ATTI DI VIRTU’ TEOLOGALI

ATTI DI VIRTÙ TEOLOGALI

secondo la formula in uso nella Diocesi Milanese.

[G. Riva: Manuale di Filotea; XXX ed. Milano, 1888 –impr.-]

Atto di Fede.

Mio Dio, io credo tutto ciò che vi siete compiaciuto di rivelarmi, e lo credo di tutto cuore, e con somma fermezza, pronto a morire piuttosto che dubitare, perché l’avete rivelato voi, prima, infallibile Verità, che non potete ingannarvi né ingannare. Credo che Voi sempre siete stato, siete e sarete, e che siete un Dio solo in tre Persone distinte ed uguali, Padre, Figliuolo e Spirito Santo. Credo pure che Voi siete rimuneratore, e date il Paradiso ai buoni e l’inferno ai cattivi. Credo che il divin Figliuolo si è incarnato e fatto uomo nel ventre purissimo di Maria Vergine per opera dello Spirito Santo, ha patito ed è morto in croce per la nostra redenzione e salute, e che il terzo dì risuscitò da morte. Finalmente credo tutte le altre verità che si credono nella santa Chiesa cattolica romana, in cui protesto di voler vivere e morire.

Atto di Speranza.

Mio Dio, sospiro a voi mio sommo bene ed eterna felicità, ed animato dalla vostra infinita misericordia, ed appoggiato alle vostre infallibili promesse, spero fermamente che, per i meriti del nostro Signor Gesù-Cristo, mi darete il perdono dei miei peccati e la grazia di non offendervi mai più, e di perseverare nel bene sino alla morte, e di salvar l’anima mia, cooperando io fedelmente ai vostri santi aiuti, come propongo di fare.

Atto di Amor di Dio e del Prossimo.

Mio Dio, Verso di me sì amorevole e benefico, io vi amo sopra ogni cosa, e vi amo, non solamente per tanti beni che finora ho ricevuti dalla vostra mano e che spero di ricevere in avvenire; ma vi amo principalmente, e sopra ogni altro riguardo, perché siete un Dio infinitamente degno d’essere amato per Voi medesimo, essendo Voi la stessa bontà. Amo ancora per amor vostro tutti i miei prossimi come me stesso, e li abbraccio con tutte le forze del mio cuore come immagini vostre, come creature fatte e redente da Voi: in particolare amo tutti quelli che mi hanno offeso, e perdono loro tanto di cuore quanto desidero che voi perdoniate a me, pregandovi a render loro altrettanto di bene, e più quanto essi mi hanno fatto e desiderato di male.

Atto di Pentimento.

Mio Dio, detesto sopra ogni male i miei peccati e me ne pento di tutto cuore per la loro orribile deformità, perché con essi ho macchiata l’anima mia, disonorata in me la vostra immagine, mi sono reso indegno de’ vostri beni, e reo innanzi a Voi di acerbe pene; anzi, offendendovi gravemente, ho meritato di essere da Voi privato del Paradiso e cacciato all’inferno: ma molto più detesto i miei peccati, e me ne dolgo perché peccando ho offeso un Dio così buono, cosi grande, così amabile come siete Voi. Vorrei prima esser morto che avervi offeso: e propongo fermamente col vostro santo aiuto di non offendervi mai più, né mai più disgustarvi perché vi amo sopra ogni cosa.

Indulgenze per gli Atti di Fede, etc.

Benedetto XIV, il 28 Gennaio 1756, concesse per gli Atti di Virtù Teologali le seguenti indulgenze, tutte applicabili anche ai defunti: 1. 7 anni e 7 quarantene ogni volta che si recitano; 2. Ind. plen. una volta al mese; 3. Ind. plen. in articulo mortis. Per l’acquisto di dette Indul. ciascuno può usar quella formula che vuole, purché in essa esprima e spieghi i particolari motivi di ciascuna delle tre teologali virtù.

Esercitando gli atti di qualunque virtù crescono le virtù in noi e sempre maggiormente si perfezionano; perciò quanto più spesso faremo Atti di Fede la nostra Fede diverrà sempre più viva; quanto più frequentemente ne faremo di Speranza, la nostra speranza si farà sempre più ferma, e quanto più moltiplicheremo Atti di Carità, ella si farà in noi sempre più ardente. (…) Vi è obbligo espresso di fare gli atti di Virtù Teologali, e sì potrebbe provare con moltissimi argomenti delle divine Scritture e dei Santi Padri. L’errore contrario fu condannato da S. S. Alessandro VII: perciò questi Atti si facciano frequentemente e con distinta frequenza l’Atto di Carità… [G. Frassinetti, “Catechismo dogmatico”, Cap. VI- I, Parma, 1860].

ORAZIONI PER LA SERA

ORAZIONI PER LA SERA.

Adorazione.

Vi adoro profondamente, o mio Dio, alla cui presenza adesso e sempre mi trovo; e vorrei potervi rendere quegli omaggi che son degni di Voi, mio Creatore, mio Conservatore, mio Redentore, mio Padre.

Ringraziamento.

Vi rendo infinite grazie di tutto il bene che mi avete fatto dal principio della mia vita fino al presente, e specialmente d’avermi in questo giorno preservato da tanti pericoli, e distinto con tanti favori. Mi unisco con lo spirito a tutti i giusti della terra e a tutti i Santi del paradiso, per lodare infinitamente le vostre infinite misericordie; anzi vi offro quei medesimi ringraziamenti che tante volte per me vi rese il vostro divin Figliuolo.

Invocazione.

Illuminate, o Signore, le tenebre della mia mente; fatemi conoscere il numero e la gravezza delle mie colpe; e datemi grazia di detestarle sinceramente, onde ottenga da Voi misericordia e perdono.

Esame.

Considerate attentamente i peccati da voi commessi quest’oggi.

Riguardo a Dio: Se avete cioè, o trascurate, o malamente praticate le solite divozioni; se siete stato irriverente in chiesa, distratto volontariamente nella preghiera, se avete mancato di confidenza, di rassegnazione, o di retta intenzione nel vostro operare.

Riguardo al Prossimo: Come vi siete portato coi vostri superiori, eguali, inferiori; giudizi temerari, odio, invidia, mormorazioni, ingiurie, dispregi, vendette, ecc.

Riguardo a voi stesso: Come avete adempito i doveri del vostro stato, come custoditi i vostri sentimenti, specialmente gli occhi, le orecchie, la lingua; con qual diligenza avete procurato di correggere il vostro difetto abituale. Finalmente unite ai peccati di questo giorno quelli della vita passata e detestateli così:

Pentimento.

Gesù dolcissimo, io mi confondo dinanzi a Voi, conoscendomi sempre colpevole delle stesse mancanze. Voi mi avete concesso questo giorno, perché me ne servissi a vostra gloria e a mia salute; ed io invece non ho fatto altro che accrescere il numero dei miei peccati, e provocare sempre di più la vostra collera contro di me. Deh! fossi morto, o Signore, piuttosto che vivere per oltraggiarvi! Deh! potessi ora morire per risarcirvi di tante offese! Ma giacché tanto non posso, lavate, vi prego, col vostro sangue preziosissimo, tutte le mie colpe, che io abbomino e detesto di vero cuore, perché di tanta offesa a Voi bontà infinita, e di tanto danno all’anima mia: io vorrei aver impiegato questo giorno, così bene, come han fatto le anime a Voi più care: i loro meriti pertanto e i meriti vostri infiniti, o amabilissimo Gesù, vi offro in compenso delle mie mancanze; e con la grazia vostra propongo di non offendervi mai più, e di voler meglio impiegare quel tempo che a voi piacerà di concedermi ancora di vita.

Protesta.

Mio Dio, come non so quello che mi possa occorrere in questa notte, ma son certo che resterò tutta l’eternità nello stato in cui sarò trovato all’ora della mia morte, così fin d’ora vi protesto di credere fermamente l’Unità della vostr’Essenza nella Trinità delle Persone, distinte ed uguali, Padre, Figliuolo e Spirito Santo; la incarnazione, la vita, la passione, la morte, la risurrezione del vostro divin Figliuolo, la eternità delle pene minacciate ai peccatori, la beatitudine eterna promessa ai giusti, come pure tutte le altre verità che Voi, infallibile nella vostra parola, avete rivelato alla santa Chiesa. Spero per i meriti di Gesù Cristo dall’infinita vostra potenza, fedeltà e misericordia, il perdono dei miei peccati, la perseveranza finale e la gloria del Paradiso. Vi amo sopra ogni cosa, non tanto pei benefici che mi avete compartiti, quanto per Voi medesimo, perché siete un bene infinito, degno di tutto l’amore; e per amor vostro amo ancora il mio prossimo come me stesso, e perdono di vero cuore a chiunque fatto mi avesse qualche torto, pregandovi in corrispondenza, o Signore di misericordia, a concedermi un pieno perdono di tutte le mie colpe, che di nuovo piango e detesto; e darmi la grazia di viver sempre fedele alla vostra legge per morire tranquillamente nel vostro amore. Pat., Ave, Gl., Credo.

A Maria.

Maria santissima, che siete il sostegno dei giusti e il rifugio de’ peccatori, ricevetemi adesso nelle braccia della vostra misericordia. Abbiate, ve ne prego, verso di me quella tenerezza, e quell’amore che aveste per Gesù Cristo, quando ancora bambino riposava sul vostro seno. Vegliate accanto al mio letto, perché non intorbidi i miei sonni il tentatore nemico. Lodate intanto e glorificate Voi in mia vece la divina Misericordia, dalla quale imploro e spero una notte tranquilla ed una morte beata. E per i meriti vostri, uniti a quelli del vostro divin Figliuolo, ottenetemi che l’ultimo mio pensiero sia sopra la sua Passione, l’ultimo mio cibo sia la santa Eucaristia, l’ultima mia parola sia Gesù, Giuseppe e Maria. Salve Regina.

Per impetrare la virtù della Purità. Vi saluto, o immacolata Maria, Figlia dell’eterno Padre, Vergine innanzi al parto, e vi prego a darmi la purità nei pensieri. Ave.

Vi saluto, o immacolata Maria, Madre dell’eterno Figlio, Vergine nel parto, e vi prego a darmi la purità nelle parole. Ave.

Vi saluto, o immacolata Maria, Sposa dello Spirito Santo, Vergine dopo il parto, e vi prego a darmi la purità nelle opere. Ave e Gloria.

All’Angelo Custode.

Io vi ringrazio infinitamente, o santo Angelo mio Custode, di tutti i benefici che mi avete fatto finora. Vi domando perdono di tutti i disgusti che vi ho recati: vi prometto in avvenire una maggiore corrispondenza del vostro amore. Vi raccomando in questa notte l’anima mia ed il corpo mio. Voi difendetemi da ogni male, ed impetratemi una vita sempre conforme ai vostri santi suggerimenti. Angele Dei.

A tutti i Santi.

O santi dell’empir, pregate Iddio. Acciò con Voi possa goderlo anch’io.

Raccomandazione.

Mi ritiro nei vostri amabilissimi cuori, Gesù mio crocifisso, Madre mia dilettissima Maria; e vi raccomando l’anima mia e il mio corpo per questa notte, per tutto il tempo che mi rimane di vita, e per il punto estremo della mia morte. Deh! Non lasciate un sol momento senza il vostro aiuto questo povero vostro servo; e per pegno sicuro di questa grazia, concedetemi adesso la vostra santa benedizione. Benedite ancora i miei parenti e benefattori, amici e nemici, i giusti, i peccatori, gli eretici, gl’infedeli, e tutti quelli dei quali la giustizia,  la gratitudine, la carità m’impongono di pregare, affinché siano dalla vostra grazia illuminati, convertiti, salvati. Benedite poi specialmente,  e liberate dalle loro pene le povere anime del Purgatorio, a suffragio delle quali, unitamente ai meriti infiniti della vostra passione e della vostra morte, vi offro, o Gesù amabilissimo, quel poco di bene che ho fatto in questo giorno, e quello che sono per fare, mediante la vostra grazia, nel corso di questa notte. Pater, Ave, Gloria, De profundis.

Offerta.

Gesù dolcissimo, vi offro il mio sonno che, obbedendo alle vostre disposizioni, io prendo per ristorare le mie forze, affine di meglio servirvi. Ve l’offro in unione del vostro mistico sonno che prendeste per me sul duro letto della croce, pregandovi per esso che mi liberiate sempre dal sonno del peccato; e mentre, sopita la mente non potrà occuparsi di Voi, intendo che il mio cuore unito agli angioli e a tutti i giusti, mai non cessi di glorificarvi. E per glorificare ancora la vostra santa risurrezione, vi offro lo svegliarmi che farò domani, risoluto di voler anch’io con la vostra grazia risorgere a vita migliore.

Baciate il Crocefisso dicendo:

In manus tuas, Domine, commendo spiritum meum.

Nelle vostre mani, o Signore, io raccomando ed abbandono l’anima mia e tutti quelli della mia casa.

ESERCIZIO SPIRITUALE PER LA MATTINA

ESERCIZIO SPIRITUALE

Per la Mattina.

DEL S. PONTEFICE INNOCENZO XI.

Approvato Dalla Sacra Congregazione dei Riti

[Via del Paradiso, 3a Ed. in Siena, 1823, presso Onorio Porri]

Appena svegliato.

Gesù mio, Signor mio, e Dio mio, vi adoro, vi ringrazio, e vi amo; in nome del Padre, etc.

Prendete l’acqua benedetta, e segnatevi la fronte, la bocca, e il petto, dicendo:

Gesù mio Crocifisso, purificate i miei pensieri, le mie parole e le opere mie.

Per il segno della Santa Croce liberatemi, Signore, dai miei nemici visibili, e invisibili.

Nel vestirvi.

Spogliate il mio cuore da ogni impurità, e rivestitelo, o mio Dio, del candore della innocenza.

Volgetevi al SS. Sacramento della chiesa a voi più vicina.

Vi adoro, e vi ringrazio ogni momento, o vivo Pan del Ciel gran Sacramento,

Disponetevi poi alla Preghiera della mattina con la seguente:

Preparazione di S. Bonaventura.

Signore, che purificate i cuori dei peccatori, quando vi piace, purificate talmente il mio, acciò vi preghi in questo giorno e sempre, con tutta l’attenzione e fervore possibile; e se io soffrirò qualche distrazione, abbiate pietà di me, e con la vostra grazia aiutatemi a correggere i miei difetti. Non permettete che io vi adori e vi preghi con la bocca solamente, né che il mio spirito si smarrisca, ma allontanate da me per vostra misericordia quanto potrebbe dispiacervi nelle preghiere, che devoto vi umilio.

Prendete l’Acqua benedetta.

Lavatemi, o Signore, con quest’acqua, che trae la sua virtù dal Sangue di Gesù Cristo, e l’anima mia diverrà bianca come la neve.

In Nome del Padre, e del Figliuolo, e dello Spirito Santo. Amen.

Per la Mattina.

Io vi adoro, Dio mio, Santissima Trinità, Padre, Figliuolo, e Spirito Santo, tre Persone, e un Dio: io e con l’aiuto vostro, che supplichevole imploro, mi umilio nell’abisso del mio niente sotto il cenno della Maestà Vostra.

Vi credo fermissimamente, e porrei mille vite per testificare quello che vi siete degnato di farci sapere, per mezzo della sacra Scrittura e della vostra santa Chiesa.

Pongo ogni mia speranza in Voi,  e quanto posso aver di bene, tanto spirituale, quanto temporale, così in questa vita come nell’altra, tutto lo desidero e spero, e voglio solo dalle vostre mani, Dio mio, vita mia, e sola speranza mia.

A Voi consegno per oggi e per sempre il corpo, e l’anima mia, le mie potenze, Memoria, Intelletto, e Volontà, e tutti i sentimenti miei.

Mi protesto, che non consento, né sono per consentire, quanto è in me, a cosa, che sia di minima offesa della Maestà Vostra.

Propongo fermamente d’impiegarmi con tutto l’esser mio al servizio, e alla gloria vostra. – Son pronto a pigliare qualunque pena mi verrà dalle vostre mani, per darvi gusto. – Vorrei tutto impiegarmi, acciocché la Maestà Vostra fosse servita, glorificata, ed amata da tutti gli uomini del Mondo.

