RICORDANDO LE APPARIZIONI DI FATIMA!

RICORDANDO LE APPARIZIONI DI FATIMA!

[ da: ATTUALITA’ DI FATIMA: Città della Pieve, 1953 -imprim.-]

FATIMA! Il più grande avvenimento religioso della prima metà del secolo ventesimo; l’esplosione irrompente del Soprannaturale in questo mondo rinchiuso nella materia (Claudel); il grande Miracolo del Cuore Immacolato di Maria; il misericordioso intervento del Cielo nella paurosa crisi che travaglia il mondo (Card. Cerejeira); òasi benedetta, impregnata di soprannaturale, dove più vicino si sente battere il Cuore Immacolato di Maria, nella sua immensa materna sollecitudine per l’umanità (Pio XII).

E’ Fatima un modesto villaggio della diocesi di Leiria, sperduto in uno dei contrafforti della Serra d’Aire, quasi nel centro geografico del Portogallo. Completamente sconosciuto fino a ieri; oggi celebre in tutto il mondo, dopo che la Regina del cielo l’ha scelto a teatro delle sue meraviglie, donde, incoronata Regina Mundi, se ne è andata in visita di ispezione a tutti i suoi domini. « Al suo passaggio in America come in Europa, in Africa o in India, nell’Indonesia e nell’Australia si moltiplicano le meraviglie della grazia in modo tale, che a stento possiamo credere a quanto vedono gli occhi » (Pio XII, Radiomessaggio del 13-X-51). Rammentiamo sommariamente la storia, quale ce la raccontano i migliori documenti. (Quali sono: La Relazione stesa dal Parroco Rev. Marques Ferreira, in cui raccoglie gli interrogatori dei veggenti e di altri cospicui testimoni, fatti subito dopo le singole apparizioni. Il Rapporto della inchiesta fatta dal Vicario di Porto de Mòs, Rev. /. Vieira da Rosa, il 25 ott. 1917, relativa, mente al fenomeno solare: deposizioni di sedici testimoni oculari. Gli Interrogatori fatti dal Visconte di Mantello canonico Formigao) nella sua qualità di investigatore ufficioso degli avvenimenti di Fatima ed in gran parte pubblicati in « Os episodios maravilhosos de Fatima » e « As grandes Maravilhas de Fatima ». L’Interrogatorio ufficiale di Lucia de Jesus (8 luglio 1924) e quello di cinque testimoni che più da vicino avevano presenziato agli avvenimenti; interrogatori fatti dalla Commissione Canonica, nonché il Rapporto della medesima presentato all’Autorità Ecclesiastica. I quattro manoscritti di Lucia de Jesus (Suor Maria del Cuore Immacolato) fatti per ordine espresso di Mons. Vescovo di Leirìa. Per la storia completa si veda : L. G. da Fonseca, S. J., Le Meraviglie di Fatima: Apparizioni-Culto-Miracoli – XI edizione, 1951). – Si era nel 1917, fine del terzo anno e principio de! quarto della prima guerra mondiale. Precisamente nel più buio della immane crisi intervenne il Cielo, e per esso la Vergine SS.ma, la « Vincitrice di tutte le grandi battaglie di Dio ». Intervento impercettibile, ma quanto mai efficace. Istrumenti ne furono tre minuscoli improvvisati pastorelli. Quando, cioè, vi poteva essere di umanamente più disadatto allo scopo. Ma è lo stile di Dio. – Erano essi Lucia di Gesù, di 16 anni, ed i suoi cugini Francesco e Giacinta Marto, uno di 9, l’altra di 7 anni, nativi di Aljustrel, piccola borgata a dieci minuti da Fatima. Semplici, ignoranti, non sapevano né leggere né scrivere; ma innocenti come agnelli e buoni come angioletti, sapevano pregare, e quando uscivano la mattina col gregge, si raccomandavano all’Angelo Custode, e poi là sul monte, quando non si divertivano facendo ripetere all’eco parola per parola l’Ave Maria, recitavano devotamente il Rosario, sia pure condensato, riducendo cioè il Pater Noster e l’Ave Maria alle sole due prime parole, quando la smania del giuoco li spingeva a fare presto. La Madonna già da mesi si era data premura di prepararli alla loro eccelsa vocazione. Ecco in quale maniera. Un giorno, verso la fine di primavera del 1916, in cui erano usciti a pascolare il gregge in un monticello nei pressi di Aljustrel, cominciando a piovigginare cercarono rifugio fra le rocce che si trovavano a mezza china del monte, le cui masse sporgenti li proteggevano contro il vento e la pioggia. Colà si rifugiarono e vi rimasero, dopo ritornato il sereno. Dopo mezzogiorno, recitato il rosario, si erano rimessi a giuocare; quando una forte raffica di vento fece alzare loro la testa per vedere quello che accadeva. Gli alberi erano immobili… ma giù sull’oliveto che si stende al piedi del colle, vi era una gran luce con in mezzo come una statua, bianca più della neve e luminosa come cristallo traversato dal sole. E la statua si moveva verso di loro. A misura che si avvicinava, potevano distinguerne meglio le fattezze, come di un giovanetto, apparentemente di 14 o di 15 anni e di bellezza sovrumana. – Arrivato presso i bambini li tranquillizzò dicendo: — Non abbiate paura! Io sono l’Angelo della Pace. Pregate con me. Ed inginocchiatosi, con la fronte piegata fino a terra, ripetè per tre volte: — Mio Dio, io credo, adoro, spero e Vi amo; Vi domando perdono per quelli che non credono, non adorano, non sperano e non Vi amano! I piccoli spinti da una forza soprannaturale, imitavano le mosse del giovane e con lui ripetevano parola per parola la preghiera. Si alzò poi e soggiunse : — Pregate così. I Cuori Santissimi di Gesù e di Maria stanno attenti alle vostre suppliche. Disparve. L’atmosfera del soprannaturale, che avvolgeva i piccoli, era tanto intensa, che per parecchio tempo quasi non si rendevano conto della propria esistenza, « rimanendo così nella posizione in cui li aveva lasciati l’Angelo e ripetendo cento volte la preghiera ». Qualche mese dopo, verso la fine di luglio, all’ora di siesta, essendo nell’orto di Lucia a giuocare sul pozzo ricoperto di grandi lastre di pietra, videro inopinatamente accanto a loro il misterioso giovane, che disse: — Cosa fate?… Pregate! pregate molto! I Santissimi Cuori di Gesù e Maria hanno su di voi disegni di misericordia… Offrite continuamente al Signore preghiere e sacrifici, in riparazione pei tanti peccati con cui Egli è offeso e come supplica per la conversione dei peccatori. Fate di attirare così la pace sulla vostra patria. Io ne sono l’Angelo Custode… Soprattutto accettate e sopportate con sottomissione i patimenti che il Signore vorrà mandarvi. Lezione importantissima, che faceva capire ai piccoli quanto Dio li amava, quanto vuole essere da noi amato, quale il valore del sacrificio e come il Signore in vista di esso converta i peccatori. Da quel giorno i tre pastorelli incominciarono ad offrire al Signore quante mortificazioni loro capitavano, e frequentemente passavano delle ore prostesi a terra, ripetendo « la preghiera dell’Angelo ». Passano due o tre mesi. I bambini si trovavano nel rifugio di cui si è parlato poc’anzi. Detto il rosario, si erano messi a dire la preghiera dell’Angelo e già l’avevano ripetuta parecchie volte, quando una luce abbagliante li avvolse. Alzando il capo vedono l’Angelo con in mano un calice e sopra un’ostia, dal cui candore stillavano gocce di sangue nel calice. E l’Angelo lasciando l’Ostia ed il calice misteriosamente sospesi in aria, s’inginocchia accanto ai piccoli e li fa ripetere per tre volte: — Santissima Trinità, Padre, Figliuolo e Spirito Santo, io Vi adoro profondamente e Vi offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di N. Signore Gesù Cristo, presente in tutti i Tabernacoli del mondo, in riparazione degli oltraggi, sacrilegi e indifferenze con cui Egli medesimo è offeso; e per i meriti infiniti del suo Cuore SS.mo, e per quelli del Cuore Immacolato di Maria vi domando la conversione dei poveri peccatori. Quindi alzatosi, prende l’ostia e la porge a Lucia, ed il calice lo divide fra Giacinta e Francesco, dicendo al medesimo tempo : — Prendete il Corpo ed il Sangue di Gesù Cristo, orribilmente oltraggiato dagli uomini ingrati. Riparate i loro peccati e consolate il vostro Dio. E prostrandosi di nuovo ripete tre altre volte la medesima preghiera e disparve. I bambini compenetrati della presenza di Dio che li assorbiva, riempiendoli di pace e felicità, ma allo stesso tempo quasi paralizzava l’uso dei sensi corporali, rimasero nella medesima positura ripetendo la preghiera, finché Francesco si accorse che si era fatta sera e bisognava ritornare a casa. Con questa terza apparizione si chiudeva la scuola dell’Angelo, a cui la Vergine aveva affidato la preparazione dei suoi cari privilegiati. Essi per allora non ne parlarono. Soggiogati da quella impressione che quasi li annientava, sentivano il bisogno di tacere e di concentrarsi in se stessi; sicché Lucia non ebbe fatica a convincere i cugini a non parlare dell’accaduto. Era la Provvidenza che così disponeva, perché una divulgazione prematura non ostacolasse le più importanti comunicazioni della Madonna.

