FESTA DELLA NATIVITA’ DELLA SANTA VERGINE

J.-J. Gaume: Catechismo di preseveranza; vol. IV- Torino 1881]

Origine di questa festa. – Se la Chiesa Cattolica celebra con tanta gioia e magnificenza l’Assunzione di Maria, perché mai non avrebbe dovuto consacrare con una festa solenne la gloriosa sua nascita? Agli 8 di settembre ella aduna i fedeli attorno alla culla della beata fanciulletta. Giusta i computi più esatti e le più autorevoli tradizioni, Maria nacque in Nazareth, sotto il Regno di Erode, allora quando questo empio principe era tutto inteso a distruggere la stirpe reale di Davide, a fine di rendere impossibile l’adempimento delle profezie che annunziavano come il Salvatore del mondo sarebbe uscito dalla famiglia di Jesse. Ciò dunque avvenne l’anno 22 del regno di Augusto, sotto il consolato di Marco Druso Livio e di Quinto Calpurnio Pisone; e per conseguenza l’anno di Roma 738. La sua nascita ebbe luogo li 8 di settembre, come si raccoglie dalle autorità menzionate, né fu senza mistero che fu scelto un tal giorno pel nascimento dell’Eva novella. Una tradizione, che si conserva presso gli ebrei, insegna che in tal giorno fu messa al mondo la prima Eva. La madre antica, portento di grazia e di beltà, colmò di gioia il cuore di Adamo, e compì la felicita del primo nostro genitore; nello stesso giorno la nuova Eva, di cui la prima era semplice figura, apparve sulla terra, e incomparabile per grazia e bellezza, offrì, se così è lecito esprimersi, agli occhi il più attraente spettacolo che egli avesse giammai contemplato. Ciò nondimeno per le ragioni esposte nell’antecedente lezione, e per altre eziandio fornite dalla ineffabile sapienza della Chiesa, che svolge con la successione dei secoli i mezzi di ravvivare la pietà dei suoi figli, la festa della Natività della Vergine non venne celebrata, almeno con esteriore magnificenza, nei primi tempi del Cristianesimo. Il primo e più antico monumento che ne abbiamo è il Sacramentario dì san Leone il Grande e dei Papi suoi predecessori, nel quale si trova egualmente che nel Sacramentario di san Gregorio, la festa della Natività della santa Vergine con una Messa e con orazioni proprie. Innanzi il settimo secolo ella era generalmente celebrata nella Chiesa, e prima della fine del nono era in Francia fra le più solenni. La città di Angers specialmente dimostrava la sua fervente devozione verso Maria celebrandola con pompa straordinaria e con indicibile affluenza di popolo. Da ciò viene, secondo congetture assai probabili, che i paesi a quella circostanti chiamano una tal festa l’Angioina, come avente origine dall’Anjou ‘. 1 [Oggidì pure la fiera della Natività è chiamata in Bretagna la fiera angioina]. – L’Oriente gareggiò tosto nello zelo con l’Occidente, e fino dalla metà del secolo dodicesimo, sappiamo che la festa della Natività era osservata come una delle più solenni fra le cattoliche. – Il nome solo di Natività indica l’oggetto della nostra devozione. Se i figli ossequiosi aspettano impazienti l’alba del giorno natalizio d’una madre diletta, se si affrettano a gara ad offrirle voti e mazzi di fiori, lascio decidere da quali sentimenti esser debbono animati i cuori dei figli di Maria nel giorno che diede loro tal Madre. Anche i genitori celebrano con tripudii la nascita e il giorno anniversario della nascita dei loro figli; uso efficacissimo e da coltivarsi per conservare lo spirito di unione nelle famiglie. Eppure a chi non sembrerebbe più ragionevole piangere sui figli quando entrano nella valle delle miserie, nel pensare che non solo essi nascono senza ragione e senza merito, ma figli inoltre di sdegno, contaminati dal peccato e destinati ai dolori e alla morte? Perciò la Chiesa cattolica, innalzandosi con tutta la sublimità della fede sopra l’ordine e i sentimenti della natura, celebra non già la nascita, ma bensì la morte dei propri figli. E osservate la profonda aggiustatezza del suo linguaggio! Essa chiama natività o nascita la morte dei suoi santi. Infatti nel giorno della loro morte i giusti abbandonano questa vita di angosce per nascere ad una vita vera, immortale e gloriosa. Da questa grande regola la liturgia cattolica non ammette che due eccezioni, cioè, san Giovanni Battista e la santa Vergine. Ella celebra la festa del primo giorno nel quale è venuto al mondo, perché nacque santificato e confermato nella grazia. Tanto più doveva ella celebrare la natività di Maria, poiché questa comparve sopra la terra piena di grazia e arricchita di tutti i doni di Dio. – Affrancata dalla legge del peccato originale e predestinata alla maternità divina, è indubitato che Maria fu l’anima più bella che uscisse dalle mani del Creatore, come, tranne l’Incarnazione, ella fu l’opera più degna dell’Onnipotente in questo mondo. « Perché, dice san Tommaso, Dio proporziona le grazie che concede agli uomini al grado di dignità ch’ei destina loro; talché prima di essere Madre di Dio, Maria ricevette dal cielo le grazie che dovevano renderla degna di quella eccelsa prerogativa ». Ed ecco perché l’arcangelo Gabriella la saluta con quelle parole: Tu sei piena di grazia.

Mezzi per celebrarla degnamente.— Noi pure dobbiamo salutarla piena di grazia. Figli di Maria riuniamoci oggi intorno alla sua culla, indirizzando alla nostra Madre adorabile le nostre preghiere ed i nostri omaggi. Benché bambina, Ella ci vede e ci ode; sicché da piena fiducia dobbiamo essere animati! Qual madre poté nel giorno della sua festa negare cosa alcuna ai suoi figli ? Se siamo colpevoli, Ella chiederà grazia per noi; se giusti, Ella ci elargirà i segni di una speciale tenerezza. Vogliamo noi cattivarcene il cuore? Imitiamone le virtù. Voi specialmente, o giovinetti, venite a vedere questa Santa Bambina, vostro esempio e vostra Madre. Ella ama, Ella desidera di preferenza i gigli e le rose del pudore. E voi, giovinette, che tutto dovete a Maria, Ella vi chiama intorno alla sua culla, essa vi invita a mirare lo spettacolo dei suoi primi anni. – « Accorrete, dice sant’Ambrogio, e ponetevi innanzi agli occhi la vita e la verginità di Maria: sarà questo come uno specchio in cui vedrete il modello della castità e della virtù. Uno stimolo di emulazione è la nobiltà del Maestro. Ora qual più nobile della Madre di Dio? Ella era vergine di corpo e di spirito, e di una purità incapace di ogni finzione; Ella era umile di cuore, grave nel suo parlare, savia nelle sue determinazioni; Ella parlava raramente, e non esprimeva più del necessario ; Ella leggeva con assiduità i libri della legge, e poneva la propria fiducia non nelle ricchezze caduche, ma nelle preghiere dei poveri. Sempre fervorosa, Ella non voleva che Dio per testimone di ciò che accadeva nel proprio cuore, Ella riferiva a Lui tutto ciò ch’Ella fa o possedeva. » – Anzi che fare il minimo torto a chicchessia, tutti sperimentavano il suo cuore benefico; Ella onorava i su superiori, e non invidiava gli eguali, scansava la vanagloria, seguiva la ragione, amava caldamente la virtù. I suoi sguardi erano pieni di dolcezza, le sue parole di affabilità, tutta la sua condotta portava l’impronta della modestia. Nulla si vedeva in lei che non fosse decente; la sua allegrezza nulla aveva di leggiero, la sua voce nulla annunziava che derivasse da amor proprio. Il suo esteriore era tanto ben diretto, che l’acconciamento del suo corpo era la pittura dell’anima sua e un modello perfetto di tutte le virtù. La sua carità per il prossimo non conosceva limiti. Faceva lunghi digiuni, e sceglieva per nutrimento non quello che poteva lusingare la sensualità ma ciò che bastava a sostentare la natura. Consacrava agli esercizi di devozione le ore destinate al sonno; non usciva che per recarsi al tempio, e sempre in compagnia dei suoi genitori ». – E noi tutti, cristiani, qualunque sia l’età nostra o la nostra condizione, rallegriamoci con Maria bambina per essere nata sì santa, sì cara a Dio, sì piena di ogni grazia. Rallegriamoci non solo a riguardo di Lei, ma anche per noi medesimi, perché la grazia ch’Ella recò nel mondo non è meno per noi che per Lei. Temiamo qual grande sventura il perdere la fiducia e la devozione in Maria, perché Ella è il canale di tutte le grazie. Quando Oloferne volle impadronirsi di Betulia, incominciò da chiuderne gli acquedotti. Quando il demonio vuole entrare in un’anima, cerca subito di toglierle la devozione a Maria, ben persuaso che intercettato il veicolo delle grazie, quell’anima perderà ben presto la luce, il timor di Dio, e finalmente la salute eterna. Perciò, qualunque sia lo stato dell’anima nostra, qualunque sia il numero e l’enormità delle nostre offese, ricorriamo a Maria, rifugio dei peccatori i più abbandonati; essa ci porgerà una mano soccorritrice, ci salverà dal profondo delle miserie. Facciamo dunque salire verso Lei quella preghiera, alla quale il suo cuore non può resistere: Rammentati, Vergine pia, ecc. Memorare, o piissima Virgo Maria, etc.

III. Esempio. — Fa egli d’uopo rammentare quel fatto divenuto sì celebre, e che solo basterebbe, anche la testimonianza di tutti i secoli, a stabilire la nostra fiducia in Maria nei nostri maggiori bisogni, come l’ancora tiene il naviglio in mezzo alle tempeste? Al tempo di Luigi XIII viveva in Parigi un prete chiamato Bernardo o il povero prete. Egli aveva consacrato le proprie sostanze ai poveri, e la propria vita e la propria compassione a quegli sventurati che la giustizia percuote con la sua punizione. Ora accadde che un reo, condannato ad essere mazzolato, non voleva udir parlare di confessione. Questa nuova fu portata al povero prete, che immediatamente si recò alle prigioni, e fattosi condurre al carcere del prigioniero lo saluta, lo abbraccia,lo esorta, gli suggerisce sentimenti di fiducia, lo minaccia dell’ira di Dio. Ma tutto ciò non produce effetto; che il reo neppur degnavasi guardarlo e sembrava sordo a quanto venivagli detto. Il confessore Io prega a volere almeno recitare una preghiera brevissima alla santa Vergine, che egli protestava non aver mai recitata senza essere esaudito nelle proprie domande. – Il prigioniero con atto di disprezzo ricusa di dirla, e il buon sacerdote la recita per l’intero egli stesso; ma vedendo che il peccatore ostinato neppure aveva voluto aprir bocca, la sua carità lo vince, il suo zelo lo inspira, e ponendo alla bocca dell’ostinato una copia di quella orazione che portava sempre seco, fa forza per ficcargliela dentro, dicendo: Mangiala, poiché non vuoi leggerla. Il reo, costretto dai ceppi e non potendo sottrarsi a tanta importunità, promise anche per liberarsene di recitare la preghiera. Bernardo s’inginocchia con lui, ricomincia l’orazione (Memorare), e il prigioniero non appena ebbe pronunziato le prime parole si sentì tutto mutato. Un torrente di lacrime scorse dai suoi occhi, e pregò il prete a dargli il tempo di prepararsi alla confessione: e siccome ei ben rammentava i traviamenti della sua vita, nell’amarezza del suo cuore fu sì colpito dalla considerazione dei suoi peccati e dalla grandezza delle divine misericordie, che spirò di dolore all’istante. – Apprendiamo da questo esempio quanto la protezione di quella che la Chiesa chiama il rifugio dei peccatori può essere utile a coloro che la invocano con fiducia; e rammentiamoci sempre che l’imitazione delle virtù della Madre nostra ci renderà meritevoli dei suoi favori.

 

APPARIZIONE DELLA VERGINE SS. DI LOURDES: 11 FEBBRAIO

Columba mea, in foraminibus petrae, in caverna maceriae, ostende mihi faciem tuam, sonet vox tua in auribus meis: vox enim tua dulcis, et facies tua decora.

[O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave, il tuo viso è leggiadro” – Cantico dei cantici, II-14].

 In un secolo tutto incredulità, in una nazione tutta ateismo, quale era la Francia nel secolo XIX, Maria si proclama Immacolata, ed inizia una serie di miracoli che sono la più eloquente apologia del soprannaturale. Il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria SS. era stato proclamato da appena quattro anni, ma le discussioni in pro ed in contro continuavano tuttavia: Maria pone loro termine confermando l’infallibile proclama Pontificio. Le apparizioni avvennero ad un’umile pastorella, la giovine Bernardetta Soubirous, avverandosi anche in questo caso, quanto Gesù diceva pregando il Padre: — Ti ringrazio, o Padre, che hai nascoste queste cose ai prudenti e ai sapienti e le hai rivelate ai pargoli e agli umili. – Era l’alba dell’11 febbraio 1858 e Bernardetta usciva in prossimità della grotta di Massabielle, sulle sponde del torrente Gave. Su una rupe di questa grotta la Madonna le apparve biancovestita, col capo coperto di un velo scendente sulle spalle, i fianchi cinti d’una fascia azzurra, i piedi nudi, baciati da rose olezzanti, un volto celestiale. « Era la più bella fra tutte le donne ». – Nella prima apparizione la S. Madonna insegnò alla a fanciulla a far bene il segno di Croce e a recitare il Rosario, ed Ella stessa per prima, prese fra le mani la corona che aveva penzoloni al braccio e l’incominciò. – Il secondo giorno, Bernardetta, temendo uno scherzo del demonio, all’apparizione gettò acqua santa in direzione della Signora. Ma questa si mise a sorriderle conn volto ancor più benigno. – Il terzo giorno le ordinò di ritornare alla grotta altre quindici volte, dopo le quali si manifestò: « Io sono l’Immacolata Concezione ». – Intanto avvenivano anche miracoli e la fama delle apparizioni si estendeva per tutta la Francia ed anche all’estero destando un concorso straordinario di curiosi e devoti. – Per accertarsi che la Bernardetta non fosse una visionaria o malata di mente e che quindi le apparizioni fossero vere, vi ebbero più sopraluoghi e da parte dell’autorità ecclesiastica come di quella civile. – Medici periti visitarono la fanciulla e ne constatarono la più grande normalità fisica. Mentre in una apparizione era in estasi e in conversazione colla S. Madonna, le accostarono alle dita la fiamma d’una candela; ma essa non se ne risentì. – In breve tempo i numerosissimi devoti edificarono una Chiesa che fu dai Sommi Pontefici arricchita di titoli e privilegi. – L’acqua scaturita nell’interno della roccia miracolosamente, continua anche ai nostri giorni a essere attiva; in questa vengono immersi gli ammalati e molti vengono graziati. – Ogni anno dalla nostra Italia parte per Lourdes un treno speciale, con grandi riduzioni di prezzo, per il trasporto di ammalati e ogni anno ritorna con qualche miracolato.

PRATICA. — La fede è una condizione precipua per ottenere grazie non solo materiali, ma, e più, quelle spirituali.

PREGHIERA. — O Dio, che per l’Immacolata Concezione della Vergine, preparasti al tuo Figliuolo una degna abitazione, ti supplichiamo umilmente che, celebrando l’Apparizione della Vergine, conseguiamo la salute dell’anima e del corpo. Così sia.