Godo sommamente della vostra eterna felicità, e mi rallegro, che siate tanto glorioso in Cielo e in terra. Vi ringrazio infinitamente dei benefici che io e tutto il mondo abbiamo ricevuti, e che riceveremo dalla Vostra Maestà. Amo la Bontà vostra per se stessa con tutto l’affetto del cuore e dell’anima mia, e vorrei sapervi amare, come vi hanno amato gli Angeli e i Giusti, con l’amore dei quali congiungo l’amore mio imperfettissimo. – Offerisco alla Maestà Vostra con i meriti dei Santi, della BB. Vergine, e di Cristo nostro Signore le opere mie per sempre, bagnandole col Sangue di Gesù Redentor mio. – Ho intenzione di prendere quante Indulgenze posso nelle azioni di questo giorno, e quelle applicabili ai Defunti intendo di applicarle a tutte le Anime del Purgatorio, e in particolare a quelle alle quali più debbo. – Ho anche intenzione d’offerire tutto quello che posso, e che farò e tutte le Messe, che per tutto il Mondo in tutte le ore del giorno d’oggi si offriranno in penitenza e soddisfazione dei miei peccati. – Dio mio, per essere Voi infinitamente degno di essere amato e servito, perché siete quello, che siete, mi dolgo e mi pento quanto più posso di tutti i miei peccati, e me ne dispiace più d’ogni altro male: ve ne domando umilmente perdono, e propongo di non offendervi mai più per l’avvenire. –  Resto nelle vostre Piaghe, Gesù, difendetemi dentro di quelle oggi e sempre, finché mi concediate di vedervi, e di amarvi in eterno in Paradiso. Amen.

Gesù, Giuseppe, e Maria, vi dono il cuore, e l’anima mia.

Oremus

Domine Deus omnipotens, qui ad principium hujus dièi nos pervenire fecisti, tua nos hodie salva virtute, ut in hac die ad nullum declinemus peccatum, sed semper ad tuam justitiam faciendam nostra procedant eloquia, dirigantur cogitationes et opera.

[Fidelibus, qui mane supra relatam orationem devote recitaverint, conceditur: Indulgentia quinque annorum; Indulgentia plenaria suetis conditionibus, si quotidie per integrum mensem eamdem recitationem pie praestiterint (S. Pæn. Ap., 15 oct. 1935)].

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Dirigere, et santificare, regere, et gubernare, dignare. Domine Deus Rex Cœli, et Terræ, hodie corda, et corpora nostra, sensus, sermones, et actus nostros in lege tua, et in operibus mandatorum tuorum, ut hic, et in æternum, te auxiliante, salvi, et liberi esse mereamur.

Ure igne Sancti Spiritus renes nostros, et cor nostrum, Domine, ut tibi casto corpore serviamus, et mundo corde placeamus.

Concede nos famulos tuos, quæsumus, Domine, perpetua mentis et corporis sanitate gaudere, et gloriosæ beatæ Mariæ semper Virginis intercessione a praesenti liberari tristitia, et æterna perfrui letitia.

Sancte Michael Arcangele, defende nos in prælio, ut non pereamus in tremendo judicio.

Angele Dei, qui Custos es mei, me, tibi commissum pietate superna, hodie et semper, illumina, custodi, rege, et guberna.

Exaudi nos, Domine Sancte Pater omnipotens æterne Deus, et mittere digneris Sanctum Angelum tuum de Cœlis, qui nos custodiat, foveat, protegat, visitet, atque defendat omnes habitantes in hoc babitaculo.

Fidelium Deus, omnium Conditor et Redemptor, animabus famulorum, famularumque tuarum remissionem cunctorum tribue peccatorum, ut indulgentiam, quam semper optaverunt, piis supplicationibus consequantur. Per te, Jesu Christe Salvator Mundi, qui cum Patre, et Spiritu Sancto vivis, et  regnas per omnia sæcula sæculorum. Amen.

Fiat, laudetur, atque in æternum superexaltetur justissima , altissima, et amabilissima voluntas Dei in omnibus.

Misereatur nostri omnipotens Deus, et dimissis peccatis nostris, perducat nos ad vitam æternam.

Indulgentiam, absolutionem, et remissionem peccatorum nostrorum tribuat nobis omnipotens, et misericors Dominus. Amen.

Dominus nos benedicat, ab omni malo defendat, et ad vitam perducat æternam, et Fidelium animæ per misericordiam Dei requiescant in pace. Amen.

Benedictione perpetua benedicat nos Pater æternus. Pater, Ave, Gloria, etc.

Unigenitus Dei Filius nos benedicere, et adjuvare dignetur.

Pater, Ave, Gloria, etc.

Spiritus Sancti gratia illuminet sensus et corda nostra. Pater, Ave, Gloria, etc.

Sanctus, Sanctus, Sanctus Dominus Deus exercituum, plena est omnia Terra gloriæ tuæ; Gloria Patri, Gloria Filio, gloria Spiritui Sancto. Amen.

Sia da tutti conosciuta, ed amata la SS. Trinità col SS. Sacramento; sia benedetta la santa purissima Concezione immacolata della beatissima Vergine Maria.

In nome del Padre, e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

ATTI DI PREGHIERA PER UNA BUONA E S. MORTE.

Dispone domui tuæ, quia morieris;

Padre Eterno, che con la Vostra potenza mi avete tratto dal nulle conservato, difendetemi nella mia morte, e conducetemi al fine per cui mi avete creato.

Eterno Verbo, per quell’amore col quale vi siete fatto uomo per me, conducetemi a quella vita eterna, che mi avete meritata.

Divinissimo Paraclito Spirito, che mi avete santificato per mezzo dei Sacramenti, perfezionate l’opera vostra col glorificarmi, acciò vi ringrazi in eterno.

Mio Gesù, che mi avete amato più della vostra stessa vita, assistetemi nel gran punto della mia morte, e siate mio salvatore. – Maria SS. Avvocata pietosa dei moribondi, impetratemi da Gesù gli aiuti efficaci per ben morire. – Angiolo mio Custode, S. Giuseppe, Santi N. N. miei Avvocati, Santi tutti del Paradiso, per quanto vi stimate obbligati a quella divina Bontà, che vi salvò, impiagatevi tutti per la mia eterna salute.

V. Domine, exaudi orationem meam;

R. Et clamor meus ad te veniat.

Oremus.

Domine Jesu Chiste, qui de Cœlis ad Terram de sinu Patris descendisti, et Sanguinem tuum pretiosum in remissionem peccatorum nostrorum fudisti, te humiliter deprecamur, ut in die Judicii ad dexteram tuam audire mereamur: Venite Benedicti; Qui vivis, et regnas in sæcula sæculorum;

Amen.

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Vi adoro, mio Dio, e vi amo con tutto il cuore.

Vi ringrazio di avermi creato, fatto cristiano e

conservato in questa notte. Vi offro le azioni

della giornata, fate che siano tutte secondo la

vostra santa volontà, per la maggior gloria vostra.

Preservatemi dal peccato e da ogni male.

La grazia vostra sia sempre con me. Così sia.

Fidelibus, qui mane supra relatam orationem pia mente recitaverint, conceditur: Indulgentia quingentorum dierum (S. Pæn. Ap., 10 oct. 1940).

 

UN’ENCICLICA AL GIORNO TOGLIE GLI APOSTATI E SCISMATICI DI TORNO: “AUSPICIA QUÆDAM”

S. Pio XII, in questa breve enciclica, analizzando i momenti storici del tempo (siamo nell’immediato secondo dopoguerra) ancora denso di minacciose nubi di guerra, sollecita le preghiere soprattutto dei fanciulli nel mese di maggio, per scongiurare, con l’aiuto e l’intercessione della Vergine Santissima, i pericoli minacciati. Leggendo la breve lettera, si vede come l’attuale situazione mondiale, specie per le terre un tempo cristiane, sia praticamente analoga, se non peggiore. Facciamo nostro allora, almeno noi del “Pusillus grex” della Chiesa Cattolica eclissata ,“una cum” Gregorio XVIII, il consiglio del Santo Padre Pacelli, di ricorrere al Cuore Immacolato della Vergine Santissima, per scongiurare il pericolo e la minaccia bellica che ogni giorno viene ventilata in diversi luoghi della terra, là dove operano con più veemenza le forze del male asservite alle conventicole massoniche di ogni risma, dirette da “coloro che odiano Dio, il suo Cristo, e tutti gli uomini”. L’unico baluardo sicuro, schierato come esercito in battaglia, è veramente il Cuore Immacolato di Maria al quale è bene consacrarci tutti, per salvare: il genere umano dal totale sfascio spirituale e materiale  (così come desiderano lucifero e i suoi adepti), la Santa Chiesa di Cristo, oggi in eclissi e nelle catacombe, dagli eretici lefebvriani, dagli apostati novusordisti e dagli scismatici sedevacantisti, e soprattutto le anime nostre, immerse nello sterco delle false dottrine dell’inganno ( … la misericordia gratuita e senza pentimento, l’ecumenismo massonico e noachite, etc.) propinate da falsi pastori, lupi gnostici travestiti da agnelli in modo nemmeno tanto larvato, gente con sguardo truce, labbra blasfeme e lingua sacrilega. Leggiamo la lettera del Santo Padre e subito dopo rinnoviamo la nostra CONSACRAZIONE al CUORE IMMACOLATO di MARIA; mettiamoci quindi a pregare, in questo prossimo mese di Maggio, coinvolgendo i fanciulli in questa pia crociata fatta non con armi chimiche, da sparo, missili ed atomiche (tutte cose che a lucifero nessun nocumento apportano), ma con preghiere ed invocazioni di aiuto a Colei che sola ha il potere di schiacciare, con il suo calcagno, la testa del serpente maledetto e di coloro che appartengono della sua schiatta.

LETTERA ENCICLICA

AUSPICIA QUÆDAM
DEL SOMMO PONTEFICE
PIO XII

AI VENERABILI FRATELLI PATRIARCHI,
PRIMATI,
ARCIVESCOVI,
VESCOVI E AGLI ALTRI ORDINARI .LOCALI
CHE HANNO PACE
E COMUNIONE CON LA SEDE APOSTOLICA:
PREGHIERE NEL MESE DI MAGGIO
PER LA CONCORDIA DELLE NAZIONI

Alcuni indizi sembrano oggi chiaramente dimostrare che tutta la grande comunità dei popoli, dopo tanti eccidi e devastazioni causati dalla lunga e terribile guerra, è ardentemente orientata verso i salutari sentieri della pace; e che al presente si dà più volentieri ascolto a coloro che si dedicano con faticoso lavoro a opere di ricostruzione, che cercano di sedare e comporre le discordie, e si accingono a far risorgere da tante rovine che ci affliggono un nuovo ordine di prosperità, anziché a coloro che eccitano odi e rancori, dai quali non possono derivare se non nuovi e più gravi danni.  – Ma, quantunque Noi stessi e il popolo cristiano abbiamo non lievi motivi di consolazione e possiamo confortarci con la speranza di tempi migliori, non mancano tuttavia fatti e avvenimenti, che recano grande preoccupazione e angustia al Nostro animo paterno. Infatti, benché la guerra sia cessata quasi dovunque, tuttavia la desiderata pace non ha ancora rasserenato le menti e i cuori; anzi si vede tuttora il cielo oscurarsi di nubi minacciose.  – Noi, da parte Nostra, non cessiamo di adoperarci per quanto Ci è possibile, per allontanare dall’umana famiglia i pericoli di altre calamità che la sovrastano, e quando i mezzi umani si rivelano insufficienti, Ci rivolgiamo supplichevoli a Dio e in pari tempo esortiamo tutti i Nostri figli in Cristo, sparsi in ogni paese della terra, a volersi unire a Noi nell’impetrare gli aiuti celesti.  – Per questo motivo, come negli anni passati Ci fu di conforto il rivolgere la Nostra esortazione a tutti, e specialmente ai fanciulli, da Noi tanto amati, affinché durante il mese di maggio si stringessero numerosi intorno all’altare della grande Madre di Dio per implorare la fine della funesta guerra, così parimenti oggi, per mezzo di questa lettera, li invitiamo ardentemente a non interrompere questa pia costumanza e a volere congiungere alle loro suppliche propositi di rinnovamento cristiano e opere di salutare penitenza.  – Anzitutto porgano alla Vergine Madre di Dio e nostra benignissima Madre i più vivi ringraziamenti per aver ottenuto con la sua potente intercessione la sospirata fine della grande conflagrazione mondiale, e per i tanti altri benefici impetrati dall’Altissimo; ma in pari tempo imploriamo da Lei con rinnovate preghiere, che finalmente risplendano come un dono del Cielo la pace vicendevole, fraterna e piena fra tutte le genti, e la desiderata concordia fra tutte le classi sociali. – Cessino le discordie, che a nessuno sono vantaggiose; si compongano secondo giustizia le contese, che spesso sono semi di nuove sventure; si accrescano e si consolidino fra le nazioni le relazioni pubbliche e private; abbia la religione, fautrice di ogni virtù, la libertà che le è dovuta; e il pacifico lavoro umano, sotto gli auspici della giustizia e il soffio divino della carità, produca i frutti più abbondanti per il comune vantaggio. – Voi sapete bene, venerabili fratelli, che le nostre preghiere sono gradite alla santissima Vergine soprattutto, quando non sono voci effimere e vuote, ma sgorgano da cuori ornati delle necessarie virtù. Adoperatevi perciò con il vostro zelo apostolico, affinché alle pubbliche preghiere innalzate al cielo durante il mese di maggio, corrisponda un risveglio di vita cristiana. Infatti soltanto da questo presupposto è lecito sperare che il corso delle cose e degli avvenimenti, nella vita pubblica come in quella privata, possa essere indirizzato secondo il retto ordine e che agli uomini sia dato di conquistare, con l’aiuto di Dio, non solo la prosperità possibile in questo mondo, ma anche la felicità celeste, che non verrà mai meno.  – Ma vi è al presente un altro particolare motivo, che affligge e angustia vivamente il Nostro cuore. Intendiamo riferirci ai luoghi santi della Palestina, che già da lungo tempo sono turbati da luttuosi avvenimenti e sono quasi ogni giorno devastati da nuovi eccidi e rovine. Eppure se vi è una regione al mondo, che deve essere particolarmente cara ad ogni animo degno e civile, questa è di certo la Palestina, da cui fino dagli oscuri primordi della storia è sorta per tutte le genti tanta luce di verità; in cui il Verbo di Dio incarnato fece annunziare da cori di angeli la pace a tutti gli uomini di buona volontà, e nella quale infine Gesù Cristo, sospeso all’albero della croce, recò la salvezza a tutto il genere umano e, stendendo le braccia quasi a invitare tutti i popoli ad un amplesso fraterno, consacrò con l’effusione del suo sangue il grande precetto della carità.  – Desideriamo quindi, o venerabili fratelli, che questo anno le preghiere del mese di maggio abbiano in modo particolare lo scopo di impetrare dalla ss. Vergine che finalmente le condizioni della Palestina siano conciliate secondo equità, e che ivi pure trionfino felicemente la concordia e la pace.  – Noi nutriamo grande fiducia nel potentissimo patrocinio della nostra Madre celeste; patrocinio che, durante questo mese a lei consacrato, specialmente gli innocenti fanciulli vorranno impetrare con una santa crociata di preghiere. E sarà appunto vostro compito invitarli e stimolarli a questo con ogni sollecitudine; e non solo essi, ma anche i loro padri e le loro madri, che anche in ciò debbono precederli, numerosi, col loro esempio.  – Sappiamo bene che mai abbiamo fatto appello invano all’ardente zelo, di cui siete infiammati; e già Ci pare di vedere folte moltitudini di fanciulli, di uomini e di donne affollare i sacri templi per impetrare dalla gran Madre di Dio tutte le grazie e i favori, di cui abbiamo bisogno.  – Ella, che ci ha dato Gesù, ci ottenga che tutti coloro che si sono allontanati dal retto sentiero, facciano quanto prima a Lui ritorno, mossi da salutare pentimento; ci ottenga – ella che è nostra benignissima Madre e che in ogni pericolo si mostrò sempre nostro valido aiuto e mediatrice di grazie – ci ottenga, diciamo, che anche nelle gravi necessità da cui siamo angustiati si trovi una giusta soluzione alle contese, e che una pace sicura e libera finalmente risplenda alla chiesa e a tutte le nazioni.  – Qualche anno fa, come tutti ricordano, mentre ancora infuriava l’ultima guerra mondiale, Noi, vedendo che i mezzi umani si mostravano incerti e insufficienti ad estinguere quell’immane conflagrazione, rivolgemmo le Nostre fervide preghiere al misericordiosissimo Redentore, interponendo il potente patrocinio del Cuore Immacolato di Maria. E come il Nostro predecessore d’immortale memoria Leone XIII, agli albori del secolo ventesimo, volle consacrare tutto il genere umano al Cuore sacratissimo di Gesù, così Noi parimenti, quasi in rappresentanza dell’umana famiglia da lui redenta, volemmo consacrarla altresì al Cuore Immacolato di Maria Vergine.  – Desideriamo pertanto che, qualora l’opportunità lo consigli, si faccia questa consacrazione sia nelle diocesi, sia nelle singole parrocchie e nelle famiglie; e abbiamo fiducia che da questa privata e pubblica consacrazione sgorgheranno abbondanti benefici e celesti favori. – In auspicio dei quali e in pegno della Nostra paterna benevolenza, impartiamo con effusione di cuore la apostolica benedizione a ciascuno di voi, o venerabili fratelli, e a tutti coloro, che con animo volenteroso corrisponderanno a questa nostra lettera d’esortazione, e in modo particolare alle folte e numerose schiere dei carissimi fanciulli.

