La strana sindrome di nonno Basilio 35

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La strana sindrome di nonno Basilio 35-

E rieccoci, caro direttore, sono qui di nuovo per raccontarle come è andata a finire la gita a Pienza, sito Unesco, con i miei nipoti. Eravamo rimasti al tavolo di un locale del centro, nella stupenda piazza intitolata … beh manco a dirlo … a Pio II, con vista del Duomo, dedicato a Santa Maria Assunta, e del pozzo, ove tra uno stuzzichino con il celeberrimo pecorino, ed un bicchiere di Brunello (un goccetto l’ho saggiato anch’io, … eh, caro direttore, quando ci vuole, ci vuole, è un vino che merita, ma non lo faccia sapere alla mia Genoveffa, la prego! … e per questo peccatuccio di gola farò una penitenza, … vediamo, magari starò due giorni a bocca chiusa! …), abbiamo commentato la bolla di Pio II Piccolomini “Execrabilis”, una vera bomba ad orologeria confezionata nel 1459, e che sta esplodendo oggi, bomba che invalida tutti i lavori del Conciliabolo “tradimentino” Vaticano II, riducendolo ad un ammasso di cumuli stercoracei anatemizzati anzitempo ed i cui pseudo e velenosi documenti, eretici e blasfemi, sono da considerarsi solo carta straccia, insieme a tutti i “derivati”: novo ordo missae (la attuale messa del baphomet), il nuovo anticattolico codice canonico, il liber pontificalis (le cui formule sacramentali sono tutte quantomeno dubbie, ed alcune sono sfacciatamente non valide), catechismi blasfemi come lo schizoide CCC ,[il c.d. catechismo della chiesa cattolica (mentre sarebbe meglio leggere “Cavolo, Che Cavolate!), che di cattolico ha solo una pallida parvenza che mal copre lo gnosticismo evidente dell’umanesino luciferino spudoratamente enunciato, contrapposto a centinaia di bolle, encicliche papali, concilii generali e locali … “tutto al macero” sbotta Caterina “… speriamo al più presto!”. Cerco allora a modo mio di fare il punto della situazione e spiegare le implicazioni della bolla ai ragazzi allibiti, i quali sembrano essersi risvegliati da un incubo allucinante, in un’alba nuova, in un’aurora che inizia a chiarire tanti interrogativi angoscianti, e profuma di Chiesa Cattolica “vera” … di sana e santa spiritualità! In questa straordinaria bolla spiccano quattro caratteristiche importanti: 1. la natura vincolante delle decisioni della Chiesa; 2. l’ampia estensione delle persone sulle quali cade la terribile e mortalmente eterna condanna; 3. i requisiti per la rimozione dell’anatema; 4. l’effetto delle leggi della Chiesa sui comitati erroneamente convocati ed utilizzati per allestire concili e conciliaboli. La nozione di “decisione”, utilizzata in Execrabilis e così ben amplificata e riaffermata dal Concilio v-1 nella costituzione dogmatica “Pastor Aeternus”, abbraccia radicalmente: dogma, dottrina, insegnamento e culto. Execrabilis copre non solo le sentenze della Chiesa allora esistenti al tempo di Papa Pio II, ma blocca anche le sentenze dei Papi successivi contro gli attacchi di un Concilio illegale o di un Pontefice illegittimamente usurpante. “Ma questo Papa è stato un vero profeta dei nostri tempi infami, osserva Caterina ammirata, e così viene coinvolto ogni giudizio della Chiesa che riguardi la fede e la morale.”. “Ma allora, osserva Mimmo prontamente, qui sono condannate tutte le soppressioni, innovazioni, modifiche e false dottrine introdotte dal Concilio Vaticano II, tra cui il tentativo di cambiare il pensiero e l’atteggiamento dei cattolici in materia di fede e morale”. “Ma certo, caro Mimmo, questa legge è una difesa contro chi tenta di modificare le passate decisioni della Chiesa contro l’ebraismo rabbinico, il naturalismo, la Massoneria, il comunismo, l’umanesimo, il supernaturalismo, e tutte le porcherie del progressismo agnostico soggettivista della nouvelle théologie. Ma procediamo con ordine: “la successiva notazione riguarda l’ampio coinvolgimento di persone sulle quali ricade la condanna di Execrabilis. Tutti coloro – incluso un eventuale Papa – che violano la legge prevista da Execrabilis, sono ritenuti colpevoli. Allo stesso modo, tutti coloro che tramano e convocano un Concilio illegale… che si insediano in commissioni e progetti agli schemi… anti-cattolici, o che prendono parte nella sua causa contro la Chiesa… o che implementano o promuovano tali Concili con sentenze di rottura, violano tutti l’intento e lo spirito di Execrabilis e automaticamente sono impietosamente cacciati fuori dalla Chiesa perché colpiti da “anatema”, che significa dannazione! “Di conseguenza, interviene Mimmo, allibito, chi ha convocato il Concilio Vaticano II con lo scopo di “adattare” ed eludere le sentenze della Chiesa, chi si è dedicato nel promuovere il Concilio illegale completandone il lavoro, tutti coloro che hanno prodotto i documenti ed acconsentito a vario titolo i lavori del Concilio, si sono posti fuori dalla Chiesa con l’indignazione di Dio sulle loro anime.” .“E sì Mimmo, è proprio così, perché allo stesso modo, scomunicati con l’ira di Dio, sono pure i sacerdoti che hanno lavorato sulle varie commissioni preparatorie ed approntato gli schemi ostili, come pure i prelati, i delegati, i consulenti che hanno partecipato alle attività anti-cattoliche del Concilio Vaticano II in qualsiasi veste, in quanto i loro sforzi costituivano l’adesione, l’appoggio favorente e l’assistenza ai nemici di Cristo, perché sono loro che hanno fatto appello al Concilio Vaticano II. Inoltre allo stesso modo, banditi dalla Chiesa, sono pure tutti i Vescovi diocesani che hanno consentito l’apertura dell’ovile del Salvatore con l’illegale concilio. Tutti coloro che, non costretti o ricattati, hanno firmato i documenti prodotti dalle varie commissioni, gli insegnanti, i capi ed i rettori di facoltà, di seminari, collegi, ed Università che promossero il lavoro di detto Concilio e ne adottano attualmente i decreti, rientrano nelle condanne di Execrabilis, poiché ivi si diffondono le false dottrine dei nemici della Croce in opposizione alle sentenze della Chiesa di Cristo. E così estesa è la copertura dei colpevoli che persino scrittori e testimoni e, in generale, tutti coloro che consapevolmente hanno fornito consigli, aiuto, o favoriscono quelli che hanno fatto appello al Concilio (come ebrei e massoni), sono puniti con la stessa drastica pena. E colpevoli sono tutti coloro che intenzionalmente accettano l’eretico Concilio ed i suoi cattivi frutti: tutti i sacerdoti che, in violazione del loro giuramento di difendere la Chiesa contro l’eresia, abbracciano gli insegnamenti nuovi e strani del Vaticano II, sapendo che si oppongono alle decisioni della Chiesa Cattolica apostolica, sottoscrivendo l’illegale soppressione del Sacrificio della Messa, e tollerando l’anti-cattolico “novus Ordo” che devia dal Catechismo di Trento per insegnare le false dottrine del Vaticano II, o in qualunque altro modo facilitando l’attecchimento dell’esecrabile ed illegale Concilio – sono tutti scomunicati dalla Chiesa Apostolica con l’indignazione di Dio sul loro capo. “Ma cosa c’è ancora da dire allora … tutti all’inferno!”, interviene Mimmo con la solita irruenza! “E sì, sembra proprio così, cari ragazzi, anche perché il terzo notevole aspetto di Execrabilis è la scomunica riservata al Sommo Pontefice” che è l’unico a poter revocare la sentenza di scomunica rimettendo ai colpevoli questo particolare peccato. Questa riserva di assoluzione alla sede Apostolica, naturalmente, presuppone un “legittimo” Pontefice in grado di cancellare il terribile anatema, indicativo di morte certa dell’anima! “Ma allora, esclama Mimmo, dal 1958, se nessun legittimo rappresentante di Cristo occupa la sede del soglio di Pietro? Gli usurpatori, gli uomini che sopprimono il primato e la sovranità della Chiesa di Cristo, che rifiutano il Triregno incoronato e tutto ciò che esso sta a significare, non hanno il potere delle chiavi! Tali impostori possono mai sollevare da una sentenza di scomunica, visto che da se stessi sono scomunicati “ipso facto”? E la scomunica “ipso facto”, non è una cosa astratta, bensì un qualcosa di terribile che imprime un carattere indelebile all’anima, come ci ricorda Pio VI in “Auctorem Fidei”. È come un battesimo “inverso”: il Battesimo imprime un carattere indelebile nell’anima che la dispone all’eterna salvezza, l’anatema “ipso facto” è un sigillo invisibile all’occhio umano che Dio stesso imprime nell’anima che diventa pronta per il fuoco eterno! Ecco come Pio VI condanna infallibilmente la proposizione di chi asserisce che “l’effetto della scomunica è solamente esteriore, perché solo di sua natura esclude dall’esteriore comunicazione della Chiesa“; … Quasi che la scomunica non sia pena spirituale, che lega nel cielo ed obbliga le anime (S. Agostino, Epist. 250, Auxilio Episcopo; Tract. 50 In Johann., n. 12): FALSA, PERNICIOSA, CONDANNATA NELL’ARTICOLO 23 DI LUTERO, PER LO MENO ERRONEA. Questi impostori, nonostante le loro “false elezioni”, con le loro eresie, hanno spinto se stessi fuori dalla Chiesa e pertanto non possono revocare la scomunica, perché colui che è messo fuori della Chiesa non può legittimamente esercitare il potere papale (Vedi p. Saenz, La sede vacante, Veritas, dicembre 1975). Coloro che sono fuori della Chiesa non possono essere all’interno della Chiesa! (principio evidente ed elementare di non contraddizione!). Poiché la sede di Pietro è occupata da tempo da evidenti impostori eretici, autorità fasulle, coloro che sono caduti sotto la scomunica di Execrabilis sono in grande difficoltà perché, come ci dice il Concilio di Trento, “i sacerdoti non hanno alcun potere di assoluzione nei casi riservati alla sede Apostolica eccetto che in punto di morte.” Il Tridentino ci dice pure: “… che l’assoluzione che un sacerdote pronunzia su qualcuno sul quale non ha una giurisdizione normale o delegata, non ha alcun valore …. questo Sinodo conferma essere verissimo – che debba essere di nessun valore quell’assoluzione che il sacerdote pronuncia su colui sul quale non abbia giurisdizione, ordinaria o delegata, poiché la natura e l’indole del giudizio richiede che la sentenza venga pronunziata solo sui sudditi, come vi è stata sempre nella Chiesa di Dio questa persuasione. Cap. VII del Sacramento della penitenza.] Inoltre per un sacerdote che assolva un peccato riservato alla sede Apostolica in punto di morte, è essenziale ci sia un riconoscimento di colpa. È essenziale che il peccatore abiuri ad esempio, nel nostro caso, il Vaticano II; Egli deve pentirsi di aver partecipato al Concilio illegale o di averlo solo promosso, sostenuto o attuato o favorendo coloro che lo hanno convocato ed attuato. Senza pentimento non può esserci nessuna assoluzione del peccato riservato, che rimane così non confessato. In tale stato peccaminoso, impenitente ed insolvente, il peccatore va ad incontrare il suo Creatore … o il suo nemico?!” – “Ragazzi, ma è ora di andare, mangiamo qualcosa, magari un po’ del famoso pecorino locale, quello del palio del cacio fuso, e … senza bere, ma con l’assaggio finale immancabile del panforte senese, ed andiamo verso l’auto”. Così ci siamo messi in vettura per affrontare il viaggio di ritorno oramai all’ora del tramonto in una cornice di colori tenui e sfumati, tra l’arancio, il rosa ed il celeste, con gli ultimi raggi del sole che filtravano tra le vigne verdeggianti. “Ragazzi, dico, vi ringrazio di questa bella gita che mi avete regalato oggi,” – “… ma no, nonno, siamo stati felici noi di non fare sempre le nostre chiazzate con gli amici agitati e vivaci, spesso brilli e rubicondi, e poi … oggi abbiamo saputo tante cose veramente importanti! Grazie, non ce ne scorderemo presto … oh, la polizia, fermiamoci!”. I soliti controlli, patente, libretto, il palloncino … per fortuna tutto in regola! Così, passato il batticuore, ci siamo finalmente incamminati verso casa, ove ci aspettava sull’uscio la cara Genoveffa, che appena fermi, venutaci incontro, esordisce (… del resto non avevo alcun dubbio) “ … vieni Basilio caro, ben tornato, … hai preso le medicine? Ecco, qui ho pure quella della sera!”. Siamo tornati alla solita vita, meno male direttore! La saluto caramente e alla prossima, se Dio vuole.