Nell’apparizione di Maria SS. a Lourdes

[da: Manuale di Filotea di G. Riva, XXX ed. Milano 1988]

Nella grotta di Massabielle, che trovasi in cima alla montagna che sorge presso Lourdes (Diocesi di Tarbes in Francia negli alti Pirenei, il giorno 11 febbraio del 1838 comparve, circondata da straordinario splendore, e portante al suo braccio la corona del santo Rosario, una Matrona, ornata di celeste bellezza, che più tardi (23 marzo) dichiarò di essere nientemeno che l’Immacolata Concezione Questa gran Dama fissò benigno il suo sguardo su Bernardetta Soubirons, povera e infermiccia pastorella di 14 anni priva d’ogni coltura, ma pia, ingenua ed innocente come una bambina di pochi anni, la quale, a poca distanza dalle sue due compagne, stava raccogliendo legne secche per il domestico focolare. A una prima impressione di paura succedette ben tosto la confidenza, la gioia e il desiderio di rivedere la Signora che dopo un quarto d’ora spari, né ad altri mai si rese visibile fuori che alla povera Bernardetta, la quale per tutta preghiera recitava in ginocchio il suo Rosario. Alla terza visita della grotta la dama le promise di farla felice, non in questo mondo, ma nell’altro quand’ella le promettesse di ivi ritornare per 13 volte, il che ella fece a vari intervalli, appena n’ebbe il potere, In queste apparizioni Bernardetta si trasformava in persona tutta celeste, insensibile anche alla fiamma di una candela ardente fra le sue dita, con gran stupore di migliaia di persone accorse per la già sparsa notizia delle ripetute apparizioni, e più ancora perché la non mai vista fontana, sgorgata dal nudo sasso sotto gli occhi e le mani di Bernardetta il 24 febbraio, quinto giorno della quindicina, operava di continuo le più istantanee sanazioni d’ogni male più incurabile, fra le quali, dalla commissione a ciò istituita dal Vescovo di Tarbes, furono constatate come assolutamente innegabili, non meno di quindici fra le trenta prodigiose sanazioni ch’erano state proposte, Tutte le più indegne arti del secolo, cioè le vessazioni usate a Bernardetta dal Sindaco, dal Direttore di Polizia, dal Regio Pronatore di quel Comune, dal Prefetto di quel dipartimento, dal Ministro del culto a Parigi, congiurati insieme coi medici del luogo, e coi libertini giornali a sparger di ridicolo ed a condannare come finzioni il più innegabile prodigio, tornarono all’atto vane per impedire o smentire: 1.- le apparizioni che dall’11 febbraio al 16 luglio 1858, si ripeterono fino a 18 volte; 2.- l’erezione della domandata Cappella, che finì ad essere un tempio di più di 2 milioni di costo; 3.- le prodigiose guarigioni, che sempre più crebbero in numero, importanza e certezza, per cui l’acqua della fonte di Lourdes è ansiosamente cercata in ogni parte, e con speciale fiducia è da ogni genere di persone devotamente invocata la Immacolata Vergine colà apparsa, e di là diffondente i suoi miracoli in tutto il mondo. – Le meraviglie di questa Apparizione sono assai bene descritte dal signor Enrico Lasserre, uno dei beneficati dalla Madonna di Lourdes colla istantanea ricuperazione della vista quasi perduta. L’opera è intitolata: “Storia di Nostra Signora di Lourdes”.

ALLA MADONNA DI LOURDES ( 11 Febbraio).

I.- Immacolata Regina, che personalmente apparendo qual maestosa Matrona, nella grotta di Massabille sopra Lourdes, onoraste dei vostri benigni sguardi e della comunicazione dei vostri segreti la povera ed infermiccia Bernardetta Soubirons, quanto poco stimabile presso gli uomini per la sua deficienza d’ogni coltura, altrettanto accettissima a voi pel candore della sua innocenza e il fervore della sua devozione, ottenete a noi tutti la grazia che, mettendo sempre ogni nostra gloria nel renderci cari al Signore con una vita tutta conforme alla specialità dei nostri doveri, ci rendiamo al tempo stesso sempre meritevoli dei vostri più speciali favori. Ave.

II.- Immacolata Regina, che, esternando alla povera Bernardetta il vostro desiderio di venire onorata con nuovo tempio nel luogo stesso della vostra apparizione sopra le alture di Lourdes, le ingiungeste ancora di partecipare il vostro ordine ai preti siccome quelli che ne dovevano promuovere esecuzione, ottenete a noi tutti la grazia che, in quanto può riferirsi alle celesti comunicazioni, ci rimettiamo sempre al giudizio dei sacerdoti, essendo essi le guide che Dio medesimo ci ha assegnate per non mai mettere il piede in fallo in tutto ciò che riguarda così il vero culto di Dio, come il vero bene delle anime. Ave.

III.– Immacolata Regina, che, ad assicurar tutto il mondo così della realtà nella vostra apparizioni sopra le alture di Lourdes, come del desiderio da voi espresso di essere ivi onorata con nuovo tempio, faceste sgorgare sotto gli occhi di Bernardetta una sorgente affatto nuova di perenne abbondantissima acqua, quanto gustevole al labbro, altrettanto efficace al risanamento d’ogni più incurabile morbo, ottenete a noi tutti la grazia che, risanandosi per vostra intercessione ciò che è infermo, rinvigorendosi ciò che è sterile nel nostro spirito, apriamo nei nostri cuori quella mistica fonte di virtù e di opere buone, le cui acque salgono alla vita eterna per assicurarcene il felice possedimento. Ave.

IV.- Immacolata Regina, che faceste svanir come nebbia in faccia al sole tutte le armi impugnate dalle più maligne potenze del mondo e dell’inferno per infermare e sventare le vostre divine rivelazioni fatte nella grotta della vostra comparsa alla buona Bernardetta, ottenete a noi tutti la grazia che, lungi dallo sgomentarci per qualsivoglia contraddizione, tanto più spieghiamo di coraggio nel camminare sulle orme da Voi insegnateci, quanto più spiegheranno di forza i nostri spirituali nemici per farci declinare dal cammino retto che solo guida a salute. Ave.

V. Immacolata Regina, che vi degnaste assicurare la buona Bernardetta della eterna beatitudine nell’altra vita, quando ella vi promettesse di cuore di tornare per quindici volte al luogo della vostra apparizione sulle alture di Lourdes, come fece realmente col vostro aiuto, malgrado tutte le arti adoperate contro di lei per distornerla, ottenete a noi tutti la grazia che perseveriamo sempre fedeli nei buoni propositi da Voi suggeriti colle vostre santissime inspirazioni; o così ci assicuriamo quel premio che solo ai perseveranti nel bene è da Dio preparato. Ave.

VI. Immacolata Regina, che a sempre meglio inculcare a tutto il mondo la devozione del santo Rosario mostraste voi stessa di tenera carissima nelle vostre mani la misteriosa corona, e accompagnarne la recita che ne faceva la devota Bernardetta, ottenete a noi tutti la grazia che, facendoci sempre un dovere di praticare colle nostre famiglie una divozione così bella, ci conformiamo ancora costantemente ai divini insegnamenti che ci derivano così dalle santissime preghiere che vi si devono ripetere, come salutari misteri che vi si devono meditare. Ave.

VII. Immacolata Regina, che, a glorificare in modo degno di voi la vostra devotissima Bernardetta, la preservaste da ogni sgomento e da ogni anche minima perturbazione della propria inalterabile tranquillità fra i più insidiosi interrogatori, le più severe minacce e le più inique persecuzioni, la trasformaste in creatura affatto celeste nel tempo delle vostre apparizioni, e la rendeste, alla vista d’immenso popolo, affatto insensibile anche agli ardori di una fiamma su cui nell’estasi della propria preghiera teneva immote le mani, ottenete a noi tutti la grazia che in tutti i nostri pericoli e in tutte le nostre tribolazioni ci affidiamo fiduciosi al materno vostro patrocinio, siccome quello da cui solo possiamo prometterci la liberazione di ogni male e il conseguimento d’ogni bene. Ave.

VIII. Immacolata Regina, che, a soddisfare le pie domande ripetutamente indirizzatevi dalla vostra affezionatissima Bernardetta, ora le spiegaste il motivo del vostro insolito rattristamento, ripetendo nella parola Penitenza ciò che resta sempre da fare a chiunque coi proprii peccati ha meritato i divini castighi, ora colle grandi parole da voi proferite nel giorno stesso della vostra annunciazione: “Io sono la Immacolata Concezione”, le faceste conoscere con precisione la inarrivabilità della vostra eccellenza e la divinità del gran dogma poco prima proclamato dal Sommo Pontefice Pio Nono, vostro fedelissimo servo, quando vi dichiarò affatto esente dall’originale peccato, ottenete a noi tutti la grazia che ci facciamo sempre un dovere di placare colla debita penitenza la divina procata dai nostri falJi, e di sempre propiziarci la divina bontà colla più cordiale venerazione del vostro immacolato Concepimento, che è il più onorifico fra i vostri pregi, il più istruttivo fra i vostri misteri, e l’ossequio il quale è il più proprio a meritarci la vostra potentissima protezione. Ave.

IX. Immacolata Regina, che a perpetuar la memoria della vostra personale apparizione, per ben diciotto volte ripetuta alla buona Bernardetta sulle alture di Lourdes, e dei tanti miracoli operati in tutto il mondo dall’acqua prodigiosamente sgorgata ai vostri piedi, moveste i cuori più duri a concorrere insieme coi più pii alla costruzione di un nuovo tempio rappresentante nella propria magnificenza la nazione primogenita della Chiesa, che si fece poi una gloria di ivi invocare il vostro aiuto coi più devoti pellegrinaggi e colle più splendide testimonianze della propria fede, ottenete a noi tutti la grazia che spieghiamo sempre la più viva riconoscenza a tutti i vostri favori, e congiungendo allo zelo pel vostro culto la imitazione sempre fede, delle vostre celesti virtù, ci assicuriamo la tenerezza del vostro patrocinio in questa vita, e la partecipazione alla vostra gloria tra i Santi e gli Angeli nella eternità. Ave, Gloria.

ORAZIONE.

Deus qui, per Immaculatam Virginis Conceptionem, dignum Filio tuo habitaculum preparasti, qæsumus, ut qui ex morte ejusdem Filii tui prævisa, eam ab omni labe preservasti, nos quoque mundos, ejus intercessione, ad te pervenire concedas. Per eundem Dominum nostrum Jesum Christum, etc, – R). Amen.

PRESENTAZIONE DELLA VERGINE AL TEMPIO

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[Prov 8:34-36; 9:1-5]

Beatus homo qui audit me, et qui vigilat ad fores meas quotidie, et observat ad postes ostii mei. Qui me invenerit, inveniet vitam, et hauriet salutem a Domino. Qui autem in me peccaverit, laedet animam suam; omnes qui me oderunt diligunt mortem. – Sapientia aedificavit sibi domum: excidit columnas septem. Immolavit victimas suas, miscuit vinum, et proposuit mensam suam. Misit ancillas suas ut vocarent ad arcem et ad moenia civitatis. Si quis est parvulus, veniat ad me. Et insipientibus locuta est: Venite, comedite panem meum, et bibite vinum quod miscui vobis.

 [Beato l’uomo che mi porge ascolto e che veglia ogni giorno alla mia porta ed aspetta all’ingresso della mia casa. Chi troverà me, troverà la vita, e riceverà dal Signore la salvezza; Ma chi peccherà contro di me, nuocerà all’anima sua. Tutti coloro che mi odiano amano la morte. – La Sapienza si è fabbricata una casa, ha tagliato sette colonne. Immolò le sue vittime, versò il vino e imbandì la sua mensa. Mandò le sue ancelle, perché chiamassero, ai bastioni e alle mura della città: “Chi è fanciullo, venga da me”. Ed agli stolti disse: “Venite, mangiate del mio pane e bevete il vino che io vi versai”].

Hymnus

O gloriosa virginum,

Sublimis inter sidera,

Qui te creavit, parvulum

Lactente nutris ubere.

Quod Heva tristis abstulit,

Tu reddis almo germine:

Intrent ut astra flebiles,

Caeli recludis cardines.

Tu regis alti janua,

Et aula lucis fulgida:

Vitam datam per Virginem

Gentes redemptae plaudite.

* Jesu, tibi sit gloria,

Qui natus es de Virgine,

Cum Patre, et almo Spiritu

In sempiterna saecula. Amen.

[O gloriosa tra le Vergini, assisa al di sopra degli astri, Colui che t’ha creata tu nutrì col latte del tuo seno. Ciò che a noi tolse la triste Eva, tu rendi colla tua augusta prole; ainché i miseri trovino adito nell’empireo, tu del cielo schiudi le porte. Tu del gran Re sei la porta, Tu sei la corte fulgente di luce. O genti redente, applaudite alla vita dataci dalla Vergine. Sia gloria a te, o Gesù, che sei nato dalla Vergine, insieme col Padre e con lo Spirito Santo, per tutti i secoli. Amen.]

21 NOVEMBRE

PRESENTAZIONE DI MARIA SS. AL TEMPIO

presentazione

[Dom P. Guèranger. L’anno liturgico, vol. II]

Origine e carattere della festa.

La Presentazione di Maria, ultima festa mariana dell’anno liturgico, inferiore alle altre per solennità e iscritta molto tardi nel calendario, è tuttavia fra le più care al clero e alle persone consacrate a Dio. – Come è nato in Oriente il culto della Madonna, così in Oriente è sorta questa festa e vi era celebrata già nel secolo VII. – In Occidente, la Francia fu la prima ad accoglierla, alla corte romana di Avignone, nel 1372 e, un anno dopo, nella cappella del palazzo reale di Carlo V, il quale, anzi, con lettera del 10 novembre 1374 ai Maestri ed alunni del collegio di Navarra, espresse il desiderio che fosse celebrata in tutto il regno. – « Carlo, per grazia di Dio re dei Francesi, ai nostri amati sudditi: salute in Colui, che non cessa di onorare la Madre sua sulla terra. Fra gli altri oggetti della nostra sollecitudine, preoccupazione e riflessione di ogni giorno, occupa a buon diritto il primo posto nei nostri pensieri il desiderio che la Beata Vergine e Santissima Imperatrice sia da noi onorata con amore grandissimo e lodata come merita la venerazione che le è dovuta. È infatti nostro dovere renderle onore e, volgendo in alto gli occhi dell’anima nostra, sappiamo quale incomparabile protettrice sia per noi, quale potente mediatrice sia presso il suo benedetto Figlio per tutti coloro che la onorano con cuore puro… Volendo perciò esortare il nostro fedele popolo a celebrare la festa, come proponiamo Noi stessi di fare, a Dio piacendo, in tutti gli anni della nostra vita, ne inviamo l’Ufficio, affinché con la devozione aumentiamo le vostre gioie » (Launoy, Historia Navarrae gymnasii, Pars I, L. I, c. 10). – A quel tempo i principi parlavano così. E si sa come in quegli anni il saggio e pio re, proseguendo l’opera iniziata a Brétigny per mezzo della Vergine di Chartres, salvasse una prima volta dagli Inglesi la Francia sconfitta e smembrata. In quell’ora, critica per lo Stato come per la Chiesa, il sorriso di Maria Bambina portava all’uno e all’altra il grande beneficio della pace. – La festa odierna ricorda l’avvenimento più notevole e unico senza dubbio dell’infanzia della Santissima Vergine Maria: la sua Presentazione al Tempio da parte di Gioacchino e Anna e la sua consacrazione a Dio. Il fatto ci è riportato dagli apocrifi e particolarmente dal Protoevangelo di Giacomo, che nella prima parte risale al il secolo. Scritti posteriori ingraziosirono il racconto con mille dettagli, belli ma fantastici, dei quali si impadronirono tosto poeti, pittori e agiografi. La Chiesa accolse soltanto il fatto della Presentazione al Tempio.

La consacrazione di Maria.

Quando lo ritennero opportuno, san Gioacchino e sant’Anna condussero la loro piccola Bambina al Tempio e là, come ritengono parecchi santi, La consacrarono al Signore, che l’aveva loro concessa nella vecchiaia. – Da parte sua, Maria ratificò la consacrazione fatta dai genitori, la consacrazione già fatta nel momento della sua Concezione Immacolata e si donò senza riserve, volendo per tutta la vita essere la Serva del Signore. « La Madonna, diceva san Francesco di Sales, fa oggi un’offerta quale il Signore la vuole, perché, oltre la sua persona, che sorpassa tutte le altre, fatta eccezione del Figlio suo, offre tutto ciò che è, tutto ciò che ha e questo è quanto Dio chiede » (Opere, t. IX, p. 236).

I sentimenti di Maria.

