LA VERGINE MARIA (8)

Il Vescovo Tihámer Toth

LA VERGINE MARIA (8)

Nihil Obstat: Dr. Andrés de Lucas, Canonico. Censore.

IMPRIMATUR: José María, Vescovo Ausiliare e Vicario Generale. Madrid, 27 giugno 1951.

CAPITOLO VIII

LA MADRE ADDOLORATA

Saggi e artisti di tutto il mondo salutano con grande gioia il giorno in cui il Re di Svezia assegna il Premio Nobel ai vincitori. Nel 1928, il premio per la letteratura fu assegnato a una scrittrice, Sigrid Undset. Il 7 dicembre era di passaggio a Stoccolma a ricevere il premio. A Oslo fu organizzata una grande festa in suo onore, ed il giorno dopo, in occasione della festa dell’Immacolata Concezione, si recò alla chiesa dei Domenicani e depose silenziosamente ai piedi dell’Addolorata la corona di alloro ricevuta la sera prima dai suoi ammiratori. Non sappiamo quante volte questa scrittrice di fama mondiale deve essersi inginocchiata davanti alla statua della Madre Addolorata. Non sappiamo quale sia il volto della Madre Addolorata su ambizioni, progetti di vita, sforzi, amore, pace. Sappiamo solo che milioni di persone che hanno guardato negli occhi della Madre del dolore, hanno trovato consolazione, e nuovo coraggio di vivere… ai piedi della Madre Addolorata! A Lei voglio dedicare questo capitolo: La Madre Addolorata! Sul sentiero della vita – un sentiero di rovi, sassoso, aspro e triste – vorrei condurre i miei lettori per far capire loro la meravigliosa influenza che il suo culto esercita sull’anima umana.

.I. Per prima cosa percorreremo il sentiero spinoso che Maria ha dovuto percorrere, perché solo così …

II. Scopriremo con chiarezza le fonti della vita che sgorgano dalla Madre Addolorata per addolcire le nostre pene.

I. MARIA SULLA VIA DEL DOLORE

Oggi, il nome che più spesso diamo a Maria è quello di “Beata Vergine”, ma con questo nome indichiamo piuttosto il suo stato attuale nei cieli e non la sua precedente vita terrena. Perché la sua vita terrena fu afflitta da tristi eventi, tanto che, tenendone conto, dobbiamo piuttosto chiamarla “Vergine Addolorata”. E questo non deve sorprenderci. Non dovrebbe meravigliarci che la corrente impetuosa della Passione di Cristo si sia manifestata così fortemente e intensamente nella Vergine Maria. Chi era così vicino a Cristo come Lei.  Lei è l’albero rigoglioso il cui fiore è Cristo, e se l’uragano ha portato via il fiore, non c’è da meravigliarsi che non lasci intatto l’albero? Non c’è da meravigliarsi se tutto ciò che Cristo ha sofferto… ha sofferto con Lui? Anche Maria? – Parliamo spesso dei sette dolori di Maria. Quali sono?

1. Il primo dolore che ha dovuto subire è stato molto prima della nascita di Cristo: voleva trascorrere tutta la sua vita nel tempio di Dio, e dovette lasciare il tempio per diventare la moglie di San Giuseppe. La decisione fu dolorosa, ma non esitò, perché anteponeva sempre la volontà del Signore ai propri desideri e progetti.

2. Il secondo dolore fu una prova ancora più difficile. All’inizio, San Giuseppe non sapeva in quale meraviglioso modo Dio volesse mandarci il suo Figlio unigenito. Guardava alla maternità di Maria e segretamente voleva ripudiarla. È facile comprendere la dolorosa ferita che questo pensiero debba aver inflitto all’anima purissima della Vergine.

3. Il dolore dell’esilio segue a Natale. La Sacra Famiglia cercava alloggio e trovò la crudeltà degli uomini… le fredde mura della stalla di Betlemme…, in inverno…, di notte…

4. Quaranta giorni dopo la nascita di Gesù ci fu la misteriosa profezia del vecchio Simeone. La Vergine Maria presenta il Bambino Gesù al tempio. E Simeone rivolge a Maria queste parole sconvolgenti: “Una spada ti trafiggerà l’anima” (Lc. II,35). Qual duri presentimenti dovevano avere le parole di Simeone nell’anima di Maria. Se un pugnale affilato trafigge la carne, se penetra in profondità nelle fibre, è doloroso, non è vero? Ma se un pugnale, una parola tagliente ferisce la nostra anima, e non solo la ferisce, ma la “trafigge”, quale orrenda sofferenza!  Le parole di Simeone hanno avuto sull’anima di Maria lo stesso effetto di un proiettile in una caccia grossa. Se non la uccide, la tormenta. Ci sono parole ed eventi – la madre che dice addio, le ultime parole del padre morente – che un uomo non potrà mai dimenticare nel corso della sua vita. Le parole di Simeone erano indimenticabili; vibravano continuamente nel cuore di Maria; quando si prendeva cura di Gesù, quando lo cullava, quando lo addormentava, sapeva sempre che lo stava preparando alla sofferenza. “Una spada trafiggerà la tua anima.” Posso immaginare la piccola casa di Nazareth: con che occhi, pieni di ansia, la Madre deve aver guardato molte volte il Bambino che cresceva! Come deve essersi sentita leggendo l’Antico Testamento o o ascoltandolo di sabato nella sinagoga, ciò che il Messia avrebbe dovuto soffrire! Come le profezie di Isaia e del salmo di Davide l’avrebbero fatta soffrire! Le profezie di Isaia ed il salmo di Davide che descrivono il Messia paziente: “Uomo dei dolori…, non è bello in apparenza, né è splendido…”, “è un verme e non uomo, il rimprovero di uomini e il rifiuto della plebe”. “Le sue ossa sono state contate”, “le sue mani e i suoi piedi sono stati perforati”…, oh, che pugnale di dolore deve aver trafitto l’anima della Vergine Maria!

5. E, nel frattempo, ha dovuto soffrire tutta l’amarezza della fuga in Egitto e tutte le privazioni di una vita in esilio.

6. Dovette poi perdere per tre giorni Gesù, quando aveva dodici anni, e dovette cercarlo con la massima ansia del suo cuore di madre. Era come una sorta di preparazione al grande addio, per la grande perdita, per il settimo dolore, alla morte di Cristo. Per essere veramente vicina a noi, doveva vivere il dolore supremo: la perdita del suo Figlio.

7. E questo fu il dolore supremo, il settimo dolore di Maria. – Alle orecchie di Maria giunse una notizia terrificante sul suo Figlio divino: Giuda lo ha tradito… Soldati rozzi e una folla immonda lo hanno catturato nell’orto… Anche Pietro lo ha rinnegato… Il popolo ruggisce ingrato: “Crocifiggilo!”… Frustate, spine… Possiamo avere un’idea di ciò che significasse per la Madre Addolorata ogni notizia che le giungeva? Si incoronava “Regina dei martiri”! Fu martirizzata, non versando il proprio sangue, ma con gli atroci tormenti della sua anima! Cristo è condannato e porta la sua croce sulle spalle. Suonano le trombe. I banditori aprono la marcia… Poi.., giovani, ragazzi… Chiodi, corda, martello, scala, cavalieri… Alla fine arriva Cristo, stanco, ferito, sanguinante, con la pesante croce sulla spalla. Ed ora, in un angolo… si svolge una scena che fa rabbrividire il sangue. Se i nemici di Cristo non fossero stati così inveterati, essi stessi si sarebbero commossi… Una parte della folla stessa è colta da un sentimento umano, e apre la strada: eccola! Maria! Invano le anime compassionevoli cercarono invano di fermarla. Non poteva rimanere a casa: voleva vedere ancora una volta suo Figlio. Ma che incontro! Più grande è l’amore, più grande è il dolore”, dice Sant’Agostino! Ma c’era in questo mondo amore materno che possa essere paragonato anche solo lontanamente a quello di Maria? Chi ha conosciuto Cristo come Lei? Lei, fu Lei a sentire dall’Angelo che suo Figlio sarebbe stato chiamato Figlio dell’Altissimo. È stata Lei a vedere i Magi dall’Oriente inginocchiati davanti a Lui, rendendogli omaggio. Per trent’anni non ha scoperto in Lui un solo difetto, una sola imperfezione, ma bontà, saggezza, amore. E ora questo Figlio è quell’uomo trascinato in tanta ignominia? E poi segue la crocifissione, la morte e la sepoltura. A questo punto la Vergine Maria doveva vedere aumentare i suoi meriti verso il cielo… La sua anima doveva scalare le rocce del Golgota, attraverso il terribile albero della croce, e ripetere lì il “Sia fatta la tua volontà”. Le parole umane non possono esprimere ciò che Maria ha sofferto ai piedi della croce; ciò che ha provato quando Gesù, il suo Figlio morto le era in grembo. San Girolamo dice che nel cuore della Madre si aprivano tante ferite quante ce n’erano nel corpo del Figlio… Le parole umane non possono descriverlo. Qui possiamo solo ripetere le parole della Sacra Scrittura: “La tua afflizione è grande come il mare; chi può aiutarti?” (Lamentazioni II, 13). Un giorno intonasti il “Magnificat“…; cosa dici ora, Madre Addolorata? Potresti dire come nell’Antico Testamento Noemi,: “Non chiamarmi Naomi (cioè, graziosa), ma chiamami Mara (che significa amara), perché l’Onnipotente mi ha riempito di grande amarezza” (Ruth 1:20). “O voi che passate per questa via, osservate e considerate se c’è un dolore simile al mio dolore” (Lamentazioni 1:12).

II LA MADRE ADDOLORATA E IL NOSTRO DOLORE

A) Lo spirito cristiano ricorre con particolare predilezione a questa Madre Addolorata, e la Chiesa cattolica ne promuove il culto con particolare pietà. Gli altri eventi della vita di Maria sono celebrati con una festa, ma qui  noi ne dedichiamo due: – il venerdì dell’Addolorata ed il 15 settembre – ed inoltre, la onoriamo anche con il Rosario (nei Misteri Dolorosi), con lo scapolare, con statue, pale d’altare, inni, cantici. Il pennello degli artisti ha rappresentato la Vergine Maria in forme una più bella dell’altra, e sebbene siano tutte vicine a noi, nessuna è così vicina a noi come quella di Maria nei dolori. Vicina a noi è l’immagine della “Madonna”, che rappresenta la Madre Gioiosa; l’immagine dell’Immacolata, che rappresenta la sempre Pura; l’immagine della Vergine Gloriosa, che rappresenta la trionfante Regina del cielo; ma nessuna di esse è così umana, nessuna di esse si impadronisce con tale potere su di noi, nessuna è così vicino al nostro cuore come l’immagine della Madre Addolorata. – Chi può sorprendersi Ricordiamo gli anni lontani dell’infanzia; qual è il ricordo più vivido che abbiamo di nostra madre? Quando e in quali circostanze ci ha impressionato maggiormente? Forse più di tutti gli altri, il momento in cui ci ha incoraggiato con gioia a muovere i primi passi? Le ninne nanne, forse, sono le ninne nanne che ci cantava? I suoi abbracci, quando ci stringeva al suo petto dopo una lunga assenza? È il volto gioioso della madre quello che più ricordiamo con il sentimento più intimo? No. Ma quello sguardo con cui lei si chinava, preoccupata, sul nostro letto, nelle notti febbrili, trascorse nell’insonnia e nel pianto per noi, e ancora di più quella tristezza che era causata da un nostro difetto o da qualche male ed il piangere a causa nostra. Bella e tenera è l’immagine della madre che gioisce con il suo bambino; ma più bella e tenera è l’immagine della madre che si prende cura del suo bambino e teme per lui. Per questo motivo la più toccante di tutte le immagini mariane è quella della Madre Sofferente, perché tutti i dolori di Maria erano per il suo Figlio divino. Se i bambini soccombono alla disgrazia, si rifugiano vicino alla madre. Così anche noi, nelle nostre disgrazie, cerchiamo rifugio vicino alla Madre di tutti, la Vergine Maria.

B) Cerchiamo di analizzare psicologicamente quella forza misteriosa che da due millenni a questa parte emana senza interruzione dal volto santo della Madre Addolorata e dalle anime degli afflitti. Cosa è questa forza consolatrice?

a) Prima di tutto, bisogna considerare la grandezza del dolore che la Madonna ha provato. Il grande dolore mitiga il piccolo dolore; entrando in contatto con il dolore degli altri, noi dimentichiamo i nostri piccoli dolori, e quando inciampiamo, lottiamo, noi, piccoli uomini, allora ci rivolgiamo alla Madre Addolorata e le mostriamo le nostre piccole o grandi pene quotidiane, i nostri dolori quotidiani, le nostre delusioni, le nostre amarezze, e come se ci vergognassimo, sentiamo che cosa insignificante sia tutto ciò che è nostro rispetto al mare di amarezza dei suoi dolori. E diciamo che non ce la facciamo più? E siamo disperati? Siamo noi quelli che si che si lamentano, dicendo che non è possibile sopportare la vita? D’altra parte, come è silenziosa Maria, come soffre senza pronunciare una parola di lamentela, con quale fiducia guarda al cielo, al Padre celeste!

b) Ma lo sguardo della Madre Addolorata

Madre Addolorata attenua le nostre sofferenze non solo per il fatto che abbia sofferto, ma le attenua ancora di più per il modo in cui ha sopportato le nostre stesse sofferenze ed ancor più per il modo in cui ha sopportato i suoi dolori. – Non è stata la Vergine Maria a redimerci, ma è stato il suo santo Figlio, che ha offerto per noi il sacrificio cruento sull’albero della croce. Ma proprio come ora il Sacerdote che celebra il santo Sacrificio della Messa, ed il diacono che lo assiste, così anche il Redentore, che ha offerto il sacrificio, aveva la sua Madre Addolorata ai piedi della croce, e la Madre lo servì come diacono. Ci sono alcune immagini che rappresentano Maria che sviene sul Calvario. Questo è falso: “Stabat mater“, la Madre Dolorosa era in piedi. Non è svenuta né sulla del Golgota né ai piedi della croce. Piangeva, soffriva, la sua anima era coperta di lutto, ma non in modo pagano. Ella non maledisse i persecutori di suo Figlio; non perse il controllo di se stessa, anche se era immersa in un mare di sofferenza. Cosa le comunicò questa forza? La sua fede. Solo la sua fede. Sapeva che la Passione del Figlio doveva portare all’eterna salvezza dell’umanità. “Sia fatto di me secondo la tua parola”, ripeté più e più volte, e nel compiere per noi l’immenso sacrificio di porre il proprio Figlio sull’altare della croce, divenne poi diacono di Cristo Redentore. – Come fu il dolore a rendere Maria degna del suo Figlio divino, così è anche il dolore che ci avvicina a Lui. Mostrare fervore e pregare quando non c’è nessuna difficoltà… è una cosa lodevole; ma la prova della vera fede è questa: perseverare contro il vento e la marea. Volete una corona per cingere le vostre tempie in cielo? Allora non temete, anche se un pugnale vi trafiggerà il cuore sulla terra. Sapete  in cosa consiste la grandezza spirituale? In perseverare e persino baciare la mano del Signore quando ci visita, quando ci mette alla prova, quando ci visita, quando sembra che ci abbandoni. Dio non fa eccezioni alla legge del dolore, nemmeno nel caso della Madre di Gesù…; perché mai dovrebbe farlo con me?

c) Inoltre, il potere consolatorio del culto della Madre Addolorata si manifesta anche nel fatto che Ella conduce le anime che la invocano nelle loro angosce, al suo Figlio divino, Gesù Cristo. Potremmo quasi quasi dire che Ella prenda le nostre ferite nelle sue mani materne e le bagni nel sangue di Cristo, che guarisce ogni cosa, affinché attraverso i nostri dolori non partecipiamo solo al sangue di Cristo, alle sue sofferenze, ma anche alla sua gloria. Come se avesse rivolto anche a noi le parole scritte da San Pietro: “Avendo sofferto nella sua stessa carne, armatevi anche voi di questi stessi sentimenti; che colui che ha sofferto nel proprio corpo, si allontana dal peccato” (I Pietro IV, 1). – Così, accanto alla Madre Addolorata, dolce consolazione trova anche l’anima che soffre a torrenti. Anche chi ha perso la persona più amata, sente che sotto lo sguardo consolante della Madre Addolorata si calmano gli  spasmi di dolore nel suo cuore e la ferita sanguinante dell’anima viene lenita. E pure, coloro che sono stati battuti, scossi, colpiti dal pugno di ferro della vita, si rialzano in piedi anche essi incoraggiati dall’immagine di Colei che sapeva stare in piedi quando il suo Figlio divino agonizzava sulla croce, e che ha saputo stare in piedi quando ha ricevuto nel suo grembo il cadavere insanguinato di suo Figlio. I visitatori della Basilica di San Pietro a Roma non smettono mai di contemplare una delle opere più belle dell’incomparabile artista Michelangelo: la “Pietà”. Cosa significa questa parola “Pietà”? “Immagine che muove a compassione”. Bene, questa statua muove davvero a compassione anche i cuori più induriti. La Madre Addolorata è seduta, con una profonda espressione di concentrazione; il suo vestito in ampie pieghe, e inclinando la testa leggermente a destra, Ella contempla… il cadavere del Figlio. Con il braccio destro lo tiene, il braccio sinistro è come se fosse caduto e la mano aperta ci parla nel suo silenzio con un gesto commovente e doloroso, a tutti quelli si fermano davanti alla statua: “Attenti e considerate se c’è dolore come il mio dolore” (Lamentazioni 1, 2).

* * *

Grande è il dolore della Vergine Madre…, eppure la sua anima non è spezzata. Ed è proprio qui che i sentimenti del Cristianesimo e del paganesimo sono opposti. I pagani pure consideravano il problema del dolore; anche la loro filosofia voleva spiegarlo in un modo o nell’altro, perché finché ci sono uomini sulla terra, c’è anche il dolore. Ma vedete qual sia, forse meglio che in ogni altro punto, l’impotenza della filosofia pagana. Anche l’arte pagana voleva creare la sua “madre dolorosa”, Niobe. In una certa occasione, Niobe, vedendo i suoi figli straordinariamente belli, fu presa al punto di deridere gli stessi dèi. Gli dei, offesi, si vendicarono sui figli e Niobe, in preda ad un terribile dolore, fu trasformata in pietra. Questa è l’enorme differenza tra Niobe e la Madre Addolorata. Anche Niobe perse i suoi figli; la Vergine Maria perse il suo. Ma il paganesimo non aveva una parola da dire sul dolore, e per questo motivo Niobe si trasformò in pietra per puro dolore, perché non trovava consolazione; Maria ha perso il suo Figlio, anche lei ha perso il suo Figlio; anche lei sospira, anche lei sospira, dicendo: “La mia afflizione è grande come il mare” (Lamento II, 13); ma non si abbatte, non si spezza, non si pietrifica, perché – guardate il volto della Pietà – dietro i tratti del dolore si legge la risposta della conformità alla volontà di Dio: “Ecco la serva del Signore, sia fatto di me secondo la tua parola.”. Una forza così benedetta e consolante che troviamo nella Madre Addolorata! Chi medita sulla profondità del suo culto, non cadrà nell’errore di affermare che esso non è altro che puro sentimentalismo, buono solo per i bambini e le donne. Niente affatto. Gli uomini che hanno la vita, possono trarre forza da questo culto. È il giovane che lotta per la purezza, quando, nel mezzo di una dura contesa e una lotta apparentemente senza speranza, cerca rifugio ai piedi della Madre Addolorata e sente che il suo sguardo soffoca la voce esigente dei suoi istinti; li tira fuori dall’uomo maturo che impara dalla Madre Addolorata ad annaffiare i propri dolori pagani con il sangue di Cristo e a sopportarli e santificarli con il fermo proposito di compiere la volontà di Dio, invece di alzare i pugni in segno di ribellione. Proprio per questo motivo, finché ci sono malattie, disgrazie, dolori, sofferenze sulla terra, cioè fino a quando gli uomini vivranno in terra, il culto della Madre Addolorata sarà una delle fonti più abbondanti di consolazione e di pace. Come l’edera ci aggrappiamo all’incrollabile colonna della Madre Addolorata in mezzo agli uragani della vita. Lei ha un cuore materno ed ascolta le nostre suppliche: “Madre di misericordia, prega per noi.”. “Salute dei malati, prega per noi”. A Lei sospiriamo in questa valle di lacrime perché rivolga i suoi occhi misericordiosi su di noi, perché siamo inscritti nel suo cuore con il dolore del Venerdì Santo. Con fiducia ci rivolgiamo a Lei in tutte le nostre tribolazioni e la preghiamo e la supplichiamo di assisterci soprattutto nell’ultimo e decisivo momento, quando non saremo più in grado di pregare l’Ave Maria come al solito: “Prega per noi ora e nell’ora della nostra morte”; ma quando la “e” verrà tagliata e dovremo dire: “Madre Addolorata, è giunto il momento per il quale ho implorato per tutta la vita il tuo aiuto; prega per noi ora…, ora…: nell’ora della nostra morte”. – Sulle rive del Mare del Nord si racconta la toccante storia della moglie di un marinaio. Il Mare del Nord è selvaggio, tempestoso, e l’uragano che lo sferza non di rado inghiotte i marinai che osano navigare in quelle acque. Il marito ed i figli erano in mare da diversi giorni e non riuscivano a ritrovare la strada del ritorno. La notte buia stava arrivando…., e non si vedeva nessuna luce che li guidasse. La povera donna stava lì sulla riva e aspettava terrorizzata…. E cosa escogitò, alla fine, come ultima risorsa? Diede fuoco alla sua la sua piccola casa, la sua unica fortuna…, e lì stava accanto al fuoco, piena di speranza .., fino a quando i pescatori smarriti, grazie alla luce di quelle fiamme, poterono tornare a casa. Anche la Vergine Maria ha sacrificato ciò che amava di più per tutti noi… ai piedi della croce si trova accanto al suo Figlio divino inchiodato alla croce…; lì sta e prega per noi, affinché, alla luce del grande sacrificio, tutti possiamo trovare la strada di casa… il regno benedetto del suo Figlio divino.

LA VERGINE MARIA (9)

LA VERGINE MARIA (7)

Il Vescovo Tihámer Toth

LA VERGINE MARIA (7)

Nihil Obstat: Dr. Andrés de Lucas, Canonico. Censore.

IMPRIMATUR: José María, Vescovo Ausiliare e Vicario Generale. Madrid, 27 giugno 1951.

CAPITOLO VII.

LE IMMAGINI DELLA VERGINE MARIA

Non so se vi sia mai capitato di tenere tra le mani un libro o un album in cui ci sono solodi Maria, le riproduzioni di opere dei migliori artisti del mondo. Non è possibile descriverlo, è necessario sperimentarlo; il fascino e la squisitezza… , la grande consolazione che prova la nostra anima quando contempla una di queste collezioni. Centinaia e centinaia di dipinti. Ma tutti hanno lo stesso tema: l’uno, l’Immacolata, la benedetta Vergine Maria. Ho davanti a me il dipinto di Tiziano: “Maria Assunta in cielo”. Il quadro di Bellini: “La Vergine Madre guarda sognando un paesaggio lontano”. Il dipinto di Memling: “Maria, sorridendo, offre una mela al Bambino Gesù”. Il dipinto di Granach: “La Beata Vergine guarda fuori da un frutteto”. Il dipinto di Rubens: “Il Divino Bambino abbraccia con singolare fascino sua Madre”. Il dipinto di Leonardo de Vinci: “La Vergine Madre con i suoi lineamenti delicati”. Il dipinto di Guido Reni: “L’estasi degli occhi che guardano il cielo”. Il dipinto di Sandro Botticelli: “La Vergine, velata, ascolta le parole dell’Angelo”. E il dipinto di Dolci e quello di Dürer e quello di Giotto e quello di Beato Angelico e quello di El Greco, e quello di Filippo Lippi, quello di Correggio e quello di Mantegna! E i trenta dipinti di Murillo, dipinti dell’Immacolata Concezione”! E i cinquantadue dipinti di Raffaello, dipinti della “Madonna”! – Dovrei elencare tutti i nomi che spiccano nella storia dell’arte, perché non c’è stato quasi mai un pittore, nella storia dell’arte, che non abbia avuto l’ambizione di rendere omaggio con i suoi pennelli alla Madre di Dio. Gli artisti hanno già dipinto il suo quadro! In epoche diverse! Con criteri diversi! Con abiti diversi! In costumi diversi! Con tecniche diverse! Ma sempre con lo stesso tema: l’ideale che si innalza con aria di trionfo sulla terra e sulla materia. È bene trattare di queste immagini. Naturalmente, non dobbiamo ricordarle tutte, non le finiremo mai tutte, ovviamente. Ma dobbiamo metterne in evidenza alcune, almeno quelle che irradiano una forza, un respiro, un insegnamento particolare per le nostre lotte terrene. Vorrei soffermarmi davanti a tre immagini e meditare sui loro insegnamenti:

.I. Maria, la Madre di Dio;

II. Maria, la Vergine Immacolata e

III. Maria, la Regina del Cielo.

I. MARIA, MADRE DI DIO

Prima di alzare lo sguardo per contemplare le immagini della Vergine Madre, vorrei Madre, vorrei rassicurare con qualche parola certi scrupolosi; a coloro che, che, vedendo il gran numero di immagini mariane, cominciano a dubitare che questo fervente culto non sia una deviazione dal culto del Cristianesimo primitivo, ed un allontanamento dalla vita religiosa puramente e originariamente cristiana, e se, a causa del grande culto marino noi dimentichiamo Cristo, il suo Figlio divino. – Tali obiezioni sono spesso sollevate soprattutto da parte dei non cattolici. Naturalmente, queste obiezioni possono disturbare solo chi non conosce la vita religiosa ed i sentimenti dei primi Cristiani. Chi li conosce, vede subito che le accuse mosse contro di noi di aver introdotto il culto della Vergine Maria tardivo, poiché non era conosciuto nei primi secoli cristiani. Non c’è una parola di verità in tutto questo. Chiunque voglia sapere come i primi Cristiani pensassero della Beata Vergine, legga il Vangelo di San Luca. Questo Evangelista, amico e compagno dell’Apostolo San Paolo, ha avuto la possibilità di vedere e conoscere come le prime comunità cristiane pensassero alla Beata Vergine Maria Madre di Gesù. Ed è lui che fornisce il maggior numero di dettagli su Maria; descrive la del saluto angelico, il “benedetta fra le donne”, il saluto di Santa Elisabetta, il “Magnificat”, gli eventi del Natale e la storia di Gesù nel tempio all’età di dodici anni. Colui che ha descritto questi eventi e coloro che li leggevano, cioè i primi Cristiani, dovevano provare un sentimento profondo e tenero di rispetto per Maria. No, non c’è dubbio. Chi non si accontenti di questo, scenda nelle catacombe più antiche, nei corridoi sotterranei di Roma, dove i Cristiani si rifugiavano in tempo di persecuzioni e celebravano i loro atti di culto e seppellivano i loro amati defunti. Guardate, ad esempio, la famosa immagine di Maria nelle catacombe di Priscilla, dove la Vergine Maria viene vista tra le stelle, con il divino Bambino tra le sue braccia, e davanti a Lei il profeta Isaia che tiene in mano il rotolo contenente le sue profezie.  L’immagine risale alla prima metà del secondo secolo; quindi, al momento in cui quella generazione ha potuto ascoltare la predicazione degli Apostoli. Nelle stesse catacombe si trova un’altra immagine mariana della seconda metà del terzo secolo, che raffigura la Vergine Maria vestita con una tunica aristocratica. Dobbiamo forse cercare argomenti più decisivi per dimostrare che il culto della Vergine Maria occupi un posto di rilievo nella liturgia del primo Cristianesimo? E se a quei primi Cristiani non è venuto in mente che l’adorazione di Maria potesse distrarre le anime e raffreddare la devozione che è dovuta a Cristo, o che potesse diminuire il carattere cristocentrico della loro liturgia, è lecito per noi nutrire tali scrupoli? No. Stiamo serenamente di fronte alle immagini della Vergine Maria, perché sentiamo che la forza, l’incoraggiamento, gli insegnamenti e le consolazioni che ne derivano, ci conducono al suo divino Figlio…. – La prima immagine che vorrei presentare ai miei lettori è l’immagine di Maria Madre di Dio. È la tipica immagine della “Madonna”, forse la più frequente quando si parla di immagini della Vergine. In questi dipinti Maria appare come una Madre, sorridente, con in braccio il suo Figlio Divino. In un dipinto lo tiene in braccio; in altri, lo tiene sulle ginocchia; nel terzo, lo presenta a noi, e i suoi occhi gentili e materni ci guardano incoraggianti: “Uomini! Ecco, il Dio misericordioso non è lontano da voi: è sceso in mezzo a voi, ha posto i suoi tesori nelle mie mani materne ed è pronto a distribuirli in qualsiasi momento…”.