PRIMA APPARIZIONE

Trascorrono i mesi, lunghi mesi di guerra; arriva il 13 maggio 1917, domenica avanti l’Ascensione. Giorno senza storia nei fasti degli uomini; giorno eccezionalmente storico in quelli di Dio ! A Roma veniva consacrato Vescovo Mons. Eugenio Pacelli, il futuro Papa di Nostra Signora di Fatima (Quando il 4 giugno 1951 nell’udienza concessa al pellegrinaggio Portoghese, che ufficialmente consegnava a S.S. l’altare della Madonna di Fatima nella chiesa giubilare di S. Eugenio, i pellegrini salutarono con l’acclamazione: «Evviva il Papa di N. Signora di Fatima! » S. S. sorridendo rispose : « E lo siamo! »); alla stessa ora ad Aljustrel, i tre pastorelli, dopo avere, insieme ai genitori, ascoltata la Messa in parrocchia, uscivano col gregge e decidevano di andare in un podere della famiglia di Lucia, per la configurazione del terreno, chiamato Cova da Iria, cioè, Conca o piccola valle di Iria. Vi arrivarono verso il mezzogiorno, ora legale, che avanzava di un’ora e mezza quella solare. Poco dopo, presa la frugale merenda, recitarono devotamente il rosario, poi spinsero le pecore verso l’estremità più alta della Cova, là dove sorge ora la basilica, ed ivi si misero a giuocare, innalzando un muricciolo intorno ad un piccolo cespuglio. Francesco faceva l’architetto muratore, le altre due i serventi, portando le pietre… Tutto ad un tratto una luce abbagliante, come un lampo a ciel sereno… Si guardano intorno impauriti, e Lucia riflette: — Si vedono lampi: abbiamo temporale. E’ meglio che ritorniamo a casa prima che venga la pioggia. — Sì, sì, andiamo! E radunate le pecore, si avviano alla strada attraverso la Conca. A mezza china un altro lampo più abbagliante del primo… Doppiamente impauriti affrettano il passo, ma subito, in fondo proprio alla Conca, si fermano interdetti. Davanti a loro su di un piccolo elce, alto un metro e qualche decimetro, sta una bellissima Signora, tutta luce, più brillante del sole, la quale guardandoli amorevolmente dice: — Non abbiate paura, che non vi faccio alcun male. La loro paura era causata dai lampi. Così, da questa parola, avrebbero potuto capire che essi altro non erano che lo splendore della Apparizione al suo avvicinarsi. Rasserenati, i bimbi rimangono in silenziosa estatica contemplazione. La bella Signora sembra avere dai 15 ai 18 anni. La veste più bianca e splendente della neve, di maniche piuttosto strette ed accollata, scende fino ai piedi, che sfiorano appena le nuove fronde dell’elce; non porta fascia né cinta, ma una lieve increspatura segna discretamente la vita. Un manto, esso pure bianchissimo e filettato d’oro, le ricopre la testa e la persona scendendo lieve e senza pieghe, lungo al pari della veste. Le mani giunte dinanzi al petto; dalla destra pende un rosario dai grani bianchi come perle, terminante in una piccola croce di vivissima luce argentea. Unico ornamento un sottile cordone di luce d’oro pendente sul petto e terminante in una piccola sfera dello stesso metallo. Il volto dai lineamenti purissimi ed infinitamente delicati, è circondato di una aureola più fulgida del sole, ma sembra velato di un’ombra di tristezza. Lucia prende coraggio e domanda: — Di quale paese siete voi? — Il mio paese è il cielo. — E Voi che cosa venite a fare qua al mondo? — Vengo per dirvi di venire qui tutti i mesi fino a compiere sei mesi; finiti i quali vi dirò chi sono e che cosa voglio. — Viene dal cielo, riflette Lucia: — E allora mi sapreste dire, se io andrò in cielo? — Sì, v’andrai. E mia cugina Giacinta? — Anche lei vi andrà. — E mio cugino Francesco? — Lui pure; ma dovrà dire il suo rosario… Incoraggiata la pastorella con la bontà della celeste Signora, volle sapere ancora la sorte capitata a due signorine sue amiche, morte da poco, e ne ebbe in risposta che la più giovane (sui sedici anni) era già in cielo, l’altra (diciotto o venti anni) in purgatorio, e vi sarebbe rimasta a lungo, « sino alla fine del mondo », avrebbe detto la Apparizione. Un istante ed il pensiero scatta in altra direzione: — E Voi mi sapreste dire, se la guerra finisce presto o se dura ancora molto tempo? — Non te lo posso dire per ora, prima di averti detto quello che desidero. Ma alla bella Signora altra cosa premeva ben più che il soddisfare la curiosità dei bambini: perciò con voce carezzevole e materna continuò: — Volete voi offrirvi al Signore, pronti a fare sacrifici e ad accettare volentieri tutte le pene che Egli vorrà mandarvi, in riparazione ai tanti peccati con cui si offende la divina Maestà, in ammenda onorevole delle bestemmie e di tutte le offese fatte all’Immacolato Cuore di Maria, e per ottenere la conversione di tanti peccatori, che se ne vanno all’inferno? — Sì, lo vogliamo, – risponde Lucia a nome di tutti e tre. — Ebbene… presto avrete molto da soffrire; ma la grazia di Dio vi assisterà sempre e vi conforterà. Così dicendo aprì le mani, « con gesto simile a quello del sacerdote quando dice “Dominus vobiscum” », e riversò sui veggenti un fascio di luce misteriosa, tanto intensa ed intima, che « penetrandoci nel petto fino al più intimo dell’anima (son parole di Lucia), ci fece vedere noi stessi in Dio più chiaramente che non ci vediamo nello specchio più terso… Allora per un impulso irresistibile siamo caduti in ginocchio ripetendo intensamente : — O SS.ma Trinità io vi adoro! Dio mio! Dio mio! io vi amo! ». Dopo qualche istante la Signora raccomandò ancora ai suoi piccoli confidenti: « Dite il rosario tutti i giorni con devozione, per ottenere la pace al mondo e la fine della guerra ». E poi incominciò a salire serenamente verso levante, fino a scomparire nell’immensità dello spazio. « La luce che la circondava, sembrava aprire una strada nella densità degli astri per il che noi si diceva, che avevamo visto aprirsi il cielo » (Lucia). Riscossisi dall’estasi, contenti e felici si scambiarono le loro impressioni. Tutti e tre avevano visto perfettamente l’Apparizione. Francesco però non aveva sentito che la voce di Lucia, pure accorgendosi che la bella Signora parlasse. Volle dunque subito sapere che cosa avesse detto e per quale ragione Lucia avesse fatto il suo nome. — E’ che, siccome aveva detto che veniva dal cielo, io Le ho chiesto se noi tutti e tre saremmo andati in cielo. — E che ti ha risposto? — Ha risposto di sì, che ci andremo… — Ma che tu devi dire molti rosari! – soggiunse pronta la piccola Giacinta. Ed il buon Francesco, tutto felice, incrociando le mani sul petto: — O mia Nostra-Signora! di rosari ve ne dirò quanti vorrete! E mantenne la parola. Da quel giorno fino alla morte; non ne trascorse uno solo in cui non avesse recitato uno, due o tre rosari, con le altre che sempre lo dicevano, e poi in particolare per conto suo. Quante volte, mentre stavano giuocando, egli si eclissava, e se poi lo chiamavano, per unica risposta faceva vedere la corona che teneva in mano e andava recitando! – Era ora di ritornare a casa. Lucia, pensando a quello che potrebbe succedere, raccomandò ai cugini di tacere assolutamente su quanto era loro capitato, specialmente di non dire a nessuno che avevano visto la Madonna : « del resto non ci crederebbero e ci potrebbero canzonare e rimproverare ». Tutti e due acconsentirono prontamente. Giacinta però ogni tanto saltellando ripeteva : — O che bella Signora ! O che bella Signora! — Scommetto che presto lo dirai a qualcuno! – ammoniva Lucia. — Non dico nulla! Non dico nulla! Non aver paura! Quando in Aljustrel, dinanzi a casa Marto, si separarono, Lucia raccomandò ancora: — Silenzio! avete capito? Silenzio assoluto! — Va bene, va bene! siamo intesi.

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In casa di Lucia niente di nuovo. Si cenò, si recitarono « le santissime grazie » e le preghiere della sera; la signora Maria Rosa lesse ai figli alcune pagine del Flos Sanctorum o della Storia Sacra, e si andò a letto. Dai cugini le cose non andarono così lisce. I genitori erano assenti, perché recatisi, dopo la messa, alla fiera di Battaglia. Giacinta inquieta, come se stesse sulle brace, girava per casa, ed ogni due minuti si affacciava alla porta per vedere se ritornassero. Appena avvistò la mamma, le corse incontro ed abbracciatele le ginocchia esclamò : — Mammina ! oggi ho visto la Madonna nella Cova da Iria! — Gesù! cosa dici?… Sei impazzita? — Ma sì, Mamma, io l’ho vista ! — Che ti credi proprio una Santina per vedere la Madonna?!… — Mamma, l’ho vista io, e pure Francesco e Lucia l’hanno vista!… Entrate in casa, la piccola soggiunse: — Mamma, io e Francesco andiamo a dire il rosario. La Madonna ce lo ha raccomandato. Finita la preghiera eccola di nuovo: — Mamma, dovete dire il rosario tutti i giorni. — Proprio tutti i giorni?! Non vedi che non c’è tempo… — Ma sì! ditelo, mamma; ditelo! La Madonna lo ha comandato. Il fatto si è che, mossi dall’esempio e dalle insistenze dei piccoli, i genitori presero in breve a recitarlo ogni giorno insieme con tutta la famiglia. Se qualche volta per motivo straordinario si tralasciava, Giacinta se ne rattristava e diceva alla madre: — Mamma, io ho già detto il rosario, Francesco pure lo ha detto, e voi non lo avete detto ancora!

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Il 14 mattina uscendo col gregge, Francesco corse da Lucia per dirle che Giacinta aveva raccontato tutto in casa. Giacinta ascoltò l’accusa in silenzio a capo chino. — Vedi? lo dicevo io! — E’ che io ho qua dentro una cosa che non mi lasciava stare zitta – rispose la piccina con le lacrime agli occhi. — Ora non piangere; ma non parlare più di quanto quella Signora ci ha detto. E che cosa hai detto in casa? — Ho detto che la Signora aveva promesso di portarci tutti e tre in cielo. — Proprio questo dovevi dire?!.. — Perdonami, che non dico più nulla di nulla a nessuno. Arrivati al pascolo, Giacinta andò a sedere su di una roccia. — Giacinta, vieni a giuocare! — Oggi non voglio giuocare. — E perché? — Perché sto pensando che quella Signora ci ha raccomandato di dire il rosario e di fare sacrifici per i peccatori. Ora, quando diciamo il rosario, bisogna dire tutta intera l’Ave Maria e tutto il Pater Noster. Per i sacrifici poi come fare? Domanda imbarazzante per la loro scienza ascetica. — Ecco! – esclama finalmente Francesco: — diamo la nostra merenda alle pecore e facciamo il sacrificio di non mangiare. Detto fatto. E fu quello il primo giorno di digiuno, al quale poi tanti altri dovevano seguirsi! Giacinta però sedeva ancora meditabonda sulla roccia. — Quella Signora ha detto pure che molte anime vanno all’inferno. Che cosa è l’inferno — L’inferno, – spiegò Lucia -, è una fossa profonda piena di belve, con un fuoco molto grande, dove sono gettati quelli che fanno peccati e non se ne confessano; e vi arderanno per sempre. — E non ne usciranno più? — No! — E dopo molti, molti anni! — No! mai! L’inferno non finisce mai. Neppure il cielo. Chi va in cielo non ne esce mai. — Ed anche chi va nell’inferno non ne esce mai? — Già ti ho detto di no. Non vedi che tanto l’uno come l’altro sono eterni? Il che vuole dire che non finiscono mai e durano sempre! « Senza saperlo abbiamo fatto in quel giorno la prima meditazione sull’inferno e sull’eternità » (Lucia). Nello stesso tempo ad Aljustrel le cose incominciavano a complicarsi. La Sig.ra Olimpia Marto, parlando con alcune vicine, raccontò l’avventura dei suoi piccoli, e così la notizia si sparse in paese e presto tutta la parrocchia di Fatima ne fu al corrente. Nessuno però prestava fede alla parola dei fanciulli, anzi, non pochi presero a beffarli, tacciandoli di impostori e criticando acerbamente i genitori che non sapevano richiamarli all’ordine. La madre di Lucia sulle prime sembrò dare poca importanza alla cosa; ma poi l’idea che tutto fosse invenzione e bugia della figlia cominciò a farsi strada nel suo spirito, aumentando sempre più. fin quasi a ossessionarla. Una mattina si alzò decisa di farla finita. Chiama la figlia: — che si levi immediatamente e venga lì a confessare che ha mentito e va ingannando la gente. Ordini perentori, carezze, minacce, il manico della scopa, tutto fu adoperato, senza però ottenere dalla figlia altra risposta che la conferma di quanto aveva detto. Finalmente le ordinò di condurre il gregge al pascolo e di riflettere bene tutta la giornata a quel che le diceva: « Se io non ho perdonato mai una bugia ai figli miei, molto meno ne perdonerò ora una di questo genere. Questa sera andrai da tutti quelli che hai ingannato, per confessare di aver mentito e chiedere perdono ». La fanciulla se ne andò al monte con le pecorelle. I cugini la aspettavano già. Quando la videro arrivare piangendo, chiesero ad una voce: — Che hai? Cosa t’è successo? — Mia madre vuole ad ogni costo che io dica di aver mentito; e come lo posso dire? — Vedi? la colpa è tua! Perché hai parlato? – osservò Francesco rivolto alla sorellina. Giacinta chinò il capo piangendo; poi, in ginocchio con le mani giunte, chiese loro perdono: — Ho fatto male; ma prometto che non dirò più niente a nessuno.