L’Olier fa notare che « l’offerta, che Maria aveva fatta di se stessa fin dalla concezione immacolata, era segreta, ma che, come la religione comprende doveri interni e nascosti e doveri esterni e pubblici, Dio volle che rinnovasse l’offerta nel Tempio di Gerusalemme, unico santuario della vera religione allora esistente nel mondo intero, ed Egli stesso Le ispirò di andare ad offrirsi a Lui in quel luogo. La Bambina benedetta, santificata nella carne, l’anima penetrata e piena della divinità, mentre le sue facoltà naturali sembravano morte, era in tutto diretta dallo Spirito Santo. Con la sola attività del proprio spirito, chiudendo ogni porta alla saggezza umana, viveva soltanto secondo Dio, in Dio, per Dio e sotto la direzione stessa di Dio… » Posseduta dallo Spirito di Dio, tutta ardore e amore, era condotta al Tempio dallo Spirito divino, che la elevava oltre le possibilità dell’età e della natura. Bambina di tre anni appena, sale da sé i gradini del Tempio… per far vedere che soltanto lo Spirito divino La dirige e per insegnare a noi che, operando con la sua potenza nelle anime nostre. Egli è il vero sostegno delle nostre infermità… » Maria rinnova allora il voto di vittima e di ancella con amore ancora più puro, più grande, più nobile e più ammirabile di quando Io aveva emesso nel tempio sacro del seno di sant’Anna e tale amore, crescendo continuamente, sviluppandosi momento per momento, senza interruzioni e senza posa, la rende immensa. Tutta consumata da questo amore, non vuole avere di vita, movimento, libertà, spirito, corpo, niente altro che in Dio. Il dono fatto di sé è così vivo, ardente e stimolante che l’anima è, in ogni momento e in modo perpetuo, disposta ad abbandonarsi in Dio, ad appartenergli sempre di più, convinta di non esserlo mai abbastanza e desiderosa di esserlo maggiormente, se le è possibile… » Infine, offrendosi a Dio, come ostia viva a Lui consacrata in tutto quello che è e in tutto quello che sarà un giorno, rinnova la consacrazione a Dio di tutta la Chiesa, che già aveva fatta nel momento della sua Concezione e specialmente la consacrazione delle anime, che, seguendo il suo esempio, si sarebbero consacrate al divino servizio in tante sante comunità. In quel giorno la legge antica vede realizzarsi qualcosa di quello che essa significava: il Tempio di Gerusalemme vede compiuta una delle sue speranze e accoglie fra le sue mura uno dei templi dei quali è immagine la Santissima Vergine Maria, tempio vivo di Cristo, come Gesù sarà tempio vivo e perfetto della divinità » (Vie intérieure de la Sainte Vierge, pp. 127-133).

Dopo la Presentazione.

Maria non resta al tempio, perché nessuno meglio di Gioacchino e Anna sono preparati ad educare la Madre di Dio; ma vi ritorna spesso per essere iniziata alla legge mosaica, per unirsi ai sacrifici offerti a Dio ogni giorno e pregarLo di inviare presto il Messia promesso e tanto atteso. – « Conoscendo pienamente i misteri del Figlio di Dio… Maria contempla e adora Gesù Cristo in tutte le figure della liturgia mosaica. Al tempio è come circondata da Cristo, Lo vede dappertutto e, in certo senso, Ella è la pienezza della Legge, poiché compie al momento del declino della Legge, ciò che questa non aveva ancora potuto consumare dalla sua istituzione. Vedendo le vittime del tempio. Maria sospira per la morte della vittima annunziata dai profeti, per la morte di Colui che salverà il mondo e che sarà ad un tempo Sacerdote, Vittima e Tempio del suo sacrificio. Maria adempie senza saperlo in quel tempo le funzioni sante del sacerdozio che avrebbe esercitato sul Calvario… è il Sacerdote universale, il sommo Sacerdote della Legge, il Pontefice magnifico, che immola in anticipo, spiritualmente. Gesù Cristo alla gloria del Padre… E, come offre a Dio Se stessa, in tutto quello che è e in tutto quello che sarà, offre, nello stesso tempo, tutta la Chiesa. » La Legge richiamava il Messia… La Santissima Vergine lo chiama con maggiore potenza ed efficacia, più dei Patriarchi e dei Profeti, per la sua inimitabile santità, per le sue qualità auguste, per l’ardore della carità verso gli uomini e per l’amore ardentissimo e veemente per il Verbo incarnato, del quale già contempla la bellezza affascinante, nelle comunicazioni del Verbo stesso, delle quali il Padre si compiace favorirla… » (Olier, ibid. pp. 137-144). La festa della Presentazione è così per noi provvidenziale preparazione al periodo liturgico dell’Avvento, ormai vicino, durante il quale, insieme con tutti i santi del Vecchio Testamento e soprattutto uniti alla preghiera di Maria, chiederemo per le anime nostre e per il mondo intero il grande beneficio della nuova nascita del Salvatore.

Preghiera.

« Rallegratevi con me voi tutti che amate il Signore, perché, ancora piccolina, piacqui all’Altissimo » (Secondo respons. del primo Notturno dell’Uff. della Madonna). Nell’Ufficio cantato in tuo onore ci rivolgi, o Maria, questo invito e quale festa meglio di questa lo giustificherebbe? Quando, piccola più per l’umiltà che per l’età, candida e pura salivi i gradini del tempio, il cielo dovette riconoscere che ormai le compiacenze dell’Altissimo erano per la terra. Gli Angeli, in una pienezza di luce mai vista, compresero le tue grandezze incomparabili, e la maestà di un Tempio in cui Dio raccoglieva un omaggio superiore a quello dei nove Cori angelici, la prerogativa augusta del Vecchio Testamento di cui eri Figlia e i cui insegnamenti perfezionavano in Te la formazione della Madre di Dio. – Tuttavia la santa Chiesa Ti dichiara imitabile per noi in questo mistero della Presentazione, come in tutti gli altri, o Maria (Lezione seconda del secondo Notturno). Degnati particolarmente benedire i privilegiati che la grazia della vocazione fa abitare qui in terra nella casa del Signore e siano essi pure il fertile ulivo (Eccli. 24, 19) nutrito dello Spirito Santo col quale oggi ti paragona san Giovanni Damasceno (Lezione prima del secondo Notturno). Ma non è forse ogni cristiano, per il suo Battesimo, cittadino e membro della Chiesa, vero santuario di Dio del quale il tempio di Gerusalemme è soltanto figura? Per tua intercessione ci sia possibile seguirTi da vicino nella tua felice Presentazione, per meritare di essere noi pure presentati, al tuo seguito, all’Altissimo nel tempio della sua gloria.

Dal libro di san Giovanni Damasceno sulla fede ortodossa.

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Libro 4, cap. 15.

Gioacchino si scelse per sposa Anna, donna piena di meriti e degna dei più grandi elogi. Ma come la primiera Anna, provata dall’afflizione della sterilità, ottenne con la preghiera e con un voto la nascita di Samuele; così pure costei ottenne con suppliche e con una promessa la Madre di Dio, onde neppur qui la cede a nessuna delle donne più illustri. Così la grazia (che questo vuol dire il nome di Anna) dà alla luce la Sovrana (questo significa il nome di Maria). La quale infatti è veramente stata costituita la Sovrana di tutte le creature, divenendo la Madre del Salvatore. Ella vede la luce nella casa di Gioacchino, detta la piscina probatica, e più tardi è condotta nel empio. Piantata così nella casa di Dio e nutrita dallo Spirito Santo, ella, simile a fertile olivo, diviene il santuario d’ogni virtù, distaccando il suo cuore da tutte e cupidigie di questa vita e della carne, e conservando la sua anima vergine unitamente al suo corpo, come conveniva a colei che doveva ricevere Dio nel suo seno.

Hymnus 

Quem terra, pontus, sídera

Colunt, adórant, prædicant,

Trinam regéntem máchinam,

Claustrum Maríæ bájulat.

Cui luna, sol, et ómnia

Desérviunt per témpora,

Perfúsa cæli grátia,

Gestant puéllæ víscera.

Beáta Mater múnere,

Cujus supérnus ártifex

Mundum pugíllo cóntinens,

Ventris sub arca clausus est.

Beáta cæli núntio,

Foecúnda sancto Spíritu,

Desiderátus géntibus,

Cujus per alvum fusus est.

* Jesu, tibi sit glória,

Qui natus es de Vírgine,

Cum Patre, et almo Spíritu

In sempitérna sæcula. Amen.

[Colui che la terra, il mare, il cielo, venerano, adorano ed esaltano, colui che governa questo triplice mondo Maria portò nel suo seno. Colui al quale la luna, il sole, e tutte le cose obbediscono da tutti i tempi, portò il grembo della Vergine, penetrato dalla grazia celeste. Madre beata per sì grande dono: l’Artefice sommo, che nel pugno contiene il mondo, si raccolse nell’arca del tuo seno. Beata all’annuncio del cielo, feconda di Spirito Santo, il desiderato delle genti venne alla luce nel tuo seno. O Gesù, sia gloria a te che sei nato dalla Vergine, con il Padre e lo Spirito Santo, per tutti i secoli.].

 

 

 

 

ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE IN CIELO

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ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE IN CIELO

L’Assunzione della Madonna è una delle solennità liturgiche più ricche di gioia. “Gaudent Angeli! Gaudete, quia cum Christo regnat!” (Si rallegrano gli Angeli! Rallegratevi anche voi, perché regna con Cristo!). – La Chiesa del cielo e quella della terra si uniscono alla felicità infinita di Dio, che incorona sua Madre e cantano con amore la gioia verginale di Colei, che si introduce per tutta l’eternità nella gioia del suo Figlio e Angeli e Santi si affrettano ad acclamarla Regina, mentre la terra gioisce, per aver dato al Cielo la sua gemma più bella. – Glorificazione dell’anima di Maria. – Questo è il giorno natalizio di Maria, quello in cui si celebrano ad un tempo il trionfo della sua anima e quello del suo corpo. Consideriamo prima la glorificazione dello spirito, meno notata, perché comune a tutti i Santi. Il raggiungimento della visione beatifica da parte dell’anima di Maria è cosa di tanto splendore e di tanta ricchezza che riverbera una luce inimitabile sulle nostre più alte speranze. – Non ci è possibile immaginare la bellezza di questa suprema rivelazione in cui lo sguardo già così puro e penetrante, della creatura più perfetta si aprì repentinamente davanti ad un abisso di infinita Bontà, ma, con l’aiuto della grazia divina, tentiamo di levare i nostri pensieri verso la cima, sulla quale si compie questa meraviglia che i nostri occhi non distinguono ancora. – Veramente si tratta di una cima: è il punto di arrivo di un’ascensione continua e perseverante, perchè, piena di grazia nel momento della Concezione, l’Immacolata continuò quaggiù a crescere davanti a Dio. L’Annunciazione, il Natale, il Calvario, la Pentecoste hanno segnato le tappe di questo progresso meraviglioso e ad ogni tappa l’amore verginale e materno si è accresciuto e arricchito, tendendo ad una altezza che nessuna creatura potrà mai raggiungere. La luce di gloria che investe d’improvviso l’anima di Maria e le rivela le grandezze del Figlio in tutta la loro magnificenza e la sua dignità materna, supera di molto la gloria di tutti gli Angeli e di tutti i Santi, perchè, dopo la santa Umanità di Cristo, stabilita alla destra del Padre nel santuario della Divinità, nulla possiede il mondo più perfetto di quest’anima materna irradiante purezza, bellezza, tenerezza e gioia: Beata Mater! – Lascerà ancora questo raggiungimento trionfale della felicità suprema qualche possibilità di sviluppo all’anima di Maria? Per sé no, perchè ormai tutto in lei è perfetto e nell’eternità non si cresce nella perfezione. Aperta in modo totale sugli splendori del Verbo, suo Figlio, l’anima di Maria soddisfa ormai perfettamente tutte le esigenze della sua vocazione sublime. È lo stato d’anima di una perfetta Madre di Dio. – Ma Maria ebbe un figlio solo. Gesù. Madre di Dio Salvatore, è Madre altresì di tutti coloro, che attingeranno alla sorgente della Salvezza, e la sua Maternità di grazia si estenderà fino alla fine del mondo. Nella luce beatifica, l’anima di Maria vede tutti i suoi figli e tutti i disegni di Dio su ciascuno di essi e, con un fiat di amore, consente e partecipa all’universale Provvidenza, in cui Dio la chiama ad avere un posto di intercessione, che non conosce limiti. Maria si unisce così al Sacerdote Sommo, che intercede per noi incessantemente la misericordia del Padre e la sua preghiera ottiene per la Chiesa, della quale è il tipo ideale, una Assunzione permanente fino a quando la pienezza del Corpo mistico sarà raggiunta in modo definitivo. L’anima di Maria, nell’attesa di questa apoteosi, meglio di qualsiasi altro santo, « impegna il suo Paradiso a fare del bene sulla terra ». Sia allora libero lo slancio della nostra gioia, uniamo alla confidenza la gratitudine, lodiamo degnamente la nostra Avvocata, la Mediatrice, la Madre, che prende il suo posto di Regina, presso il trono dell’Agnello. – Fede della Chiesa nell’Assunzione di Maria. – L’origine di questa fede non ha una data precisa, ma da molti secoli la Chiesa afferma che il corpo di Maria è in Cielo unito all’anima sua gloriosa e questo privilegio del corpo di Maria è l’elemento distintivo del mistero dell’Assunzione. Il Sommo Pontefice Pio XII, il primo novembre del 1950, compiendo il voto unanime di vescovi e fedeli, proclamò solennemente come « dogma rivelato che Maria, l’Immacolata Madre di Dio, sempre Vergine, al termine della sua vita terrena, fu elevata, anima e corpo, alla gloria del cielo » (Bolla dogmatica Munificentissimus Deus). – La definizione non dice se Maria passò, vivente, dalla terra al Cielo, o se, come il Figlio, subì la morte e risuscitò, prima di entrare nella gloria. Il privilegio insigne dell’Immacolato Concepimento, la Verginità e la Santità perfetta potevano certo rendere Maria immortale, ma la Madre del Salvatore, che imitò sempre fedelmente il Figlio, volle senza dubbio seguirlo fino al sepolcro, perchè doveva, come Lui, e come tutti noi nell’ultimo giorno, trionfare pienamente con una Risurrezione gloriosa, sul peccato e sulla morte.

Leggende.

Leggende apocrife, diffuse verso la fine del IV secolo, hanno volgarizzato narrazioni spettacolari, meravigliose e spesso incoerenti, sulla morte di Maria e sul trasporto del suo Corpo in Paradiso. – Gli Apostoli, riuniti prodigiosamente presso la Madre del Salvatore, avrebbero assistito alla sua morte e ai suoi funerali. San Tommaso, giunto troppo tardi, avrebbe voluto la riapertura della tomba, il che permise di costatare che il Corpo verginale era stato portato in luogo noto a Dio soltanto. La nostra fede e la nostra certezza teologica non devono accettare questi documenti senza valore, nati forse fra comunità eretiche. Predicazione e insegnamento pastorale devono fare a meno di seguire queste maldestre imitazioni del racconto evangelico della Risurrezione del Signore. Queste leggende non hanno dato origine alla fede della Chiesa nella Assunzione, ma hanno anzi ritardata di parecchi secoli la perfetta unanimità di essa. Il pensiero cristiano dovette prima sbarazzarsi della dannosa loro influenza, per poter giungere a discernere bene i motivi veri, che portano a considerare l’Assunzione corporea di Maria una verità di fede.

La fede unanime.

Quale motivo permise dunque al Sommo Pontefice di definire dogma di fede l’Assunzione ? Lo dichiara la Bolla pontificia con precisione: il consenso unanime dei Vescovi e delle Chiese oggi in comunione con la Sede Apostolica. Questa convinzione universale dei Pastori e dei fedeli non sarebbe mai stata possibile, se l’oggetto di essa non fosse in qualche modo contenuto nella Rivelazione.

Prove scritturali.

