Professeur d’Écriture sainte et d’Éloquence sacrée.
[Canonico titolare della Chiesa di Soissons, Professore emerito di Scrittura santa e sacra Eloquenza]
TOME TROISIÈME (III)
PARIS – LOUIS VIVES, LIBRAIRE-ÉDITEUR 13, RUE DELAMMIE, 1878
IMPRIM.
Soissons, le 18 août 1878.
f ODON, Evêque de Soissons et Laon.
Salmo 145
Alleluja, Aggæi et Zachariæ.
[1] Lauda, anima mea, Dominum. Laudabo Dominum in vita mea; psallam Deo meo quamdiu fuero. Nolite confidere in principibus,
[2] in filiis hominum, in quibus non est salus.
[3] Exibit spiritus ejus, et revertetur in terram suam; in illa die peribunt omnes cogitationes eorum.
[4] Beatus cujus Deus Jacob adjutor ejus, spes ejus in Domino Deo ipsius:
[5] qui fecit cælum et terram, mare, et omnia quæ in eis sunt.
[6] Qui custodit veritatem in sæculum; facit judicium injuriam patientibus; dat escam esurientibus. Dominus solvit compeditos,
[7] Dominus illuminat cœcos. Dominus erigit elisos; Dominus diligit justos.
[8] Dominus custodit advenas; pupillum et viduam suscipiet, et vias peccatorum disperdet.
[9] Regnabit Dominus in sæcula; Deus tuus, Sion, in generationem et generationem.
[Vecchio Testamento Secondo la Volgata
Tradotto in lingua italiana da
mons. ANTONIO MARTINI Arciv. Di Firenze etc.
Vol. XI
Venezia, Girol. Tasso ed. MDCCCXXXI]
SALMO CXLV.
Fu aggiunto nei codici greci e latini il titolo di Aggeo e. Zaccaria, perché questi due profeti animavano gli schiavi ebrei a ritornare in patria a riedificare Gerusalemme. Questo e i due Salmi Che seguono preannunciano la Gerusalemme celeste, e invitano a imprenderne la via, ponendo la fiducia non nei principi, ma in Dio solo.
Alleluja. Di Aggeo e di Zacharia.
1. Loda, o anima mia, i Signore; loderò il Signore mentre avrò vita; canterò inni al mio Dio, finché io sarò,
2. Non ponete vostra fidanza ne’ grandi, ne’ figliuoli degli uomini, ne’ quali non è salute.
3. Il loro spirito se n’andrà, ed ei ritorneranno nella loro terra; allora andranno in fumo tutti i lor pensamenti.
4. Beato chi ha per suo aiuto il Dio di Giacobbe, ha sua speranza nel Signore Dio suo,
il quale fe’ il cielo e la terra, il mare e tutte le cose che sono in essi.
5. Egli, die mantiene la verità in eterno; fa giustizia a quei che soffrono ingiuria; dà cibo a’ famelici.
6. Il Signore scioglie gli incatenati; il Signore illumina i ciechi;
7. Il Signore rialza i caduti; il Signore ama i giusti.
8. Il Signore è custode de’ forestieri; difenderà il pupillo e la vedova, e sperderà i disegni de’ peccatori.
9. Regnerà pe’ secoli il Signore; il tuo Dio o Sionne, per tutte le generazioni.
Sommario analitico
Dopo una sorta di dialogo tra il salmista e la sua anima, per esercitarla a lodare Dio durante tutta la sua vita (1, 2):
I. – egli allontana la fiducia che si ripone nei grandi della terra, e ne dà come motivo:
1° La loro debolezza e la loro impotenza (3);
2° La brevità della loro vita, con la quale periscono tutti i pensieri, tutte le speranze
II. – mettere tutta la propria fiducia in Dio, e motiva questa esortazione con gli attributi di Dio:
1° la sua onnipotenza (5, 6);
2° la sua fedeltà nel compimento delle sue promesse;
3° la sua misericordia, che viene in soccorso di tutte le nostre miserie, di tutti i nostri bisogni (7-9);
4° le perpetuità di questi divini attributi (10).