La strana sindrome di nonno Basilio 34

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Caro direttore, non si è ancora liberato di me! Sono ancora qui a chiederle aiuto per risolvere il mio strano caso, e quindi la prego di usarmi carità cristiana nel leggere questa ennesima missiva. Le racconto subito della gita che ha organizzato mio nipote Mimmo con l’ausilio ovviamente di Caterina, l’uno e l’altro alla ricerca di un ambiente verdeggiante, collinare, fresco, dall’aria tersa e dai sapori antichi, magari con qualche nota di carattere culturale e storico. Io mi sono fidato di loro, e così dopo essermi sorbito tutte le raccomandazioni accorate della Genoveffa, che mi ha appioppato tra l’altro un astuccio zeppo di compresse e capsule varie, con i relativi orari di assunzione nella giornata ed un bottiglia di acqua fresca, mi sono seduto in un’auto, non proprio una fuoriserie, un po’ attempata, una specie di nonno Basilio a quattro ruote, alla quale Mimmo dice di aver sistemato i freni, regolato la pressione degli pneumatici, rabboccato i liquidi, e, già che c’era, dato una pulitina alla tappezzeria delle poltrone, guidata dalla puntigliosa Caterina, che tanto tiene alla pulizia e all’ordine. Ci siamo così avviati, in una bella e soleggiata giornata primaverile, imboccando strade sempre più strette, anche se in fondo comode per il guidatore ed i viaggiatori. Che bel panorama collinare, con tanto verde e piante ben ordinate, e così do una sguardo anche ai cartelli stradali con le indicazioni delle località, ma cosa leggo? … Chianciano Terme, Montepulciano, Montalcino … ma qui siamo in piena zona vinicola! Passare in mezzo alle vigne, già mette tanta allegria … Mimmo, ma non mi dire che ci hai portato qui a bere un goccetto, … se lo sa la Genoveffa! … e qui poi se la polizia ci controlla, ti sottopongono alla prova del palloncino, e sono guai! Caterina si è intanto appisolata, cullata dall’incedere dell’auto e dall’aria serena, e Mimmo cerca di tranquillizzarmi dicendomi a bassa voce: “Nonno, stai tranquillo, siamo nel senese, ti porto a Pienza, a visitare questa cittadina molto particolare, che mi hanno fatto conoscere certi miei amici senesi, … e vedrai che tornerai contento!”. “A Pienza! Ma certo che sono contento. Conosco bene la storia di questa bellissima cittadina! “Sai perché si chiama Pienza”? “Beh veramente, … così su due piedi, ricordo qualcosa vagamente …”. Ho capito Mimmo, te lo dico io: “ … Questa è la cittadina di Enea Silvio Piccolomini”! “E chi è costui, mi fa Mimmo, mostrando tutta la sua ampia cultura, … ah ora che mi ricordo … un regista cinematografico, no, no, … aspetta, un attore di teatro d’avanguardia, ma no, … un tenore lirico, mi pare! …”. “Ma Mimmo, facevi meglio a dire: non lo so!” Enea Silvio Piccolomini nato a Pienza il 18 Ottobre 1405 è diventato Papa nel 1458 col nome di Pio II. Era un soggetto un po’ particolare, anche considerando l’epoca in cui viveva … Pensa che egli trasformò un piccolo borgo medioevale, Corsignano, in una residenza papale in stile rinascimentale, un vero gioiellino, supportato dal progetto di Bernardo Gambarelli, detto il Rossellino, allievo di Leon Battista Alberti! Una volta terminati i lavori, emise addirittura un’apposita bolla, la “Pro excellenti” del 13 agosto del 1462, con la quale chiamò la nuova splendida cittadina Pienza, e la elevò a sede vescovile sotto la diretta giurisdizione della Santa Sede. Poi egli stesso, venne a consacrare la cattedrale il 29 Agosto 1462 per la festività di San Giovanni Battista ed inaugurava la nuova città di Pienza. Parlando parlando abbiamo fatto il nostro ingresso in Pienza, … ecco il corso Rossellino (beh, come minimo … un omaggio in riconoscimento all’urbanista progettista, visto che svolse al meglio il compito assegnato e, nonostante i gravi problemi statici della Cattedrale ed un consuntivo di quasi cinque volte il preventivo di 10,000 fiorini, la sua opera è giunta fino a noi!) con gli splendidi palazzi storici quattrocenteschi, fin verso la piazza della cattedrale! Intanto Caterina esce dal suo sopore dicendo: “ … nonno, ma vedo che conosci molto bene le vicende di Pienza e di Pio II, raccontaci ancora qualcosa di questo uomo divenuto Vicario di Cristo in un’epoca in cui l’assetto della Santa Chiesa, cominciava a traballare, attaccata dall’umanesimo avanzante ed in contrasto con il Cristianesimo, la filosofia scolastica e tomistica!” – “ Vi accontento subito: Pio II fu letterato, umanista e grande opportunista ed ebbe una vita molto “strana” per essere un futuro Papa, ma a quell’epoca ….. Enea Silvio Piccolomini nacque il 18 ottobre 1405, da giovane studiò lettere a Siena sotto Mariano Sozzini, un soggetto da prendere con le molle, probabile parente di quel Lelio Sozzini, zio di Fausto Sozzini che ne fu poi l’erede ideologico ed operativo, e che pare sia stato il vero iniziatore della setta massonica, che prese le mosse da una conferenza tenutasi a Vicenza nel 1547, nella quale i convenuti decisero di attuare strategie per distruggere il Cristianesimo e la Chiesa Cattolica, … ma questa è una storia molto complessa, ve la racconterò un altro giorno. Da qui, il Piccolomini, passando per mezza Italia, arrivò a Basilea al seguito del Cardinale Domenico Capranica. Aderirì alla corrente scismatica che si opponeva al Papa Eugenio IV diventando consigliere e segretario di Amedeo VIII di Savoia, antipapa con il nome di Felice V. Nel 1442 fu inviato da Felice V in Germania a Francoforte alla corte dell’Imperatore Federico III. L’Imperatore fu talmente affascinato dalla cultura e dalla personalità dell’uomo che gli chiese di diventare suo consigliere e segretario! Ma il Signore aveva ben altri progetti: il 10 Novembre 1444 un esercito di polacchi ed ungheresi fu distrutto dai Turchi sulla Varna. Anche per un diplomatico (ed eterno indeciso nella sua equidistanza tra Papa ed antipapa) come Federico III, era necessario prendere una posizione, o quanto meno cercare di riunire le forze per non essere spazzati via dalle orde turche. E chi meglio di Enea Silvio era più adatto per ricucire i rapporti con Roma. Detto fatto, Enea Silvio fu inviato come ambasciatore a Roma. Dimostrando il suo grande intuito, fece pubblica ammenda dei propri errori riuscendo a farsi perdonare, dopo tre giorni di attesa in una specie di Canossa del 1444, da Eugenio IV che mise però una condizione a Federico III: il riconoscimento di se stesso come unico Papa. E latore del messaggio fu Enea Silvio nominato “ad hoc” segretario apostolico. Nello stesso tempo quindi il Piccolomini era segretario del Papa, dell’antipapa e dell’Imperatore, alla faccia dei Guelfi e Ghibellini. Ormai sulla quarantina il Piccolomini ritenne che poteva resistere (o come diceva Lui sopportare) alla castità … ed entrò nella carriera ecclesiastica che rapidamente scalò, tanto che, nel 1458 a soli 53 anni, salì sul Trono di Pietro con il nome di Pio II. La sua elezione creò grandi aspettative tra gli altri umanisti del tempo, ma vennero, come spesso accade, amaramente delusi, non considerando essi, che lo Spirito Santo che assiste il Santo Padre, soffia dove vuole, e manda avanti i progetti di Dio, non quelli dell’uomo! Dopo diverse vicende, Pio II muore ad Ancona il 14 Agosto 1464 ove, alla testa di un piccolo esercito, stava per imbarcarsi sulle galee veneziane per la Terra Santa. Ma Caterina, con fare malizioso, riprende: “Nonno, tu sai troppe cose riguardo a questa faccenda, ti conosco bene, non me la racconti giusta, qui … naso, naso, sento odor si zio Tommaso! Vero?” – “Capperi che fiuto! È vero Caterina, ti devo dare ragione, si vede che nel Battesimo, lo zio ha impresso nella tua anima, oltre che il carattere indelebile del cristiano, anche la facoltà di “annusare” i suoi lasciti spirituali”. – “E allora, non tenerci sulle spine!” – “E allora, devo dirvi, che nei primi anni di liceo, ho avuto qualche difficoltà con il latino, e lo zio Tommaso, santo sacerdote, mi dava delle ripetizioni, e mi assegnava una caterva di versioni e brani da tradurre, brani che comprendevano, oltre ai classici latini, anche bolle ed encicliche papali … di una difficoltà incredibile, anche perché tanti vocaboli curiali non si trovavano nei comuni vocabolari. Durante le vacanze natalizie, non ricordo bene di quale anno, mi assegnò da tradurre, nientemeno che una bolla del 18 gennaio del 1459, data a Mantova, indovinate? … di Pio II: “Execrabilis” … tanto è breve … diceva lo zio, una robetta semplice! Inutile dire che mi attossicò le feste! … vediamo se me ne ricordo ancora l’esordio: “Execrabilis et pristinis temporibus inauditus tempestate nostra inolevit abusus, ut a Romano Pontifice … etc.”, o ragazzi, me la ricordo ancora, come se fosse ieri! “Bravo, nonno, – interviene Mimmo che ha una certa … allergia per il latino – dicci in italiano che cosa volesse dire!”. “Eccoti accontentato, me la sono scaricata da quegli aggeggi moderni, e ripulita da errori modernisti, caricata sul cellulare proprio per accontentarti, ascolta: “Ai nostri tempi si sta verificando un esecrabile abuso, sconosciuto in età precedenti, e precisamente che gente, imbevuta dello spirito di ribellione, presuma di appellarsi contro il Pontefice di Roma, – il Vicario di Gesù Cristo, cui fu detto nella persona del santo Pietro: «Nutri il  mio gregge» e «Qualunque cosa tu legherai in terra, sarà legata anche in Cielo»: – non certo per  desiderio di più alta giustizia, ma al solo scopo di sfuggire le conseguenze dei loro peccati, ad un  futuro Concilio, mentre chiunque non ignori completamente la legge può giudicare quanto ciò sia  contrario ai canoni sacri e dannoso alla Comunità Cristiana. Poiché – trascurando altre cose, che ancor più manifestamente si oppongono a tale corruzione – chi non giudicherebbe ridicolo che si faccia appello a qualcosa che non esiste e di cui nessuno conosce il momento in cui comincerà ad  esistere? – I miseri sono oppressi dai più forti con ogni mezzo, i crimini rimangono impuniti, si dà esca alla ribellione contro la più alta Sede, si concede la libertà ai delinquenti e la disciplina ecclesiastica e l’ordine gerarchico vengono confusi. Perciò, desiderosi di allontanare dalla Chiesa di Cristo questo pestifero veleno, di provvedere alla salvezza del gregge a Noi affidato e di tener lontano dall’ovile del nostro Salvatore ogni causa di scandalo, noi condanniamo i ricorsi in appello di tal genere, col consiglio e il consenso dei nostri venerabili fratelli Cardinali e di tutti i prelati e giureconsulti della legge Divina ed umana, appartenenti alla Curia, e sulla base della nostra sicura conoscenza li denunziamo come falsi e detestabili, li infirmiamo nell’eventualità che qualcuno di tali appelli, esistente al momento, sia scoperto e dichiariamo e decretiamo che essi – come vani e pestilenziali – siano privi di alcun significato. Quindi noi diffidiamo chiunque dal ricorrere con tali appelli, sotto qualunque pretesto, contro le nostre ordinanze, sentenze e provvedimenti, o contro quelle dei nostri successori, o di aderire a tali appelli, fatti da altri, od infine di fame uso in qualsiasi modo. Se alcuno di qualsiasi stato, rango, condizione od ordine esso sia, anche se insignito della dignità Imperiale, regia o Papale (papale, ascolta bene, Rocco!), contravverrà a ciò dopo lo scadere di due mesi dalla pubblicazione di questa Bolla nella Cancelleria Papale, egli incorrerà «ipso facto » nella sentenza di anatema, da cui potrà essere assolto, solo dal Pontefice di Roma ed in punto di morte. Le Università o corporazioni verranno colpite da interdetto ecclesiastico, e nondimeno, corporazioni ed Università, come le suddette e tutte le altre persone, incorreranno in quelle penalità e censure, in cui incorrono gli offensori che abbiano commesso «crimen laesae maiestatis», ed i promotori di depravazioni eretiche. Inoltre scrivani e testimoni, che abbiano sottoscritto atti di tal genere ed in generale tutti coloro che abbiano coscientemente dato consigli, aiuto od appoggio a tali appellanti, saranno puniti con le medesime pene. Perciò non è permesso ad alcuno di contravvenire o di opporsi con impudenti perversioni a questo documento della nostra volontà, con cui noi abbiamo condannato, riprovato, infirmato, annullato, decretato, dichiarato ed ordinato quanto sopra. Se tuttavia alcuno oserà, sappia che incorrerà nello sdegno dell’Onnipotente Iddio e dei santi Apostoli Pietro e Paolo”. Data a Mantova nell’anno 1459 dell’Incarnazione di nostro Signore, nel quindicesimo giorno prima delle calende di febbraio, nel primo anno del nostro Pontificato (18 gennaio 1459).”. “Nonno, ma io non capisco perché Pio II avesse voluto scrivere questa bolla!”, dice l’attenta Caterina. “Papa Pio II ha utilizzato questo mezzo, le rispondo, per condannare l’errore del “conciliarismo” così dilagante ai suoi giorni. Dopo la morte del Papa Bonifacio VIII nel 1300, i nemici di Cristo, all’interno ed all’esterno della sua Chiesa, tra i quali un certo Dante Alighieri, [… questo ce lo raccontava di nascosto lo zio Pierre, ovviamente, dicendo che il “divin scopiazzatore” di opere arabe, come egli lo chiamava, era in realtà un rosa+croce col “vizietto” di Sodoma, imbevuto fino al midollo di principi gnostici, finto devoto ed a parole osservante la fede cattolica, ma in realtà feroce anticlericale, un antesignano degli eretici moderni sedevacantisti, … alcune delle suo opere finirono all’indice, e scorrazzava per l’Italia onde sfuggire agli inquisitori che indagavano sulle sue stramberie … “sotto il velo de li versi strani” … altro che tomista!!], “questi nemici, dicevo, tentando la fuga dagli insegnamenti apostolici, della Chiesa, tramandati attraverso i Pontefici, cercavano di appellarsi ai pronunciamenti papali, sia in chiave politica che teologica, ricorrendo ad un Concilio generale di tutta la Chiesa, by-passando il Papa se necessario, o addirittura eliminandolo, ed intronizzando all’uopo l’antipapa Martino V. Questo atteggiamento sprezzante, arrogante è in pratica una “usurpazione del potere papale da parte di un assemblea “conciliarista.” Chiaramente, il “conciliarismo” è stato sempre un pericolo incombente per la Chiesa, per il Papato e la dottrina divina, in tutte le epoche, perché fidando su questo errore del “conciliarismo”, il re e il clero si sentivano in diritto di rifiutare le decisioni della Santa Sede, minacciando di appellarsi a futuri concili o a futuri Papi nella speranza di cambiare la politica o la dottrina della Chiesa. Quando, nel 1458, Pio II salì al soglio di Pietro, egli stesso era imbevuto di “Conciliarismo”. Tuttavia, una volta assiso sul trono papale, cambiò opinione (si vede che lo Spirito Santo, allora, non era ancora andato in ferie … veramente neanche adesso!), realizzando il pericolo funesto di appellarsi ad un futuro Concilio con lo scopo espresso o segreto di ribaltare la tradizione della Chiesa ed il deposito della fede. Cosicché facendosi la questione sempre più seria, emanò questa bolla il 15 febbraio del 1459 in modo da mettere al bando questa nociva manovra associandola inoltre e giustamente con due delle più severe punizioni che la Chiesa possa infliggere. Ecco come in “Execrabilis” egli ha dato la legge definitiva della Chiesa per proteggersi dai concili illegali e da falsi papi usurpanti, non solo nel suo tempo, ma in tutti i tempi a venire! Questo pronunciamento del Papa, è un insegnamento della Chiesa con il carattere dell’infallibilità, poiché si riferisce specificamente alla fede e alla morale. Inoltre, non può essere revocato o reso inoperante o nullo. Papa Pio II, in obbedienza al suo dovere solenne e fondamentale di proteggere la fede e la morale dei fedeli, ha blindato la Chiesa Apostolica con questa potente arma per combattere i concili illegali, infliggendo loro dei colpi mortali. Raramente si trova un pronunciamento infallibile così breve e così totalizzante e sconvolgente come in Execrabilis. Execrabilis è così concisa (lo dico oggi, ma all’epoca della versione mi sembrava interminabile!), che sembra, ad una prima lettura, che il suo messaggio travolgente non assuma particolare importanza e significato. Qui ad un tratto Mimmo, ferma l’auto, e dice: “… adesso dobbiamo fermarci, parcheggio l’auto e ci sediamo al tavolo di un locale, perché voglio capire bene la questione! Questa, nonno è una mazzata tremenda per quelli che pensano che un Concilio, legale o illegale che sia, possa cambiare la dottrina o l’insegnamento della Chiesa, o che un finto papa qualsiasi possa alterare anche una virgola del Magistero! – Anche Caterina comprende bene la portata di questa bolla ed esclama, quasi ad alta voce, tra la meraviglia dei passanti: “Nella giustizia apostolica noi cattolici di oggi dobbiamo usare quest’arma contro il Concilio Vaticano 2° illegale, un concilio malvagio convocato per eludere la dottrina divina di Cristo, gli insegnamenti e la pratica della sua Chiesa; un Concilio satanico chiamato a “liberare” l’umanità dalle sentenze passate della Santa Sede, le sentenze emanate dalle chiavi di Pietro! Dobbiamo usare “Execrabilis” per battere a morte l’abominevole e detestabile Concilio vaticano II, giustamente “execrabile”, che avuto l’ardire di riaprire le sentenze infallibili della Chiesa di Cristo, in violazione delle leggi che vietano questo atto anti-cattolico e contro i precetti divini”. E Mimmo: “Si può dire che Execrabilis è la scopa ecclesiale che spazza la Chiesa pulendola dalle opere peccaminose di un Concilio illegale. Come un cane indisciplinato è spaventato dall’essere cacciato via da una scopa nel deretano tenuta nelle mani di una madre coscienziosa di famiglia, così anche i cagnacci refrattari del Vaticano secondo erano e sono terrorizzati da “Execrabilis” nelle mani della Santa Madre Chiesa. Certo, è per questo che nessuno ne parla mai, anche tra quelli che si definiscono tradizionalisti, ma che sono semplicemente una opposizione, manovrata sempre dai nemici di tutti gli uomini, per portare i fedeli nella rete di satana”. “Ragazzi calma, vi prego … direttore, io sono sconvolto, ma che dicono questi nipoti? Non ci capisco più niente! Allora rimettiamo un po’ di ordine: “Qui vediamo che lo scopo di fare appello ad un Concilio illegale è quello di sfuggire al giudizio passato e definito dalla Santa Sede. Ma Execrabilis taglia fuori i malvagi, affermando che un Concilio non può essere utilizzato per riaprire le sentenze. Execrabilis ci dice che, una volta che la Chiesa ha emesso una sentenza, questa non può essere contestata dai Concili o da futuri Papi (che a questo punto non sarebbero veri Papi, ma usurpatori e falsi, come minimo per non voler custodire il deposito della fede!). Questa bolla fa il pari con quella di Paolo IV “ex apostolatus officio” del 1558, bolla totalmente confermata in ogni enunciato da una successiva bolla: “Inter multiplices curas” di San Pio V nel 1566, (ed anche questa mi ha attossicato una volta le vacanze estive … ve ne parlerò prossimamente!). La Chiesa non corregge mai se stessa, perché non fa mai errori di fede o di morale. Con Cristo come capo e lo Spirito Santo come sua guida, non ci può essere nessuna necessità di perfezionare o riaprire le sentenze già emesse. L’eresia conciliarista (l’idea di usare un Concilio per riaprire sentenze infallibili), fu coraggiosamente affrontata con il legiferare di Papa Pio II, ma riemerse in epoche successive, in particolare nel XIX secolo al Concilio Vaticano e riapparve nuovamente nel XX secolo in seguito alla morte di Papa Pio XII. Al Concilio Vaticano I, chiaramente c’erano due fazioni al lavoro: una per infallibilità; l’altro voleva vedere le passate sentenze della Chiesa riaperte e modificate o cancellate. Così come oggi, da un lato c’erano i fedeli cattolici apostolici; dall’altra pullulavano i marrani con i loro seguaci, molti dei quali erano confusi e ingannati” – “così come lo erano molti Vescovi – interrompe Caterina – al Concilio Vaticano II” … “ingannati, facendo loro credere che le sentenze della Chiesa avrebbero potuto essere cambiate o cancellate. Il problema che si poneva al Vaticano I, era quello dei marrani” … “ si è lo stesso cuneo usato anche nel Vaticano II”, dice Caterina, … una Chiesa nuova e diversa che avrebbe dovuto rivedere la sua posizione rispetto agli ebrei modificando vergognosamente tutto ciò che la Chiesa ha sempre ritenuto ed insegnato. Volevano un’accettazione del giudaismo rabbinico talmudico, non mosaico, come una religione giusta, e superiore al cristianesimo. “Nel 1869-70 gli ebrei avrebbero voluto fosse cancellata l’accusa di deicidio e volevano la rimozione della maledizione di Dio che loro malvagità aveva attirato sulla loro razza. Una volta aperta loro la porta, non ci sarebbe stato più alcun ostacolo alla Sinagoga di Satana, che avrebbe potuto riversare nella Chiesa, come un cumulo di immondezza, tutti i deliri delle false dottrine gnostiche … come più tardi doveva avvenire nel Concilio del 1962-65, conclude sempre Caterina. “Vi spiego meglio cosa accadeva nel 1869 quando i nemici della Chiesa Cattolica, cercarono di confutarne la infallibilità e la irreformabilità delle sentenze. Nel 1869-70 il nemico-marrano cercò di raggiungere il suo obiettivo ingannevole, inducendo i prelati al Concilio ad approvare dichiarazioni diametralmente oppose a quelle che la Chiesa aveva da sempre in precedenza emanate ed in breve, in contraddizione con se stessa. Questo avrebbe comportato la riapertura dell’intera bagaglio di sentenze infallibili ed irreformabili del passato. Quello che i marrani avevano in mente, naturalmente, era la distruzione dell’intero deposito della fede, lo “stripping” della Chiesa cattolica, ed in definitiva la sua scomparsa”. – “ … Nonno ma questo è quanto è successo dal 1962 in poi, quando al soglio di Pietro sono stati collocati con la compiacenza delle conventicole massoniche dei veri marrani, per’altro ancora in carica …” – “L’inganno era un po’ quello che avviene nei mercatini malfamati, quando pensando di acquistare un cappotto di visone mostrato, ci si ritrova, dopo aver pagato, non un morbido visone, ma un opossum spinoso. La proposta iniziale era quella di far firmare ai Padri conciliari (… ora il tasto funziona bene!) un “appello alla conversione degli Israeliti”, poi aggiungendo altre asserzioni in netto contrasto con la dottrina della Santa Chiesa Cattolica. In quel frangente scoppiò la guerra franco-prussiana ma Pio IX tenne duro, non chiuse il Concilio se non dopo che fossero stati approvati i pronunciamenti sull’infallibilità del Santo Padre, per cui le sentenze passate della Chiesa sono irreformabili, e non si possono più riaprire in modo da rendere inalterabile la dottrina tradizionale, permanentemente infallibile, della Chiesa, in ogni tempo. All’inizio fu difficile far capire ai Padri conciliari la riaffermazione di principi già definiti al Concilio di Lione e di Firenze. Pio IX voleva un Concilio dogmatico che riaffermasse l’infallibilità papale per una ragione molto vitale: voleva mettere in chiaro che le sentenze passate della Chiesa, essendo infallibili come sono, di conseguenza sono permanenti, vincolanti per tutte le epoche e quindi non devono mai essere riaperte o riformate in modo da dare loro nuove espressioni. Ricordo come fosse ieri, lo zio Tommaso ci faceva un fosso in testa se non imparavamo a memoria queste cose: “Le sentenze della Chiesa sono irreformabili e costanti perché sono gli echi di vita degli insegnamenti infallibili dati attraverso i secoli. E Pio IX voleva un Concilio dogmatico aggiornato proprio per precisare questo. Per combattere il male conciliarista della riapertura delle passate sentenze, il Concilio Vaticano, nella sua prima costituzione dogmatica, che data il 18 luglio 1870, dichiara: “E poiché per il diritto divino del Primato Apostolico il Romano Pontefice è posto a capo di tutta la Chiesa, proclamiamo anche ed affermiamo che egli è il supremo giudice dei fedeli [PIO VI, Breve Super soliditate, d. 28 Nov. 1786] e che in ogni controversia spettante all’esame della Chiesa, si può ricorrere al suo giudizio [CONC. OECUM. LUGDUN. II]. È evidente che il giudizio della Sede Apostolica, che detiene la più alta autorità, non può essere rimesso in questione da alcuno né sottoposto ad esame da parte di chicchessia [Ep. Nicolai I ad Michaelem Imperatorem]. Si discosta quindi dal retto sentiero della verità chi afferma che è possibile fare ricorso al Concilio Ecumenico, come se fosse investito di un potere superiore, contro le sentenze dei Romani Pontefici.” (Pastor Aeternus cap. III). In pratica è la riaffermazione di Execrabilis, e di quanto in precedenza affermato pure da Papa Niccolò II al sinodo di Quedlinburg (1085), “Non è consentito a nessuno di rivedere sentenze e sedersi in giudizio su ciò che è già giudicato” (citato nella nota in calce al documento del Conc. Vaticano 1). Non c’è in definitiva assolutamente nessun appello su un giudizio infallibile già pronunciato”. – “Nonno ma capisci che è un colpo mortale inferto a questo falso concilio del 1962” sobbalza Mimmo! E sì, riprende Caterina, così il Concilio Vaticano primo ha assestato il colpo di grazia al Vaticano secondo. Il Vaticano primo, come già Execrabilis, ha fatto in modo che il Conciliabolo (a questo punto) sarebbe morto già prima di nascere, miseramente abortito!” – “Però attualmente il nemico-marrano sta usando questo argomento falso per sfiduciare i fedeli – continua Caterina come illuminata da un bagliore di verità – … il nemico Marrano ritiene se stesso come l’unico qualificato a dirci che cosa la Chiesa abbia stabilito, così da fingere che le leggi passate della Chiesa siano antiquate e inapplicabili alle circostanze odierne. Cerchiamo allora di essere attenti ai trucchi secolari dei Marrani, e di essere consapevoli del tradimento rivoltante che stanno operando”. – “Badate ancora bene, che sempre a proposito del Vaticano primo, o meglio unico!, … che ribadisce ancora i concetti di Execrabilis, sempre nella “Pastor aeternus”, al cap. IV , è sottolineato con forza che: “ … lo Spirito Santo infatti, non è stato promesso ai successori di Pietro per rivelare, con la sua ispirazione, una nuova dottrina, ma per custodire con scrupolo e per far conoscere con fedeltà, con la sua assistenza, la rivelazione trasmessa dagli Apostoli, cioè il deposito della fede”, e poi : … “queste definizioni del romano Pontefice sono irreformabili per se stesse, e non in virtù del consenso della Chiesa”. Direttore … a questo punto ci dovevamo dare una calmata, un po’ per smorzare gli spiriti divenuti bollenti, ed un po’ per chiarire e valutare al meglio le questioni poste da questa bolla che pesa come un macigno sul capo delle false autorità e degli impostori. Ci siamo quindi seduti ad un tavolo di un locale ed abbiamo iniziato a puntualizzare. Le riferirò nella prossima, cosa ne è scaturito, e come è finita la gita artistico-culturale.