Dove troviamo la verità dell’Assunzione nella rivelazione cristiana? Nei documenti della Chiesa primitiva non abbiamo traccia di una tradizione orale di origine apostolica. Forse appena vi allude l’Apocalisse indirettamente, quando descrive la Chiesa in questi termini: « Apparve in Cielo un segno grande: una donna vestita di sole, la luna ai suoi piedi e sulla sua testa una corona di dodici stelle» (Apoc. 12, i). Tipo e modello perfetto della Chiesa è Maria, la Madre di Dio e può essere che qui san Giovanni abbia fatto una indiretta allusione alla presenza di Maria in Cielo. E invece certo che i Libri sacri attribuiscono a Maria titoli e funzioni provvidenziali, che nel loro insieme esigono, come normale coronamento, il privilegio dell’Assunzione corporale. Dando un senso mariano al Versetto del Genesi, noto con il nome di Protoevangelo : « Stabilirò inimicizia fra te e la donna, fra la sua generazione e la tua, essa ti schiaccerà il capo », la tradizione cristiana espressa autenticamente nella Bolla dogmatica Inefabilis, vide in questa sentenza divina l’annuncio di un trionfo perfetto di Cristo e della sua Madre sul peccato e tutte le conseguenze di esso. Pio IX si era appoggiato a questo testo, per definire l’Immacolata Concezione e non è impossibile vedere in questo testo anche una rivelazione implicita di un trionfo perfetto sulla morte. – Checché si pensi di questo testo misterioso, il Vangelo associa sempre Maria agli atti essenziali della Redenzione e specialmente al Sacrificio della Croce e come si potrebbe credere che non sia più corporalmente unita al Figlio nell’esercizio del suo attuale sacerdozio celeste? Il Vangelo dichiara inoltre Maria « piena di grazia », « benedetta fra tutte le donne » e soprattutto « Madre del Signore » e tanti titoli costituiscono, come vedremo, una rivelazione implicita della glorificazione immediata della sua anima e del suo corpo.

La mancanza di reliquie.

Tuttavia riconosciamo che i primi secoli cristiani non conobbero in modo positivo e preciso l’Assunzione di Maria. Dobbiamo tener presente un fatto importante: in nessun luogo fu mai rivendicato il Corpo della Santa Vergine, nè mai furono cercati i resti e, in epoca in cui le reliquie dei santi erano molto onorate, ciò diventa un indice importante. Sembrerebbe che fin da quei tempi lontani si pensasse che il Corpo di Maria non poteva essere sulla terra. Sant’Epifanio, morto nel 377, dopo aver vissuto molto tempo in Palestina, confessa la sua ignoranza riguardo alla morte e al sepolcro di Maria, ma neppure una riga del suo scritto insinua che i resti mortali della Vergine sarebbero conservati quaggiù. Egli mette solo in dubbio i racconti fantasiosi che cominciano a diffondersi e si chiede se Maria è morta e se è morta martire e risponde che a queste domande non si può dare una risposta e, senza affermare l’Assunzione, pare tuttavia non ne faccia oggetto delle sue prudenti riserve. – Il pensiero cristiano, all’inizio del secolo V, l’epoca del Concilio di Efeso, particolarmente interessato alla dottrina mariana, affronta il problema della sorte riservata al Corpo di Maria e afferma che i racconti apocrifi interpretano in modo sconveniente e ridicolo una verità, che si impone da sè alle anime illuminate dalla fede: il Corpo di Maria non si è corrotto nella tomba: Dio lo ha miracolosamente portato in Paradiso.

Origine della Festa dell’Assunzione.

Le sole liturgie siriaca ed egiziana, attingono in quell’epoca ai racconti leggendari per le loro descrizioni della dormitio di Maria. – Gerusalemme ha dal 450 la sua festa annuale della Madre di Dio fissata al 15 agosto, ma per due secoli l’ufficio non accenna all’Assunzione. – Agli inizi del secolo vii la festa della Dormitio è istituita a Bisanzio, con decreto dell’Imperatore Maurizio, e presto, forse sotto l’influenza degli apocrifi, ma soprattutto per il senso profondo, che la Chiesa possiede delle verità della fede, oggetto principale della festa diventa l’ingresso del Corpo di Maria nella gloria. La festa dell’Assunzione è introdotta a Roma verso l’anno 650 e nella stessa epoca, forse anche alquanto prima, come in Gallia per la dipendenza di san Gregorio di Tours dagli apocrifi, l’Assunzione diviene oggetto di una commemorazione solenne fatta prima il 18 gennaio e più tardi il 15 agosto.

La festa a Roma.

Per la dottrina affermata, la celebrazione della festa dell’Assunzione costituiva per la Chiesa Romana un fatto di importanza capitale e, cosa ancor più degna di nota, Roma accettava la fede nell’Assunzione, senza aderire alle leggende. La sua liturgia ha una sola allusione all’Assunzione, ma è di una precisione mirabile e porta tutto il problema al suo vero centro. È la celebre orazione “Veneranda nobis”, che si recitava quando partiva la processione, che precedeva la Messa. – « Signore, dobbiamo venerare la festa di questo giorno nel quale la Santa Madre di Dio fu sottomessa alla morte temporale. Ella tuttavia non potè essere trattenuta dai legami della morte, avendo generato nella sua propria sostanza il vostro Figlio incarnato, nostro Signore». – Non si poteva essere insieme più sobrii, più completi e più precisi. La fede nella morte, nella Risurrezione e nell’Assunzione di Maria è affermata nettamente ed è messo in evidenza il motivo fondamentale di questa fede: la Maternità divina o, meglio, il fatto che la carne di Cristo, Verbo Incarnato, è stata presa da Maria. Questo gioiello della liturgia mariana data per lo meno dal secolo vili, cioè dal tempo in cui, in Oriente, sant’Andrea, vescovo di Creta dal 711 al 720, predicando un triduo sulla Dormitio della Madonna, esponeva il dogma dell’Assunzione su basi puramente dottrinali e indipendenti da tradizioni apocrife. – San Germano di Costantinopoli e san Giovanni Damasceno, sebbene meno prudenti e riservati, riallacciano essi pure l’Assunzione alle sue sorgenti autentiche ed è necessario citare qualche passo delle loro ammirabili omelie.

Discorso di san Germano.

« Come avresti potuto essere concepita e poi svanire in polvere, esclama san Germano, Tu che, per la carne che desti al Figlio di Dio liberasti il genere umano dalla corruzione della morte?…» Era mai possibile che il vaso del tuo Corpo, che fu pieno di Dio, se ne andasse in polvere, come qualsiasi carne? Colui, che si è annientato in Te, è Dio fin dal principio e perciò vita, che precedette i secoli, ed era necessario che la Madre della Vita abitasse insieme con la Vita e cioè che si addormentasse per un istante nella morte, per assomigliare a Lui e che poi il passaggio di questa Madre della Vita fosse come un risveglio. » Un figlio prediletto desidera la presenza della madre e la madre, a sua volta, aspira a vivere col figlio. Era giusto perciò che salissi al Figlio tu che ardevi nel cuore di amore per Dio, frutto del tuo seno; era giusto ancora che Dio, nell’affetto filiale che portava alla Madre sua, la chiamasse presso di sè a vivere nella sua intimità » (Primo discorso sulla Dormitio P. G. 98; 345, 348). – In un secondo discorso ritorna sullo stesso argomento in termini ancora più precisi: « Tu avevi da te stessa la tua lode, perché tu sei la Madre di Dio… Per questo bisognava che il tuo Corpo, un corpo che aveva portato Dio, non fosse abbandonato in preda alla corruzione e alla morte» (Secondo Discorso, col. 357). – D’ora in poi queste considerazioni nutriranno tutti i discorsi sulla Dormitio e sull’Assunzione della Madonna. Il padre Terrien scrive : « I discorsi di san Giovanni Damasceno sulla preziosa morte e Assunzione di Maria sono un inno perpetuo, che egli canta in onore della Vergine benedetta, e in esso richiama tutti i privilegi, tutte le grazie, tutti i tesori, dei quali fu prodigiosamente arricchita dal cielo, e tutti li riallaccia alla Maternità divina come raggi al loro centro » (Mère de Dieu, t. II, pp. 371-372). – L’oriente è ormai conquistato alla fede tradizionale nell’Assunzione di Maria e il suo pensiero non subirà più sbandamenti.

La fede in Occidente.

In occidente appaiono difficoltà. Il popolo cristiano, docile agli insegnamenti della liturgia, aderisce, nel suo complesso, senza riserve alla dottrina dell’Assunzione, ma i teologi, per lo meno nella Gallia, restano esitanti e temono gli apocrifi. Essi non negano l’Assunzione, ma non vogliono impegnarvi la fede della Chiesa e ai tempi di Carlomagno (verso l’anno 800) un concilio capitolare di Aix-la-Chapelle omette l’Assunzione nell’elenco delle feste della Madonna, riservandosi di esaminare, se possa essere conservata e sarà data una risposta affermativa solo nel 813, al concilio di Magonza. – La crisi aumenta nel secolo IX. La notizia sull’Assunzione, che abbiamo nel Martirologio di Adone, lascia di proposito nel dubbio la questione dell’Assunzione corporale e rigetta i dati frivoli ed apocrifi, che sono stati diffusi in argomento. Nella stessa epoca l’abate di Gorbia, Pascasio Radberto rivolge a dei religiosi un lungo sermone: “Cogitis me”, nel quale ha l’abilità di farsi credere san Gerolamo e, mentre con parole commoventi celebra la morte della Madonna [Il responsorio “Ascendit Chrlstus” e l’antifona “Hodie gloriosa Virgo caelos ascendit” sembrano tolte dal sermone “Cogitis me”, e tuttavia è certo che Pascasio Radberto non ha riprodotto, nè commentato queste parti liturgiche. Sarebbero allora anteriori all’anno 850? Il Pascasio stesso afferma che egli riporta testi liturgici precedenti.], comincia mettendo in guardia sul racconto del Passaggio di Maria dalla terra al cielo. A suo modo di pensare, non si sa nulla sulla sorte riservata al Corpo di Maria. È una reazione certo esagerata, ma dal fondo sano, alla troppo facile credulità verso gli apocrifi, allora in voga nella Gallia, (la liturgia gallicana aveva preso molto da tali scritti). Il lato più curioso di questo episodio è che il sermone “Cogitis Me”, sotto il nome di san Gerolamo, passò presto nelle lezioni del Breviario lungo l’ottava dell’Assunzione e ci volle la riforma di San Pio V, per eliminare dal Breviario un testo, che si allontanava dalla dottrina comune della Chiesa in un punto molto importante. – Nei due secoli che seguirono l’apparizione del “Cogitis me”, gli spiriti furono esitanti e San Bernardo, ad esempio, non afferma mai espressamente l’Assunzione corporale di Maria, sebbene non vi sia indizio che l’insieme del clero e del fedeli abbia condiviso gli scrupoli degli eruditi. La liturgia romana, in uso in tutto l’occidente, celebrava l’Assunzione di Maria, e, per il popolo cristiano, si trattava di Assunzione corporale, sicché la Colletta Veneranda affermava sempre chiaramente la fede comune, senza vincolarla ai documenti apocrifi.

Lo pseudo Agostino.

Sul finire del secolo X, o all’inizio dell’ XI, ebbe un influsso decisivo sul pensiero teologico un nuovo libro sull’Assunzione, il cui autore è ancora ignoto, anche se fu molto presto attribuito a S. Agostino. – Non si trattava di riabilitare le leggende apocrife, ormai squalificate, ma di poggiare la verità dell’Assunzione di Maria su basi scritturali e dottrinali sicure e questo piccolo trattato sull’Assunzione è un capolavoro di chiarezza e di profondità. Procede con metodo scolastico, con ordine, senza digressioni e l’esposizione, in apparenza austera, è animata da sana e solida devozione mariana, tanto da rivelare la mano di un grande maestro e di un uomo di fede. E il miglior trattato sull’Assunzione che possieda la tradizione cristiana e bisogna citarne almeno le ultime righe. – « Nessuno nega che Cristo potè concedere a Maria questo privilegio (l’Assunzione corporale). Se Egli lo potè, lo volle, perché vuole tutto quello che è giusto e conveniente. Pare dunque che si possa, con ragione, concludere che Maria godette nel corpo, come nell’anima, una felicità inenarrabile nel Figlio e con il Figlio; che sfuggì alla corruzione della morte Colei la cui integrità verginale fu consacrata, dando alla luce un Figlio così grande. Vive tutta intera Colei dalla quale noi abbiamo la vita perfetta, è con Colui che portò nel suo seno, presso Colui che concepì, generò, nutrì della sua carne. – Madre di Dio, nutrice di Dio, domestica di Dio, compagna inseparabile di Dio. Io non ho la presunzione di parlare di lei in modo diverso, perchè non oso pensare in modo diverso » (Liber unus de Assumptione Virginis, P. L. XL, col. 1148). – Il trattato, riportando la questione dell’Assunzione corporale di Maria sul vero terreno dogmatico, esercitava un’influenza grandissima sui predicatori e sui teologi e, nel secolo d’oro della Teologia, il consenso era unanime: S. Alberto Magno, san Bonaventura, san Tommaso d’Aquino parlano dell’Assunzione corporale di Maria come di verità accettata da tutta la Chiesa. La causa ormai è vinta. Eruditi umanisti francesi sollevarono qualche dubbio nel secolo XVII, ma non si tratta della negazione del fatto dell’Assunzione, bensì della discussione delle sue basi storiche e, avvelenata da malignità, la battaglia termina presto, per mancanza di combattimenti.

L’Immacolata Concezione e L’Assunzione.

La dottrina dell’Assunzione tornò di attualità dopo la definizione del dogma dell’Immacolato Concepimento di Maria, nel 1854. I due privilegi si sostengono vicendevolmente e si basano su fondamenti comuni e non desta stupore il fatto che, quindici anni dopo, al Concilio Vaticano, un numero considerevole di vescovi indirizzi al Sommo Pontefice una supplica volta ad ottenere la definizione dogmatica dell’Assunzione corporea di Maria. – L’impulso magnifico dato agli studi mariani dal Sommo Pontefice Leone XIII, continuato da san Pio X, sviluppò e consolidò il pensiero cristiano, ma la Santa Sede restava in prudente attesa. San Pio X rispondeva, ad una domanda prematura, che la questione doveva essere ancora studiata lungamente.

L’opera di Pio XII.

Era serbato a Pio XII l’onore di coronare questa lenta penetrazione della verità dogmatica. Agli inizi del suo Pontificato, fissando la festa del Cuore Immacolato di Maria nel giorno ottavo dell’Assunzione, il Sommo Pontefice incoraggiava una devozione, che è condizionata all’attuale esistenza nella gloria del Corpo glorioso della Madonna. Il passo decisivo fu compiuto nel 1946, quando Pio XII inviò a tutti i vescovi del mondo cattolico un questionario sulla fede nell’Assunzione corporale di Maria e sulla opportunità di una definizione. Le risposte furono quasi tutte favorevoli e costituivano una testimonianza moralmente unanime della Chiesa universale in favore della verità dogmatica dell’Assunzione. Il 14 agosto 1950, il Sommo Pontefice annunciava che, per coronare l’anno giubilare, avrebbe solennemente proclamato il dogma mariano e fissava la cerimonia al primo novembre, nella festa di Ognissanti. Pensiero ammirabile, che associava la Chiesa trionfante alla gioia dei cattolici del mondo intero, accorsi in folla, per applaudire al trionfo di Maria. – L’ammirabile continuità nell’attaccamento della Chiesa alla dottrina dell’Assunzione è una delle testimonianze più belle della sua vita collettiva, e degno di nota è il fatto che tale attaccamento fu mantenuto, nelle ore più critiche, nell’affermazione discreta ma equilibrata della Liturgia Romana. Dopo il secolo VII, la Chiesa d’Occidente celebrò sempre l’Assunzione corporale di Maria e tale celebrazione fu lo strumento provvidenziale che fissò sempre maggiormente la luce divina nello spirito dei Pastori e dei fedeli. Cantando nell’allegrezza “Assumpta est Maria in coelum” il loro pensiero correva d’istinto alla gloria totale di Maria. Essi non si ponevano questioni critiche, nè si chiedevano se il trionfo era dell’anima soltanto; essi vedevano levarsi nella gloria Maria, la Madre di Dio, Madre nel suo Corpo e Madre nella sua Anima.