Cosa ci dice, dunque, e cosa ci offre l’immagine della Madre di Dio?

a) Ci parla di parole di incoraggiamento che ci spingono verso Dio;

b) ci infonde le energie provenienti da Dio.

a) Fino al momento in cui Maria ha dato il suo Figlio divino al mondo, l’umanità decaduta e carica di peccati, vagava senza speranza sul cammino dell’esilio. Ma quando apparve la Madre di Dio, al posto del ceppo marcio di Adamo, cominciò a spuntare il germoglio dei nuovi figli di Dio. Questo è ciò che leggiamo negli occhi del Bambino sorridente che Maria tiene tra le braccia. È come se questo dipinto sia stato ispirato anche da SAN PAOLO quando scrisse a Tito: “Dio, nostro salvatore, ha mostrato la sua bontà e il suo amore per l’umanità” (Lettera a Tito III,4). Leggiamo, inoltre, sul volto della Vergine Madre il grande monito: “Uomini, voi sapete che la volontà di Gesù Cristo in ogni cosa si è conformata alla volontà del Padre celeste, tanto da poter dire: “Il mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato” (Gv IV, 34). Ma sapete anche che i miei piani e le mie azioni fossero sempre in accordo con la volontà del mio Figlio Divino. Perciò, ascoltate il grande monito: “Chi vuole seguirmi, deve seguire Cristo, perché chi segue Cristo verrà al Padre celeste”.

b) Ma la Madre di Dio non solo ci incoraggia, ma ci aiuta anche. Non esagera il più eminente savio del Cristianesimo, S. TOMMASO D’AQUINO, quando afferma che la Beata Vergine, pur essendo una creatura, limitata, quindi, come noi, tuttavia, grazie alla sua divina maternità, si trova ad un’altezza che confina con l’infinito. “La Beata Vergine” – scrive testualmente (Sum. Theol. 1a q. 25 art. 6 ad. 4) – in quanto Madre di Dio, ha una dignità infinita, al di sopra della quale non ci può essere niente di meglio, che Dio.”. Certo, sappiamo bene che Dio è Colui che ci ascolta e che è Dio che ci aiuta. Ma sappiamo che Egli ci ascolta e ci aiuta per amore della Beata Vergine Maria, alla quale noi Cattolici diamo giustamente il bellissimo e caratteristico nome di “Onnipotenza supplicante”. Maria è onnipotente, perché può fare tutto; ma è onnipotente solo quando è supplicante; non è Lei che fa tutto, ma il suo Figlio divino, che Ella supplica. Re Salomone non poté resistere alla supplica di sua madre. Come poteva Gesù resistere alla migliore delle Madri? – Conosciamo tutti il bellissimo libro di SANT’AGOSTINO: le sue Confessioni. In questo libro egli scrive, dopo la morte della madre Monica: “Sai, mio Dio, che madre ho perso in lei. Mai una madre ha versato tante lacrime per il suo unico figlio davanti alla sua tomba, come ha fatto ella per la caduta della mia anima. E io, come potrei essere così ingrato da dimenticare una tale madre? No, madre mia, non dimenticherò mai il tuo amore, la tua sollecitudine per me, i tuoi dolori e le tue ansie, il dolore acuto del tuo cuore”. Con tanta gratitudine Sant’Agostino ricorda sua madre Agostino ricorda sua madre Monica! Eppure chi è Monica, rispetto alla Vergine Maria, e chi è Agostino rispetto a Gesù? Per questo motivo imploriamo l’intercessione della Madre di Dio con tanta fiducia filiale; poiché sappiamo che Gesù Cristo, alle nozze di Cana ha compiuto il suo primo miracolo, e commosso dalla supplica di sua Madre, non rifiuta mai le suppliche che Ella gli rivolge. Per questo motivo, queste belle invocazioni: “Conforto degli afflitti…”, “Rifugio dei peccatori…”, “Salute degli infermi…”: prega per noi.

II. MARIA, VERGINE IMMACOLATA.

Un’altra bella immagine di Maria, in cui si dilettano singolarmente grandi artisti, è l’immagine dell’Immacolata.

A) Prima di studiare il dipinto, ritengo necessario chiarire in poche e brevi parole il dogma dell’“Immacolata Concezione di Maria”, che molti intendono nel senso sbagliato. Spesso si sente dire che l’Immacolata Concezione di Maria non sia accettata, cosa che è davvero incredibile. “Io sono un buon Cristiano – dicono alcuni – ma ci sono cose che non possono essere credute. Come è possibile credere all’affermazione che Maria sia nata senza padre, o senza Madre, come è possibile insegnare una cosa del genere? E queste persone scontente spalancano gli occhi per la sorpresa quando sentono che la Religione cattolica non ha mai insegnato una tale assurdità. Perché l’Immacolata Concezione della Vergine Maria non significa che Ella non fosse come gli altri uomini,  che non avesse né padre né madre…; precisamente celebriamo la festa di Sant’Anna, madre di Maria, il 26 luglio, e il 16 agosto, la festa di suo padre, San Gioacchino. L’Immacolata Concezione si riferisce solo all’anima di Maria e afferma che il Signore l’ha esentata dalla legge della colpa originale e non ha permesso, che la sua anima fosse, per amore del suo Divin Figlio Gesù Cristo, oscurata per un solo istante da questa nube di peccato.. L’Immacolata Concezione significa che l’anima di Maria non è stata nemmeno sfiorata dalla macchia originale! Finalmente una creatura che il Padre celeste può guardare con piena soddisfazione, con amore ardente e senza alcun turbamento!

B) Esaminiamo ora l’immagine di questa Vergine concepita senza peccato. In questo tipo di immagine Maria è sull’alto di una dignità inaccessibile. Sotto i suoi piedi c’è il serpente con la testa schiacciata e c’è la terra, con tutta la sua meschinità, tutta la sua polvere e la sua miseria; le mani sono incrociate, gli occhi guardano il cielo, alle serene altezze delle stelle. È come se questa Vergine Immacolata ci dicesse: “Figli miei! quante cose scrivete nei vostri libri! Quali cose insegnate nei vostri teatri e nei vostri cinema! Che quadri appendete nelle vostre mostre! Ma davvero non conoscete la vostra dignità? Dappertutto veleno di serpente, ovunque polvere, sporcizia e fango! La giovane generazione mangia il sudiciume che viene gettate ai porci… Dove arriverete, dove arriverete?…”. Questo è ciò che dice l’immagine dell’Immacolata. Leggiamo le magnifiche parole di San Giovanni: “E apparve un grande prodigio nel cielo, una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle.” (Apoc. XII,1). Questo prodigio, questo grande segno nel nostro cielo è la Beata Vergine, la donna nuova. La vecchia donna, Eva, strisciava sulle orme del serpente e ne condivise il destino: si impantanò nel fango…, mangiò e inghiottì la terra. Questa nuova donna veste la propria anima e quella di tutti coloro che ricorrono a Lei. Fino ad oggi abbiamo visto ovunque la bontà al suolo; con le ali di pipistrello, il peccato volava in mezzo a noi e i corpi erano spezzati, le teste chinate, i volti perdevano le fronti rose e le tempie e i templi si sgretolarono. Ma, infine, la Bontà trionfava: Maria. Il mare infinito dice: “Nuota verso il mare!” La vetta innevata dice: “Sali in alto!”. La Vergine Immacolata dice: “Alzati verso di me!”. Se una creatura di carne e sangue, Maria ha potuto raggiungerlo, anch’io. “La mia mente si rivolge completamente a Te; la mia vita è nelle Tue mani. Modellala Tu, plasmala secondo rettitudine, fanne un capolavoro, bello e vero, affinché possa sempre guardare in alto e lodare felicemente il Creatore. – Guardo a lungo e profondamente l’immagine di questa Madre senza macchia, e ne sento gli accenti del “Magnificat” risuonare sulle sue labbra. “L’anima mia Magnifica il Signore“. I grandi artisti mettono tutto il calore della loro anima nelle loro opere, ed è la loro stessa anima che parla nel dipinto, che sorride nella statua, che piange nella musica. Tutta la bellezza, la profondità, l’intensità che Dio Creatore ha posto nella Beata Vergine, ora risuonano in un solo inno dalle labbra della Immacolata! Guardate come la sua anima palpita di gioia, perché vive piena di Dio! Ed è noto che un’anima sappia come esaltarsi, elevarsi, gioire nella stessa misura in cui è piena dei pensieri, dei progetti e della volontà di Dio. E non solo l’anima di Maria, ma anche la nostra, ogni anima umana. Avete gioia nella misura in cui vi avvicinate a Dio…., è quello che ci insegna Maria quando intona il “Magnificat“, è ciò che l’immagine dell’Immacolata Concezione proclama e ci insegna.

III. MARIA, REGINA DEL CIELO.

Infine, ci fermiamo davanti ad un nuovo dipinto, che mostra la Vergine Maria nella gloria del cielo, presso il trono di Dio. È l’immagine di Maria, Regina del cielo. Avete mai meditato, amati lettori, qual forza irradia e quale consolazione irradia l’immagine della Vergine trionfante e vittoriosa?

A) Quanto è arida, fredda, tempestosa e senza scopo la vita di tanti uomini oggi! Perché vivo? Che scopo può avere che io continui ad affossare i giorni, uno dopo l’altro, nel silenzio di una completa ignoranza? -Tanti si lamentano. Quanto è proficuo per loro, in questi momenti, ricordare Maria! Una vita trascorsa in un villaggio sconosciuto in un paese lontano; una vita che, a quanto pare, consisteva anche in una serie di giorni grigi, ma che, in realtà, aveva un tale valore agli occhi dell’Onnipotente, che le affidò la missione più importante del mondo, la più grande ed onorevole che possa essere affidata ad una creatura; una vita che sembrava silenziosa e insignificante, eppure si è conclusa nella felicità eterna del Regno di Dio. È possibile che anche la mia vita sia così, una vita silenziosa, insignificante, di cui i biografi non si ricorderanno, né tanto meno vi dedicheranno grossi volumi. “Memoria eterna”? Parola umana orgogliosa, come se potessimo perpetuare la memoria di qualcosa! Sì, signore, il ricordo della mia vita, trascorsa nell’amore e nel servizio di Dio, silenziosa e umile come è stata, sarà ricordata per l’eternità; sarà raccolta da Gesù Cristo, dalle cui labbra usciranno queste parole, nell’ultimo giorno: “Venite, benedetti del Padre mio! e prendete possesso del Regno, che è stato preparato per voi fin dal principio” (Mt XXV, 34). La vita silenziosa e nascosta della Vergine Maria, che tuttavia è arrivata ad avere un significato che orienta e plasma la storia e la sua incoronazione a Regina del Cielo, ci insegna che lo sguardo del Padre celeste si posa e diffonde benedizioni anche sulle piccole case sconosciute, se nell’anima dei loro abitanti la fiamma dell’amore divino arde nelle loro anime.

B) Dio fin dall’inizio aveva i suoi disegni non solo per la Vergine Maria, ma anche nei confronti di ogni uomo, anche nei miei confronti; ma dipende da noi sapere o non saper conoscere o non conoscere questi disegni divini, e noi dobbiamo essere pronti a collaborare per realizzarli. È stato così anche per Maria. Per prima cosa, l’Angelo si presenta a Lei e le comunica i piani di Dio: “Maria, non temere, perché hai trovato grazia agli occhi di Dio. Concepirai nel tuo grembo e partorirai un figlio e lo chiamerai Gesù.” (Lc. 1,30-31).. Ora tutto dipende da Maria. Che cosa dirà: “sì” o “no”? Offrirà la sua collaborazione ai piani di Dio, oppure se ne asterrà? La risposta di Maria è affermativa: “Ecco, io sono la serva del Signore, avvenga per me secondo la tua parola” (Lc. 1,38). Sapete cosa contengono queste semplici parole? L’offerta completa di Maria alla volontà divina, che le era stata rivelata. “Signore, da oggi in poi non vivrò più la mia vita, ma mi dedicherò completamente al al compimento della tua, Signore, compi la tua santissima volontà in me”. Che lezione, che direzione, che impulso per la nostra vita! Conoscere la volontà di Dio e donarsi alla sua volontà e abbandonarsi incondizionatamente ai suoi santi progetti! Che bella devozione delle anime veramente cristiane che pregano l'”Angelus” nella loro preghiera mattutina, e applicano a se stessi queste umili parole di Maria: “”Ecco la serva del Signore, sia fatto di me secondo la tua parola”, e a loro volta dicono: “Ecco, Signore, il tuo figlio fedele. Sia fatta in me, Signore, la tua santissima volontà”. È una bella pratica chiedersi spesso durante la giornata questa domanda: “Quello che dico, quello che leggo, quello che faccio, quello che faccio o non faccio, è secondo la volontà di Dio? Se questa è la volontà di Dio, non devo io essere mite, dolce, gentile, disciplinata? Sì, questa è la volontà di Dio. Che io riconduca al Signore quel conoscente già sull’orlo del precipizio… Sì, questa è la volontà di Dio. Che in mezzo alle tentazioni io non vacilli, che la malattia non mi spezzi, che io non mi lamenti delle lacrime che devo versare… Sì, questa è volontà di Dio. Se vado a vedere quel film emozionante, provocante; se sfoglio una rivista così frivola…  Signore, anche questa è la tua volontà? Se entro in quel luogo sospettoso… Signore, è anche questa la tua volontà? Se non è così…, allora non lo farò. Sia fatta in me la tua santissima volontà, o Signore! Queste sono le magnifiche lezioni della Regina del cielo seduta sul suo trono di gloria.

* * *

Chiudo questo capitolo, in cui mi ero proposto di studiare le immagini di Maria; ma so benissimo che alcuni dei miei lettori vorrebbero richiamare la mia attenzione su un punto. Non puoi ancora finirlo – mi dicono in silenzio – non hai ancora affrontato un’immagine di Maria, la più umana, quella che forse è più vicina a noi, quella che ci consola di più: non hai ancora affrontato la Madre Addolorata”. In realtà, non ho parlato di Lei. Ma non l’ho fatto per il semplice motivo che desidero trattare di Lei in modo più dettagliato nel prossimo capitolo che dedicherò interamente alla Madre Addolorata. Abbiamo molte statue di epoca  pre-cristiana; ma nessuna di esse è così commovente come il noto gruppo di LAOCOONTE. È un capolavoro, di incomparabile valore. Rappresenta un padre con i suoi due figli; un serpente gigantesco si avvolge intorno alle tre figure e le uccide tutte e tre con il suo abbraccio mortale, i loro volti sfigurati riflettono dolore e disperazione. Osservate il dolore e la schiavitù dell’umanità, che prima della Redenzione gemeva impotente sotto il peso del peccato originale. Ma nelle nostre chiese c’è un’altra statua: la statua di una Donna bellissima, dallo sguardo dolce. Intorno al suo capo c’è una corona di dodici stelle, sotto i suoi piedi – non avvolto a Lei in un abbraccio mortale, ma schiacciato – giace il serpente. Ho la grande gioia, la gioiosa libertà degli uomini redenti. Prima di vivere sulla terra questa Donna benedetta, l’uomo era prigioniero. Ma da Maria abbiamo ricevuto il dono più grande, il Redentore del mondo. E per questo motivo i pennelli degli artisti più rinomati le rendono omaggio. E per questo milioni e milioni di fedeli pregano con fervore la Santa Vergine. Madre nostra, Madre di Dio, mostraci il frutto del tuo grembo affinché possiamo essere sempre figli fedeli di Gesù Cristo. Madre nostra, piena di grazia, prega per noi, affinché possiamo custodire e conservare la grazia di Dio. Madre nostra, che hai schiacciato la testa del serpente infernale, prega per noi, affinché possiamo essere puri di cuore. E insegnaci a vincere il serpente. Madre nostra, Regina del cielo, aiutaci a passare questa vita in modo tale che, alla fine di questa vita, anche noi possiamo raggiungere il regno eterno del tuo Figlio divino.

LA VERGINE MARIA (8)

LA VERGINE MARIA (6)

Il Vescovo Tihámer Toth

LA VERGINE MARIA (6)

Nihil Obstat: Dr. Andrés de Lucas, Canonico. Censore.

IMPRIMATUR: José María, Vescovo Ausiliare e Vicario Generale. Madrid, 27 giugno 1951.

CAPITOLO VI

“TUTTE LE GENERAZIONI MI CHIAMERANNO BEATA

(Luca 1,48)

La storia del culto presenta una caratteristica peculiare ed estremamente interessante, che merita di essere studiata in un capitolo a parte. Ed è che la Vergine Maria, in visita alla cugina Elisabetta, le preannunciò il culto vastissima e generale, che avrebbe ricevuto nel corso dei secoli dei secoli, e le sue parole profetiche ed il loro incessante e perfetto adempimento, ci obbligano ad una profonda meditazione. Immaginiamo che una ragazza di periferia di circa sedici anni, sia giunta nella capitale in una delle strade più centrali della città e cominciasse a dire in tutta serietà: “Vedrete che finché esisterà il mondo, gli uomini, dal Polo Nord fino al Polo Sud, parleranno sempre di me, una povera villica, con ammirazione…” Che sorrisi di pietà susciterebbe in noi, non è vero? Ebbene, questo è più o meno quello che è successo alla Vergine Maria. Il paese dei Giudei non aveva alcuna importanza nel mondo conosciuto a quel tempo; e Nazareth, dove quella fanciulla aveva la sua casa, era un piccolo villaggio insignificante e non aveva alcuna importanza (Gv 1,46), nella terra dei Giudei. Dopo il saluto dell’Angelo, quella fanciulla sconosciuta, Maria, parte dal suo villaggio per andare a trovare sua cugina Elisabetta; e la gioia prorompe dalle sue labbra … che, a causa della sua incredibile ingenuità, non poteva che essere fonte di ironia, se la testimonianza di due millenni non lo confermasse. – Elisabetta saluta la Vergine Maria con gioia, e Maria risponde al saluto di Elisabetta con questo bellissimo inno: “L’anima mia glorifica il Signore, e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha visto l’umiltà della sua ancella; d’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata, perché Egli ha fatto grandi cose in me, Colui che è potente, il cui nome è santo” (Lc. 1,46-49). Con quale incredulità avremmo ricevuto queste parole se per caso avessimo assistito alla scena! Tutte le generazioni ti chiameranno beata? I milioni e milioni di uomini che vivranno sulla terra? Ma chi sei tu, forse la moglie di un potente imperatore, la figlia del quasi onnipotente Cesare Augusto? Ma no! Tu sei la figlia sconosciuta di un popolo insignificante … Tu sogni! Tu sogni! Queste sono allucinazioni! Ma la storia confuta le nostre parole di disprezzo… È di questo che voglio parlare in questo capitolo. Diamo uno sguardo alla storia per vedere come, parola per parola, quello che Maria ha detto: “Tutte le generazioni mi chiameranno be0ata si sono realizzate”. Guardiamo alla storia del culto: I. nell’età antica; II., in epoca medievale; e III, nei tempi moderni.

I. IL CULTO DI MARIA NEL PRIMO CRISTIANESIMO

A) Il culto appare al nostro sguardo oggi come un’immensa cattedrale che abbraccia il mondo intero; tutte le generazioni hanno costruito, ed ampliano questa magnifica cattedrale; ma le fondamenta sono state gettate dagli Evangelisti Matteo e Luca, che in poche parole dicono di Maria la cosa più grande che si possa dire di una creatura. – I primi fondamenti del culto si trovano nelle prime pagine dei Vangeli, dove l’Evangelista si riferisce alla genealogia terrena di Gesù e termina il racconto con queste parole: “Giacobbe generò Giuseppe, sposo di Maria, dalla quale nacque Gesù, chiamato Cristo” (Mt I,16). Se in tutta la Sacra Scrittura non si parlasse più di Maria, queste brevi parole sarebbero più che sufficienti a spiegare l’intensa adorazione di Maria. Dov’è l’eloquenza umana capace di esaurire questo singolo pensiero: Maria è la Madre di Dio! Non dovremmo forse onorare la Madre il cui Figlio è Dio? – Tutto il culto che le tributarono con amina gioiosa i secoli cristiani scaturisce da questo solo fatto: Ella è la Madre di Cristo, del Figlio di Dio incarnato. Il Vangelo di San Luca riporta anche le bellissime parole con cui l’Angelo del Signore salutò la Vergine Maria per la prima volta, e che sono ripetute da milioni e milioni di persone ogni giorno: “Ave, piena di grazia, il Signore è con te; benedetta tu tra le donne” (Lc. 1, 28). – E leggiamo, sempre in San Luca, la rapida eco di questo saluto, quando Elisabetta accolse Maria con queste parole: “Tu sei benedetta fra le donne, e benedetto è il frutto del tuo grembo” (Lc. 1,42). –  Leggiamo la storia dei pastori di Betlemme. Andarono in fretta a Betlemme e trovarono… trovarono… Chi hanno trovato? Hanno trovato un bambino solo? No. Ma: “Trovarono Maria e Giuseppe, e il Bambino adagiato nella mangiatoia” (Lc. 2,16). Accanto al Bambino divino c’è sempre anche la sua Vergine Madre. E leggiamo della sua presentazione al tempio, la visita che Gesù a sua volta fece al tempio all’età di dodici anni e del suo ritorno; alla fine del memorabile evento, ci sono queste righe: “Ed era loro sottomesso” (Lc. 2, 51). Cristo era obbediente Figlio di Maria. E pendente dalla croce, il Signore affida la sua Madre all’Apostolo San Giovanni con queste parole: “Ecco tua Madre”. E gli Apostoli testimoniano che dopo l’Ascensione di Cristo, il loro centro di coesione fosse la Beata Vergine. – Dio inviò un Arcangelo per salutare la Vergine Maria, e questa Vergine è la Madre di Dio, e a questa Madre il suo Figlio divino obbedì con umile amore…: questa è la radice ultima del culto mariano; questa è la prima tappa nel compimento della profezia: “Sarò chiamata beata per tutte le generazioni”.