SECONDA APPARIZIONE

12 giugno. – A Fatima grande movimento coi preparativi della festa di S. Antonio, patrono principale della parrocchia. Verso sera Giacinta si avvicina alla madre e carezzandola dice: — Mammina! Domani non andare alla festa di S. Antonio. Vieni con noi alla Cova da Iria a vedere la Madonna. — Ma tu non ci andrai!… — Io ci vado! — E’ inutile; la Madonna non ti apparirà. — Ma sì! La Madonna ha detto che sarebbe apparsa, e apparirà di certo. — Allora non vuoi andare a Sant’Antonio? — Sant’Antonio non è bello! — Oh!… e perché? — Perché la Madonna è molto, molto più bella!… Io vado con Lucia e con Francesco alla Cova da Iria; se poi la Madonna dice che dobbiamo andare da Sant’Antonio, vi andremo. Il giorno seguente i signori Marto partirono di buon mattino per la fiera di Pedreiras (Porto de Mòs), lasciando i figli in libertà. In casa di Lucia madre e sorelle stavano a vedere, se la bambina, festaiola come era, preferisse la Cova da Iria alla festa di S. Antonio. La povera Lucia, con l’amarezza nell’anima per tanti rimproveri e contraddizioni, aveva incominciato subito allo spuntare del giorno a sbrigare le sue faccende. Frattanto si radunarono a cercarla alcune persone dei paesi circonvicini, per recarsi insieme al luogo del miracolo. Partirono tutti verso le undici e con altri, che li avevano preceduti, si trovarono raccolti intorno all’elce una cinquantina di persone. Una di esse così racconta: « Verso le undici arrivarono i tre bambini,… e come il sole scottava, si andò tutti sotto l’elce grande, a una cinquantina di passi, ed ivi si recitò il rosario. Finito che ebbero, Lucia si alzò, si aggiustò lo scialle ed il fazzoletto bianco che aveva in testa, si compose tutta come per entrare in chiesa, e si volse verso l’oriente. Si incominciarono le litanie; ma Lucia interruppe dicendo, che non c’era tempo; e subito gridando: — Giacinta, viene la Madonna! già si è visto il lampo! Partì di corsa verso l’elce piccolo, seguita dai cugini, e gli altri tutti appresso. Ho sentito le domande di Lucia e quanto diceva parlando con la Visione; ma non ho visto nulla né ho capito le risposte ». Le dichiarazioni di Lucia nelle inchieste ufficiali, completate da quelle che poi dovette scrivere, ci informano sufficientemente dell’andamento della apparizione. Lucia incominciò: — Voi mi avete comandato di venire qui. Vorreste farmi il favore di dire che cosa volete da me? — Voglio dirti di ritornare qui il giorno 13 del mese prossimo. Continuate a recitare il rosario tutti i giorni… E poi voglio dirti che tu impari a leggere, per dirti poi quello che desidero. — Avrei qui una domanda: Se Voi vorreste guarire un infermo… — Che si converta e guarirà durante l’anno. — Io vorrei pregarVi di portarci tutti e tre in cielo!… — Sì! Giacinta e Francesco verrò presto a prenderli. Tu però devi rimanere quaggiù più a lungo. Gesù vuole servirsi di te per farmi conoscere e amare. Egli vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato. A chi la praticherà, prometto la salvezza. Queste anime saranno predilette da Dio e come fiori collocati da me dinnanzi al suo trono. — Dunque debbo rimanere sola? – domandò Lucia rattristata, mentre le si affacciavano alla mente tutte le persecuzioni che da tre settimane la bersagliavano. — No, figliuola!… Tu soffri molto?! Non scoraggiarti! Io non ti abbandonerò mai. Il mio Cuore Immacolato sarà il tuo rifugio e la via che ti condurrà a Dio. Nel proferire queste ultime parole la Madonna aprì le mani e per la seconda volta riverberò sui veggenti quella luce immensa nella quale si vedevano come immersi in Dio. Lucia sembrava che stesse nella parte del fascio luminoso che si effondeva sulla terra; Francesco e Giacinta invece nella parte che si elevava al cielo, come per indicare che presto sarebbero saliti lassù. Alcuni istanti, e la Vergine, conservando alzata la destra, abbassò la sinistra con gesto di sostenere o additare il Cuore. E questo apparve dinanzi al petto, circonfuso di luce più viva, e circondato da pungenti spine, che lo attorniavano, in forma di virgulto spinoso, che, nascendo dalla parte superiore del Cuore e circondandolo, finiva nella parte opposta alla stessa altezza. Essi, alla gran luce che li illuminava, compresero che era il Cuore Immacolato di Maria, afflitto per i tanti peccati del mondo, e che domandava penitenza e riparazione… Quando la Visione incominciò ad allontanarsi, si sentì come lo scoppio lontano di un razzo, o, come altri si esprimono, un tuono sotterraneo, e si vide innalzarsi nello spazio una nuvoletta bianca. I veggenti seguivano con gli occhi avidi la Vergine ascendente, e Lucia gridava: — Se la volete vedere, eccola là… là… e puntava il dito precisamente verso la nuvoletta veduta dai circostanti. Quando questa scomparve totalmente, esclamò: — Basta. Il cielo è chiuso! – Circostanze interessanti e non ordinarie. Negli intervalli di silenzio fra le domande di Lucia, mentre, la Signora parlava, i più vicini sentivano come venuta dall’elce una vocina sottile sottile, che i testi comparano al ronzio delle api; non si riusciva però a distinguere parola alcuna. Si era in giugno; l’elce era ricoperto di fronde nuove e lunghe. Dopo l’apparizione tutte le fronde erano raccolte e piegate verso oriente, come se l’estremo lembo del manto della Signora, partendo, fosse passato strisciando su di esse.

TERZA APPARIZIONE

Ora la notizia delle celesti manifestazioni si sparse largamente nei dintorni. A Fatima non si parlava di altro, ed i piccoli veggenti incominciarono ad essere tormentati da visite continue di curiosi: alcuni benevoli, che conoscendo i bambini e non potendo dubitare della loro schiettezza, inclinavano ad ammettere la realtà delle apparizioni; la maggior parte scettici o addirittura ostili. Fra questi era quasi tutto il clero, e primo il Rev. Emmanuele Marques Ferreira, benemerito parroco di Fatima (1913-1919). Aveva egli consigliata la madre di Lucia a lasciare la figlia libera di recarsi alla Cova da Iria il giorno 13, ma che poi gliela portasse in canonica con i due cugini. Il 14 o 15 sera la signora Maria Rosa con cipiglio severo, disse improvvisamente a Lucia: — Domani andremo a sentire la messa, poi andrai dal signor « Priore ». Ch’egli ti castighi, faccia quel che vuole; purché ti obblighi a confessare che hai mentito, io sono contenta. « Le mie sorelle, scrive Lucia, presero il partito di mia madre ed inventarono minacce senza fine per atterrirmi con l’intervista del parroco… Informai Giacinta e Francesco di quello che accadeva, ed essi risposero: — Noi pure vi andremo. Il signor « Priore » ha fatto dire a nostra madre di condurci da lui; ma ella non ci ha detto nulla di tutto questo. Se ci battono, pazienza! soffriremo per amore di Nostro Signore e per i peccatori ». Il giorno seguente andarono dal parroco, il quale, al contrario di quanto facevano temere tante minacce, li ricevette con affabilità e li interrogò molto tranquillamente. Dai due piccoli ricavò appena qualche monosillabo. Lucia fu più esplicita, ma tacque tutto quanto fra loro avevano combinato di tacere. Il risultato dell’inchiesta non soddisfece il buon parroco, che finì dichiarando ponderatamente: — Non mi sembra cosa dal cielo. Per lo più, quando il Signore si comunica alle anime, ingiunge loro di rendere conto di tutto al confessore o al parroco. Questa invece si chiude nel silenzio. Potrebbe essere inganno del diavolo. Il futuro dirà… « Quanto questa riflessione mi abbia fatto soffrire, soltanto N. Signore lo sa, scrive Lucia. Cominciai a dubitare se quelle manifestazioni non venissero dal diavolo, che mi voleva perdere. Manifestai i miei dubbi ai cugini e la Giacinta rispose : — Non è il demonio! non Io è! Il demonio, dicono, è tanto brutto e sta sotto terra nell’inferno. Quella Signora invece è tanto bella, e noi la abbiamo vista salire in cielo! Nostro Signore si servì di queste parole per far svanire alquanto i miei dubbi ». Ma fu una schiarita momentanea. Nel decorso del mese, fra i continui rimproveri e beffe con cui la perseguitavano in casa e fuori, la ripresero i timori e pensò di non ritornare alla Cova da Iria. Anzi perdette l’entusiasmo per la mortificazione ed i sacrifici e si domandava, se non fosse meglio dire che aveva mentito, e cosi farla finita una buona volta. Ma i cugini la dissuasero: — Non fare così! Non vedi che proprio ora diresti una bugia e la bugia è peccato? Il pomeriggio del 12 luglio, vedendo che cominciava a radunarsi molta gente per assistere agli avvenimenti del giorno seguente, partecipò ai cugini la presa risoluzione di non andare. Essi risposero: — Noi andiamo. Quella Signora ci ha comandato di andare… — Se mai parlerò io con Lei, — soggiunse Giacinta e scoppiò in pianto. — Perché piangi? — Perché tu non vuoi venire… — No! non vengo! e se quella Signora domanderà di me, ditele che non son venuta, perché temevo che fosse il diavolo. E lasciandoli bruscamente corse a nascondersi. Il giorno seguente, avvicinandosi l’ora, si sentì all’improvviso spinta da una forza sovrumana, alla quale non poteva resistere. Andò dai cugini che trovò nella loro cameretta in ginocchio, piangendo e pregando. — Ma come? non siete andati? E’ ora. — Senza di te non abbiamo avuto il coraggio di andare. Vieni! Io sono già in cammino… Si mossero così tutti e tre. Giunti presso l’alberetto i bambini si inginocchiarono e Lucia intonò il rosario, che la folla, calcolata in più di 2.000 persone, accompagnò devotamente. A mezzogiorno preciso ecco il lampo, e subito dopo la Signora su l’elce. Lucia, forse per le molte contraddizioni sofferte, forse ricordando il dubbio che l’aveva tormentata, guardava come imbarazzata senza proferire parola. Intervenne — Ma su, Lucia; parla!… Non vedi che già ci sta e vuole parlare con te? E Lucia: — Che cosa volete da me? — Voglio dirti di rivenire qui il 13 del prossimo mese. — Per favore, diteci il vostro nome e fate un miracolo per far credere a tutti! Questa domanda dimostra bene lo stato d’animo dei veggenti e più ancora del pubblico. Un miracolo dileguerebbe tutte le contraddizioni ed essi non avrebbero più guai da soffrire. Poveri innocenti! La tempesta era soltanto incominciata ed essi avevano appena intravveduta la croce che li aspettava. La Signora rispose che seguitassero pure a venire tutti i mesi, in Ottobre avrebbe detto chi Ella fosse e fatto un grande miracolo, perché tutti credessero. — Io avrei qui parecchie domande: Se Voi vorreste guarire un bambino storpio di Moita. convertire una famiglia di Fatima, curare una donna di Pedrogam… La Signora rispose che non avrebbe guarito lo storpio, né lo avrebbe liberato dalla povertà: che egli piuttosto recitasse tutti i giorni il rosario con la famiglia; le altre persone avrebbero ottenute le grazie desiderate durante l’anno prossimo, ma bisognava dicessero il rosario. — Avrei ancora una domanda per un ammalato di Atouguia : se Voi lo portate in cielo, quanto più presto, tanto meglio… — Che non abbia fretta. Io so meglio quando conviene che lo venga a prendere. Nel silenzio susseguente Lucia, mentre ascoltava attentamente, ogni tanto accennava con la testa dicendo: — « Sì!… sì!… si dica il rosario— 11 rosario tutti i giorni… si! tutto si farà…». E’ che la Vergine di nuovo raccomandava istantemente la recita quotidiana della corona alla Madonna del Rosario, affinché Ella mitigasse la guerra, perché, affermava, soltanto Ella potrebbe venire loro in aiuto. – « E qui per rianimare il mio fervore intiepidito, confessa Lucia umilmente, ci inculcò di nuovo: — Sacrificatevi per i peccatori, e dite spesso, ma specialmente nel fare qualche sacrificio: « O Gesù, è per vostro amore, per la conversione dei peccatori e in riparazione delle ingiurie commesse contro l’Immacolato Cuore di Maria ». – Proseguendo il dialogo, gli astanti videro che i bambini illividivano come spaventati da qualche spettacolo terrificante, e Lucia gridava «.ahi!», ovvero «ahi Nostra Signora! ». Finalmente dopo un paio di minuti, nei quali l’espressione dei piccoli cambiò più volte e Lucia proferì qualche parola di assentimento: « Sì, vogliamo! », questa domandò:

— Non volete più nulla da me?

— No; oggi non voglio più nulla.

— Neanche io.

« Grazie al cielo, con questa apparizione mi si dissiparono dall’anima tutte le nubi e riacquistai la pace » , conclude Lucia.

Riavutisi i veggenti dall’estasi, tutta la folla si precipitò su di loro, tempestandoli di domande, specialmente su Lucia:

— Perché si era fatta vedere tanto triste?

— E’ un segreto.

— Buono o cattivo?

— E’ per il bene di noi tre.

— E per il popolo?

— Per alcuni è buono, per altri cattivo.