La preghiera di Maria.

Sebbene sgorgati dalle labbra della Vergine nella casa della cugina Elisabetta, i versetti del Magnificat sono, nel loro senso profondo, l’espressione della preghiera abituale di Maria. Raccolte le parole nella Scrittura, se le era applicate, contemplando nel silenzio le meraviglie che Dio operava in Lei e per Lei. – Furono senza dubbio la preghiera di tutta la vita della Santa Vergine e la Chiesa, cantando il Magnificat ogni giorno, in tutte le solennità vi trova sempre un senso nuovo e più profondo. Maria lo ripetè a Nazaret, a Cana, dopo la Risurrezione, sul Monte degli Ulivi, quando Gesù salì al cielo e molti autori spirituali pensano che lo cantasse, nel suo cuore colmo di dolore, il Venerdì santo a sera, mentre discendeva dal Calvario. – Più ancora il Magnificat è la preghiera della Vergine Santa nel giorno in cui Dio colma la misura delle grazie e dei favori verso la Madre del suo Figlio, elevandola corporalmente al cielo e coronandola Regina dell’universo.

Magnificat.

La sua anima, giunta alla pienezza della perfezione e il suo spirito illuminato dalla visione beatifica glorificano il Signore e godono la salvezza data a Lei, più che a tutte le altre creature. – Ricorda che era una piccola creatura, l’ancella del Signore, e che, per sua bontà, senza meriti da parte sua. Egli ha rivolto a Lei i suoi occhi. Ed ecco che tutti i secoli la proclameranno beata e bene lo sappiamo noi, che, interrogando la storia, vediamo le vestigia lasciate dal culto e dall’amore per la Vergine Immacolata; noi che, presenti realmente o presenti attraverso le onde sulla piazza di san Pietro in Roma il mattino della festa di Ognissanti del 1950, abbiamo cantato la Vergine salita al cielo con acclamazioni entusiastiche e interminabili. – Sì, Egli fece in Maria cose grandi, Colui che può tutto e queste cose grandi noi non sapremmo ricordarle tutte, ma in questa festa noi ne vediamo il coronamento nella Assunzione al cielo. E questa felicità non è felicità di Maria soltanto, perchè noi pure esultiamo, non solo perchè sappiamo felice presso Dio la nostra Madre, ma perchè crediamo che un giorno la raggiungeremo, essendo la misericordia divina per tutti coloro che temono il Signore, per coloro che Lo servono con fedeltà. Come è vile il mondo! I grandi, i potenti, coloro che si gonfiavano di orgoglio nella loro potenza, nella loro scienza, nelle loro ricchezze, sono cancellati dalla memoria dei popoli. Erano sazi, non avevano bisogno della salvezza portata dal Messia. La Vergine umilissima, ignorata da tutti, e con lei i discepoli di Gesù sono ora saziati dei beni veri e la loro potenza, la loro felicità sono eterne. – Tutto questo è opera della fedeltà e della tenerezza di Dio al Quale sia onore e gloria nei secoli dei secoli.

PREGHIAMO

O Dio onnipotente ed eterno che hai assunto alla gloria celeste, in corpo ed anima, l’Immacolata Vergine Maria, Madre del tuo Figliolo, concedici di essere sempre protesi verso le cose celesti, onde meritare di essere partecipi della sua gloria.

 

PREGHIERA DI S. S. PIO XII A MARIA SS. ASSUNTA

O Vergine Immacolata, Madre di Dio e Madre degli uomini!

1. Noi crediamo con tutto il fervore della nostra fede nella vostra assunzione trionfale in anima e in corpo al cielo, ove siete acclamata Regina da tutti i cori degli Angeli e da tutte le schiere dei Santi; e noi ad essi ci uniamo per lodare e benedire il Signore, che vi ha esaltata sopra tutte le altre pure creature, e per offrirvi l’anelito della nostra devozione e del nostro amore.

2. Noi sappiamo che il vostro sguardo, che maternamente accarezzava l’umanità umile e sofferente di Gesù in terra, si sazia in cielo alla vista della umanità gloriosa della Sapienza increata, e che la letizia dell’anima vostra nel contemplare faccia a faccia l’adorabile Trinità fa sussultare il vostro cuore di beatificante tenerezza; e noi, poveri peccatori, noi a cui il corpo appesantisce il volo dell’anima, vi supplichiamo di purificare i nostri sensi, afinchè apprendiamo, fin da quaggiù a gustare Iddio, Iddio solo, nell’incanto delle creature.

3. Noi confidiamo che le vostre pupille misericordiose si abbassino sulle nostre miserie e sulle nostre angoscie, sulle nostre lotte e sulle nostre debolezze; che le vostre labbra sorridano alle nostre gioie e alle nostre vittorie; che Voi sentiate la voce di Gesù dirvi di ognuno di noi, come già del suo discepolo amato: Ecco il tuo figlio; e noi, che vi invochiamo nostra Madre, noi vi prendiamo, come Giovanni, per guida, forza e consolazione della nostra vita mortale.

4. Noi abbiamo la vivificante certezza che i vostri occhi, i quali hanno pianto sulla terra irrigata dal sangue di Gesù, si volgano ancora verso questo mondo in preda alle guerre, alle persecuzioni, alla oppressione dei giusti e dei deboli; e noi, fra le tenebre di questa valle di lacrime, attendiamo dal vostro celeste lume e dalla vostra dolce pietà sollievo alle pene dei nostri cuori, alle prove della Chiesa e della nostra patria.

5. Noi crediamo infine che nella gloria, ove Voi regnate, vestita di sole e coronata di stelle. Voi siete, dopo Gesù, la gioia e la letizia di tutti gli Angeli e di tutti i Santi; e noi, da questa terra, ove passiamo pellegrini, confortati dalla fede nella futura risurrezione, guardiamo verso di voi, nostra vita, nostra dolcezza, nostra speranza; attraeteci con la soavità della vostra voce, per mostrarci un giorno, dopo il nostro esilio, Gesù, frutto benedetto del vostro seno, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria (Pio Pp. XII).

Santità e gloria di Maria

Solo chi conosce la santità di Maria può valutarne la gloria, ma la Sapienza, che ha colmato gli abissi (Prov. 8, 27), non ci rivelò la profondità di questo oceano al cui confronto le virtù dei giusti e le grazie da essi ricevute non sono che un ruscello. L’immensità della grazia e del merito, che costituisce la soprannaturale perfezione della Vergine benedetta, ci porta a concludere che, nella gloria, che consacra la santità degli eletti, deve avere altrettanta superiorità. – Mentre i predestinati si scaglionano nei diversi gradi della celeste gerarchia, la Madre santa di Dio si eleva oltre tutti i cori dei beati (Liturg. della festa) formando da sola un ordine distinto, un cielo nuovo, in cui le armonie angeliche ed umane sono superate. – Dio è in Maria più glorificato, meglio conosciuto e più amato che in tutto l’universo e per questo, secondo l’ordine della Provvidenza creatrice, che subordina il meno perfetto al più perfetto. Maria doveva essere Regina della terra e del cielo.

Il mondo fatto per Cristo e per Maria.

Tenuto presente questo, il mondo esiste per l’Uomo-Dio e per Maria. Il grande teologo Card. Lugo, spiegando le parole dei santi dice: « Come Dio, compiacendosi di tutto creare per il suo Cristo, fece di Lui il fine delle creature, così si può dire che, nell’amore per la Vergine Madre, creò tutto il resto, facendo sì che giustamente meritasse di essere chiamata fine di tutte le cose » (De Lugo, De Incarn. Disput. VII, sect. 2). – Maria, Madre di Dio e sua primogenita (Eccli. 24, 5) aveva titolo e diritto ai beni di Dio e, come sposa, doveva dividerne la corona. « La Vergine gloriosa, dice san Bernardino da Siena, ha tanti sudditi quanti ne ha la Trinità. Tutte le creature, non conta la posizione che hanno nel creato, sono sottomesse alla Vergine: le creature spirituali come gli Angeli, le ragionevoli come l’uomo, le materiali come i corpi celesti o gli elementi, il cielo, la terra, i reprobi, i beati, tutto quanto dipende dalla potenza di Dio. Infatti il Figlio di Dio e della Vergine benedetta, volendo, per così dire, uguagliare in qualche modo all’autorità del Padre quella di sua Madre, si fece, Egli che è Dio, servitore di Maria e, se è esatto dire che tutto, anche la Vergine, obbedisce a Dio, si può rovesciare la proposizione e affermare che tutto, anche Dio, obbedisce alla Vergine » (Disc, per la festa di Maria, c. 6). – Lo Spirito Santo ci dice che il dominio dell’eterna Sapienza comprende cielo, terra e abisso (Eccli. XXIV, 7-11) e tutto questo è appannaggio di Maria nel giorno della sua incoronazione e, come la Sapienza divina. Maria può glorificarsi in Dio (ibid. 1). Colui, del Quale cantò un giorno la magnificenza, oggi esalta la sua umiltà (Lc. I, 46-55). La Beata per eccellenza (ibid. 48) è ora l’onore del suo popolo, l’ammirazione dei santi, la gloria degli eserciti dell’Altissimo (Eccli. XXIV, 1-4). Nella sua bellezza, vada con lo Sposo alla vittoria (Sal. XLIV, 4-6) e trionfi dei cuori dei potenti e degli umili (Eccli. XXIV, 11). La consegna dello scettro del mondo nelle sue mani non è solo onore, ma realtà e, infatti, da quella consegna. Maria comanda e combatte, protegge la Chiesa, ne difende il Capo, tien salde le schiere delle sacre milizie, suscita i santi, dirige gli Apostoli, illumina i dottori, stermina l’eresia, ricalpesta l’inferno.

Regina e Madre.

Salutiamo la nostra Regina, cantiamo le sue imprese, siamo docili al suo comando, soprattutto amiamola e conidiamo nel suo amore. Non abbiamo paura che, per le sollecitudini enormi che richiede la diffusione del regno di Dio, dimentichi la nostra piccolezza e le nostre miserie: nulla a Lei sfugge di quello che avviene nel più oscuro ridotto sul più lontano confine del suo immenso dominio. – Dal suo titolo, in effetto di causa universale, al di sotto di Dio, a buon diritto si deduce l’universalità della sua provvidenza; e i maestri di dottrina (Suarez, 3.a Pars, qu. XXXVII, art. 4; Disp. XXI, sez. 3.a) ci presentano Maria associata nella gloria alla scienza detta di visione, per la quale tutto ciò che è, fu e sarà davanti a Dio è presente. La sua carità non ha imperfezioni e, come il suo amore per Dio sorpassa quello di tutti gli eletti, la tenerezza di cui circonda il più piccolo, il più dimenticato e derelitto figlio di Dio, che è anche suo figlio, supera l’amore di tutte le madri concentrato sopra un figlio solo. Ci previene con le sue sollecitudini, ascolta in qualsiasi momento le umili preghiere, ci segue nelle colpevoli fughe, sostiene nelle debolezze, compatisce nei malanni del corpo e dell’anima, largisce le grazie delle quali è tesoriera. Con le parole di uno dei suoi grandi servi, diciamole dunque:

Preghiera.

O santissima Madre di Dio, che abbellisci la terra e il cielo, tu, lasciando la terra non hai abbandonato gli uomini e, se quando eri quaggiù vivevi in cielo, ora che sei in cielo dimori con noi. Veramente felici quelli che ti contemplarono e vissero con la Madre della vita! Ma, come Tu abitavi in carne con gli uomini dei primi tempi, ora abiti spiritualmente con noi. Noi ascoltiamo la tua voce, la voce di noi tutti giunge alle tue orecchie e la protezione continua con cui ci segui è prova della tua presenza. Tu ci visiti, il tuo occhio è su ciascuno di noi e, se anche non possiamo vederti, Tu sei in mezzo a noi e Ti mostri in modi diversi a chi è degno di vederti. La tua carne, uscita dal sepolcro, non arresta la immateriale potenza, l’attività purissima dell’anima tua, che, inseparabilmente unita allo Spirito Santo, si fa sentire dove vuole (Gv. III, 8). Ricevi, o Madre di Dio, l’omaggio riconoscente della nostra allegrezza e parla dei tuoi figli a Colui, che Ti ha glorificata e, con la sua potenza divina, Egli accoglierà qualsiasi tua domanda. Sia egli benedetto nei secoli (S. Germano di Costantinopoli: Sulla Dormitio 1).

[da: P. Guéranger; l’anno liturgico, vol. II].

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Con tali premesse, è naturale rileggere con attenzione la lettera enciclica del Santo Padre S.S. Pio XII “Munificentissimus Deus”, con la quale si ufficializzava il dogma mariano dell’Assunzione, lettera che risplende per: devozione e pietà mariana, scienza sacra, e autorità magisteriale.

PioXII-tiara

 

ENCICLICA

“MUNIFICENTISSIMUS DEUS”

DI S. S. PIO XII

“SULL’ASSUNZIONE DI MARIA AL CIELO IN ANIMA E CORPO”

AI VENERABILI FRATELLI, PATRIARCHI,

PRIMATI, ARCIVESCOVI, VESCOVI

E AGLI ALTRI ORDINARI

AVENTI CON L’APOSTOLICA SEDE

PACE E COMUNIONE

PIO PP. XII

SERVO DEI SERVI DI DIO

VENERABILI FRATELLI, SALUTE E APOSTOLICA BENEDIZIONE

Pio Vescovo, servo dei servi di Dio a perenne memoria

Munificentissimus Deus, qui omnia potest, cuiusque providentiae consilium sapientia et amore constat, arcano suae mentis proposito populorum singulorumque hominum dolores intersertis temperat gaudiis, ut, diversis rationibus diversisque modis, ipsum diligentibus omnia cooperentur in bonum (cfr. Rom. VIII, 28)” ….