B) Il profondo amore con il quale la pietà dei primi Cristiani circondava la Vergine Maria è dimostrato da diverse testimonianze. E se non si vuole dare credito ai passi sopra citati della Sacra Scrittura, le stesse parole parlerebbero a favore di Maria; immagini, statue, chiese, leggende, santuari, feste, cantici ed inni testimonierebbero la pietà con cui la Chiesa cattolica esaltò Maria. – La prima testimonianza è data dalle le immagini più antiche. Il culto cristiano, all’inizio, veniva celebrato – a causa delle sanguinose persecuzioni  – nelle catacombe. Ed è un fatto interessante che nelle catacombe più antiche, ad esempio nelle catacombe di Priscilla, per esempio, ci sono già immagini della Beata Vergine, che tiene tra le braccia il Bambino Gesù. Tali immagini risalgono alla prima metà del II secolo. La Vergine Maria era venerata in un’epoca in cui – per così dire – il Sangue di Cristo era ancora caldo, quando i primi martiri offrirono la loro vita per la fede di Gesù. È possibile che i primi Cristiani si fossero già allontanati dalla vera fede in Gesù? Se il culto mariano fosse stato compatibile con la volontà di Cristo, non lo avrebbero protestato coloro che hanno potuto ancora aver appreso la loro fede dagli Apostoli stessi e dal loro immediati successori? E non hanno protestato, anzi, ci hanno lasciato in eredità bellissimi libri in difesa di Maria, che risalgono al secondo secolo e sono dovuti alla penna di San Giustino, di Sant’Ireneo e Tertulliano. –  L’antichità del culto è dimostrata anche dall’accumularsi di leggende che si sono intrecciate intorno alla figura della Beata fin dai primi tempi più remoti, leggende che ci sono state tramandate nei cosiddetti scritti apocrifi. Un altro passo nello sviluppo del culto fu l’istituzione delle feste di Maria, che portò all’attenzione dei fedeli gli eventi occasionali della vita della Vergine. Un ulteriore passo avanti furono le chiese erette in suo onore. È vero che solo nel IV secolo si trovano templi di questo tipo scoperti sul terreno, ma molto prima di allora i cristiani onoravano con amore e omaggisvano le immagini di Maria sottoterra, nelle catacombe. – Il tempio più antico di cui siamo a conoscenza è stato costruito da Papa Silvestro I, all’inizio dell’era del IV secolo, la chiesa di “Maria Antiqua”. Nel V secolo, Papa Sisto III fece costruire la chiesa di “Santa Maria Maggiore”, che ancora oggi è una delle più belle chiese mariane del mondo. Da allora sono state costruite chiese in onore della Vergine, da imperatori, re, Vescovi e illustri laici, così che alla fine dell’età antica, vennero eretti templi, sempre più belli, a testimonianza della verità, espressa nell’inno dell’umile Vergine di Nazareth: “Tutte le generazioni mi chiameranno beata”. – Per vedere la cura filiale e la sollecita preoccupazione con cui i Cristiani primitivi vegliavano sulla dignità e sul culto di Maria, è sufficiente ricordare il Concilio di Efeso, tenutosi nell’anno 431, in cui si dovette difendere la divina Maternità di Maria contro le eresie. Il popolo cristiano, riunito in una grande moltitudine, attendeva ansiosamente le notizie dal Concilio per vedere cosa i Vescovi avrebbero deciso. E quando a sera sentirono il risultato, quando seppero che il Concilio aveva trionfato sulla divina maternità di Maria, la sospettosa ansia si trasformò in una manifestazione spontanea di giubilo, e il popolo accompagnò i Padri conciliari con le fiaccolate, tra un entusiasmo gioioso. È possibile che Colei che è stata onorata con tanto amore filiale dal Cristianesimo del V secolo sia dai Cristiani del XX dimenticata?

II IL CULTO DI MARIA NEL MEDIOEVO

La santa eredità ricevuta dai primi secoli cristiani fu piamente raccolta ed ampliata nel Medioevo. Accanto alle antiche feste mariane, ne vennero istituite di nuove. Fu introdotta l’usanza di consacrare ogni sabato a Maria. E furono composti inni in onore della Vergine. La preghiera dell’Ave Maria si diffuse in maniera particolare; fino al XV secolo solo la prima parte, cioè le parole dell’Arcangelo e il saluto di Santa Elisabetta. La seconda parte, così come la diciamo oggi, fu aggiunta dopo. La recita del del Santo Rosario si diffuse, e dal XIV secolo passò di campanile in campanile, da villaggio in villaggio, la voce di proclamazione con la quale le campane chiamano all’Angelus, la voce solenne e soave dell’Ave, che risuona nel silenzio, nella tranquillità del villaggio. Quali sublimi emozioni quando l’uomo, stanco delle fatiche del giorno, da una valle nascosta, da una cappella lontana, improvvisamente sente la campana dell’Angelus! – Le belle immagini dei pittori, i versi più belli dei poeti servono come espressione a questa poesia dell’estasi. È divertente leggere le meravigliose strofe di Lord Byron (inglese), di Lamartine (francese), di Gebel (tedesco), che cantano la “campana dell’Angelus”. È interessante che le campane vengano suonate a mezzogiorno anche in molte chiese non cattoliche… Gli stessi suonatori non sanno perché. Dovremmo dedicare un capitolo speciale al lavoro degli Ordini dei Cavalieri, delle Congregazioni Mariane e degli Ordini Religiosi, che in nobile competizione hanno venerato la Vergine, come ad esempio i Cistercensi, i  Premonstratensi, i Domenicani, i Francescani. Ricordiamo anche le centinaia e le migliaia di santuari, chiese e cattedrali costruite durante il Medioevo in onore della Beata Vergine Maria, gli inni incisi nella pietra, splendori regali del romanico e del gotico, che in tutti i Paesi e davanti a tutti i popoli proclamano l’adempimento delle parole profetiche: “Tutte le generazioni mi chiameranno beata”. Chi può enumerare le più belle chiese che il Medioevo, con le sua opera perseverante e ammirevole di decenni, ha costruito in onore della Beata Vergine? Chi sarà in grado di compilare l’elenco di volumi che cantano la gloria di Maria? … le migliaia di immagini e di quadri famosi della Madre di Dio? … le innumerevoli poesie che gli uomini hanno offerto in omaggio a Lei, a partire dai canti XXXII e XXXIV del Paradiso di Dante? Oggi nessuno sa come dipingere immagini di Maria come quelle del Beato Angelico o di Raffaello. Nessuno sa cantare per Lei melodie come quelle che scaturiscono dalle armi medievali. Forse l’umanità non erigerà mai più cattedrali come quelle che eresse in onore di Maria. Non avrà più la tenerezza – e, per così dire, l’infantilismo – il balbettio infantile con cui la Chiesa ha coccolato la Beata Vergine nella sua liturgia: la chiamava “cedro del Libano”, “palma di Sion”, “cipresso di Sion”, “palma di Kadesh”, “rosa di Gerico”, “olivo”, “balsamo”, “casa d’oro”, “torre d’avorio”, “rosa mistica”. È lecito per noi moderni Cristiani, dimenticare l’alto grado a cui i nostri padri nell’antichità e nel Medioevo sono giunti nell’onorare la Beata Vergine?

IL CULTO DI MARIA NELL’ERA MODERNA

 Come si presenta l’epoca attuale? È un’epoca che all’inizio ha visto il culto in pericolo, perché i terribili sconvolgimenti religiosi del XVI secolo si sono rivolti con particolare veemenza contro questo culto, quando innumerevoli immagini e statue, artisticamente inestimabili, caddero vittime dell’odio più ostinato. Questo è il momento in cui forse all’uomo sarebbe venuto in mente di pensare con profondo dubbio: “Mi chiameranno beata tutte le generazioni”…; sì, è stato vero finora, ma sarà vero in futuro?

A) Allora, se adesso, nella prima metà del ventesimo secolo, guardiamo retrospettivamente agli stessi tempi dell’era moderna, noi, vediamo con emozione come i nostri dubbi siano infondati. Non appena si è verificata la dolorosa scissione di un grande e bellissimo ramo dell’albero della Chiesa, quando, qualche anno dopo, nel 1563, fu fondata la prima Congregazione Mariana, e si diffusero con incredibile rapidità, le congregazioni che non solo propagarono il culto, ma riuscirono anche, proprio grazie a questo, a realizzare un radicale rinnovamento religioso. – In questo periodo assistiamo anche ad un incomparabile movimento di pellegrinaggi ai vari santuari. Molte persone, che all’epoca erano scettiche, sono oggi scandalizzate da questi pellegrinaggi, eppure solo coloro che non conoscono l’anima umana, il desiderio mistico, l’innato desiderio che, non solo nel Cristianesimo, ma anche nelle altre religioni, non comprende ciò che ha portato ad un grande incremento dei pellegrinaggi. Dopotutto, se non siamo scandalizzati da una “miss” americana che dica nella abitazione di Goethe, a Wéimar: “Ah, qui ha vissuto il grande Goethe!”, e che migliaia e migliaia di uomini stiano in silenzio di fronte ad una casa contrassegnata da una piccola lapide di marmo, perché “Qui è nato Beethoven!” oppure “In questa casa visse Napoleone!”, non possono né essere sorpresi, né possono prendere a male il fatto che il cuore cristiano si sia sempre sentito intensamente attratto da Betlemme, Nazareth, Gerusalemme, la tomba di San Pietro…, i luoghi in cui Cristo ha vissuto e si è mosso, o dove vissero gli eroi della fede cristiana. – E poiché non tutti possono andare così lontano, molti devono accontentarsi di un’immagine sacra, soprattutto un’immagine mariana, visitarla in pellegrinaggio e stendere i loro cuori davanti ad essa. Questa è l’origine dei famosi santuari di Loreto, Lourdes, Censtochova, Guadalupe, ecc. che sono costantemente visitati da migliaia di persone, che accorrono per cantare le lodi di Maria. Cosa significhino questi santuari in termini di approfondimento della vita religiosa, sarebbe difficile dirlo. Questo deve essere vissuto. Chi è insoddisfatto del culto tira in ballo di preferenza gli abusi reali o piuttosto gli abusi immaginari che vengono commessi. Non c’è dubbio che nella vivida colorazione del culto, si notino le caratteristiche peculiari di alcuni Paesi, razze o classi sociali, e se il figlio dei paesi del nord partecipa con un sangue freddo alla liturgia diversamente da quelli meridionali dal sangue caldo, o se uno studioso sepolto tra i libri si trova improvvisamente in mezzo alle manifestazioni infuocate dei pellegrini che arrivano a un santuario … è possibile che lo spirito di critica possa richiedere i ma o i se …e senza dubbio non ce n’é motivo o ragione. Perché se Dio ha creato un’immensa varietà di nazioni e di popoli, allora è lecito ed ovvio che si introducano mille diverse varietà di colori nel culto che nasce da un solo ed unico dogma, dogma immutabile, unico e vero. E anche laddove sopravvengano abusi – o, per essere più precisi, falsi pretesti per il divertimento – per quanto possiamo sforzarci di sopprimerli, non dobbiamo dimenticare che gli uomini possano abusare di tutto ciò che è grande e nobile. Ma proprio come non sopprimiamo le feste nazionali, perché ci sono persone che, nel loro entusiasmo patriottico, si ubriacherebbero, in modo analogo a quanto avviene per le feste nazionali, non possiamo rinunciare neanche alle benedizioni del culto perché alcune persone si comportano in modo sbagliato…

B) Non avete sperimentato, amici lettori, quanto sia severa e fredda la casa dove non si parli della madre? Ebbene, la Chiesa cattolica non vuole essere una casa senza madre. Nelle pagine della sua storia, che ha quasi due volte mille anni, sentiamo il calore, la cura e la sollecitudine filiale con cui la Chiesa ha difeso, proclamato e diffuso il culto di Maria. Su un altare della Chiesa dell’Università di Budapest, c’è un’immagine molto nota di Maria. È solo una copia. L’originale si trova a Censtochova in Polonia. La nostra chiesa un tempo serviva come tempio dei Paolini; e il tempio e il convento di Censtochova è oggi il centro dell’Ordine. Il 15 agosto, ogni anno i polacchi arrivano a Censtochova per onorare la Madonna, in circa 300.000 pellegrini. Quando entrano nel magnifico tempio, dopo un viaggio di otto o dieci giorni a piedi, si può vedere sui loro volti e nei loro occhi pieni di lacrime, una gioia immensa che nient’altro su questa terra può comunicare loro. È necessario anche vedere, in una notte qualsiasi dalla terrazza di fronte alla basilica di Lourdes, la folla di persone provenienti da ogni Paese che passano con le candele accese in mano, cantando l’Ave Maria, e poi alzano la candela, innalzando da migliaia di gole, con un’aria trionfante, con un sentimento di orgoglio, il “Credo in unum Deum”! Chiunque abbia vissuto queste scene, sa cosa significhi l’adorazione per ravvivare la nostra fede. E chi può contare le ferventi preghiere che sono state pronunciate in tutti gli angoli del mondo davanti ad un’immagine solitaria, sperduta nei campi, di Maria? Chi può misurare quel mare di amarezza che è stato lenito da un’immagine della Vergine Maria? Chi può stilare una lista di tutte le anime che, dopo una lunga vita di peccato, hanno incontrato di nuovo Cristo in qualche santuario? A nord e a sud, ad est e ad ovest, sui monti e nelle valli! Nei campi e nelle foreste, si elevano immagini, cappelle e chiese dedicate alla Vergine Madre. Entrate in un qualsiasi museo famoso del mondo e contemplate le centinaia di immagini mariane famose in tutto il mondo; ascoltate la serie di capolavori della letteratura che cantano di Maria; osservate le bellissime melodie dei cantici, una più bella dell’altra, composte da Haydn, Liszt, Mozart, Beethoven, Wagner, Gounod, Verdi, e poi meditate chi poteva essere quella fanciulla sconosciuta che, circa duemila anni fa, poteva dire con tanta verità che supera ogni immaginazione: “Benedetta mi chiameranno tutte le generazione”. Non credo che, meditando seriamente su un fatto così inaudito, ci sia un uomo che possa negare alla Vergine Maria il rispetto filiale. – Una madre stava agonizzando, e al suo capezzale, con il cuore oppresso, c’erano i suoi figli. C’era il più piccolo, un bambino di cinque anni che non poteva ancora capire cosa significasse morire. Non capiva come sua madre, che aveva sentito cantare così spesso e così meravigliosamente, fosse allora pallida e flaccida, e giacesse a letto. E il bambino, nella sua ingenuità infantile, chiese alla madre: “Mammina, è vero che non canterai mai più?” E a queste parole la donna morente raccolse tutte le sue forze residue e, con un ultimo sforzo, cominciò a cantare: “Venite, lodiamo Maria…”. Questo è ciò che era in grado di cantare. Poi crollò morta. Pallida, senza forze, giace anche lei, la nostra epoca sul suo letto di dolore. Invece di condurre una vita tranquilla, degna dell’uomo, viviamo in mezzo alle privazioni, alla paura costante e ai cambiamenti sociali. Nel rumore infernale dell’attuale vita e morte, l’uomo moderno può ancora sentire la voce della campana che suona l’Ave Maria? Si costruiscono fabbriche di aerei e di automobili, banche e negozi, tribunali e prigioni… ma dove costruiamo spiriti forti che onorano Maria?  E tuttavia, se le anime che lodano Maria non sono unite alle file di quelle generazioni che chiamano la Beata Vergine Maria, non saremo in grado di sperimentare il potere vivificante dell’adorazione. Mettiamoci, dunque, in spirito con la Vergine Maria, che canta con gioia il Magnificat, e lasciamo che il cantico delle nostre labbra sia il canto di lode: “Rosa dell’Eden, luce del cielo, o Maria, ti benedico! – Un magnifico, antichissimo saluto della Chiesa cattolica è la nota preghiera che inizia con queste parole: “Salve, Regina e Madre di misericordia; vita, dolcezza e la speranza nostra, Salve, Regina”. Chi ha ascoltato  anche una sola volta la magnifica melodia con cui viene cantata dai religiosi nei monasteri dopo la preghiera della sera, prima di andare a riposare, avrà sentito in questo cantico tutta fiducia filiale, tutto il rispetto e la devozione che la Chiesa di Cristo ha per la Madre di Gesù. Ave, o Regina, o Vergine gioiosa, che da tutta l’eternità sei stata scelta da Dio e sei stata ritenuta degna di essere la Madre del suo Figlio unigenito. Ave, Regina, Vergine dolorosa, che hai condiviso con la fedeltà del martire tutte le sofferenze del tuo Figlio divino. Ave, Ave, Regina, Vergine gloriosa che, grazie alla bellezza della tua anima impregnata di Dio, sei stata fatta “serva del Signore”, “Regina del cielo”. … Rivolgi a noi questi tuoi occhi misericordiosi. E dopo questo esilio, mostraci Gesù, il frutto benedetto del tuo grembo… O clemente, o pia, o dolcissima Vergine Maria.

LA VERGINE MARIA (7)

LA VERGINE MARIA (5)

Il Vescovo Tihámer Toth

LA VERGINE MARIA (5)

Nihil Obstat: Dr. Andrés de Lucas, Canonico. Censore.

IMPRIMATUR: José María, Vescovo Ausiliare e Vicario Generale. Madrid, 27 giugno 1951.

CAPITOLO V

MARIA E LE MADRI

Un giorno dell’anno 491 a.C. si diffuse a Roma una notizia spaventosa, che fece raggelare il sangue per l’orrore. La notizia era che Coriolano, il più fiero patrizio di Roma, condannato al bando dal popolo, era passato al nemico, il più acerrimo nemico dei Romani, i Volsci, e guidandoli, devastava e bruciava tutto, e stava già arrivando alle porte della città, ebbro di vendetta. La notizia era vera… Era Coriolano di fronte al nemico e alle porte della città di Roma. La città, nel più grande panico, inviò una commissione composta dai patrizi più illustri, per placare l’ex compagno, ferito a morte. Invano: non fu loro permesso nemmeno di entrare nell’accampamento. Allora fu nominata un’altra commissione, presieduta dal sacerdozio romano: anch’essa inutile. Alla fine, fu l’anziana madre di Coriolano a recarsi dal figlio per placarlo. E ciò che nè l’eloquenza dei patrizi, né la supplica dei sacerdoti potettero, Veturia fece. Veturia, le cui toccanti suppliche impressionarono suo figlio al punto da fargli cambiare idea e allontanare il nemico dalle mura di Roma… L’odio cieco del figlio pagano fu domato dalla flebile voce di una donna, perché quella voce era… la voce di sua madre. – Sappiamo per esperienza che la voce delle madri ha un irresistibile potere benedetto. Per questo motivo nessuno dovrebbe stupirsi se noi  Cattolici guardiamo con santo orgoglio e con santa fierezza ed ardente tenerezza a Maria, Madre di Dio e Madre nostra, da quel momento in cui il suo Figlio divino, morendo sulla croce, ce l’ha donata, e allo stesso tempo l’ha incaricata di trattarci come suoi figli. È Lei che ci conforta e ci dà speranza in mezzo alle nostre lotte. In questo capitolo la guarderemo  da un altro punto di vista: Guarderemo la Vergine Maria come Madre. In due punti possiamo raggruppare le riflessioni del capitolo: I. A cosa serve la dignità materna di Maria? II. Che cosa dà principalmente alle madri?

I. CHE BENE FA LA MATERNITÀ DIVINA DI MARIA?

A) Se meditiamo con attenzione sul ruolo che le madri svolgono nella storia dell’umanità, non possiamo più essere sorpresi per l’altissimo posto che la Vergine Madre occupa nella nostra fede cattolica, al contrario, lo considereremo naturale, giusto, bello e necessario.

a) Che triste condizione quella di una famiglia che ha perso la madre! Il padre può provvedere al sostentamento dei figli; ma è la madre che, con cuore amorevole ed un senso di pietà, dirige l’educazione dei figli. I bambini hanno bisogno della madre più di quanto abbiano bisogno del padre. Questo bisogno elementare si sente non solo nella vita familiare, ma anche nella vita religiosa della comunità ed il Signore ha voluto rispondere proprio a questo sentimento dandoci Maria come nostra Madre, la Madre celeste di tutti i fedeli, come legame che ci unisce a Lui, e ci unisce con un vincolo d’amore alla Beata Vergine, affinché, come in tutte le famiglie, ci fosse anche nella sua, nella sua grande e misteriosa famiglia, nella sua Chiesa, il cuore materno e l’amore materno che ci avrebbero uniti. – La missione della Vergine Maria non si è limitata a dare corpo al Verbo. La sua sua missione eterna e provvidenziale, la sua missione di Madre, continua come Madre, continua, secondo la volontà di Cristo, espressa nel testamento che ci ha dato dalla croce…; continua ad essere Madre finché ci saranno Cristiani sulla terra. E come le madri educano, difendono ed insegnano ai figli, anche Lei, anche la Beata Vergine ci educa, ci difende e ci insegna. Quando Ella accarezza il Bambino Gesù, accarezza anche noi; quando difende Lui, difende anche noi. Questo non è solo un pio sentimento, ma è un’eredità santa. È un’eredità che ci viene da Cristo sulla croce, quando guardando San Giovanni disse a Maria: “Ecco tuo figlio”. E rivolgendosi a San Giovanni e a tutti noi nella sua persona, disse: “Figlio, ecco tua madre”. Avevamo bisogno di una persona che fosse come noi, composta di carne e sangue, come noi…; ma che, allo stesso tempo, ci fosse superiore, più elevata, più pura, più santa; avevamo bisogno della Beata Vergine. Avevamo bisogno di una creatura, il cui spirito non fosse come il nostro, un pendio roccioso bruciato dal sole, ma un pendio roccioso fiorito; non un buio nascondiglio, ma una luminosa luce di stelle; non una palude piena di pantano, ma una fonte cristallina, non una vita zigzagante, piena di inciampi, ma una strada dritta verso Dio; una persona il cui dolce sorriso ci incoraggiasse e dicesse: Uomini, fratelli miei, guardate fino a quali grandi altezze il Signore innalza gli umili che si donano completamente a Lui! Di questa Madre purissima, senza macchia, leggiamo che si recò con il suo figlioletto al tempio di Gerusalemme e si sottopose alle cerimonie della Purificazione. Che umiltà! Che obbedienza ai precetti del Signore! Che obbedienza ai precetti di Dio! Che esempio per noi, e come ci incoraggia!

b) È noto che la famiglia si mantiene salda fino a quando vive la madre, che è il suo centro. Forse i figli sono sposati da molto tempo, forse hanno già una loro famiglia, ma finché la madre vive, la famiglia mantiene la sua forza coesiva. E se la madre muore, i figli cominciano a vedersi raramente, non si incontrano quasi mai, ognuno va per conto suo,  per la sua strada, perché manca il centro dell’unione, la madre è morta. Questo accade non solo nelle piccole famiglie umane, ma anche nella grande famiglia della Chiesa. Non vediamo come le le denominazioni religiose separate che, pur pretendendo di seguire Cristo,  non seguono più il culto di Maria? Quale gratitudine devo a Dio per aver avuto la grazia di nascere nella Religione in cui Dio è nostro Padre, Cristo nostro fratello e la Vergine Maria la nostra Madre celeste, che unisce già in questo mondo i membri della famiglia di Dio!

B) Quale grande attrazione esercita per i non Cattolici il culto della Vergine Maria. Basta visitare una chiesa affollata di fedeli nel mese di maggio. Quanti sono coloro che vengono a casa nostra per onorare la Vergine Madre! E questo è comprensibile, perché è una cosa molto umana. In una famiglia tutti si riuniscono per onorare la madre. D’altra parte, guardate cosa mi ha scritto un uomo indurito dalla vita:

“La vita mi ha provato molto. Mi ha privato di mio padre e di mia madre, dei miei fratelli e delle mie sorelle. Tutti sono ora nella patria eterna. Dall’età di quattordici anni sono orfano e mi manca l’amore della mia madre terrena. Eppure, non sono un orfano…; almeno, non mi sono mai sentito tale, perché già nella mia prima infanzia ho amato la Vergine Madre con una tenera affezione, e posso sinceramente affermare che sono sempre stato incoraggiato dal suo amore materno; ho sentito le sue carezze che mi hanno sostenuto nei momenti di tristezza. La Vergine Maria mi ha sempre accompagnato. È sempre stata accanto a me. Non ho mai avuto motivo di lamentarmi, perché non mi è mai mancato il suo amore materno. Mi sono sempre sentita al sicuro tra le sue braccia. In tutti i miei problemi, in tutte le mie sofferenze e dolori, Lei è sempre sempre stata al mio fianco e non mi ha mai lasciato solo”. – Ebbene: se è il cuore materno che dà calore alla casa, allora anche la Chiesa ha bisogno del calore del cuore materno. È per questo che il culto della nostra Madre celeste ha una tal forza di attrazione. “Volete onorare Cristo da solo e non volete occuparvi di Maria?” Non ci riuscirete. Dovrete chiudere gli occhi per non vedere Maria, e anche in questo caso non ci riuscirete. Volete adorare il Bambino divino, il dolce Gesù? Alzate gli occhi verso di Lui: cosa vedete? La Vergine Madre, che lo tiene tra le sue braccia. Vuoi seguire il Bambino Gesù che fugge in Egitto? Alza gli occhi verso di Lui, cosa si vede? La Vergine Madre si prende cura di Lui. Volete conversare con Gesù Cristo inchiodato alla croce? Guardate bene: chi vedete ai piedi della croce? La Madre di Gesù. Volete baciare le piaghe del Cristo morto da cui sgorga il Sangue redentore? Guardate il suo cadavere, dove lo trovate? Nel grembo di Maria. Che fortuna per noi che Dio non abbia posto le sue grazie nella volta celeste, come le stelle…; non potremmo farle scendere da lì; che fortuna per noi che Egli non le abbia poste come perle preziose in fondo al mare …, da lì non potevamo farle risalire. Le ha poste nelle mani aperte di Maria, la sua dolce Madre, dove sgorga abbondantemente la fonte delle divine misericordie e ricade sui suoi fedeli”. (FULHABER.).

II COSA CONFERISCE ALLE MADRI LA DIGNITÀ MATERNA DI MARIA?

Se ogni credente sente la sua carità al tocco del cuore materno di Maria, non c’è dubbio che le madri ne siano le maggiori beneficiarie.  Questa, dunque, è la seconda domanda del capitolo: cosa dà la Madre di Dio alle madri degli uomini? La nostra risposta è una frase semplice ma profonda. Essa decide davvero l’intero destino dell’umanità: il culto della Madre di Dio difende e avvalora il rispetto dovuto alla dignità della madre. Possiamo conoscere tutto ciò che il culto significhi per le madri solo se: A) Da un lato, conosciamo la missione che, secondo il disegno di Dio, le madri devono svolgere nella storia dell’umanità; e B) Se siamo anche consapevoli del concetto unico di rispetto della dignità delle madri.