Roma, presso San Pietro, il 1° maggio 1948, anno X del Nostro pontificato.

ATTO DI CONSACRAZIONE AL CUORE IMMACOLATO DI MARIA

Regina del Santissimo Rosario, ausilio dei Cristiani, rifugio del genere umano, vincitrice di tutte le battaglie di Dio, supplici ci prostriamo al vostro trono, sicuri di impetrare misericordia e di ricevere grazie e opportuno aiuto nelle presenti calamità, non per i nostri meriti, dei quali non presumiamo, ma unicamente per l’immensa bontà del vostro materno Cuore. A Voi, al vostro Cuore Immacolato, in questa ora grave della storia umana, ci affidiamo e ci consacriamo, non solo con tutta la santa Chiesa, corpo mistico del vostro Gesù, che soffre in tante parti e in tanti modi è tribolata e perseguitata, ma anche con tutto il mondo straziato da discordie, agitato dall’odio, vittima della propria iniquità. – Vi commuovano tante rovine materiali e morali, tanti dolori, tante angosce, tante anime torturate, tante in pericolo di perdersi eternamente! – Voi, o Madre di misericordia, impetrateci da Dio la riconciliazione cristiana dei popoli, ed anzitutto otteneteci quelle grazie, che possono in un istante convertire i cuori umani, quelle grazie che preparano e assicurano questa sospirata pacificazione. Regina della pace, pregate per noi e date al mondo la pace nella verità, nella giustizia, nella carità di Cristo. – Dategli soprattutto la pace delle anime, affinché nella tranquillità dell’ordine si dilati il regno di Dio. Accordate la vostra protezione agli infedeli e a quanti giacciono nelle ombre della morte; fate che sorga per loro il Sole della verità e possano, insieme con noi, innanzi all’unico Salvatore del mondo ripetere: Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà! Ai popoli separati per l’errore o per la discordia, e segnatamente a coloro che professano per Voi singolare devozione, date la pace e riconduceteli all’unico ovile di Cristo, sotto l’unico e vero Pastore. Ottenete libertà completa alla Chiesa santa di Dio; difendetela dai suoi nemici; arrestate il diluvio dilagante della immoralità; suscitate nei fedeli l’amore alla purezza, la pratica della vita cristiana e lo zelo apostolico, affinché il popolo di quelli che servono Dio aumenti in meriti e in numero. Finalmente, come al Cuore del vostro Gesù furono consacrati la Chiesa e tutto il genere umano, perché, riponendo in Lui ogni speranza, Egli fosse per loro fonte inesauribile di vittoria e di salvezza; così parimente noi in perpetuo ci consacriamo anche a Voi, al vostro Cuore Immacolato, o Madre nostra e Regina del mondo; affinché il vostro amore e patrocinio affrettino il trionfo del regno di Dio e tutte le genti, pacificate con Dio e tra loro, vi proclamino beata, e con Voi intuonino, da una estremità all’altra della terra, l’eterno «Magnificat» di gloria, amore, riconoscenza al Cuore di Gesù, nel quale solo possono trovare la verità, la vita e la pace (Pio Pp. XII).

Indulgentia trium annorum.

Indulgentia plenaria suetis conditionibus, si consecrationis actus quotidie in integrum mensem devote repetitus fuerit (Pio XII, Rescr. Secret. Status, 17 nov. 1942; exhib. docum., 19 nov. 1942).

SAN LEONE PAPA

11 APRILE

SAN LEONE, PAPA E DOTTORE DELLA CHIESA

Il difensore del dogma dell’Incarnazione.

Oggi, nel Calendario liturgico, troviamo uno dei nomi più gloriosi della Chiesa: san Leone Magno. Meritò questo titolo, avendo nobilmente lavorato per illuminare la fede dei popoli sul mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio. La Santa Chiesa aveva trionfato delle eresie che attaccavano il dogma della Trinità; allora ogni sforzo infernale fu portato contro quello del Dio fatto uomo. Un vescovo di Costantinopoli, Nestorio, osò negare l’unità di persona in Gesù Cristo, separando in lui il Dio dall’uomo. Il concilio di Efeso condannò quest’errore, che annullava la Redenzione. Ma non tardò a sollevarsi una nuova eresia, opposta alla prima, ma non meno nociva per il cristianesimo. Il monaco Eutiche sosteneva che, nell’Incarnazione, la natura umana era stata assorbita da quella divina, e quest’errore dilagava con una rapidità paurosa. La Chiesa sentì il bisogno dell’opera di un dottore che riassumesse con precisione e autorità il dogma, che è la base delle nostre speranze. – Apparve allora Leone, che dall’alto della cattedra apostolica, ove lo Spirito Santo l’aveva fatto assidere, proclamò con una eloquenza ed una chiarezza senza uguali, la formula della fede primitiva, sempre la stessa, ma risplendente di una luce nuova. Un grido di ammirazione partì dal seno stesso del Concilio ecumenico di Calcedonia, riunitosi per condannare l’empia tesi di Eutiche. I Padri esclamarono: « Pietro ha parlato per mezzo della bocca di Leone »! e quattordici secoli non hanno ancora cancellato, nella Chiesa d’Oriente, l’entusiasmo suscitato dall’insegnamento che san Leone dette a tutta la Chiesa.

Il difensore di Roma.

L’occidente, in preda a tutte le calamità dell’invasione dei barbari, vedeva crollare gli ultimi avanzi dell’impero, e Attila, Flagello di Dio, era già alle porte di Roma. I barbari indietreggiarono di fronte alla maestà del contegno di Leone, come l’eresia si dissipava davanti all’autorità della sua parola. Il capo degli Unni, al quale avevano ceduto i più formidabili bastioni, conferì col Pontefice presso le sponde del Mincio, e s’impegnò di non entrare a Roma. La calma e la dignità di Leone, che affrontava, senza difesa, il più temibile dei vincitori dell’Impero, esponendo la vita per il suo gregge, aveva scosso quel barbaro. I suoi occhi avevano scorto nell’aere l’Apostolo Pietro, sotto l’aspetto d’un augusto personaggio che proteggeva l’intercessore di Roma. Nel cuore di Attila, il terrore si unì all’ammirazione. Momento sublime, in cui si rivela tutto un mondo nuovo! Il Pontefice disarmato, che affronta la violenza del barbaro; questi, commosso alla presenza di una dedizione che non comprende ancora; il cielo che interviene per aiutare l’uomo dalla natura feroce ad inchinarsi dinanzi alla forza morale. – L’atto generoso compiuto da Leone esprime, in un solo tratto, ciò che diversi secoli videro operarsi nell’Europa intera; ma l’aureola del Pontefice ne risulta più risplendente.

L’oratore.

Affinché Leone non mancasse di nessun genere di gloria, lo Spirito Santo l’aveva dotato di una eloquenza che si poteva chiamare « papale », tanto completa e imponente era la sua impronta. La lingua latina, che declinava, vi ritrovò quegli accenti, e una forma che, a volte, ricordavano l’epoca del suo vigore; e il dogma cristiano, formulato in uno stile nobile e nutrito dal più puro succo apostolico, vi risplendette di meravigliosa luce. Leone, nei suoi memorabili discorsi, celebrò Cristo, uscente dalla tomba, invitando i suoi fedeli a risuscitare con lui. Egli caratterizzò, tra gli altri, il periodo dell’Anno liturgico che stiamo percorrendo in questo momento, quando disse: « I giorni che trascorsero tra la Risurrezione del Signore e la sua Ascensione, non furono oziosi: poiché fu allora che vennero confermati i Sacramenti e rivelatii grandi misteri » (Discorso LXXIII).

Vita. – San Leone nacque a Roma tra il 390 e il 400. Fu prima diacono sotto il Pontefice Celestino; divenne poi arcidiacono di Roma e, alla morte di Sisto III, fu eletto Papa. La sua consacrazione ebbe luogo il 29 settembre 440. Durante tutto il Pontificato, rivolse le sue cure all’istruzione del popolo, con i suoi sermoni così dogmatici e semplici, con zelo nel preservarlo dagli errori dei manichei e dei pelagiani, e facendo condannare, nel Concilio Ecumenico di Calcedonia, nel 451, Eutiche ed il Monofisismo. Nel 452, andò incontro ad Attila che minacciava Roma, e lo indusse a la sciare l’Italia. Nel 455 non poté però impedire a Genserico ed ai suoi Vandali di prendere e saccheggiare la capitale: nondimeno, accogliendo le sue preghiere, i barbari risparmiarono la vita degli abitanti, rispettando anche i principali monumenti della città. San Leone morì nel 461 e fu inumato a San Pietro in Vaticano. Nel 1751 Benedetto XIV lo proclamò dottore della Chiesa.

Preghiera a Cristo.

Gloria a te, o Cristo, Leone della tribù di Giuda, che hai suscitato nella tua Chiesa un altro Leone per difenderla nei giorni in cui la fede correva grandi rischi. Tu avevi incaricato Pietro di confermare i suoi fratelli; e noi vedemmo Leone, nel quale Pietro era vivente, compiere questa missione con autorità sovrana. Abbiamo inteso risuonare le acclamazioni del Concilio, che inchinandosi di fronte alla sua dottrina, proclamava il beneficio insigne che, in questi giorni, hai conferito al tuo gregge, quando donasti a Pietro la cura di pascere, tanto le pecore come gli agnelli.

Preghiera a san Leone.

O Leone, tu hai degnamente rappresentato Pietro sulla sua cattedra! La tua parola apostolica non cessò di discenderne sempre veritiera, eloquente e maestosa. La Chiesa del tuo tempo ti onorò come maestro di dottrina; e la Chiesa di tutti i secoli ti riconosce per uno dei dottori più sapienti che abbiano insegnato la divina Parola. Dall’alto del cielo, ove ora siedi, riversa su di noi la grazia dell’intelligenza del mistero che fosti incaricato di esporre. Sotto la tua penna ispirata, esso diventa evidente; la sua armonia si rivela; e la fede si rallegra di percepire, così distintamente, l’oggetto al quale aderisce. Fortifica in noi questa fede, o Leone! Anche nei nostri giorni si bestemmia il Verbo incarnato; rivendica la sua gloria, mandandoci nuovi dottori. Tu hai trionfato della barbarie, o nobile Pontefice! Attila depose le armi di fronte a te. Ai nostri giorni, altri barbari si sono levati: barbari civilizzati, che vantano, quale ideale della società, quella che non è più cristiana, quella che nelle sue leggi e nelle sue istituzioni non confessa più re dell’umanità Gesù Cristo, al quale è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Vieni in nostro soccorso, poiché il male è arrivato al suo culmine. Molti sono i sedotti che vanno verso l’apostasia, senza rendersene conto. Ottieni che la luce da noi non si spenga totalmente, che lo scandalo finalmente si arresti. Attila non era che un pagano; gli utopisti moderni sono cristiani, o almeno, qualcuno vorrebbe esserlo [per non parlare dei modernisti – ndr.-]; abbi pietà di loro, e non permettere che restino più a lungo vittime delle loro illusioni. – In questi giorni di Pasqua, che ti ricordano l’opera del tuo ministero pastorale, quando, circondato dai neofiti, ne alimentavi la fede con discorsi immortali, prega per i fedeli che, in questa medesima solennità, sono risuscitati con Gesù Cristo. Essi hanno bisogno di conoscere sempre più il Salvatore delle anime, affinché possano seguirlo, per non più separarsene. Rivela loro tutto ciò che egli è, nella sua natura divina e nell’umana: come Dio, loro ultimo fine e giudice dopo questa vita; come uomo, loro fratello. Redentore e modello. O Leone! benedici, sostieni il tuo successore sulla cattedra di Pietro, e, in questi giorni, mostrati protettore della nostra Roma, di cui hai sostenuto, con tanta eloquenza, i santi eterni destini.

Preghiere per il Santo Padre [Gregorio XVIII]

-652-

Oremus prò Pontifice nostro (Gregorio).

R.. Dominus conservet eum, et vivificet eum, et beatum faciat eum in terra, et non tradat eum in animam inimicorum eius  [Ps. XL] (ex Brev. Rom.).

Pater, Ave…

Indulgentia trium annorum [tre anni]. Indulgentia plenaria suetis conditionibus, precibus quotidie per integrum mensem devote recitatis (S. C. Indulg., 26 nov. 1876; S. Pæn. Ap., 12 oct. 1931).

-653-

Oratio

O Signore, noi siamo milioni di credenti, che ci prostriamo ai tuoi piedi e ti preghiamo che Tu salvi, protegga e conservi lungamente il Sommo Pontefice, padre della grande società delle anime e pure padre nostro. In questo giorno, come in tutti gli altri, anche per noi egli prega, offrendo a te con fervore santo l’Ostia d’amore e di pace. Ebbene, volgiti, o Signore, con occhio pietoso anche a noi, che quasi dimentichi di noi stessi preghiamo ora soprattutto per lui. Unisci le nostre orazioni con le sue e ricevile nel seno della tua infinita misericordia, come profumo soavissimo della carità viva ed efficace, onde i figliuoli sono nella Chiesa uniti al padre. Tutto ciò ch’egli ti chiede oggi, anche noi te lo chiediamo con lui. – Se egli piange o si rallegra o spera o si offre vittima di carità per il suo popolo, noi vogliamo essere con lui; desideriamo anzi che la voce delle anime nostre si confonda con la sua. Deh! per pietà fa’ Tu, o Signore, che neppure uno solo di noi sia lontano dalla sua mente e dal suo cuore nell’ora in cui egli prega e offre a te il Sacrificio del tuo benedetto Figliuolo. E nel momento in cui il nostro veneratissimo Pontefice, tenendo tra le sue mani il Corpo stesso di Gesù Cristo, dirà al popolo sul Calice di benedizioni queste parole: « La pace del Signore sia sempre con voi», Tu fa’, o Signore, che la pace tua dolcissima discenda con una efficacia nuova e visibile nel cuore nostro ed in tutte le nazioni. Amen.

Indulgentia quingentorum dierum semel in die (Leo XIII, Audientia 8 maii 1896; S. Pæn. Ap., 18 ian. 1934).

654

Oratio

Deus omnium fidelium pastor et rector, famulum tuum (Gregorium)., quem pastorem Ecclesiæ tuæ praeesse voluisti, propitius respice; da ei, quæsumus, verbo et exemplo, quibus præest, proficere; ut ad vitam, una cum grege sibi credito, perveniat sempiternam. Per Christum Dominum nostrum. Amen (ex Mìssali Rom.):

Indulgentia trìum annorum. Indulgentia plenaria suetis conditionibus, dummodo devota orationis recitatio, quotidie peracta, in integrum mensem producta fuerit (S. Pæn. Ap., 22 nov. 1934).

655

Oratio

Omnipotens sempiterne Deus, miserere famulo tuo Pontifici nostro (Gregorio)., et dirige eum secundum tuam clementiam in viam salutis aeternæ: ut, te donante, tibi placita cupiat et tota virtute perficiat. Per Christum Dominum nostrum. Amen. (ex Rit. Rom.).

Indulgentia trium annorum. Indulgentia plenaria suetis conditionibus, si quotidie per integrum mensem oratio pia mente recitata fuerit (S. Pæn. Ap., 10 mart. 1935).