Spiegazioni e Considerazioni
I. – 1-4
ff. 1, 2 – Le delizie del nostro spirito sono i divini cantici ove le stesse pene non sono senza gioia. Per il fedele esiliato in questo mondo, non c’è ricordo più dolce di quello della città fuori dalla quale si trova in esilio; ma il ricordo della patria, nell’esilio, non è senza dolore e senza sospiri. Tuttavia, la speranza certa del ritorno consola e sostiene coloro che l’esilio rattrista (S. Agost.). – Chi dunque pronunzia queste parole: « Anima mia, lodate il Signore ? » Non è la carne che lo dice. Il corpo, fosse pure angelico, è inferiore all’anima; esso non può dare alcun consiglio all’anima che le è superiore. Infelice l’anima che attende un consiglio del corpo. La carne, quando è sottomessa come deve, è la serva dell’anima; questa la governa, la carne è governata; l’anima comanda, la carne obbedisce; quando dunque la carne potrebbe dare questo consiglio all’anima? Chi è allora dunque che dice: « Anima mia, loda il Signore? » Noi non troviamo nell’uomo nulla più della carne e dell’anima; l’uomo è tutto intero in questo: anima e carne. Ma è forse l’anima che parla a se stessa, che si darebbe in qualche modo un ordine, che si esorterebbe ad eccitarsi? In effetti le turbe che l’agitano la tengono come fluttuante in una certa parte di sé; ma l’altra parte, che si chiama spirito ragionevole, e che è la sede dei saggi pensieri, l’anima già unita a Dio e sospirante verso di Lui, si accorge che la parte inferiore è turbata da queste agitazioni che causa il mondo, e la voluttà dei beni terrestri la precipita verso le cose esteriori e la allontana da Dio che era in essa; allora essa stessa si ricorda dalle cose dell’esterno, verso le cose dell’interno, dalle cose inferiori verso le cose superiori, e si dice. « Anima mia, loda il Signore. » Cosa vi piace del mondo? Cosa volete lodarvi? Cosa volete amarvi? Da qualunque lato dirigiate i sensi del vostro corpo, il cielo vi si presenta; ciò che amate sulla terra è terrestre, tutto ciò che amate nel cielo è corporale. Dappertutto, tuttavia voi trovate qualcosa da amare, dappertutto ritrovate qualcosa da lodare; a che punto allora bisogna lodare Colui che ha fatto le cose che voi lodate? (S. Agost.). – Ma come, noi non lodiamo il Signore? Non gli cantiamo un inno di lode ogni giorno? E tutti i giorni, finché lo possiamo, la nostra bocca non fa sentire ed il nostro cuore non genera le lodi del Signore? E cosa noi lodiamo? Ciò che lodiamo è grande, ma la lode che noi diamo è piccola. Quando colui che loda raggiunge l’eccellenza di colui che è lodato? Un uomo si rivolge a Dio, indirizza a Dio dei lunghi cantici; ma sovente, mentre muove le labbra cantando, il suo pensiero vola verso non so qual desiderio. Il nostro spirito era dunque là, in qualche modo per lodare Dio, ma la nostra anima fluttuava qua e là in mezzo a differenti desideri o a preoccupazioni tumultuose. Il nostro spirito vedendo dall’alto l’anima che vaga qua e là, volendola distogliere dalle inquietudini che l’affliggono, le parla e le dice: « Anima mia, loda il Signore. » Perché vi occupate di altre cose diverse da Dio? Perché vi lasciate sorprendere dalla cura degli interessi terrestri e mortali? Restate con me e lodate il Signore (S. Agost.). – L’anima risponde che essa loderà Dio nel corso di tutta la sua vita, e che la sua occupazione sarà quella di lodare il Signore, di celebrare le sue grandezze finché esisterà, condannando così un gran numero di Cristiani che differiscono fino alla morte il santo esercizio della preghiera del cuore. – Orbene, secondo Sant’Agostino, l’anima risponde che non loderà veramente Dio se non quando vivrà la vera vita; nell’attesa essa si contenta di gemere e di pregare, piuttosto che cantare e lodare Dio con questa lode che non conviene che ai beati.