A) La donna come madre! La volontà ammirevole e santa di Dio Creatore che pose accanto al primo uomo la prima donna e, benedicendo il loro matrimonio, disse loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela”. (Gen 1,28). Questo è ciò che Dio ha detto alla prima coppia: e, come conseguenza del comando divino, la missione più bella e la dignità più elevata della donna è: o consacrarsi interamente al servizio di Dio nel santuario della vita consacrata, oppure essere madre nel santuario della famiglia. La donna raggiunge la pienezza, lo zenit della sua vita terrena, nella maternità. Diventando madre, una donna dimostra che il mondo non può passare senza di lei. Possiamo fare a meno di tutto ciò che è in lei… tranne questa funzione materna. Il mondo potrebbe sostenersi anche se le donne non sapessero cucinare, lavare, cucire, gestire la casa con tanta perfezione, anche se le donne non sapessero conversare con tale grazia, ballare con tale distinzione e sorridere con tanta finezza; ma non se non sapessero essere madri. La donna, madre, può rivelare i suoi valori più preziosi; ed è per questo che possiamo misurare con giusto titolo il valore di una donna per i suoi figli e per la buona educazione dei suoi figli.

B) E se questo è vero, se è vero che gli uomini non possono essere santi quando il loro cuore è malato, e se il cuore dell’umanità è la famiglia, e il cuore della famiglia è la madre …, allora dobbiamo essere scioccati nel vedere come nell’umanità di oggi, soprattutto tra le giovani generazioni, ci sia un concetto frivolo e umiliante della missione più bella che Dio ha dato alla creatura: la dignità materna.  Essa fa raggelare il sangue al cuore vedere con quanta sfacciataggine si parli di questo punto in diversi ambiti della società.

a) Il male è ormai talmente diffuso che gli uomini più responsabili, allarmati cercano un rimedio. Qualche anno fa, quasi tutti i paesi celebravano nel mese di maggio la “Festa della mamma”, finalizzata a innalzare la dignità delle madri in famiglia, di fronte ai figli e nella vita pubblica. Hanno celebrato questa dignità con festeggiamenti. L’intenzione è buona… ma il risultato è incerto. Noi Cattolici non abbiamo bisogno di una festa della mamma speciale. Il nostro culto della Vergine Madre è già un continuo omaggio alla dignità materna. Se  Maria non fosse stata una madre, se non avesse avuto Gesù come figlio, oggi nessuno saprebbe nulla di Lei; tutta la dignità di Maria deriva dalla sua maternità. Ma dalla dignità di Maria come Madre di Dio, deriva la dignità eccelsa di tutte le madri. Non abbiamo bisogno di un giorno speciale, di un giorno segnato annualmente, una “Festa della mamma”, perché non c’è un solo mese dell’anno in cui si celebri l’uno o l’altro giorno di festa che non proclami la dignità delle madri: in gennaio, la Festa della Sacra Famiglia; a febbraio, la Purificazione; a marzo, l’Annunciazione; in aprile, la festa dei Sette Dolori; in maggio e ottobre, tutto il mese, a luglio, la festa del Carmelo; in agosto, l’Assunzione; in settembre, la Natività di Maria; in novembre, la Presentazione; a dicembre, l’Immacolata Concezione. Di cosa abbiamo bisogno ancora, di un “giorno delle madri”? Non solo in questa materia, ma anche in molte altre questioni, vediamo con orgoglio che tutto ciò che l’anima umana desidera nel profondo del suo essere, tutto trova nella Chiesa cattolica… L’uomo anela a Dio…; lì abbiamo il Santissimo Sacramento. Vuole scacciare dalla sua anima il peso dei suoi peccati …; qui abbiamo la confessione. Vuole aiutare le anime dei suoi defunti … ; ecco la fede nella Comunione dei santi. Si sforza di onorare la dignità materna. .. ;  c’è il culto a Maria.

b) È possibile immaginare in modo più sublime la dignità materna, che guardando questa immagine: il Bambino Gesù in braccio a Maria? Che inno di lode alla dignità materna di tutte le immagini di Maria! Oggi riusciamo a malapena a comprendere il concetto che il mondo aveva di questa dignità prima di Gesù Cristo. … Cioè…, oggi oggi, in questo mondo nuovamente pagano, vediamo ancora una volta gli estremi a cui sia giunto in questa materia, il sentire generale se si prescinde da Cristo. Forse non è lontano il momento in cui ci saranno lettere come quella scritta nell’anno della nascita di Cristo da un operaio egiziano, da Alessandria d’Egitto alla moglie che aspettava un figlio. “Se è un maschio, acconsento a lasciarlo vivere; se è una femmina, deve essere abbandonata”. Così, semplicemente così: “Dobbiamo abbandonarla!” Che terribile abisso di paganesimo! Attraverso Maria l’umanità ha imparato che un bambino è una “benedizione di Dio”. E chi oggi onora la Vergine Maria non vede nel bambino una maledizione, non vede in lui un intruso che porti disagio e che venga accolto controvoglia. È così che in tempi di terribile epidemia di aborto indotto, quando la soppressione dei bambini non nati sta portando al suicidio delle nazioni, il culto di Maria assume un significato immenso. – Non c’è nulla di cui abbiamo più bisogno, che di madri che adempiano fedelmente ai gravi doveri della vita coniugale. Potrei quasi dire: questo sarà il futuro tipo di santità delle donne, perché questo è ciò di cui abbiamo più bisogno. Le donne sante della Chiesa primitiva provenivano dalle file dei martiri, perché in quel momento ciò di cui si aveva più bisogno era soprattutto la confessione aperta della recente fede cristiana. In seguito, le donne sante provenivano principalmente dalla schiera delle vergini, perché ciò di cui si aveva bisogno allora erano esempi di consacrazione esclusiva a Cristo di fronte alla vita sfrenata del mondo. Ma ora, di cosa abbiamo più che mai bisogno, di che cosa abbiamo più bisogno oggi? Oggi che fortissimo è sotto attacco il Cristianesimo? La vita coniugale, la vita familiare, secondo lo spirito di Cristo.  Così, la madre che adempie in modo perfetto ai doveri della vita coniugale… è il nuovo tipo di Santo di questa umanità in via di estinzione. – Abbiamo parlato di Maria e delle madri. In quest’epoca in cui le donne sottovalutano la dignità materna, è possibile offrire un’opera più attuale per adornare le pareti delle case cristiane, di quella della Vergine Maria con il Bambino in braccio? Può sopravvivere un popolo le cui case, come freddi cimiteri, sono immerse nel silenzio, per mancanza di bambini? Dove si onora la Vergine Madre, lì si onora anche il meraviglioso mistero che queste parole contengono: “madre e figlio”. Perché da quando a Betlemme quella benedetta Madre ha dato alla luce il nostro Redentore, la dignità materna si eleva davanti a noi alle vette della santità; e da quando le labbra di Cristo hanno pronunciato mille e mille volte la dolce parola “Madre” a Maria, da allora il nome di “madre” è stato santo. Diciamo dunque apertamente, chiaramente e con tenacia: il mondo di oggi chiede madri.  Non abbiamo bisogno di donne che fanno leggi, che parlino in pubblico, che si riuniscano in conferenze …., quando a casa le stanze sono vuote per mancanza di figli. Non abbiamo bisogno di donne che sono sempre per strada, a lavorare,  divertirsi…, trascurando la cura dei propri figli. Abbiamo bisogno di madri che, senza lamentarsi, sappiano badare all’educazione dei loro figli. Le madri, che sono le prime catechiste dei loro figli, che insegnino loro a pregare. Abbiamo bisogno di madri che sappiano essere la benedizione di Dio nelle loro case. Madre nostra, Madre di Gesù, chiedi al tuo Figlio divino di darci madri come queste.

LA VERGINE MARIA (6)

LA VERGINE MARIA (4)

Il Vescovo Tihámer Toth

LA VERGINE MARIA (4)

Nihil Obstat: Dr. Andrés de Lucas, Canonico. Censore.

IMPRIMATUR: José María, Vescovo Ausiliare e Vicario Generale. Madrid, 27 giugno 1951.

CAPITOLO IV

MARIA E LE DONNE

Da un bellissimo lago italiano, il Lago Maggiore, emerge come un piccolo paradiso terrestre, l’Isola Bella. È davvero degna di questo nome. Quando, in primavera, la neve e il ghiaccio coprono ancora le montagne circostanti e la natura è ancora immobile e morta, sull’Isola Bella, gli alberi di limone e di arancio sono già in piena fioritura e i fiori nella loro fragranza. In mezzo all’umanità, coperta dal ghiaccio di un inverno spirituale, la Vergine Madre emerge, immacolata, pura, “come un giglio tra le spine” (Cantico dei Cantici II, 2). È lei la vera “Isola Bella” benedetta del lago agitato dell’umanità, la Terra benedetta da cui proviene la forza vivificante della fede pura e della fede pura e la dolce fragranza di una sana morale. – Cosa significhi il culto mariano per la nostra fede, come le dia forza, vita, unità e bellezza, lo abbiamo visto nel capitolo precedente. In questo e nel prossimo voglio mostrare le forze che scaturiscono dal culto mariano per la nostra vita morale. Cosa significa la Vergine Maria per la nostra vita morale? Cosa significa la Vergine Maria per le donne in generale? – Questa sarà la domanda che ci proporremo e cosa significa per le madri? sarà il tema del prossimo capitolo. – In questo capitolo suddivideremo l’argomento in tre punti: I. Che cosa fosse la donna prima di Maria? II. Che cosa sia la donna grazie a Maria?  III Che cosa sia la donna senza Maria?

I. CHE COS’ERA LA DONNA PRIMA DELLA MARIA VERGINE?

Unicamente potranno apprezzare ciò che significhi il culto per la donna chi ha familiarità con il basso, umiliante concetto di donna in quei tempi anteriori a Gesù Cristo e la situazione vergognosa in cui di conseguenza si trova. Che cos’era la donna prima del Cristianesimo? La schiava dell’uomo! E non sarà fuori luogo ricordare ora la degradazione di quel tempo in cui per la prima volta, l’immagine della Vergine Madre, brillò trionfante sul peccato, davanti agli uomini. Sappiamo come in quei tempi le onde dell’immoralità erano terrificanti, che la figlia di un imperatore era tra le prostitute, e che Erode diede ad una principessa, come ricompensa per una danza provocante e sensuale, la testa di San Giovanni Battista. Prima della Vergine Maria il sesso femminile era malato a sua insaputa. Perché una persona può essere malata, brutta, col viso deturpato da macchie, senza esserne consapevole, a meno che non abbia un’altra persona sana, bella, impeccabile e senza macchie, che possa servire da paragone con cui misurare e valutare i propri difetti. Ebbene, Maria brillava davanti a noi come immagine ideale che attira la nostra attenzione e ci avverte: “Tu sei malato, tu sei deforme, hai delle imperfezioni”, e così ci invita a a copiare tranquillamente la sua immagine incomparabilmente bella, senza difetti. Nella Vergine Maria il Cristiano ha esaltato la donna e l’ha innalzata su di un piedistallo, che né prima né dopo si sarebbe potuto sospettare. E mano a mano che si diffondeva il culto, si diffuse anche una concezione completamente nuova della donna. Chi si faceva Cristiano e onorava Maria, guardava a tutte le donne con un rispetto pieno di emozione. Perché il culto, se da un lato infondeva nelle donne la propria dignità e l’apprezzamento delle qualità veramente preziose del sesso, dall’altro, risvegliava anche negli uomini una nuova forma di rispetto, delicata e pura, quel modo cavalleresco di pensare cristiano che, prima di Cristo, non era ancora conosciuto neppure dai popoli più colti, e che oggi, purtroppo sta ricominciando ad essere quasi completamente disconosciuto dalla generazione attuale, che è così lontana da Cristo. Donne, fanciulle, avete mai pensato quanto dovete a questa Vergine Madre di Dio? Da quando la prima Ave Maria è risuonata sulle labbra dell’Arcangelo, le tempie della donna sono adornate con un corona invisibile? E quando l’Ave Maria fu ascoltata per la prima volta, si infransero le catene della vostra schiavitù? Perché Chi osa oggi umiliare Colei che è una sorella della Madre di Dio? DANTE non esagera quando chiama Maria, nel canto XXIII del Paradiso, “rosa sbocciata sotto i raggi di Cristo”, e quando canta in questo modo:
“…Quivi è la rosa in che ‘l verbo divino carne si fece; quivi son li gigli al cui odor si prese il buon cammino”… Così la circulata melodia si sigillava, e tutti li altri lumi facean sonare il nome di Maria. E come il bambino che tende le braccia verso sua madre dopo essere stato alimentato dal suo latte, mosso dall’affetto che anche esteriormente è ancora infiammato, ciascuno di questi bagliori si estendeva verso l’alto, così si potenziava l’amore che professava per Maria”.

Esaminiamo ora la seconda domanda:

II COSA È LA DONNA GRAZIE A MARIA?

A) Facciamo qualche passo attraverso il campo della letteratura e della storia, esaminiamo le vite delle donne più rispettabili; non ne troveremo neanche solo una la cui figura emani una tale incessante forza, incoraggiamento, gioia di vivere, e di consolazione, come quella della Beatissima Vergine? Se sono le umili fanciulle a guardare a Lei, c’è qui la “serva del Signore”; se sono regine che si rivolgono a Lei come regine che le rivolgono uno sguardo, esse sono alla presenza della “Regina del Cielo”; se sono anime turbate che cercano sollievo, la “Vergine dei Sette Dolori” le consola. Se si tratta di anime che lottano con il peccato e che implorano aiuto, la “Vergine Immacolata” le aiuta.

a) Il danno che Venere causò all’umanità non poteva essere rimediato, se non da Maria. Da quando le immagini della Vergine, hanno adornano il santuario e la parte più intima della casa nelle famiglie che si vantano cristiane, da allora l’umanità sa come rispettare la verginità completa e intatta prima del matrimonio e nel matrimonio il pensiero sublime di Dio: la dignità dei genitori e anche il magnifico dono di Dio: i figli. Ovunque ci sia un’immagine di Maria, c’è un incoraggiamento, una spinta verso i più alti ideali. E non penso ora a quei guerrieri di fama universale che portavano il rosario sull’elsa della spada, né alle nostre spade, né ai nostri anziani, quegli eroici ungheresi che attaccarono il Turco portando il vessillo di Maria. Non è questa la cosa principale. Voglio esaltare cento volte di più di tutti i trionfi ottenuti sui Turchi, quei milioni e milioni di trionfi invisibili, i trionfi spirituali, che, con l’aiuto di Maria, tante persone hanno conseguito sui vecchi nemici dell’uomo, sugli istinti che ci spingono al peccato.

b) Perché la Vergine Maria, tutta pura, può essere onorata degnamente solo dall’anima pura; e per seguire degnamente le sue orme, una vita secondo il piacere di Dio. Un’antica leggenda esprime questo pensiero in modo mirabile. – Sull’altare di un convento si trova una un’immagine piuttosto strana di Maria: entrambe le sue mani sono spezzate. In passato l’immagine era intatta, ma fu mutilata più tardi nel corso della guerra, e la leggenda narra che di fronte alla statua, quando, quando era intatta, molte suppliche sono state esaudite, ma che ora, di fronte alla statua mutilata non fa più miracoli. Non essendoci le mani della Vergine per innalzarle a Dio, pregando per gli uomini. Ma la leggenda continua e dice che se un uomo si inginocchiasse davanti alla statua e pregasse in questo modo: “Vergine Santissima, Madre mia, ecco le mie mani; sono così pulite, così morbide, così incontaminate che oso offrirle a te per sostituirle alle tue…”, i miracoli sarebbero ripresi. – Senti, amico lettore, il profondo simbolismo della leggenda? L’anima affondata nel peccato e le mani macchiate onorano Maria invano. Prima dobbiamo lavare via con lacrime di pentimento tutto lo sporco che le ricopre; e solo allora potremo osare guardare il volto sempre puro, sempre pulito, sempre bello di Maria. Sì, perché tutta la sua figura è l’apoteosi dello spirito che trionfa sulla materia,  e chi può negare che gli uomini abbiano un urgente bisogno di trionfare sugli interessi materiali che soffocano ogni spiritualità? La nostra terminologia e la nostra ideologia sono state plasmate sulla terra, e non sappiamo come esprimerci se non solo in termini economici, e tutti i nostri pensieri, piani, progetti e opere mancano sempre di qualcosa difficile da nominare con parole concrete: manca un’anima che aspiri alle altezze, degli occhi che guardino oltre la materia, di un volo che non si accontenta delle possibilità terrene.

B) E quando si parla dell’influenza del culto di Maria sulla moralità, è abbastanza logico che il nostro pensiero si rivolga spontaneamente alla figura della Vergine Immacolata, che rafforza e difende la purezza spirituale.

a) A Budapest, di fronte all’Ospedale di San Rocco, c’è una bellissima immagine di Maria con questa iscrizione: “Tota pulchra es, Maria“… “Sei tutta bella, o Maria”; e non c’è nessuna macchia originale in te… ” Non c’è colpa originale in te! Questo è ciò che l’Immacolata Concezione significa. Ma questa espressione: “Vergine Immacolata” la intendiamo anche in un altro senso. Noi di solito la applichiamo alla vita completamente pura di Maria, alla sua purezza morale e spirituale. E se in ogni momento è stato necessario l’ideale sublime e nobile della purezza dell’anima, è anche necessario ora, soprattutto ora, quando il mondo in questa materia è completamente sregolato. La Religione di Cristo ha in questo un magnifico motto: “Pura fino all’altare, fedele fino alla morte“; una vita completamente pura e continente fino all’altare nuziale e la fedeltà coniugale finché morte non li separi. Ecco il nostro ideale…; ma, ahimè, è ancora possibile realizzarlo oggi … anche oggi, in mezzo a tanta corruzione morale? – Forse qualcuno mi risponderà: “In passato gli uomini non erano migliori”. In realtà, ci sono sempre stati uomini cattivi e uomini buoni; e io non asserisco – perché non è vero – che la gente non sia buona. Non voglio affermare – perché sarebbe troppo ingenuo – che nei cosiddetti “bei tempi andati” tutti fossero davvero dei santi. Ma sapete qual è la differenza tra il passato e il presente? Un tempo il peccato era chiamato peccato, e per commetterlo gli uomini dovevano nascondersi nell’oscurità. Ma ora? Gli uomini scusano, anzi, cercano di giustificare la caduta morale, ed in alcuni casi fanno persino ostentazione dei loro disordini. Oggi il peccato esce dal suo nascondiglio e, senza vergogna, fa il suo lavoro alla luce del giorno. Sì, c’erano dei peccatori tra gli antichi, ma almeno venivano chiamati con quel nome. Cosa succede oggi, cosa succede intorno a noi? L’impurità sta devastando i giovani e gli adulti… e non ci scandalizziamo nemmeno più! Il veleno si diffonde ovunque… film, pubblicità, teatri, vetrine, libri, vanno distruggendo la vita spirituale, la coerenza morale, la generosità, la patria, il futuro. Chi può aiutarci in questa situazione? Chi può opporsi a questa corrente di degrado morale? Chi può tendere la mano a coloro che sono sul punto di annegare? Chi, se non la Vergine Immacolata, l’immacolata senza macchia, purissima? Guardate un’immagine di Maria, dipinta da Murillo….; contemplate… Stavo quasi per dire questa preghiera a colori. Guardate quanto è bella la Vergine! Gli Angeli volano intorno a Lei e ammirano la sua bellezza. Ma Lei non guarda verso di noi, né verso gli Angeli, ma ma guarda verso l’alto, da dove vengono tutte le luci che la avvolgono. In quel mare inaccessibile di luce abita Dio, purezza eterna; e Maria è la più perfetta realizzazione umana di questa purezza. E mentre contempliamo l’immagine, anche il nostro sguardo si alza da Maria verso l’alto, verso il al “Padre della luce”, alla fonte inesauribile ed eterna della purezza.

b) E solo ora comprendiamo veramente cosa abbia fatto la Vergine Immacolata, vestita di sole e coronata di dodici stelle. Ella ci insegna la via della vera grandezza. Non ciò che proclama il mondo. Perché anche il mondo ha il suo proprio Vangelo e il suo peculiare Credo. Il suo Vangelo recita così: Sii come Dio, onnisciente e onnipotente, e poni il tuo trono sopra il cielo. E il suo Credo è il seguente: Credo, ma solo in me stesso. Ma ecco che risuona il Vangelo ed il Credo dell’Immacolata Concezione: “Vuoi davvero essere grande? È un desiderio naturale, un desiderio antico che si annida in ogni uomo. La domanda è questa: vi accontentate delle apparenze o anelate alla verità? Volete essere grandi per forza di ribellione o per forza di obbedienza? Per mezzo dell’orgoglio o per mezzo della grazia? Vuoi essere solo un uomo o vuoi essere anche un Cristiano? Gli uomini sono coloro nei cui corpi abita l’anima; i Cristiani sono quelli nella cui anima abita Dio. Il corpo in cui non c’è l’anima, non è un uomo vivente ma un cadavere in decomposizione; e un’anima in cui Dio non abiti non è un’anima vivente, cristiana, non è un’anima divina. “Eppure senza dubbio, il Figlio di Dio – dice Sant’Agostino – si è fatto uomo affinché l’uomo sia Dio”. E qui sta il valore più profondo del Cristianesimo, e questo è ciò che ci insegna l’immagine dell’Immacolata Concezione. L’Immacolata Concezione, invitando noi fatti di fango e pantano e di inclinazioni vergognose, a salire verso le altezze divine: “A tutti quelli che l’hanno ricevuto (Cristo), a quelli che credono nel suo Nome, ha dato potere di diventare figli di Dio” (Gv I,12). Ed  anche se il Cristiano dovesse trasformare la terra intera in un paradiso, anche se dovesse porre fine a tutti i mali, alla sofferenza, alla miseria e alla morte, egli non sarebbe comunque altro che un ottone che rimbomba o una campana che risuona, se non potesse realizzare il meraviglioso cambiamento, che è destinato a sollevare l’uomo meschino, mortale, inciampante, e renderlo “partecipe della natura divina“. E per credere a questa ineffabile beatitudine, per essere convinti di questa possibilità, basta alzare gli occhi verso l’Immacolata, che essendo una creatura, limitata, terrena, ha vissuto interamente in Dio e ha vissuto per Dio. Guardate come la sua anima si riempie dell’oceano della vita soprannaturale! Guardate come sia stata resa invincibile la sua anima dalla potenza che l’unione con Dio le comunicava. Come il suo volto risplende delle luci della vicinanza di Dio! Ave, piena di grazia! Ave piena di Dio! La cui corona è costituita dalle stelle, la cui veste è il sole e poni i tuoi piedi sulla luna. Non sentite che il nostro mondo peccaminoso, esausto, morente, possa essere salvato e preservato dal castigo di Dio solo da  coloro che sono veramente figli dell’Immacolata? – Esiste un’immagine mariana del VI secolo dalla Russia: Maria è in piedi in un mare di raggi; e sul suo petto, al posto del cuore, è raffigurato Cristo, come un sole, come un’ostia circondata da raggi di luce. Cosa vuole esprimere? Che il cuore di Maria era occupato da Cristo, Egli vi abitava, e quindi Maria era un ostensorio, un tabernacolo vivente. All’esterno Maria…, dentro Gesù. All’esterno uomini…, dentro Gesù. All’esterno studente, impiegato, operaio, giudice, insegnante, ingegnere, sarta, casalinga…, dentro Gesù. E davvero, chi potrebbe contare i milioni e centinaia di milioni di giovani e anziani, che, anche in mezzo a forti tentazioni, sono stati preservati dal culto di Maria, dalla Vergine purissima?

III COS’È LA DONNA SENZA MARIA?

Dopo quanto detto, nessuno può dubitare su quale sia la nostra risposta alla terza domanda che abbiamo posto all’inizio del capitolo. Non c’è ombra di dubbio. Se il culto mariano venisse abolito, la corruzione morale della società peggiorerebbe e le donne ricadrebbero in una condizione di precarietà.

A) Quanto più spaventosa è la dissolutezza morale della nostra epoca, e quanto più più assomiglia all’immoralità dell’antico paganesimo, più dobbiamo guardare con raddoppiata fiducia alla Vergine Madre, che ci incoraggia a vivere una vita più pulita e più beata. Sapete qual è il più grande difetto del mondo moderno? La mancanza di donne in mezzo a noi, donne del tipo di Maria, donne degne di ricevere il saluto angelico. C’è un’abbondanza di donne audaci, provocanti, licenziose, che non fanno altro che proclamare la vacuità delle loro anime…., quali teorie denigratorie vengono propagate contro le donne, contro la maternità, contro i bambini! … sale da ballo…, concorsi di bellezza…, mode indecenti…, spiagge…, matrimoni di prova…, matrimoni nei fine settimana…, immoralità e marciume spirituale ovunque! Come possiamo rimediare a tutto questo? Diffondendo la devozione alla Vergine Maria.

B) Quando una donna perde la sua purezza e la sua vita spirituale, il suo “io” migliore,  allora si spegne anche il rispetto per le donne,  e, di conseguenza, trionfa l’animalità sfrenata. Così come si tiene la donna, così la vita umana sta in piedi o cade. Quando la donna è ridotta ad un oggetto di piacere, prevalgono gli istinti naturali, la vita dei sensi; ma dove la donna imita la dolcezza e la modestia di Maria, lì fiorisce la vera cultura, la dignità umana. Quando una donna perde la sua delicatezza, la sua modestia, il suo pudore, la sua autostima, l’uomo perde il suo rispetto per lei ed inizia la rovina della società. Il fatto che ci siano ancora delle donne – e  abbondantemente, grazie a Dio! – che cercano di imitare le virtù della Vergine Maria, sostenendo la vita familiare, dando la propria vita per i loro figli, è una benedizione per la società, un segno di vera cultura. Perché la cultura umana ha il suo fiore più bello nel culto di Maria? “Cultura” significa “frenare le forze selvagge”. E se è così, allora possiamo affermare che l’intera gamma delle invenzioni tecniche non abbia lo stesso valore per per la vera cultura umana quanto il culto della “Vergine Immacolata”, della “Vergine Purissima”.