Il munificentissimo Dio, che tutto può e le cui disposizioni di provvidenza sono fatte di sapienza e d’amore, nei suoi imperscrutabili disegni contempera nella vita dei popoli e in quella dei singoli uomini dolori e gioie, affinché per vie diverse e in diverse maniere tutto cooperi in bene per coloro che lo amano (cf. Rm 8,28). – Il Nostro pontificato, come anche l’età presente, è assillato da tante cure, preoccupazioni e angosce, per le presenti gravissime calamità e l’aberrazione di molti dalla verità e dalla virtù; ma Ci è di grande conforto vedere che, mentre la fede cattolica si manifesta pubblicamente più attiva, si accende ogni giorno più la devozione verso la vergine Madre di Dio, e quasi dovunque è stimolo e auspicio di una vita migliore e più santa. – Per cui, mentre la santissima Vergine compie amorosissimamente l’ufficio di madre verso i redenti dal sangue di Cristo, la mente e il cuore dei figli sono stimolati con maggiore impegno a una più amorosa contemplazione dei suoi privilegi. – Dio, infatti, che da tutta l’eternità guarda Maria vergine, con particolare pienissima compiacenza, “quando venne la pienezza del tempo” (Gal IV,4), attuò il disegno della sua provvidenza in tal modo che risplendessero in perfetta armonia i privilegi e le prerogative che con somma liberalità ha riversato su di Lei. Che se questa somma liberalità e piena armonia di grazie dalla Chiesa furono sempre riconosciute e sempre meglio penetrate nel corso dei secoli, nel nostro tempo è stato posto senza dubbio in maggior luce il privilegio della corporea Assunzione al cielo della Vergine Madre di Dio Maria. – Questo privilegio risplendette di nuovo fulgore fin da quando il nostro predecessore Pio IX, d’immortale memoria, definì solennemente il dogma dell’Immacolata Concezione dell’augusta Madre di Dio. Questi due privilegi infatti sono strettamente connessi tra loro. Cristo con la sua morte ha vinto il peccato e la morte, e sull’uno e sull’altra riporta vittoria in virtù di Cristo chi è stato rigenerato soprannaturalmente col battesimo. Ma per legge generale Dio non vuole concedere ai giusti il pieno effetto di questa vittoria sulla morte se non quando sarà giunta la fine dei tempi. Perciò anche i corpi dei giusti dopo la morte si dissolvono, e soltanto nell’ultimo giorno si ricongiungeranno ciascuno con la propria anima gloriosa. – Ma da questa legge generale Dio volle esente la beata vergine Maria. Ella per privilegio del tutto singolare ha vinto il peccato con la sua concezione immacolata; perciò non fu soggetta alla legge di restare nella corruzione del sepolcro, ne dovette attendere la redenzione del suo corpo solo alla fine del mondo. Per questo, quando fu solennemente definito che la vergine Madre di Dio Maria fu immune della macchia ereditaria fin dalla sua concezione, i fedeli furono pervasi da una più viva speranza che quanto prima sarebbe stato definito dal supremo Magistero della Chiesa anche il dogma della corporea Assunzione al cielo di Maria Vergine. Infatti si videro non solo singoli fedeli, ma anche rappresentanti di nazioni o di province ecclesiastiche e anzi non pochi padri del concilio Vaticano chiedere con vive istanze all’apostolica sede questa definizione. – In seguito queste petizioni e voti non solo non diminuirono, ma aumentarono di giorno in giorno per numero ed insistenza. Infatti per questo scopo furono promosse crociate di preghiere; molti ed esimi teologi intensificarono i loro studi su questo soggetto, sia in privato, sia nei pubblici atenei ecclesiastici e nelle altre scuole destinate all’insegnamento delle sacre discipline; in molte parti dell’orbe cattolico furono tenuti congressi mariani sia nazionali sia internazionali. Tutti questi studi e ricerche posero in maggiore luce che nel deposito della fede affidato alla chiesa era contenuto anche il dogma dell’Assunzione di Maria vergine al cielo; e generalmente ne seguirono petizioni con cui si chiedeva instantemente a questa sede apostolica che questa verità fosse solennemente definita. In questa pia gara i fedeli furono mirabilmente uniti coi loro pastori, i quali in numero veramente imponente rivolsero simili petizioni a questa Cattedra di S. Pietro. Perciò quando fummo elevati al trono del sommo Pontificato erano state già presentate a questa Sede Apostolica molte migliaia di tali suppliche da ogni parte della terra e da ogni classe di persone: dai nostri diletti figli cardinali del sacro Collegio, dai venerabili fratelli arcivescovi e vescovi, dalle diocesi e dalle parrocchie. – Per la qual cosa, mentre elevavamo a Dio ardenti preghiere perché infondesse nella Nostra mente la luce dello Spirito Santo per decidere di una causa così importante, impartimmo speciali ordini perché si fondessero insieme le forze e venissero iniziati studi più rigorosi su questo soggetto, e intanto si raccogliessero e si ponderassero accuratamente tutte le petizioni che dal tempo del Nostro predecessore Pio IX, di felice memoria, fino ai nostri tempi erano state inviate a questa Sede Apostolica circa l’Assunzione della beatissima Vergine Maria al cielo. – Ma poiché si trattava di cosa di tanta importanza e gravità, ritenemmo opportuno chiedere direttamente e in forma ufficiale a tutti i venerabili fratelli nell’episcopato che Ci esprimessero apertamente il loro pensiero. Perciò il 1° maggio 1946 indirizzammo loro la lettera [enciclica] Deiparae Virginis Mariae, in cui chiedevamo: “Se voi, venerabili fratelli, nella vostra esimia sapienza e prudenza ritenete che l’Assunzione corporea della beatissima Vergine si possa proporre e definire come Dogma di fede, e se col vostro clero e il vostro popolo lo desiderate”. – E coloro che “lo Spirito Santo ha costituito vescovi per pascere la chiesa di Dio” (At XX, 28) hanno dato all’una e all’altra domanda una risposta pressoché unanimemente affermativa. Questo “singolare consenso, dell’episcopato cattolico e dei fedeli” (Pio IX, Ineffabilis Deus), nel ritenere definibile, come dogma di fede, l’Assunzione corporea al cielo della Madre di Dio, presentandoci il concorde insegnamento del Magistero ordinario della Chiesa e la fede concorde del popolo cristiano, da esso sostenuta e diretta, da se stesso manifesta in modo certo e infallibile che tale privilegio è verità rivelata da Dio e contenuta in quel divino deposito che Cristo affidò alla sua Sposa, perché lo custodisse fedelmente e infallibilmente lo dichiarasse (Conc. Vat: I, “Dei Filius”). Il magistero della Chiesa, non certo per industria puramente umana, ma per l’assistenza dello Spirito di verità (cf. Gv XIV, 26), e perciò infallibilmente, adempie il suo mandato di conservare perennemente pure e integre le verità rivelate, e le trasmette senza contaminazione, senza aggiunte, senza diminuzioni. “Infatti, come insegna il concilio Vaticano, ai successori di Pietro non fu promesso lo Spirito Santo, perché, per sua rivelazione, manifestassero una nuova dottrina, ma perché, per la sua assistenza, custodissero inviolabilmente ed esponessero con fedeltà la rivelazione trasmessa dagli apostoli, ossia il deposito della fede” (Conc. Vat. I, Const. dogm. “Pastor aeternus” de Ecclesia Christi, c. 4). Pertanto dal consenso universale di un Magistero ordinario della Chiesa si trae un argomento certo e sicuro per affermare che l’Assunzione corporea della beata Vergine Maria al cielo, – la quale, quanto alla celeste glorificazione del corpo virgineo dell’augusta Madre di Dio, non poteva essere conosciuta da nessuna facoltà umana con le sole sue forze naturali – è verità da Dio rivelata, e perciò tutti i figli della Chiesa debbono crederla con fermezza e fedeltà. Poiché, come insegna lo stesso concilio Vaticano, “debbono essere credute per fede divina e cattolica tutte quelle cose che sono contenute nella parola di Dio scritta o trasmessa oralmente o col suo ordinario e universale Magistero, propone a credere come rivelate da Dio” (Conc: Vat: I, “Dei Filius”). – Di questa fede comune della Chiesa si ebbero fin dall’antichità lungo il corso dei secoli varie testimonianze, indizi e vestigia; anzi tale fede si andò manifestando sempre più chiaramente. – I fedeli, guidati e istruiti dai loro pastori, appresero bensì dalla S. Scrittura che la Vergine Maria, durante il suo terreno pellegrinaggio, menò una vita piena di preoccupazioni, angustie e dolori; inoltre che si avverò ciò che il santo vecchio Simeone aveva predetto, perché un’acutissima spada le trapassò il cuore ai piedi della croce del suo divino Figlio, nostro Redentore. Parimenti non trovarono difficoltà nell’ammettere che Maria sia morta, come già il suo Unigenito. Ma ciò non impedì loro di credere e professare apertamente che non fu soggetto alla corruzione del sepolcro il suo sacro Corpo e che non fu ridotto in putredine e in cenere l’augusto Tabernacolo del Verbo divino. Anzi, illuminati dalla divina grazia e spinti dall’amore verso Colei che è Madre di Dio e Madre nostra dolcissima, hanno contemplato in luce sempre più chiara l’armonia meravigliosa dei privilegi che il provvidentissimo Iddio ha elargito all’alma Socia del nostro Redentore, e che hanno raggiunto un tale altissimo vertice, quale da nessun essere creato, eccettuata la natura umana di Cristo, è stato mai raggiunto. – Questa stessa fede attestano chiaramente quegli innumerevoli templi dedicati a Dio in onore di Maria Vergine Assunta al cielo, e le sacre immagini ivi esposte alla venerazione dei fedeli, le quali pongono dinanzi agli occhi di tutti questo singolare trionfo della beata Vergine. Inoltre città, diocesi e regioni furono poste sotto la speciale tutela e patrocinio della Vergine Assunta in cielo; parimenti con l’approvazione della Chiesa sono sorti Istituti religiosi che prendono nome da tale privilegio. – Né va dimenticato che nel Rosario mariano, la cui recita è tanto raccomandata da questa Sede Apostolica, viene proposto alla pia meditazione un mistero che, come tutti sanno, tratta dell’assunzione della beatissima Vergine. – Ma in modo più splendido e universale questa fede dei sacri Pastori e dei fedeli cristiani è manifestata dal fatto che fin dall’antichità si celebra in Oriente e in Occidente una solenne festa liturgica: di qui infatti i santi padri e i dottori della chiesa non mancarono mai di attingere luce, poiché, come è ben noto, la sacra Liturgia, “essendo anche una professione delle celesti verità, sottoposta al supremo Magistero della Chiesa, può offrire argomenti e testimonianze di non piccolo rilievo, per determinare qualche punto particolare della dottrina cristiana” (Enc. “Mediator Dei”). – Nei libri liturgici, che riportano la festa sia della Dormizione sia dell’Assunzione di santa Maria, si hanno espressioni in qualche modo concordanti nel dire che quando la vergine Madre di Dio salì al cielo da questo esilio, al suo sacro Corpo, per disposizione della divina Provvidenza, accaddero cose consentanee alla sua dignità di Madre del Verbo incarnato e agli altri privilegi a Lei elargiti. Ciò è asserito, per portarne un esempio insigne, in quel Sacramentario che il Nostro predecessore Adriano I, d’immortale memoria, mandò all’imperatore Carlo Magno. In esso infatti si legge: “Degna di venerazione è per noi, o Signore, la festività di questo giorno, in cui la santa Madre di Dio subì la morte temporale, ma non potè essere umiliata dai vincoli della morte Colei che generò il tuo Figlio, nostro Signore, incarnato da lei” (Sacramentarium Gregorianum). – Ciò che qui è indicato con la sobrietà consueta della Liturgia romana, nei libri delle altre antiche liturgie, sia orientali, sia occidentali, è espressa più diffusamente e con maggior chiarezza. Il Sacramentario gallicano, per esempio, definisce questo privilegio di Maria “inspiegabile mistero, tanto più ammirabile, quanto più è singolare tra gli uomini”. E nella liturgia bizantina viene ripetutamente collegata l’Assunzione corporea di Maria non solo con la sua dignità di Madre di Dio, ma anche con altri suoi privilegi, specialmente con la sua Maternità verginale, prestabilita da un disegno singolare della Provvidenza divina: “A te Dio, re dell’universo, concesse cose che sono al disopra della natura; poiché come nel parto ti conservò Vergine, così nel sepolcro conservò incorrotto il tuo corpo, e con la divina traslazione lo conglorificò” (Menaei totius anni). – II fatto poi che la Sede Apostolica, erede dell’ufficio affidato al Principe degli Apostoli di confermare nella fede i fratelli (cf. Lc XXII, 32), con la sua autorità rese sempre più solenne questa festa, stimolò efficacemente i fedeli ad apprezzare sempre più la grandezza di questo mistero. Così la festa dell’Assunzione dal posto onorevole che ebbe fin dall’inizio tra le altre celebrazioni mariane, fu portata in seguito fra le più solenni di tutto il ciclo liturgico. Il Nostro predecessore S. Sergio I, prescrivendo la litania o processione stazionale per le quattro feste mariane, enumera insieme la Natività, l’Annunciazione, la Purificazione e la Dormizione di Maria (Liber Pontificalis). In seguito S. Leone IV volle aggiungere alla festa, che già si celebrava sotto il titolo dell’Assunzione della beata Genitrice di Dio, una maggiore solennità, prescrivendone la vigilia e l’ottava; e in tale circostanza volle partecipare personalmente alla celebrazione in mezzo a una grande moltitudine di fedeli (ibidem). Inoltre che già anticamente questa festa fosse preceduta dall’obbligo del digiuno appare chiaro da ciò che attesta il Nostro predecessore S. Niccolò I, ove parla dei principali digiuni “che la santa chiesa romana ricevette dall’antichità ed osserva tuttora” (Responsa Nicolae Papae I ad consulta Bulgarorum, 13-11-866). – Ma poiché la Liturgia della Chiesa non crea la fede cattolica, ma la suppone, e da questa derivano, come frutti dall’albero, le pratiche del culto, i santi padri e i grandi dottori nelle omelie e nei discorsi rivolti al popolo in occasione di questa festa non vi attinsero come da prima sorgente la dottrina; ma parlarono di questa come di cosa nota e ammessa dai fedeli; la chiarirono meglio; ne precisarono e approfondirono il senso e l’oggetto, dichiarando specialmente ciò che spesso i libri liturgici avevano soltanto fugacemente accennato: cioè che oggetto della festa non era soltanto l’incorruzione del corpo esanime della beata Vergine Maria, ma anche il suo trionfo sulla morte e la sua celeste “glorificazione”, a somiglianza del suo unigenito Gesù Cristo. – Così s. Giovanni Damasceno, che si distingue tra tutti come teste esimio di questa tradizione, considerando l’Assunzione corporea dell’alma Madre di Dio nella luce degli altri suoi privilegi, esclama con vigorosa eloquenza: “Era necessario che Colei, che nel parto aveva conservato illesa la sua verginità, conservasse anche senza alcuna corruzione il suo Corpo dopo la morte. Era necessario che Colei, che aveva portato nel suo seno il Creatore fatto bambino, abitasse nei tabernacoli divini. Era necessario che la Sposa del Padre abitasse nei talami celesti. Era necessario che Colei che aveva visto il suo Figlio sulla croce, ricevendo nel cuore quella spada di dolore dalla quale era stata immune nel darlo alla luce, lo contemplasse sedente alla destra del Padre. Era necessario che la Madre di Dio possedesse ciò che appartiene al Figlio e da tutte le creature fosse onorata come Madre e Ancella di Dio” (S. Ioannes Damascenus, Encomium in Dormitionem Dei Genitricis Virginis Mariae, hom. II, 14; cf etiam ibid., n. 3) – Queste espressioni di s. Giovanni Damasceno corrispondono fedelmente a quelle di altri, affermanti la stessa dottrina. Infatti parole non meno chiare e precise si trovano nei discorsi che in occasione della festa tennero altri Padri anteriori o coevi. Così, per citare altri esempi, S. Germano di Costantinopoli trovava consentanea l’incorruzione e l’Assunzione al ciclo del Corpo della Vergine Madre di Dio, non solo alla sua divina Maternità, ma anche alla speciale santità del suo stesso Corpo verginale: “Tu, come fu scritto, apparisci “in bellezza”, e il tuo corpo verginale è tutto santo, tutto casto, tutto domicilio di Dio; cosicché anche per questo sia poi immune dalla risoluzione in polvere; trasformato bensì, in quanto umano, nell’eccelsa vita della incorruttibilità; ma lo stesso vivo, gloriosissimo, incolume e dotato della pienezza della vita” (S. Germanus Const., In sanctae Dei Genitricis Dormitionem, sermo I). E un altro antico scrittore dice: “Come gloriosissima Madre di Cristo, nostro Salvatore e Dio, donatore della vita e dell’immortalità, è da Lui vivificata, rivestita di corpo in un’eterna incorruttibilità con Lui, che La risuscitò dal sepolcro e La assunse a sé, in modo conosciuto da Lui solo” [Encomium in Dormitionem sanctissimae Dominae nostrae Deiparae semperque Virginis Marine (S. Modesto Hierosol. attributum), n. 14.]