* * *

Il segreto. — Fin dalla seconda apparizione vi furono delle comunicazioni che i veggenti, su proposta di Lucia, decisero mantenere segrete: la prossima fine dei due piccoli, la vocazione di Lucia relativamente al Cuore Immacolato di Maria, l’invito a fare sacrifici per i peccatori… « A questo volevamo riferirci, quando dicevamo che la Madonna ci aveva rivelato un segreto nel mese di giugno. Essa veramente questa volta non ci comandò di tacere; ma noi sentivamo che il Signore ci muoveva a farlo » (Lucia). Ma poi nella terza apparizione sopravvenne « il segreto » imposto dalla Vergine e dai bambini tanto gelosamente guardato. – Oggi lo conosciamo in gran parte, dopo che Lucia, nel 25° anniversario delle Apparizioni, per ordine della Autorità ecclesiastica, dovette mettere in iscritto « quanto attualmente se ne potesse rendere noto ». – Ecco dunque quanto essa ne scrisse, « Ottenuta licenza dal cielo e per pura ubbidienza ». « Il segreto consta di tre cose distinte, due delle quali ora esporrò. La prima cosa fu la visione dell’inferno. Quando diceva le ultime parole (“Sacrificatevi per i peccatori ecc.”, aprì di nuovo le mani, come nei due mesi precedenti. Il fascio di luce riflessa sembrò penetrare la terra, e noi vedemmo come un grande mare di fuoco ed in esso immersi, neri ed abbronzati, demoni ed « anime in forma umana, somiglianti a braci trasparenti; che trascinate poi in alto dalle fiamme, sprigionatesi dalle anime stesse insieme a nubi di fumo, ricadevano giù da ogni parte, quali faville nei grandi incendi, senza peso né equilibrio, fra grida e lamenti di dolore e di disperazione, che facevano inorridire e tremare per lo spavento. (Fu probabilmente a questa vista, che io emisi quell’ahi! che dicono aver sentito). I demoni si distinguevano per forme orribili e schifose di animali spaventevoli e sconosciuti, ma trasparenti come neri carboni in brace. – « Questa vista durò un istante; e dobbiamo grazia alla nostra buona Madre del cielo, che prima ci aveva prevenuti con la promessa di portarci in Paradiso; altrimenti, credo, saremmo morti di terrore e di spavento. « Impauriti e quasi a domandare soccorso alzammo gli occhi alla Madonna, che ci disse con bontà e tristezza: « — Avete visto l’Inferno dove vanno a finire le anime dei poveri peccatori. Per salvarli il Signore vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato. Se si farà quello che vi dirò, molte anime si salveranno e vi sarà pace. – « La guerra (quella del 1914-1918) sta per finire; ma se non cessano di offendere il Signore, nel regno di Pio XI ne incomincerà un’altra peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che « quello è il grande segno che vi dà Iddio ( Lucia credette riconoscere « il grande segno di Dio » nella luce straordinaria, che illuminò il cielo la notte dal 25 al 26 gennaio 1938) che prossima è la punizione del mondo per i suoi tanti delitti, mediante la guerra, la fame e le persecuzioni contro la Chiesa e contro il Santo Padre. Per impedire ciò, verrò a chiedere la Consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati del mese. Se si darà ascolto alle mie domande, la Russia si convertirà e si avrà pace. Altrimenti diffonderà nel mondo i suoi errori, suscitando guerre e persecuzioni alla Chiesa; molti buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire; varie nazioni saranno annientate… Finalmente il mio Cuore Immacolato trionferà! ». Come? Quando? Forse ciò già riguarda quella parte del segreto che a suo tempo si paleserà meglio. Frattanto ci si dice: « Il Santo Padre mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo un tempo di pace ». L’Apparizione conchiuse: — Non dite questo a nessuno. A Francesco sì, potete dirlo. Qualche momento dopo soggiunse: — Volete imparare una preghiera? — Sì che lo vogliamo! — Quando recitate il rosario dite alla fine di ogni decina : « O Gesù, perdonate le nostre colpe; preservateci dal fuoco dell’inferno; portate in cielo tutte le anime, (e soccorrete) specialmente le più bisognose della vostra misericordia ». — Ciò detto la Visione si dileguò come al solito, salendo verso oriente.

QUARTA APPARIZIONE

13 agosto. Circa le dieci antimeridiane entrano nella canonica di Fatima il Sindaco di Villa Nova d’Ourèm, massone ed anticlericale arrabbiato, con un sacerdote. Li riceve il Parroco, che si meraviglia di vedere un sacerdote accompagnare il sindaco in una faccenda estranea alla competenza dell’Autorità civile… — Nulla di nuovo! Siamo andati ad interrogare i bambini e siamo mezzo persuasi di quanto essi raccontano. Vorremmo però che Ella, signor « Priore », li interrogasse dinanzi a noi sul segreto che dicono di aver ricevuto. — Il segreto?! – Era la prima volta che il Rev. Marques Ferreira sentiva parlare di un segreto. — Poi il signor sindaco li porterà egli stesso nella sua carrozza al luogo dove avvengono le apparizioni… Una mezz’oretta dopo arrivavano i bimbi accompagnati dai genitori. Fatti i convenevoli, il Parroco si rivolge a Lucia: — Chi ti ha insegnato a dire tutte codeste cose che vai dicendo? — Quella Signora che ho visto nella Cova da Iria. — Ma non sai che chi dice bugie, causa di tanto danno, come quella che tu vai spargendo, andrà all’inferno? Eh!… tanta gente viene ingannata per causa vostra! — Se chi dice bugie va all’inferno, allora io non ci vado, perché io non dico bugie; dico soltanto quello che ho visto e udito da quella Signora. E poi se la gente va alla « Cova » è perché ci vuole andare; che io finora non ho chiamato nessuno. — E’ vero che la Signora ti ha detto un segreto? — E’ vero ; ma io non lo dico. Il Parroco continuava insistendo; allora Lucia: — Guardi! se Lei vuole, io vado laggiù, e chiedo alla Signora se mi dà il permesso di dire il segreto; e se me lo dà allora glielo dirò. — Queste sono cose soprannaturali, – concluse il sindaco -. Andiamo via! Ed invitò i bambini a salire sulla vettura. Siccome essi non si muovevano, – « andate! andate! » – disse il sig. Marto, il quale nella sua buona fede era ben lontano dal sospettare delle intenzioni del sindaco. I bimbi ubbidirono e la carrozza partì; percorsi però alcuni metri, svoltò e filò dritto a Villa Nova d’Ourém. Stava ancora il parroco coi presenti a commentare il fatto, quando arrivarono di corsa alcuni ciclisti per metterlo in guardia… La folla che riempiva la Cova da Iria era tutta in subbuglio e minacciava di venire a Fatima per « linciarlo », quale complice nel ratto dei veggenti. Che succedeva dunque laggiù? La campagna sferrata dalla stampa liberale-massonica contro « !a nascente montatura clericale di Fatima » aveva portato la notizia a tutti gli angoli del Portogallo, suscitando enorme curiosità. Perciò in quella mattina del 13 agosto si era riversata nella Cova da Iria una folla ingente, calcolata in più di 15.000 persone… Intorno all’elce si pregava, si cantavano canti religiosi… Era quasi mezzogiorno ed i bambini non comparivano… La folla incominciava a diventare impaziente, quando, con la velocità di un baleno, si sparse la notizia che i veggenti erano stati dal sindaco arrestati in casa de1 Parroco. Indescrivibile l’esaltazione scoppiata a tale notizia! Tutti gridavano: — Andiamo a Villa Nova d’Ourém a protestare!… Andiamo dal Parroco; anche lui è colpevole!… Chissà che cosa sarebbe successo, se all’ora delle apparizioni non si fossero verificati fenomeni straordinari, che valsero a placare gli animi. E prima si sentì una forte detonazione o un « tuono », seguita da un lampo, mentre sull’elce si formava una nuvoletta « bellissima, molto bianca, molto leggera », che vi rimase parecchi minuti e finalmente, dopo una seconda detonazione si alzò in aria e scomparve. Le detonazioni furono tanto sensibili, che parte della gente si diede alla fuga, temendo fosse qualche attentato dinamitardo. Presto però si fermarono, osservando i meravigliosi giuochi della luce solare: gli oggetti apparivano coloriti con tutti i colori dell’arcobaleno, gli alberi sembravano giganteschi mazzi di fiori… Il parroco poteva scrivere, nell’autodifesa contro l’accusa di complicità nell’arresto dei veggenti: I «presenti (stimati a più migliaia) possono attestare i fenomeni straordinari da loro osservati, e che tanto mi hanno confermati nella fede. Non sono più i bambini, ma tutta la folla del popolo, di ogni classe e condizione sociale e di diverse parti del paese, che ora rende testimonianza ». E così i pellegrini si dispersero rasserenati, e convinti che « la Madonna era apparsa ». « Che pena però che non abbia trovato i bambini !… ». – In prigione! Frattanto essi erano rinchiusi in casa del sindaco. Nelle prime ore la prigione non fu rigorosa, e la moglie del sindaco, che in suo cuore compativa gli innocenti, fece del suo meglio per raddolcirla. La mattina seguente, fra quattro poliziotti, furono condotti all’Ufficio Comunale e sottoposti ad un interrogatorio in piena regola. Il sindaco con maniere gentili, con domande insidiose, con l’attrattiva di varie monete ed oggetti d’oro, fece il possibile per indurli a svelare il segreto. I bambini raccontavano quanto era loro successo, ma il segreto « non potevano rivelarlo, perché la Signora aveva comandato di non dirlo a nessuno ». A mezzogiorno fu tolta la seduta per ricominciare nel pomeriggio con un secondo interrogatorio, nel quale alle promesse si aggiunsero le minacce. — Se non vogliono ubbidire, chiamiamo una guardia e lì facciamo uccidere, – propose uno dei presenti; — Non sarà necessario tanto, – fece il sindaco – essi diranno tutto… Ma non dissero, e li rinchiusero nella pubblica prigione, dichiarando che sarebbero venuti a prenderli per bruciarli vivi. – I carcerati fecero loro buona accoglienza. Giacinta, scostatasi dai compagni, piangeva. — Giacinta, vieni qui. Perché piangi? – chiese Lucia. — Perché dobbiamo morire senza riabbracciare i nostri genitori. Né i tuoi né i miei sono venuti a rivederci. Non si curano più di noi. Io vorrei almeno vedere la mamma!… — Non piangere, – disse Francesco -. Se non potremmo rivedere la mamma, pazienza! Offriamo questo sacrificio per la conversione dei peccatori. Peggio se la Madonna non ritornasse più; è questo che più mi costerebbe; ma io offro anche questo per i peccatori. E giungendo le mani: « 0 Gesù mio, è per vostro amore e per la conversione dei peccatori! ». Giacinta piangendo, le manine giunte e gli occhi al cielo, soggiunse: — Ed anche per il Santo Padre e in riparazione delle offese commesse contro il Cuore Immacolato di Maria! I carcerati commossi a questa scena volevano consolarli: — Ma perché non dite il segreto? Che vi porta che la Signora non voglia? — Questo poi no! – rispose Giacinta vivamente; – vogliamo piuttosto morire! Trascorse alcune ore, furono ricondotti ufficio, dove il sindaco li tormentò con nuovo e stringente interrogatorio, pieno di lusinghe e minacce. Vedendoli irremovibili, scatta in piedi e grida: — Se non vogliono ubbidire con le buone ubbidiranno con le cattive! E rivolto ad uno dei satelliti comanda di preparare una grande padella con olio bollente, per farvi friggere i ribelli; e frattanto chiude i bambini in una stanza. Momenti pieni di ansietà per i poveri innocenti. Si riapre la porta ed il sindaco chiama Giacinta: — Se non parli, sarai la prima ad essere bruciata. Vieni! La bambina che poco prima piangeva per poter rivedere la mamma, adesso con gli occhi asciutti lo seguì subito senza congedarsi da noi, racconta Lucia. Fu ancora interrogata, minacciata, infine chiusa in altra stanza. Nel frattempo Francesco diceva: — Se ci uccideranno, come dicono, fra poco saremo in cielo, e che piacere! Morire… non importa niente… Voglia Iddio che Giacinta abbia paura. Voglio dire un’Ave Maria per lei – Si leva la berretta, giunge le mani e prega. Si riapre la porta e ricompare il sindaco — Quella ormai è morta. Adesso tu! indicava Francesco. – Il tuo segreto! — Non posso dirlo a nessuno. — No? vedremo! – e afferrandolo per il braccio se lo trascina dietro. Ma egli, come la sorellina, resistette a carezze e minacce e andò a finire nella medesima stanza. Era la volta di Lucia. — E tu che sentivi? — le domandavano più tardi. — Io ero convinta che egli facesse davvero e che ormai la fosse finita per me: ma non avevo paura e mi raccomandavo alla Madonna. Fortunatamente il sindaco non faceva davvero e Lucia poté ritrovare i cugini vivi e sani. Il 15 furono ancora sottoposti a nuovi interrogatori e finalmente, poiché non si approdava a nulla, dallo stesso sindaco riportati alla canonica di Fatima e rilasciati liberi sul balcone, donde due giorni prima li aveva proditoriamente rapiti.