La strana sindrome di nonno Basilio 33

nonno

Caro direttore, questa volta non la tedierò con le discussioni di casa Del Vescovo, ma desidero raccontarle un sogno bellissimo che recentemente ho fatto e che spero essere premonitore. Comunque, per quanto strano, è stato in molti momenti meraviglioso, e pertanto desidero comunicarle la gioia procuratami facendone parte a lei ed ai suoi lettori. Siamo nei primi decenni del XXI secolo e come ogni Domenica una folla innumerevole di persone accorre nella Piazza più Eccelsa della Cristianità, per udire le Sublimi Parole di Pietro, Sommo Pontefice, Capo Visibile della Chiesa Cattolica e Principe degli Apostoli. Scorgo, nella visione ipnotica, che Simon-Pietro, il Servo dei servi di Dio, divenuto Pietra visibile su cui Gesù volle edificare la Chiesa, e a cui diede le Chiavi del Regno dei Cieli, è di questi tempi molto turbato: si comprende che il suo cuore è appesantito dal fardello delle gravi notizie che giungono da ogni parte del mondo. Egli, il Buon Pastore, vede e capisce che le pecore che il Signore gli ha chiesto per 3 volte di pascere, dopo il suo triplice rinnegamento entro le sale del sinedrio, sono in questi ultimi anni più che mai in pericolo di eterna dannazione. Il minimo errore, o la minima concessione nel fraintendere la Buona Novella, potrebbe causare alla sua e alle anime a lui affidate, gravi ed eterni tormenti. Mancano pochi minuti a mezzogiorno, la piazza in fermento è in attesa, ed il monsignore aiutante, dando un’occhiata furtiva alla piazza, si avvicina al Beatissimo Padre porgendogli il rocchetto, la mozzetta foderata in ermellino, la Stola, e il Camauro. Con gesti di singolare e ieratica santità, visibilmente assorto in preghiera, Pietro indossa i sacri Paramenti e si affaccia alla finestra che dà sulla Piazza ove la moltitudine di popolo l’aspetta. Io mi trovo proprio di fronte alla finestra dalla quale si affaccia il Santo Padre con i miei nipoti che mi accompagnano, la mia fedele moglie Genoveffa ed alcuni altri amici, tra i quali mi pare scorgere anche lei, caro direttore! Siamo tutti emozionati … silenzio … un grido: “eccolo”! … e giù applausi e lodi al Signore. “Zitti, zitti, ecco che inizia!”. “ Cari Fratelli! Laudetur Jesus Christus e benedetto il giorno del Signore, giorno grande e glorioso. Romani e uomini di ogni lingua e nazione, ascoltate queste parole: Gesù di Nàzareth – uomo accreditato da Dio presso i Giudei che per mano dei pagani, hanno crocifisso e ucciso, è stato da Dio risuscitato e liberato dai dolori della morte, perché non era possibile che questa Lo tenesse in suo potere. Dice infatti Davide a suo riguardo: Contemplavo sempre il Signore innanzi a me; egli sta alla mia destra, perché io non vacilli. Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua, e anche la mia carne riposerà nella speranza, perché tu non abbandonerai la mia vita negli inferi né permetterai che il tuo Santo subisca la corruzione. Fratelli! Davide, era profeta e sapeva che Dio gli aveva giurato solennemente di far sedere sul suo trono un suo discendente, previde la risurrezione di Cristo e ne parlò: questi non fu abbandonato negli inferi, né la sua carne subì la corruzione. Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. Sappia dunque con certezza il mondo intero che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che gli ebrei hanno crocifisso. Convertitevi oh ebrei! Fatevi battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e riceverete il dono dello Spirito Santo. Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro; salvatevi da questa generazione perversa!  Spesso, cari fratelli, gli uomini vogliono che la Santa Chiesa Cattolica, si adegui ai tempi, divenga una religione fra le tante e si formi una sorta di sincretismo religioso, considerato abominio davanti a Dio e che i miei successori, come già fecero i miei predecessori, condanneranno fermamente, se davvero saranno tali e non solo usurpanti la sede, come nel per il recente passato hanno fatto i marrani;  il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha infatti glorificato il suo servo e Figlio Gesù, che i giudei hanno consegnato e rinnegato di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo; essi non possono quindi essere nostri fratelli maggiori nella Fede, poiché Abramo era Cattolico, come lo è Dio stesso, Uno e Trino, ed essi hanno rinnegato il Santo e il Giusto, chiedendo che gli fosse graziato un assassino. Hanno ucciso l’autore della vita, ma Dio l’ha risuscitato dai morti: noi ne siamo testimoni! Ora, fratelli, Noi sappiamo che essi hanno agito per ignoranza, come pure i loro capi. Ma Dio ha così compiuto ciò che aveva preannunciato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo doveva soffrire. Si convertano dunque … anzi, convertitevi anche voi, oh Romani, che amate seguire il modernismo e le sue false dottrine, il progressismo, l’agnosticismo, le dottrine gnostiche, il comunismo condannato fin dal suo sorgere dalla sua radice giudaica, e poi i piaceri leciti ed illeciti della carne, l’adulterio, il lusso, la sodomia, le pratiche del paganesimo …. cambiate vita!… affinché siano cancellati i vostri peccati e così possano giungere i tempi della consolazione da parte del Signore ed Egli mandi Colui che vi aveva destinato come Cristo, cioè Gesù. Bisogna che il cielo Lo accolga fino ai tempi della ricostituzione di tutte le cose, delle quali Dio ha parlato per bocca dei suoi santi Profeti fin dall’antichità. Mosè infatti disse: Il Signore vostro Dio farà sorgere per voi, dai vostri fratelli, un profeta più grande di me, un Profeta, Sacerdote e Re, voi Lo ascolterete in tutto quello che Egli vi dirà. E avverrà: chiunque non ascolterà quel Profeta, sarà estirpato di mezzo al popolo. E tutti i profeti, a cominciare da Samuele annunciarono questi giorni! Voi Fratelli, siete i figli dei profeti e dell’alleanza che Dio stabilì con i vostri padri, quando disse ad Abramo: “nella tua discendenza saranno benedette tutte le nazioni della terra”. Dio, dopo aver risuscitato il suo Servo, L’ha mandato prima di tutto a voi per portarvi la benedizione, perché ciascuno di voi si allontani dalle sue iniquità. Ricordate cari Figli, che  Gesù è la Pietra che è stata scartata dai costruttori e che è diventata la pietra d’angolo. In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro Nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati. In nessun’altra religione o filosofia vi è salvezza, in nessun credo ideato dagli uomini per gli uomini, o suggerito dallo spirito del maligno. Ricordate!  QUICUMQUE vult salvus esse, ante omnia opus est, ut teneat catholicam fidem …… EXTRA ECCLESIAM NULLA SALUS! (Chiunque voglia salvarsi, deve essere innanzitutto di fede cattolica … FUORI DALLA CHIESA NON C’E’ SALVEZZA!). Oh moltitudine di credenti! Rammentate che siete un cuor solo e un’anima sola e dovete obbedire a Dio piuttosto che agli uomini! Non lasciatevi ingannare da falsi piaceri, dalle false speranze, dalle false ricchezze, dalle sciocche filosofie gnostiche, cabalismi vari e favole giudaiche! Cercate anzitutto il Regno  di Dio e la sua Giustizia e tutto il resto vi sarà dato in aggiunta. Chi infatti obbedisce a Dio e lascia tutto per Dio, riceverà già al presente, cento volte tanto in case, fratelli e sorelle, insieme a persecuzioni, e al termine il premio più agognato: la Vita Eterna con Dio! Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per un’eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce. Essa è conservata nei cieli per voi, che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, in vista della salvezza che sta per essere rivelata nell’ultimo tempo. Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere, per un po’ di tempo, afflitti da varie prove, affinché la vostra fede, messa alla prova, torni a vostra lode, gloria e onore quando Gesù Cristo si manifesterà. Voi Lo amate, pur senza averLo visto ed ora, senza vederLo, credete in Lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre raggiungete la mèta della vostra fede: la salvezza delle anime! Perciò, cingendo i fianchi della vostra mente e restando sobri, ponete tutta la vostra speranza in quella grazia che vi sarà data quando Gesù Cristo si manifesterà. Come figli obbedienti, non conformatevi ai desideri di un tempo, quando eravate nell’ignoranza ma diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta. Poiché sta scritto: sarete santi, perché Io Sono Santo. E se chiamate Padre Colui che, senza fare preferenze, giudica ciascuno secondo le proprie opere, comportatevi con timore di Dio nel tempo in cui vivete quaggiù come stranieri. Voi sapete che non a prezzo di cose effimere, come argento e oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta, ereditata dai padri, ma con il “sangue prezioso” di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia. Egli fu predestinato già prima della fondazione del mondo, ma negli ultimi tempi si è manifestato per voi; e voi per opera sua credete in Dio in modo che la vostra fede e la vostra speranza siano rivolte a Dio mentre io, indegnamente, Ne sono il Vicario in terra. Dopo aver purificato le vostre anime con l’obbedienza alla verità per amarvi sinceramente come fratelli, amatevi intensamente, di vero cuore, gli uni gli altri, rigenerati non da un seme corruttibile ma incorruttibile, per mezzo della parola di Dio viva ed eterna. Perché ogni carne è come l’erba e tutta la sua gloria come un fiore di campo. L’erba inaridisce, i fiori cadono, ma la parola del Signore rimane in eterno. Allontanate dunque ogni genere di cattiveria e di frode, ipocrisie, gelosie e ogni maldicenza. Come bambini appena nati desiderate avidamente il genuino latte spirituale, grazie al quale voi possiate crescere verso la salvezza, se davvero avete gustato che buono è il Signore. Avvicinandovi a Lui quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo. Si legge infatti nella Scrittura: “Ecco, io pongo in Sion una pietra d’angolo, scelta, preziosa, e chi crede in essa non resterà deluso”. Onore dunque a voi che credete; ma per quelli che non credono la “Pietra che i costruttori hanno scartato è diventata pietra d’angolo e sasso d’inciampo, pietra di scandalo”. Essi v’inciampano perché non obbediscono alla Parola. Voi invece siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di Lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa. So che prima di me vi sono stati strani personaggi, falsi papi e falsi pastori modernisti infiltrati nel Tempio santo, che millantavano assistenza dello Spirito Santo, preferendo invece servirsi di altri “spiriti” e che hanno cercato di ingannarvi con un magistero eretico, blasfemo, sacrilego, mediante ideologie aperte al mondo, cioè aperte agli inganni di satana, ai capricci umani ispirati dai “nemici di tutti gli uomini”, da coloro che sono dalla razza di vipere, empie ed indegne autorità, riunite pure in falsi concili che noi, con la Nostra “legittima” Autorità, abbiamo cancellato per sempre come maledetti, ancorché anatemizzati già in anticipo dai miei predecessori di immortale memoria; ed il giudizio della Sede Apostolica, che detiene la più alta autorità, non può essere rimesso in questione da alcuno né sottoposto ad esame da parte di chicchessia sotto pena di anatema, scomunica eterna. Si discosta quindi dal retto sentiero della verità chi afferma che è possibile fare ricorso al Concilio Ecumenico, come se fosse investito di un potere superiore, contro le sentenze dei Romani Pontefici. Siete stati forti e coraggiosi, molti sono stati martirizzati nell’anima, nella dignità, nel corpo, ma grande nei cieli è la vostra ricompensa. Non temete gli sciacalli, i leoni rabbiosi, i lupi travestiti che hanno cercato di sbranarvi, ancora lo tenteranno, fino alla fine del mondo: non date loro retta, non siate pinocchi ingannati dal gatto e la volpe, ma esultate perché coloro “che hanno per padre il diavolo” non prevarranno, nonostante gli sforzi ed i successi apparenti, siate “fortes in fide”, la verità è più forte di tutto; chi ci potrà dividere dall’amore di Cristo? Nulla e nessuno! Resistete saldi, senza temere colui che può uccidere il corpo, abbiate come unico intento della vostra vita, l’unico affare importante: la salvezza dell’anima vostra, dei vostri cari e dei vostri fratelli, bramando la corona di gloria del cielo e disprezzando le vanità, gli onori, le sirene del mondo! Carissimi, io vi esorto come stranieri e pellegrini ad astenervi dai cattivi desideri della carne, che fanno guerra all’anima. Tenete una condotta esemplare fra gli uomini di questo mondo perverso perché, mentre vi calunniano come malfattori, al vedere le vostre buone opere diano gloria a Dio nel giorno della sua visita. D’altra parte Noi, innalzati a questa Cattedra di Pietro e al supremo governo di tutta la Chiesa di Cristo per arcano disegno della Divina Provvidenza, pieni di fiducia e di speranza in Gesù Cristo, aspiriamo ad assolvere le funzioni del Nostro ministero Apostolico come Ci chiedono l’insistenza e la sollecitudine quotidiana di tutte le Chiese. Pertanto, sorretti dal divino aiuto di Colui del quale su questa terra, sebbene senza merito, facciamo opera vicaria; di Colui che disse: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla consumazione dei secoli” e confermò che le porte dell’inferno non avrebbero mai prevalso contro la sua Chiesa, Noi non temiamo affatto tante malvagie e sacrileghe macchinazioni, tanti tentativi e attacchi con cui (in questi tempi così iniqui) i nemici si sforzano di sovvertire radicalmente (se mai fosse possibile) la Religione cattolica, ma non desistiamo dal provvedere al bene e alla salute spirituale di tutte le genti. Infatti l’amore di Cristo, di cui nulla è per Noi più forte, Ci sospinge ad affrontare lietamente ogni affanno, fatica, decisione affinché i popoli possano convergere in unità di fede e crescere nella conoscenza di Dio e del nostro Signore Gesù Cristo “che è la via, la verità e la vita”; via di santa intimità, verità di divina dottrina, e vita di beatitudine sempiterna. Vivete sottomessi ad ogni umana autorità “legittima” per amore del Signore perché questa è la volontà di Dio: che, operando il bene, voi chiudiate la bocca all’ignoranza degli stolti, come uomini liberi, servendovi della libertà non come di un velo per coprire la malizia, ma come servi di Dio. Onorate tutti, amate i vostri fratelli, temete Dio, onorate il Re dei Re. Laudetur Jesus Christus! IN NOMINE PATRIS+ ET FILII +ET SPIRITUS SANCTI. Ora Carissimi, inginocchiatevi e chinate il Capo ché di cuore vi impartisco la Solenne Benedizione, prima della Recita dell’Angelus di mezzodì. Dominus vobiscum.  Et cum spiritu tuo. Sit nomen Domini benedictum. Ex hoc nunc et usque in sæculum. Adiutorium nostrum in nomine Domini. Qui fecit cælum et terram. Benedicat vos omnipotens Deus, Pa + ter, et Fi + lius, et Spiritus + Sanctus. Amen. “Che magnifica allocuzione, caro Mimmo, … ecco il parlare cattolico, mondo e libero dalle stramberie blasfeme che tu mi racconti essere nella pseudo chiesa che tu frequenti. Magnifico, magnifico!….” mi sembrava in certi punti “l’apostolo delle genti”, in altri il “mio” Papa Pacelli, e Pio IX, sempre citato dallo zio Tommaso … mi lascio prendere dall’entusiasmo, mi giro intorno, ma vedo solo poche persone, quasi tutti erano andati via … e allora chiedo a Caterina: “Ma dove sono finiti i veri cattolici?” Mimmo, visibilmente a malincuore, mi risponde: “Nonno, i veri cattolici sono rimasti … quelli che vedi qui …”. “E le folle oceaniche?”-ribatto io- … “… quelle, dice Caterina con una lacrima sul volto triste, … sono andate con la chiesa dell’uomo, confluita nella sinagoga di satana, ad adorare i loro idoli, l’umanesimo, il liberalismo, il modernismo, la libera coscienza, l’ecumenismo muratorio, il cabalismo gnostico, lo stato laico ed ateo, il delirante comunismo, il neo-paganesimo, la democrazia in odio a Cristo-Re …”! Allibito chiedo: “Mimmo, scusami, ma quel Papa … come si chiama?… ho una tale confusione …”. Nonno, ma come non lo sai? Ma è Gregorio XVIII !!”. “Beh, sono proprio contento, allora il cardinale Siri ce l’ha fatta finalmente a prevalere sui modernisti eretici e sui massoni marrani infiltrati nei conclavi?! Deo gratias!! “Ma nonno, il Cardinal Siri è morto nel 1989!”- “E allora il Santo Padre chi è?”- “Ma è il suo successore: Gregorio XVIII!” A quel punto, ho cominciato a ridestarmi, stranamente felice, giulivo, sereno e mi sono sentito avvolto dal solito fumo candido, irraggiante uno splendore senza pari, e … ma rimane sempre bianco, non si ingrigisce, né diventa nero e attossicante! Che stia guarendo? Direttore, mi sono sentito risanato da quel fumo bianco, e respirando si accresceva in me un senso di gioia indicibile … ma che strano, che caso strano! Mi aiuti direttore, faccia qualcosa, interpelli qualche luminare che ci capisca qualcosa, anche a pagargli una parcella salata … mi farò un debito! “Basilio, è tardi, svegliati, sono le nove, e fa freddo … la vuoi una tazza di caffè?”. È la mia sposa, la Genoveffa, che affabile mi rivolge l’invito. (.. direttore però questa cosa mi ricorda una celebre commedia … “Lucariè, Lucarié, scetate, so’ e’ nove …” se la ricorda pure lei?). Sorseggiando felice il buon caffè della Genoveffa la saluto insieme ai suoi illustri lettori!

 

LA TRADIZIONE

Tradizione.