Tu sei Pietro e su questa roccia costruirò la mia Chiesa

(San Matteo XVI 18).

La Chiesa di Gesù Cristo, nella misura in cui è una società, un regno divinamente stabilito, deve avere un capo. Il suo Capo invisibile è Gesù Cristo stesso; il capo visibile è il nostro Santo Padre, il Papa.

Chi è il Papa? Il Papa è il successore di S. Pietro, il vicario di Gesù Cristo e il suo rappresentante sulla terra, il pilota della “barca” di San Pietro, il Capo visibile della Chiesa e padre comune di tutto i fedeli.

Diciamo che il Papa è il successore di San Pietro. Facendo dell’Apostolo San Pietro la roccia fondante, la pietra angolare della sua Chiesa, Gesù Cristo gli ha promesso successori fino alla fine dei tempi. Questa roccia inamovibile implica che Pietro sarà il capo perpetuo della Chiesa, che sarà sempre necessario sostenere e governare. Ma come potrà governare sempre la Chiesa, essendo mortale come il resto degli uomini? Come farà a governare ancora la dopo la sua morte? Mediante i suoi successori, chi saranno gli eredi del suo potere, dei suoi privilegi e anche del suo spirito apostolico. Pietro, come dicono i Padri, è sempre vivente, e vivrà sempre nella persona dei successori che Cristo gli ha promesso con queste parole: “Tu sei Pietro, e su questa roccia costruirò la mia Chiesa, e le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa”. La promessa del Salvatore è stata soddisfatta: Pietro, dopo aver riparato la sua sede pontificia a Roma, ha avuto Come successori tutti i vescovi o i Pontefici Romani che hanno occupato la sua sede nel corso dei secoli fino ai nostri giorni. – La storia ci svela questa successione incomparabile. È una catena d’oro tenuta per mano di Gesù Cristo. Il suo primo collegamento è Pietro, e ne vediamo gloriosamente regnante oggi il duecentocinquantanovesimo nella persona dell’augusto Leone XIII. Dopo di lui la catena continuerà ad allungarsi fino al raggiungimento del collegamento finale: vale a dire fino all’ultimo Papa, che concluderà il suo regno con la fine dei secoli. – Questa serie ininterrotta di successori di San Pietro ci presenta uomini che differivano nel nome, nel tempo, nel carattere; ma tutti hanno occupato la medesima Sede ed hanno tenuto nelle loro mani le stesse chiavi che sono state consegnate da Gesù Cristo all’Apostolo San Pietro. In altre parole, insegnando essi la stessa dottrina, ne hanno posseduto lo stesso potere e gli stessi privilegi; tanto che se il Principe degli Apostoli dovesse tornare di persona ad esercitare l’autorità pontificia, i suoi poteri e privilegi non differirebbero da quelli dell’augusto Leone XIII., il vero detentore della sua immortale eredità [oggi il Santo Padre Gregorio XVIII –ndr.-].

I Papi possono morire; il Papato non muore mai. né subisce cambiamenti.

 Ringraziamo Dio, fratelli miei, per aver fondato la sua Chiesa sulla roccia indistruttibile del Papato, e abbiamo sempre la più grande riverenza ed amore per il nostro Santo Padre, il Papa, il successore di San Pietro.

Fonte: “SHORT SERMONS FOR THE  Low Masses of Sunday.
COMPRISING IN FOUR SERIES.  “A Methodical Exposition of Christian Doctrine”, BY THE Rev. F. X. SCHOUPPE, S. J. Imprimatur 1884

SANTA GEMMA GALGANI

Santa GEMMA GALGANI

Triduo in onore di Santa Gemma per ottenere un favore speciale

Giorno 1

O Vergine compassionevole, Santa Gemma, durante la tua breve vita sulla terra, hai dato un bellissimo esempio di innocenza angelica e di amore serafico e sei stata ritenuta degna di portare nella tua carne i segni della Passione di Nostro Signore, abbi pietà di noi che siamo così tanto bisognosi della misericordia di Dio e ottienici per i tuoi meriti e la tua intercessione, il favore speciale che imploriamo con fervore.
Pater, Ave, Gloria …

V. Prega per noi, Santa Gemma.

R. Affinché siamo resi degni delle promesse di Cristo.

Preghiamo
O Dio, che hai modellato la santa vergine Gemma, a somiglianza del tuo Figlio Crocifisso, concedici per sua intercessione, che come partecipi delle sofferenze di Cristo, possiamo meritare di diventare pure partecipi della Sua Gloria, Che con te vive e regna nell’unità dello Spirito Santo, senza fine. Amen.

Giorno 2

O degna Sposa dell’Agnello di Dio, che si ciba tra i gigli, tu hai conservato l’innocenza e lo splendore della verginità, dando al mondo un luminoso esempio delle più esaltate virtù, abbi pietà dal tuo alto luogo nel cielo di noi chi confidiamo in te, ed implora per noi il favore che desideriamo tanto ardentemente.

Pater, Ave, Gloria …

V. Prega per noi, Santa Gemma.

R. Affinché Che possiamo essere resi degni delle promesse di Cristo.

Preghiamo
O Dio, che hai modellato … (come sopra)

3 ° giorno

O amabile vergine, Santa Gemma, degna di ogni ammirazione, che durante la tua vita in questo mondo sei diventata agli occhi di Dio un gioiello prezioso, risplendente di ogni virtù, abbassati pietosamente su di noi chi ti invochiamo nella confidente speranza di ricevere questo favore attraverso la tua amorevole intercessione.
Pater, Ave, Gloria …

V. Prega per noi, Santa Gemma.

R. Affinché siamo resi degni delle promesse di Cristo.

Preghiamo
O Dio, che hai modellato … (come sopra)

Canonizzazione di S. Gemma  dal S. P.  PIO XII

Triduo in onore di Santa Gemma: per i malati e gli infermi

Giorno 1

O vergine-vittima, Santa Gemma, la tua vita fu consumata nella dolce fiamma dell’amore per Dio e per il tuo prossimo, hai sofferto nel tuo fragile corpo e nel tuo cuore sensibile, pene e amari dolori. Abbi pietà di tutti coloro che si trovano nella croce della sofferenza corporale, di tutti quelli che si soffrono per i loro cari, nella malattia. Ottieni la grazia della guarigione per i nostri malati e trasforma il nostro dolore in gratitudine gioiosa verso te in cui riponiamo la nostra fiducia.
Pater, Ave, Gloria …

Giorno 2

O Santa Gemma tenera e generosa, il tuo cuore fu così profondamente commosso dalle miserie di questa vita mortale che il povero, l’ammalato ed il peccatore trovarono in te simpatia e generosità e confidarono nell’efficacia delle tue preghiere. Eleviamo gli occhi fiduciosi anche in mezzo alle prove, alle malattie, alle tentazioni della vita. Pregate per noi davanti al trono di Dio per tutti i nostri bisogni spirituali e temporali, specialmente per il ritorno alla salute di coloro che ci sono vicini e cari.
Pater, Ave, Gloria …

3 ° giorno

O eroica amante di Gesù Crocifisso, la tua vita è stata una prolungata penitenza, una preghiera perpetua e ardente, trascorsa ai piedi della Croce con la nostra Madre Addolorata. Ora in cielo, godendo del frutto della tua santa vita, ottieni misericordia e consolazione per l’umanità peccatrice e sofferente. Offri le tue penitenze e preghiere a Gesù e Maria affinché mandi conforto nel dolore, speranza nella disperazione, salute agli ammalati. Ricorda i nostri cari sui letti del dolore; intercedi per loro perché, riguadagnando la salute, possano servire il nostro amorevole Salvatore con rinnovato fervore e fedeltà.
Pater, Ave, Gloria …

Preghiera in ringraziamento per il favore ricevuto

O umile vergine, Santa Gemma, a quale potenza Dio ti ha esaltato! Tu sei invocata da coloro che soffrono dolori e pene in questa valle di lacrime. Miracoli e grazie si ottengono ogni giorno implorando il tuo nome, come abbiamo sperimentato. Sia benedetto il nostro Dio misericordioso per averti concesso un tale potere in nostro favore! Grati per la tua amorevole benignità, ci decidiamo ad imitare le tue virtù affinché, un giorno, ci uniamo a te in Paradiso e nell’inno eterno di ringraziamento.
Pater, Ave, Gloria …

FESTA DELL’ANNUNCIAZIONE [2018]

L’ ANNUNCIATA

[G. Dalla Vecchia: “Albe primaverili”; G. Galla ed. Vicenza, 1911]

(PANEGIRICO)

“Et virtus Altissimi obumbrabit tibi. „

E la virtù (potenza) dell’Altissimo ti adombrerà.

(Luc. I, 35)

ESORDIO. — Rutilante celesti fulgori, l’arcangelo Gabriele scende dalle celesti sfere; drizza il volo alla piccola Nazaret; penetra nella stanza solitaria della vergine Sposa di S. Giuseppe … ; e il nome della vergine avventurata, Maria … — La saluta riverente, la conforta turbata agli angelici accenti, le propone la sublime dignità di Madre di Dio.

— Sono vergine, proclama la pia, e come avverrà questo? E l’Angelo: Lo Spirito Santo scenderà su te; e la potenza dell’Altissimo ti adombrerà di nube divina, come un dì la vetta del Sinai. — Tutto santo sarà il tuo figlio, vero Figliuolo di Dio… Et virtus Altissimi obumbrabit tibi… — E l’umile verginella: Ecco l’ancella del Signore, si faccia in me secondo il tuo accento. — Et Verbum caro factum est. Maria è Madre di Dio! — Chi può scandagliare questo abisso di dignità, di grandezza, a cui viene, innalzata Maria? — Ella stessa non poteva spiegare così arcano Mistero. Nec ipsa explicare potest quod capere potuit (S. Agost.).

— Vediamo dunque: 1. come si preparò Maria a tanta grandezza … 2. la sublime elevazione di Maria, perché Madre di Dio.

PARTE PRIMA

I . – Come si preparò Maria alla divina Maternità. —

Dal momento, che neh’ amoroso decreto dell’Incarnazione era prefisso, che il Verbo incarnato avesse una madre, Ella certo doveva possedere una eccezionale ricchezza di doni ricevuti, di meriti acquistati … E così avvenne appunto in Maria. Meritorum verticem usque ad solium divinitatis erexit (S. Agost.).

(a) Concepita senza ombra di peccato originale, si conserva libera da ogni colpa attuale … Fino dal primo istante gode il libero uso della ragione; e tosto si dona, e consacra al Signore; lo contempla, lo ama …

— I suoi meriti già, si elevano sopra le vette più sublimi dai monti di Sion; è già superiore agli Angeli ed ai santi. Quolibet tempore meruit. (B. Alb. Magno).

— Scrive S. Pietro Damiani: La prima grazia, che il Signore conferì a Maria, sormontò la grazia ultima del più eccelso Serafino; viene superata solo da quel Dio che l’ha creata. Solumque Opificem opus istud supergredi.

— Maria, poi, moltiplica ininterrottamente gli atti di amore, di unione, di conformità; quindi moltiplica del continuo i meriti ed anche l’effusione di nuove grazie su lei … Per singulos actus huiusmodi ita crescebat Ma gratia, ut fleret duplo maior, quam in principio erat (Suarez.)

— Meritava di giorno e di notte; ego dormio, sed cor meum vigilat; (Cantico) mentre l’anima sua liberamente tendeva senza interruzione al suo Dio. (S. Bernardino da Siena).

(b) Il profeta Isaia vaticinava: Ecce virgo concipiet et pariet filium (VII, 14); ecco che una Vergine concepirà e partorirà un figliuolo. — Dunque vergine, nel più stretto senso della parola, doveva essere la Madre del Salvatore del mondo. — E Maria?

— A soli tre anni si presenta al tempio del Signore, dove passerà la fanciullezza accanto all’Arca santa. La santa Bambina pronta risponde alle intime voci dello Sposo divino e, perfettamente conscia del suo sacrificio, consacra al Signore la sua anima, il suo corpo, col voto di verginità (S. Anselmo). Così questa vezzosa bambina innalza, la prima, il prezioso stendardo della sacra verginità (S. Ambrogio); e coi vincoli più ardenti, più intimi e santi, si stringe a Dio, purità per essenza.

(e) E la sua vita nel tempio, in mezzo alle nobili fanciulle, che venivano educate in quel luogo santo? — Mente umana non può certo scoprirne gl’ignoti orizzonti. Secondo S. Anselmo, la purità di Maria (e colla purità procede parallela la santità) deve dedursi, in qualche modo, dalla stessa purità e santità di Dio, dall’amore reciproco delle persone della SS. Trinità, dalla divina potenza che vuole rendere Maria degna di diventare Madre del Figlio di Dio. Chi può narrare il fervore della sua prece, la pronta sommessione della sua obbedienza, la profondità della sua adorazione, l’attività assidua del suo lavoro, la soavità del suo silenzio, la dolcezza della sua parola, l’attrattiva del suo esempio, le fiamme del suo amore, la generosità dei suoi sacrifici? — Nulla in lei di leggero, o puerile. — Assidua allo studio dei sacri Libri, si cibava della parola di Dio, vero pane angelico, ed a stento prendeva il cibo necessario alla vita. Contemplava ogni dì il gaudio degli Angeli, e sprezzava le vane cose del mondo. Vergine colomba, fissava l’innamorata pupilla nello Sposo divino, e con inni di grazie, con tutta 1’effusione dell’anima, supplicava l’eterno Creatore della terra e dei cieli (S. Tarasio). – Era in lei tale sublimità di virtù e di meriti, da essere pronta ad accogliere nel suo seno il Figlio di Dio. Talis eligitur Virgo, quæ tantum haberet meritum, ut Dei Filium in se susciperet (S. Agost.).

— L’Angelo stesso, a nome di Dio, proclama la santità di Maria; ave, gratia piena; ave, la piena di grazia; così conveniva alla dignità di Madre di Dio. In Matre Dei fuit gratia tali dignitati proportionata (S. Tom.).

— E poi quel: Come avverrà questo, se sono vergine; quomodo fiet istud, quoniam virum non cognosco ? Questi accenti non sono forse 1’ultimo rito, con cui Maria consacra tutta se stessa, quale tempio vivente, a quel Dio, che doveva fra poco prendervi possesso; proprio come si dedicano le nostre chiese prima che vi entri Gesù sacramentato? Deo dicata et consacrata caro! (S. Greg. Nisseno).

— Oh ! sì, Vergine immacolata e santa, acconsenti all’angelica parola; accetta di essere la Madre del promesso Salvatore e nostra Madre ancora, Madre di amore. Acconsenti! lo attende la terra … , il cielo…, Dio… Momento unico al mondo! L’umile Verginella china la fronte, giunge le mani, pronuncia: Ecco 1’ancella del Signore, fiat mihi secundum verbum tuum… Maria è già Madre di Dio.

Maria Madre di Dio. — Accettando la divina maternità, scrive S. Tomaso, Maria meritò più di tutti gli Angeli ed i santi, in tutti i loro atti, affetti, e pensieri . ..

(a) Maria infatti è perfettamente libera; non le viene imposto di accettare un ministero così sublime; che 1’Angelo glielo propone, le chiede, se acconsenta di prendere una parte così intima all’Incarnazione, e quindi alla Redenzione… Maria crede, accetta… Ecce ancilla…, fiat mihi.

— Non basta. Maria con umiltà, ma fermezza, dichiara all’Angelo, che vuole salva la propria verginità; e l’Angelo l’assicura: Spiritus Sanctus superveniet in te, anzi le aggiunge, che diverrà Madre per 1’opera onnipotente dell’Altissimo, al quale niente è impossibile. Quia non erit impossibile apud Deum omne verbum (‘Luca I, 37).

— Vi è di più. — Per dare liberamente e consciamente il consenso, Maria doveva conoscere e la grave responsabilità che si assumeva e, almeno nelle linee generali, le pene, le angosce, il martirio riservato alla Madre del Redentore del mondo. — E dinfatti ( Faber) dietro i raggi fulgenti della futura grandezza, a cui era prescelta, Maria vede designarsi l’ombra sanguinante del Golgota, che pareva giungere fino a Lei … Eppure: Fiat mihi! Quanto sei grande, o Maria! — Al Fiat dell’ Onnipotente, il mondo usciva dal nulla; al Fiat umile e generoso di Maria, il Verbo si fa carne nel suo seno verginale. – Colui, che non possono contenere la terra ed i cieli, si asconde in questa vergine sposa, ed ora, per privilegio unico al mondo, Madre e Vergine… Dio è figlio della sua creatura!…

(b) Lo Spirito Santo col vergine sangue di Maria forma un corpo bellissimo, vi crea un’anima perfettissima; a questo corpo ed a quest’anima si aggiunge la Persona del Verbo… Eccovi Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, vero Figlio di Dio, e vero figlio di Maria. – Dunque Maria è il tempio vivente, dove il Pontefice divino offre il grande sacrificio delle sue umiliazioni, sacrificio, che si compirà più tardi con la morte di croce.