APPARIZIONE INASPETTATA

Il 19 agosto, domenica, Lucia con Francesco e suo fratello Giovanni pascolavano il gregge nei « Valinhos » (piccole valli). Verso le cinque pomeridiane vedono che l’atmosfera prende il colore già osservato nella Cava da Iria durante le apparizioni e Lucia nota il lampo foriero della venuta della Madonna. Sicura che Ella fosse per comparire, prega Giovanni di chiamare subito Giacinta, rimasta a casa con la mamma. Appena giunti, vedono un secondo lampo e, istanti dopo, la Signora su di un elce simile a quello della Cova. Lucia fece la solita damanda : — Che cosa volete da me? — Voglio dirvi che seguitiate ad andare alla Cova da Iria il giorno 13, fino ad Ottobre, e che seguitiate pure a dire il rosario tutti i giorni. La veggente chiese nuovamente un miracolo; e la Signora: — Nell’ultimo mese farò il miracolo, perché tutti credano. Se non vi avessero portati nel villaggio (Villa Nova d’Ourém), il miracolo sarebbe più grandioso. In compenso, altri favori del cielo nel giorno 13 ottobre: — che sarebbe venuto S. Giuseppe col Bambino Gesù per dare la pace al mondo, Nostro Signore a benedire il popolo, la Vergine sotto sembianza dell”Addolorata… Essendosi poi già esposte molte offerte al piede dell’elce, Lucia domandò: — E quel danaro che Voi avete, che cosa volete se ne faccia? L’Apparsa rispose che si impiegasse ad acquistare due troni portatili da reggersi, uno da Lucia e Giacinta con altre due ragazzette biancovestite, l’altro da Francesco con tre giovanetti della stessa età, rivestiti essi pure di un mantello bianco. Il resto delle offerte sarebbe per la festa della Madonna del Rosario. Lucia domandò ancora la guarigione di vari infermi ed ebbe in risposta che alcuni sarebbero guariti nel corso dell’anno. Ma tutto questo sembrava secondario alla Vergine, perché con materna sollecitudine, velata di tristezza, continuò ad esortarli alla pratica della preghiera e della mortificazione, e concluse: — Pregate, pregate molto e fate sacrifici per i peccatori. Badate che molte, molte anime vanno all’inferno, perché non vi è chi si sacrifichi e preghi per loro. Come le altre volte, l’apparizione fu soltanto per i confidenti privilegiati della Vergine. Quando la sera la mamma domandò a Giovanni che cosa avesse visto nei « Valinhos », rispose: — Ho visto che Lucia, Francesco e Giacinta s’inginocchiavano presso l’elce, poi, ho ascoltato quello che diceva Lucia. Quando ella disse: « Eccola se ne va via; guarda, Giacinta! » ho sentito un tuono, come lo scoppio di un razzo, ma non ho visto nulla. Ancora mi fanno male gli occhi per tanto guardare in aria. Ancora un’altra circostanza interessante. I bambini tagliarono e portarono a casa il ramoscello, terminante in due fronde, sul quale sembrava poggiassero i piedi del1a Signora. Trovando la madre di Lucia sulla porta di casa, a conversare con varie persone, — Zia, – gridò Giacinta, – abbiamo visto la Madonna un’altra volta! — Non fate altro che vedere la Madonna, bugiardoni che siete! — Ma sì che l’abbiamo vista! Guarda, zia: aveva un piede su questa e l’altro su quest’altra; – e indicava le due fronde che apparivano piegate quasi in angolo retto. — Bugiardi!… lascia vedere! Appena prese in mano il ramoscello, tutti i circostanti sentirono che da esso si sprigionava un profumo delizioso come di essenza sconosciuta. Questo fenomeno la impressionò e per la prima volta incominciò a pensare che forse potrebbe essere vero quanto i bambini raccontavano…

QUINTA APPARIZIONE

Le angherie del sindaco di Villa Nova d’Ourém ebbero un effetto totalmente contrario a quello che egli si riprometteva. D’allora in poi nessuno dubitò più della sincerità dei veggenti; anzi moltissimi si convinsero che vi doveva essere veramente un intervento soprannaturale, senza il quale non sapevano spiegarsi la costanza eroica dimostrata dai bimbi nelle tragiche giornate della loro prigionia. – Quindi un considerevole aumento di fede e devozione, palesatosi in modo sorprendente il 13 settembre. « Le strade e le scorciatoie erano piene di gente, scrive un testimonio oculare… Era un pellegrinaggio degno di questo nome, la cui sola vista faceva piangere di commozione. Non ho mai ammirato in vita mia una cosi grande e solenne manifestazione di fede… « A mezzogiorno preciso il sole incominciò a perdere del suo splendore. Non vi fu chi non osservasse questo fenomeno, che dal maggio precedente si ripete al giorno 13 di ogni mese, alla stessa ora. « Arrivati i bambini davanti all’elce, Lucia ordina ai circostanti di pregare. Non dimenticherò mai la profonda impressione provata allora, vedendo cadere in ginocchio tante migliaia di fedeli (calcolati da 15 a 20.000 e più), i quali piangendo pregavano a voce alta ed imploravano pieni di fede la materna protezione della Regina dei cieli ». Si pregava ancora, scrive il Rev.mo Vicario Generale di Leiria, « quando d’improvviso si odono grida di giubilo e migliaia di braccia si alzano puntando verso il cielo: — Guarda! guarda!… là… più in qua! non vedi?… Ecco! vedo! oh! bello!… « Alzo gli occhi,… e con grande sorpresa vedo distintamente un globo luminoso, che si muove verso l’occidente, spostandosi lento e maestoso attraverso lo spazio… Di repente però scompare ai nostri occhi. Accanto a noi stava una bambina,… più o meno della stessa età di Lucia, che piena di gioia gridava: — La vedo! La vedo ancora! adesso scende giù… « Passati alcuni minuti, esattamente il tempo che solevano durare le apparizioni, la bambina cominciò di nuovo a gridare: — Eccola! eccola! Sale su un’altra volta! e continuò gridando e seguendo il globo con lo sguardo, finché disparve nella direzione del sole. « I pastorelli, in una celeste visione, avevano contemplato la Madre di Dio in persona; a noi era stato concesso di vedere il veicolo, per dire così, che l’aveva trasportata dal cielo sull’inospitale Serra d’Aire ». – Presso l’elce Lucia, interrompendo la preghiera, aveva esclamato raggiante di gioia: — Eccola, eccola che viene! Era il quinto colloquio che la celeste Signora concedeva ai pastorelli di Fatima. — Che cosa volete da me? – fece Lucia. La Vergine rispose che si perseverasse nella recita della corona alla Madonna del Rosario, perché Ella mitigasse la guerra, la quale andava verso la fine. E rinnovando la promessa fatta il 19 agosto, annunziò che nell’ultimo giorno sarebbero venuti S. Giuseppe ed il Bambino Gesù per dare la pace al mondo e N. Signore per benedire il popolo; e per tanto essi si trovassero colà immancabilmente il giorno 13 ottobre. — C’è qui questa bambina che è sordomuta. Non la vorresti guarire? — Fra un anno proverà qualche miglioramento. — Avrei ancora molte domande, per alcuni di convertirli, per altri di guarirli… — Guarisco alcuni, ma gli altri no, perché il Signore non vuole fidarsi di loro. Forse perché non li trovava ben disposti, ovvero perché la croce era ad essi più salutare che la guarigione. — Il popolo desidererebbe tanto avere qui una cappellina… La Signora acconsentì alla proposta, aggiungendo che metà del denaro finora raccolto fosse per le prime spese della fabbrica. Qualcuno aveva consegnato alla veggente due lettere ed una boccettina di acqua profumata per offrirla alla Signora; la quale però rispose: — Quello non serve a nulla per il cielo. — Fate un miracolo perché tutti credano! insistette Lucia, desiderosa di far zittire tanti che blateravano: « E’ una imbrogliona, che merita di essere impiccata o bruciata viva ». L’apparizione confermò ancora una volta la promessa di un miracolo patente a tutti, per il prossimo mese. Poi fissando sui tre innocenti uno sguardo più insinuante, soggiunse: — Nostro Signore è molto contento dei vostri sacrifici; ma non vuole che dormiate con la corda. Portatela soltanto durante il giorno. I bambini, docili alle raccomandazioni della celeste Signora « che voleva loro tanto bene », fin dalla prima apparizione venivano moltiplicando preghiere e sacrifici per i peccatori. Dopo la visione dell’inferno ne sembravano insaziabili. Non bastavano più le ore passate a recitare il rosario, o con la fronte per terra a ripetere le preghiere dell’angelo; alle giornate di rigoroso digiuno si aggiunsero quelle afose senza una stilla d’acqua per dissetarsi, e poi anche una ruvida corda stretta alla vita sulla nuda carne… Sia per la ruvidezza della corda sia perché a volte la stringevano troppo, « questo strumento di penitenza ci faceva soffrire orribilmente, tanto che la Giacinta spesso non poteva frenare le lacrime. Se però le si diceva di toglierla, rispondeva subito: No! Voglio offrire questo sacrificio al Signore in riparazione delle offese che riceve e per la conversione dei peccatori » (Lucia). Sul principio portavano la corda giorno e notte; con quale tormento e con quale danno per la salute è facile immaginare. Perciò la Madre SS.ma si degnò di fare loro da Direttore spirituale. Gli innocenti ubbidirono; ma con fervore tanto più grande, perché sapevano di piacere al Signore, perseverarono in questa dura penitenza, i due fratellini, fino a quando l’ultima malattia li obbligò al letto. Allora, anche perché la mamma non la vedesse, consegnarono ciascuno la sua corda a Lucia. Quella di Giacinta aveva tre nodi ed era macchiata di sangue!

* * *

In quel 13 settembre, quando Lucia esclamò: — Eccola che parte! – il sole riprese il suo splendore consueto, i bambini ritornarono a casa in compagnia dei genitori, che trepidanti li avevano seguiti da lontano, e l’immensa folla si disperse poco a poco. Oltre al globo luminoso e all’abbassamento della luce solare, tale che « potevano vedersi la luna e le stelle nel firmamento », altri segni accompagnarono e seguirono il colloquio misterioso. L’atmosfera prese un colore giallastro. Una nuvoletta bianca, visibile a distanza, attorniava l’elce e avviluppava i veggenti. Dal cielo piovevano come dei fiori bianchi o fiocchetti di neve, che svanivano prima di toccare terra. Ma tutti questi fenomeni dovevano rimanere eclissati dal grande miracolo verificatosi il 13 ottobre.