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[Ab. E. Barbier: “I tesori di Cornelio Alapide”; S. E. I., Torino, 1930, 3° ed., vol. III]

Nel mondo cristiano vi è una vera fede, cioè una fede divina, fondata su la parola di Dio contenuta nei due Testamenti. Ma vi è ancora, dice il Padre Campion (Méthode pour discemer, etc.), una parola di Dio non scritta a cui si dà nome di tradizioni divine ed apostoliche, o semplicemente di Tradizione. – In qualunque maniera Dio si spieghi, egli ha sempre la medesima autorità. – Prima di Mose non vi era parola di Dio scritta. Per oltre duemila anni, i veri fedeli non si conservarono nella vera religione se non per mezzo delle tradizioni. Gli Apostoli medesimi predicarono il Vangelo prima che si scrivesse. Perciò S. Paolo diceva ai Tessalonicesi: «Fratelli miei, osservate le tradizioni che avete appreso, sia dai nostri discorsi, sia dalle nostre lettere » (Il Thess. II, 14). Quello che predicava a viva voce, non aveva minor forza né minore autorità di quello che insegnava per iscritto; e non si può negare che molte cose sono state rivelate, le quali non si trovano nella Scrittura, e che tuttavia noi dobbiamo credere, per esempio, che i quattro Vangeli, che le quattordici Epistole di S. Paolo, che le tre di S. Giovanni con la sua Apocalisse, sono stati inspirati dallo Spirito Santo. I cattolici ed i protestanti sono d’accordo su questo punto. Ora se i protestanti credono ciò di fede divina, bisogna che Dio abbia rivelato che tutti questi libri sono divini. – Ciò posto, mi dicano i protestanti, dove si trova questa rivelazione? È certo che non s’incontra nella Sacra Scrittura, non occorrendo luogo in tutta la Bibbia, nel quale si faccia l’enumerazione dei libri canonici. Ma se questo catalogo di libri santi non si trova nella Bibbia, come per certo non vi si trova, è assolutamente necessario ammettere una parola di Dio non scritta, che è la tradizione, poiché questa rivelazione sulla quale poggia la fede, mediante la quale crediamo che la Bibbia è un libro divino e che è parola di Dio, è una festa divinae, per sentimento dei protestanti il fondamento di tutti gli altri punti di fede. – E questa la ragione per cui la Chiesa Cattolica, apostolica, romana, ha sempre riconosciuto e ammesso una parola di Dio non scritta. Già da’ suoi tempi S. Giovanni Crisostomo faceva rilevare come dal testo di S. Paolo nella sua seconda epistola ai Tessalonicesi, chiaramente ne conseguisse che gli Apostoli insegnarono molte cose che non si trovano nella Scrittura, e a cui noi siamo obbligati a prestare la medesima fede che a quelle scritte. [“Hinc patet quod non omnia per epistolam tradita sunt; et multa alia etiam sine litteris; eadem fide tam ista quam illa digna sunt” (Orat. IV)]. – Secondo Origene, la dottrina delle tradizioni per la quale noi sappiamo non esservi che quattro Vangeli, e dietro la quale crediamo gli altri libri canonici, ha per suoi assertori, testimoni e banditori tutti i santi Padri e i Dottori. – Notissima a tutti è quella protesta di S. Agostino: « Non crederei al Vangelo, se non mi vi piegasse l’autorità della Chiesa cattolica ». [“Ego vero Evangelio non crederem, nisi Ecclesiae catholicae me moveret auctoritas” (Epist. CLVII)]. – Il medesimo Dottore dice in un altro luogo: « Gli illustri Pontefici di Dio mantennero esattamente quello che trovarono nella Chiesa; fedelmente insegnarono quello che essi appresero; consegnarono religiosamente ai figli ciò che ricevettero dai padri ». [“Illustres antistites Dei quod invenerunt in Ecclesia tenuerunt; quod didicerunt, docuerunt; quod a patribus acceperunt, hoc filiis tradiderunt”. (Enchirid.)]. – Quindi quella massima del Lirinese: « Bisogna curare diligentemente che nella Chiesa cattolica si tenga quello che sempre e in ogni luogo e da tutti fu creduto ». [“In ipsa catholica Ecclesia magnopere curandum est ut id teneamus quod ubique, quod semper, quod ab omnibus creditum est”. (VINCENT. LIRIN.) ]. – Infatti già osservava S. Gerolamo: Non è la Scrittura, ma la tradizione che insegna alla Chiesa che bisogna battezzare i bambini e non ribattezzare gli eretici che ritornano alla Chiesa; che invece del sabbato si deve celebrare la Domenica. La Quaresima è d’istituzione apostolica (Epist. LIV, ad Marc.). I protestanti credono al pari dei cattolici, contro Nestorio, che in Gesù Cristo vi è una sola persona, che è la Persona divina, e non due, come stoltamente pretendeva quell’eresiarca: credono al pari di noi, che in Gesù-Cristo vi sono due nature, la divina e l’umana, e non una sola, come sosteneva Eutiche. Ora questi due capitali articoli di fede non si trovano già chiaramente espressi nel Vangelo: noi li ammettiamo dietro le decisioni dei Concili i quali li avevano appresi dalla tradizione apostolica, cioè dalla parola di Dio trasmessa agli Apostoli, e da questi alla Chiesa. – Del resto, non solamente nel citato passaggio dell’epistola ai Tessalonicesi, ma in altri luoghi ancora S. Paolo comanda espressamente di osservar le tradizioni. Nella medesima epistola, per esempio, al capo III scrive loro: « Noi vi ordiniamo, o fratelli, nel nome di Gesù Cristo, che vi separiate da quelli dei nostri fratelli, i quali vivono in modo sregolato e non secondo la tradizione che hanno ricevuto da noi ». — Denuntiamus autem vobis, fratres, in nomine Domini nostri Iesu Cristi, ut subtrahatis vos ab omni fratre ambulante in ordinate, et non secundum traditionem quam acceperunt a nobis”. ( II Thess. III, 6). Al discepolo Timoteo diceva: «In quanto a te, tu conosci la mia dottrina, la mia vita, il mio scopo, la mia fede, ecc. Rimani dunque saldo in ciò che hai imparato e che ti fu confidato, ben sapendo da chi l’hai appreso » — Tua utem assecutus es meam doctrinam, institutionem, propositum, fidem, etc. — Tu vero permane in iis quae didicisti, et eredita sunt tibi, sciens a quo didiceris (II Tim. III, 10-14). S. Paolo non fa parola di dottrina datagli per iscritto, ma di dottrina insegnatagli, confidatagli, cioè data a viva voce e per tradizione. « Conformati, gli ripete un’altra volta, alle sane parole che da me hai udito, nella fede e nell’amore in Gesù Cristo… – E quello che da me hai inteso in presenza di molti testimoni, raccomandalo a persone fedeli le quali saranno poi idonee esse medesime ad istruire gli altri » — “Formam habe sanorum verborum quae a me audisti, in fide et dilectione in Christo Iesu” (Ibid. I, 13): — “Et quae audisti a me per multos testes, haec commenda fidelibus hominibus, qui idonei erunt et alios docere “(Ibid. II, 2). – Noi vediamo che l’Apostolo mette a paro le verità che ha insegnato ne’ suoi discorsi, con quelle che ha tracciato ne’ suoi scritti; e quelle e queste formano il deposito che confidava a Timoteo, ordinandogli di trasmetterlo a quelli che fossero capaci d’insegnare. Da tutto ciò, che è incontestabile, tiriamo due conseguenze. – La prima è che, se i protestanti rigettano le tradizioni della Chiesa, devono rigettare anche il nuovo Testamento, che queste tradizioni ammette quali pure sorgenti; che anzi rifiutino tutta quanta la Bibbia, perché è venuta fino a noi, attraverso i secoli, non per altra via, se non per quella della tradizione. La religione sia scritta sia orale, non è forse sempre la medesima Religione? E se la religione per tradizione può correre pericolo di venire alterata, non può esserlo ugualmente la religione per iscritto? Quand’anche non esistesse sillaba di Scrittura, la vera religione non cesserebbe perciò di sussistere e di perpetuarsi, come si è mantenuta per il corso di due mila anni, da Adamo fino a Mose; e la Religione cristiana anch’essa sul principio si è in questo modo mantenuta e diffusa in tutta la sua purezza per alcuni anni; poiché il nuovo Testamento non era ancora scritto, e l’antico non era ancora stato diffuso dovunque si trovavano dei fedeli. – La seconda conseguenza è che Dio ha dovuto necessariamente stabilire un giudice della sua parola, sia scritta sia non scritta, per terminare le difficoltà che protrebbero insorgere e intorno al numero dei libri sacri, e riguardo alla fedeltà delle traduzioni, e riguardo al senso dei testi, e riguardo alla tradizione; e che questo giudice dev’essere vivente, parlante, perpetuo, infallibile, inspirato e diretto dallo Spirito Santo, per rendere certa la nostra fede – La ragione e l’autorità, la storia e la tradizione proclamano ad una voce che questo giudice vivente, perpetuo, infallibile, inappellabile è la Chiesa docente, perché di Lei fu detto da Colui che non può né mentire né venir meno: « Le forze dell’inferno non basteranno a superarla » — “Portae inferi non praevalebunt adversus eam” (MATTH:. XVI, 18). Ora, siccome il capo, la bocca, l’organo di questo corpo che si chiama Chiesa, è una parte di Lei così sovreminente, sostanziale e necessaria che, per sentenza dei santi Padri, con Lei s’immedesima, e dove si trova esso, si trova tutta e sola la vera Chiesa: “Ubi Petrus, ibi Ecclesia(S. Ambros.), perciò il buon senso del popolo fedele e la sana dottrina dei luminari del Cristianesimo furono sempre unanimi nell’attribuire al Romano Pontefice, qual successore del B. Apostolo Pietro e quindi capo e fondamento della Chiesa, la medesima prerogativa d’infallibilità di cui questa va adorna; sostenuto in questo sentimento dalla parola del Redentore il quale non contento d’aver indirettamente accennato a questo sublime privilegio di Pietro chiamandolo e costituendolo fondamento sul quale avrebbe fondato la sua Chiesa: — “Tu es Petrus et super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam” (MATTH., XVI, 18), apertamente glielo attribuì allorquando l’assicurò ch’Egli aveva pregato per lui individualmente e personalmente affinché la sua fede non venisse mai meno e che in virtù di questa sua preghiera, la fede di lui si sarebbe mantenuta in ogni tempo così ferma, così pura, così viva da essere in grado di rassodare, appurare, vivificare quella di tutto il corpo: — “Ego rogavi pro te, Petre, ut non deficiat fides tua; et tu aliquando conversus confirma fratres tuos” (Luc., XXII, 32). – Quello però che fino al presente era stato un sentimento, non dico comune, ma universale nella Chiesa di Gesù Cristo, perché da pochi Giansenisti e in tempi recenti fu messo in dubbio, adulterato, travisato, venne finalmente professato in chiari termini, dichiarato e promulgato qual domma cattolico, cui il contraddire è eresia, dal santo Concilio Ecumenico Vaticano 1° radunato in Roma dal Papa Pio IX il giorno 8 Dicembre 1869. Infatti sul fine del Capo IV della la Costituzione dogmatica — De Ecclesia Christi — votato nella IV Sessione pubblica tenutasi il 18 luglio 1870 e numerosa di 535 Padri, così si legge: — “Traditioni a fidei christianae exordio pereeptae fideliter inhaerendo… docemus et divinitus revelatum dogma esse definimus: Romanum Pontificem, cum ex Cathedra loquitur, idest eum omnium Christianorum Pastoris et Doctoris munere fungens, pro suprema sua Apostolica auctoritate doctrinam de fide vel moribus ab universa Ecclesia tenendam definit, per assistentiam divinam, ipsi in B. Petro promissam, ea infallibilitate pollere, qua divinus Redemptor Ecclesiam suam in definienda doctrina de fide vel moribus instructam esse voluit; ideoque eiusmodi Romani Pontificis definitiones ex sese, non autem ex consensu Ecclesiae, irreformabiles esse. Si quis autem huic Nostrae definizioni contradicere… praesumpserit anathema sit”. — Dunque il sacro Concilio, attenendosi alla tradizione venuta a noi fino dai primi secoli della Chiesa, insegna e definisce essere dogma divinamente rivelato, che il Romano Pontefice, allorquando dichiara di parlare in qualità di Pastore e di Dottore di tutti i Cristiani, e in virtù della suprema sua autorità apostolica definisce qualche dottrina appartenente alla fede e ai costumi, e la propone da credersi da tutta la Chiesa, gode, in virtù dell’assistenza divina promessagli nella persona di Pietro, della medesima infallibilità di cui dotò la sua Chiesa il Redentore divino; di modo che le sue cosiffatte definizioni sono irreformabili di per se stesse, senza che vi sia bisogno del convalidamento d’alcun concilio, o dell’accettazione della Chiesa.

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“Ubi Petrus, ibi Ecclesia”

Al proposito riportiamo una breve ma importante citazione da “Mystici corporis Christi“, lettera enciclica di Pio XII del 1943, ove viene ancora una volta ribadito il concetto: “… Si trovano quindi in un pericoloso errore quelli che ritengono di poter aderire a Cristo, Capo della Chiesa, pur non aderendo fedelmente al suo Vicario in terra. Sottratto infatti questo visibile Capo e spezzati i visibili vincoli dell’unità, essi oscurano e deformano talmente il Corpo mistico del Redentore, da non potersi più né vedere né rinvenire il porto della salute eterna”

Stiamo attenti a capire quindi dov’è Pietro, affinché non ci capiti di ritrovarci fuori dalla Chiesa Cattolica, di marciare cioè sotto lo stendardo di satana, pensando di militare nella truppa di CRISTO! Che DIO ci liberi! -n.d.r.-

 

La strana sindrome di nonno Basilio 32

 