ff. 3, 4. – « Badate di non riporre la vostra fiducia nei prìncipi. » In effetti, l’anima umana, per non so quale debolezza, dispera quaggiù del Signore, dato che è turbata, e vuol mettere la sua fiducia nell’uomo. Se si dice a qualcuno oppresso dall’afflizione: c’è un tale uomo potente che potrebbe liberarvi; subito vedrete che sorride, che si rallegra, che solleva la testa. Se al contrario gli si dice: Dio vi libererà, … il suo ardore si spegne e la disperazione lo gela. Vi si promette un protettore mortale e vi date alla gioia; vi si promette un Protettore immortale, e vi abbandonate alla tristezza; vi si promette un liberatore che ha bisogno di essere liberato come voi, e siete trascinati dalla gioia, come se doveste ricevere un grande soccorso; vi si promette un Liberatore che non ha bisogno a sua volta di liberazione, ed eccovi disperati, come se questa promessa fosse solo favola. Infelici coloro che pensano così! Essi sono ben lontani da Dio; la loro vita non è che una morte più miserabile. Rivolgetevi invece a Colui che vi fatto, cominciate a desiderarlo, cominciate a cercarlo ed a conoscerlo. Egli non trascurerà la sua opera, se la sua opera non lo trascurerà. Volgetevi a Colui che vi ha detto: « Io loderò il Signore nella mia vita. io canterò dei salmi al mio Dio per tutto il tempo che vivrò. » (S. Agost.). – « Non mettete la vostra fiducia nei principi. » Oggi essi esistono, domani non sono più. Oggi sono preceduti da numerose armate, la sera essi sono stesi nella tomba. Dopo un gran dispiegamento di potenza, dopo una gloria così eclatante, senza alcun intervallo, tutto cade in un momento: essi sono colpiti dalla mano del Cristo… « La sua anima uscirà dal suo corpo, ed egli tornerà nella terra dalla quale è stato tratto. » Non è lo spirito che tornerà nella terra, perché lo spirito non viene dalla terra, ma lo spirito, l’anima, uscirà dal corpo, ed il corpo dell’uomo tornerà nella terra (S. Girol.) – Tre ragioni vi sono che devono allontanarci dal porre la nostra fiducia nei grandi della terra: questi sono degli uomini che non hanno la forza di salvare se stessi; essi sono mortali e la loro vita è di breve durata. « In questo giorno periranno tutti i loro pensieri; » Vale a dire, non solo tutte le loro promesse vanno in fumo, quando colui che le ha fatte, e che solo può compierle, è sparito egli stesso, ma ancora, l’autore di queste promesse sarà egli stesso sterminato (S. Chrys.). La Provvidenza amabile di un Dio – dice S. Crisostomo – sembra essere, al nostro sguardo, supplita dalla protezione degli uomini, soprattutto da quella dei principi, che noi consideriamo gli dei della terra, o da quella dei loro ministri e favoriti, che ci sembrano gli onnipotenti nel mondo. Ora, questi sono giustamente coloro sui quali la Scrittura ci ha avvertito di non stabilire la nostra speranza, a meno che non vogliamo costruire su un fondamento rovinoso; ed infine, l’esperienza ci rende sensibile questo punto di fede, che cioè questi, il cui favore, è ostinatamente ricercato ed inutilmente ottenuto, per una giusta punizione di Dio, sono coloro che diventano tutti i giorni più miserabili. Tanti uomini ingannati, abbandonati, sacrificati, sono di conseguenza dei testimoni di questa grande verità: che nei figli degli uomini – pure secondo il mondo – non c’è salvezza. (BOURD., s. la Prov.) – « In questo giorno periranno tutti i loro pensieri; » si, quelli che avremo lasciato prendere al mondo, la cui figura passa e svanisce; perché, ancorché il nostro spirito per natura viva sempre, abbandona alla morte tutto ciò che consacra alle cose mortali; di modo tale che i nostri pensieri, che dovrebbero essere incorruttibili dal canto del loro principio, diventano passeggeri dal lato del loro oggetto. (BOSSUET, Or. fun. d’Hen. D’Angl.) – « In questo giorno periranno tutti i loro pensieri. » Verrà