— Maria è il talamo nuziale, dove il Verbo celebra le sue mistiche nozze coll’umana natura, che egli associa e disposa alla sua natura divina, in una sola persona … . Dum esset rex in accubitu suo, nardus mea dedit odorem suavitatis (Cantic.). Ed intanto i gigli della purezza, della verginità, delle virtù, dei meriti di Maria profumano olezzanti questo arcano Banchetto di amore; nardus mea dedit odorem suavitatis.

— Maria è Madre di Dio! dunque la Regina degli Angeli i quali, nel dì della prova, avendo adorato riverenti il Mistero dell’incarnazione del Verbo, implicitamente ne hanno ancora venerata la Madre, loro futura regina.

— Madre di Dio! Dunque Maria entra nelle più intime relazioni colla SS. Trinità. — È la mistica sposa dello Spirito Santo, che in lei operò tale stupendo prodigio, quod soli datum est nosci, cui soli datura est experiri (S. Bernardo). — E’ la Madre del Figlio di Dio, che si lascerà portare dalle sue braccia, nutrire del suo latte, e la chiamerà col nome ineffabile di! Madre. —. E con l’eterno Padre? — O abisso di grandezza, di elevazione! Maria, sulla terra, per effetto di grazia genera quel medesimo Figlio, che il Padre genera in cielo per perfezione di natura. — Il Padre lo genera con un atto del suo intelletto, Maria col fìat, cioè con un atto della sua volontà. Il Padre senza concorso di madre, Maria senza concorso di padre. — L’eterno Genitore trova le sue compiacenze nel suo Figlio unigenito; e Maria? — Chi può dirmi l’ebbrezza di gaudio nel dire a Gesù: Tu sei mio figlio; nel tempo io ti ho dato là vita? —. Ah! che i riverberi (Ugo di S. Vittore) della divinità fatti balenare sullo spirito di Maria, i lumi, le tenerezze, i doni dal divin Verbo a lei comunicati, poteva bene goderli, ma neppure Ella poté spiegarli.Più ancora. Maria ha non solo le grandezze ed i gaudi, ma ancora tutti i diritti di Madre. — Gesù, che ha dato e conserva la vita a Maria, Gesù il re dei secoli, che tutto ha creato e per cui furono fatte tutte le cose; Gesù, a cui obbediscono tremebondi gli alati serafini, sì Gesù, obbedisce alla sua creatura, alla Vergine sposa di Giuseppe; obbedisce a Maria, povera, ignorata, dimenticata; et erat subditus illis (Luca). Obbedisce a Maria, perché Maria è sua Madre. Maria Madre di Dio! È una dignità, che tocca l’infinito; così il beato Alberto Magno. — Dio può fare dei mondi più belli, ma non può fare una Madre più bella e grande di Maria; così S. Bonaventura.

— Maria stessa nell’estasi dell’amore, che ammira ed esulta, esclama rapita: Cose meravigliose ha operato in me 1’Onnipotente. Fecit mihi magna qui potens est. Maria Madre di Dio è un prodigio unico dell’amore onnipotente di Dio. Et virtus Altissimi obumbrabit tibi.

PARTE SECONDA

III. La divina maternità della Vergine è il fondamento inconcusso della nostra confidenza in Maria. —

Il Padre, come l’ha associata alla sua paternità di natura riguardo al Verbo incarnato, così 1’ha associata alla sua paternità di adozione verso di noi suoi figli adottivi.

— Quindi ne viene, che Maria è potente…, ed ancora che Maria ci ama, ed ha pietà di noi.

(a) È la figlia primogenita dell’Altissimo, e non può certo avere un rifiuto dal Padre, che la vide così generosa ed intrepida nel sacrificare tutta se stessa per entrare nelle sue amorose e divine intenzioni. — Gesù Cristo nulla negava sulla terra alla Madre sua; per lei, alle nozze di Cana, anticipava 1’ora dei miracoli; la coronava regina degli angeli e dei santi, del cielo e della terra; oh! Gesù Cristo nulla può negare ai desideri, alle suppliche della sua Genitrice. – In cielo Maria è l’arbitra, la regina, la tesoriera del Cuore di Gesù, che sulla croce affidava all’amore della Madre sua la causa della Chiesa, di tutti i credenti. Quindi (il Damiani) la preghiera di Maria, i n cielo, non è una supplica, ma un comando; e, se Dio è onnipotente per natura, Maria è onnipotente per grazia. Omnapotentia supplex. Infatti la potenza di Maria deve corrispondere ai privilegi ricevuti, alla santità da lei acquistata, al ministero sublimissimo esercitato lungo la vita, alla sua cooperazione nell’Incarnazione e nella Redenzione. — Ora, tutto questo, solo Iddio lo può comprendere nella sua totalità; e così pure Dio solo conosce i limiti della potenza di Maria.

(b) Madre di Gesù: ma lo divenne solo per noi, che siamo i fratelli minori di Gesù, nostro fratello primogenito: quindi siamo suoi figli adottivi, figli di amore. — Come, per farla Madre del suo Figlio divino, il Padre la ricoprì della sua ombra onnipotente, così per far la nostra madre di adozione le trasfuse nel cuore le tenerezze della sua misericordia e bontà. — Ella, dice S. Agostino, è veramente nostra madre secondo lo spirito, perché colla sua carità ha cooperato alla nascita dei fedeli nella Chiesa. – Di più, Maria è entrata nelle intenzioni, nei desideri, negli affetti del Cuore amoroso di Gesù, che per noi patì e morì sulla croce; e, dopo Gesù, non vi è chi ci ami, quanto la Vergine Madre di Dio. Per noi accettò di diventare Madre del nostro Redentore; per noi l’offerse sull’altare del tempio; per noi lo nutrì, lo vegliò, lo riservò ai flagelli, alla croce, alla morte; per noi volle essere presente agli estremi aneliti del suo Diletto crocefisso; per noi, se fossero mancati i carnefici, lo avrebbe confitto sul legno ferale. — E per questo suo amore meritò, che 1’agonizzante Signore la proclamasse ufficialmente Madre nostra; Donna, ecco il tuo figlio. In Ioanne intelligimus omnes, quorum beata Virgo per charitatem effecta est mater (S. Bernardino da Siena).

E Maria ci ama. — Lo dicono i templi, gli altari a lei dedicati, le lampade votive, i cuori d’argento sospesi alle pareti dei suoi santuari; i ceri scintillanti, i fiori olezzanti innanzi alle sue immagini. — Lo dice la storia della Chiesa e del mondo; gl’immensi pellegrinaggi alle cappelle a lei sacre: soprattutto lo dice il nostro cuore sussultante di amore per la nostra tenerissima Madre celeste. Col cuore gonfio di gioia, di confidenza e di amore, andiamo a questo mistico Trono di misericordia, andiamo a Maria. A lei ergiamo suppliche ardenti per noi, per la Chiesa, per la società, per i derelitti, per i peccatori. – Alle sue mani materne affidiamo 1’anima nostra, il nostro corpo, la nostra famiglia, i nostri interessi, e con tutta confidenza la preghiamo di farci sentire gli effetti del suo amore.

— Monstra te esse matrem. Sì, o Maria, tu sei la Madre nostra. Con la tua potenza abbatti le infernali squadre, congiurate alla nostra eterna rovina. — In gemito e pianto a te innalziamo la prece, la pupilla, il cuore. — Tergi le nostre lagrime, ci sostieni se deboli, ci illumina se dubbiosi; ne allontana i perigli, ci afforza nella lotta, ci dona la vittoria, ne ottieni il trionfo. — Ci accogli peccatori, ne scuoti se tiepidi, ed ai giusti dona la perseveranza nel bene. – O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria, la tua parola tutto può, tutto ottiene, tutto strappa al Cuore di Dio … Dilla dunque anche per noi peccatori, questa parola di amore… E nel cielo canteremo in eterno le lodi della tua materna potenza e bontà. Et virtus Altissimi obumbrabit tibi.

L’Angelus.

[Dom Guéranger: l’Anno Liturgico, vol. I, Ed. Paoline, Alba 1957- impr.]

Non chiuderemo questa giornata senza ricordare e raccomandare la pia e salutare istituzione che la cristianità solennizza giornalmente in ogni paese cattolico, in onore del mistero dell’Incarnazione e della divina maternità di Maria. Tre volte al giorno, al mattino, a mezzogiorno e alla sera, si ode la campana e i fedeli, all’invito di quel suono si uniscono all’Angelo Gabriele per salutare la Vergine Maria e glorificare il momento in cui lo stesso Figlio di Dio si compiacque assumere umana carne in Lei. – Dall’Incarnazione del Verbo il nome suo è echeggiato nel mondo intero. Dall’Oriente all’Occidente è grande il nome del Signore; ma è pur grande il nome di Maria sua Madre. Da qui il bisogno del ringraziamento quotidiano per il mistero dell’Annunciazione, in cui agli uomini fu dato il Figlio di Dio. Troviamo traccia di questa pratica nel xiv secolo, quando Giovanni XXII apre il tesoro delle indulgenze a favore dei fedeli che reciteranno l’Ave Maria, la sera, al suono della campana che ricorda loro la Madre di Dio. – Nel XV secolo S. Antonino c’informa nella sua Somma che il suono delle campane si faceva, allora, mattina e sera nella Toscana. Solo nel XVI secolo troviamo in un documento francese citato da Mabillon il suono delle campane a mezzogiorno, che si aggiunge a quello dell’aurora e del tramonto. Fu così che Leone X approvò tale devozione, nel 1513, per l’abbazia di Saint-Germain des Près, a Parigi. D’allora in poi l’intera cristianità la tenne in onore con tutte le sue modifiche; i Papi moltiplicarono le indulgenze; dopo quelle di Giovanni XXII e di Leone X, nel XVIII secolo furono emanate quelle di Benedetto XIII; ed ebbe tale importanza la pratica, che a Roma, durante l’anno giubilare, in cui tutte le indulgenze eccetto quelle del pellegrinaggio a Roma, rimangono sospese, stabilì che le tre salutazioni che si suonano in onore di Maria, avrebbero dovuto continuare ad invitare i fedeli a glorificare insieme il Verbo fatto carne. Quanto a Maria, lo Spirito Santo aveva già preannunciati i tre termini della pia pratica, esortandoci a celebrarla soave « come l’aurora » al suo sorgere, splendente « come il sole » nel suo meriggio e bella « come la luna » nel suo riflesso argenteo.

331

a)

– Angelus Domini nuntiavit Mariæ,

Et concepit de Spiritu Sancto.

Ave Maria.

– Ecce ancilla Domini,

Fiat mihi secundum verbum tuum.

Ave Maria.

– Et Verbum caro factum est,

Et habitavit in nobis.

Ave Maria.

Ora prò nobis, sancta Dei Genitrix,

Ut digni efficiamur promissionibus Christi.

Oremus.

Gratiam tuam, quæsumus Domine, mentibus nostris infunde: ut qui, Angelo nuntiante, Christi Filii tui incarnationem cognovimus, per passionem eius et crucem ad resurrectionis gloriam perducamur. Per eumdem Christum Dominum nostrum. Amen.

b)

Regina cœli lætare, alleluia:

Quia quem meruisti portare, alleluia,

Resurrexit, sicut dixit, alleluia.

Ora prò nobis Deum, alleluia,

Gaude et lætare, Virgo Maria, alleluia,

Quia surrexit Dominus vere, alleluia.

Oremus.

Deus, qui per resurrectionem Filii tui Domini nostri Iesu Christi mundum lætificare dignatus es: præsta quœsumus, ut per eius Genitricem Virginem Mariam perpetuæ capiamus gaudia vitae. Per eumdem Christum Dominum nostrum. Amen (ex Brev. Rom.). [Nel periodo pasquale]

[Fidelibus, qui cum primo diluculo, tum meridiano tempore, tum sub vesperam vel cum primum postea potuerint,  precationem Angelus Domini cum statutis versiculis et oratione, aut tempore paschali antiphonam Regina cœli item cum usìtata oratione, aut demum quinquies salutationem angelicam Ave Maria devote recitaverint, conceditur [ai fedeli che avranno recitato al mattino, mezzogiorno e sera le preghiere suddette con versicolo e orazione, si concede …]:

Indulgentia decem annorum [dieci anni] quoties id egerint [ogni volta]; Indulgentia plenaria suetis conditionibus, si quotidie per integrum mensem eamdem recitationem persolverint (S. Pæn. Ap., 20 febr. 1933). [ENCHIRIDION INDULGENTIARUM, Tip. Pol. Vatic. – 1952]

NELLA SETTIMANA SANTA: MEDITAZIONE PER IL GIOVEDI’

 

MEDITAZIONE PER IL GIOVEDÌ.

Sopra l’istituzione del SS. Sacramento.

Mediteremo sopra l’istituzione del SS. Sacramento fatta da Cristo in questo giorno. C’immagineremo di vedere Gesù nel cenacolo, che con insolita gioia, stando per separarsi dagli Apostoli, dà loro l’ultimo addio, comunica le sue ultime volontà e fa a tutti i suoi seguaci il gran dono dell’Eucaristia. Assisteremo a sì commovente spettacolo e rileveremo come Gesù in questo Sacramento si dia a noi come compagno del nostro pellegrinaggio, come prezzo della redenzione, come cibo d’immortalità.

PUNTO 1°.

Gesù ci si dà come compagno di pellegrinaggio.

Gesù, nella notte in cui doveva essere tradido, in qua nocte tradebatur (I Cor., XI, 23), per farci meglio comprendere il suo immenso amore, dopo aver compiuto con i suoi apostoli la cena legale e lavato loro i piedi, torna a mensa e preso del pane nelle sue mani adorabili, alzati gli occhi al cielo, lo benedice, lo spezza e lo distribuisce ai suoi Apostoli dicendo: Prendete e mangiate, questo è il mio corpo. E prendendo poscia il calice, rende grazie e dice: Bevetene tutti, questo è il mio sangue, il sangue del nuovo testamento, che sarà sparso per voi in remissione dei peccati. In virtù di queste parole onnipotenti il pane e il vino, conservando le sole apparenze, si tramutano nel corpo e nel sangue di Gesù. E questo prodigio si opererà sempre sui nostri altari; perché Gesù Cristo ha detto ancora agli Apostoli e a tutti coloro che ad essi succederanno nel sacerdozio: Fate questo in memoria di me. Così adunque Gesù ha mantenuto la sua promessa di non lasciarci orfani, così ha dimostrato quanto sia vero che prova la sua delizia restare con gli uomini: deliciæ meæ esse cum filiis hominum [Prov., VIII, 31); così ha comprovato con quanta verità Egli si sia rivolto alle anime tribolate per dir loro: Venite ad me omnes qui laboratis et honerati estis, et ego reficiam vos (MATTH., XI, 28): Venite a me, voi tutti che siete sotto il peso dei travagli, ed Io ristorerò le vostre forze; così si è dato realmente, come si esprime S. Tommaso: in socium nostræ peregrinationis, come compagno del nostro pellegrinaggio!O caro Gesù, come mi conforta il sapere che nel duro cammino da percorrere per giungere alla patria celeste, voi mi siete amabile compagno nel SS. Sacramento! Nei momenti difficili, oh, valgono più due minuti passati con fede e con amore davanti a Voi che non le giornate intere con coloro stessi che sembrano i più grandi amici e consolatori!

PUNTO 2°.

Gesù si dà come prezzo della redenzione.