nonno

Caro direttore, come ricorderà, la scorsa volta le ho portato a conoscenza il contenuto di una lettera che lo zio Pierre mi aveva inviato tempo fa, lettera che ci aveva lasciato tutti senza fiato ( … non solo per la broncopatia ostruttiva ….), e della quale prometteva un seguito. Così, ancora una volta incuriosito, ho approfittato di una commissione esterna della cara moglie, che non gradisce … certi miei esercizi ginnici (mi raccomando direttore, se dovesse incontrarla non le dica mai assolutamente nulla, ne va della mia … incolumità familiare!), per ascendere in soffitta a trovare il continuo della lettera della volta scorsa. Arrivato con un po’ di fiatone, prendo lo scatolo della lettere e guardando la data del timbro postale, prendo la lettera che presumo sia il seguito della precedente … vediamo: “Caro Basilio ho preferito scriverti in due momenti diversi per non sconvolgerti troppo, perché penso che per te, cattolico integerrimo, debba essere una sofferenza inaudita venire a conoscenza di certe “evoluzioni dottrinali” spiattellate senza ritegno, nel disprezzo totale dell’intelligenza e della sensibilità dei fedeli, da questo “guru” moderno del quale ti accennavo in precedenza. (Direttore, ma lei mica ha capito chi fosse?! … boh?). In particolare mi riferisco al “CULTO DELL’UOMO”, principio massonico sovrano che, in contrasto con tutti gli insegnamenti dei Santi Padri Predecessori lungo il corso dei secoli, è una abdicazione, un servilismo davanti all’ateismo, in vista di ottenere le sue buone grazie! Invece di condannare l’orgoglio dell’uomo, che si esalta da solo e che non vuole alcuna dipendenza da Dio, ci si arrampica davanti a lui, lo si blandisce, gli si vuol piacere, affermando persino che si ha un culto dell’uomo che è superiore a quello degli umanisti atei, … inverosimile, ma penso che qui abbia giocato anche la sodomia palese del soggetto! Ognuno può costatare il suo vero “delirio umanista”!.. Infatti, dirà ancora: “Tutte queste ricchezze dottrinali (cioè quelle del conciliabolo vat’inganno, già anatemizzato da Pio II in “Execrabilis” … e ribaltone dottrinale in piena regola!?!) non mirano che a una cosa: SERVIRE L’UOMO!” (questo il 7 dicembre 1965, vigilia dell’Immacolata Concezione della Vergine … che sfacciataggine … che affronto al Figlio divino!!). In un’altra occasione, il 13 luglio 1969, questo campione della “Nouvelle Thèologie rinnovata e peggiorata” e del marxismo cabbalistico, ha detto ancora più chiaramente, ammesso che qualcuno non avesse capito ancora: “L’uomo ci si rivela gigante. Ci si rivela divino .. [la gnosi fa capolino …], ci si rivela divino non in sé, ma nel suo principio e nel suo destino. Onore all’uomo, onore alla sua dignità, al suo spirito, alla sua vita”! (Direttore, ma questo zio era diventato proprio matto, se un Papa veramente avesse detto questo, ai miei tempi sarebbe stato … beh non lo scrivo per rispetto verso le mie dita e le sue orecchie …). Questo personaggio, uno zombi da cabbala, “esperto in umanità” … evidentemente lussuriosa – come lui stesso si autodefinì nel Suo Discorso all’ONU, covo massonico per eccellenza, del 4 ottobre 1965, dopo essersi soffermato nella “sala della meditazione”, spazio ecumenico-luciferino del Palazzo di Vetro! -cita anche le “Beatitudini” evangeliche metaforizzandole così: “La missione del Cristianesimo è una missione di amicizia tra i popoli della terra; è una missione di comprensione, d’incoraggiamento, di promozione, d’elevazione, e, diciamolo ancora una volta, una missione di salute”. Ecco come vedeva la “missione” del Cristianesimo; una “missione”, però, che non è quella del Vangelo, né quella della follia della Croce! Una “missione d’amicizia” e di comprensione, [… ucci ucci, sento odor di massonucci, mi sembra un discorso da “illuminato”], allora? No! Tra i veri discepoli di Gesù e quelli che non lo vogliono essere, c’è un inevitabile conflitto! “Io non sono venuto per portare la pace, ma la spada”! (Mt. X, 34). Lo ha detto Lui stesso: Gesù, “segno di contraddizione”! (Lc. II, 34)… “Una missione di promozione, d’elevazione …”, ha ripetuto ancora spesso il “guru” con l’efod addosso (… e chi sa capisce …!), mentre Gesù aveva detto: “I primi saranno gli ultimi” (Mt. XX, 16) e Lui stesso si era abbassato fino a nascere in una stalla, a morire su una Croce, ad annientarsi nell’Ostia consacrata!.. Ora, che un Principe della Chiesa di Cristo non abbia “altra intenzione” che di lavorare per una causa, solo “umana”, è una confessione scioccante! Ci dice infatti che non è più “guardiano della Fede”, ma solo un “esperto umanista”, o è allora nell’eresia, o è un grande utopista (ma comunque apostata e una bocca mossa … dal serpentone dell’Eden)!.. Che la sua fede sia più nell’uomo che in Dio, significa che ha scambiato il Cristianesimo per un semplice “umanesimo”, come, del resto, l’aveva già reso palese nella Sua Enciclica “Ecclesiam Suam”, accozzaglia ecumenica, là dove scrive che: “La Chiesa si fa dialogo” (non più evangelizzatrice, quindi, per convertire a Cristo, unica Via, Verità e Vita”!); e questo “dialogo” “dovrà caratterizzare il Nostro compito apostolico” (Cfr. “Ecclesiam Suam”, n° 60). Perciò, il Suo “umanesimo religioso e cristiano” [due cose in assurdo contrasto], non consiste nel predicare il Vangelo – il solo che può portare alla pace e alla felicità tra gli uomini! – ma nel lavorare alla coesistenza pacifica tra bene e male, tra vero e falso, “… in uno sviluppo integrale dell’uomo … “al quale Noi abbiamo osato invitarlo, in nome di un umanismo pieno, nella nostra enciclica “Populorum Progressio” (Messaggio per il 25° anniversario dell’ONU 4 ottobre 1970)”. La vera pace, secondo in nostro personaggio “magnus”, deve essere fondata … sul dogma fondamentale della fraternità umana …”! Tu capisci, che questo è un inganno satanico, questo mette in ombra il ruolo principale ed essenziale di Dio che ci ha detto: “Senza di Me, non potete fare nulla!” (Jo. XV, 5), e guardando nell’ottica dell’eternità: “Ricordati, uomo, che sei polvere e che in polvere ritornerai!” (Gen. III, 19). E ancora: “Che serve all’uomo guadagnare anche tutto il mondo, se poi perde l’anima?” (Mt. XVI, 26). Parole che certamente non vengono tenute presenti, deliberatamente occultate! … come queste altre: «Non amate né il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui; perché tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza…». (I Lettera di S. Giovanni apostolo: XII, 17). Abbiamo poi un altro cavallo di battaglia della “lingua biforcuta”: LA SUA “APERTURA AL MONDO”. Infatti questo provvido stratega dell’umanesimo proprio del lupo travestito da agnello, “che parla come un drago” non vede più come “nemico” lo spirito di questo “mondo” moderno, lo spirito del male, lo spirito del nemico dichiarato di Dio e dell’uomo: lo ha affermato egli stesso: “La religione di Dio che s’è incontrato con la religione dell’uomo che si è fatto dio” (Discorso di chiusura del concilio, 7 dicembre 1965) … (ma questo è inaudito … devo pensare che i cani muti infingardi, siano diventati pure sordi… no non è possibile!! Direttore mi perdoni, ma questa è una cosa talmente assurda che sarà certamente un refuso di scrittura dello zio Pierre!! Gli si sarà inceppata la biro, non riesco a pensare ad altro, … devo però verificare, non si può mai sapere … di questi tempi … metterò in moto mia nipote Caterina!). Caro Basilio, pensa che addirittura nella Costituzione [sarebbe meglio usare il termine: “Prostituzione” “Gaudium et Spes”, come conseguenza di queste idee anticattoliche, appare una chiesa, [a questo punto con la “c” minuscola], come in estasi davanti al mondo moderno … vi si legge infatti: “La Chiesa riconosce tutto ciò che è buono nel dinamismo sociale d’oggi, particolarmente il movimento verso l’unità, il progresso d’una sana socializzazione … L’uomo moderno è in marcia verso uno sviluppo più completo della sua personalità, verso una affermazione cosciente dei suoi diritti …” (…). È il solito inganno del biscione … Basilio, non ti voglio sconvolgere oltre, ma anche tu devi sapere, magari dopo prenderai un digestivo, un antiemetico, un’Aspirina …). E che dire della sua sfacciata “APERTURA AL MODERNIISMO”, alle conventicole muratorie (che, nell’arco di 245 anni, erano state anatematizzate dalla Gerarchia ecclesiastica circa 590 volte!,) alla Democrazia Universale [oramai demoniocrazia], al Comunismo, e come parlare della sua “Tolleranza” e “Complicità” con gli oppressori dei Cristiani praticamente nel mondo intero. Pensa che ha riabilitato – senza alcun altro argomento che quello della Sua non-autorità! – sia il de Lubac, che Teilhard de Chardin, noti eresiarchi, subdole canaglie della fanta-teologia, benché le loro opere fossero state colpite da “Monitum” del Sant’Uffizio! E con la medesima “fermezza metodica e tenace”, di stampo luciferino, sta piegando, scoraggiando e colpendo chiunque resista alle sue manovre da ruspa demolitrice, mettendo le leve dei comandi in mano ai “novatori apostati”, ed ai suoi “amichetti” di vizietto, assicurando loro il futuro, con una serie di “riforme più o meno balorde” (compresa la riforma delle norme per l’elezione del Sommo Pontefice e soprattutto la formula eretica della “non-consacrazione” dei vescovi!). Comunque, è un fatto che, appena arrivato al potere, ha mostrato subito il suo vero volto, vanificando ogni salda tradizione:– annullando il giuramento anti-modernista; – abrogando la “Professione di Fede” del Concilio di Trento, prescritta da Pio IV; – abrogando l’Indice dei libri; – smantellando il Sant’Ufficio, baluardo anti modernista; – non condannando il “Catechismo olandese”, perché Lui stesso predicava di continuo la “libertà di pensiero”; – lasciando denigrare S. Pio X, mediante la “Radio Vaticana” e l’“Osservatore Romano” (4 e 6 settembre 1977), quale Pontefice anti-modernista; – promovendo un ecumenismo in chiave modernista, eretica e utopistica; – rimettendo sulla cattedra dell’Istituto Biblico i professori che erano stati espulsi dopo una condanna del Sant’Uffizio; eliminando gli ordini minori, distruggendo la Liturgia cattolica– mettendosi dalla parte dei peggiori pseudo-teologi, quali Rahner, Chenu, Congar, Schillebeeckx, Küng, e via dicendo … E così facendo, ha potuto rimettere tutto in “dubbio”, tutto in “ripensamento”, in “ricerca”, in “diagnosi”, in “dialogo” ribaltante. (S. Paolo disse di “proporre” la Verità, non di dialogarla! E Cristo impose il “docete”, imperativo, e non il “dialogate”, dialogo in cui Eva ed Adamo rimasero vittime dell’inganno … appunto!); lasciando così libero corso ai teologi modernisti di attaccare ogni ramo dei dogmi, delle “verità” di Fede! E questo perché la sua costruzione di una “nuova chiesa” esclude ogni discussione dogmatica; e perché quel Suo “modernismo umanista” esige la base di un umanesimo nel tentativo di conciliare i due inconciliabili: “la vera Chiesa di Cristo e il regno di satana” (Cfr. Leone XIII in “Humanum Genus”, 1884) , una “RUSPA”! No, Basilio, ora sono io che non ce la faccio più ad andare avanti, non ti voglio raccontare di come, da perfetto rosacroce, abbia calpestato e deposto la tiara, no … pensa che da stamattina ho preso già 10 cachè ed un numero imprecisato di tisane calmanti la cefalea. Ma tutto questo, vedrai con dolore, te lo ripeto con assoluta certezza, non impedirà ai “novatori” apostati, suoi mentori, ed “amichetti” di vizietto, di portarlo agli onori degli altari (ammesso che ce ne saranno ancora di … ma a quel punto saranno quelli della sinagoga di satana usurpante), magari non subito … aspetteranno che tante magagne svaniscano nel tempo e nei ricordi delle nuove generazioni …. e che ai posti di comando si insedino altri “Illuminati”, magari bavaresi, patriarchi pontefici di massimo libello delle sette occulte, … e dopo di lui vedrai che poi toccherà a S. Giovanni Calvino, e … udite, udite, per completare l’opera, nientemeno che: a S. Martin Lutero …”. Caro direttore, sono senza parole … “sono turbato e senza parole” Obmutui, et non aperui os meum, come recita il Salmo XXXVIII, 10. Questo trauma provocato dallo scritto dello zio Pierre, però paradossalmente risveglia la mia memoria! Mi vengono in mente le parole di San Pio X che già il 4 ottobre del 1903 scriveva: “Tanta … è l’audacia e l’ira con cui si perseguita dappertutto la religione, si combattono i dogmi della Fede e si adopera sfrontatamente a estirpare, ad annientare ogni rapporto dell’uomo con la divinità! In quella vece, ciò che appunto, secondo il dire del medesimo Apostolo (S. Paolo), è il carattere proprio dell’Anticristo, l’uomo stesso, con infinità temerarietà, si è posto in luogo di Dio, sollevandosi sopratutto contro ciò che chiamasi Iddio, per modo che, quantunque non possa spegnere in se stesso ogni notizia di Dio, pure, manomessa la maestà di Lui, ha fatto dell’universo quasi un tempio a sé medesimo per esservi adorato. Dal che consegue che, instaurare tutte le cose in Cristo e ricondurre gli uomini alla soggezione a Dio, è uno stesso e identico scopo. Perché, però, tutto questo si ottenga conforme al desiderio, fa d’uopo che, con ogni mezzo e fatica, facciamo sparire radicalmente l’enorme e detestabile scelleratezza, tutta proprietà del nostro tempo, la sostituzione, cioè, dell’uomo a Dio”! (E Supremi Apostolatus). Certo che S. Pio X era uno che aveva saputo precorrere e cogliere perfettamente i segni del suo tempo, ma i suoi sforzi, e quelli dei suoi omonimi successori, non erano serviti ad evitare quello che Leone XIII aveva pronosticato con zelo profetico nella sua preghiera a S. Michele, preghiera che i novatori hanno provveduto, mi dicono, ad occultare prontamente! Vergogna! Tradimento! … Ma chi sarà mai stato questo infame impostore? Direttore mi aiuti, non ne ho la più pallida idea! … chieda a qualche suo lettore … Adesso però ho bisogno di una dose massiccia di bicarbonato, di qualcosa che attutisca i miei crampi all’addome … La devo lasciare subito, direttore, ho il voltastomaco, mi vien da vomitare, mi perdoni, la saluto, speriamo che Genoveffa, mia moglie, non se ne accorga …!

La strana sindrome di nonno Basilio: 31

La strana sindrome di nonno Basilio 31

 nonno

Caro direttore sono qui a raccontarle ancora delle bizzarrie dello zio Pierre, del quale le ho riportato tempo fa il contenuto di una lettera che penso lei ricorderà bene per la stravaganza del contenuto, anche se a rileggerla oggi, non sembra poi tanto strampalata … vuol vedere che in fondo avesse ragione lui? Mah … Così, ancora una volta, approfittando dell’assenza di mia moglie, (…. mi raccomando, non glielo faccia sapere!!!) sono salito non senza grande sforzo, fino alla soffitta di casa per rovistare tra le lettere che lo zio Pierre aveva inviato, dopo la mia malattia, e che per questo io non avevo mai potuto leggere, anche perché mia moglie aveva pensato bene di nasconderle, preoccupata per il mio stato di salute, e per le conseguenze disastrose che avrebbero potuto suscitarmi [e non le posso dare tutti i torti … come vedrà]. Cerco di condensarne il contenuto. Si parla di un personaggio ecclesiastico che secondo lo zio stava mettendo in atto le manovre finali della sovversione di tutta la Tradizione ecclesiastica, in modo da introdurre delle novazioni, già condannate da Santi Papi come Pio IX, Leone XIII, Pio X, Pio XI e XII, in modo subdolo, rivestendo marchiani errori filosofici, politici e teologici con espressioni moderniste equivoche e “da lingua biforcuta” (beh … ma questo è proprio il linguaggio dello zio!), mettendo in rilievo “quanta contraddizione esista tra quello che ci fu insegnato una volta e quello che ci viene disinsegnato oggi (spudoratamente sdoganato dalla cosiddetta ridicola “ermeneutica della continuità”!) con l’abiura di quanto ricevuto come dottrina sicura, eterna, universale, irreformabile ed infallibile della “Ecclesia docens”, ossia del Magistero cattolico di sempre! “Il mio dovere di cristiano – continua lo zio – … mi obbliga a constatare, con il mio intelletto che rende “omaggio ragionevole” a Dio, mediante la Fede (Cfr. Rom. XII, 1 – Pio IX: “Qui pluribus”, DB 1837.) che la Chiesa aveva sempre parlato lo stesso linguaggio, mentre, invece, con questo strano personaggio, in apparenza dimesso ed umile, sornione ma decisamente “ruspa demolitrice” (sic!) da tempo preparata e rodata da “coloro che odiano tutti gli uomini”, si è usato un altro linguaggio nel nome della “novità”, del “cambiamento”, cambiamento che nasconde in realtà “eresie”, “scismi” e “apostasia manifesta”! Un “abuso di potere”, quindi, che ci porterà in una situazione senza precedenti, tanto da far dire già allo stesso personaggio (il 7 dicembre 1968) di essere arrivati in uno stato di auto-demolizioneaccelerata, mediante la Riforma(attenzione …. non si trattava di un’allerta, ma di un segnale in codice per dire, a chi doveva capire: “l’obiettivo è stato raggiunto ormai, il resto verrà da sé gradualmente” … the work in progress!!). Gesù ci ha detto: «li riconoscerete dai loro frutti» (Mt. VII,16): ed infatti la Chiesa continua a distruggersi, proprio con questa “Riforma” nata tra l’altro quando Essa si stava già difendendo dagli attacchi, interni ed esterni, di una religione riformista che aveva ripreso, dopo la bufera luterana, uno straordinario vigore nel XVIII° secolo spinta dai marrani della quinta colonna. Qui comincia a parlare lo storico: segno precorritore di tutti i disordini fu il “Sinodo di Pistoia” che Pio VI condannò duramente con la Bolla “Auctorem Fidei” del 28 agosto 1794 (DB 1501-1599 …. sottolineo che la sigla si riferisce al Denzinger, che i preti di una volta conoscevano bene, soprattutto lo zio Tommaso!, ma che oramai non fa parte del loro bagaglio culturale né dottrinale! – n.d. Bas. -). Dopo la bufera rivoluzionaria francese, la società, con le idee dettate dalle “conventicole cabalistiche” di Emmanuele Kant e di Jean Jacque Rousseau, col loro “soggettivismo” e “naturalismo”, [le solite idiozie gnostiche riciclate … la solita minestra riscaldata] aveva dato uno scossone alle certezze della Fede e alla necessaria elargizione della Grazia. Fu la “rivolta dell’uomo contro Dio” che troverà il suo profeta in Lamennais. I Papi fecero subito fronte con l’enciclica “Mirari Vos” di Gregorio XVI, del 15 agosto 1832 (DB 1613-1617) e come Lui, si sono comportati tutti gli altri Papi (che avevano a cuore la custodia del “Depositum Fidei”, la principale attività papale, fino alla vigilia del Vaticano II: centotrent’anni di lotta! Facciamo una breve analisi storica: Il “Sillabo” dell’8 dicembre 1864 (DB 1688-1780) tracciò un elenco degli “errori” del “Modernismo”; Pio IX si batté contro il “Liberalismo cattolico” (16 giugno 1871; 11 dicembre 1876). Il Concilio Vaticano (quello vero!), segnò l’apogeo di quel pontificato col trionfo della Fede divina e dell’Autorità infallibile della Chiesa e del suo Pontefice. E poi Leone XIII che con le sue encicliche: “Immortale Dei”, “Libertas Praestantissimum” (DB 1866) combattè il “Liberalismo”, dichiarandolo “delirio”, “libertà di perdizione”, “licenza”, perché metteva l’uomo contro Dio. Pio X s’impegnò su tutto il fronte dell’“errore”, soprattutto contro il “Modernismo dottrinale” con l’enciclica “Pascendi” del 1907 (DB 2071-2110) e la “Lettera sul Sillon” del 25 agosto 1910, contro l’utopia politico-religiosa di Marc Sanguier. Pio XI, con la sua enciclica “Quas Primas” dell’11 dicembre 1925 (DB 2194-2196) definì una dottrina che è all’opposto dell’attuale secolarizzazione, e con la sua enciclica “Mortalium Animos” del 6 gennaio 1928, condannò tutto ciò che oggi trionfa con l’attuale blasfemo “ecumenismo”, targa dell’apostasia anticristica. Pio XII (al quale, direttore, come lei ben sa, sono legatissimo perché è stato e … direi, è ancora il mio Papa … W il Papa!) combatté con tutta la Sua copiosa Opera magistrale, come la “Mistici Corporis” del 29 giugno 1943, contro l’ecclesiologia riformista; come il “Divino Afflante Spiritu” del 30 settembre 1943 contro il “Modernismo biblico”; come la “Mediator Dei” del 20 novembre 1947 sulla sacra liturgia; come la “Haurietis Aquas” del 16 maggio 1956 sul Sacro Cuore; come, soprattutto, la sua stratosferica “Humani generis” del 15 agosto 1956 contro il “riformismo dogmatico” e contro il nuovo Modernismo (caro direttore, la invito a leggere, se non lo ha mai fatto, queste encicliche, per capire innanzitutto come si scrive un’enciclica veramente cattolica, e poi per misurare la grandezza poliedrica, lo spessore immenso di questo Santissimo Papa che non finiremo mai di rimpiangere). Disgraziatamente nel 1963, è salito sulla Cattedra di San Pietro, con spintarelle non provenienti dallo Spirito Santo, ma ben altro spirito, uno spirito fumoso, cornuto, con zampe di capra, denti voraci e fame di anime, questo strano personaggio, dall’aria di intellettuale salottiero, ed ha cominciato a mettere in atto tutto ciò che la Chiesa, prima di lui, aveva sempre respinto con forza e condannato! … oltre ad altri strani “vizietti” e conoscenze extracortina! [ … qui veramente non riesco a seguirlo bene]. Le “novità” ebbero inizio intanto già dal discorso di apertura di uno stravagante e chiaramente “falso” concilio, o meglio conciliabolo, convocato in barba alla bolla “execrabilis di Pio II, l’11 ottobre 1962, pronunciato dall’allora Santo Padre (così diceva lui, ma chissà se lo fosse realmente? … intanto con certezza era un massone iniziato alla loggia del grand’Oriente di Parigi … perfezionato in Turchia!), ma che era stato preparato e redatto da questo Arcivescovo (“Testimonianza di Mons. Colombo”.). Era un “Messaggio al Mondo”, votato, per acclamazione, il 20 ottobre dai “l”adri conciliari. Più tardi, asceso al cardinalato, in barba alla volontà di Pio XII, che lo aveva trovato con i suoi “amichetti” a comunicare con i boiardi del KKB per segnalare la presenza di vescovi e sacerdoti operanti oltrecortina, prelati che poi venivano giustiziati o spediti “in ferie” in Siberia) ne fece un elogio ditirambico, dicendo: «Gesto insolito, ma mirabile. Si direbbe che il carisma profetico della Chiesa sia improvvisamente esploso» (Cfr. “Discorso al Concilio” del 29 settembre 1963). Seguì, poi, l’enciclica “Pacem in Terris”, una falsa enciclica tutta ispirata alla “Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo”, alla “libertà” e alla “pace universale”, [sembra scritta da Robespierre!] in accordo con l’ideologia gnostico-kabalista-muratoria. Compare nel frattempo anche il “testo segreto” del fanta-gesuita Karl Rahner, proposto ai Padri conciliari come un compendio della “Nuova Teologia”, che si sarebbe dovuto adottare (Cfr. “Lettres 132, 204”, p. 2). Ed ecco che il “modernismo” esplode con i due “Discorsi d’apertura” e di “chiusura” della “II Sessione”del conciliabolo riaperto, due discorsi impregnati di “spirito nuovo” ammantati delle scomuniche di Pio II, Paolo IV, Pio V, Pio IX … e chi più ne ha …, benché abilmente oscillanti tra gli estremi e le contraddizioni. Ma ormai, nel 1964, aveva già scelto la “Riforma”, difatti nella sua prima pseudo-enciclica “Ecclesiam Suam” del 6 agosto 1964 – già adombrata nel suo Discorso del 29 settembre 1963 – apre l’orizzonte ad una “Nuova Religione”, che tutti i Papi, suoi predecessori, avevano respinto come “seduzione del Demonio”! Da allora egli sta consolidando e aggravando la “Riforma”, appunto la “seduzione del demonio”. Ma lo scoop maggiore lo ha fatto all’ONU, nota organizzazione mondialista, in anticipo sui tempi del Nuovo Ordine Mondiale, di cui rappresenta la prova generale, pronunciandovi un discorso che io oserei dire “aberrante”; e, infine, il 7 dicembre 1965, ha promulgato la “Dichiarazione sulla Libertà religiosa” e la “Costituzione Pastorale sulla Chiesa” nel mondo di oggi; e, per ultimo, ha pronunciato un “Discorso alla gloria dell’Uomo che si fa Dio” (Cfr. Discorso del 7 dicembre 1965), un Discorso delirante, degno di lucifero in persona, che non ha mai avuto precedenti negli Annali della Chiesa! (Direttore … ma questa è pura fantasticheria “alla zio Pierre”!!… lo perdoni …). Da allora, la “Vecchia-Vera Religione” è stata virtualmente abbandonata per essere sostituita con un falso “culto dell’Uomo”, abominio della desolazione, che sfocerà nella costituzione della “Chiesa dell’Uomo”, meglio l’anti-Chiesa, travestita da Chiesa di Cristo, di cui conserverà l’apparenza, l’esteriorità, e qualche rito svuotato dal suo contenuto soprannaturale con simboli astratti e confusi, o peggio copiato dai cavalieri rosa+croce e dai cavalieri kadosh [… e questi chi saranno mai?] … una specie di Cinecittà, con facciate di cartone e polistirolo, e dietro … il vuoto. Vado ad annunciarti i temi principali di questa “Nuova Chiesa”: LA SUA “NUOVA RELIGIONE”: “IL CULTO DELL’ “UOMO”, ove vige un amore incondizionato, ma non dipendente né regolato dall’amore di Dio, che è, invece, un amore affrancato dalla Verità, dalla Legge, dalla Grazia! Un amore luciferino …, magari saffico o sodomitico! Mentre Gesù amò il giovane ricco, perché da sempre fedele alla Legge di Dio, qui invece l’uomo diventa “centro e capo del mondo” con i suoi veri e soprattutto falsi bisogni. Leggi le parole di questo discorso del 7 dicembre 1965 e comincerai a capire quale varco si è aperto per l’umanesimo ateo filosofico e muratorio, in ultima analisi all’anticristo stesso. “La religione di Dio che si è fatto uomo, si è incontrata con la religione (perché tale è) dell’uomo che si fa Dio, [illuminato da Prometeo-lucifero, n.d.Bas.]. Cosa è avvenuto? Uno scontro, una lotta, un anatema? Poteva essere, ma non è avvenuto (…). Una simpatia immensa lo ha tutto pervaso. La scoperta dei bisogni umani … ha assorbito l’attenzione del nostro Sinodo. Dategli merito di questo, almeno, voi, umanisti moderni, rinunciatari alla trascendenza delle cose supreme, e riconoscerete il nostro nuovo (?) umanesimo: anche Noi, Noi più di tutti siamo i cultori dell’uomo”! (Direttore, ma questo mi sembra uno dei discorsi che si tengono nelle conventicole filantropiche anticristiche … questa volta allo zio veramente gli ha dato di volta il cervello … ma qui dice che questo è un discorso all’ONU di questo fantoccio kazaro …spacciatosi per Papa!). La prossima volta ti parlerò del resto …”. Qui, mi pare … si chiude la missiva … direttore … direttore!? … c’è ancora? È ancora saldamente seduto nella sua poltrona? Allora può leggere la chiosa: “I Pastori in tutto questo tacciono, il gregge è allo sbando anche se tutto ciò non è ancora avvenuto irrimediabilmente, ma se si continua così (non loquendo, nec currendo, sed tacendo) vi si arriverà inevitabilmente. Quando si vede un lupo non solo si deve parlare, ma addirittura gridare a piena voce: “attenzione, al lupo!”. “Clama ne cesse”, scriveva Isaia. “Vi è un tempo per ogni cosa, […] uno per tacere e uno per parlare, uno per far la pace e uno per la guerra” (Qoelet, III, 17.), ed oggi non è tempo di tacere, né di far pace, ma di ‘gridare sui tetti quel che abbiamo sentito all’orecchio’ (Mt X, 27) e di combattere (Mt X, 34) per la salvezza delle anime, che corrono il pericolo di essere sedotte dalle nuove false dottrine -la Iezabel della Nuovelle Theologie-, predicate ed imposte da “lupi, draghi, basilischi, serpentoni, vestiti da agnelli”. (Mt VII, 15). San Luigi Grignion de Montfort, nella sua “Preghiera infuocata”, al n. 28 urla: «Permettetemi, o Signore, di gridare dappertutto: al fuoco, al fuoco, al fuoco! Aiuto, aiuto, aiuto! Al fuoco dentro la casa del Signore, al fuoco nelle anime, al fuoco sin dentro il Santuario! Aiutiamo i nostri fratelli che vengono assassinati spiritualmente!». Per il momento è tutto, ma c’è dell’altro ancora, direttore, non si perda la continuazione. Saluti da nonno Basilio.