quest’ora fatale che troncherà tutte le speranze ingannevoli con una irrevocabile sentenza; la vita ci mancherà, come un amico falso in mezzo alle nostre imprese. Là, tutti i nostri bei disegni cadranno in terra; là svaniranno tutti i nostri pensieri. I ricchi della terra, che durante questa vita, fondando sull’inganno di un sogno piacevole, immaginano di avere dei grandi beni, si sveglieranno tutto ad un tratto in questo gran giorno dell’eternità, saranno stupiti nel trovarsi a mani vuote. La morte, questa fatale nemica, porterà con essa tutti i nostri piaceri e tutti i nostri onori nell’oblio e nel nulla. (BOSSUET, Panêg. de S. Bern.). – Che saranno allora tutte queste convenzioni mobili e passeggere, tutte queste opinioni di un giorno, tutti questi interessi della veglia e tutti questi interessi dell’indomani, rispetto all’ordine, al rapporto immutabile delle cose, rispetto all’eternità, a questa regola originale ed immortale, rispetto a Voi, mio Dio! Ed alla vostra parola sempre vivente e sempre efficace che ha fondato i cieli? Cosa saranno quando sarà sparito il tempo, ed alle nostre lunghe e penose tenebre succederà la chiarezza di un giorno eterno? Allora, cosa diventerà il mondo? Cosa sarà dell’opinione? Quali vestigia resteranno dei nostri folli costumi e delle nostre frivole usanze? Ahimè! Avanza questo giorno terribile, si avvicina questo regno spaventoso della ragione e della giustizia, ove non si vedrà che ciò che è, ove tutti i veli cadranno, non si scambierà il nome per la cosa, le apparenze per la realtà, i pretesti per le ragioni, ed ove tutti i pensieri dell’uomo periscono, dice il Profeta, non resterà più che il pensiero di Dio e la sua santa verità. (DE BOULOGNE, sur l’Opinion). – Dove andranno allora queste opere dello spirito e dell’arte che si getta all’ammirazione della folla? Io voglio che esse durino quanto i secoli, sempre brillanti e belle, e sempre applaudite; ma i secoli pure moriranno, ed ogni gloria umana perirà quando, al limite dell’ultimo giorno dell’umanità, come un conquistatore colpito all’apice della sua vittoria, spirerà morente; e senza attendere la fine dei secoli, in un piccolo numero di anni, in un piccolo numero di giorni, quale piacere il successo della sua opera potrà procure all’artigiano che sarà nella bara e che i vermi roderanno? (L. V. Rom. et Lor. II, 30.)
II. 5-10
ff. 5, 6. – Dopo averci allontanato dai soccorsi umani, il Re-Profeta ci mostra un porto sicuro, una torre inespugnabile e ci consiglia di rifugiarci in essa. Nessun consiglio più salutare: allontanarsi dalle cose deboli per condurci a quelle che nulla potrà distruggere; distruggere delle illusioni per stabilire la verità; respingere ciò che inganna per presentare ciò che serve. « Felice colui cui il Dio di Giacobbe è suo sostegno. » Qual effusione di luce ed amore! La beatitudine racchiude qui tutti i beni, essa è l’oggetto di una speranza indistruttibile. Dopo aver proclamato beato colui che mette speranza nel Signore, egli espone la potenza di un tale ausilio; da un lato c’è un uomo, dall’altro c’è un Dio; quello va sparendo, questi resta sempre, e non si limita a parlarci di Dio, egli ci dà le sue opere a garanzia delle nostre speranze (S. Chrys.). –
ff. 7-10. – Se per sé ha la durata e la potenza, non avrebbe la volontà? È ciò che molti insensati osano dire. Ma vedete come il Profeta dissipi questo sospetto. Appena ha detto: « Dio ha fatto il cielo e la terra e tutto ciò che essi richiudono, » subito aggiunge: « … che conserva la verità per tutti i secoli e rende giustizia agli oppressi ». Vale a dire: egli appartiene a Dio, è la sua opera per eccellenza, il venire in soccorso agli oppressi, non dimenticare coloro che sono perseguitati, tendere la mano a coloro che sono stati circondati da insidie, e questo per sempre (S. Chrys.). – « Che conserva la verità