. – Con l’estendersi e l’affermarsi della festa liturgica, i pastori della chiesa e i sacri oratori, in numero sempre maggiore, si fecero un dovere di precisare apertamente e con chiarezza il mistero che è oggetto della festa e la sua strettissima connessione con le altre verità rivelate. – Tra i teologi scolastici non mancarono di quelli che, volendo penetrare più addentro nelle verità rivelate e mostrare l’accordo tra la ragione teologica e la fede cattolica, fecero rilevare che questo privilegio dell’Assunzione di Maria vergine concorda mirabilmente con le verità che ci sono insegnate dalla sacra Scrittura. – Partendo da questo presupposto, presentarono per illustrare questo privilegio mariano diverse ragioni, contenute quasi in germe in questo: che Gesù ha voluto l’assunzione di Maria al cielo per la sua pietà filiale verso di Lei. Ritenevano quindi che la forza di tali argomenti riposa sulla dignità incomparabile della Maternità divina e su tutte quelle doti che ne conseguono: la sua insigne santità, superiore a quella di tutti gli uomini e di tutti gli angeli; l’intima unione di Maria col suo Figlio; e quell’amore sommo che il Figlio portava alla sua degnissima Madre. – Frequentemente poi s’incontrano teologi e sacri oratori che, sulle orme dei santi padri, (S. Ioannes Damascenus, Encomium in Dormitionem Dei Genitricis Virginis Mariae, hom. II, 11; Encomium in Dormitionem sanctissimae Dominae nostrae Deiparae semperque Virginis Marine (S. Modesto Hierosol. attributum) per illustrare la loro fede nell’assunzione si servono, con una certa libertà, di fatti e detti della s. Scrittura. Così per citare soltanto alcuni testi fra i più usati, vi sono di quelli che riportano le parole del Salmista: “Vieni o Signore, nel tuo riposo; tu e l’Arca della tua santificazione” (Sal. CXXXI, 8), e vedono nell’Arca dell’Alleanza fatta di legno incorruttibile e posta nel tempio del Signore, quasi una immagine del corpo purissimo di Maria vergine, preservato da ogni corruzione del sepolcro ed elevato a tanta gloria nel cielo. Allo stesso scopo descrivono la Regina che entra trionfalmente nella reggia celeste e si asside alla destra del divino Redentore (Sal XLIV, 10.14-16), nonché la Sposa del Cantico dei cantici “che sale dal deserto, come una colonna di fumo dagli aromi di mirra e d’incenso” per essere incoronata (Ct III, 6; cf. IV, 8; VI, 9). – L’una e l’altra vengono proposte come figure di quella Regina e Sposa celeste, che, insieme col divino Sposo, è innalzata alla reggia dei cieli. – Inoltre i dottori scolastici videro adombrata l’Assunzione della vergine Madre di Dio, non solo in varie figure dell’Antico Testamento, ma anche in quella Donna vestita di sole, che l’apostolo Giovanni contemplò nell’isola di Patmos (Ap XII, 1). – Così pure, fra i detti del Nuovo Testamento, considerarono con particolare interesse le parole “Ave, o piena di grazia, il Signore è con te, benedetta tu fra le donne” (Lc I, 28), poiché vedevano nel mistero dell’Assunzione un complemento della pienezza di grazia elargita alla beatissima Vergine, e una benedizione singolare in opposizione alla maledizione di Eva. – Perciò sul principio della teologia scolastica il pio Amedeo, vescovo di Losanna, afferma che la carne di Maria vergine rimase incorrotta; – non si può credere infatti che il suo corpo vide la corruzione, – perché realmente fu riunito alla sua anima e insieme con essa fu circonfuso di altissima gloria nella corte celeste. – “Era infatti piena di grazia e benedetta fra le donne (Lc I,28). Lei sola meritò di concepire Dio vero da Dio vero, che partorì vergine, vergine allattò, stringendolo al seno, ed al quale prestò in tutto i suoi santi servigi e omaggi” (Amadeus Lausannensis, De Beata Virginis obitu,Assumptione in Caelum, exaltatione ad Filii dexteram). – Tra i sacri scrittori poi che in questo tempo, servendosi di testi scritturistici o di similitudini ed analogie, illustrarono e confermarono la pia sentenza dell’assunzione, occupa un posto speciale il dottore evangelico, Antonio da Padova. Nella festa dell’Assunzione, commentando le parole d’Isaia: “Glorificherò il luogo dove posano i miei piedi” (Is LX, 13), affermò con sicurezza che il divino Redentore ha glorificato in modo eccelso la sua Madre dilettissima, dalla quale aveva preso umana carne. “Con ciò si ha chiaramente – dice – che la beata Vergine è stata assunta col Corpo, in cui fu il luogo dei piedi del Signore”. – Perciò scrive il Salmista: “Vieni, o Signore, nel tuo riposo, tu e l’Arca della tua santificazione”. Come Gesù Cristo, dice il santo, risorse dalla sconfitta morte e salì alla destra del Padre suo, così “risorse anche dall’Arca della sua santificazione, poiché in questo giorno la Vergine Madre fu assunta al talamo celeste” (S. Antonius Patav., Sermones dominicales et in solemnitatibus. In Assumptione S. Mariae Virginis sermo). – Quando nel medio evo la teologia scolastica raggiunse il suo massimo splendore, S. Alberto Magno, dopo aver raccolti, per provare questa verità, vari argomenti, fondati sulla S. Scrittura, la Tradizione, la Liturgia e la ragione teologica, conclude: “Da queste ragioni e autorità e da molte altre è chiaro che la beatissima Madre di Dio è stata assunta in corpo ed anima al disopra dei cori degli angeli. E ciò crediamo assolutamente vero” (S. Alberto Magno, Mariale sive quaestiones super Evang. “Missus est”, q. 132). – E in un discorso tenuto il giorno dell’Annunciazione di Maria, spiegando queste parole del saluto dell’angelo: “Ave, o piena di grazia …”, il dottore universale paragona la santissima Vergine con Eva e dice espressamente che fu immune dalla quadruplice maledizione alla quale Eva fu soggetta (S. Alberto Magno, Sermones de sanctis, sermo XV: In annuntiatione B. Mariae; cf. etiam: Mariale, q.132). – Il dottore angelico, seguendo le vestigia del suo insigne Maestro, benché non abbia mai trattato espressamente la questione, tuttavia ogni volta che occasionalmente ne parla, ritiene costantemente con la Chiesa cattolica che insieme all’anima è stato assunto al cielo anche il corpo di Maria (Cf. Summa theol., III, q. 27, a. 1 c.; ibid., q. 83, a. 5 ad 8; Expositio salutationis angelicae; In symb. Apostolorum expositio, art. 5; In IV Sent., D. 12. q. 1, art. 3, sol. 3; D. 43, q. 1, art. 3. sol. 1 et 2). Dello stesso parere è, fra molti altri, il dottore serafico, il quale ritiene assolutamente certo che, come Dio preservò Maria santissima dalla violazione del pudore e dell’integrità verginale nella concezione e nel parto, così non ha permesso che il suo corpo si disfacesse in putredine e cenere (Cf. S. Bonaventura, De Nativitate B. Mariae Virginis, sermo 5). Interpretando poi e applicando in senso accomodatizio alla beata Vergine queste parole della S. Scrittura: “Chi è costei che sale dal deserto, ricolma di delizie, appoggiata al suo diletto? ” (Ct VIII, 5), così ragiona: “E di qui può constare che è ivi (nella città celeste) corporalmente. … Poiché infatti … la beatitudine non sarebbe piena, se non vi fosse personalmente; e poiché la persona non è l’anima, ma il composto, è chiaro che vi è secondo il composto, cioè il corpo e l’anima, altrimenti non avrebbe una piena fruizione” (S. Bonaventura, De Assumptione B. Marine Virginis, sermo 1). – Nella tarda scolastica, ossia nel secolo XV, s. Bernardino da Siena, riassumendo e di nuovo trattando con diligenza tutto ciò che i teologi del medioevo avevano detto e discusso a tal proposito, non si restrinse a riportare le principali considerazioni già proposte dai dottori precedenti, ma ne aggiunse delle altre. La somiglianza cioè della divina Madre col Figlio divino, quanto alla nobiltà e dignità dell’anima e del corpo – per cui non si può pensare che la celeste Regina sia separata dal Re dei cieli – esige apertamente che “Maria non debba essere se non dov’è Cristo”; (S. Bernardino da Siena In Assumptione B. Marine Virginis, sermo 2) inoltre è ragionevole e conveniente che si trovino già glorificati in cielo l’anima e il corpo, come dell’uomo, così anche della donna; infine il fatto che la Chiesa non ha mai cercato e proposto alla venerazione dei fedeli le reliquie corporee della beata Vergine, fornisce un argomento che si può dire “quasi una riprova sensibile” (Idem, l.c.). In tempi più recenti i pareri surriferiti dei santi Padri e dei Dottori furono di uso comune. Aderendo al consenso dei cristiani, trasmesso dai secoli passati, S. Roberto Bellarmino esclama: “E chi, prego, potrebbe credere che l’arca della santità, il domicilio del Verbo il tempio dello Spirito Santo sia caduto? Aborrisce il mio animo dal solo pensare che quella carne verginale che generò Dio, lo partorì, l’alimentò, lo portò, o sia stata ridotta in cenere o sia stata data in pasto ai vermi” (S. Roberto Bellarmino, Conciones habitae Lovanii, concio 40: De Assumptione B. Marine Virginis). – Parimenti S. Francesco di Sales, dopo avere asserito che non è lecito dubitare che Gesù Cristo abbia seguito nel modo più perfetto il divino mandato, col quale ai figli s’impone di onorare i propri genitori, si pone questa domanda: “Chi è quel figlio che, se potesse, non richiamerebbe alla vita la propria madre e non la porterebbe dopo morte con sé in paradiso ?” (Oeuvres de St Francois de Sales, Sermon autographe pour la féte de l’Assomption). E S. Alfonso scrive: “Gesù preservò il corpo di Maria dalla corruzione, perché ridondava in suo disonore che fosse guasta dalla putredine quella carne verginale, di cui Egli si era già vestito” (S. Alfonso Maria de’ Liguori, Le glorie di Maria, parte II, disc. 1). – Chiarito però ormai il mistero che è oggetto di questa festa, non mancarono dottori i quali piuttosto che occuparsi delle ragioni teologiche, dalle quali si dimostra la somma convenienza dell’Assunzione corporea della beata Vergine Maria in cielo, rivolsero la loro attenzione alla fede della Chiesa, mistica Sposa di Cristo, non avente né macchia, né grinza (cf. Ef V, 27), la quale è detta dall’apostolo “colonna e fondamento della verità” (1 Tm III, 15) e appoggiati a questa fede comune ritennero temeraria per non dire eretica, la sentenza contraria. Infatti S. Pietro Canisio, fra non pochi altri, dopo avere dichiarato che il termine Assunzione significa la glorificazione non solo dell’anima, ma anche del corpo e dopo aver rilevato che la Chiesa già da molti secoli venera e celebra solennemente questo mistero mariano dell’Assunzione, dice: “Questa sentenza è ammessa già da alcuni secoli ed è fissata talmente nell’anima dei pii fedeli e così accetta a tutta la Chiesa, che coloro che negano che il corpo di Maria sia stato assunto in ciclo, non vanno neppure ascoltati con pazienza, ma fischiati come troppo pertinaci, o del tutto temerari e animati da spirito non già cattolico, ma eretico” (S. Pietro Canisio, De Maria Virgine). Contemporaneamente il dottore esimio, posta come norma della mariologia che “i misteri della grazia, che Dio ha operato nella Vergine, non vanno misurati secondo le leggi ordinarie, ma secondo l’onnipotenza di Dio, supposta la convenienza della cosa in se stessa, ed esclusa ogni contraddizione o ripugnanza da parte della s. Scrittura” (Suarez F., In tertiam partem D. Thomae. quaest. 27. art. 2. disp. 3, sec. 5, n. 31) fondandosi sulla fede della Chiesa tutta, circa il mistero dell’Assunzione, poteva concludere che questo mistero doveva credersi con la stessa fermezza d’animo, con cui doveva credersi l’Immacolata Concezione della beata Vergine; e già allora riteneva che queste due verità potessero essere definite. – Tutte queste ragioni e considerazioni dei santi padri e dei teologi hanno come ultimo fondamento la S. Scrittura, la quale ci presenta l’alma Madre di Dio unita strettamente al suo Figlio divino e sempre partecipe della sua sorte. Per cui sembra quasi impossibile figurarsi che, dopo questa vita, possa essere separata da Cristo – non diciamo, con l’anima, ma neppure col corpo – Colei che lo concepì, lo diede alla luce, lo nutrì col suo latte, lo portò fra le braccia e lo strinse al petto. Dal momento che il nostro Redentore è Figlio di Maria, non poteva, come osservatore perfettissimo della divina legge, non onorare oltre l’eterno Padre anche la Madre diletta. Potendo quindi dare alla Madre tanto onore, preservandola immune dalla corruzione del sepolcro, si deve credere che lo abbia realmente fatto. – Ma in particolare va ricordato che, fin dal secolo II, Maria Vergine viene presentata dai santi padri come nuova Eva, strettamente unita al nuovo Adamo, sebbene a Lui soggetta, in quella lotta contro il nemico infernale, che, com’è stato preannunziato dal protovangelo (Gn III,15), si sarebbe conclusa con la pienissima vittoria sul peccato e sulla morte, sempre congiunti negli scritti dell’apostolo delle genti (cf. Rm cc. V e VI; 1 Cor XV,21-XV,54-57). Per la qual cosa, come la gloriosa risurrezione di Cristo fu parte essenziale e segno finale di questa vittoria, così anche per Maria la lotta che ha in comune col Figlio suo si doveva concludere con la glorificazione del suo corpo verginale: perché, come dice lo stesso apostolo, “quando… questo corpo mortale sarà rivestito dell’immortalità, allora sarà adempiuta la parola che sta scritta: è stata assorbita la morte nella vittoria” (1 Cor 15,54). – In tal modo l’augusta Madre di Dio, arcanamente unita a Gesù Cristo fin da tutta l’eternità “con uno stesso decreto” (Bolla Ineffabilis Deus) di predestinazione, immacolata nella sua concezione. Vergine illibata nella sua divina maternità, generosa Socia del divino Redentore, che ha riportato un pieno trionfo sul peccato e sulle sue conseguenze, alla fine, come supremo coronamento dei suoi privilegi, ottenne di essere preservata dalla corruzione del sepolcro, e, vinta la morte, come già il suo Figlio, di essere innalzata in anima e corpo alla gloria del cielo, dove risplende Regina alla destra del Figlio suo, Re immortale dei secoli (cf. 1 Tm I,17). – Poiché la Chiesa universale nella quale vive lo Spirito di verità e la conduce infallibilmente alla conoscenza delle verità rivelate, nel corso dei secoli ha manifestato in molti modi la sua fede, e poiché tutti i vescovi dell’orbe cattolico con quasi unanime consenso chiedono che sia definita come dogma di fede divina e cattolica la verità dell’assunzione corporea della beatissima vergine Maria al cielo – verità fondata sulla s. Scrittura, insita profondamente nell’animo dei fedeli, confermata dal culto ecclesiastico fin dai tempi remotissimi, sommamente consona con altre verità rivelate, splendidamente illustrata e spiegata dallo studio della scienza e sapienza dei teologi – riteniamo giunto il momento prestabilito dalla provvidenza di Dio per proclamare solennemente questo privilegio di Maria vergine. – Noi, che abbiamo posto il Nostro pontificato sotto lo speciale patrocinio della Santissima Vergine, alla quale Ci siamo rivolti in tante tristissime contingenze, Noi, che con pubblico rito abbiamo consacrato tutto il genere umano al suo Cuore Immacolato, e abbiamo ripetutamente sperimentato la sua validissima protezione, abbiamo ferma fiducia che questa solenne proclamazione e definizione dell’Sssunzione sarà di grande vantaggio all’umanità intera, perché renderà gloria alla Santissima Trinità, alla Quale la Vergine Madre di Dio è legata da vincoli singolari. Vi è da sperare infatti che tutti i cristiani siano stimolati da una maggiore devozione verso la Madre celeste, e che il cuore di tutti coloro che si gloriano del nome cristiano sia mosso a desiderare l’unione col corpo mistico di Gesù Cristo e l’aumento del proprio amore verso Colei che ha viscere materne verso tutti i membri di quel Corpo augusto. Vi è da sperare inoltre che tutti coloro che mediteranno i gloriosi esempi di Maria abbiano a persuadersi sempre meglio del valore della vita umana, se è dedita totalmente all’esercizio della volontà del Padre celeste e al bene degli altri; che, mentre il materialismo e la corruzione dei costumi da esso derivata minacciano di sommergere ogni virtù e di fare scempio di vite umane, suscitando guerre, sia posto dinanzi agli occhi di tutti in modo luminosissimo a quale eccelso fine le anime e i corpi siano destinati; che infine la fede nella corporea Sssunzione di Maria al cielo renda più ferma e più operosa la fede nella nostra risurrezione. – La coincidenza provvidenziale poi di questo solenne evento con l’Anno santo che si sta svolgendo, Ci è particolarmente gradita; ciò infatti Ci permette di ornare la fronte della Vergine Madre di Dio di questa fulgida gemma, mentre si celebra il massimo giubileo, e di lasciare un monumento perenne della nostra ardente pietà verso la Regina del cielo. “Pertanto, dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in Maria Vergine la sua speciale benevolenza a onore del suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la Chiesa, per l’autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei santi apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l’immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo“.Perciò, se alcuno, che Dio non voglia, osasse negare o porre in dubbio volontariamente ciò che da Noi è stato definito, sappia che è venuto meno alla fede divina e cattolica.Affinché poi questa Nostra definizione dell’Sssunzione corporea di Maria vergine al cielo sia portata a conoscenza della chiesa universale, abbiamo voluto che stesse a perpetua memoria questa Nostra lettera apostolica; comandando che alle sue copie o esemplari anche stampati, sottoscritti dalla mano di qualche pubblico notaio e muniti del sigillo di qualche persona costituita in dignità ecclesiastica, si presti assolutamente da tutti la stessa fede; che si presterebbe alla presente, se fosse esibita o mostrata.A nessuno dunque sia lecito infrangere questa Nostra dichiarazione, proclamazione e definizione, o ad essa opporsi e contravvenire. Se alcuno invece ardisse di tentarlo, sappia che incorrerà nell’indignazione di Dio onnipotente e dei suoi beati apostoli Pietro e Paolo.