* * *

Quanto più virulento è l’attacco dello spirito del nichilismo morale, del materialismo e del neopaganesimo, più dobbiamo alzare lo sguardo con ardente desiderio alla Vergine Maria piena di grazia. E quanto più la corruzione del mondo ci travolge, più ferventemente dobbiamo rivolgere le nostre suppliche alla Madre nostra. Madre Santissima, prega per noi. Dacci la forza di affrontare con determinazione e coraggio, tanti attacchi, aggressioni e derisioni contro il nostro essere Cristiani. Stendi su di noi il tuo manto protettivo, affinché ci siano tra noi giovani con un aspetto pulito come il tuo. Aiutaci a far sì che le giovani sappiano apprezzare l’alta dignità in cui tu le hai posto. Aiutaci affinché anche noi, tuoi figli fedeli, possiamo essere l’ “Isola Bella”, in mezzo a tanti uragani scatenati di corruzione morale… O Vergine Maria, concepita senza peccato, prega per noi, sii il nostro rifugio e riparo.

LA VERGINE MARIA (5)

LA VERGINE MARIA (3)

Il Vescovo Tihámer Toth

LA VERGINE MARIA (3)

Nihil Obstat: Dr. Andrés de Lucas, Canonico. Censore.

IMPRIMATUR: José María, Vescovo Ausiliare e Vicario Generale. Madrid, 27

27 giugno 1951.

CAPITOLO III

MARIA E LA NOSTRA FEDE

Vicino a Nazareth, l’umile villaggio dove Gesù e la Vergine Maria trascorsero tanti anni, c’è una sorgente; gli abitanti del villaggio la chiamano “Ain Marjam”: La fontana di Maria”; e la tradizione popolare vuole che Maria abbia attinto l’acqua a questa fontana. Ancora oggi è la migliore fontana di tutta la regione; tutti gli abitanti dei dintorni vi si recano per attingere acqua. Portano la brocca di terracotta sulla testa. È così che portano acqua a casa. “Ain Marjam!” “La fontana di Maria!”. È un’espressione molto appropriata per il nostro scopo. Le donne di Nazareth trovano ristoro corporeo nell’acqua che attingono dalla fontana di Maria, e acquistano forza per le loro fatiche quotidiane. Noi Cristiani, che viviamo in tutto il mondo, otteniamo il ristoro spirituale di cui abbiamo bisogno, noi abbiamo bisogno di entusiasmo, magnanimità, purezza, consolazione dalla fonte abbondante del culto mattutino. Le donne di Nazareth portano abilmente sul loro capo il bel vaso argilla, lo trasportano senza farlo cadere e arrivano a casa con il loro prezioso tesoro, l’acqua fresca; anche noi portiamo un vaso di terracotta, il nostro corpo, e in esso portiamo un tesoro prezioso, il nostro spirito immortale; e dobbiamo portarlo lungo i sentieri della vita in modo che non subisca danni, per mantenerlo puro, incolume, intatto e senza scalfitture, fino a quando non raggiungeremo la patria celeste. Come il vero “Ain Marjam”, il culto, sarà l’argomento dei capitoli successivi. Come il culto della Vergine Maria rafforzi la nostra fede, sarà il tema del presente capitolo. Nei capitoli successivi studieremo quest’altro punto: come esso ci aiuti e ci rafforzi nelle lotte della vita morale.

Maria e la nostra fede – è il tema di questo capitolo. Che cosa riceve la nostra fede dal culto mariano? È la domanda che propongo. E rispondo con queste quattro parole: Riceve: I. forza, II. vita, III. unità, IV. bellezza.

I. L’ADORAZIONE RAFFORZA LA NOSTRA FEDE

È caratteristica della Sacra Scrittura di non parlare in modo pomposo. Racconta grandi cose con brevità e semplicità, tanto più inoltre, regolarmente, quando è più concisa e proprio quando proclama le più grandi verità. Della relazione del rapporto della Vergine Maria con la nostra fede e di ciò che possiamo imparare da lei in termini di credenza, la Sacra Scrittura non parla che solo in due semplici frasi, apparentemente insignificanti ma in realtà straordinariamente profonde, che riguardano la Madonna, nel secondo capitolo del Vangelo secondo Luca. L’evangelista descrive come i pastori, al ritorno dalla stalla di Betlemme, raccontino ovunque gli eventi del Natale. “E tutti tutti quelli che vennero a sapere dell’avvenimento si stupirono di ciò che i pastori avevano raccontato loro. Maria, invece, conservava tutte queste cose dentro di sé, meditandole nel suo cuore” (Lc. II, 18-19); e alla fine dello stesso capitolo, dove leggiamo che Gesù, all’età di dodici anni, tornò dal tempio, l’evangelista annota: “E subito andò con loro e venne a Nazaret, e fu loro sottomesso. E sua madre conservava tutte queste cose nel suo cuore” (Lc. II, 51). Così l’evangelista afferma per ben due volte che la Vergine non solo si prese cura corporeo del Bambino Gesù, ma anche che voleva anche educare la sua stessa anima per servire più degnamente il Verbo divino fatto carne. Ha registrato con cura ogni parola, ogni evento, ogni impressione, e li ha conservati con cura. Si mise a ruminare su tutti i meravigliosi eventi: l’annunciazione dell’Angelo, la notte di Natale, le parole della notte, le parole dei pastori e dei magi, la profezia di Simeone e di Anna, il primo vagito di Gesù bambino, tutti i suoi sguardi, tutte le opere della sua mano… Li ha meditati, li ha meditati e li ha conservati con grande cura nel tesoro della sua anima. Ecco, dunque, il primo insegnamento: la cura e il sacrificio con cui Maria mantenne salda la sua fede. Non possiamo infatti pensare che questa fede non abbia richiesto anche a lei – come a tutti noi – sacrificio, fatica e sforzo. Non diciamo che per Maria sia stato facile per lei credere, perché ha vissuto con Gesù. Anche lei aveva giornate nuvolose, come noi! E se di tanto in tanto ci fermiamo con incertezza di fronte ad un evento della nostra vita o di uno o davanti all’uno o all’altro dei dogmi della nostra fede, ricordiamoci che l’evangelista dice la stessa cosa di Maria e Giuseppe … Ma essi non compresero il senso della sua risposta” (Lc. II, 50). È così che anche Maria ha dovuto coltivare la sua fede. I suoi occhi, nonostante la loro purezza, non erano in grado di penetrare tutti i veli che ricoprono i santi misteri della nostra fede. Ma Maria accettò con fervore ciò che sapeva dei misteri del suo Figlio divino, e con la stessa umiltà di cuore accettava anche ciò che non capiva.. Osservando con spirito contemplativo tutte le parole, tutti gli atti e le manifestazioni del suo Figlio divino, ci ha insegnato la via più sicura per conservare e rafforzare la nostra fede.

* * *

Il culto di Maria rafforza la nostra fede, perché solo adorando il suo Figlio divino Maria può essere onorata, ed anche i fedeli devoti di Maria non perdono la fede nel suo Figlio divino. Ci sono persone che non sanno come perdonarci per che dopo il Padre Nostro preghiamo l’Ave Maria con tanta devozione. Ma io chiedo a queste persone: pensate che preghiamo meno, che diciamo meno i nostri Padri Nostri perché aggiungiamo l’Ave Maria? Ci sono persone che si scandalizzano perché vedono nelle nostre chiese tante candele accanto alle immagini mariane nelle nostre chiese. Ma io chiedo loro: lasciamo le immagini di Cristo nell’oscurità? Non posso credere che se Gesù Cristo apparisse oggi in forma corporea in mezzo a noi – Cristo che durante i trent’anni della sua vita nascosta, ha onorato sua Madre, la Beata Vergine, con pietà e obbedienza, come un figlio non ha mai onorato sua madre – ci rimprovererebbe dicendo: “Lasciate subito la preghiera” dell’Ave Maria, e spegnete subito le candele che bruciano davanti alle immagini di mia Madre”. No, Cristo non direbbe questo. Ma piuttosto, indicando Maria, ci direbbe con certezza: “Ecco tua Madre”. E chi è vicino alla Madre non può essere lontano dal Figlio. A chi è nascosto fino a che punto l’uomo moderno abbia bisogno della vigilanza della Madonna per mantenere la fede? Al giorno d’oggi, quando per l’uomo si aggrappa così facilmente a questo mondo perituro, possiamo rallegrarci di poterci rivolgere a Maria, dicendole con la voce di Dante, l’insuperabile poeta del Cristianesimo: “Regina, che puoi fare tutto ciò che vuoi, fa’ mantenere vivo in me il desiderio dell’eternità e concedi che la tua protezione possa vincere l’attrazione del perituro in me”.

II IL CULTO DI MARIA VIVIFICA LA NOSTRA FEDE

Maria ha conservato la sua fede dentro di sé e questa fede plasmava la sua anima. Questa fede viva di Maria è la seconda importante lezione per noi. Il regno di Dio – disse una volta il Signore – è come il lievito, che una donna ha preso e lo mescolato in tre misure di farina, finché tutta la massa non fu lievitata” (Lc. 13: 21). Questo ci insegna che la nostra fede deve essere il lievito che fermenta tutta la nostra vita. Il Vangelo dice che la Vergine Maria non solo ha preso nota degli eventi della vita di Gesù e delle parole del Signore, ma anche “li meditava nel suo cuore” (Lc. II,19), cioè mentre pregava, lavorava o al riposo, o mentre era occupata, pensava continuamente a loro e in base ad essi modellava la sua vita. Così come è stata Maria a dare corpo al Figlio di Dio sceso sulla terra, così è stato nella vita di Maria che gli insegnamenti del suo Figlio divino presero forma con la massima perfezione possibile.

a) Non c’è mai stato e non ci sarà mai un uomo che nella sua gioia e nel suo dolore, nei suoi desideri e progetti, nelle sue virtù e nei suoi sacrifici, abbia rispecchiato così fedelmente lo spirito del Cristianesimo come la Madonna. Gesù stesso ne ha dato testimonianza. In un’occasione, una donna che lo seguiva tra la folla, vedendo le opere meravigliose del Signore e ascoltando le sue parole divine, esclamò con entusiasmo: “Benedetto il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha nutrito!” (Lc. XI, 27). E il Signore le rispose: “Beati piuttosto quelli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica” (Lc. XI, 28). Gesù non contraddice la donna. Al contrario, amplifica il significato delle sue parole. Non dice che non c’è motivo di lodare sua Madre, ma che in realtà ci sia un duplice motivo. Primo, perché con la sua maternità è unita a Lui da legami di sangue. In secondo luogo, e in modo più forte, perché attraverso la sua fede ha una parentela spirituale con Lui, perché ha conservato nel suo cuore le sue parole (Lc. II: 19, 51) meglio di tutti i suoi discepoli. Sul primo punto non possiamo imitare Maria. Ma possiamo imitare il secondo. Sappiamo bene come il modo più sicuro per chi vuole seguire Maria, sia l’essere degno di Lei, essere come Lei e assomigliare a Lei: è la fede ardente e abnegante in Gesù Cristo. Una fede che non è fatta di parole o sentimenti, ma anche e soprattutto di vita e potenza divina che trasforma la nostra stessa vita. Guardiamo a ciò che Maria dice ai servitori al banchetto di nozze di Cana. Ascoltate il Signore e “fate quello che vi dirà” (Gv II, 5). Così, se onoriamo Maria, non ci fermiamo a Lei, ma attraverso di Lei andiamo a Cristo.

b) Un altro argomento, un’altra eloquente testimonianza che tutte le manifestazioni del nostro culto ravvivino davvero la nostra fede e sono in definitiva rivolte all’adorazione di Dio e sono sature dell’omaggio che dobbiamo al Signore, è ogni riga del sublime cantico che, sotto il nome di “Magnificat”, risuona ogni giorno in migliaia e migliaia di chiese, un cantico che l’anima della Vergine Maria, inebriata dall’amore divino, cantò per la prima volta nella casa di sua cugina Elisabetta. Quando Elisabetta vide Maria in visita, esclamò sorpresa: “Benedetta Maria tra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? … beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore”. (Lc. II, 5). E allora ecco che dall’anima di Maria prorompe il cantico di eterna bellezza, il Magnificat, che allontana da sé tutte le lodi, tutti gli omaggi, e li offre a Dio. “Magnificat anima mea Dominum” – il cantico risuona sulle labbra di Maria: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore che ha posato lo sguardo sull’umiltà della sua serva…”, qualsiasi cosa sia buona in me, qualsiasi bella virtù, tutto è dono ricevuto dalle mani di Dio, “La cui misericordia si riversa di generazione in generazione su coloro che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio; ha distolto gli sguardi dal cuore dei dei superbi. Ha rovesciato i superbi dai loro troni e ha esaltato gli umili. Ha ricolmato di beni gli affamati, e i ricchi li ha rimandati a mani vuote. È possibile lodare di più l’onnipotenza divina che veglia sul mondo in modo più bello? È possibile di più rafforzare la nostra fede in Dio? – In un’occasione, un uomo gravemente malato si accasciò per strada. Fu portato in ospedale e fu chiamato un Sacerdote per confessarlo. Ma il povero uomo aveva perso da tempo la fede della sua giovinezza, e per quanto il Sacerdote insistesse nel parlare con lui, egli rifiutò con fermezza la parola del ministro di Dio. Ma quando quest’ultimo, dopo aver esaurito tutte le sue risorse, iniziò a parlare della madre del malato, il suo cuore indurito si ammorbidì, e si risvegliò la fede sepolta della sua infanzia. Quanti uomini oggi hanno perso completamente la fede! Parliamo loro della Madre Celeste, in modo che attraverso di Lei possano tornare alla fede. Gridiamo di nuovo a Cristo: “Benedetto il grembo che ti ha portato!”. Ed ascoltiamo la risposta che esce dalle sue labbra divine: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica” (Lc. XI, 28).

III L’ADORAZIONE COMUNICA L’UNITÀ ALLA NOSTRA FEDE

Il culto mariano ha un altro meraviglioso potere, un’altra benedizione: preserva la l’incolumità, la purezza, l’unità della nostra fede in Cristo.

a) C’è chi, ignorando la storia, afferma il contrario. “Il culto mariano non è una pratica che proviene dal Cristianesimo primitivo. Fino al 431, al Concilio di Efeso, Ella non fu dichiarata “Madre di Dio”, e non molto tempo fa, nel 1854, è stato definito il dogma della sua Immacolata Concezione…”. Quale verità c’è in queste affermazioni? La verità è che la Chiesa ha effettivamente definito nel 431 la divina maternità di Maria e nel 1854 la sua Immacolata Concezione …, ma fin dai suoi inizi ha creduto in esse. La Chiesa definisce dogmaticamente una verità solo se tale verità di fede viene attaccata o messa in discussione. Cosa ci dice la fede sull’Immacolata Concezione? Che la Vergine Maria sia sempre stata esente dal peccato originale. Ma Murillo, circa duecento anni prima della definizione dogmatica, aveva già dipinto trenta magnifici quadri dell’Immacolata Concezione. E il Concilio tridentino la proclamò più di trecento anni prima della definizione dogmatica della Chiesa. E Sant’Efrem l’aveva proclamata quasi quindici secoli prima. Cosa è successo dunque nel 1854? La stessa cosa che accadde poco tempo dopo con il famoso gioiello della Corona inglese, il diamante Koh-i-noor.. Questo diamante, ammirevole ed enorme, era già conosciuto in India nei secoli prima di Cristo, ma ha brillato in tutta la sua bellezza solo a partire dal secolo in cui la regina Vittoria lo fece tagliare di nuovo. Perché, se posso permettermi la frase, la definizione dogmatica dell’anno 1854 non ha prodotto il diamante bimillenario della Immacolata Concezione, non ha fatto altro… che tagliarlo di nuovo.

b) Il culto mariano non solo è compatibile con la nostra fede, ma ne preserva e ne rafforza la purezza e l’unità. Basteranno poche parole per spiegarlo. Chi può onorare Maria? Solo chi crede nel suo santo Figlio. Il pilastro fondamentale della nostra fede è la divinità di Gesù Cristo. Questo è il fatto: “Cristo è il Dio che è sceso fino a noi”, qui poggia l’intero sistema di fede e di morale della Religione cristiana. Coloro che onorano Maria, parlano così: Io onoro Maria perché è stato suo Figlio il nostro Signore Gesù Cristo l’unigenito del Padre, che è sceso sulla terra per salvarci e liberarci dalla condanna attraverso la sua Passione, Colui che è morto per noi, è risorto ed è asceso al cielo… in una parola: onorando Maria, confessiamo tutta la nostra fede cristiana. In modo che il culto mariano sia la corona d’oro che racchiude, come un bellissimo diamante, la la divinità di Gesù Cristo. E come il diamante non viene danneggiato da una bella incastonatura, così al contrario, l’incastonatura accresce ancora di più il valore della pietra. Allo stesso modo, l’adorazione mariana non è solo compatibile con il culto di Cristo, ma lo colloca anche in un contesto più caldo e consapevole. Per noi, se il culto mariano non è la questione principale, non è nemmeno una questione accessoria, senza la quale la nostra fede cattolica non può essere sostenuta. Per noi, la cosa principale è la divinità di Cristo, ma da essa segue necessariamente il culto della Madre di Dio. Se adoro Cristo devo anche onorare sua Madre, e se onoro la Madre di Dio, so come adorare con più fervore il suo Figlio divino.

e) D’altra parte, la storia stessa offre una grande abbondanza di dati per mostrare che coloro che negano la divinità di Cristo non provenivano dai ranghi in cui è onorata Maria, ma al contrario, da quei settori che all’inizio si limitavano a sopprimere il culto della Vergine Madre, e poi sentendosi irrimediabilmente trascinati, sono arrivati a negare la divinità di Cristo. La storia bimillenaria della Chiesa dimostra che quando l’albero della fede cresce in un terreno sano, ha sempre avuto un’abbondanza di fiori e di frutti più belli nel culto mariano; quando il culto mariano è stato indebolito o appassito del tutto, si poteva dedurne che la fede stessa fosse decaduta. Ci sono Cristiani che non onorano Maria, perché – così dicono – il culto mariano  li distrae da Cristo e loro vogliono onorare solo Lui. Eppure, cosa vediamo? Il fatto singolare che dove Maria non viene più onorata, l’adorazione di Cristo diminuisce, ed ancor più, i fondamenti di tutta la fede cristiana. Noi onoriamo Maria e adoriamo il suo santo Figlio. E dove Maria non è più onorata per dare – si dice – più vita e più spazio al culto di Cristo, si discutono i seguenti punti: Cristo era vero Dio o solo uomo? Vale la pena vale la pena di impugnare le armi in difesa del Credo nella sua interezza? Dopo queste considerazioni di particolare interesse è il fatto storico che la falsa riforma del XVI secolo non riuscì ad affermarsi proprio in quei Paesi in cui il culto della Vergine Maria aveva un particolare vigore e fioriva in abbondanza.

d) E, se consideriamo il fatto, vedremo nel culto un mezzo efficace per preservare l’unità della fede. Il centro della famiglia è la madre. Finché vive, anche i figli più grandi che hanno già fondato la loro famiglia da tempo, hanno coesione e si sentono all’unisono. Ma quando lei muore, la famiglia si sfalda. Anche la Vergine Maria è diventata una forza coesiva nella prima comunità cristiana, dopo la resurrezione di Cristo. Gli ATTI DEGLI APOSTOLI (1, 14) riportano questo fatto: “Tutti costoro, essendo d’un sol animo, insieme alle donne e a Maria, madre di Gesù”. Ma il culto successivo era anche la benedetta garanzia dell’unità della nostra fede. Sappiamo che Gesù Cristo aveva una veste senza cuciture di un unico tessuto da cima a fondo (Gv XIX,23), il che, secondo l’usanza di quei tempi, probabilmente era stata tessuta dalla Vergine stessa. È così che il culto ha tessuto la tunica della nostra fede in Cristo. per quasi due millenni …, una fede nella quale non c’è cucitura, né macchia, né rammendo, una fede che è conservata ancora oggi così come l’abbiamo ricevuta da Cristo. Dobbiamo quindi riconoscere che il Cristianesimo che non sa o non vuole onorare la Vergine Maria in modo adeguato, è un Cristianesimo mutilato. Perché cos’altro è il Cristianesimo se non Cristo e la sua opera? E se Cristo è il Verbo eterno del Padre celeste, non bisogna dimenticare che Egli è vissuto sulla terra come Figlio di Maria. Così la nostra santa Madre la Chiesa lo sapeva bene perché ha combattuto così duramente in difesa della dignità di Maria; perché ha lottato tanto perché, ad esempio, ha lottato così insistentemente al Concilio di Efeso per difendere la maternità divina?. Lì non si trattava direttamente e propriamente del titolo di Maria, ma della divinità di Cristo. Sappiamo bene che la Vergine Maria fosse la Madre di Dio, ma non ha mai smesso di essere la “serva del Signore”, “sulla cui umiltà Dio ha posato lo sguardo”. Dio pose il suo sguardo sulla sua umiltà, così che da quel momento in poi sarebbe stata chiamata benedetta da tutte le generazioni”.

IV IL CULTO ABBELLISCE LA NOSTRA FEDE

Accenno ancora una volta, anche se brevemente, alla quarta benedizione dell’adorazione: l’adorazione comunica fascino, calore, poesia, morbidezza e ammirevole interiorità alla nostra fede. Vorrei far notare che nel nostro sentire non sono queste le caratteristiche che danno valore alla nostra fede. Accettiamo e seguiamo la nostra fede, non perché sia bella e gentile, ma perché sia giusta e vera. Dall’incrollabile sistema di argomentazioni molto diverse traiamo la conseguenza che la nostra Religione cattolica sia la vera Religione. La Religione cattolica è la vera Religione: la nostra fede è “culto razionale”. (Lettera ai Romani XII,1). Ma nonostante ciò, anche se confessiamo che la prima e principale fondamento delle nostre convinzioni è la verità, non dimentichiamo nemmeno che gli uomini non hanno solo una testa che cerca la verità, ma anche un cuore che ama il bello, e per questo motivo chiamiamo con il giusto titolo, in aiuto ai nostri argomenti razionali, anche l’intimo, l’affettuoso, accattivante, il bello del nostro culto. Chi non ha sentito quel dolce calore che riempie l’anima, quel calore che si irradia verso di noi dalla lampada che arde silenziosa davanti al tabernacolo, la fiamma delle candele dell’altare, gli accordi dell’organo, la voce delle campane che chiamano i fedeli? E il fatto che le nostre chiese siano così accoglienti e così attraenti, che le nostre cerimonie siano così istruttive e commoventi, che anche i non Cattolici spesso si sentono così a casa tra noi, è in gran parte dovuto al culto di Maria. In ogni Chiesa si vede un’immagine della della Vergine con il Bambino Gesù in braccio…. È possibile presentare il Redentore del mondo in un modo più comprensivo e gentile sia ad un bambino che non sa nulla, sia ad un uomo che abbia studiato duramente? Guardate l’immagine della Madre Addolorata che tiene in grembo il cadavere del Figlio sulle ginocchia? È possibile presentare in modo più commovente il dramma della Redenzione? Guardate quella giovane ragazza del villaggio, che mormorando silenziosamente un’Ave Maria, depone il suo mazzo di fiori di campo davanti all’immagine di Maria. innalzata sul ciglio della strada… È possibile trovare qualcosa di più poetico e ammaliante? E se dovessimo ascoltare l’immensa gamma di sfumature dell’Ave Maria, mentre si innalza verso il cielo ad ogni ora, in ogni minuto di ogni ora, se vedessimo la fiducia che assale il cielo, la paura tremante, la supplica che unisce le mani, che sfugge dalle labbra dei marinai nella tempesta o dei bambini che pregano presso il letto del dolore della madre, o dei soldati che si preparano per l’attacco, o dei pii pellegrini e degli uomini che lottano con la tentazione …, allora sentiremmo veramente la bellezza, il fascino ed il fervore che il culto di Maria apporta alla nostra vita religiosa.  – Comprendiamo bene che quando DANTE, nella terza parte della Divina Commedia, “Il Paradiso”, nel canto XXXIII, inizia la sua cantica più bella, si rivolge alla alla Beata Vergine con queste parole, che sono per sempre bellissime: “Vergine Madre, Figlia del tuo Figlio, la più umile, e allo stesso tempo la più alta di tutte le creature, termine fisso dell’eterno volere, tu sei Colei che ha nobilitato la natura umana a tal punto che il suo Creatore non poteva non poteva non diventare la sua stessa opera. Nel tuo seno si è acceso l’amore il cui calore ha fatto germogliare questo fiore nella pace eterna. Tu sei qui per noi il Sole della carità, e in basso, per i mortali una sorgente viva di speranza. Tu sei così grande, o Signora, e sei di così grande valore che chiunque voglia ottenere una grazia e non ricorra a te, vuole che il suo desiderio possa volare senza ali. La tua bontà non solo soccorre coloro che ti implorano, ma spesso spontaneamente anticipano la supplica. In te si uniscono la misericordia, la pietà, la magnificenza e tutto ciò che di buono c’è in tutte le creature. » – Nell’anno 428 d.C., il Vescovo di Costantinopoli era NESTORIO: egli, dopo esimi e santi predecessori, dopo un San Gregorio Nazianzeno ed un San Giovanni Crisostomo, prese nelle sue mani la guida dei fedeli. Ma alla fine si tolse la maschera della sua anima eretica, precedentemente celata, e con grande scandalo dei fedeli riuniti in chiesa, iniziò a predicare cose come queste queste: “D’ora in poi, non diciamo più che Maria sia la Madre di Dio, per non dare l’impressione di voler fare di questa vergine una divinità, e non facciamo come i pagani, che facevano delle loro madri delle dee”. (Nestor. Serm. V. ap. Mercal, p. 30). Queste parole produssero una grande commozione. Il popolo scoppiò in in una protesta clamorosa, lasciò il tempio insieme ai Sacerdoti, e la folla continuò a mormorare di scandalo in un ondeggiare tumultuoso per le strade. Ben presto si diffuse la notizia dell’offesa a Maria, e tutto il mondo ne cristiano fu scosso. Dai Vescovi di Africa, Asia, Europa, si alzò la voce in segno di protesta: il Papa Celestino convocò i Vescovi d’Italia per un Concilio, e in questo concilio Nestorio fu scomunicato. Poi fu convocato un Concilio ecumenico a Efeso, e nella famosa basilica di quella città, che a quel tempo era già consacrata alla Beata Vergine Maria, furono riuniti sotto la presidenza del legato pontificio, i Vescovi di tutte le parti del mondo, per decidere del Vescovo di Costantinopoli, che aveva osato toccare la dignità di Maria. La seduta si protrasse fino a notte inoltrata, e tutto il popolo attendeva il risultato fuori dalla porta della basilica. Quando si seppe che Maria aveva trionfato, tutta la folla scoppiò in un unico grido di giubilo e, accompagnata da torce e fiaccole, in una processione di trionfo, accompagnarono i Vescovi alle loro case. Nestorio è morto da tempo, ma ci sono ancora oggi mani crudeli che vorrebbero strappare dai templi di Maria la gloriosa aureola della sua maternità divina. Per questo motivo dobbiamo ripetere le ardenti lodi di quei secoli lontani, le lodi che il più esaltato oppositore di Nestorio, il principale protagonista del concilio, SAN CIRILLO, Patriarca di Alessandria, pronunciò ad Efeso, a nome dei suoi confratelli Vescovi, al fine di esaltare la Vergine Madre: “Dio Ti salvi. Madre e Vergine, tempio vivente ed immortale della divinità, tesoro e luce del mondo, ornamento delle vergini, sostegno della vera fede, saldo fondamento di tutte le chiese; Tu che hai dato alla luce Dio ed hai portato con cuore puro Colui che nessun luogo può contenere. Tu, per la quale la Santissima Trinità è lodata e adorata, e per la quale è onorata da tutto il mondo la Santa Croce. Tu, attraverso la quale l’uomo decaduto recupera i suoi diritti all’eredità celeste… Chi sarà mai in grado di lodarti degnamente, Tu che sei al di sopra di ogni lode? O fecondità verginale! O meraviglia inconcepibile! Che tutta la nostra saggezza, tutta la nostra gioia, consista nel temere ed onorare lodando eternamente la Vergine Maria – al Dio Uno e Trino, perché Sua è la gloria nei secoli dei secoli.