per tutti i secoli. » Se la menzogna ci opprime per un tempo, non ci rattristiamo; « … il Signore conserva la verità per tutti i secoli. » Che bella espressione: « Custodisce la verità! ». Egli la costudisce come un tesoro, e ci renderà un giorno ciò che ha conservato. Gesù Cristo è la verità! Custodiamo la verità e la verità ci custodirà la verità … « Egli dà il nutrimento a coloro che hanno fame. » Egli lo dona a coloro che hanno fame, e non a coloro che rigurgitano di beni. Colui dunque che non ha ricevuto con fiducia, colui che è nell’abbondanza, si astiene dal ricevere. Voi sapete se avete fame, se siete nel bisogno; se il vostro stato è tale, voi fate piuttosto più bene di quanto ne riceviate, accettando ciò che vi è donato; ma, se siete nell’abbondanza, guardatevi dal prendere l’alimento da coloro che hanno fame, allorché voi siete già sazi. Ricevete ciò che deve servire al vostro nutrimento e non ad ingrandire il vostro tesoro; ricevete la tunica destinata a coprire il vostro corpo, e non a riempire le vostre casseforti. « Egli dà il nutrimento a coloro che hanno fame. » (S. Girol.). – Siccome il Profeta ci dimostri la divina Provvidenza estesa a tutti, essa si applica soprattutto a soccorrere gli infelici, a soddisfare la fame, a spezzare le catene! Tutto ciò tuttavia, gli uomini lo possono in una certa misura; ma non è più così di ciò che viene dopo: Egli corregge i vizi della natura stessa, solleva coloro che sono spezzati nella loro caduta e glorifica coloro che brillano per la loro virtù, salva gli infelici che si abbattono, asciuga le lacrime e calma i dolori degli orfani e delle vedove (S. Chrys.). – Ci sono, in effetti, altre catene che quelle che legano le membra, ci sono altre tenebre che non quelle che oscurano gli occhi del corpo: queste catene sono quelle del peccato, che il Signore spezza ogni giorno con la sua grazia; queste tenebre sono quelle del nostro cuore che Egli dissipa con la luce della sua verità. – Aggiungendo: « Egli ama i giusti », il Profeta ci fa vedere che il Signore ha portato soccorso agli altri unicamente in ragione della loro infelicità; coloro che Egli nutre perché hanno fame, non ha certo rapporto con la virtù; egli libera i prigionieri, perché ha pietà delle loro catene, che non tiene più alla virtù, ma all’infortunio; se Egli illumina i ciechi è ancora per guarire la loro infermità, non per ricompensare le loro buone opere. Lo stesso è per l’uomo abbattuto dalla sua caduta, dello straniero, della vedova, dell’orfano. Ora, se Dio viene in soccorso degli infortunati, a maggior ragione viene per gli amici della virtù (S. Chrys). – Tre tipi di persone sono particolarmente sotto la salvaguardia dell’Eterno: gli stranieri, gli orfani, le vedove. I primi, perché non hanno una patria; i secondi perché non hanno un padre; infine le vedove private del loro sposo. Con questa elencazione, il Profeta vuole farci comprendere che gran titolo, per contare sulla Provvidenza, è il non avere nessun appoggio in questo mondo. Quando tutti i soccorsi umani ci mancano, Dio si prende cura di noi, cioè Egli veglia particolarmente su di noi (Berthier). – E quando la via dei peccatori sarà stata distrutta, cosa resterà? « Venite, dirà il Signore, venite diletti del Padre mio, prendete possesso del regno che vi è stato preparato dalle origini del mondo. » (Matth. XXV, 3, 4). È a questo che giunge alla fine del salmo, « Il Signore distruggerà la via dei peccatori. » E voi cosa diventerete? « Il Signore regnerà in eterno. » Rallegratevi, perché il Signore regnerà su di voi; Rallegratevi perché voi sarete il suo regno. Osservate, in effetti, ciò che segue: voi siete certamente cittadino di Sion e non di Babilonia, cioè voi non siete cittadino della città passeggera del mondo, ma di Sion, che soffre l’esilio per un tempo e che regnerà eternamente (S. Agost.).