Gesù nell’istituire il SS. Sacramento dell’Eucaristia anticipò altresì il sacrificio della croce, sebbene in modo incruento, e creando sacerdoti gli apostoli con la facoltà di crearne altri e ordinando loro di fare ancor sempre ciò che aveva fatto Egli, istituì pure l’Eucaristia come sacrificio, che rifacesse presente lo stesso sacrificio del Calvario. Gesù nel sacrificio del Calvario ha pagato il prezzo della nostra redenzione; ma opera la stessa cosa nella SS. Eucaristia, col darsi anche qui in pretium redemptionis, essendo che tutto nel sacrificio della Santa Messa è commemorazione viva della passione del Divin Salvatore: recolitur memoria passionis eius. Ivi il sacerdote, dicendo la stessa parola di Gesù: Questo è il mio corpo che sarà dato per voi; questo è il calice del mio sangue che sarà sparso per la remissione dei peccati; compie una misteriosa immolazione: Gesù è sacrificato sopra l’altare in nostro luogo; e l’amorosa sostituzione del Calvario si ripete ogni mattina. Ogni mattina, mentre noi stessi dovremmo morire, Gesù muore misticamente per adorare il suo Divin Padre, per ringraziare la sua bontà, per placarne la giustizia e coprire col suo sangue la moltitudine dei nostri peccati. Ecco perché il Signore ci risparmia non ostante le nostre colpe e ci fa ancora scendere sul capo una pioggia continua di benedizioni e di grazie che ci aiutano a operare la nostra salute. Gesù nell’Eucaristia, continuando a darsi in prezzo della nostra redenzione, ottiene per noi grazia e misericordia. Qual conto non dovrai dunque fare, o anima mia, della santa Messa? Con quali sante disposizioni non dovrai celebrarla o assistervi?

PUNTO 3°.

Gesù si dà come cibo d’immortalità.

Gesù nella SS. Eucaristia ha trovato il modo non solo di restare sempre con noi e di sacrificarsi per noi sui nostri altari, ma di darsi ancora in cibo all’anima nostra e in cibo di immortalità: in cibum immortalitatis. Parlando Egli di questo cibo e paragonandolo alla manna fatta da Dio cadere nel deserto a sostentamento degli Ebrei, diceva: Coloro che mangiarono la manna morirono, ma chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e Io lo risusciterò nell’ultimo giorno. E d ora dal santo tabernacolo continua a dire: Mangiate il mio Corpo e bevete il mio Sangue; compite la vostra perfezione, fate pago il vostro amore e il mio. La morte è nelle vostre viscere per il peccato; ma voi unitevi a me, Io sono la risurrezione e la vita: ego sum resurrectio et vita (Jo., XI, 25); io sono la vita che illumina lo spirito, la vita che dilata il cuore, la vita che corrobora la volontà, la vita che soffoca le passioni, la vita che fa germogliare la purità nei sensi, la vita che prepara la carne alla gloriosa risurrezione. E se è così, come non accostarci sovente e bene a questo cibo santissimo? Deh! oggi particolarmente che la Chiesa ricorda questa grande istituzione, e invita intorno all’altare i fedeli, andiamo a disfogare davanti a Gesù i sensi della nostra gratitudine per sì gran dono, risoluti di giovarcene per la nostra salute.

ORATIONES

205

Deus, qui prò redemptione mundi voluisti nasci, circumeidi, a Iudæis reprobari, a Iuda traditore osculo tradì, vinculis alligari, sicut agnus innocens ad victimam duci atque conspectibus Annæ, Caiphæ, Pilati et Herodis indecenter offerri, a falsis testibus accusari, flagellis et opprobriis vexari, sputis conspui, spinis coronari, colaphis cædi, arundine percuti, facie velari, vestibus exui, cruci clavis affigi, in cruce levari, inter latrones deputari, felle et aceto potari et lancea vulnerari, Tu, Domine, per has sanctissimas pœnas tuas, quas ego indignus recolo, et per sanctam Crucem et Mortem tuam, libera me a pœnis inferni et perducere digneris, quo perduxisti latronem tecum crucifixum. Qui cum Patre et Spiritu Sancto vivis et regnas Deus per omnia sæcula sæculorum. Amen.

Quinquies: Pater, Ave et Gloria.

 Indulgentia trium annorum [3 anni].

Indulgentia quinque annorum, si feriis sextis Quadragesimæ oratio recitata fuerit. [nel venerdì di quaresima. ndr.]

Indulgentia plenaria suetis conditionibus, sj. Quotidie per integrum mensem oratio devote recitata fuerit (S. C. Indulg., 25 aug. 1820; S. Pæn. Ap., 6 oct. 1933 et 7 mart. 1941).

207

Eccomi ai vostri piedi, Nazareno Gesù; ecco la più miserabile delle creature, che viene alla vostra presenza, umiliata e pentita. Misericordia di me, o Signore, secondo la vostra grande misericordia! Peccai e contro di voi furono le mie colpe. A voi però appartiene l’anima mia, perché l’avete creata e redenta col prezioso Sangue vostro. Deh! fate che l’opera vostra non si perda, e abbiate pietà di me. Datemi lagrime di penitenza: perdonatemi, che sono vostro figlio: perdonatemi come perdonaste al ladro pentito: guardatemi dall’alto dei cieli e beneditemi.

Credo in Deum etc., …

Indulgentia trium annorum (S. C. Indulg., 26 iun. 1894; S. Paen. Ap., 12 maii 1931).

209

O mio Dio Crocifisso, eccomi ai piedi vostri, non vogliate rigettarmi ora che mi presento a voi come peccatore. Vi ho offeso tanto per il mio passato, Gesù mio, ma non sarà più così. Dinanzi a voi, mio Dio, presento tutte le mie colpe…, già le ho considerate e vedo che non meritano perdono; ma deh! date uno sguardo ai vostri patimenti e guardate quanto vale quel Sangue, che scorre dalle vostre vene. Chiudete, mio Dio, in questo momento gli occhi ai miei demeriti e apriteli agli infiniti meriti vostri e giacché vi siete compiaciuto morire per i miei peccati, perdonatemeli tutti, affinché mai più senta il peso di essi, perché quel peso, o Gesù, troppo mi opprime. Aiutatemi, mio Gesù, voglio ad ogni costo divenire buono; togliete, distruggete, annientate tutto ciò che si trova in me non conforme alla vostra volontà. Vi prego però, Gesù, ad illuminarmi, affinché possa camminare nel vostro santo lume (S. Gemma Galgani).

Indulgentia quingentorum (500) dierum.

Indulgentia plenaria suetis conditionibus, oratione quotidie per integrum mensem devote repetita (S. Pæn. Ap., 16 febr. 1934 et 26 nov. 1934).

210

Adesto nobis, Domine Deus noster; et quos

sanctæ Crucis laetari facis honore, eius quoque

perpetuis defende subsidiis. Per Christum Dominum

nostrum. Amen (ex Missali Rom.).

Indulgentia quinque (cinque anni) annorum.

Indulgentia plenaria suetis conditionibus, dummodo

quotidie per integrum mensem oratio pia mente iterata fuerit (S. Pæn. Ap., 14 sept. 1934).

211

Deus, qui prò nobis Filium tuum Crucis patibulum

subire voluisti, ut inimici a nobis expelleres

potestatem: concede nobis famulis tuis;

ut resurrectionis gratiam consequamur. Per

eumdem Christum Dominum nostrum. Amen

(ex Missali Rom.).

Indulgentia quinque annorum.

Indulgentia plenaria suetis conditionibus, quotidiana orationis recitatione in integrum mensem adducta (S. Pænit. Ap., 22 nov. 1934).

212

Deus, qui unigeniti Filii tui pretioso Sanguine,

vivificæ Crucis vexillum sanctificare voluisti:

concede, quæsumus, eos qui eiusdem sanctæ

Crucis gaudent honore, tua quoque ubique protectione

gaudere. Per eumdem Christum Dominum nostrum. Amen (ex Missali Rom.).

Indulgentia quinque annorum.

Indulgentia plenaria suetis conditionibus, dummodo quotidie per integrum mensem oratio devote reiterata fuerit (S. Pæn. Ap., 7 febr. 1935).

213

Domine Iesu Christe, Fili Dei vivi, qui hora

sexta prò redemptione mundi Crucis patibulum

ascendisti et Sanguinem tuum pretiosum in remissionem

peccatorum nostrorum f udisti ; te humiliter

deprecamur, ut post obitum nostrum paradisi

ianuas nos gaudenter introire concedas:

Qui vivis et regnas in sæcula sæculorum. Amen

(ex Missali Rom.).

Indulgentia quinque annorum.

Indulgentia plenaria suetis conditionibus, si quotidie per integrum mensem oratio pie recitata fuerit (S. Pæn. Ap., 18 iul. 1936).

191

Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi;

quia per sanctam Crucem tuam redemisti mundum.

Indulgentia trium annorum (S. Paen. Ap., 2 febr. 1934).

Fidelibus vero, qui pio animi affectu in Passionem ac Mortem D. N . I . C. Credo una cum supra relata precatiuncula recitaverint, conceditur: [il Credo e la preghiera con animo contrito ed partecipe della Passione e morte di N. S. G. C. –ndr.-]

Indulgentia decem annorum;

Indulgentia plenaria suetis conditionibus, si quotidie per integrum mensem eamdem recitationem pia mente persolverint (S. Pæn. Ap., 20 febr. 1934).

192

Signore, vi ringrazio che siete morto in Croce

per i miei peccati (S. Paolo della Croce).

Indulgentia trecentorum dierum.

Indulgentia plenaria suetis conditionibus, invocation quotidie per integrum mensem devote iterata (S. Pæn. Ap., 18 ian. 1918 et 10 mart. 1933).

HYMNUS

193

Vexilla Regis prodeunt,

Fulget Crucis mysterium,

Qua vita mortem pertulit,

Et morte vitam protulit.

Quae vulnerata lanceae

Mucrone diro, criminum

Ut nos lavaret sordibus,

Manavit unda et sanguine.

Impleta sunt quae concinit

David fideli Carmine,

Dicendo nationibus:

Regnavit a ligno Deus.

Arbor decora et fulgida,

Ornata regis purpura,

Electa digno stipite

Tarn sancta membra tangere.

Beata, cuius brachiis

Pretium pependit saeculi,

Staterà facta corporis,

Tulitque praedam tartari.

0 Crux, ave, spes unica,

Oentis redemptae gloria ! (1)

Piis adauge gratiam,

Reisque dele crimina.

Te, fons salutis, Trinitas,

Collaudet omnis spiritus:

Quibus Crucis victoriam

Largiris, adde præmium. Amen.

(ex Brev. Rom.). 

(1) Loco: Gentis redemptæ gloria, dicatur: Tempore Passionis: Hoc Passionis tempore! — Tempore Paschali: Paschale quæ fers gaudium! — In festo Exaltationis Crucis: In hac triumphi gloria! 

Indulgentia quinque annorum.

Indulgentia plenaria suetis conditionibus, dummodo quotidie per integrum mensem hymnus pie recitatus fuerit (S. C. Indulg., 16 ian. 1886; S. Pæn. Ap., 29 apr. 1934).

NELLA SETTIMANA SANTA: MEDITAZIONE PER IL MARTEDI’ – SETTE PAROLE

[A. Carmignola: Meditazioni, vol. I – S.E.I. Ed. Torino, 1942, impr.]

Nella Settimana Santa

MEDITAZIONE PER IL MARTEDÌ.

Sopra le ultime parole di Gesù.

Mediteremo sopra le ultime parole di Gesù in croce. C’immagineremo di essere dappresso a Gesù come figli d’intorno al padre morente, e di ascoltarne gli ultimi addii. Con sentimenti di cordoglio assisteremo a quegli estremi istanti della vita di Gesù, stampandoci nel cuore i suoi estremi ricordi.

PUNTO 1°.

Quarta parola: Dio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?

Essendosi Gesù caricato di tutti i nostri peccati affine di espiarli, il suo Divin Padre lo assoggettò ai patimenti più acerbi sino ad abbandonare la sua natura umana e inferma alle podestà delle tenebre, lasciandola in balìa dei suoi nemici, in preda al furore degli uomini e dei demoni, esposta a tutte le pene, e negandole ogni stilla di consolazione: proprio Figlio non pepercit, sed prò nobis tradidit illum: non la risparmiò, dice San Paolo, al proprio Figlio, ma per noi lo abbandonò ai tormenti e alla morte (Rom., VIII, 32). A questo colpo non potendo più resistere l’agonizzante Gesù, raccolto sulle labbra l’ultimo avanzo di fiato rimastogli, si lamentò di sì doloroso abbandono, esclamando a tutta voce: Dio, Dio mio, perchè mi hai abbandonato? Deus, Deus meus, ut quid dereliquisti me? (MATTH., XXVII, 46). Ma più ancora che lamentarsi, dice S. Leone, Gesù con tali parole ebbe in animo di far sapere a noi la ragione per cui patì tale abbandono, volle cioè farci comprendere che se Egli fu abbandonato dal suo Divin Padre, non fu per altro motivo se non perché noi coi nostri peccati abbiamo abbandonato Lui. Se è così, chi non griderà pentito ai piedi di Gesù: Signore, d’ora innanzi starò sempre unito a Voi; più nulla mi separerà dall’amor vostro? Tanto più che Gesù con quel grido, come dice S. Bernardo, volle ancora pregare il suo Divin Padre di non mai abbandonare alcuno di noi. E siccome questa sua preghiera, come tutte le altre, fu pienamente esaudita, così possiamo essere sicuri che per parte sua Iddio non ci abbandonerà mai definitivamente, sempre ci lascerà la via del ritorno aperta, sempre terrà le braccia distese per riabbracciarci. Deh! Liberiamoci adunque da ogni impaccio e laccio, che c’impedisca di unirci interamente a Dio e di essere suoi in eterno.

PUNTO 2°.

Quinta paróla: Ho sete.

Gesù nella sua passione condotto da questo a quel tribunale, flagellato e coronato di spine, obbligato a portare sopra le spalle la croce, e sopra di essa inchiodato, si trovava ornai con le vene esauste, sommamente affaticato e con un’arsura terribile. In tanto bisogno di bere, gridò dall’alto della croce: Ho sete; sitio (Jo., XIX, 28). A questo grido uno dei crocifissori prende una spugna, la immerge in un vaso di aceto, che, secondo l’uso, là si trovava, e collocatala sulla punta di una canna gliel’avvicina alla bocca. Oh crudeltà senza esempio! Eppure Gesù stende a quella spugna le arse labbra e prende di quell’aceto. Così, dice S. Ambrogio, non potendo prendere realmente l’agrezza delle nostre impazienze, dei nostri astii, dei nostri rancori, delle nostre escandescenze, dei nostri sdegni e delle nostre rabbie, la prese nel simbolo dell’aceto per rifondere in noi la soavità della sua grazia. Ma più ancora Gesù con quel grido ha voluto manifestare la sete, che aveva delle anime nostre e la sete che dobbiamo avere noi di salvarle. Sì, con questa parola sitio, ho sete, Gesù volle dirci: Non cerco altro, altro non bramo che le anime: queste sono l’acqua che estingue l’arsura del mio cuore, queste sono il refrigerio che cerco alle mie pene. Lavorate, lavorate a salvar anime, guadagnatene col vostro zelo, traetele dal peccato e mettetele sulla via della penitenza e della virtù, datele al mio Cuore divino e così mi estinguerete la sete che mi divora. O caro Gesù, oserò io dunque negar da bere a voi? E se per estinguere la vostra sete ci vogliono anime, non vi darò anzitutto la mia e non mi sacrificherò per darvene ancora delle altre?

PUNTO 3°.

Sesta e settima parola.

Gesù, vicino a trarre l’ultimo respiro, disse: Tutto è compiuto: consummatum est; vale a dire: è stato fatto tutto ciò che era necessario per compiere la volontà del Padre celeste, per redimere il genere umano, per acquistare la grazia dei sacramenti, per stabilire la Chiesa, per chiudere l’inferno e per aprire il paradiso! E tutto ciò è stato fatto a perfezione. Non rimane altro se non che gli uomini facciano la parte loro e si studino di corrispondere a quanto io ho fatto per loro e di trarne profitto per la loro salvezza. Ora possiamo noi dire di esserci già messi sul serio a compiere questa nostra parte? Non abbiamo invece finora sprecato tanto tempo più per rovinarci che per santificarci? Su adunque, non tardiamo più oltre a rendere perfetta l’opera di Gesù Cristo. Fine alla nostra freddezza, indifferenza e codardia! Diamoci subito a vivere conforme al nostro stato e alle grazie che Gesù ci ha fatte, perché anche noi al termine della nostra vita possiamo ripetere con soddisfazione e con gioia: Consummatum est: tutto è compiuto: non mi rimane che rimettere il mio spiritò nelle mani di Dio, mio Padre: Pater, in manus tuas commendo spiritum meum! Queste furono le ultime parole di Gesù; con esse, a rendere perfetto il suo sacrificio, offerse ancora al divin Padre il suo spirito. Queste saranno pure le parole che potremo pronunziare noi stando per morire: il nostro spirito, dopo essere stato unito a quello di Gesù Cristo in vita, mediante la conformazione completa dei nostri pensieri, dei nostri affetti, dei nostri sentimenti, dei nostri desideri, delle nostre parole, delle nostre opere, della nostra vita a quella di Gesù, si unirà al suo spirito nella beata eternità.