SESTA ED ULTIMA APPARIZIONE

Il racconto dei pellegrini e più ancora i giornali liberali, discutendo i fatti a capriccio della loro incredulità e annunciando la promessa ripetuta di un grande miracolo, avevano suscitato in tutto il paese un’incredibile aspettativa. In Aljustrel, villaggio nativo dei veggenti, vi era un vero orgasmo. Circolavano delle minacce all’indirizzo dei bambini: — « Se poi non accade nulla… vedrete! Ve la faranno scontare ». Si sparse perfino la voce, che l’Autorità civile pensava a fare esplodere una bomba presso i veggenti al momento della apparizione. I congiunti delle due famiglie, in questo ambiente, con la speranza sentono crescere il timore e col timore il dubbio: « E se i bambini si sono ingannati? ». Solo essi si mostravano imperturbati. Non sapevano quale potesse essere il miracolo, ma sarebbe avvenuto immancabilmente. Le bombe poi… « oh ! che felicità! saliremo di là con la Madonna in paradiso! » – esclamavano. – Il 13 ottobre spunta freddo, malinconico, piovoso; ma la moltitudine aumenta, aumenta sempre. Vengono dai dintorni e da lontano, moltissimi dalle città più remote della provincia, non pochi da Oporto, Coimbra, Lisbona, donde i giornali di maggior diffusione hanno inviato i loro corrispondenti. La pioggia continua aveva trasformato la « Cova da Iria » in una immensa pozzanghera di fango e bagnava fino alle ossa pellegrini e curiosi. Non importa! Verso le undici e mezzo più di 50.000 persone erano sul luogo, aspettando pazientemente. – Arrivano i pastorelli. La folla riverente apre un passaggio, ed essi, seguiti dalle loro mamme trepidanti, vengono a collocarsi dinanzi all’albero, ormai ridotto ad un pezzo di tronco… Lucia ordina di chiudere gli ombrelli. Tutti obbediscono e si recita il rosario. A mezzogiorno preciso Lucia ebbe un gesto di sorpresa e interrompendo la preghiera, esclamò: — Ora si è visto il lampo… Eccola! eccola! — Guarda bene, figliuola! Vedi se non ti sbagli,… ammoniva la madre visibilmente angustiata, nella incertezza di come andrebbe a finire quel dramma. Lucia però non la sentiva; era entrata in estasi. « Il viso della bambina si fece più bello, prendendo un colorito roseo ed assottigliandosi le labbra », dichiarava un testimonio nel processo (13 novembre 1917). L’Apparizione si fece vedere nel solito luogo ai tre fortunati fanciulli, mentre i presenti vedono, a tre riprese, formarsi attorno ad essi e poi alzarsi in aria fino all’altezza di cinque o sei metri, una nuvoletta bianca come d’incenso. Lucia ripete ancora la solita domanda: — Che cosa volete da me? — Voglio dirti che continuiate a dire sempre il rosario tutti i giorni; e che si faccia qui una cappella in onore della Madonna del Rosario. — E allora Voi come vi chiamate? — Io sono la Madonna del Rosario. La guerra sta per finire ed i vostri soldati presto ritorneranno a casa. — Io avrei qui tante domande… Vorreste Voi accordarle tutte o no? — Accorderò alcune, ma altre no – rispose la Vergine; e subito ritornando al punto centrale del suo messaggio: — Bisogna che si emendino! che domandino perdono dei loro peccati! E prendendo un aspetto più triste, con voce supplichevole: — Non offendano più Nostro Signore, che è già troppo offeso! Era l’ultima parola, l’essenza del messaggio di Fatima! Furono queste parole della Vergine, quelle « che più profondamente mi rimasero impresse nel cuore… Quale amoroso lamento contengono e quale tenera supplica! Oh! come vorrei che risuonasse per tutto il mondo, e che tutti i figliuoli della Madre del cielo ascoltassero la sua voce! » (Lucia). Nel congedarsi la Signora aprì le mani, che si rifletterono nel sole sembrando additarlo. Lucia automaticamente gridò : — Guardate il sole! Spettacolo indescrivibile e non mai visto! Cessa la pioggia, le nubi si squarciano e appare il disco solare, come una luna di argento, poi gira vertiginosamente su se stesso, simile a una ruota di fuoco, proiettando in ogni direzione fasci di luce gialla, verde, rossa, azzurra, viola… che colorano fantasticamente le nubi del cielo, gli alberi, le rocce, la terra, la folla immensa. Si ferma alcuni momenti, poi ricomincia di nuovo la sua danza di luce, come una girandola ricchissima, fatta dai più valenti pirotecnici. Si arresta ancora per incominciare una terza volta più svariato, più colorito, più brillante quel fuoco di artificio. Ad un tratto tutti hanno la sensazione che il sole staccatosi dal firmamento si precipita su di loro! Un grido unico, immenso erompe da ogni petto; esso traduce il terrore di tutti e, nelle varie esclamazioni, esprime i diversi sentimenti: « Miracolo! Miracolo! » « Credo in Dio! » « Ave Maria! »… I più gridano: « Mio Dio, misericordia! » e cadendo ginocchioni nel fango, recitano ad alta voce l’atto di contrizione. E questo spettacolo, nitidamente distinto in tre tempi, dura ben dieci minuti ed è veduto da più di 50.000 persone, con le stesse fasi, nello stesso tempo, nel giorno e nell’ora da mesi promessi e preannunziati. Inoltre da molte testimonianze si ricava, che il prodigio con tutte le sue fasi fu perfettamente osservato fino a venti chilometri di distanza… ed ancora, circostanza non disprezzabile, attestata da quanti furono interrogati in proposito: terminato il fenomeno solare, si accorsero con sorpresa che i loro abiti, poco prima intrisi d’acqua, si erano asciugati completamente. Perché tutto questo lusso di meraviglie? Evidentemente per convincerci della verità delle Apparizioni e della eccezionale importanza del celeste Messaggio di cui la Madre di Misericordia era apportatrice. Ascoltiamolo dunque! – Mentre la folla contemplava la prima fase del fenomeno solare, i veggenti gioivano di un ben diverso spettacolo. Accomiatatasi la Vergine, essi continuavano a seguirla con lo sguardo mentre saliva nello sfondo della luce solare. Quando disparve, ecce mostrarsi accanto al sole la Sacra Famiglia, a destra la Vergine vestita di bianco con manto ceruleo e il volto splendidissimo più del sole; a sinistra S. Giuseppe col Bambino, i quali sembravano benedire il mondo col gesto della mano in forma di croce. Scomparsa poi questa visione, vide ancora Nostro Signore benedicente il popolo e di nuovo Nostra Signora « sotto diversi aspetti, sembrava l’Addolorata, ma senza la spada nel petto; e credo aver visto ancora un’altra figura: la Madonna del Carmine (Lucia). – Cessato il fenomeno solare, l’entusiasmo della folla esplose in un vero delirio. I più, precipitandosi sui veggenti, le cui predizioni si erano sì splendidamente avverate, li volevano vedere, toccare, interrogare, e … averne reliquie. Lucia perdette così non solo il velo, ma anche le lunghe trecce… – Ventiquattro ore dopo, la notizia di quanto era avvenuto a Fatima, aveva raggiunto i più remoti angoli del Portogallo. L’effetto fu incalcolabile… Ma non appartiene più alla storia delle apparizioni.

G. da Fonseca S. J.

 

 

TESI A CONFRONTO: l’una cattolica e l’altra eretico-manichea.

TESI A CONFRONTO:

[La XVI Tesi DEL TOMISMO

e la Tesi c.d. Cassiciacum]

Il Magistero della Chiesa, con la Lettera al Generale dei Francescani del 13 dicembre del 1885 di Leone XIII, il quale in essa applica i princìpi dell’enciclica sulla rinascita del tomismo Æterni Patris (del 1879) al caso concreto dell’insegnamento della dottrina tomistica anche presso tutti gli altri ordini religiosi (con particolare riferimento ai figli di S. Francesco) e al clero secolare, recita: «L’allontanarsi dalla dottrina del Dottore Angelico è cosa contraria alla Nostra volontà, e, assieme, è cosa piena di pericoli. […]. Coloro i quali desiderano di essere veramente filosofi, e i religiosi sopra tutti ne hanno il dovere, debbono collocare le basi e i fondamenti della loro dottrina in S. Tommaso d’Aquino.

– Con la promulgazione del motu proprio “Doctoris Angelici” del 29 giugno del 1914 San Pio X imponeva come testo scolastico la Summa Theologiæ di San Tommaso alle facoltà teologiche, sotto pena d’invalidarne i gradi accademici. Papa Sarto richiamava l’obbligo di insegnare i princìpi fondamentali e le tesi più salienti del tomismo (“principia et pronuntiata majora”). – San Pio X incaricò nell’inverno del 1914 il padre gesuita Guido Mattiussi di “precisare il pensiero di S. Tommaso sulle questioni più gravi in materia filosofica, e di condensarle in pochi enunciati chiari ed inequivocabili”. Partecipò al lavoro anche Mons. Giuseppe Biagioli, professore di teologia dogmatica presso il Seminario di Fiesole. Nell’estate del 1914 il card. Lorenzelli, Prefetto della ‘S. Congregazione degli Studi’, presentò le XXIV Tesi compilate da Mattiussi e Biagioli a San Pio X, che le approvò il 27 luglio del 1914. Benedetto XV impose a p. Mattiussi di scrivere su La Civiltà Cattolica un ‘Commento delle XXIV Tesi’, che fu poi pubblicato a Roma dall’Editrice Gregoriana nel 1917.

Il 7 marzo 1916 la ‘S. Congregazione degli Studi’ a nome del papa Benedetto XV stabilì che “Tutte le XXIV Tesi filosofiche esprimono la genuina dottrina di San Tommaso e son proposte come sicure (tutæ) norme direttive”. Tuttavia «il Papa, pur insistendo “doversi proporre tutte le Tesi della dottrina di san Tommaso quali sicure regole direttive”, non imponeva il dovere di abbracciarle con assenso interno. Evidentemente Benedetto XV non voleva dare alle XXIV Tesi un valore dogmatico, ma un valore di alta importanza disciplinare […], come la dottrina preferita dalla Chiesa». Il Magistero ecclesiastico con papa Benedetto XV, il 7 marzo 1917, decise che «le XXIV Tesi dovessero essere proposte come regole sicure di direzione intellettuale. […] Nel 1917 il ‘CIC’ nel canone 1366 § 2 diceva: “Il metodo, i princìpi e la dottrina di S. Tommaso devono esser seguiti santamente o con rispetto religioso”. Tra le fonti indicate il ‘Codice’ addita il ‘Decreto di approvazione delle XXIV Tesi’». Sempre papa Giacomo Della Chiesa nell’Enciclica “Fausto appetente die” (29 giugno 1921) insegna: «La Chiesa ha stabilito che la dottrina di S. Tommaso è anche la sua propria dottrina (“Thomæ doctrinam Ecclesia suam propriam esse edixit”)». Pio XI nell’enciclica “Studiorum ducem” (1923) ha ribadito e riconfermato l’insegnamento delle encicliche di Leone XIII, S. Pio X e Benedetto XV. Per cui se per un atto di estrema bontà la Chiesa permette o tollera che si insegni lo scotismo e il suarezismo, è certo che la sua dottrina è quella di S. Tommaso: “Ecclesia edixit doctrinam Thomæ esse suam” (Benedetto XV, “Fausto appetente die”, 1921). La Chiesa – come abbiamo visto – ha voluto che si raccogliessero in una specie di ‘Sillabo’ le Tesi genuine della filosofia tomistica. ‘Le XXIV Tesi del Tomismo’ composte da p. Guido Mattiussi e approvate dal Magistero ecclesiastico (S. Pio X e Benedetto XV) contengono l’essenza della dottrina tomistica genuina.

Partendo da queste premesse magisteriali, ci accingiamo ad esaminare la XVI tesi del tomismo, per confrontarla con la tesi abbondantemente eretica, la c. d. Tesi di Cassiciacum, di un preteso teologo francese, addirittura un domenicano, dello stesso ordine di S. Tommaso quindi, Guerard Des Lauriers, un falso vescovo senza giurisdizione, oscillante tra setta lefebvriana e setta sedevacantista, pertanto personaggio sacrilego e blasfemo nei suoi scritti e nei suoi atti, ed iniziatore della setta eretica dei sedeprivazionisti, setta che sostiene e puntella il “novus ordo”, raccogliendo i pesciolini sfuggiti alla rete del Vaticano II, e alle canne da pesca dei lefebvriani e dei sedevacantisti apocalittici! – Coloro che fossero interessati a conoscere le altre tesi contenute nel lavoro di Matteussi e Biagioli, base filosofica della teologia cattolica, [lo raccomandiamo a tutti i Cattolici] non devono far altro che cercarsele nei siti internet finto-cattolici o nelle librerie specializzate. Diamo allora inizio all’esame della tesi XVI:

Tesi XVI del tomismo:

L’unione dell’anima con il corpo

«L’anima razionale è unita al corpo in maniera tale da esserne l’unica forma sostanziale. È per essa che l’uomo è uomo, animato, vivente, corpo, sostanza e ente. Quindi l’anima dà al corpo ogni grado essenziale di perfezione; inoltre comunica al corpo l’atto d’essere per il quale essa stessa è ciò che è ed esiste».

– L’anima umana è la forma sostanziale del corpo. Ora la forma sostanziale di un composto è unica poiché una sola sostanza – per il principio evidente di ‘identità’ e ‘non contraddizione’ – non può essere, nello stesso tempo e sotto lo stesso rapporto, una sostanza ed un’altra essenzialmente diversa. Per esempio, l’oro non può essere, nello stesso tempo e sotto lo stesso rapporto, oro e ferro avendo contemporaneamente la forma sostanziale di oro e di ferro.

San Tommaso spiega: “L’anima è ciò per cui il corpo umano possiede l’essere in atto e ciò è proprio della forma, che dà l’essere. Perciò l’anima umana è forma del corpo” (De Anima, 1, resp.; ivi, 1, ad 7). L’Angelico porta due argomenti a dimostrazione di questa affermazione: 1°) l’unione dell’anima col corpo non può essere accidentale (come vorrebbe lo spiritualismo esagerato di Platone e Cartesio), perché, quando l’anima si separa dal corpo, in quest’ultimo non rimane più nulla di umano se non l’apparenza. Il cadavere non ancora putrefatto sembra ancora un corpo umano, ma non lo è più in quanto non è vivo e non è un corpo organico. Perciò se l’anima fosse unita solo accidentalmente al corpo, come un marinaio alla nave o un cavaliere al cavallo, non darebbe la specie al corpo e alle di lui parti; infatti il cavaliere non dà la natura specifica al cavallo, altrimenti il cavallo dovrebbe essere di specie umana; invece l’anima informa e specifica il corpo e le sue parti; ne è prova il fatto che, separandosi l’anima dal corpo per la morte dell’uomo, le singole parti mantengono il loro nome che indica la loro specie solo in maniera equivoca. Per esempio, la parola ‘occhio’, parlando di un morto, è un concetto equivoco poiché l’occhio del morto non è un organo che può vedere, ma è materia in putrefazione; così pure la parola ‘corpo’ riferita ad un morto è un concetto equivoco poiché il corpo non è vivente, ma è una materia cadaverica in putrefazione. – 2°) Inoltre l’unione del corpo giova all’anima sia nell’essere che nell’agire: “L’anima è unita al corpo per la sua perfezione sostanziale, ossia per formare con lui una sostanza umana completa, perché la sola anima senza il corpo non sarebbe un uomo ma un fantasma, ed anche per la perfezione accidentale dell’azione. Per esempio, la conoscenza intellettiva dell’anima è acquisita attraverso i sensi e ‘niente si trova nell’intelletto se prima non è passato attraverso la conoscenza sensibile’; infatti questo modo di agire è connaturale all’uomo, che è un composto di anima e corpo” (De Anima, 1, ad 7).