La strana sindrome di nonno Basilio: 30

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La strana sindrome di nonno Basilio 30

     Carissimo direttore, eccomi col mio aggeggio elettronico per ragguagliarla sulle vicende strane che mi coinvolgono oramai da tempo, nel cercare di comprendere le anomalie che sembrano dominare la “scena di questo mondo” oramai ribaltata nei valori di un tempo, scena che si propone sempre più tragica, senza che alcuno ne comprenda l’epilogo al quale si sta avviando. Ma veniamo al dunque. Qualche giorno fa, mi trovavo nel mio studiolo a consultare un volume di Storia della Chiesa, e mi ero soffermato sulla voce “Pelagianesimo e Neopelagianesimo”. Come lei certamente saprà, si tratta di una eresia del lV secolo, sostenuta da un monaco bretone, certo Pelagio, che minò il Cristianesimo dell’epoca. Essa – lo sintetizzo per quei due o tre lettori che se ne fossero dimenticati – sosteneva la naturale capacità dell’uomo ad ottenere la salvezza col solo uso della ragione e della libertà e senza l’intervento soprannaturale di Dio, e negava, insieme alla sostanza e alle conseguenze del peccato originale, l’assoluta necessità della Grazia per le opere soprannaturali. Il peccato originale, nel senso inteso dalla Chiesa, per Pelagio non esisteva; l’uomo infatti, secondo questa strampalata teoria, all’opposto di quella ancor più strampalata di Lutero e Calvino, nasce senza alcuna macchia, con una perfetta integrità di natura simile a quella con cui Adamo uscì dalle mani del Creatore; il peccato del primo uomo non portò, secondo il bretone, alcun nocumento né alcuna conseguenza nella posterità, fu però un cattivo esempio, e intanto si potrebbe parlare di peccato originale in quanto gli uomini peccano a somiglianza di Adamo. Di conseguenza: né il Battesimo è di assoluta necessità per la vita eterna – anche se però è richiesto per far parte della Chiesa [come una cerimonia di introduzione o iniziazione ad una qualsiasi associazione o conventicola]-, né è necessaria la grazia per le opere soprannaturali, e neppure la Redenzione deve essere considerata come un riscatto. A ben vedere è quello che sostiene la filosofia di base delle conventicole dei “figli della vedova” e del “modernismo” attuale, infiltratosi con gli usurpatori delle poltrone ecclesiastiche e delle giurisdizioni. Fu il santo Vescovo di Ippona Agostino a combattere tenacemente il Pelagianesimo, condannato poi solennemente da Papa Zosimo (Epistola tractoria) e definitivamente dal Concilio di Efeso del 431. Immerso nelle mie considerazioni non mi ero accorto dell’ingresso di Caterina, mia nipote, con in braccio un tenero “fagottino”, una splendida bimba neonata, figlia della sua, ed adesso anche mia, amica Angelica. Nel complimentarmi con la neo-mamma, colgo l’occasione di chiederle (mia moglie direbbe: “ma perché non ti fai i fatti tuoi?”), se la bimba fosse stata già battezzata. Lei, con grande affabilità, mi risponde che no, non lo era stata ancora, anche perché il suo parroco le aveva detto che non c’era alcuna fretta. “…. Ma come, dico io, ma questo è contro la logica ed il buon senso, che vuole che i genitori assicurino il meglio per il benessere fisico e, soprattutto, spirituale del loro bimbo, che non è un animaletto da ingrassare, spupazzare, mostrare in giro, ma un’anima immortale, destinata alla gloria eterna! Quindi, il suo bene spirituale, in assoluto la cosa più importante, esige che lo si liberi subito dal “peccato originale” per dargli, al più presto, la vita divina. Forse che questo non è un “dono”? E che dono! “Mirabiliter creasti, mirabilius reformasti” (si diceva un tempo nell’Offertorio della Messa, ora… così piatto … ma di questo ci occuperemo in altra sede!). Inoltre il “farfariello” (come mia nonna Margherita appellava l’innominato nostro nemico) è libero di fare i suoi comodi in un’anima sprovvista di ogni difesa spirituale!!… ed i cui risultati si osserveranno negli anni, quando sarà poi difficilissimo recuperare il tempo perduto! Ma a questo punto arriva l’immancabile Mimmo, che interrompe il mio discorsetto, con il solito fare beffardo, dicendo: “ Ma nonno, ti faccio leggere qui nel “Rapporto sulla fede”, (ma la fede in chi? … libro scritto nel 1984 da un noto giornalista con un cardinale ritenuto tradizionalista, ma in realtà un ultra-modernista, il classico “lupo vestito da agnello”, direbbe lo zio Tommaso, sacerdote “integrale”, che lo avrebbe segnalato senza indugi al Sodalitium planum!)… guarda qui …. parlando del “Limbo” si dice: «Il Limbo non è mai stato una verità definita di Fede. Personalmente, lascerei cadere questa che è sempre stata soltanto unʼipotesi teologica». Ah, rispondo io sbigottito, così, il “Limbo dei bambini”, durato 800 anni, oggi, non è considerato più dogma da questo finto cardinale illuminato, è stato abbandonato per sempre”. “Certo, ribatte Mimmo, tanto più che il 19 gennaio 2001, questo stesso cardinale approvava il Documento della “Commissione Teologica Internazionale” dando le basi teologiche e liturgiche alla “speranza” che i bambini morti senza Battesimo, siano salvi e godano della visione beatifica”. “Ah, quindi -sono ancora io – lʼabolizione del Limbo non sarebbe più un problema dogmatico, ma solo pastorale!”. “E sì, lo dice anche il mio parroco – Mimmo all’arrembaggio! – non ci dovrebbe più essere il Limbo, perché la Chiesa ha sempre ritenuta questa come una questione aperta, non dogmatica, tanto che, nel “Catechismo della Chiesa cattolica” del 1992, il Limbo non è neppure citato”. Direttore, non le dico la mia pressione alla notizia blasfema della cancellazione del “Limbo” dalla teologia (che per 800 anni quindi è stata sbagliata, corretta oggi dai supermodernisti che non sanno più che “veritas Domini manet in aeternum”), prova ulteriore che si sta eliminando tutto ciò che è Tradizione della Chiesa, per tranquillizzare e rassicurare intanto gli abortisti dellʼandata in Paradiso anche dei bambini trucidati dal folle omicidio dell’aborto, abbracciando così la “dottrina a-cattolica” della “salvezza universale”, per cui si salverebbero anche coloro che sono rei nel “Peccato Originale”, nonché blasfemi, sacrileghi, peccatori di ogni tipo, adulteri e pederasti orgogliosi! Ma questa, esimio direttore, lei ben lo comprende, è unʼopinione che offende la Sacra Scrittura, la Sacra Tradizione e lʼunanime opinione dei “Padri della Chiesa”, da cui trae origine il “dogma cattolico”. Questo mi fa venire alla mente lo zio Pierre, il “complottista”, di cui li ho già parlato, che sempre diceva che nel “Nuovo Ordine Mondiale”, l’ordine a cui vuole assoggettarci il potere dei reprobi figli di Beliaal, non esiste alcun peccato, non esiste lʼInferno, non esiste neppure il Purgatorio. Quindi il cardinale “lupo travestito” ha accettato il “nonsenso” che la “Misericordia Divina” salva tutti indistintamente, anche quelli che non vogliono la salvezza, cancellando il Sacrificio redentore del Cristo (mi chiedo e le chiedo: ma questo cardinale sarà battezzato, o è, come direbbe lo zio Pierre, un marrano d.o.c., discendente dai kazari, coloro che si dicono ebrei, ma non lo sono? …). Ma questa è pura eresia!! È l’eresia vecchia e tenebrosa dell’apocatastasi o del panteismo o del “Cristo cosmico” (che sono poi – essenzialmente – la stessa cosa), mi scaldo con Mimmo, non si può rigettare un dogma “de fide” della Chiesa Cattolica, definito, e te lo dimostro subito, da diversi veri Concili dogmatici secondo il quale il “peccato” di Adamo ed Eva ha fatto perdere la Grazia santificante attraverso il “Peccato Originale”, per cui questo alberga in ogni anima non battezzata. “E poi, caro Mimmo, guarda che questo cardinale è un ignorante e dei peggiori, poiché finto ignorante, perché questo insegnamento fu codificato nel XVI Concilio di Cartagine nel 418, dal Secondo Concilio di Lione nel 1274, nel Concilio di Firenze nel 1436-1445,….; nel 1546, nel Concilio di Trento. Per chi volesse contestare, come i parroci di Mimmo o della povera sprovveduta Angelica, consiglio di riaprire il Denzinger (lo facciano però ben spolverare, mi raccomando!) al num. 410 – lettera di Innocenzo III all’Arcivescovo di Arles -, al num. 796 (definizione del Concilio di Trento) “dopo l’annunzio del Vangelo questo passaggio [allo stato di grazia] non può avvenire senza il lavacro della rigenerazione o senza il desiderio di esso”, ed infine al n. 1526, ove è riportata la bolla di Pio VI “Auctorem Fidei” del 28 agosto 1794. Ma questa, mi consenta direttore, la voglio proprio ricordare a lei e ai suoi cari lettori, per fugare ogni dubbio, eccola: “Della pena di quelli che muoiono col solo peccato originale. Del Battesimo, § 3. XXVI. [È condannata come falsa, temeraria, ingiuriosa per le scuole cattoliche] la dottrina che rigetta come una favola Pelagiana quel luogo dell’Inferno (che i fedeli comunemente chiamano Limbo dei fanciulli) nel quale le anime di coloro che muoiono con la sola colpa originale sono puniti con la pena del danno [privazione della visione di Dio], senza la pena del fuoco, come se, ammettendone l’esistenza ed escludendone la pena del fuoco, per questo stesso si ammettesse un luogo ed uno stato di mezzo, privo di colpa e di pena, fra il Regno di Dio e la dannazione eterna, come favoleggiavano i Pelagiani. [Cfr. Denzinger, Enchiridion Symbolorum, n. 1526]. Mimmo ed Angelica, aprite il Vangelo, e con questo rispondete a chi vuole ingannarvi coscientemente o meno, ma sempre colpevolmente!! Dite loro che sono falsi, temerari, ingiuriosi. “Nessuno, se non rinasce per acqua e Spirito Santo, può entrare nel Regno di Dio” (Jo. III, 5), che – ha precisato la Chiesa contro i sofismi dei pelagiani e dei modernisti apostati – è la vita eterna e quindi la visione beatifica. Si vadano a leggere, questi soloni modernisti, quelli della società dei M.A.M. [lo zio Pierre, pittorescamente indicava quelli del conciliabolo da lui definito il vat’inganno, come Marrani, Apostati, Modernisti, quindi M.A.M. Che soggetto!]. San Gregorio Nazianzeno (In sanctum Baptisma n. 23, PG, t.36, col. 390) e San Gregorio di Nissa (De infantibus qui premature moriuntur, PG, t. 46, col. 177, 180), gli scolastici Sant’Anselmo di Canterbury, Ugo di San Vittore, Pietro Abelardo, e se non hanno i testi (visto che le loro biblioteche sono piene solo di luridume, ciarpame e sterco modernista), che almeno ricordino S. Agostino: “Chiunque dica che saranno vivificati in Cristo anche i bambini che muoiono senza aver partecipato al suo Sacramento certamente contraddice la predicazione apostolica e condanna tutta la Chiesa, dove ci si affretta a battezzare i bambini perché indubbiamente si crede che essi non possano con nessun altro mezzo essere vivificati in Cristo”. (Epist. CLXVI, cap. VII, n. 21, ed. Migne), ed ancora: “Se vuoi essere cattolico, non credere, non dire, né insegnare che i bambini morti senza Battesimo possano ottenere la remissione del peccato originale” (De anima et eius origine, lib. III, cap.9). Caro direttore ce ne sarebbe per giornate intere di citazioni, ma voglio limitarmi a citare il “mio” Papa, l’è-un-genio Pacelli, Pio XII, che ha parlato dell’argomento ancora il 29 ottobre del 1951: “non vi è altro mezzo [che il Battesimo di acqua] per comunicare questa vita [soprannaturale] al bambino, che non ha ancora l’uso della ragione”, con buona pace di tutti i novatori, usurpatori, agnelli travestiti, volponi illuminati e gattoni della pampa. Per concludere, dico all’allibita Angelica ed al divenuto furente Mimmo: “La negazione del Limbo è di una  gravità smisurata, poiché i princìpi da cui deriva sono smisuratamente falsi” (naturalismo, panteismo, “Cristo cosmico”, diritto alla grazia da parte della natura: gnosticismo puro, e la gnosi si sa, è la dottrina di satana!), errori tutti già confutati e condannati, ma oggi riproposti a noi dalla banda dei … “soliti noti”, quelli appunto del M.A.M. . Vedrà, direttore, questo cardinale “marrano” per i suoi “meriti e servigi resi al modernismo” sarà anche fatto “papa” (attento, non “Papa”!), o meglio ancora “pap’occhio” … ed io chiedo a Mimmo: “… ma secondo te, uno che pecca contro lo Spirito Santo (impugnare la verità conosciuta e definita dal Magistero irreformabile della Chiesa, oltre che dalla Tradizione e dalla Sacra Scrittura – “non contraddire alla verità, ma vergognati della tua ignoranza”: Sir. IV-25), peccato che Gesù, nel Vangelo, ci assicura non essere perdonato né in cielo né in terra (ad es. in S. Matt. XIV,31-32), potrà mai essere un Papa, la voce di Cristo in terra, assistito dallo Spirito Santo, o non piuttosto il vicariuccio dell’anticristo? Con questo interrogativo amletico, (ai teologi l’ardua “banale” sentenza!), saluto Angelica e le sua piccola, deliziosa bimba, che intanto comincia a frignare per la fame. Caro direttore, adesso la saluto e se ha un poco di tempo passi, lei con i suoi lettori, a mangiare i confetti del Battesimo della piccola Pia (chiamata così in omaggio al “mio” Papa, Eugenio Pacelli, S.S. Pio XII), fatta rapidamente battezzare da un parroco imbarazzato ed esterrefatto dalla determinazione di Angelica. Intanto ne sgranocchio uno io … oh sono proprio buoni!! (… ah se mi vedesse Genoveffa, mia moglie!… ma non glielo dica se la vede, la prego! Grazie). L’aspetto per i confetti, venga ne vale la pena, non è peccato di gola ma un augurio affettuoso di santità alla bimba.! Alla prossima, suo nonno Basilio.