PRECES IN MEMORIAM SEPTEM VERBORUM

QUÆ IESUS IN CRUCE PROTULIT

 

  1. Deus, in adiutorium meum intende.

Domine, ad adiuvandum me festina.

Gloria Patri et Filio, etc.

 

PRIMA PAROLA

Padre, perdonate loro, perché non sanno ciò che fanno.

Caro Gesù, che per mio amore agonizzate sulla Croce a fine di pagare con le vostre pene il debito dei miei peccati, ed aprite la vostra divina bocca per ottenermene il perdono dall’eterna giustizia, abbiate pietà di tutti i fedeli agonizzanti e di me; e quando sarò in quell’estremo, per i meriti del vostro preziosissimo Sangue sparso per la nostra salute datemi un dolore così vivo delle mie colpe, che faccia spirare l’anima mia nel seno della vostra infinita misericordia.

Tre Gloria Patri.

Miserere nostri, Domine, miserere nostri.

Mio Dio, credo in voi, spero in voi, amo voi e mi pento di avervi offeso coi miei peccati.

SECONDA PAROLA

Oggi sarai meco in paradiso

Caro Gesù, che per mio amore agonizzate sulla Croce, e che con tanta prontezza e tanta liberalità corrispondete alla fede del buon ladro, che in mezzo alle vostre umiliazioni vi riconosce per Figlio di Dio, e lo assicurate del paradiso, abbiate pietà di tutti i fedeli agonizzanti e di me; e quando sarò in quell’estremo, per i meriti del vostro preziosissimo Sangue ravvivate nel mio spirito una fede così ferma e costante, che non vacilli a qualunque suggestione del demonio, affinché anche io ottenga il premio del santo paradiso.

Tre Gloria Patri.

Miserere, ecc. Mio Dio, ecc.

TERZA PAROLA

Ecco la tua Madre. Ecco il tuo Figlio

Caro Gesù, che per mio amore agonizzate sulla Croce, e dimenticando i vostri patimenti mi lasciate in pegno dell’amor vostro la stessa vostra Madre santissima, affinché per suo mezzo possa con fiducia ricorrere a voi nei miei maggiori bisogni, abbiate pietà di tutti i fedeli agonizzanti e di me; e quando sarò in quell’estremo, per l’interno martirio di così cara Madre avvivate nel mio cuore una ferma speranza nei meriti infiniti del vostro preziosissimo Sangue, onde possa evitare l’eterna condanna, che mi sono meritata coi miei peccati.

Tre Gloria Patri.

Miserere, ecc. Mio Dio, ecc.

QUARTA PAROLA

Dio mio, Dio mio, perché mi avete abbandonato?

Caro Gesù, che per mio amore agonizzate sulla Croce, e che aggiungendosi patimenti a patimenti, oltre tanti dolori nel corpo, soffrite con infinita pazienza la più penosa afflizione di spirito per l’abbandono dell’eterno vostro Padre, abbiate pietà di tutti i fedeli agonizzanti e di me; e quando sarò in quell’estremo, per i meriti del vostro preziosissimo Sangue datemi grazia di soffrire con vera pazienza tutti i dolori e le angustie della mia agonia, affinché, unendo alle vostre le mie pene, possa poi essere partecipe della vostra gloria in paradiso.

Tre Gloria Patri.

Miserere, ecc. Mio Dio, ecc.

QUINTA PAROLA

Ho sete

Caro Gesù, che per mio amore agonizzate sulla Croce, e che non sazio ancora di tanti obbrobrii e patimenti vorreste soffrirne anche di più, purché tutti gli uomini si salvassero, mostrando così che tutto il torrente della vostra Passione non è bastante ad estinguere la sete del vostro Cuore amoroso, abbiate pietà di tutti i fedeli agonizzanti e di me; e quando sarò in quell’estremo, per i meriti del vostro preziosissimo Sangue accendete tanto fuoco di carità nel mio cuore, che lo faccia morire di desiderio di unirsi a voi per tutta l’eternità.

Tre Gloria Patri.

Miserere, ecc. Mio Dio, ecc.

SESTA PAROLA

Tutto è consumato

Caro Gesù, che per mio amore agonizzate sulla Croce, e da codesta cattedra di verità annunziate di aver compito l’opera della redenzione, per la quale l’uomo da figlio d’ira e di perdizione è divenuto figlio di Dio ed erede del paradiso, abbiate pietà di tutti i fedeli agonizzanti e di me; e quando sarò in quell’estremo, per i meriti del vostro preziosissimo Sangue distaccatemi interamente dal mondo e da me stesso, dandomi la grazia di offrirvi di cuore il sacrificio della mia vita in espiazione dei miei peccati.

Tre Gloria Patri.

Miserere, ecc. Mio Dio, ecc.

SETTIMA PAROLA

Padre, nelle vostre mani raccomando lo spirito mio.

Caro Gesù, che per mio amore agonizzate sulla Croce, e che a compimento di sì gran sacrificio accettate la volontà dell’eterno Padre con rassegnare nelle sue mani il vostro spirito, per poi chinare il capo e morire, abbiate pietà di tutti i fedeli agonizzanti e di me; e quando sarò in quell’estremo, per i meriti del vostro preziosissimo Sangue datemi una perfetta uniformità al vostro divin volere, onde sia pronto a vivere o a morire, come più piacerà a voi; né altro io brami, che il perfetto adempimento in me della vostra adorabile volontà.

Tre Gloria Patri.

Miserere, ecc. Mio Dio, ecc.

Preghiera alla Vergine Addolorata

Madre santissima Addolorata, per l’intenso martirio, che soffriste a pie’ della Croce nelle tre ore di agonia di Gesù, degnatevi di assistere anche me, che son figlio dei vostri dolori, nella mia agonia, affinché con la vostra intercessione possa dal letto della morte passare a farvi corona nel santo paradiso.

V. A subitanea et improvisa morte,

R. Libera me, Domine,

V. Ab insidiis diaboli,

R. Libera me, Domine,

V. A morte perpetua,

R. Libera me, Domine.

 Oremus.

Deus, qui ad humani generis salutem in dolorosissima Filii tui morte exemplum et subsidium constituisti, concede, quæsumus, ut in extremo mortis nostræ periculo tantæ caritatis effectum consequi, et ipsius Redemptoris gloriæ consociari mereamur. Per eumdem Christum Dominum nostrum. Amen.

Indulgentia septem (7) annorum.

Indulgentia plenaria suetis conditionibus, si quotidiana precum recitatio in integrum mensem producta fuerit

(S. Rit. C , 26 aug. 1814; S. C. Indulg., 8 dec. 1897;

Pæn. Ap., 27 maii 1935).

L’AGONIA DI GESU’: SESTO VENERDI’ DI QUARESIMA

SESTO VENERDÌ DI QUARESIMA

[Don U. Banci: L’AGONIA DI GESU’, F. Pustet ed. Roma, 1935 – impr.]

In nomine Patris et Filli et Spiritus Sancti. Amen.

Actiones nostras, quæsumus  Domine, adspirando præveni et adiavando prosequere, ut cuncta nostra oratio et operatio a Te semper incipiat et per Te cœpta finiatur. Per Christum Dominum nostrum. Amen.

[Nel nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo. Così sia. Inspira, o Signore, le nostre azioni ed accompagnale col tuo aiuto, affinché ogni nostra preghiera e opera da Te sempre incominci e col tuo aiuto sempre si compia. Per Cristo nostro Signore. Così sia.]

INVITO

Già trafitto in duro legno/Dall’indegno popol rio

La grand’alma un Uomo Dio, / Va sul Golgota a spirar.

Voi, che a Lui fedeli siete, /Non perdete, o Dio, i momenti

Di Gesù gli ultimi accenti /Deh! venite ad ascoltar.

SESTA PAROLA DI GESÙ IN CROCE

Consummatum est.

Tutto è compiuto.

[GIOVANNI, cap. XIX, v. 30]

CONSIDERAZIONE

Nel decretare la redenzione dell’uomo Iddio fissò e volle, fin dai primi tempi, per mezzo dei Profeti rendere noto al mondo, nei suoi particolari, il programma che il Redentore avrebbe dovuto svolgere durante gli anni della sua vita mortale, subordinando al completo sviluppo di esso la umana rigenerazione. Ed il Figlio, cui è sacra la volontà del Padre e che ardentemente desidera la salvezza nostra, nell’istante stesso in cui incarnandosi nel seno purissimo di Maria fa il suo primo ingresso nel mondo, con la piena consapevolezza che gli viene da quello spirito di intelligenza e di scienza, che illumina l’anima sua e che gli fa presenti alla mente tutte le circostanze più dolorose della sua vita e della sua morte, accetta il divino mandato, dicendo al Padre suo: Ecco che io vengo a fare, o Dio, la tua volontà. E se leggi quanto gli Evangelisti hanno narrato di Gesù, facilmente vedi come Egli abbia tenuto fede alla sua promessa e quanto giustamente avesse scritto di Lui il Salmista: Nel volume della legge sta scritto di me: io mi compiaccio di fare la tua volontà, mio Dio, e la tua legge sta in mezzo al mio cuore -. Tu lo senti infatti continuamente ripetere che unico scopo, per cui è al mondo, è quello di fare la volontà del Padre suo: Sono disceso dal Cielo, così leggiamo in S. Giovanni, non per fare la mia volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato [GIOVANNI, cap. VI. v. 38]. E questo il suo cibo quotidiano, come Egli stesso, quando un giorno ai discepoli che con affettuosa premura, essendo l’ora tarda e sapendolo affaticato e stanco, lo invitarono a prendere cibo, disse: Mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato, e così compiere l’opera sua [GIOVANNI, cap. IV, v. 34]. Ed a questa augusta volontà è pronto a sacrificare tutto, anche gli affetti più cari. Era fanciullo di appena dodici anni, quando alla Madre sua, che dopo tre giorni di penose ricerche, ritrovandolo al tempio, gli domanda perché mai l’avesse lasciata in quella profonda amarezza, non dubita di rispondere: Perché mi cercavate? Non sapevate come io debbo essere in quel che spetta al Padre mio? 2 [S. LUCA, cap. II, v. 49]. E dinanzi a coloro che in qualunque modo avessero tentato impedirgli il compimento di tale volontà, si accendeva di un santo sdegno. Predice ai suoi discepoli le persecuzioni ed i dolori che avrebbe sofferto nella sua passione, ed a Pietro, che lasciandosi trascinare dall’affetto per il Maestro esclama scandalizzato: Non sia mai vero o Signore, simil cosa non t’avverrà mai, risponde con quelle energiche parole: Va’ lontano da me, satana; tu mi sei di scandalo, perché non senti quel che è di Dio, ma quel che è degli uomini'[MATTEO, cap. XVI, v. 22, 23]. E quando nel Getsemani Pietro snudò la spada, volendosi opporre all’arresto del Maestro, questi, imponendogli di rimettere la spada nel fodero, disse: Non berrò io il calice che il Padre mi ha dato?[S. GIOVANNI, cap. XVIII, v. 10]. E tu sai, anima cristiana, quanto costasse a Gesù fare la volontà del Padre suo. Gli costò tutta una vita di umiliazioni e di dolori, di fatiche e sudore di sangue. Quando durante l’agonia dell’orto, prostrato a terra, chiede al Padre che gli sia allontanato il calice di amarezza, Egli sperimenta nella sua natura umana tutta la ripugnanza per il sacrificio che gli si domanda; ma fermo è il suo proposito di fare sempre la volontà del Padre suo. Si accende allora in Lui una fiera lotta che lo prostra a terra spaventato e tremante, e per lo sforzo sovrumano che in quel momento deve compiere per sottomettere la sua alla volontà del Padre, affinché volontario e meritorio fosse il suo sacrificio, suda sangue. Quelle gocce di sangue che gli solcano il volto, gli bagnano le vesti e scorrono a terra, mentre ti dicono meglio che ogni parola quanto gli costi fare la volontà del Padre, sono anche il segno glorioso della vittoria della sua ferma volontà sulla natura riluttante. Ed ora che si trova agli estremi, volgendo un rapido sguardo alla sua vita e ripensando ad uno ad uno a tutti gli anni della sua dolce infanzia, della sua laboriosa gioventù, della sua virilità meravigliosa e feconda di bene, il suo Cuore ha un sussulto di gioia. Tutto ciò che di Lui era stato scritto negli eterni decreti, tutto quanto fu raffigurato nei Patriarchi e nei sacrifici e fu predetto dai Profeti, è ormai un fatto compiuto; gli oracoli, che come una minaccia pendevano sulla sua vita, l’uno dopo l’altro si sono tutti compiuti; non rimane altro che si elevi, secondo la predizione del Salmista [Samo XVIII], un inno di trionfo e di lode per aver eseguito tutti i voleri del Padre. E quest’inno erompe dalle sue labbra quando, appena assaporata la disgustosa bevanda offertagli dal soldato, col giusto e santo orgoglio del trionfatore, che sta per riposarsi nella pace del trionfo, esclama: Tutto è compiuto. È questa dunque, anima cristiana, non già un’espressione di rassegnazione all’inevitabile, ma un grido di gioia per aver raggiunto la mèta tanto bramata. E le schiere invisibili degli Angeli, che raccolti attorno alla croce avevano assistito all’agonia del loro Dio, facendo eco alle sue parole, avranno elevato al cielo il canto della loro ammirazione, che dopo di loro ripeterà S. Paolo: Cristo si è fatto obbediente fino alla morte e morte di croce [Epistola ai Filippesi, cap. II, v. 8]. Anche tu, anima cristiana, hai una grande missione da compiere qui sulla terra; e la tua è la stessa missione di Gesù: fare cioè la volontà di Dio. Questo, che è lo scopo vero ed unico della tua vita, ti fu solennemente annunziato dalla Chiesa, quando bambino di pochi giorni fosti condotto al fonte battesimale per essere rigenerato alla vita soprannaturale. Allora il Sacerdote nell’iniziare la santa cerimonia rivolse a te quelle stesse parole, che un giorno Gesù disse ad un giovane, che gli domandò che cosa avrebbe dovuto fare per ottenere la vita eterna: Se vuoi ottenere la vita eterna, osserva i comandamenti [Rituale romano]. Quindi anche tu, e con maggior ragione di Gesù, devi ripetere quello che Egli diceva di sé : Son disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato 3 [S. GIOVANNI, loc. cit.] Sì, anima cristiana, tu sei al mondo non per volontà tua, ma esclusivamente per volontà di Dio, il quale ti ha dato la vita per quest’unico scopo: amare e servire Dio; ed è così, e soltanto così che potrai conseguire il fine e raggiungere la vera grandezza e la vera felicità. Un giorno, narra l’evangelista S . Luca, una donna levando alta la voce di mezzo alla folla, disse a Gesù: Beato il seno che ti ha portato e le poppe che hai succhiate, e Gesù subito le rispose: Beato è piuttosto chi ascolta la parola di Dio e la osserva 11 [S. LUCA, cap. XI, v . 27, 28]. – Con questa risposta Gesù non volle certamente negare che Maria fosse grande e felice per essere la Madre sua, ma volle dire che la vera causa della sua grandezza non consisteva nei privilegi di cui era stata arricchita, ma nell’aver Essa ascoltata la parola di Dio, ed avere uniformata pienamente la sua volontà a questa parola. Che cosa infatti, o anima cristiana, giovò agli Angeli essere stati dotati di una natura eccellente, arricchiti di intelligenza, di bellezza e di grazia, quando non seppero ubbidire al volere del loro Creatore? Da Angeli divennero demoni, ed un inferno orribile fu e sarà la loro infelice ed eterna dimora. E che cosa giovò ai nostri infelici progenitori aver ricevuto da Dio, sempre generoso verso le sue creature, tanti doni di natura e di grazia ed essere in possesso di un giardino di delizie, quando poi osarono disobbedire al comando ricevuto? Spogliati di tutti i doni videro il paradiso terrestre convertito in una valle di lacrime. Maria invece, quando ricevette l’annunzio dell’Angelo, che veniva da parte di Dio a chiedere l’assenso della sua volontà, chinando la testa disse: Si faccia di me secondo la tua parola 1 [S. LUCA, cap. I , v. 38]. E fu proprio per questa obbedienza umile, pronta, generosa che fu elevata alla grandezza sublime di Madre di Dio, che tutte le generazioni avrebbero chiamata beata; poiché fu proprio allora che il Verbo discese nel suo seno e si fece carne. Beata te, le dirà S. Elisabetta, che hai creduto, perché s’adempirono le cose dette a Te dal Signore 2 [S. LUCA, cap. 1, v. 45]. E in tanti modi Gesù cercò di far comprendere ai suoi discepoli questa verità fondamentale. Fu avvertito un giorno che sua Madre e i suoi fratelli volevano parlargli, ed Egli rispose: Chi è mia madre, e chi sono i miei fratelli? e stesa la mano verso i suoi discepoli soggiunse: Ecco mia madre e ì miei fratelli, perché chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, colui mi è fratello e sorella e madre [S. MATTEO, cap. XII, v. 48 e seg.]. E nel discorso che tenne agli Apostoli nell’ultima cena, più volte con dolce insistenza ritornò su questo argomento; se mi amate, osservale i miei comandamenti … chi ha i miei comandamenti e li osserva, quello è che mi ama22 [S. GIOVANNI, cap. XIV, v. 15, 21], assicurandoli che il premio di questa obbedienza sarebbe una gioia senza limiti: v’ho detto questo, affinché sia in voi la mia gioia e la gioia vostra sia completa [S. GIOVANNI, cap. XV, v. 11]. E S. Paolo, dopo aver detto che Cristo fu obbediente fino alla morte di croce, subito soggiunge: Per la qual cosa Dio lo ha esaltato e gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni altro nome [S. PAOLO, loc. cit.]. Dunque lo stesso Gesù è stato glorificato non per i suoi sapienti discorsi, né per i suoi strepitosi miracoli, ma per la sua obbedienza; e l’obbedienza a Dio è anche per te la via unica della salvezza. Non ti contentare dunque di pii desideri, di belle parole o di semplici promesse; no, ciò non basta; potresti fare anche miracoli, ma senza la sottomissione completa della tua volontà a quella di Dio, dimostrata con la docile osservanza dei suoi comandamenti, dei precetti della Chiesa, dei doveri del tuo stato, tu non sarai mai trovata degna del regno dei cieli. Anzi incorreresti in quell’amaro rimprovero che Gesù rivolse ai Farisei: Ipocriti, ben profetò di voi Isaia dicendo: questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore e lontano da me [S. MATTEO, cap. XV, v. 7, 8]. D’altronde non tutti quelli che dicono; Signore, Signore, ha detto Gesù, entreranno nel regno dei Cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio, che è nei Cieli, questi entrerà nel regno dei Cieli [S. MATTEO, cap. VII, v. 21]. Verrà anche per te, anima cristiana, il momento di dover dire: «Tutto è finito». Lo dirà il peccatore nel punto della sua morte, e sulle sue labbra questo grido avrà un senso di profonda tristezza: sono finiti i piaceri, sono svanite le speranze; e toccherà con mano come nel mondo « tutto è vanità ed afflizione di spirito » [Ecclesiaste, cap. II, v. 17], e non senza orrore si vedrà alle soglie di una eternità di miserie e di dolori. Lo dirà anche il giusto, ma per lui vorrà significare il termine dei patimenti ed il principio della gloria, poiché sta scritto: L’uomo obbediente canterà vittoria [Proverbi, cap. XXI, v. 28]. Ti sia dunque familiare quella preghiera, che Gesù in uno dei momenti più desolati della sua vita ripeteva: Sia fatta la tua, o Padre, non la mia volontà; e ripetila più col cuore che con le labbra nelle tue pene intime, come nelle pubbliche calamità; ripetila con tutte le forze del tuo spirito, con tutto lo slancio generoso del tuo cuore, rapito d’amore e dominato dall’unico desiderio di essere pronta a tutto, pur di compiere la volontà sempre adorabile di Dio. Così potrai, con la tranquillità del servo buono e fedele, affidarti al giudizio di Dio, ripetendo con fiducia le parole di S. Paolo a Timoteo: Bonum certamen certavi, cursum consummavi, fidem servavi (ho combattuto il buon combattimento, ho terminato la corsa, ho conservata la fede). In reliquo reposita est mihi corona justitiæ, quam reddet mihi Dominus illa die, justus judex (del resto è serbata a me la corona della giustizia, la quale a me in quel giorno renderà il Signore, giusto giudice) [Epistola IIa Timoteo, cap. IV, v. 7, 8].