– Tutto ciò (ossia il legame con la materia delle azioni più squisitamente spirituali dell’anima, come il conoscere) non compromette la spiritualità intrinseca dell’anima razionale, poiché essa non dipende soggettivamente dal corpo, ossia il corpo non è l’organo o la facoltà attraverso cui l’anima conosce intellettualmente, ma l’anima dipende dal corpo solo oggettivamente, ossia l’anima si serve del corpo come di un oggetto dal quale astrae psicologicamente le idee universali a partire dalle immagini sensibili, che si trovano nel cervello. È la conoscenza sensibile che dipende soggettivamente dal corpo ossia è situata negli organi corporei come facoltà di conoscenza sensibile. Per esempio, la vista si trova nell’occhio o nella sua pupilla e retina, che sono corporee, il tatto nella pelle, l’udito nei timpani, l’immaginazione e la memoria nel cervello; invece l’intelletto e la volontà sono soggettivamente facoltà spirituali che risiedono nell’anima razionale e che si servono degli organi sensibili come di oggetti materiali a partire dai quali le facoltà spirituali astraggono le idee universali. S. Tommaso scrive che le operazioni dell’anima razionale “richiedono il corpo non come strumento, organo o facoltà, ma solo come oggetto. Infatti la conoscenza intellettiva non si attua mediante un organo corporeo quale causa efficiente strumentale, ma si serve di un oggetto sensibile o corporeo” (In I De Anima, lect. II, n. 19). Inoltre “l’intellezione è un’operazione dell’anima spirituale e razionale, perché non nasce dall’anima per mezzo di un organo corporeo come causa efficiente – per esempio, l’immaginare nasce remotamente dall’anima che si serve del cervello come di uno strumento o causa efficiente prossima dell’immaginazione, come pure la vista nasce dall’anima mediante l’occhio – mentre il legame dell’anima razionale con il corpo riguarda l’oggetto; infatti le immagini sensibili, che sono gli oggetti dai quali l’intelletto astrae le idee spirituali universali, non possono sussistere senza il concorso degli organi corporei ” (De Anima 1, ad 12).

La specie umana è il composto di anima e corpo nel quale si sviluppano assieme le potenze vegetative e sensitive, che risiedono nell’organismo corporeo (l’uomo mangia, cresce, vede, sente, immagina e ricorda), e le potenze spirituali (l’uomo ragiona e vuole liberamente) che si trovano nell’anima razionale. Ora l’esperienza ci mostra che almeno nell’operazione intellettuale, la quale è propriamente umana, le potenze organiche e spirituali cooperano con l’intelligenza (“nulla si trova nell’intelletto se prima non è passato attraverso i sensi”, dicono gli scolastici), mentre se corpo e anima non formassero una sola sostanza dovrebbero restare estranei l’uno all’altra. Invece l’intellezione è un’azione spirituale, ma il corpo vi concorre come strumento oggettivo e non efficiente dell’anima e dell’intelligenza, che è una facoltà spirituale, la quale si trova nell’anima razionale, come già abbiamo intravisto sopra e vedremo meglio nelle Tesi successive riguardanti la conoscenza. L’Aquinate scrive: “L’anima pur potendo sussistere per se stessa, non forma da sé una specie o una sostanza completa, ma entra nella specie umana come forma. Così l’anima è sia la forma del corpo sia una sostanza” (De Anima, 1, resp.).

– L’uomo è una sola persona, che non è la sola anima né il solo corpo, ma l’unione sostanziale di anima e di corpo. L’uomo non è solo anima e il corpo non è la “prigione dell’anima” come voleva Platone, altrimenti l’uomo sarebbe un fantasma; parimenti l’uomo non è solo corpo, come vorrebbero i materialisti, altrimenti sarebbe un cadavere senza vita. Il comune modo di parlare testimonia questa verità, infatti diciamo: “io conosco, io voglio, io sento, io soffro, io cammino, io vedo”, come pure diciamo: “la mia anima o intelligenza conosce, il mio corpo cammina”, ossia la parola “io”, che indica tutto l’uomo, designa sia la parte spirituale sia quella materiale di noi stessi, secondo il buon senso e il senso comune di tutti gli uomini dotati di sana ragione.

– La materia e la forma si uniscono come la potenza e l’atto per costituire un solo soggetto o una sola sostanza completa. La materia di per sé è incompleta, è un co-principio sostanziale e deve essere completata da una forma per dar luogo ad un corpo completo, così pure la potenza o capacità di essere se non riceve l’atto non arriverà mai all’essere: solo se attuata essa sarà un ente completo in atto d’essere e non più una capacità soltanto in divenire. La potenza sta all’atto, come la materia alla forma. Ora l’atto e la forma attuano ed informano la potenza e la materia come il più perfetto completa il meno perfetto. Quindi l’anima informa e perfeziona il corpo, dandogli l’essere e la specie; per esempio l’anima razionale dà la specie umana  al corpo e poi l’essere, mentre la specie animale è data dall’anima sensibile e la specie vegetale è data dall’anima vegetativa.

– L’anima razionale è ciò per cui l’uomo è uomo, è animato, è vivente, è corpo, è sostanza ed è ente. Infatti 1) la natura specifica dell’uomo è la razionalità: “L’uomo è animale (genere) razionale (differenza specifica)” (Aristotele). Senza l’anima razionale avremmo al massimo un animale bruto, provvisto solo di anima vegetativa. Quindi l’anima razionale è ciò che rende l’uomo tale. 2) L’anima razionale dà la vita o l’animazione al corpo, poiché essa è “principio di vita”. Un puro corpo senza anima è un cadavere inanimato e non un corpo organico. 3)  L’anima è un co-principio sostanziale, che assieme al corpo forma la sostanza completa umana: la sola anima o il solo corpo non sono un uomo, ma la loro unione sostanziale forma l’uomo. Quindi senza corpo non c’è l’uomo, ma un angelo o un fantasma, e senza anima c’è solo un cadavere. 4) Infine l’ente è composto di essenza ed essere; ora l’essenza umana è composta dal corpo più l’anima razionale come forma sostanziale del corpo, ma l’essenza è in atto primo all’essere come atto ultimo. Quindi l’anima razionale informa il corpo e poi l’essere come atto ultimo completa l’essenza e la fa uscire fuori dalla sua causa e quindi la fa esistere (ex-sistere). Perciò l’uomo è un ente composto di corpo, anima, essenza ed essere ed è un ente esistente e vivo in atto. Perciò l’anima dà al corpo l’atto di essere per il quale essa stessa è ciò che è ed esiste. Abbiamo già visto che l’uomo è un ente composto di essenza (anima e corpo), la quale è ultimata dall’actus essendi come atto ultimo o perfezione di ogni forma, di ogni essenza, di ogni perfezione. Così il corpo, informato dall’anima, costituisce l’essenza umana la quale deve essere ultimata dall’atto di essere e l’ente umano potrà così esistere e vivere realmente. Perciò anche l’anima, spiega S. Tommaso,  è composta di essenza ed atto d’essere e di conseguenza di potenza e atto, perché “la sostanza dell’anima non è il suo essere, ma si rapporta ad esso come la potenza all’atto” (De Anima 1, ad 6).

– L’anima dà al corpo tutti i gradi di perfezione essenziale, ossia il corpo dell’uomo essendo informato dall’anima razionale riceve da questa le perfezioni proprie della specie umana, che sono la vita razionale, intelligente e libera, l’immortalità o resurrezione per riunirsi all’anima dopo la morte.

Dalla tesi risulta evidente che la forma e la materia devono essere unite in modo complementare in ogni essere vivente. Queste due condizioni, la formale e la materiale sono solo teoricamente separate, onde permetterne uno studio particolareggiato. È come per un chimico esaminare separatamente il rame e lo stagno, per comprendere meglio la composizione del bronzo. Ma se dal bronzo togliamo il rame, avremo solo stagno, evidentemente ben diverso dal bronzo, che potrebbe diventare bronzo se fuso al rame, ma intanto stagno è, e stagno rimane. Trattasi evidentemente di una “svista” gnostica ereditata da Platone e dalla scuola alessandrina dei filosofi neo-platonici, e poi da tutte le filosofie manicheiste, fino al recente modernismo-massonico, di cui evidentemente il nostro finto-vescovo è un esponente “sottile” e forse occulto.

La tesi del non-vescovo eretico-manicheo:

La tesi Cassiciacum, dal nome latino di Cassago Brianza, ove Sant’Agostino [… quando conservava ancora in parte la sua forma mentis neo-platonica, successivamente rigettata … chissà su questo riferimento a S. Agostino pre-cristiano, non acora pienamente convertito, non voglia essere un segnale di riconoscimento …]  si ritirò in preghiera e meditazione prima di ricevere il Battesimo, sostiene invece che può esserci un Papa solo materiale, cioè un corpo putrefatto, senza anima, senza la “fiammella divina” che però potrebbe arrivare da un momento all’altra appena il “cadavere ambulante” rifiuti il Vaticano II e le sue idiozie ed imbecillità dottrinali. Evidentemente siamo in un ambito gnostico-neoplatonico, del corpo “carcere” che imprigiona una “fiammella” emanante dal pleroma, che può trasmigrare per tornare e raggiungere infine il pleroma originario stesso!

Come sarebbe allora possibile che, in una prospettiva teologico-dottrinale, si possa concepire il ruolo del “papa” unicamente formale o materiale? Questo è manicheismo puro, altro che Albigesi! La figura del Papa non può sussistere se manca una delle due componenti essenziali, così come per ogni uomo, addirittura anche per ogni bestia. Cosa significa un “papa materiale”? A cosa possiamo paragonarlo? Ad uno zombi senza anima, un vampiro, un cadavere ambulante, un involucro, un carapace, una conchiglia vuota, un avatar? Ed invece un papa solo formale a cosa somiglierebbe? Ad uno spirito senza corpo, senza membra e strutture che gli permettano di agire ed operare! Ecco che allontanarsi dalla retta teologia, produce conseguenze devastanti, o … ridicole se preferite, se questo non comportasse la morte eterna di anime riscattate da Cristo con il suo Sangue preziosissimo versato sulla croce.

I sedeprivazionisti italiani presentano così la questione: “… La grande difficoltà che si para innanzi a quei cattolici che si oppongono al Concilio Vaticano II e alle sue riforme è quella dell’autorità papale, vale a dire in qual modo si possa giustificare il rifiuto della “nuova religione” quando essa è proclamata, almeno apparentemente, dall’autorità suprema. – La soluzione proposta dalla Fraternità di San Pio X [anche questa grossolanamente eretica –ndr.- ] è la seguente: i papi del Vaticano II sono veri papi ma non si deve obbedire loro quando ci ordinano di credere il falso o di compiere il male. Tuttavia, questa soluzione benché si possa applicare senza problemi agli ordini del papa che agisce in quanto persona privata, implica una defezione della Chiesa se si tratta del magistero ordinario universale o delle leggi generali, che sono verità infallibili. In altre parole, un vero Papa, in virtù dell’assistenza dello Spirito Santo, non può in nome della Chiesa, insegnarci cose false o ordinarci di compiere il male. Quindi, l’unica soluzione che mantenga l’indefettibilità della Chiesa consiste nell’affermare che quei “papi” che promulgano e diffondono la defezione dalla fede del Vaticano II e della “nuova religione” in generale non godono dell’autorità papale [una falsa conclusione addotta come necessità … il tipico espediente del lestofante!-ndr.-]. Tuttavia, tra tutti coloro che sostengono questa tesi alcuni affermano che detti papi sono totalmente privi della dignità pontificia, altri affermano che ne sono privi soltanto parzialmente, e cioè formaliter (formalmente) e non materialiter (materialmente)…”. In altre parole, un “tizio” diventa Papa materialmente se eletto da un conclave di Cardinali, ma può non esserlo formalmente per difetto di intenzione, perché non vuole procurare il “bene” della Chiesa Cattolica. Pertanto è autorizzato a dire stupidaggini, ad avallare e proclamare eresie, a canonizzare bestie, asini e porci, ma rimane comunque il Vicario di Cristo e può conferire la carica di cardinale per l’elezione di un successivo beota, che a sua volta sarebbe un papa materiale, finché, [ … Attenzione, questa non è da perdere … c’è da ridere!] … rinsavito abbandona le balordaggini del Vaticano II e quelle da lui stesso e dai suoi predecessori enunciate, ritorna “cattolico” ed acquisisce la carica “completa”, ristabilendo la pienezza del Papato!”. Se un cabarettista sapesse di questa cosa, potrebbe fare grande fortuna in tutti i teatri dell’orbe! Più avanti, a sostegno della “tesi cassiciacum” si riporta il parere di illustri teologi, e tra i teologi chiamati a sostegno della tesi del Des Lauriers troviamo citato DOMENICO PALMIERI, S.J. (Tractatus de Romano Pontifice, Prati Giachetti 1891.). Ascoltiamo bene: La successione materiale è una pura e semplice serie di Pastori o Vescovi che si succedono ininterrottamente risalendo fino agli Apostoli o a uno degli Apostoli dai quali abbia preso inizio: la successione formale è questa serie che in più gode dell’autorità trasmessa ai singoli successori dagli Apostoli, che per questa autorità sono costituiti successori formalmente. Poiché dunque ciascuno dei successori riceve l’autorità proveniente dagli Apostoli da coloro o da colui che ha ricevuto la medesima autorità in atto e può comunicarla ad altri, avviene in questo modo che l’autorità permanga formalmente mediante la successione. Tutte e due le successioni sono necessarie, né l’una può esistere senza l’altra; la prima tuttavia è più riconoscibile, la seconda invece la si conosce quando si conosce la vera Chiesa. – Quindi c’è da chiedersi. Ma questi “ci sono o ci fanno”, se pongono come base dei loro ragionamenti questi chiari enunciati: “… l’una non può esistere senza l’altra”? Quindi un papa materiale non può esistere assolutamente secondo il Palmieri. E più avanti leggiamo ancora:

“… Questa è la successione formale. Senza dubbio, perché qualcuno abbia l’autorità nella Chiesa, è richiesta la missione (Rom, X, 15, Coll. I Tim, V, 22, 7; Tim II, 2; Tit I, 5): ma non può inviare se non colui che ottiene in atto l’autorità Apostolica e può trasmetterla. Quindi, è da lui che si deve ricevere l’autorità; quindi, un successore deve succedere formalmente. Coloro dunque che succedono in tal modo sono i soli che possano veramente essere detti successori degli Apostoli; perché essi soli ottengono quell’autorità che gli Apostoli ricevettero da Cristo (pagg. 286-288). È questo è ancor più vero per il Papa che non può essere mai solo materiale, senza Autorità divina!