Lo strana sindrome di nonno Basilio: 29

Lo strana sindrome di nonno Basilio 29

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     Esimio direttore, eccomi ancora alla sua cortese attenzione per renderla partecipe delle mie strane vicende che si susseguono ininterrottamente creandomi non poche perplessità che voglio sottoporre a lei perché possa aiutarmi, magari con la collaborazione di qualche suo lettore, a dipanare una matassa sempre più complicata. Mi trovavo nel mio studiolo con nelle mani la mia “Vulgata”, la Bibbia tradotta da S. Girolamo in latino ed approvata solennemente dal Concilio Tridentino, l’unica della quale mi fido, viste le recenti “papocchiate” ecumeniche, zeppe di errori teologici e sviste di ogni genere, letterali, grammaticali ed interpretative ad uso e consumo postconciliare, spesso ridicole e fuorvianti nell’emulare le libere fantasie protestanti. Leggevo per la cronaca il terzo capitolo del Deuteronomio, al versetto 11: “solus quippe Og rex Basan restiterat de stirpe gigantum monstratur lectus ejus ferreus qui est in Rabbath filiorum Ammon novem cubitos habens longitudinis et quattuor latitudinis ad mensuram cubiti virilis manus” (perché Og, re di Basan, era rimasto l’unico superstite della stirpe dei giganti (i refaim). Ecco, il suo letto, un letto di ferro, non è forse a Rabbath degli Ammoniti? Ha nove cubiti di longitudine e quattro di latitudine, secondo il cubito di un uomo). Nella Bibbia vernacolare attuale, non c’è il riferimento ai quattro cubiti di longitudine, (chissà perché le menti eccelse che l’hanno tradotta nella versione CEI l’hanno omessa?… un altro mistero ecumenico?). La cosa mi appassiona, (io sono un tipo curioso, penso che se ne sia già accorto …), e vado a controllare il testo ebraico e, come dice S. Agostino quando c’è qualche cosa che non convince, a consultare il testo greco dei “Settanta”, e trovo in entrambi i casi l’espressione ben tradotta da S. Gerolamo. Ora mi chiedo, che bisogno c’era di precisare questo particolare, apparentemente insignificante, circa le dimensioni di un letto di ferro di un re peraltro sconosciuto e di scarso interesse storico e teologico? E data la mia curiosità, vado a documentarmi subito sul “cubito” sulla mia inseparabile “Enciclopedia cattolica”, che non mi tradisce mai, un’opera ineguagliabile per chiarezza e dottrina, monumento alla verità, di cui i “modernisti” … ed i falsi tradizionalisti, per non essere colti in fallo, impediscono la ristampa e tengono ben occultati i pochi esemplari esistenti nei bassi delle biblioteche diocesane, come mi dice sempre mia nipote Caterna, una ragazza che di me ha ereditato la curiosità e la tenacia nella ricerca (… modestamente … mi perdoni la auto-sviolinata!). Alla colonna 1032 del III volume, leggo che il cubito ebraico (‘ammah) comune era di 6 palmi e 24 dita (458 mm.), mentre per le costruzioni sacre si usava il cubito grande di 7 palmi che corrispondeva a 525-530 mm.; analogo riferimento alle misure in cubiti si trova nei capitoli 40 e 43 di Ezechiele. Questo significa quindi che questo letto di ferro, misurava (mi faccio aiutare dalla mia calcolatrice … sa, l’età e la mia squassata memoria potrebbe fare brutti scherzi …!): 2 metri e 10 cm. in larghezza e 4 metri 70 cm. in altezza. Così soddisfatta la mia curiosità sfoglio un po’ a caso questo terzo volume della citata Enciclopedia, e l’occhio cade sulla colonna 955: “dimensioni della croce” ove si dice tra l’altro che la croce usata nella crocifissione per un uomo di 1 metro e 70 cm. di altezza, era alta “complessivamente” 4 metri e ½. Resto sbigottito!, direttore … ma questa è la misura longitudinale del letto di Gog re di Basan, e si intuisce che anche l’altra misura si adatta bene alle dimensioni di un uomo crocifisso di circa 1 metro e 80; ovverosia le misure riportate nel testo del Deuteronomio sono quelle della croce di Cristo, letto durissimo, altro che ferro, sul quale ha patito ed è morto Nostro Signore Gesù Cristo. Nel Pentateuco, quindi, già erano state già fissate, millenni prima, le misure del patibolo del Messia, di modo che, ed in particolare il popolo eletto, si potesse riconoscere facilmente il proprio Salvatore e Re, così come Pilato aveva fatto scrivere sulla croce, le cui dimensioni sono esattamente quelle del letto di ferro minuziosamente riportate. Come è allora possibile che proprio chi possedeva le chiavi appropriate per la comprensione del mistero redentivo, non abbia e non voglia nemmeno oggi comprendere la verità, alla quale invece cerca ostinatamente di resistere opponendo un rifiuto incoerente, cocciuto, assurdo, che sfida apertamente Dio e tutta la tradizione mosaica dell’antica e vera Sinagoga? Pensi, caro direttore, che si arriva oggi finanche a negare la lettura del capitolo LIII di Isaia, tacciandolo di esoterismo (!?!), per cui nella lettura dei sacri testi si salta dal capitolo 52 al 54 omettendo il capitolo in cui, tanto per ricordarlo a qualche lettore distratto, si legge: “Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci da’ salvezza si è abbattuto su di Lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti”. (Isaia LIII,5). Ma chi è allora, mi, e le chiedo, “Chi ci ha guarito con le sue piaghe?” Noi Cristiani lo sappiamo molto bene, a differenza di quelli che ci perseguitano a causa della “croce di Cristo”. Il mio pensiero va subito a San Paolo, che in un impeto di gioia, impeto che ci dovrebbe accomunare tutti, esplode in “Galati VI” nel celeberrimo versetto 14: “Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo”. In questo momento arriva Mimmo, mio nipote, che mi chiede come mai sia diventato rosso come un pomodoro! “Mimmo, ma è la croce di Cristo che mi infiamma! Vedi, caro nipote, è la Croce che dà forma alla Chiesa, lo spargimento del Sangue di Nostro Signore, con la sua morte in Croce, costituisce la causa meritoria della nostra salvezza eterna. È dalla Croce che ci viene ogni beneficio spirituale, ogni grazia e l’efficacia dei Sacramenti. Per questa ragione, la Chiesa, da sempre, ha voluto esaltare il Crocifisso, offrendolo continuamente alla contemplazione dei suoi fedeli. Dunque, tutta la spiritualità cattolica è basata sulla Croce! Ma Gesù Cristo crocifisso non è solo la causa meritoria della nostra Redenzione, Egli è anche la causa esemplare della nostra vita. Egli è obbligatoriamente modello per ogni anima che vuole salvarsi e santificarsi. Togliere dai nostri occhi il Crocifisso significa perdere il senso del dolore, significa perdere il senso della vita. Ecco perché il Crocifisso, forma simbolica della nostra Religione, ha improntato la stessa “pianta” della chiesa, racchiudendo in essa un universo simbolico che ha conferito al suo edificio il carattere di luogo sacro”. E mi sovviene l’insegnamento dello zio Tommaso, che si intendeva anche di un po’ di architettura sacra, com’è logico per un ministro della Chiesa di Cristo; ci ricordava che“tra l’VIII e il XI secolo si impose, nell’edilizia ecclesiastica occidentale, la pianta a forma di croce (croce “latina”, cioè con assi di lunghezza diversa), che riprendeva la forma simbolica per eccellenza della Religione cristiana. Il braccio corto della croce (transetto) distingue nettamente il presbiterio dalla navata centrale” .Egli ci ricordava spesso che nella maggior parte delle “piante” delle chiese del Medio Evo, dal XI al XIV secolo, si osserva che l’asse della navata e quello del Coro formano una linea spezzata al transetto. È un simbolismo commovente; è un atto di fede sublime agli occhi di un architetto cristiano!” “Ma che volevano veramente gli architetti di quei tempi di Fede?” mi chiede il povero Mimmo, la cui cultura in materia è molto scarsa … “Ma è ovvio – rispondo – innalzare Basiliche, Templi, ove poter rinnovare degnamente il “Sacrificio” della Messa, memoriale vivente del Sacrificio di Cristo sul Calvario. Per questo, volevano ricordare la Vittima del Golgota, attaccata alla Croce. Ed ecco là, la Croce, sola, immensa, la navata e il transetto rappresentare il corpo e le braccia allargate. L’altare centrale rappresenta la testa augusta del Dio immolato, e le cappelle, a raggiera attorno all’abside, formano la corona gloriosa che cinge la fronte del Salvatore del mondo. Memori, poi, che l’Evangelista ha scritto che Gesù “inclinato capite, tradidit spiritum” (inclinato il capo, rese il Suo Spirito), i costruttori di cattedrali hanno volontariamente inclinato il coro sulle braccia del transetto e la testa verso le spalle”. Ecco perché entrando in una chiesa antica ci si sente immediatamente immersi in un’atmosfera spirituale che innalza l’animo a Dio Trino. In questo frangente entra pure Caterina, che sentendoci parlare di crocefisso dice: “Che ne pensi nonno di questa sentenza di un tribunale padano che per mantenere il crocifisso nelle aule scolastiche afferma: “Non si può pensare al crocifisso esposto nelle aule scolastiche come ad una suppellettile, oggetto di arredo, e neppure come ad un oggetto di culto; si deve pensare piuttosto come ad un simbolo idoneo ad esprimere l’elevato fondamento dei valori civili sopra richiamati, che sono poi i valori che delineano la laicità nell’attuale ordinamento dello stato.” “Ne deriverebbe allora che, nientemeno, il Crocifisso può essere esposto nelle aule scolastiche in quanto simbolo della “laicità?” Direttore, ma io resto sconcertato, come è possibile tale ipocrisia? Leggo e vedo che tutta la sentenza è argomentata in questo modo, così che il Crocifisso deve restare al proprio posto, non perché non si può imporre alla maggioranza dei Cattolici presenti in aula e a scuola un punto di vista esclusivo e di parte, non perché si offende la sensibilità religiosa dei Cattolici, non perché il Crocifisso è “il” simbolo dei cristiani, non perché la pretesa di rimozione addotta è blasfema: ma perché,- ascolti bene – in uno Stato laico, il Crocifisso èsimbolo idoneo ad esprimere l’elevato fondamento dei valori civili sopra richiamati, che sono i valori che delineano la laicità nell’attuale ordinamento dello Stato.” Ed è tale ancor di più, sembra, proprio per la sua presenza nelle aule scolastiche! E senti questa, dice ancora Caterina, l’UNESCO, vuole inserire il crocifisso nel patrimonio dell’umanità! … come le pietre disastrate degli antichi monumenti, gli edifici diroccati del paganesimo più abietto, amenità turistiche varie, luoghi caratteristici di eventi storici … “Incredibile, inaccettabile, ma stiamo scherzando? – sbotta Caterina all’improvviso, presa quasi da un raptus di zelo ardente … E basta! Non se ne può più di questi trucchi imposti dalle conventicole giudaizzanti, sostenute vigliaccamente dagli adepti ipocriti della quinta colonna di una gerarchia ridicola ed oramai ampiamente discreditata! Basta con l’offesa alla Religione Cattolica! Basta con l’equiparazione di Cristo ad un qualsiasi politicante moderno, a quattro pietre diroccate, a qualche barbaro di storica memoria! Basta con la riduzione al minimo di ogni sacrosanto sentire dei credenti!  Di questo “crocifisso” con la lettera minuscola, mantenuto a scuola per fare da sostegno alla massoneggiante Costituzione della Repubblica Italiana oramai diluita in una delle unioni che confluiranno nell’ordine mondiale dittatoriale planetario [questa poi l’avrà presa dallo zio Pierre, … si capisce, no?], si, quella che ha come vessillo il satanico pentacolo in una ruota dentata, di questo simbolo messo lì per dileggio, non ce ne importa niente! Tenetevelo, egregi signori, mettetelo pure tra le tante ridicole idiozie del patrimonio dell’umanità, di quell’umanità dominata dal “signore dell’universo”, dallo spirito malvagio del “principe di questo mondo”. “E non pensino, caro direttore, aggiungo io, di poterci prendere per i fondelli con trucchi del genere!” – Noi gridiamo: “… e no, noi non ci stiamo!”, No ai “nemici di tutti gli uomini” ed ai loro lecchini sciocchi, che quando non serviranno più saranno buttati nella fogna, ai “decorati” con medaglioni e grembiulini colorati, imboscati in ridicole conventicole, … no ai pastori infingardi, finti e marrani che non si curano del gregge, anzi lo divorano con avidità!! Lo comprendiamo bene: questi reprobi delle razza degli ofidi, quando vedono il crocifisso, dai loro geni, dai cromosomi di tutte le loro cellule si ravviva la memoria del “… non costui, ma Barabba!…crocifiggilo, crocifiggilo” e del “… il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli” (Matth. XXVII-25) … e il dolore della loro anima è intenso, insopportabile, insopprimibile, incurabile! E allora, direttore, suggeriamo loro l’unica terapia efficace: “Le parole che i vostri padri hanno pronunciato: «Sanguis ejus super nos et super filios nostros», ripetetele anche voi, però non in tono di sfida audace come duemila anni fa, ma con un rispetto religioso; con tutta la fiducia che si deve alla misericordia divina, e vedrete compirsi la profezia di Zaccaria…:“Effonderò sulla casa di David e sugli abitanti di Gerusalemme lo spirito di misericordia e di preghiera: Allora ESSI MIRERANNO A COLUI CHE HANNO TRAFITTO e faranno su di Lui il lamento che si fa per la morte di un figlio unico… In quel tempo invocherà il mio nome ed io lo esaudirò… Allora MI CHIAMERANNO COL MIO NOME… IL SIGNORE È MIO DIO!” (Zacc. XII,10 e XIII,9)». La mia pressione è alle stelle, la lascio: saluti vivissimi da tutti noi!

 

Omelia della Domenica IX dopo Pentecoste

Omelia della Domenica IX dopo Pentecoste

[Del canonico G. B. Musso – Seconda edizione napoletana, Vol. II -1851-]

[Vangelo sec. S. Luca XIX, 41-47]

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-Anima in peccato-

“Infelice Gerusalemme (cosi lagrimando dicea Gesù-Cristo in vista di quella sciagurata città, come ci narra l’odierna evangelica storia) Gerusalemme infelice! Buon per te, se conoscessi in questo tuo giorno l’amorevole visita, che ti fa Colui che è mandato per la tua salvezza; ma tu hai sugli occhi e sul cuore un velame di cecità e di perfidia, che non ti lascia vedere il presente tuo stato, né lo stato peggiore, a cui fra non molto sarai ridotta, quando i nemici tuoi si stringeranno intorno con assedio sì fiero, che ti ridurranno all’ultimo sterminio, fino a non lasciare di te pietra sopra pietra”. – Queste divine minacce ben si possono rivolgere ad un’altra e mistica Gerusalemme, cioè all’anima di coloro che trovansi in istato di colpa mortale. Essi per lo più non conoscono né il misero loro stato presente, né il pericolo di un peggiore stato avvenire. Sono essi da un denso velo avvolti nella mente e nel cuore, onde non vedono né il loro male presente, né il rischio di un estremo male futuro. A rimuovere questo velo fatale io dico che un’anima rea di grave peccato ella è in istato di spiritual morte ciò che vedremo da prima, ella è in pericolo di eterna morte, ciò che vedremo dapprima se mi favorite di attenzione cortese.