Breve pausa, quindi si reciti la seguente:

PREGHIERA

O mio buon Gesù, se in questo momento io andassi ripensando alla mia vita passata, che cosa vedrei? Non altro che continue trasgressioni alla vostra santa legge e peccati senza numero. Purtroppo ho vissuto fino ad ora per fare non già la vostra, ma la mia volontà, ripetendo coi fatti, se non con le parole, il grido insano di Lucifero: Non serviam (non ti voglio servire). E se in questo istante mi chiamaste a rendervi conto del mio operato, che cosa potrei aspettarmi da Voi, che pur essendo infinitamente misericordioso, siete anche infinitamente giusto, né potete lasciare la colpa invendicata? Misero me! dinanzi a questa croce, ove vi siete immolato per compiere la volontà del Padre vostro, come diventano inescusabili le mie ribellioni, come ridicoli i miei lamenti! E non meriterei altro che essere gettato via come servo iniquo ed infingardo, lontano da Voi, al buio, ove è pianto e stridore di denti. Abbiate pietà, o Signore, secondo la vostra grande misericordia, di quest’anima, che vi costa tanti dolori e tanto sangue! Voi che avete viscere di bontà per i peccatori, fatemi ben comprendere che non si può servire a due padroni, e che Voi solo siete veramente degno di tutto il mio amore. Insegnatemi vi dirò col Salmista, a fare la vostra volontà.

— Doce me Domine, facere voluntatem tuam — a farla sempre, anche quando essa mi chiede dei sacrifici, perché la grazia vostra non mi mancherà mai e tutto potrò col vostro aiuto. Ravvivate in me il desiderio della mia salvezza, affinché abbandonando tutto vi segua e possa così ricevere un giorno il centuplo e possedere la vita eterna.E Voi, Madre mia Maria, che umile nella vostra eccelsa grandezza, avete saputo essere sempre serva fedele di Dio, ottenetemi la grazia di imitare il vostro esempio; perché anch’io, come il servo buono e fedele, meriti di entrare un giorno nel gaudio del mio Signore.

Pater, Ave e Gloria.

L’alta impresa è già compiuta,

E Gesù con braccio forte

Negli abissi la ria morte

Vincitor precipitò.

Chi alle colpe ornai ritorna

Della morte brama il regno,

E di quella vita è indegno,

Che Gesù ci ridonò.

GRADI DELLA PASSIONE

1. V. Jesu dulcissime, in horto mœstus, Patrem orans,

et in agonia positus, sanguineum sudorem effundens;

miserere nobis.

R). Miserere nostri Domine, miserere nostri.

2. V. Jesu dulcissime, osculo traditoris in manus

impiorum traditus et tamquam latro captus et ligatus

et a discipulis derelictus; miserere nobis.

R). Miserere etc.

3. V. Jesu dulcissime ab iniquo Iudæorum concilio

reus mortis acclamatus, ad Pilatum tamquam malefactor

ductus, ab iniquo Herode spretus et delusus; miserere nobis.

R). Miserere etc.

4. V . Jesu dulcissime, vestibus denudatus, et in

columna crudelissime flagellatus; miserere nobis.

R). Miserere etc.

5. V. Jesu dulcissime, spinis coronatus, colaphìs

cæsus, arundine percussus, facie velatus, veste purpurea

circumdatus, multipliciter derisus et opprobriis

saturatus; miserere nobis.

R). Miserere etc.

6. V . Jesu dulcissime, latroni Barabbæ postpositus,

a Judæis reprobatus, et ad mortem crucis injuste condemnatus;

miserere nobis.

R). Miserere etc.

7. V . Jesu dulcissime, tigno crucis oneratus,

ad locum supplicii tamquam

ovis ad occisionem ductus; miserere nobis.

R). Miserere etc.

8. V. Jesu dulcissime, inter latrones deputatus,

blasphematus et derisus, felle et aceto potatus, et

horribilibus tormentis ab hora sexta usque ad horam

nonam in ligno cruciatus; miserere nobis.

R). Miserere etc.

9. V. Jesu dulcissime, in patibulo crucis, mortuiis et

coram tua sancta Matre lancea perforatus simul

sanguinem et aquam emittens; miserere nobis.

R). Miserere etc.

10. V . Jesu dulcissime, de cruce depositus et lacrimis

mœstissimæ Virgiuis Matris tuæ perfusus; miserere nobis.

R). Miserere etc.

11. Jesu dulcissime, plagis circumdatus, quinque

vulneribus signatus, aromatibus conditus et in

sepulcro repositus; miserere nobis.

R). Miserere etc.

V . Adoramus Te Christe, et benedicimus Tìbi.

R). Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.

OREMUS

Deus, qui prò redemptione

mundi nasci voluisti,

circumcìdì, a Judæis reprobavi

et Judæ traditore

osculo tradi, vinculis alligavi,

sic ut agnus innocens

ad victimam duci, atque

conspectibus Annæ, Caiphæ,

Pilati et Herodis

indecenter offevri, a falsis

testibus accusari, flagellis

et colaphis cædi, opprobriis

vexari, conspui, spinis

coronari, arundine percuti,

facie velari, vestibus

spoliari, cruci clavis afFigi,

in cruce levari, inter

latrones deputari, felle et

aceto potari et lancea vulnerari;

Tu Domine, per

has sanctissimas pœnas,

quas ego indignus recolo,

et per sanctissimam crucem

et mortem tuam libera

me a pœnis inferni et perducere

digneris quo perduxisti

latronem tecum

crucifixum. Qui cum Patre

et Spiritu Sancto vivis

et regnas in sæcula sæculorum.

Amen.

[1. V . O dolcissimo Gesù, triste nell’orto, al Padre con la preghiera rivolto, agonizzante e grondante sudore di sangue; abbi di noi pietà.

R). Pietà di noi, o Signore, abbi di noi pietà.

2. V . O dolcissimo Gesù, con un bacio tradito e nelle mani degli empi consegnato, e come un ladro preso e legato e dai discepoli abbandonato; abbi di noi pietà.

R). Pietà di noi ecc.

3. V . O Gesù dolcissimo, dall’iniquo Sinedrio giudaico reo di morte proclamato, e come malfattore a Pilato presentato, e dall’iniquo Erode disprezzato e schernito; abbi di noi pietà.

R). Pietà di noi ecc.

4. V . O dolcissimo Gestì, delle vesti spogliato, e c rudelmente alla colonna flagellato; abbi di noi pietà.

R). Pietà di noi ecc.

5. V. O dolcissimo Gesù, di spine coronato, schiaffeggiato, con la canna percosso, bendato, di rossa veste rivestito, in tanti modi deriso e di obbrobri saziato; abbi di noi pietà.

R). Pietà di noi ecc.

6. V. O dolcissimo Gesù, al ladro Barabba posposto, dai Giudei riprovato; ed alla morte di croce ingiustamente condannato; abbi di noi pietà.

R). Pietà di noi ecc.

7. V. O dolcissimo Gesù, del legno della croce gravato, e come agnello al luogo del supplizio condotto, per esservi immolato; abbi di noi pietà.

R). Pietà di noi ecc.

8. V. O dolcissimo Gesù, tra i ladroni annoverato, bestemmiato e deriso, di fiele e di aceto abbeverato, e con orribili tormenti dall’ora sesta fino all’ora nona nel legno straziato; abbi di noi pietà.

R). Pietà di noi ecc.

9. V. O dolcissimo Gesù, sul patibolo della croce morto, ed alla presenza della tua santa Madre con la lancia trafitto versando insieme sangue ed acqua; abbi di noi pietà.

R). Pietà di noi ecc.

10. V. O dolcissimo Gesù, dalla croce deposto, e dalle lacrime dell’afflittissima tua Vergine Madre bagnato; abbi di noi pietà

R). Pietà di noi ecc.

11. V. O dolcissimo Gesù, di piaghe coperto, da cinque ferite trafitto, di aromi cosparso, e nel sepolcro deposto; abbi di noi pietà.

R). Pietà di noi ecc.

V. Ti adoriamo, o Cristo, e Ti benediciamo.

R). Poiché con la tua santa croce hai redento il mondo.

PREGHIAMO

O Dio, che per la redenzione del mondo volesti nascere, essere circonciso, dai Giudei riprovato, da Giuda traditore con un bacio tradito, da funi avvinto, come agnello innocente al sacrifizio condotto, ed in modo indegno ad Anna, Caifa, Pilato ed Erode presentato, da falsi testimoni accusato, con flagelli e schiaffi percosso, con obbrobri oltraggiato, sputacchiato, di spine coronato, con la canna percosso, bendato, delle vesti spogliato, alla croce con chiodi confitto, sulla croce innalzato, tra i ladroni annoverato, di fiele e di aceto abbeverato, e con la lancia ferito; Tu, o Signore, per queste santissime pene, che io indegno vado considerando, e per la tua croce e morte santissima, liberami dalle pene dell’inferno e, desiati condurmi dove conducesti il ladrone penitente con Te crocifisso. Tu che col Padre e con lo Spirito Santo vivi e regni nei secoli dei secoli. Così sia.]

CANTO DEL TEMPO DI QUARESIMA

Attende, Domine, et miserere, quia peccavìmus Tìbi.

R). Attende, Domine, et miserere, quia peccavimus Tibi.

1. Ad Te, rex summe,

omnium redemptor,

oculos nostros sublevamus

flentes; exaudi Christe,

supplicantium preces.

R). Attende etc.

2. V. Dextera Patris, lapis

angularis, via salutis,

janua cœlestis, ablue nostri

maculas delicti.

R). Attende etc.

3. V . Rogamus, Deus,

tuam majestatem, auribus

sacris gemitus exaudi; crimina

nostra placidus indulge.

R). Attende etc.

4. V. Tibi fatemur crimina

admìssa; contrito corde

pandimus occulta; tua, Redemptor,

pietas ignoscat.

R). Attende etc.

5. V. Innocens captus,

nec repugnans ductus, testibus

falsis prò impiis damnatus,

quos re demisti Tu

conserva, Christe.

R). Attende etc.

OREMUS

Respice, quæsumus Domine, super hanc familiam tuam, prò qua Dominus noster Jesus Christus non dubitavit manibus tradì nocentium, et Crucis subire tormentum.  Qui tecum vivit et regnat in sæcula sæculorum. Amen.

[R). Ascolta, o Signore, ed abbi misericordia, perché abbiamo peccato contro di Te.

R). Ascolta, o Signore, ed abbi misericordia, perché abbiamo peccato contro di Te.

1. V. A Te, o Sommo Re, redentore universale, eleviamo i nostri occhi piangenti;  esaudisci, o Cristo, la preghiera di chi a Te si raccomanda. R). Ascolta ecc.

2. V. O destra del Padre, o pietra angolare, o via di salvezza, o porta del cielo, tergi le macchie del nostro peccato. R). Ascolta ecc.

3. V. Preghiamo, o Dio, la tua maestà, porgi le sacre orecchie ai gemiti, e perdona benigno i nostri delitti. R). Ascolta ecc.

4. V. A Te confessiamo i peccati commessi; con cuore contrito manifestiamo ciò che è nascosto; la tua pietà, o Redentore, ci perdoni. R). Ascolta ecc.

5. V. Imprigionato innocente, condotto non riluttante, da falsi testimoni per i peccatori condannato, Tu, o Cristo, salva coloro che hai redento. R). Ascolta ecc.

PREGHIAMO

Riguarda benigno, o Signore, a questa tua famiglia, per la quale nostro Signore Gesù Cristo non dubitò di darsi in mano ai nemici e di subire il supplizio di croce. Egli che vive e regna Teco nei secoli dei secoli. Così sia.]