LA VERGINE MARIA (4)

LA VERGINE MARIA (2)

Il Vescovo Tihámer Toth

LA VERGINE MARIA (2)

Nihil Obstat: Dr. Andrés de Lucas, Canonico. Censore.

IMPRIMATUR: José María, Vescovo Ausiliare e Vicario Generale. Madrid, 27 giugno 1951.

CAPITOLO II.

SCRUPOLI RELATIVI AL CULTO DI MARIA

Un giorno una signora venne da me dicendo che voleva parlarmi. Io non sono cattolica – mi disse, – ma da dieci anni vengo nella chiesa dell’Università ed ascolto le sue conferenze. Ora non posso più aspettare: voglio essere cattolica. A casa si scatenerà un putiferio, i miei genitori vorranno impedirmi di fare questo passo, tutti saranno contro di me, potrei anche perdere il lavoro che ho; ma non posso più rimandare, devo farlo! – Ho chiesto:  E mi dica, cos’è che l’ha attratta di noi? La verità che più ha catturato la sua anima dal Cattolicesimo? – Diverse cose, rispose. Prima di tutto, il Santissimo Sacramento. A chi legge con attenzione le chiare parole di Gesù Cristo nella Sacra Scrittura: “Questo è il mio corpo”, non gli basta credere che Cristo sia in quel pane. Non è possibile riposo finché non possiamo essere nella Chiesa, che ci dà il corpo di Cristo. Voglio il Cristo che vive intero e completo nel Santissimo Sacramento. Inoltre, sono attratta dalla Confessione, perché sento che la mia anima ha bisogno di di poter parlare in tutta sincerità e ricevere l’assoluzione nel Nome di Dio. – E c’è qualcos’altro che la attrae? – Continuai a interrogarla. – Sì: il culto di Maria. Vedo che Gesù Cristo, quando ha detto a San Giovanni sulla croce: “Ecco tua madre”, ha anche dato una madre a tutti noi, una Madre che dobbiamo onorare ed amare!

* * *

Quelli di noi che per grazia speciale di Dio sono già nati nella Religione cattolica, quelli di noi che hanno, per così dire, respirato aria cattolica fin dal primo respiro, forse non hanno mai realizzato la verità espressa da quest’anima che era alla ricerca di Cristo. Quanta bellezza, quanti e quanto inesauribili tesori sono nascosti nella Chiesa cattolica! Non parlo ora del Santissimo Sacramento, né della Confessione…; essi non entrano nel nostro argomento. Ma mi occupo del culto di Maria, il tesoro nascosto, del cui valore non tutti i Cattolici sono consapevoli, il tesoro che con la sua luminosità e la sua luce ci guida con sicurezza sul cammino che porta a Cristo. Da sempre un segno caratteristico della Chiesa cattolica è stata la fervente adorazione della Madre di Dio. Con gioia, santo orgoglio e cuore riconoscente, abbiamo sempre reso omaggio alla Beata Vergine; eppure alcuni hanno frainteso e interpretato in modo sbagliato il nostro culto, lo hanno frainteso ed hanno sollevato scrupoli contro di esso. Se nell’ultimo capitolo scorso ho mostrato i fondamenti dogmatici su cui si basa il nostro culto, nel presente capitolo, voglio esaminare gli scrupoli che vengono sollevati e propagandati contro di essa. Sappiamo che la nostra fede cattolica non abbia nulla da nascondere; affrontiamo, quindi, apertamente le obiezioni e le difficoltà che possano essere sollevate contro il culto.

I. “CHE FU CONCEPITA DALLO DELLO SPIRITO SANTO”.

La prima difficoltà sorge già intorno alle parole del Credo: “… fu concepita dallo Spirito Santo e nata dalla Vergine Maria”… Vergine Maria! Vergine benedetta! Vergine e, soprattutto, Madre! Questo è il titolo che di solito diamo a Maria, ma abbiamo già incontrato la prima obiezione, la prima difficoltà: la verginità intatta della Madre di Dio!

* * *

A) Non c’è dubbio, affermare questo, riguardo alla nascita di Gesù Cristo, può lasciare perplessi anche gli uomini di buona volontà. Perché secondo la nostra fede, Cristo non è nato come gli altri uomini. Non aveva un padre terreno, è stato concepito dallo Spirito Santo, cioè San Giuseppe e la Vergine Maria – pur essendo uniti in un vero matrimonio – non ebbero vita matrimoniale. Ebbero un solo figlio, Gesù, che era figlio dello Spirito Santo, Egli non era figlio di San Giuseppe, ma solo di Maria. Questo è un fatto eccezionale. La storia dell’umanità non ci offre, né può offrirci, un caso del genere. Non è accaduto secondo le leggi umane… Ma la Sacra Scrittura lo afferma in un modo che non lascia spazio a dubbi, lo afferma in maniera così chiara e decisa che non è possibile sopprimerlo dai nostri dogmi, e chi non lo crede non può essere Cristiano. Quando, dalle labbra dell’Angelo apprese che le sarebbe nato un figlio, Ella chiese ansiosamente: “Come può essere, dal momento che non conosco, né mai conoscerò alcun uomo? (Lc. 1: 34). E l’Angelo risponde molto chiaramente: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, e la potenza dell’Altissimo ti adombrerà, e per questo motivo il Santo che nascerà da te sarà chiamato Figlio di Dio” (Lc. 1, 35). Questo è ciò che scrive SAN LUCA Evangelista. E in SAN MATTEO leggiamo: “Quando sua madre Maria fu promessa sposa a Giuseppe, si scoprì che aveva concepito nel suo grembo per opera dello Spirito Santo” (Mt 1, 18). E quando San Giuseppe è turbato da questo, l’Angelo lo rassicura con queste parole: “Giuseppe, figlio di Davide, non essere turbato nel ricevere Maria, tua sposa, perché ciò che è stato generato nel suo grembo è opera dello Spirito Santo” (Mt 1, 20). È possibile parlare più chiaramente? Quando preghiamo il Credo alludiamo a questi passi della Sacra Scrittura: “Egli è stato concepito dallo Spirito Santo, nato dalla Vergine Maria”. Con questo confessiamo che Cristo è nato in modo molto diverso dagli altri uomini. Non aveva un padre mortale sulla terra; non è stato sottoposto alla legge generale della nascita; sebbene abbia ricevuto il suo corpo da una madre, non lo ricevette come gli altri uomini, perché sua Madre, Maria, era vergine ed immacolata prima della sua nascita, e lo fu anche dopo…. È vero che la nostra povera ragione umana abbia difficoltà a comprendere, ma dobbiamo crederci… è necessario crederci. E colui che non ci crede non può essere Cristiano.

B) In relazione a questo dogma vorrei anche sottolineare una circostanza che avvalora questa nostra convinzione, la corrobora e la rende accessibile al punto che, anche se non siamo in grado di comprendere la maternità verginale di Maria, – perché non saremo mai in grado di capirla – noi siamo forzati ad esclamare: realmente, così doveva venire a noi il Figlio di Dio. Naturalmente…, per ammettere che Cristo è nato come insegna la nostra fede cattolica, cioè: senza padre, da una Madre che ha concepito per opera dello Spirito Santo…, abbiamo bisogno di una fede profonda. Ma, allo stesso tempo, sembra più facile accettare questa nascita insolita che attribuire al Figlio di Dio fatto uomo una nascita comune, ed a farlo venire per la via consueta per la quale i figli degli uomini vengono al mondo. E se comprendiamo questo sublime insegnamento della Chiesa, allora possiamo parlare a buon diritto della Vergine Madre, la Beata Vergine, e possiamo onorare in Lei con profonda umiltà la Vergine Madre. Voi certo conoscete che genitori buoni e retti, hanno a volte un figlio che non assomigli affatto alla famiglia: genitori ferventi, pii, onorevoli, che hanno figli frivoli, prodighi, indegni. Chi può capire un tale segreto? Le ultime conclusioni biologiche affermano che quando i genitori danno vita a un nuovo bambino, questo nuovo figlio, questo nuovo essere umano è innestato fin dal primo momento nel tronco millenario dell’albero dell’umanità, e riceve come triste e misteriosa eredità le tendenze, le disposizioni, buone o cattive, dei genitori, dei nonni e persino di antenati lontani. Chi nasce oggi non può più essere l’uomo primitivo, puro, ideale, come il primo uomo uscito dalle mani del Creatore, ma siamo tutti noi un miscuglio incomprensibile e doloroso delle vite, delle inclinazioni, dei desideri, cadute e peccati dei nostri antenati vicini e remoti. È una triste realtà. E chiedo ora – facendo astrazione dai fondamenti dogmatici- : non era forse necessario che il nostro Redentore, scendendo sulla terra, scegliesse, alla sua nascita, un percorso completamente diverso alla sua nascita? Un percorso che, in un certo senso, lo avrebbe isolato dal tronco marcio e malato dell’umanità. Un percorso che avrebbe presentato un’origine diversa dalle altre, percorso attraverso il quale il “nuovo Adamo”, completamente puro, ideale, che viene immediatamente dalle mani di Dio, proprio come in un giorno lontano venne anche il primo Adamo immediatamente dalle mani del Creatore. Certo…, per ammettere che Cristo è nato come insegna la nostra fede cattolica, vale a dire: senza padre, da una Madre che ha concepito per opera dello Spirito Santo …, abbiamo bisogno di una fede profonda. Ma, allo stesso tempo, sembra più facile accettare questa nascita insolita che attribuire al Figlio di Dio fatto uomo una nascita ordinaria, e farlo venire per la via consueta, per la quale i figli degli uomini vengono al mondo. E se comprendiamo questo sublime insegnamento della Chiesa, allora possiamo parlare giustamente della Vergine Madre, della Beata Vergine, e possiamo in lei con profonda umiltà la Vergine Madre.

II. I “FRATELLI” DI CRISTO

Se è così, allora dobbiamo tutti deplorare nel profondo dei nostri cuori gli indegni attacchi che, nel corso del tempo sono stati diretti contro la Vergine Maria proprio in questo punto, e che volevano mettere in discussione la sua verginità.

A) Ho affermato all’inizio di questo capitolo che la nostra fede cattolica non ha nulla da nascondere, che non abbiamo motivo di essere disturbati da qualsiasi tipo di accusa; Voglio affrontare ora la mormorazione spudorata, con la terribile calunnia che i i nemici ostinati della Beata Vergine Maria vogliono diffondere ovunque ed inculcare nelle anime degli uomini, calunnie che forse non hanno raggiunto molti dei miei lettori, ma che non possiamo omettere, perché devono essere pronti a confutarle se un giorno dovessero sentirle. A chi mi riferisco ora? Agli uomini ostinati che, contro Maria, sussurrano con maligno compiacimento alle nostre orecchie: “Perché parlate continuamente della Vergine Maria quando, oltre a Gesù, ha avuto diversi figli? La chiamate Vergine senza diritto”. Fa venire i brividi l’anima nel vedere con quale gioia, con quale trionfante superiorità siano soliti scagliare questa accusa in faccia ai fedeli, e con citazioni dalle Sacre Scritture, e vedere che i nostri, turbati, non sanno cosa rispondere e tacciono…, coperti di rossore.

B) Ma la Sacra Scrittura parla davvero dei “fratelli di Gesù”? Sì, lo fa. E per meglio mostrare quanto poco Motivo abbiamo di nascondere qualcosa, ho raccolto i passi in cui si parla di loro. In una certa occasione, il Signore era circondato da una grande moltitudine, mentre insegnava. San Marco scrive come segue: “Nel frattempo giunsero sua madre e i suoi fratelli (e stando fuori, lo mandarono a chiamare” (Mc. III, 31). Dunque la madre e i fratelli di Cristo! Leggiamo in un altro passo di San Matteo: “Non è forse il figlio dell’artigiano – domandano in una certa occasione dopo aver ascoltato i suoi saggi insegnamenti. Sua madre non si chiama forse Maria? I suoi fratelli non sono forse Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non vivono forse tutti tra noi?” (Mt XIII, 55,56). Quindi, ancora una volta, i fratelli e persino le sorelle di Cristo! Secondo San Giovanni, Gesù si recò a Cafarnao, e con lui andarono “sua madre, i suoi fratelli e i suoi discepoli” (Gv II, 2). Inoltre, secondo San Giovanni, “anche molti dei suoi fratelli non credettero in lui” (Gv VII, 5). Negli Atti degli Apostoli si parla di Maria, madre di Gesù, e dei suoi fratelli e sorelle (At I,14). Ho elencato i principali passi della Sacra Scrittura in cui si parla dei fratelli e delle sorelle di Gesù. Ma il problema è questo: questi passi vanno compresi? Questi passaggi possono essere intesi nel senso che alludono ai figli di Giuseppe e Maria, fratelli e sorelle di Gesù Cristo, altri figli della Vergine? No, affatto! Chi cita la Sacra Scrittura deve conoscerla. Bene, allora: leggete il passo di San Luca (XXIV, 19) in cui le donne raccontano la la resurrezione di Cristo agli Apostoli, e confrontatelo con un altro brano di SAN GIOVANNI (XIX, 25). SAN LUCA dice: “Maria, madre di Giacomo”. SAN GIOVANNI dice: “Si trovavano nello stesso tempo presso la croce di Gesù, sua Madre e la sorella di sua Madre Maria, moglie di Clopa”. Così la Vergine Maria aveva una parente, il cui nome era anche Maria, moglie di Clopa, ed ebbe un figlio, Giacomo il minore. Anche San Marco (VI, 3) lo chiama anche “fratello” di Cristo, quando è chiaro che era suo cugino. Ed è che nella lingua orientale venivano chiamati e vengono chiamati “fratelli” ancora oggi, anche i parenti lontani, quelli che appartengono alla stessa famiglia. Tra il popolo è comune il dire, e ricopio alcune righe della lettera di uno studente di medicina: “Da buon Cattolico e da ungherese, è anche molto comune che un giovane parli con un altro, che non è nemmeno suo parente, e gli dica: “Dove vai, fratello?”. E quante volte sentiamo dire dalla bocca degli ungheresi: “Dove vai, fratellino?” Conosco bene le Sacre Scritture. In Terra Santa, ho visitato i luoghi santi con la Bibbia in mano. Conosco la mentalità orientale. Vorrei offrire un’eccellente prova riguardo alla parola “fratello”. Nella lingua arabo-turca questa parola “Kardhasim” significa “mio fratello”. Ebbene: il turco intelligente, ed anche il semplice turco che conosce la parentela del suo popolo con gli ungheresi, ci hanno salutato come ungheresi che sapevano che eravamo tali e quindi che eravamo loro “parenti” – in modo molto amichevole, dicendo “kardhasim, kardhasim” e stringendoci la mano. Lì in Terra Santa ed in Arabia “mio fratello” (kardhasim) significa un parente o una persona molto cara. Probabilmente anche noi ungheresi abbiamo preso da lì – dal Turan – l’espressione: “Come stai, dove vai? fratello?”. Cosa? Quel bambino di dieci anni è il tuo fratellino? Ma tu hai già quaranta anni! – Oh sì, è mio nipote. Forse mi si dirà che siamo noi che diamo questa svolta alle Sacre Scritture. No! Le Sacre Scritture una volta chiamano Lot “fratello” di Abramo, e altrove riporta fedelmente che Lot era figlio del fratello di Abramo, cioè suo nipote. Inoltre, di Giacobbe leggiamo anche che era “fratello” di Labano, eppure sappiamo che egli fosse il figlio di suo fratello. Il Cantico dei Cantici (IV, 9) chiama la stessa moglie o sposa “sorella”. – Ma – continuiamo ancora con le obiezioni – la Sacra Scrittura chiama Cristo, in diversi passaggi, come il primogenito di Maria (Mt 1, XXV; Lc. 2II 7). Quindi, in breve, Maria ebbe diversi figli? Per niente. Infatti, chiunque conosca il linguaggio delle Sacre Scritture, sa che è consuetudine chiamare il primogenito il primo figlio, anche se non ne sono venuti altri dopo di lui. Inoltre,  San Paolo chiama Gesù Cristo il Primogenito del Padre (Ebr I, 6). Inoltre, se Gesù Cristo avesse avuto fratelli e sorelle, figli di Maria, chi avrebbe potuto comprendere la delicata scena in cui il Crocifisso lascia la sua sua Madre alle cure di San Giovanni? Se Maria avesse avuto altri figli, perché lasciarla nelle mani di un estraneo? No. La Vergine Maria aveva un unico figlio: nostro Signore Gesù Cristo. E con questo unico Figlio onoriamo Maria. Tutti gli omaggi, tutta la gioia purissima, tutto il culto, tutta l’adorazione con cui i popoli cattolici onorano Maria da migliaia di anni derivano da questo fatto: lei ci ha dato Cristo. E non temiamo ciò che farisaicamente alcuni sembrano temere, cioè che il culto di Maria possa distogliere le nostre anime da Gesù Cristo ed essere un muro, un ostacolo tra noi e Dio, ma.., al contrario, è il nostro stimolo: “Per Mariam ad Jesum” è ciò che confessiamo sempre: “A Gesù attraverso Maria”.

III. CRISTO E MARIA

Esaminiamo più da vicino quest’altra obiezione, che viene spesso sollevata: il culto di Maria è un ostacolo sulla via di Cristo?

A) Sarebbe davvero un ostacolo se fosse vera la calunnia tanto sbandierata, la falsità che non riusciamo mai a confutare: che noi adoriamo la Vergine Maria. A volte tutta la nostra forza di convinzione di fronte ad un’affermazione così errata e ostinata, è inutile, e vano addurre prove. Il fine è sempre lo stesso: venerare Maria. Eppure, con quanta chiarezza il Catechismo ci insegna che noi solo onoriamo, non adoriamo Maria. “Ma tu le dici tante preghiere! – Quanti santuari, quante litanie, quante immagini, quante immagini!” Ma è sufficiente leggere il testo delle preghiere e delle litanie, e andare nei luoghi di pellegrinaggio, per vedere che in nessun luogo noi adoriamo Maria, e che non facciamo altro che rivolgere a Lei le nostre suppliche. C’è il testo tanto amato, l’”Ave Maria”. Chiunque può sentirlo: “Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi…”. Perciò non ti adoriamo, ma ti preghiamo di pregare per noi. Ed ancora: “Prega per noi, o Santa Madre di Dio, affinché possiamo essere resi degni di raggiungere le promesse di nostro Signore Gesù Cristo.”. Quindi: prega per noi! Prega per noi! E nelle litanie diciamo sempre: Pregate per noi, pregate per noi. – Osserviamo la marcata differenza che la Chiesa cattolica fa tra il culto di Dio e il culto di Maria. – Come inizia la litania lauretana: “Dio, Padre celeste, abbiate pietà di noi”. Sì, questa è adorazione. “Dio Figlio Redentore – abbiate pietà di noi”. Sì, anche questa è adorazione. Dio Spirito Santo – abbiate pietà di noi.”. Questa è una voce che adora. Ma poi continua: “Santa Maria…”. E noi cosa diciamo? “Abbi pietà di noi?” No, ma: “Prega per noi”. E così fino alla fine: “Prega per noi”! Alla fine della litania ci rivolgiamo a Dio, e il “Prega per noi” cambia di nuovo: “Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo – abbi pietà di noi”. Ecco come la Chiesa distingue chiaramente tra il culto di Dio e il culto di Maria.

* * *

B) Detto questo, è superfluo sollevare l’altra questione, cioè se il nostro culto mattutino sia prudente, se sia o meno un ostacolo, se chiuda o meno la strada al culto di Gesù Cristo. Non è possibile dare una risposta migliore a questa obiezione delle parole dell’Arcangelo Arcangelo nel salutare Maria. “Come osi pregare l’Ave Maria”, ci viene detto. Rispondiamo: se Dio invia un Angelo per salutare una persona, allora non possiamo essere censurati se anche noi la salutiamo con le stesse parole. E se nelle Sacre Scritture, scritte per ispirazione dello Spirito Santo, c’è una profezia che Maria “sarà chiamata benedetta per tutte le generazioni” (Lc. 1,48), allora coloro che si adoperano per l’adempimento di questa profezia e chiamano beata la Vergine Maria, è possibile che il culto di Maria sia anteposto il culto di Dio e lo ponga al secondo posto? C’è un capolavoro nel mondo la cui magnifica bellezza diminuisce l’ammirazione che proviamo per l’artista? Il maestro è sempre più grande della sua opera, e sappiamo che ciò che c’è di bello, affascinante e virtuoso in Maria è dovuto al suo Maestro, l’infinito Dio. Gesù e la sua santa Madre hanno vissuto insieme con una parentela di sangue ed una parentela di anima. E ora è lecito, per la Religione di Cristo, sciogliere e rompere questi intimi legami? Noi cerchiamo solo Cristo”, dicono gli altri. Anche noi lo cerchiamo. Ma è colpa nostra se, in Cristo, troviamo sempre Maria al suo fianco? Lei è al presepe, davanti ai Magi d’Oriente, nella fuga in Egitto, nella casetta di Nazareth, ai piedi della Croce, alla sepoltura di Gesù. Gesù e Maria si appartengono a vicenda: chi trova Cristo trova anche Maria, e chi smette di onorare Maria smette anche di onorare Gesù e – come dimostra la testimonianza della storia – cessa anche di piegare le ginocchia davanti a Cristo. Secondo l’insegnamento della storia, le madri di uomini eccelsi sono sempre state ricordate con rispetto… Vogliamo ulteriormente spiegare con quali titoli onoriamo la Madre dell’Uomo-Dio, Maria? – Chi non ha mai sentito parlare della madre dei Gracchi? E di Santa Monica, l’eroica madre di S. Agostino? E di Sant’Elena, la madre dell’imperatore Costantino il Grande? Abbiamo bisogno di altri esempi?…. Possiamo pronunciare con rispetto il nome di esse e dobbiamo negare questo onore solo alla Madre di Gesù? Il culto di Maria si oppone al culto di Gesù Cristo? Ah, ma dov’è un figlio che non voglia che sua madre sia onorata? Dov’è un figlio che considera un’offesa che sua madre venga rispettata? Al contrario: io non entrerei volentieri in una casa in cui non fosse permesso a mia madre di entrare. –  Tra le cerimonie di incoronazione in Ungheria, ce n’è una di significato molto interessante e profondo. Quando il Principe Primate incorona il re, nell’antichissima chiesa di Mattia, e pone sulle sue tempie il diadema di Santo Stefano, poggia per un momento con la sacra corona sulla spalla della regina. E nessuno si sorprende di questo, nessuno pensa che sia una negazione dell’autorità del re, ma al contrario. Quanto grande, pensiamo, debba essere l’autorità reale, che può illuminare con il suo splendore coloro che, senza essere il re, sono solo vicini al re! Non è forse naturale che Maria abbia il suo posto accanto a Gesù? Maria non è Dio, non è Cristo, ma è vicina a Lui, perché è sua Madre, e questa vicinanza ci ispira. E se qualcuno sostiene, anche dopo quello che abbiamo detto, che il culto ci distragga dall’adorazione di Cristo, lo imploro di fermarsi per una volta anche con spirito di osservazione, a Firenze, davanti a una delle più belle immagini di Maria, davanti all’impareggiabile dipinto di Raffaello, la Madonna della Sedia. Esaminiamo il volto trasfigurato della Vergine, mentre guarda in basso. Si vede che Ella non guarda l’esterno del Bambino, ma è completamente assorta nella contemplazione del suo volto divino. Il volto di Maria, in questo dipinto, è una delle più sublimi bellezze che l’arte umana abbia mai prodotto. Eppure …, mentre guardiamo Maria, notiamo improvvisamente che il suo sguardo, impregnato di una visione ammirevole, conduce impercettibilmente le nostre anime all’oggetto della visione, il misterioso Bambino divino. Perciò, alla domanda proposta se il culto di di Maria serva da ostacolo al culto di Cristo, la risposta non può che essere opposta. Quante volte onoriamo Maria, onoriamo Cristo; infatti, ci inchiniamo a Maria perché Cristo, il Figlio di Dio, era anche suo Figlio. Amiamo e onoriamo la Vergine Maria, le presentiamo il nostro omaggio e la nostra lode. Ma chi non sa che la pietra angolare, il centro ed il fine ultimo, l’alfa e l’omega di tutta la nostra religiosità è il suo santo Figlio, Gesù Cristo? Chi guarda Maria sente che il suo sguardo si posa su Cristo: chi guarda Maria sale a Cristo. Noi non adoriamo Maria, noi adoriamo solo Dio: a Lei preghiamo, sì, e la supplichiamo, e continueremo a supplicarla in futuro, con amore caldo e filiale, di pregare per noi. “Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi ora e nell’ora della nostra morte”.