  1. I. Anima in grave peccato, anima morta. Adamo, vedi tu quest’albero? In segno di mio dominio e di tua ubbidienza non ne gu Che se avrai l’ardimento di rompere quest’unico mio precetto, in quel giorno stesso sarai colto da certa morte: “In quocumque die comederis ex eo, morte morieris” (Gen. II, 17). Così al nostro primo padre Iddio Creatore. Mangia Adamo il vietato pomo e non muore: come si avvera la divina minaccia? Si avvera, risponde S. Agostino, in doppio modo (2Tract. 47 in Joan.). Adamo pria immortale, resta in quell’istante di sua trasgressione soggetto alla morte, e ciò riguardo al corpo. Muore al tempo stesso di più funesta morte, e ciò riguardo all’anima. Che cosa è morte? prosegue il santo Dottore: è la separazione dell’anima dal proprio corpo (De Civ. Dei lib. 13, c. 2). Ora siccome la vita del corpo è l’anima che l’informa; così la vita dell’anima è Dio che la vivifica. Divisa l’anima dal corpo, ecco la natural morte. Diviso per lo peccato Iddio dall’anima, ecco la morte spirituale. – A questa spiritual morte volle alludere il Signore, allorché dopo la caduta di Adamo discese nel terrestre paradiso, si fece così a chiamarlo, ed a compiangerlo, “Adam … ubi es” (Gen. III, 9)? E dir volle, secondo il prelodato S. Agostino, “o Adamo, a quale stato deplorabile ti sei ridotto? Tu, creato nell’originale giustizia, tu dotato della santificante grazia, tu ricco per tanti doni, ora pel tuo delitto di lutto spogliato, morto alla mia grazia, sei divenuto agli occhi miei oggetto di abominazione più che un verminoso cadavere”. – Tal è lo stato luttuoso, a cui il peccator si riduce talvolta per un vile interesse, per un immondo piacere, per uno sfogo di brutale passione. Una goccia di mele, può dir di sé stesso, mi è costata la vita; “gustans gustavi… paululum mellis, et ecce morior” (1 Reg. XIV, 43). Oh Dio! A quanti dirsi potrebbe ciò che nel divino Apocalisse fu detto a quel vescovo, “nomen habes quod vivas et mortuus es” (III, 1). Voi siete vivo, vegeto, sano, robusto, “nomen habes quod vivas”, ma portate in seno un’anima morta, “sed mortuus es”. – Ma questo non è il tutto. Muore pel grave peccato insieme coll’anima ogni opera buona, ogni merito acquistato. A ciò comprendere più chiaramente rammentate quel che dell’anime prevaricatrici scrive l’apostolo S.Taddeo nella sua epistola Cattolica. Chiama egli quell’anime: alberi autunnali due volte morti, “arbores autumnales, eradicatae , bis mortuae” (V, 12). Avrete forse veduto sul cominciar dell’autunno un albero carico di frutti non ancor giunti a maturità; quando un turbine procelloso gli si aggira d’intorno, lo stravolge, lo schianta fin dall’ime radici, e lo distende sul campo. Quest’albero è due volte morto; morto perché dalla radice non può più trar l’umor vitale, morto perché non può più maturare i suoi pomi, i quali per mancanza di alimento cadono disseccati sul terreno. Tanto avviene ad un’anima colpita da grave peccato; perde colla vita di grazia il frutto di tutte le precedenti sue opere buone. Avesse acquistati tutt’i meriti de confessori, delle vergini, de’ martiri, degli Apostoli, di tutti i beati del cielo, resta di tutti onninamente spogliata. “Omnes iustitiae eius, quas fecerat, non recordabitur(Ezech. XIII, 24). – Alla vista di tanta perdita, alla considerazione di questa doppia morte chi vi è che si risenta, che si commuova? “Io mi aggiro talvolta (diceva S. Giovanni Crisostomo al popolo Antiocheno) talvolta mi aggiro per le vostre contrade, e mi accade sentire da qualche casa uscir un mischio di pianti, di sospiri, di gemiti e di clamori, volgo il piede verso la casa rimbombante di tanti lamenti, ascendo le scale, ed ecco m’incontro in un cadavere, intorno a cui piangono inconsolabili i congiunti, i familiari, gli amici: chi singhiozza, chi urla, chi si dibatte, chi si strappa i capelli. Ah, miei figliuoli, esclamo allora, piangete pure la perdita, piangete la morte di un vostro caro, ben ne avete ragione. Si concede in questi casi funesti un moderato sfogo alla natura e al vostro dolore, ma di grazia per il ben che vi voglio, per l’amor che vi porto, permettetemi che io vi mostri un oggetto assai più meritevole del vostro pianto. Se voi per lo peccato siete in disgrazia di Dio, l’anima vostra è morta a Dio, alla sua grazia, alla sua amicizia: è questa la morte che più di ogni altra merita le vostre lacrime. Ma ohimè! che al sentir questa morte, morte degna di eterno pianto, io vi veggio stupidi, insensibili, indifferenti. O miei figli, o santa fede! Possibile, che per un defunto, che pur una volta doveva cessar di vivere, siete inconsolabili, e per la morte della vostr’anima immortale ed eterna non versiate una lacrima, non alziate un sospiro! Tanta commozione ed ambascia per un corpo fatto cadavere, e tanta indolenza e freddezza per un’anima resa per il mortale peccato a condizione più luttuosa di mille fetenti cadaveri, o miei figliuoli, o santa fede ! che cecità ella è mai questa? – Ma tutto qui finisce. Un’anima rea di grave delitto non solo è in istato di spiritual morte, ma essa è in pericolo di eterna morte. Ritorniamo a quella casa di lutto, ove ci ha condotti il Crisostomo. Io veggio uscir dalle sue porte collocato in un feretro il compianto defunto. Figli, così dunque lasciate portar via l’amato genitore? Egli è morto, voi mi rispondete. Consorte, come soffrite che vi sia tolto dagli occhi il fido vostro compagno? Egli è morto. E voi congiunti, domestici, amici. .. Egli è morto. E che volete voi dirmi con questo tanto ripetere: “egli è morto” ? Vogliam dire che un cadavere chiama il sepolcro, che chi più non vive sopra la terra, deve andare sotterra; ho inteso: per chi è morto “solum superest sepulchrum” (Giob. XVII). Così è, non deve funestare i vivi chi è nel numero de’ morti. Il suo luogo è la tomba: è questa la pratica di tutt’i secoli. Ditemi ora, fratelli carissimi, se l’anima vostra, che Dio non voglia, fosse morta per grave peccato, a qual luogo sarebbe essa destinata? Non rispondete? Morta che ella è, anch’essa chiama il suo sepolcro. E qual è il sepolcro di un’anima rea, di un’anima morta? Egli è l’inferno. Così affermò Gesù Cristo quando parlò dell’Epulone, “mortuus est… dives, et sepultus est in inferno” ( Luc. XVIII, 22). Trapassato che fu quel ricco malvagio sarà stato per avventura il suo corpo collocato da suo pari in qualche superbo mausoleo; ma l’anima sua fu sepolta nell’abisso infernale, “sepultus est in inferno”. Ecco la tomba che sta aspettando ogni anima peccatrice. – S’è così, e perché, voi ripigliate, un’anima morta non vien tosto colà giù seppellita? E perché, vi rispondo, un corpo morto nol mandate subito dal letto al sepolcro? Perché dopo un giusto contristamento degli addolorati congiunti convien comporlo in casa, esporlo poscia in Chiesa, e dar tempo che si compiano intorno ad esso le sacre ecclesiastiche cerimonie. E costume di tutte le nazioni incivilite di lasciar sopra terra i defunti per uno o più giorni secondo gli usi, le circostanze, o le qualità del soggetto. Dite altrettanto riguardo ad un’anima nel suo stato di morte. Chiama ella il suo sepolcro, cioè l’inferno; ma Iddio pietoso mosso dalle preghiere della Chiesa, dall’intercessione de’ Santi, e dalle viscere della sua misericordia, più che al castigo propende al perdono, differisce il suo destino, accorda tempo, aspetta che si ravveda, che apra gli occhi sul suo pericolo, che si adopri, che chieda aiuto per tornare in vita; e a questo fine, con una pazienza tutta propria, dice S. Agostino, di un Dio Onnipotente, con un amore tutto diretto a salvarla, indugia, ritarda per mesi, per anni a seppellirla nell’ abisso. Guai però per chi non si profitta di quest’indugio, guai per chi si abusa del tempo concesso pel suo ravvedimento! – Potrà’ dire di sè quest’infelice: Si sustinuero, infernus domus mea est”. (Giob. XVII) . Se io continuo in questo stato di morte, se non tronco quell’amicizia, se non abbandono quella pratica, se non dismetto quel giuoco, se non restituisco l’altrui roba, se non riparo l’altrui fama, in una parola, se non lascio il peccato, “si sustinuero”, la mia tomba, la mia abitazione perpetua sarà l’inferno; “si sustinuero infernus domus mea est”. – Che facciam dunque, peccatori miei cari? Vogliam persistere in questo luttuosissimo stato di morte con evidente pericolo di morte sempiterna? Ah! no, diamo ascolto alla voce di Dio, ai richiami della nostra coscienza, agli amorevoli inviti dell’apostolo Paolo, che a me peccatore e a ciascuno di voi così va dicendo: “O cristiano fratello, tu sei sepolto in un sonno letargico, tu sei morto a Dio e alla sua grazia; via su, svegliati in questo istante, apri gli occhi alla luce, sorgi da morte, che Gesù Cristo ti stende la mano, e di figlio che sei delle tenebre, ti cangerà in figlio di luce: “Surge qui dormis, et exurge a mortuis, et illuminabit te Christus” (Ephes. V, 14). Lo so, per la nostra spirituale risurrezione, ci vuole un miracolo della divina onnipotente destra, maggior di quel che si richiede a risuscitare un morto; miracolo ch’è pronto a farlo Iddio pietoso. Passa però questa differenza tra la vivificazione di un corpo, e la vivificazione di un’anima: che il corpo nulla può contribuire al proprio risorgimento; l’anima però, tuttoché morta, è sempre fornita del libero arbitrio, non è in essa estinto il lume della fede, non è insensibile ai pungoli della sinderesi, non è priva di qualche naturale virtù; onde assistita dalla grazia, che sempre è pronta a porgerle Aiuto, può e deve concorrere al suo risorgimento. – Mezzo efficacissimo a questo risorgimento, è l’umile e fervorosa preghiera; e perciò a voi rivolto, mio pietoso Signore, vi prego più col cuore che colle labbra, a dar la vita a chi n’è privo. Forse io son quello; ma deh! Voi fatemi penetrare alla mente un raggio di viva luce, acciò non mi addormenti in un sonno mortifero, per cui il mio nemico, il demonio si vanti di avermi vinto e perduto. “Illumina oculos meos ne unquam obdormiam in morte, ne quando dicat inimicus meus: preavalui adversus eum” (Ps, XII,4) .

La strana sindrome di nonno Basilio: 27

nonno

  “Domine exaudi orationem meam” …. ah mi perdoni, caro direttore, ma queste celebri parole dai salmi tenitenziali CI e CXLII, risuonano nella mia mente nel momento in cui mi accingo a scriverle questa mia ennesima missiva. Come lei certamente saprà il celeberrimo salmo CI è uno dei 7 salmi cosiddetti “penitenziali”, Salmi messianici che evocano la Passione di N. S. Gesù Cristo e che per noi costituiscono un momento di riflessione e di preghiera intensa nel riconoscerci peccatori bisognosi della pietà divina; tra essi ci sono pure il “Miserere mei” [che non è una canzonetta di un energumeno], il “De Profundis” ed altri che sono abbondantemente citati, interi o con versetti sparsi, nelle orazioni liturgiche, almeno in quelle che io ricordo come cattoliche (visto che tante cose, mi dicono, sono cambiate, e stanno ulteriormente cambiando … ma, le chiedo direttore, non dice il salmo CXVI “veritas Domini manet in aeternum?”(la verità di Dio è eterna, immutabile)… mica lo hanno cancellato dalla Bibbia … o no?!?, visto che sono capaci di tutto oramai …). Al versetto 7 leggo:   “Sono simile al pellicano del deserto”… eccolo: il “pellicano” … ma è lo stesso del “Adoro Te devote”, canto eucaristico per eccellenza (sapesse quante volte lo abbiamo cantato alla Messa con lo zio Tommaso!), in cui una strofa dice appunto “Pie pellicane, Jesu Domine…”. Ma anche il sommo poeta, che per tanti aspetti “strani” evoca miti rosacrociani e gnostici, ammantati da malcelati tomismi, nel descrivere in modo sublime la figura di S. Giovanni Apostolo nel Paradiso (XXV-113), scrive: “Questi è colui che giacque sopra ‘l petto del nostro pellicano, e questi fue di su la croce al grande officio eletto”. Pensi che già il profeta Isaia (XXXIV, 11) era ricorso all’immagine di questo curioso animale nel prendere dimora nel deserto e tra le rovine (…del paganesimo e oggi -aggiungo- del modernismo … speriamo quanto prima!). Il pellicano quindi simboleggia il Cristo che dona il proprio Corpo come cibo, e il proprio Sangue come bevanda durante l’ultima cena. La ragione (lo ricordo brevemente a me stesso ed a qualche distratto lettore) è legata ad una antica leggenda secondo la quale questo uccello nutriva i suoi piccoli con la propria carne ed il proprio sangue, ed in effetti è curioso come questo uccello marino trattenga il cibo pescato in una sacca che ha sotto il becco e, giunto al nido, nutre i piccoli con esso curvandolo verso il petto per estrarne i pesciolini. Gli antichi, erroneamente, pensarono che l’animale si lacerasse le carni per farne uscire il sangue con cui nutrire i piccoli pellicani affamati. Per questo, il pellicano è divenuto poi il simbolo dell’abnegazione con cui si amano i figli divenendo l’allegoria del supremo Sacrificio di Cristo, salito sulla Croce e trafitto al costato da cui sgorgarono il Sangue e l’Acqua, fonte di vita per la salvezza degli uomini. Ecco perché esso compare spesso scolpito in molti altari antichi e ricamato sulla pianeta dei sacerdoti … ed infatti ricordo che lo zio Tommaso ne possedesse una con questo strano uccello che noi ragazzacci dell’epoca chiamavamo irreverentemente e con somma ignoranza “cornacchia”. Di questo simbolo ne hanno approfittato anche associazioni di reprobi, come i sedicenti “rosacrociani”, abilissimi nel travisare i simboli cristiani per apparire fraudolentemente cattolici osservanti ed irreprensibili, a guisa dei marrani … ne abbiamo avuti esempi “eccellenti” in uomini politici ai massimi livelli, in maestri della finanza, finanche in ambienti clericali, a detta dello zio Pierre! Simbolo massonico del 18° grado del Rito Scozzese A. A., quello che nelle agapi massoniche sacrifica, uccidendolo, un agnello per offrirlo a lucifero, “dio dell’universo”, è passato anche nella bandiera dello Stato americano della Lousiana, non saprei se per motivi chiari od occulti … boh!! Fatto sta che gli aderenti delle conventicole di varie obbedienze travisano o invertono la simbologia del pellicano facendone effige della lotta a Dio e dell’autoaffermazione dell’uomo, ma nulla hanno inventato se non il rifiuto ed il disprezzo rabbioso verso il simbolo cristiano per eccellenza: la “croce”. Mimmo, mio nipote, che è venuto a trovarmi ed è arrivato proprio in questo momento, rimane un po’ perplesso e sorpreso quando gli dico quasi a bruciapelo: “caro Mimmo, lo conosci il saluto alla croce di S. Paolino da Nola?” – “… Ma nonno sei il solito nostalgico, pensa un po’ anche alle cose attuali!” “Ma certo Mimmo -rispondo senza tentennamenti e con mia somma meraviglia- la croce è sempre attuale, è sempre segno di salvezza, ieri come oggi, dai tempi degli Ebrei erranti che, per salvarsi dal morso dei serpenti, alzavano lo sguardo verso il serpente di rame fatto da Mosè, dalla croce sul Golgota, dalla quale Gesù attirava, alla lacerazione del velo del tempio, tutti i santi risorti di Israele in alto con Sé, al Crocifisso attuale delle chiese cattoliche, almeno in quelle che non Lo hanno ancora tolto di mezzo perché non consono, secondo pastoricchi oramai chiaramente senza fede ed autorità divina, al falso ecumenismo laico e massonico. Ed è dal Crocifisso essenzialmente, dal Sacrificio della Croce, che Gesù ci attira ancora a Sé che è pegno della vita eterna! La vita eterna non si conquista con il falso buonismo, caro Mimmo, con il blasfemo dialogo con gli atei, gli eretici, gli adoratori di baphomet o lasciando senza freni i capricci di una coscienza corrotta assurta a verità assoluta, eresia abbondantemente condannata da Gregorio XVI in poi [il Santo Padre Mauro Cappellari la definiva “deliramento”, pensi un po’!!] Ed ora per non superare ulteriormente il livello di guardia della mia pressione, caro nipote, ti recito (memoria permettendo) il saluto di S. Paolino alla Croce che lo zio Tommaso ci insegnava da ragazzi: “Salve, o Croce, sostegno dei giusti, luce dei cristiani. Da Te la luce vera è sorta, la notte è vinta. Tu sei l’anima della pace, che unisce gli uomini in Cristo mediatore. Sei la scala su cui l’uomo sale in cielo. Sii per noi colonna e faro, dirigi il corso della nostra barca”. Adesso arriva pure Caterina con l’apparecchio della pressione, e visto i valori, per calmarmi ulteriormente ci enuncia una bellissima poesia, che io non conoscevo, della scrittrice M. P. Mancini … sono estasiato e perciò vorrei che la conoscesse anche lei ed i suoi lettori se non la conoscono già e se mi consente! Eccola: “Braccia protese gridano al cielo/ l’aspro dolore dello spasmo antico;/Passione d’amore mossa dal gelo/ e dal maligno, di Dio nemico:/ Aspersa dal Cristo, nostro Signore,/ con effusione di purissimo sangue,/ infondi, eterna, coraggio e vigore/ al mondo che nell’ignavia langue./ T’ergi maestosa nel cuore dell’uomo/ dove, feconda generi pace;/ a Te indulge chi cerca il perdono,/ Te sola brama chi vive di Luce!/ Pietra d’intralcio sei al peccato/ scandalo e peso al trasgressore,/fonte di Bene, ma segno spregiato/ da chi rinnega Gesù Salvatore./ Schiudi le menti all’appello celeste/ che chiama i figli a conversione./ Destati alla Vita, con candida veste,/ vedremo l’alba della resurrezione!”Che ne pensa, direttore?, Bella eh! … ma ogni pensiero che riguarda la croce in realtà è meraviglioso e meravigliato, perché il Crocifisso non è solo un simbolo, ma l’inconfutabile messaggio di verità della Religione Cattolica e della falsità di tutte le altre! Questo dobbiamo urlare a squarciagola -riprendo con i miei nipoti- come dice Isaia: “clama, ne cesse” (urla senza riguardi o paure)…” ma con mia grande sorpresa sento Caterina che continua il mio pensiero, anzi lo porta a compimento: “ … la Croce amata, adorata, osannata; la Croce discussa, derisa, calpestata; la Croce evitata, dissacrata: ma cos’è la Croce per ciascuno di noi? È solo simbolo d’identità culturale o è, invece, icona dell’Amore infinito e sofferente, carezza eterna del cielo? Come collocare la Croce nel mondo oggi? La Croce di Dio con le braccia aperte ad accogliere tutti, la Croce non opera il male. La Croce è messaggio di pace, non la falsa pace dell’uomo, ma quella che solo Dio può elargire. La Croce edifica, salva; la Croce divinizza, eppure dà fastidio. La Croce è mite, silenziosa, ma produce chiasso. La Croce è ponte tra cielo e terra, eppure è rifiutata. La Croce è speranza, ma genera angoscia. La Croce è carità, eppure causa turbamento. La Croce è universale, eppure origina divisioni. Cosa deve fare ancora Dio che non abbia già fatto per questa povera, illusa umanità?” Mimmo, stranamente serio, prosegue: “La Croce è oggetto d’arredo, retaggio culturale, monile da esibire, questione sociologica; non riusciamo più a vederla con gli occhi della pietà, né sappiamo aprire il cuore ad ascoltarne la voce sommessa che esprime venti secoli di dolore e di speranza di vita eterna. Il martirio tuttora continua: nuovamente l’uomo inchioda il suo Salvatore. È vero, siamo Ciechi, guidati da ciechi, stretti in una infame tenaglia, tra modernisti e falsi tradizionalisti, e perciò sprofondiamo sempre più nell’abisso della scelleratezza, illusi dai suggerimenti del “farfariello”, come lo chiami tu, nonno: “Non serviam”, ed “Eritis sicut dii! (… ma senta, direttore, Mimmo che cita in latino, incredibile!). Eternamente piangeremo per l’ignavia, l’indifferenza, l’empietà, con in bocca l’amaro sapore del nostro razionalismo, del nostro laicismo, del nostro insulso buonismo, della falsa scienza dell’uomo che da semplice mezzo è divenuta il “fine”. Siamo soldati vili, prostituiti al compromesso, frutto velenoso di un’etica fallace, ingiusta verso il Creatore.”- “… è vero Mimmo – aggiunge Caterina- ormai conta solo l’utile umano e la speranza non è fondata sul trascendente, ma riposa nel denaro, nella politica, nel vizio esaltato nei suoi aspetti più vergognosi, assurti addirittura a “diritto”, nella forza bruta, nella capacità dell’uomo: idoli globalizzati e fatiscenti nella loro vacuità «Salviamoci da questa generazione perversa!» (Lc. XVII, 26 ss.)”. Caro direttore, lo dica pure lei ai suoi lettori, che tutti abbiamo il dovere di tutelare la nostra Religione, senza vergogna, falsi pudori, o imbecilli rispetti umani [… se ci vergogniamo di professare Cristo davanti agli uomini corrotti, … Cristo ci sconfesserà davanti al Padre giudice, e saremo condannati in eterno!]. Dobbiamo soprattutto difendere Cristo, la Croce, i Dogmi, il Magistero infallibile della Chiesa, capisaldi dello spirito che, spesso e pubblicamente, persino alla presenza di religiosi modernisti e finti tradizionalisti, consenzienti, vengono attaccati e messi in discussione, anche ricorrendo ad artifici esegetici, da miseri figuri pronti a tradire per molto meno di trenta denari o per un piatto di luride lenticchie. Mettiamo il Crocifisso in tutti gli ambienti, nelle scuole, nei tribunali, nei parlamenti, nei luoghi di sofferenza, negli ambienti di lavoro, gridiamo tutti insieme: “Christus vincit, Christus regnat, Chistus imperat” . E chiudo con un ricordo di Pio XI che, nella strepitosa enciclica “Quas primas” del 1925 scriveva, a proposito delle questioni politiche e del primato di Cristo-Re: «… Né vi è differenza tra gli Individui e il Consorzio domestico o civile, poiché gli uomini, uniti in società, non sono meno sotto la potestà di Cristo di quello che lo siano gli Uomini singoli. È LUI solo la fonte e la salute privata e pubblica. È Lui solo l’Autore della prosperità e della vera felicità, sia per i singoli cittadini sia per gli Stati. Non rifiutino, dunque, i capi delle Nazioni di prestare pubblica testimonianza di riverenza e di obbedienza all’impero di Cristo insieme coi loro Popoli, se vogliono l’incolumità del loro potere, l’incremento e il progresso della Patria. Allontanato Gesù Cristo dalle Leggi e dalla cosa pubblica, l’autorità appare, senz’altro, come derivata non da Dio ma dagli uomini, di maniera che anche il fondamento della medesima vacilla: tolta la Causa prima, non vi è ragione per cui uno debba comandare e l’altro obbedire. Da questo deriva un generale turbamento della Società, la quale non poggia più sui cardini naturali. Se, invece, gli Uomini, privatamente e in pubblico, avranno riconosciuto la sovrana potestà di Cristo, necessariamente segnalati benefici di giusta libertà, di tranquilla disciplina e di pacifica concordia pervaderanno l’intero consorzio umano. La regale dignità di Nostro Signore, come rende in qualche modo sacra l’autorità umana dei Principi e dei Capi di Stato, così nobilita i doveri dei cittadini e la loro obbedienza». Caro direttore, la saluto, e se incontra qualcuno che si interessa di politica gli riferisca, da parte di nonno Basilio, le parole di Leone XIII: «Dio solo è il vero e supremo Signore del Mondo, e a Lui debbono sottostare tutte le Creature, e servirLo, in modo tale che chiunque è investito dalla sovranità non la riceve da altri che da Dio, che è il Sovrano Universale». (Immortale Dei –Leone XIII)