Dato a Roma, presso S. Pietro, nell’anno del massimo giubileo 1950, 1° novembre, festa di tutti i santi, nell’anno dodicesimo del Nostro pontificato. Noi Pio, vescovo della chiesa cattolica, così definendo abbiamo sottoscritto

PIO. PP. XII

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Ecco quindi le parole che enunciano il dogma infallibile ed immutabile dell’Assunzione della Vergine Maria così come definito dal Santo Padre, S.S. Pio XII: “…Quapropter, postquam supplices etiam atque etiam ad Deum admovimus preces, ac Veritatis Spiritus lumen invocavimus, ad Omnipotentis Dei gloriam, qui peculiarem benevolentiam suam Mariae Virgini dilargitus est, ad sui Filii honorem, immortalis saeculorum Regis ac peccati mortisque victoris, ad eiusdem augustae Matris augendam gloriam et ad totius Ecclesiae gaudium exsultationemque, auctoritate Domini Nostri Iesu Christi, Beatorum Apostolorum Petri et Pauli ac Nostra pronuntiamus, declaramus et definimus divinitus revelatum dogma esse : Immaculatam Deiparam semper Virginem Mariam, expleto terrestris vitae cursu, fuisse corpore et anima ad caelestem gloriam assumptam. Quamobrem, si quis, quod Deus avertat, id vel negare, vel in dubium vocare voluntarie ausus fuerit, quod a Nobis definitum est, noverit se a divina ac catholica fide prorsus defecisse…”

 

MADONNA DEL CARMELO

MADONNA DEL CARMELO

Istruzione sull’Abitino del Carmine.

[Manuale di Filotea, del sac. Giuseppe Riva – Milano, 1888]

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 Sul monte Carmelo, ove sta la spelonca del profeta Elia, ed ove ad Elia si mostrò in cielo quella nuvoletta che era figura di Maria SS. perché, piccolissima nel principio, si dilatò poi in maniera da coprir tutto l’orizzonte, e da mandare pioggia la più dirotta sopra dell’arsa Samaria, che da tre anni e mezzo era tormentata dalla siccità, e quindi dalla più desolante carestia, verso il secolo X, un vecchio sacerdote d’Italia, amante della vita eremitica, stabilì la propria dimora: e fabbricata ivi una chiesa, vi raccolse vari compagni, i quali pel loro impegno ad onorare la SS. Vergine, si denominarono Fratelli di Maria SS. del Carmelo. Alberto, Vescovo di Vercelli, divenuto Patriarca di Gerusalemme verso l’anno 1200, diede a quei Romiti una regola che fu poi approvala da Onorio III 30 gennaio 1230. Conosciuto quest’ Ordine da S Luigi IX Re di Francia, quando fu in Oriente per la Crociata, condusse seco alcuni di quei religiosi, che si stabilirono presso Parigi, e poi si diffusero i n tutto l’Occidente. Aggregatosi a quest’Ordine un penitentissimo inglese, S, Simone Stok, vi fu nell’anno 1245 a pieni voti nominato Superiore Generale. Supplicando egli Maria ss. a dargli qualche segno della sua predilezione e a suggerirgli il mezzo più atto a propagare la sua devozione, Maria gli comparve il 10 Luglio 1251, e consegnandogli uno scapolare, ossia abitino di lana, color tanè, cioè oscuro come il caffè tostato, gli impose di portarlo appeso al collo, e di suggerire tal pratica a chiunque bramasse il suo special patrocinio: dichiarando quest’abito per 1). Veste privilegiata di onore; 2) Insegna di sua fratellanza; 3). Caparra di sua materna predilezione; 4). Scudo di difesa nei pericoli; 5). Pegno di pace con Dio; 6). Presagio di eterna predestinazione. – E siccome tale fu subito sperimentato da quanti lo portarono così tal devozione dilatossi ben presto in ogni terra del Cristianesimo; e i Principi, e gli stessi Papi, non contenti di mettersi fra i nuovi Confratelli, si adoperarono con ogni impegno per sempre più dilatare sì benemerita istituzione. – Luigi IX Re di Francia fu uno dei primi a professarla, e il Papa Leone XI ne era così affezionato che non volle spogliarsi del santo abito nemmeno allora che, nominato Pontefice nel 1605, dovette assumere tutte le divise proprie della sua dignità. Siccome poi 1’apparizione di Maria a San Simone Stok era avvenuta il 10 Luglio, così la Chiesa ha in tal giorno fissata la festa del Carmine divenuta universale in tutto il mondo con Ufficiatura tutta speciale. – Fra i tanti vantaggi da Maria assicurati ai suoi devoti del Carmine merita la speciale menzione la promessa che loro fece di abbreviar loro le pene del Purgatorio fin dal primo sabato successivo alla loro morte. Questo privilegio che chiamasi Sabbatino, fu per ordine della stessa ss. Vergine, pubblicato dal Papa Giovanni XXII in una apposita Colla del 1322, che fu confermata da altre di Alessandro V nel 1409, di Paolo V nel 1620, non che dal decreto della Sacra Inquisizione nel 1613. È vero che per godere di tal privilegio, oltre il conservare la castità conveniente al proprio stato, che è dovere d’ogni cristiano, si richiede la recita quotidiana dell’ufficio della Madonna; ma è vero ancora ché, per chi non sa leggere basta l’astenersi dalle carni il mercoledì, oltre le astinenze e i digiuni già comandali; e non potendo né l’uno, né l’altro, a ricorrere al proprio confessore, il quale, in caso di impedimento, può commutare e l’Ufficio e l’astinenza in altra opera pia, come ha deciso la Sacra Congreg. delle Indulgenze il 12 Agosto 1840. Il surrogato più in uso è l’ingiungere 7 Pater e 7 Ave in memoria delle 7 Allegrezze di Maria SS. L’obbligo indispensabile per tutti gli ascritti è: 1° – di essere rivestito dell’abitino benedetto da un sacerdote a ciò autorizzato, 2°-  di essere iscritto nei Registri della Confraternita del Carmine, 3°- di portar sempre al collo il santo abitino di lana color “suboscuro”, od anche nero. Se per qualche tempo si lasciasse di portare lo scapolare, non è necessario di farsi iscrivere un’altra volta, ma basta ripigliare l’uso intermesso per goderne ancora tutti ì vantaggi, come ha deciso la S. Congregazione. delle Indulg. il 26 Maggio 1857. L’abitino che si indossa nell’atto dell’iscrizione deve essere benedetto da chi ne ha la facoltà. Quando però divenuto logoro, occorre di cambiarlo, non è necessario che sia benedetto di nuovo, supponendosi estesa a tutti gli abitini successivi la benedizione data al primo. La recita quotidiana delle 7 allegrezze è consigliata a tutti gli ascritti, ma non è di stretta obbligazione. Ogni fedele dovrebbe darsi grande premura di regolarmente ascriversi a sì santa Confraternita, e di praticare fedelmente quanto ai suoi ascritti è imposto e suggerito, dacché niun sacrificio sarà mai soverchio per assicurarci speciale la predilezione di Maria in questa vita, e la sollecita liberazione dalle pene acerbissime del purgatorio nell’altra.

PER LA FESTA DEL CARMINE (16 Luglio)

I. Vergine pietosissima, che per solo effetto di vostra benignità, colla vostra specialissima apparizione al gran luminare dell’ordine Carmelitano, S. Simone Stok, vi degnaste portare dal cielo in terra il vostro sant’abito, che come Veste privilegiata d’onore servisse di divisa a’vostri servi, deh! Per quell’allegrezza che voi provaste nell’essere dall’Angelo annunziata per Madre di Dio, degnatevi di accogliere noi tutti nel novero dei vostri devoti, onde meniamo una vita sempre conforme a dignità così eccelsa, Ave.

II . Vergine sacratissima,che vi degnaste dichiarare per vostri fratelli tutti coloro che vestissero il vostro sant’abito, deh! per quell’allegrezza che voi provaste nel visitare la vostra santa cugina Elisabetta, impetrate a noi tutti la grazia di viver sempre in un modo degno di una tal fratellanza, affine di meritare il favore della vostra visita al punto della morte. Ave.

III. Vergine amabilissima, che onoraste più volte col nome di vostri figli quelli che portavano degnamente il vostro sant’abito, da voi stessa dichiarato: Caparra dì vostra materna predilezione, deh! Per quell’allegrezza che provaste nel dare alla luce del mondo il divin Verbo incarnato, impetrate a noi tutti la grazia di viver sempre in un modo degno di tal fìgliuolanza, ond’essere sempre favoriti del vostro validissimo patrocinio. Ave.

IV. Vergine amabilissima, che vi degnaste intitolare il vostro sant’abito Pegno di Pace con Dio, deh! per quell’allegrezza che voi provaste nel veder dai Magi adorato e riconosciuto per Dio il vostro divin Figliuolo, degnatevi di assistere noi tutti negli ostacoli che si frappongono alla nostra eterna salute onde, godendo sempre di quella paco che solo è propria dei veri adoratori di Dio, meritiamo partecipare con voi alla eterna gloria nel cielo. Ave.

V. Vergine clementissima, che vi degnaste di protestare che il vostro sant’abito sarebbe stato di Difesa e di scampo in ogni pericolo, deh! per quell’allegrezza che voi provaste nella gloriosa risurrezione del vostro figlio Gesù difendeteci dagli assalti dell’infernale nemico, affinché, non decadendo mai dalla grazia di Dio, meritiamo nella finale risurrezione di essere colle anime elette chiamati dal Giudice eterno alla partecipazione della vostra gloria. Ave.

VI. Vergine potentissima, che vi degnaste di qualificare il vostro sant’abito per Presagio di eterna predestinazione, deh! per quell’allegrezza che voi provaste nell’esser in anima e in corpo Assunta al cielo, impetrate a noi tutti la grazia di goder sempre quel gaudio che è frutto dello Spirito Santo, onde, aborrendo noi sempre i falsi gaudi del mondo non aspiriamo giammai che ai gaudi veri ed eterni che ci sono preparati nel cielo. Ave.

VII. Vergine gloriosissima, che prometteste di preservare dal fuoco eterno, e presto ancor liberare dalle fiamme del Purgatorio, chiunque morisse devotamente col vostro sant’ abito, deh! per quella grande allegrezza che voi provaste nell’essere esaltata al disopra di tutti gli angelici cori, e collocata alla destra del vostro divin Figliuolo, degnatevi di effettuare in noi pienamente così consolanti promesse, onde, sciolti da ogni colpa o da ogni reato di pena, possiamo lodare perpetuamente quel Dio che vi fece sì grande e sì potente nella beata patria del Paradiso. Ave, Gloria.

Oremus

Deus, qui beatissima semper virginis et genitricis tuae Mariae, singulari titolo Carmeli Ordinem decorasti, concede propitius, ut cujus hodie commemorationem solemni celebramus officio, ejus muniti praesidiis, ad gaudia sempiterna pervenire valeamus. Qui vivis et regnas cum Deo Patre, etc.

 

 

Madonna della CONSOLATA

La CONSOLATA

[da: I Santi per ogni giorno dell’anno. Ed. S. Paolo – Roma, 1933]

-17 giugno-

-consolata

La SS. Vergine che soffrì sul Golgota la dolorosa Passione del Salvatore, meritò ed ottenne da Dio per noi la grazia di diventare la Consolatrice delle anime nostre in questa valle di lacrime. – La devozione alla Consolata venne praticata fin dai primordi del Cristianesimo, specie nell’Augusta Città Torino, ove la Regina del Cielo volle porre il suo trono di consolazioni e di grazie per tutto il mondo a lei devoto. – S. Massimo, il grande Vescovo di Torino del V secolo ne fu il promotore. Avuto Egli da S. Eusebio di Vercelli una devota Immagine della Vergine col Bambino in braccio, l’espose per la prima volta alla venerazione dei fedeli in un Oratorio presso la Chiesa di S. Andrea. – L’esempio di tenera pietà dato da S. Massimo e l’espressione amabilissima della Vergine, attrassero i Torinesi all’Oratorio e la SS. Vergine, con grazie e favori speciali, dimostrò quanto gradisse gli omaggi a Lei prestati sotto questo titolo. – A vari smarrimenti andò soggetta la cara immagine nel corso dei secoli, ma sempre veniva a ritrovarsi miracolosamente e così tornava a rifiorirne sempre più la devozione. – Visibile apparve la protezione della Vergine nel 1240, quando risparmiò la città di Torino da un grande incendio e nelle frequenti pestilenze che desolarono tutta l’Italia nei secoli XIII, XIV, XV, XVII. – Ai piedi di questa Immagine pellegrinarono Papa Martino V, S. Carlo Borromeo, S. Francesco di Sales. Ivi pregarono il B. Amedeo IX, duca di Savoia, San Francesco Borgia, S. Luigi Gonzaga, Santa Francesca di Chantal, B. Giuseppe Labre ed altri. – Il B. Sebastiano Valfrè concorse in modo speciale ad attirarne la devozione dei fedeli nell’eroica difesa e la memorabile vittoria ottenuta sui Francesi nell’assedio di Torino del 21 Maggio 1706.

Il culto e la venerazione del popolo piemontese verso la Consolata crebbe talmente da persuadere il Capitolo di S. Pietro in Roma a concedere l’incoronazione Vaticana alla taumaturga Effigie. Ed il 20 Giugno 1829 venne compiuta la cerimonia dall’Arciv. Mons. Chiaverrotti alla presenza del Principe Carlo Alberto e della sua consorte Maria Teresa, di tutto il Corpo Diplomatico e del Corpo Decurionale di Torino. – La Vergine Santa ricambiò quest’atto d’amore dei figli con due prodigiosi miracoli: la liberazione dal cholera morbus e nello scoppio della polveriera. – Un continuo accorrere ad onorare la Consolata nel secolo XIX l’abbiamo pure dalla real Casa di Savoia i cui Principi e Re andavano a gara nell’onorare ed abbellire sempre più questa devota Immagine. – Al Can. Allamanno dobbiamo quell’ammirabile fioritura di devozione specialmente per l’istituzione dei Missionari della Consolata, fondata nel 1900. – Il Sommo Pontefice Pio X ebbe l’onore di concedere l’imposizione di una nuova corona di Stelle in brillanti mandando appositamente l’Em. Card. Vanutelli, quale suo Legato, che il 18 giugno 1904, compì solennemente la cerimonia. – E Maria, che non si lascia certamente vincere in generosità dai suoi devoti figlioli, ricambia questo tenero, filiale amore, coll’esaudire le preghiere, con il compiere prodigi inauditi.

FRUTTO. — Un bel modo di rendersi propizia la Regina è il pregare e l’aiutare le sue Missioni.

PREGHIERA. — Signore Gesù Cristo, padre delle misericordie, e Dio d’ogni consolazione; concedi propizio, che, come cinti i lombi veneriamo con gioia in terra la purissima Madre tua Maria sotto il titolo della Consolazione, così meritiamo godere l’eterna compagnia in cielo. Cosi sia.