LA VERGINE MARIA (3)

LA VERGINE MARIA (1)

Il Vescovo Tihámer Toth

LA VERGINE MARIA (1)

Nihil Obstat: Dr. Andrés de Lucas, Canonico. Censore.

IMPRIMATUR: José María, Vescovo Ausiliare e Vicario Generale. Madrid, 27 giugno 1951.

[Questo libro è stato tradotto direttamente dall’originale ungherese da M. I. Sr. D. Antonio Sancho, Magistrale di Maiorca].

Alla Beata Vergine Maria, Madre di Dio, nella definizione della sua gloriosa Assunzione, in anima e corpo, al cielo.

Madrid, 1° novembre 1950

INDICE

CON QUALE TITOLO ONORIAMO LA VERGINE MARIA?

SCRUPOLI SUL CULTO DI MARIA

MARIA E LA NOSTRA FEDE

MARIA E LE DONNE

MARIA E LE MADRI

TUTTE LE GENERAZIONI MI CHIAMERANNO BEATA

LE GENERAZIONI”.

IMMAGINI DELLA VERGINE MARIA

LA MADRE ADDOLORATA

LA DEVOZIONE DELLA SPAGNA PER MARIA

I DOGMI

CAPITOLO PRIMO

CON QUALE TITOLO ONORIAMO LA MARIA VERGINE?

Il celebre filosofo americano EMERSON racconta un interessante episodio di un viaggio in autobus. In un afoso giorno d’estate, stancamente e scoraggiato, salì su un pullman. Con tedio proseguì il suo viaggio… per mezz’ora. Con la stessa sonnolenza, ed apatici, anche gli altri passeggeri erano seduti sull’automezzo… quando, ad una delle fermate, salì una giovane donna con un bambino dai capelli biondi e dagli occhi azzurri. Non appena si sedettero in un angolo della corriera, l’umore dei passeggeri cambiò completamente. Come se tutte le domande, i sorrisi, le risate di quel bambino innocente portassero l’aria del paradiso perduto agli uomini stanchi dalla faticosa strada della vita. E la madre teneva con tanto fascino ed amore per il suo piccolo bambino e gli parlava con tale affetto che lo sguardo di tutti era fisso su suo figlio, ed uno strano calore sciolse i loro cuori, che prima erano indifferenti. L’autobus che chiamano “Terra” ha funzionato per migliaia di anni, con milioni e milioni di viaggiatori: uomini sfiniti, malconci, immersi nell’indolenza, che non sapevano nemmeno dove stesse andando la corriera … quando un giorno, duemila anni fa, una giovane madre prese in in braccio il suo piccolo figlio, biondo e sorridente; ed occupò a malapena un posto in un angolo della carrozza, lì nella grotta di Betlemme, le anime dei viaggiatori si riscaldarono di un fuoco che non avevano mai sentito prima, ed il cuore, prima indifferente, ricevette nuova forza, come da una bellezza ed una tenerezza sconosciute. E da quel giorno la Madre ed il Figlio hanno sempre viaggiato con noi ed irradiano un fascino indicibile ed una forza di respiro che rinfresca le anime stanche nelle lotte della vita. – Non si può parlare di Gesù Cristo senza estendere il discorso anche alla sua Vergine Madre. È impossibile far conoscere la dottrina di Cristo, del Cristianesimo, senza menzionare la Vergine Maria. È la Beata Vergine che comunica bellezza, fragranza e fascino al Cristianesimo. È la fiaccola della grotta di Betlemme, la stella più bella della notte. Il suo mormorio è il più dolce “Gloria”. Nazareth non sarebbe la casa di Gesù se in questa casa non trovassimo sua Madre e l’Arcangelo; il Golgota non sarebbe così mirabilmente commovente se Gesù non avesse se Gesù non avesse piantato accanto all’albero della croce il giglio della valle, il primo ad essere innaffiato dal preziosissimo sangue, o la rosa che si arrampica sull’albero e fiorisce nei sentimenti di dolore. La Beata Vergine compie il primo miracolo, percorre per la prima volta la via crucis!  Rinchiude nel suo cuore la fede riposta nel Figlio morto e nella sua opera; è la prima a baciare la croce, con il desiderio e la consolazione della felicità eterna, le piaghe di Gesù; lei sola fa la veglia della prima risurrezione. Lei sola ha atteso per trentatré anni il Verbo dalla notte dell’Annunciazione; Ella sola lo ha ricevuto a Natale in Bethlem; Ella da sola lo ha atteso all’alba della Pasqua fiorita (PROHÁSZKA.). – “È nato dalla Vergine Maria”: così preghiamo nelCredo. Il Credo non contiene altro che queste quattro brevi parole, riferite a Lei: “È nato dalla Vergine Maria”. Una frase breve, ma il suo contenuto è così profondo, che i nove capitoli che ci accingiamo a scrivere sulla Vergine Maria difficilmente basteranno a scoprire ciò che è contenuto nella frase. La prima cosa che faremo è esaminare i fondamenti dogmatici del culto di Maria. – L’albero della magnifica fecondità, il culto di Maria, si dispiega e sprigiona la sua fragranza con migliaia e migliaia di fiori profumati nei nostri templi, nei nostri inni nelle nostre chiese, nelle nostre immagini, nelle nostre feste, nei nostri santuari, centri didi pellegrinaggio. Da quali radici si alimenta? Con quali titoli onoriamo la Vergine Maria? Questo sarà il tema di questo capitolo. E la nostra risposta sarà duplice:

I. La onoriamo perché è la Madre di Dio, e

II. Perché la Sacra Scrittura ci inculca il suo culto.

I. LA MADRE DI DIO

Come un gigantesco albero pieno di benedizioni, il culto di Maria estende i suoi rami su tutto il mondo cattolico; e la radice ultima dell’immenso albero, la radice da cui trae la sua linfa vitale, è questa breve frase: “Io credo in Gesù Cristo…, che fu concepito dallo dallo Spirito Santo e nato dalla Vergine Maria.”. Tutte il nostro venerabile culto con cui le anime cattoliche si inchinano a Maria, scaturisce dalla nostra fede in Cristo. – Riassumo in poche brevi frasi tutto ciò che crediamo su Maria. La Vergine Maria è la Madre di Gesù Cristo, quindi è la Madre di Dio; Madre, e tuttavia sempre vergine, intatta; Madre di un unico Figlio, Gesù Cristo, che è stato concepito dallo Spirito Santo – non per opera di un uomo, come gli altri uomini – la Vergine Maria, proprio in virtù della sua dignità di Madre di Dio, è stata preservata da Dio anche dalla colpa originale, così che è nata e vissuta esente. Questa è la nostra fede in poche parole su Maria. – Studiamo ora la nostra prima proposizione: Maria è Madre di Dio. È interessante il modo in cui un certo oratore dell’antichità sia uscito da un imbarazzo. Questi doveva pronunciare un discorso su Filippo di Macedonia; ma non lodò né le qualità governative di Filippo né le sue doti di guerriero; senonché, con voce concitata, pronunciò queste parole: “Basti dire di te, o Filippo, che sei stato il padre di Alessandro Magno”. Anche noi potremmo parlare a lungo della Vergine Maria, della bellezza della sua anima, delle sue virtù, del suo amore per Dio, della sua disponibilità al sacrificio… ; ma la esaltiamo nel modo più degno, dicendo: “Basta dire di Te, o Vergine Santa, che sei stata la Madre di Gesù”.

* * *

A) È un po’ strano vedere quanto poco le Sacre Scritture parlino della Vergine Maria.

Maria. Ella è raramente menzionata negli eventi. D’altra parte, le poche frasi che si riferiscono a Lei sono più che sufficienti a dimostrare la legittimità del nostro culto nei suoi confronti. Perché quelle poche frasi affermano tali glorie di Maria, che nessuno può dirne di più grandi. Leggiamo queste poche righe. Così scrive S. Matteo: “E Giacobbe generò Giuseppe, marito di Maria, dalla quale nacque Gesù. che fu chiamato Cristo” (Mt 1, 16). E SAN GIOVANNI aggiunge: “E il Verbo si è fatta carne” (Gv 1,1 4), cioè Colui che ha ricevuto carne mortale da Maria è il Figlio eterno di Dio. Pertanto, Maria è la Madre di Dio. Che parole semplici, eppure così piene di piene di conseguenze! “De qua natus est Jesus“, “da cui è nato Gesù” – questo è tutto. – Questa donna è così grande, così piena di grazia, così ammirevole, così santa, … da poter essere la Madre di Dio! Inoltre, anche Lei è figlia di Adamo, ma è così conforme al pensiero di Dio, che il Signore ha voluto la sua collaborazione nella cosa più sublime del mondo: l’Incarnazione del Verbo.

B) Madre di Dio, esaltata ed ineffabile! Ricevere e portare nel suo grembo, curare, servire ed educare il Dio davanti al quale gli Angeli puri si umiliano fino alla polvere, e alla cui presenza i Serafini ed i Cherubini nascondono il loro volto dietro le loro ali; Colui che ha creato l’universo, il sole, la luna, le stelle, e tutte le cose del mondo. Chiamare questo suo Figlio, coprirlo di baci, stringerlo al petto con l’amore di una madre! Colui davanti al quale tutte le forze del cielo e della terra si sottomettono ed obbediscono! La dignità della Madre di Dio è indicibilmente grande. “Non c’è nessuno come Maria”, esclama sant’Anselmo con entusiasmo: “Non c’è nessuno più grande di Dio, non c’è nessuno più grande di Maria”. La sublime distinzione di essere “Madre di Dio” può essere compresa soltanto considerando che tutti i saggi, i re, i Sacerdoti e gli Angeli del cielo non valgono quanto quello che Maria ci ha dato donandoci Cristo,  Figlio di Dio. Da una donna è venuto nel mondo il primo peccato, da una donna è nata la colpa; ma da una donna venne anche il suo rimedio.  La Beata Vergine era una donna scelta, una Madre senza macchia. Venne in questa terra di peccato come un giglio in fiore: senza macchia originale. Ha vissuto su questa terra come una rosa delicata: pura, senza macchia. Anche anche dopo la nascita di Gesù, rimase Vergine. Pulita e bianca come la neve appena caduta. Con quale timidezza, con quale prudenza dice all’Angelo: “Come è possibile che mi nasca un figlio, avendo consacrato la mia verginità a Dio e non volendo rinunciarvi? Non temere, Maria, perché hai trovato grazia agli occhi di Dio. La virtù dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra, il Santo che nascerà da te sarà chiamato il Figlio di Dio”. Cioè, non temere per la tua la tua verginità, perché sarai madre in virtù dell’onnipotenza di Dio, non a scapito della tua integrità, ma nella pienezza della tua purezza… La lingua ungherese chiama giustamente il giorno dell’Annunciazione “il giorno dell’innesto del frutto alla benedetta Donna benedetta”. Perché c’è stato davvero un innesto. Il ramo glorioso, il Figlio di Dio è stato innestato nella Beata Vergine, e attraverso di Lei in tutto l’umanità. L’innesto è stato fatto in modo che dalla radice millenaria del genere umano non dovessero spuntare in futuro, germogli marci peccaminosi, né rami di frutti velenosi, né mele acide e acerbe, ma parole ed azioni gradite a Dio. Che giorno di primavera fu quel giorno, quando la Vita germogliò! La Beata Vergine si abbandonò alla volontà divina, ed era in pace. E nel momento in cui pronunciò con tutta l’anima: “Sia fatto a me secondo la tua parola…”; nello stesso momento, quando, con santa umiltà il suo capo verginale chinato, Gesù Cristo iniziava la sua vita terrena vicino al cuore della Beata Vergine. Che mistero infinito di inconcepibile amore divino. Il Signore discende dal cielo, come alita sull’umile Vergine, l’avvicina e l’avvolge nel suo amore, come un oceano infinito! Vergine fiore del cielo, o Vergine Maria, mille lodi da tutto il mondo.

C) E Maria corrispose alla dignità ineguagliabile che aveva ricevuto. Era veramente Madre, una madre affettuosa, premurosa, amorevole, che sacrifica la sua vita. Quando il Bambino Gesù non era ancora nato, lei già le rivolge preghiere dal profondo della sua umile anima. – Quando la durezza degli uomini da Betlemme la costrinse ad una stalla, il bacio e l’abbraccio della Santa Vergine riscaldarono il tremante Gesù Bambino. Quando la crudeltà di Erode li costrinse a fuggire in Egitto, quel seno verginale fu un rifugio sicuro per il Bambino Dio. Quando il Salvatore cominciò a crescere, quel purissimo raggio di sole vegliava su di Lui giorno e notte. E quando… il Redentore stava morendo sul Golgota e i suoi occhi, già vitrei, non vedevano altro che volti di nemici intorno a Lui, sua Madre, la Madre di Dio stava ferma, dimostrando la sua fedeltà, ai piedi della croce, e la spada del dolore le trafisse il cuore più che mai. La Vergine Madre merita davvero le le lodi dei secoli, ha meritato che si scrivesse su di Lei negli innumerevoli volumi che riempiono le biblioteche, cantando le sue glorie. Ha meritato che la Chiesa istituisse feste per onorarla. È degna delle innumerevoli statue e immagini, una più bella dell’altra, con le quali i migliori artisti hanno presentato i loro omaggi nel corso dei secoli alla Beata Donna… Rispondiamo così alla prima domanda che ci siamo proposti: onoriamo la Vergine Maria, perché Dio l’ha onorata per primo, scegliendola come Madre del suo Figlio unigenito. Rispondiamo ancora di più. La onoriamo perché ce lo ordina la Sacra Scrittura.

II. IL CULTO NELLA SACRA SCRITTURA

Che nell’offrire tutti i nostri ossequi a Maria non deviamo dalla retta via ci viene mostrato anche dalle pagine della Sacra Scrittura. Da queste sacre pagine abbiamo imparato il culto di Maria. Dalle Sacre Scritture? Ma dove sono queste pagine?

* * *

A) Innanzitutto, c’è la scena del Paradiso: “Io porrò inimicizia tra te e la donna – questa è la parola sanzionatoria pronunciata dal Signore contro lo spirito maligno e seduttore, e tra la tua razza e la Donna e la sua progenie; Ella ti schiaccerà la testa, mentre tu le insidierai il calcagno” (Gen III,15). Come non onorare la donna potente, la Beata Vergine, la cui forza conquistatrice la cui forza vittoriosa nello spezzare il serpente ci è stata mostrata da Dio come il primo raggio di luce per la consolazione dell’umanità decaduta?

B) E la promessa del Signore si è adempiuta: “E Dio mandò l’Angelo Gabriele a Nazareth, una città della Galilea, ad una vergine, promessa sposa di un certo della casa di Davide, il cui nome era Giuseppe. E quando l’Angelo entrò dove si trovava, le disse: “Ave, piena di grazia, il Signore è con te; tu sei benedetta fra le donne” (Lc. 26-28). Davanti alla Vergine, stupita e timorosa, l’arcangelo Gabriele si inginocchia, e dalle sue labbra e per la prima volta il saluto esce dalle sue labbra e viene ascoltato: Ave, piena di grazia; il Signore è con te. Il saluto prorompe: dalle labbra dell’Angelo, e il vento, veloce, lo raccoglie con le sue ali e lo porta ai quattro angoli del mondo, in modo che non vi sia un solo angolo in cui non si senta il saluto angelico: Ave Maria. – All’inizio ci sono solo alcune anime elette che conoscono la dignità di Maria: Santa Elisabetta, San Giuseppe, gli Apostoli, il piccolo gruppo degli Apostoli, il piccolo gruppo dei primi fedeli. Ma sulle ali del vento il saluto si si diffonde. I popoli arrivano, le Nazioni sorgono, entrano nella Chiesa di Cristo e abbracciano la sua dottrina, e sia al Nord che al Sud, all’Est come all’Ovest, di giorno e di notte, sul mare e sulla terraferma, in guerra e in pace, nel tempio e nella casa, sul monte e nella valle, il saluto dell’Arcangelo Gabriele: Ave, Ave, Ave, Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Che parole semplici e, in poche righe, che contenuto sublime! Che cosa sei tu, Maria, in te stessa? “Piena di grazia”. E nei confronti del Signore? “Il Signore è con te”. E cosa sei in relazione a noi, al resto dell’umanità? “Tu sei benedetta tra tutte le donne”. Stiamo dunque agendo con leggerezza, onorando l’ammirevole Madre? Siamo dispensati dal culto di Maria, dicendo che anche Ella era figlia di Adamo? Ma l’Angelo le dice: “Tu sei benedetta fra tutte le donne”. E noi non aggiungiamo una parola in quelle dettate da Dio quando mandò l’Arcangelo a salutarla.

C) Poco dopo questa scena, la, la Vergine Maria andò a far visita alla cugina Santa Elisabetta. Ed Elisabetta, sentendo la sua voce – come si legge nella Sacra Scrittura – “fu colmata di Spirito Santo” ed esclamò con gioia: “Tu sei benedetta tra tutte le donne, e benedetto il frutto del tuo seno! Beata tu hai creduto, perché le cose dette a te dal Signore si compiranno” (Lc. I, 42, 45). Non abbiamo forse il diritto di onorarla se Elisabetta, “piena di Spirito Santo”, l’ha esaltata con tanto entusiasmo? Ed è possibile che ci venga censurato il fatto che per aver innalzato Maria troppo al di sopra di noi, o per esserci inchinati troppo davanti a lei, quando San Luca, riferendosi al bambino Gesù di dodici anni ed i suoi genitori, scrive così: “Subito andò con loro e venne a Nazaret e fu loro sottomesso” (Lc. II, 51). Chi era il soggetto? Il Figlio di Dio. A chi era soggetto? A Giuseppe e Maria. Non dobbiamo forse onorare ed elevare al di sopra di tutti gli esseri creati la creati la Donna che Gesù Cristo ha onorato con l’obbedienza, alla quale si è inchinato in attesa dei suoi comandi?

D) Abbiamo non solo il diritto, ma il vero e proprio obbligo di onorare la Vergine Maria. Questo è dimostrato nel modo più chiaro dal testamento di Cristo. Il Venerdì Santo è il giorno più importante della storia universale. Cristo è inchiodato sulla croce e Maria gli è vicina, perché dove Cristo soffre, sua Madre è lì con Lui. È stata Lei a portarlo nel mondo. Ha voluto essere presente anche alla sua morte. Non è possibile leggere senza emozione il Vangelo di San Giovanni quando si riferisce alle parole pronunciate dal Signore dalla croce: “Donna, ecco tuo figlio! Poi disse al discepolo: “Ecco tua madre”. E da quel momento il discepolo la prese come madre” (Gv XIX, 26-27). Ecco il testamento del Signore: Madre, sii una madre protettrice, patrona degli uomini, per i quali ho dato il mio sangue e la mia vita; guarda tuo figlio. Figlio, ecco hai tua madre. Lei non è la tua regina, non è la tua imperatrice…, non è mia madre…, no, è tua madre. – E allora, se ci viene chiesto con quali titoli onoriamo la Vergine Maria, in quale passaggio Cristo abbia comandato il suo culto, la nostra risposta è questa: qui lo ha comandato. Quando disse a San Giovanni, e in lui a tutti noi: “Ecco tua madre”. Da quel momento Maria è la nostra Madre celeste. E da quel momento il canto sulle labbra degli uomini non cessa mai. – Ecco i fondamenti dogmatici del nostro culto di Maria. Maria non ha perso il suo potere di Madre di Dio, nemmeno nei cieli, al contrario, lì anzi lo esercita in modo ancora più efficace. La Madre di Dio deve avere, in un certo senso, un ascendente su Dio, nel senso che Dio ascolta le sue preghiere con piacere. Maria prega, intercede incessantemente per noi, perché siamo tutti fratelli e sorelle di Cristo, e quindi siamo anche figli di Maria. E il suo Figlio divino ha affidato tutti noi alla sua cura e alla sua protezione. Che gioia sapere che abbiamo in cielo una Madre di bontà, una potente Protettrice, sempre pronta a prendere nelle sue mani i nostri affari e presentare le nostre suppliche al suo Divino Figlio! –  La Chiesa, fin dalle sue origini, ha effettivamente sperimentato la protezione di questa Madre benevola. Non c’è stato momento della sua vita di due millenni in cui non abbia sentito l’intercessione della Vergine Immacolata. E noi pure la sentiamo, quando corriamo da Lei, alla sua protezione, e chiediamo alla gloriosa e benedetta Vergine di ricevere le nostre suppliche nei giorni di tribolazione. Lei è la nostra Signora, la nostra Avvocata, la nostra Mediatrice. Non si è mai sentito in tutti i tempi che qualcuno che abbia implorato la sua intercessione sia stato rifiutato. Uniamo, dunque, con profondo rispetto l’espressione della nostra gratitudine alle parole dell’Angelo: Ave Maria, figlia prediletta del Padre! Ave, Madre del nostro Redentore! Ave, tempio dello Spirito Santo! Ave, Ave, tu che sei più santa dei cherubini, più sublime dei serafini! Ave, Maria, più splendente del sole, più bella della luna, più splendente delle stelle! Ave Maria, Regina degli Angeli; Ave, porta aperta del Paradiso! Ave, stella del mare. Ave, Maria, speranza dei patriarchi, anelito dei profeti, Regina degli Apostoli, forza dei martiri. Ave Maria, esempio ideale di madri cristiane. Ave, o benevola, avvocata di noi tutti. Ave, Madre di Dio, piena di grazia, il Signore è con te. Con te c’è il Signore, che era prima di te, che ti ha creato, e che Tu hai generato. Ti chiediamo, o Maria: rivolgi a noi questi tuoi occhi misericordiosi, e dopo questo esilio, mostraci Gesù, il frutto benedetto del tuo seno. O misericordiosissima, o graziosissima, o dolce Vergine Maria!

LA VERGINE MARIA (2)

FESTA DEI SETTE DOLORI DI MARIA SANTISSIMA (2023)

FESTA DEI SETTE DOLORI DI MARIA SANTISSIMA (2023)

I SETTE DOLORI DI MARIA SANTISSIMA

(Dom Guéranger: L’Anno Liturgico, vol. I, ed. Paoline, Alba, 1956)

La compassione della Madonna.

La pietà degli ultimi tempi ha consacrato in una maniera speciale questo giorno alla memoria dei dolori che Maria provò ai piedi della Croce del suo divin Figliolo. La seguente settimana è interamente dedicata alla celebrazione dei Misteri della Passione del Salvatore, e sebbene il ricordo di Maria che soffre insieme a Gesù sia sovente presente al cuore del fedele, il quale segue piamente tutti gli atti di questo dramma, tuttavia i dolori del Redentore e lo spettacolo della giustizia divina che s’unisce a quello della misericordia per operare la nostra salvezza, assillano troppo la mente, perché sia possibile onorare come merita il mistero della compassione di Maria ai patimenti di Gesù. Conveniva perciò che fosse scelto un giorno, nell’anno, per adempiere a questo dovere; e quale giorno meglio si addiceva del Venerdì della presente settimana, ch’è di per se stesso interamente dedicato al culto della Passione del Figlio di Dio?

Storia di questa festa.

Fin dal xv secolo, nel 1423, un arcivescovo di Colonia, Thierry de Meurs, inaugurava tale festa nella sua chiesa con un decreto sinodale (Labbe, Conciles, t. XII p. 365. – Il decreto esponeva la ragione dell’istituzione di tale festa: « Onorare l’angoscia che provò Maria quando il Redentore s’immolò per noi e raccomandò questa Madre benedetta a Giovanni, ma soprattutto affinché sia repressa la perfidia degli empi eretici Ussiti ».). Successivamente si propagò, sotto diversi nomi, nelle regioni cattoliche, con tolleranza della Sede Apostolica; fino a che il Papa Benedetto XIII, con decreto del 22 agosto 1727, non l’inserì solennemente nel calendario della Chiesa universale, sotto il nome di Festa dei sette Dolori della Beata Vergine Maria. In tal giorno, dunque, la Chiesa vuole onorare Maria addolorata ai piedi della Croce. Fino all’epoca in cui il Papa non estese all’intera cristianità la Festa, col titolo suindicato, essa veniva designata con differenti nomi: La Madonna della Pietà, La Madonna Addolorata, La Madonna dello Spasimo; in una parola, questa festa era già sentita dalla pietà del popolo, prima che fosse consacrata dalla Chiesa.

Maria Corredentrice.

Per ben comprendere l’oggetto, e meglio compiere in questo giorno, verso la Madre di Dio e degli uomini i doveri che le sono dovuti, dobbiamo ricordare che Dio, nei disegni della sua sovrana Sapienza, ha voluto in tutto e per tutto associare Maria alla restaurazione del genere umano. Tale mistero ci mostra un’applicazione della legge che rivela tutta la grandezza del piano divino; ed ancora una volta ci fa vedere il Signore sconfiggere la superbia di satana col debole braccio di una donna. Nell’opera della salvezza, noi costatiamo tre interventi di Maria, tre circostanze, nelle quali è chiamata ad unire la sua azione a quella stessa di Dio. La prima, ne\l’Incarnazione del Verbo, il quale non assume carne in Lei se non dopo averne ottenuto il consenso con quel solenne FIAT che salvò il mondo; la seconda, nel Sacrificio di Gesù Cristo sul Calvario, ove ella assiste per partecipare all’offerta espiatrice; la terza, nel giorno della Pentecoste, quando riceve lo Spirito Santo come lo ricevettero gli Apostoli, per potere adoperarsi efficacemente alla fondazione della Chiesa. Nella festa dell’Annunciazione esponemmo la parte ch’ebbe la Vergine di Nazaret al più grande atto che piacque a Dio intraprendere per la sua gloria, e per il riscatto e la santificazione del genere umano. In seguito avremo occasione di mostrare la Chiesa nascente che si sviluppa e s’ingigantisce sotto l’influsso della Madre di Dio. Oggi dobbiamo descrivere la parte che toccò a Maria nel mistero della Passione di Gesù, spiegare i dolori che sopportò presso la Croce, ed i nuovi titoli che ivi acquistò alla nostra filiale riconoscenza.

La predizione di Simeone.

Il quarantesimo giorno dopo la nascita di Gesù, la Beata Vergine venne a presentare il Figlio al Tempio. Questo fanciullo era atteso da un vegliardo, che lo proclamò « luce delle nazioni e gloria d’Israele ». Ma, volgendosi poi alla madre, le disse: «(Questo fanciullo è posto a rovina e risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione; anche a te una spada trapasserà l’anima » (Lc.. II, 34-35). L’annuncio dei dolori alla madre di Gesù ci fa comprendere che le gioie natalizie erano cessate, ed era venuto il tempo delle amarezze per il figlio e per la madre. Infatti, dalla fuga in Egitto fino a questi giorni in cui la malvagità dei Giudei va macchinando il più grave dei delitti, quale fu lo stato del figlio, umiliato, misconosciuto, perseguitato e saziato d’ingratitudini? Quale fu, per ripercussione, il continuo affanno e la costante angoscia del cuore della più tenera delle madri? Noi oggi, prevenendo il corso degli eventi, facciamo un passo avanti ed arriviamo subito al mattino del Venerdì Santo.

Maria, il Venerdì Santo.

Maria sa che questa stessa notte suo figlio è stato tradito da un suo discepolo, da uno che Gesù aveva scelto a suo confidente, ed al quale ella stessa, più d’una volta, aveva dato segni della sua materna bontà. Dopo una crudele agonia, s’è visto legare come un malfattore, e la soldatesca l’ha condotto da Caifa, suo principale nemico. Di là l’hanno portato al governatore romano, la cui complicità era necessaria ai prìncipi dei sacerdoti e ai dottori della legge, perché potessero versare, secondo il loro desiderio, il sangue innocente. Maria si trova allora a Gerusalemme, attorniata dalla Maddalena e da altre seguaci del Figlio; ma esse non possono impedire che le grida di quel popolo giungano fino a lei. Del resto, chi potrebbe far scomparire i presentimenti nel cuore d’una tal madre? In città non tarda a spargersi la voce che Gesù Nazareno è stato consegnato al governatore per essere crocifisso. Si terrà forse in disparte Maria, in questo momento in cui tutto un popolo s’è mosso per accompagnare coi suoi insulti fino al Calvario, questo Figlio di Dio che ha portato nel suo seno ed ha nutrito del suo latte? Ben lungi da tale viltà, si leva e si mette in cammino, fino a portarsi al passaggio di Gesù. L’aria risuonava di schiamazzi e di bestemmie. La moltitudine che precedeva e seguiva la vittima era composta da gente feroce od insensibile; solo un gruppetto di donne faceva sentire i suoi dolorosi lamenti, e per questa compassione meritò d’attirare su di sé gli sguardi di Gesù. Poteva Maria, dinanzi alla sorte del suo Figlio dimostrarsi meno sensibile di queste donne, che avevano con lui solo legami di ammirazione o di riconoscenza? Insistiamo su questo punto, per dimostrare quanto abbiamo in orrore il razionalismo ipocrita che, calpestando tutti i sentimenti del cuore e le tradizioni della pietà cattolica ha tentato, sia in Oriente che in Occidente, di mettere in dubbio la verità della Stazione della Via dolorosa, che segna il punto d’incontro del figlio e della madre. Questa setta che non osa negare la presenza di Maria ai piedi della Croce, perché il Vangelo è troppo esplicito al riguardo, piuttosto di rendere omaggio all’amore materno più devoto che mai sia esistito, preferisce dare ad intendere che, mentre le figlie di Gerusalemme si mostrarono intrepide al passaggio di Gesù, Maria si recò al Calvario per altra via.

Lo sguardo di Gesù e di Maria.

Il nostro cuore di figli tratterà con più giustizia la donna forte per eccellenza. Chi potrebbe dire il dolore e l’amore che espressero i suoi sguardi, quando s’imbatterono in quelli del figlio carico della Croce? E dire con quale tenerezza e con quale rassegnazione rispose Gesù al saluto della madre? E con quale affetto Maddalena e le altre sante donne sostennero fra le loro braccia colei che doveva ancora salire il Calvario, per ricevere l’ultimo respiro del suo dilettissimo figlio? Il cammino è ancora lungo sulla Via dolorosa, dalla quarta alla decima Stazione, e se fu irrigato dal sangue del Redentore, fu anche bagnato dalle lacrime della madre sua.

La Crocifissione.

Gesù e Maria sono giunti sulla sommità della collina che servirà da altare al più augusto dei sacrifici; ma il divino decreto ancora non permette alla Madre d’accostarsi al Figlio; solo quando sarà pronta la vittima, s’avanzerà Colei che deve offrirla. Mentre aspetta questo solenne momento, quali scosse per la Vergine ad ogni colpo di martello che inchioda sul patibolo le delicate membra del suo Gesù! E quando finalmente le sarà permesso d’avvicinarsi a Lui col prediletto Giovanni, la Maddalena e le compagne, quali indicibili tormenti proverà il cuore di questa Madre nell’alzare gli occhi e nello scorgere, attraverso il pianto, il corpo lacerato del figlio, stirato violentemente sul patibolo, col viso coperto di sangue e imbrattato di sputi, e col capo coronato da un diadema di spine! – Ecco dunque il Re d’Israele, del quale l’Angelo le aveva preannunziato le grandezze; ecco il Figlio della sua verginità, Colui che Ella ha amato come suo Dio e insieme come frutto benedetto del suo seno. Per gli uomini, più che per sè, Ella lo concepì, lo generò, lo nutrì; e gli uomini l’hanno ridotta in questo stato! Oh, se, con uno di quei prodigi che sono in potere del Padre celeste, potesse essere reso all’amore di sua madre, e se la giustizia alla quale s’è degnato di pagare tutti i nostri debiti volesse accontentarsi di ciò che egli ha sofferto! Ma no, deve morire, ed esalare lo spirito in mezzo alla più crudele agonia.

Il martirio di Maria.

Dunque, Maria è ai piedi della Croce per ricevere l’addio del Figlio, che sta per separarsi da lei; fra qualche istante, di questo suo amatissimo Figlio non le resterà che un corpo inanimato e coperto di piaghe. Ma cediamo qui la parola a S. Bernardo, del cui linguaggio si serve oggi la Chiesa nell’Ufficio del Mattutino: « Oh, Madre, egli esclama, considerando la violenza del dolore che ha trapassata l’anima tua, noi ti proclamiamo più che martire, perché la compassione che hai provato per tuo Figlio, sorpassa tutti i patimenti che il corpo può sopportare. Non è forse stata più penetrante d’una spada per la tua anima quella parola: Donna ecco il figlio tuo? Scambio crudele! In luogo di Gesù, ricevi Giovanni; in luogo del Signore, il servo; in luogo del Maestro, il discepolo; in luogo del figlio di Dio, il figlio di Zebedeo: un uomo, insomma, in luogo d’un Dio! Come poté la tua anima sì tenera non essere ferita, quando i cuori nostri, i nostri cuori di ferro e di bronzo, si sentono lacerati al solo ricordo di quello che dovette allora soffrire il tuo? Perciò non vi meravigliate, fratelli miei, di sentir dire che Maria fu martire nella sua anima. Di nulla dobbiamo stupirci, se non di colui che avrà dimenticato ciò che S. Paolo annovera tra i più gravi delitti dei Gentili, l’essere stati disamorati. Ma un tale difetto è lungi dal cuore di Maria; che sia lungi anche dal cuore di coloro che l’onorano! » (Discorso delle dodici stelle). Nella mischia dei clamori e degl’insulti che salgono fino al Figlio elevato sulla Croce, nell’aria. Maria ascolta quella parola che scende dall’alto fino a lei e l’ammonisce che d’ora in poi non avrà altro figlio sulla terra che quello di adozione. Le gioie materne di Betleem e di Nazaret, gioie così pure e sì spesso turbate dalla trepidazione, sono compresse nel suo cuore e si cambiano in amarezza. Era la Madre d’un Dio, e suo figlio le è stato tolto dagli uomini! Alza per un’ultima volta i suoi sguardi al caro Figlio, e lo vede in preda ad un’ardentissima sete, e non può ristorarlo; contempla i suoi occhi che si spengono, il capo che si reclina sul petto: tutto è consumato!

La ferita della lancia.

Maria non s’allontana dall’albero del dolore, all’ombra del quale è stata trattenuta fino adesso dal suo amore materno; ma quali crudeli emozioni l’attendono ancora! Sotto i suoi occhi, s’avvicina un soldato a trapassare con una lanciata il costato del Figlio suo appena spirato. « Ah, dice ancora S. Bernardo, il tuo cuore, o madre, è trapassato dal ferro di quella lancia ben più che il cuore del Figlio tuo, che ha già reso l’ultimo suo anelito. Non c’è più la sua anima; ma c’è la tua, che non può distaccarsene » (Ivi). L’invitta Madre rimane immobile a custodire i sacri resti del Figlio; coi suoi occhi lo vede distaccare dalla Croce; e quando alla fine gli amici di Gesù, con tutte le attenzioni dovute al Figlio ed alla Madre, glielo rendono così come la morte l’ha ridotto, Ella lo riceve sulle sue ginocchia, che una volta furono il trono sul quale ricevette gli omaggi dei prìncipi dell’Oriente. Chi potrà contare i sospiri ed i singhiozzi di questa Madre, che stringe al cuore la spoglia esamine del più caro dei figli? Chi conterà le ferite, di cui è coperto il corpo della vittima universale?

La sepoltura di Gesù.

Ma l’ora passa; il sole declina sempre più verso il tramonto: bisogna affrettarsi a rinchiudere nel sepolcro il corpo di colui ch’è l’autore della vita. La Madre di Gesù raccoglie in un ultimo bacio tutta la forza del suo amore, ed oppressa da un dolore immenso come il mare, affida l’adorabile corpo a chi, dopo averlo imbalsamato, lo distenderà sulla pietra della tomba. Chiuso il sepolcro, accompagnata da Giovanni suo figlio adottivo, dalla Maddalena, dai due discepoli che hanno assistito ai funerali e dalle altre pie donne, Maria rientra nella città maledetta.

La novella Eva.

Vedremo noi, in tutti questi fatti, solo lo spettacolo delle sofferenze sopportate dalla Madre di Gesù, vicino alla Croce del Figlio? Non aveva forse Dio una intenzione, nel farla assistere di persona alla morte del Figlio? E perché non la tolse da questo mondo, come Giuseppe, prima del giorno della morte di Gesù, senza causare al suo cuore materno un’afflizione superiore a quella di tutte la madri prese insieme, che si sarebbero succedute da Eva in poi, lungo il corso dei secoli? Dio non l’ha fatto, perché la novella Eva aveva una parte da compiere ai piedi dell’albero della Croce. Come il Padre celeste attese il suo consenso prima d’inviare sulla terra il Verbo eterno, così pure richiese l’obbedienza ed il sacrificio di Maria per l’immolazione del Redentore. Non era il bene più caro di questa incomparabile Madre, quel Figlio che aveva concepito solo dopo aver accondisceso alla divina proposta? Ma il cielo non poteva riprenderselo, senza che Lei stessa lo donasse. Quale terribile conflitto scoppiò allora in quel cuore sì amante! L’ingiustizia e la crudeltà degli uomini stanno per rapirle il Figlio: come può Lei, la Madre, ratificare, col suo assenso la morte di chi ama d’un duplice amore, come suo Figlio e come suo Dio? D’altra parte, se Gesù non viene immolato, il genere umano continua a rimanere preda di satana, il peccato non è riparato, ed invano Lei è divenuta la Madre d’un Dio. Per lei sola sarebbero gli onori e le gioie; e noi saremmo abbandonati alla nostra triste sorte. Che farà, allora, la Vergine di Nazaret, dal cuore così grande, la creatura sempre immacolata, i cui affetti non furono mai intaccati dall’egoismo che s’infiltra così facilmente nelle anime nelle quali è regnato il peccato originale? Maria, per la sua dedizione unendosi per gli uomini al desiderio di suo figlio, che non brama che la loro salvezza, trionfa di se stessa: una seconda volta pronuncia il suo FIAT, ed acconsente all’immolazione del Figlio. Non è più la giustizia di Dio che glielo rapisce, ma è lei che lo cede: e, quasi a ricompensa, viene innalzata a un piano di grandezza che mai la sua umiltà avrebbe potuto concepire. Un’ineffabile unione si crea fra l’offerta del Verbo incarnato e quella di Maria; scorrono insieme il sangue divino e le lacrime della Madre, e. si mescolano per la redenzione del genere umano.

La fortezza di Maria.

Comprendete ora la condotta di questa Madre ed il coraggio che la sostiene. Ben differente da quell’altra madre di cui parla la Scrittura, la sventurata Agar, la quale dopo aver cercato invano di spegnere la sete d’Ismaele, ansimante sotto la canicola solare del deserto, fugge per non vedere morire il figlio. Maria inteso che il suo è condannato a morte, si alza, corre sulle sue tracce fin che non lo ritrova e l’accompagna al luogo ove dovrà spirare. Ed in quale atteggiamento rimane ai piedi della Croce di questo figlio? La vediamo forse venir meno e svenire? L’inaudito dolore che l’opprime l’ha forse fatta cascare al suolo, o fra le braccia di quelli che l’attorniano? No; il santo Vangelo risponde con una sola parola a tutte queste domande: « Maria stava (in piedi) accanto alla Croce ». Come il Sacrificatore sta eretto dinanzi all’altare, così Maria, per offrire un sacrificio come il suo conserva il medesimo atteggiamento. S. Ambrogio, che col suo tenero spirito e la profonda intelligenza dei misteri, ci ha tramandato preziosissimi trattati del carattere di Maria, esprime tutto in queste poche parole: « Ella rimase ritta in faccia alla Croce, contemplando coi suoi occhi il figlio, ed aspettando, non la morte del caro figlio, ma la salvezza del mondo » (Comment. su S. Luca. c. XXIII).

Maria, madre nostra.

Così la Madre dei dolori lungi dal maledirci, in un simile momento, ci amava e sacrificava a nostra salvezza perfino i ricordi di quelle ore di felicità che aveva gustate nel figliol suo. Facendo tacere lo strazio del suo cuore materno, ella lo rendeva al Padre come un sacro deposito che le aveva affidato. La spada penetrava sempre più nell’intimo dell’anima sua; ma noi eravamo salvi: da semplice creatura, essa cooperò insieme col figlio alla nostra salute. Dopo di ciò, ci meraviglieremo se Gesù scelse proprio questo momento per eleggerla Madre degli uomini, nella persona di Giovanni che rappresentava tutti noi? Mai, come allora, il Cuore di Maria era aperto in nostro favore. Sia dunque, ormai, l’Eva novella, la vera « Madre dei viventi ». La spada, trapassando il suo Cuore immacolato, ce ne ha spalancata la porta. Nel tempo e nell’eternità, Maria estenderà anche a noi l’amore che porta a suo figlio, perché da questo momento ha inteso da lui che anche noi le apparteniamo. A riscattarci è stato il Signore: a cooperare generosamente al nostro riscatto è stata la Madonna.

Preghiera. Con tale confidenza, o Madre afflitta, oggi noi veniamo con lasanta Chiesa, a renderti il nostro filiale ossequio. Tu partoristi senzadolore Gesù, frutto dal tuo ventre; ma noi, tuoi figli adottivi, siamo penetrati nel tuo Cuore per mezzo della lancia. Con tutto ciòamaci, o Maria, Corredentrice degli uomini! E come potremmo noinon cantare all’amore del tuo Cuore sì generoso, quando sappiamoche per la nostra salvezza ti sei unita al sacrificio del tuo Gesù?Quali prove non ci hai costantemente date della tua materna tenerezza,tu che sei la Regina di misericordia, il rifugio dei peccatori, l’avvocatainstancabile di tutti noi miseri? Deh! o Madre, veglia su noi; fa’ che sentiamo e gustiamo la dolorosa Passione di tuo figlio. Non si svolse, essa, sotto i tuoi occhi? non vi prendesti parte? Facci dunque penetrare tutti i misteri, affinché le nostre anime, riscattate dal sangue di Gesù, e lavate dalle tue lacrime, si convertano finalmente al Signore e perseverino d’ora innanzi nel suo santo servizio.

APPARIZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA A LOURDES – 11 FEBBRAIO (2023)

11 FEBBRAIO 2023 – APPARIZIONEDELLA VERGINE MARIA A LKOURDES

Hymnus {ex Proprio Sanctorum}


Te dícimus præcónio,
Intácta Mater Núminis,
Nostris benígna láudibus
Tuam repénde grátiam.

Sontes Adámi pósteri
Infécta proles gígnimur;
Labis patérnæ néscia
Tu sola, Virgo, créderis.

Caput dracónis ínvidi
Tu cónteris vestígio,
Et sola glóriam refers
Intaminátæ oríginis.

O gentis humánæ decus
Quæ tollis Hevæ oppróbrium,
Tu nos tuére súpplices,
Tu nos labántes érige.

Serpéntis antíqui potens
Astus retúnde et ímpetus,
Ut cǽlitum perénnibus
Per te fruámur gáudiis.

Jesu, tibi sit glória,
Qui natus es de Vírgine,
Cum Patre et almo Spíritu,
In sempitérna sǽcula.
Amen.

[Ti celebriamo con canti,
o Immacolata Madre di Dio,
tu benigna le nostre lodi
ricambia colla tua grazia.

Posterità colpevole di Adamo,
nasciamo tutti colpevoli;
dalla macchia del nostro progenitore tu sola,
o Vergine, nasci immune, come ne insegna la Fede.

La testa dell’invidioso dragone
tu schiacci col piede,
e sola hai la gloria
d’intemerata origine.

O decoro dell’uman genere,
che di Eva togli l’obbrobrio,
tu soccorrici, te ne supplichiamo,
tu rialzaci nelle nostre cadute.

Potente qual sei,
dell’antico serpente rintuzza le insidie e gli assalti,
affinché per te partecipiamo
alle gioie eterne degli abitatori celesti.

O Gesù, sia gloria a te,
che sei nato dalla Vergine,
insieme col Padre e collo Spirito Santo,
per i secoli eterni.
Amen.]

Quattro anni dopo la definizione dommatica della immacolata Concezione della beata Vergine, sulla sponda del fiume Gave presso il borgo di Lourdes, delta diocesi di Tarbes in Francia, la stessa Vergine si fece vedere più volte nell’insenatura d’una roccia nella grotta di Massabielle a una fanciulla chiamata volgarmente Bernadetta, poverissima sì ma ingenua e pia. La Vergine immacolata appariva di aspetto giovane e benevolo, ricoperta d’una veste e d’un velo bianco come la neve, e cinta d’una fascia celeste; una rosa d’oro ne adornava i piedi. Il primo giorno dell’apparizione, che fu l’11 Febbraio dell’anno 1858, insegnò alla fanciulla a far bene e con pietà il segno della croce e, facendo scorrere nella mano la corona che prima le pendeva dal braccio, l’eccitò, col suo esempio, alla recita del santo rosario: cosa che ripeté pure nelle altre apparizioni. Ma il secondo giorno dell’apparizione, la fanciulla temendo, nella semplicità del suo cuore, un’insidia diabolica, gettò sulla Vergine dell’acqua benedetta; ma la beata Vergine, dolcemente sorridendo, le si mostrò con volto ancor più benevolo. Nella terza apparizione poi invitò la fanciulla alla grotta per quindici giorni. D’allora le parlò più spesso, e la esortò a pregare per i peccatori, a baciar la terra e a far penitenza; quindi le ordinò di dire ai sacerdoti che edificassero ivi una cappella, e di venirvi alla stessa guisa con solenni processioni. Di più le ordinò di bere dell’acqua della fonte, ch’era ancora nascosta sotto la sabbia ma sarebbe subito sgorgata, e di lavarsi con essa. Finalmente la festa dell’Annunziazione, domandando la fanciulla istantemente il nome di lei, che s’era degnata di apparirle tante volte, la Vergine, portate le mani sul petto ed alzati gli occhi al cielo, rispose: Io sono l’Immacolata Concezione. – Crescendo la fama dei benefizi, che si asseriva aver ricevuto i fedeli nella grotta, aumentò ogni dì più il concorso degli uomini attirati alla grotta dalla venerazione del luogo. Ond’è che il vescovo di Tarbes mosso dalla fama dei prodigi e dal candore delta fanciulla, quattro anni dopo le cose narrate, dopo giuridica inquisizione dei fatti, riconobbe con sua sentenza, che i caratteri dell’apparizione erano soprannaturali, e permise nella stessa grotta il culto alla Vergine immacolata. Subito vi si edificò una cappella: da quel giorno sono quasi innumerevoli le folle di fedeli che vi accorrono ogni anno per ragione di voto e di supplica dalla Francia, dal Belgio, dall’Italia, dalla Spagna e da altre regioni d’Europa e fin dalle lontane Americhe, e il nome dell’Immacolata di Lourdes diviene celebre in tutto l’universo. L’acqua della fontana, portata in tutte le parti del mondo, rende la sanità agl’infermi. E l’orbe cattolico, riconoscente di tanti benefici, v’ha eretto intorno meravigliosi monumenti sacri. Innumerevoli vessilli, mandati là dalle città e popoli quali testimoni dei benefici ricevuti, formano al tempio della Vergine una decorazione meravigliosa. In questa sua quasi dimora la Vergine immacolata è venerata continuamente: di giorno con preghiere, canti religiosi e altre solenni funzioni; di notte invece con quelle sacre processioni nelle quali turbe pressoché infinite di pellegrini con ceri e torcie sfilano cantando le lodi della Vergine. –

Omelia di san Bernardo Abate
Omelia 2 su Missus


R
allegrati, padre Adamo, ma tu soprattutto, madre Eva, esulta: come foste i progenitori di tutti, così di tutti foste pure la rovina; e, quel ch’è più deplorevole, prima rovina che progenitori. Consolatevi, la dico a tutti due, per questa figlia, e per tale figlia; ma principalmente a quella che fu la prima cagione del male, il cui obbrobrio s’è trasmesso a tutte le donne. Infatti si approssima il tempo in cui ormai sarà tolto l’obbrobrio, e l’uomo non avrà più di che accusare la donna: né cercando esso impudentemente di scusare se stesso, non dubitò di accusarla crudelmente, dicendo: «La donna, che m’hai data, m’ha dato del frutto, ed io l’ho mangiato» Gen. 3,12. O Eva, corri dunque a Maria; o madre, corri a tanta figlia; risponda la figlia per la madre; liberi lei la madre dall’obbrobrio; lei soddisfaccia al padre per la madre: perché se l’uomo è caduto per la donna, egli ora non si rialza che per la donna. – Che dicevi, o Adamo? «La donna che m’hai data, m’ha dato del frutto, e io l’ho mangiato» Gen. 3,2. Queste sono parole maliziose, colle quali aggravi anziché diminuire la tua colpa. Nondimeno la Sapienza ha vinto la malizia, perché ella ha trovato nel tesoro della sua inesauribile bontà quell’occasione di perdono che Dio, interrogandoti, cercò, ma non poté cavare da te. Infatti invece della prima donna ci è data un’altra donna, una prudente, invece di una stolta, una umile, invece di una superba; la quale invece d’un frutto di morte, ti dia a gustare un frutto di vita, e in cambio di quell’amaro e velenoso alimento, ti procuri la dolcezza d’un frutto eterno. Muta, dunque, le parole della stolta scusa in voci di azioni di grazie, e di’: Signore, la donna che m’hai data m’ha dato del frutto (dell’albero) della vita, e io l’ho mangiato; ed esso è più dolce alla mia bocca del miele, perché per esso m’hai reso la vita. Ed ecco perché l’Angelo fu mandato alla Vergine ammirabile e d’ogni onore degnissima! O donna singolarmente veneranda, ammirabile più che tutte le donne, riparatrice dei tuoi progenitori, sorgente di vita per l’intera posterità! – Qual’altra donna ti sembra aver Dio preannunziato, quando disse al serpente: «Porrò inimicizia fra te e la donna» Gen. 3,15. E se dubiti ancora avere egli inteso di Maria, ascolta quel che segue «Ella ti schiaccerà la testa». A chi è riservata questa vittoria, se non a Maria? Ella senza dubbio ha schiacciato la testa velenosa, ella ha ridotto a niente ogni suggestione del maligno sia ch’esso tenti colla seduzione della carne o con l’orgoglio dello spirito. E qual altra cercava Salomone quando diceva «Chi troverà la donna forte?» Prov. 31,10. Conosceva infatti quest’uomo sapiente l’infermità di questo sesso, la fragilità del suo corpo, la volubilità del suo spirito. Ma siccome egli aveva letto la promessa fatta da Dio, e gli pareva conveniente che colui che aveva vinto per una donna fosse vinto per mezzo di essa, sommamente meravigliato, esclamava: «Chi troverà la donna forte?». Ch’è quanto dire: Se dalla mano d’una donna dipende così e la nostra comune salvezza e la restituzione dell’innocenza, e la vittoria sul nemico; è assolutamente necessario di trovare una donna forte che possa essere capace di tanta opera.

Hódie gloriósa cæli Regína in terris appáruit; hódie pópulo suo verba salútis et pígnora pacis áttulit; hódie Angelórum et fidélium chori immaculátam Conceptiónem celebrántes gáudio exsúltant.

V. Dignáre me laudáre te, Virgo sacráta.
R. Da mihi virtútem contra hostes tuos.

Orémus.
Deus, qui per immaculátam Vírginis Conceptiónem dignum Fílio tuo habitáculum præparásti: súpplices a te quǽsumus; ut, ejúsdem Vírginis Apparitiónem celebrántes, salútem mentis et córporis consequámur.
Per eúmdem
….

[Dal Messale Romano]