Viene scomodato, proprio in netto contrasto con la fanta-tesi, anche il grande Santo teologo: SAN ROBERTO BELLARMINO S.J. (De Romano Pontefice I. 2, c. 17.). Ecco il passaggio citato:

“Bisogna osservare che nel Pontefice “coesistono tre elementi: Il Pontificato stesso (precisamente il primato), che è una certa forma: la persona che è il soggetto del Pontificato (o primato) e l’unione dell’uno con l’altro. Di questi elementi, il primo, cioè il Pontificato stesso proviene soltanto da Cristo; la persona invece in quanto tale procede senza dubbio dalle sue cause naturali, ma in quanto eletta e designata al Pontificato procede dagli elettori; spetta a loro designare la persona: ma l’unione stessa procede da Cristo, mediante (o presupponendo) l’atto umano degli elettori… Si dice quindi in verità che gli elettori creano il Pontefice e sono la causa per cui un tale sia Pontefice… tuttavia non sono gli elettori che danno l’autorità né sono causa dell’autorità. Come nella generazione degli uomini l’anima è infusa soltanto da Dio e tuttavia, poiché il padre che genera disponendo la materia è causa dell’unione dell’anima col corpo, si dice che è un uomo che genera un altro uomo ma non si dice che l’uomo crea l’anima dell’uomo”. Evidentemente il termine “coesistono” in francese o in inglese non esiste per i nostri “tesisti” [… e compratevi un vocabolario, via!], per cui possono allegramente dire che nel Papato possono NON-COESISTERE le componenti essenziali, che possono essere spaiate e viaggiare da sole, così come un uomo può vivere senza l’anima ed essere comunque un uomo-materiale! Qui veramente è tutta da ridere!

Lo stesso D. Sanborn, strenuo difensore della tesi Cassiciacum del Des Lauriers [anch’egli un finto vescovo senza giurisdizione, come il Des Lauriers stesso], recentemente autoproclamatosi “rettore” di uno pseudo-seminario americano [mai autorizzato da chicchessia, ente autonomo eretico-finto-cattolico], riassumendo la dottrina chiarissima [a tutti, ma … evidentemente non a lui e ai c.d. Tesisti] dice [“Il Papato materiale” 1996]:

III) Non c’è successione apostolica legittima se non è formale.

La successione materiale, sia per elezione legale sia per presa di possesso con la forza o al di fuori della legge, non è sufficiente perché vi sia una successione apostolica legittima, perché l’autorità è la forma con la quale qualcuno è costituito vero successore degli Apostoli. L’elezione legale non è sufficiente perché qualcuno sia costituito e sia ritenuto vero successore degli Apostoli formalmente”. – Ed proprio questo il caso specifico degli antipapi che si sono insediati con la forza sul trono di Pietro, usurpando il legittimo Papato di Gregorio XVII il 26 ottobre del 1958 … e del suo attuale successore. Quindi anche D. Sanborn, non volendo, riconosce che l’elezione legale [figuriamoci quella illegale!] non è sufficiente perché qualcuno sia costituito e ritenuto vero successore degli Apostoli [in questo caso parliamo addirittura del Principe degli Apostoli] formalmente. Questo dovrebbe far comprendere immediatamente che mancando la forma, la materia non costituisce diritto al Papato, soprattutto quando poi addirittura il vero Papa c’è! Ecco come cose semplicissime si stravolgono e si invertono completamente, tanto da giustificare, con argomenti che lo escludono totalmente, la possibilità di una carica pontificale reale. Questo dovrebbe pure immediatamente far capire, anche al più ignorante dei teologi e allo più sprovveduto dei fedeli comuni, che una carica materiale nel Papato è cosa assurda ed inconcepibile, cosa per cui, seguendo l’assicurazione evangelica: “Io sarò con voi [materialmente e formalmente] fino all’ultimo giorno”, c’è da concludere che un vero Papa, materiale e formale c’è sicuramente, è necessità teologica assoluta di fede divina, se non vogliamo bestemmiare accusando il Signore di aver promesso una cosa non vera, accusandoLo cioè di essere un bugiardo ingannatore! Ecco allora l’eresia formal-materialista tradursi in: 1) peccato contro la fede, 2) bestemmia contro il Cristo ingannatore, 3) accusa di inganno e mistificazione contro la Chiesa Corpo mistico infallibile di Cristo; 4) peccato contro lo Spirito Santo; 5) porta spalancata sull’inferno!

Le conseguenze dell’allontanamento dalla metafisica tomistica:

Allontanarsi dalla metafisica dell’essere come actus ultimus omnium essentiarum comporta un grave pericolo di conclusioni disastrose. «Il più piccolo errore intorno alle prime nozioni di essere ecc., produce conseguenze incalcolabili, come ricordava San Pio X, citando queste parole di S. Tommaso: “Parvus error in principio, magnus est in fine”. – Si capisce allora perché San Pio X insegna nella Pascendi (8 settembre 1907) e nel Giuramento anti-modernista Sacrorum Antistitum (1° settembre 1910): “Ammoniamo i maestri di filosofia e teologia che facciano bene attenzione a ciò: allontanarsi anche solo un po’ dall’Aquinate, specialmente in metafisica, comporta un grave pericolo”. – Qui ci siamo non solo allontanati, ma all’aquinate gli abbiamo rivolto le spalle prendendo da subito una direzione opposta. Le conseguenze disastrose, ovviamente sono legate al gravissimo problema della salvezza eterna dell’anima. Che Dio ci salvi!

Domine, salva nos!”

In memoria di Monsignor SALVATORE LUIGI ZOLA,

Il Vescovo di Lecce che autenticò le Profezie di La Salette

[di P. S. D.]

 – Monsignor Luigi Zola –

 Se il mio popolo continua, quello che ti dirò ora avverrà prima, se cambia un po’, accadrà un po’ più tardi. – La Francia ha corrotto l’universo. La fede si estinguerà in Francia: tre quarti della Francia non praticherà più la religione, o quasi, l’altra crederà di praticarla senza praticarla davvero. Poi, dopo [che] convertirà delle Nazioni, la fede sarà riaccesa ovunque. Un grande Paese, ora protestante, nel nord dell’Europa, si convertirà; con il supporto di questo Paese verranno convertite tutte le altre nazioni del mondo. – Prima di tutto quel che avverrà, ci saranno numerosi turbamenti, nella Chiesa e ovunque. Quindi, dopo, il nostro Santo Padre, il Papa, sarà perseguitato. Il suo successore sarà un Pontefice che nessuno si aspetta. – Dopo, ci sarà una grande pace, ma non durerà a lungo. Un mostro verrà a disturbare. –  Tutto ciò che dico qui avverrà in un altro secolo, al più tardi nell’anno Duemila”.

[Nostra Signora di La Salette – rivelazione fatta a Maximin Giraud, settembre 1846]

 Quello che precede è il testo di parte delle rivelazioni di La Salette, località francese in cui due pastorelli ricevettero delle rivelazioni dalla Madonna il 19 settembre 1846; per la precisione, il testo è tratto dal messaggio ricevuto da Maximin Giraud.

Maximin, insieme a Melania Calvat, vide nella località francese “una Signora” che fece delle rivelazioni sul futuro della Chiesa ed in genere del mondo. In particolare, il riferimento fatto dalla Signora alla Chiesa eclissata, di cui si può leggere in altre pagine di questo Sito, e soprattutto quello al “Pontefice che nessuno si aspetta”, ci fanno capire che i tempi a cui poco più di 170 anni fa quella Signora rimandò sono proprio quelli che stiamo vivendo, in cui assistiamo alla maturazione degli eventi che, succedutisi apparentemente a partire dal conclave del 1958, affondano in realtà le loro radici in epoche molto anteriori. – Pochi sanno che il primo Prelato a validare i messaggi de La Salette fu Monsignor Luigi Zola, di origini campane che, consacrato Vescovo il 30 marzo 1873, fu vescovo di Lecce dal 1877 al 1898, anno in cui morì nel vicino paese di Cavallino.

Seguendo il filo conduttore dell’imprimatur di Monsignor Luigi Zola alle apparizioni di La Salette, il resoconto di queste pagine inizia proprio a partire dalla morte del Vescovo, avvenuta per la precisione il 27 aprile 1898.

Foto n° 1 – La bara di Monsignor Luigi Zola nel Duomo di Lecce

La sua tomba, come quella di altri vescovi di Lecce, è situata nel Duomo di Lecce. Chi volesse vederla, però, non potrà giovarsi dell’ausilio di una qualsiasi indicazione, ma dovrà andarsela a cercare. E, quando forse riuscirà a trovarla, la vedrà ubicata nella navata laterale sinistra, in un settore del Duomo che malgrado la collocazione non si esiterebbe a definire di second’ordine e la cui situazione può essere riassunta da una parola: degrado. Le condizioni in cui essa è tenuta sono infatti a dir poco pietose, interessata com’è da calcinacci, polvere e quant’altro non dovrebbe essere in un Duomo, neanche se fosse uno scantinato sudicio di qualche museo, magari riservato a reperti invalidati da ricerche o…. ipotesi successive, o comunque ritenuti poco interessanti ed in attesa di essere dismessi. In ogni caso, ritenuti non interessanti e pertanto da non evidenziare ma anzi a cui assegnare un’immagine di basso profilo, come ciò da cui si sono progressivamente ma impercettibilmente ogni anno prese le distanze, come ciò da cui forse ci si vergogna e di cui si evita di parlare, come ciò che appare scomodo. – E’ proprio in questa navata che è stata collocata la tomba in marmo in cui sono conservati i resti mortali di Monsignor Luigi Zola, una tomba di cui è impossibile non rilevare lo stato di decadenza, sicuramente poco curata e quasi ostentatamente ricoperta da calcinacci. – Eppure, per la cronaca, Monsignor Luigi Zola morì in odore di santità e, da documenti reperibili su internet, pare che dopo la sua morte numerose guarigioni siano state attribuite alla sua intercessione. Per Monsignor Luigi Zola fu aperto un processo di canonizzazione il 26 aprile 1941, come pubblicato sul sito dell’“Arcidiocesi di Lecce”, nello spezzone di seguito riportato:

Dei Canonici Regolari Lateranensi, secondogenito dei conti Francesco e Giuseppina di Fraja, nato a Pozzuoli il 12 aprile 1822. Sacerdote il 9 febbraio 1845. Eletto Vescovo di Ugento il 21 marzo 1837 e consacrato in S. Pietro in Vincoli dal Card. Lorenzo Barili, assistenti mons. Pietro Giannelli, Arcivescovo tit. di Sardi, e mons. Edoardo Enrico Howard, Arcivescovo tit. di Neocesarea il 30 marzo 1873. Traslato a Lecce il 22 giugno 1877 e morto a Cavallino il 27 aprile 1898 in fama di santità. Il processo di canonizzazione fu iniziato il 26 aprile 1941, chiuso il 9 febbraio 1945, sospeso il 17 dicembre 1985. È sepolto in Duomo. [da: Arcidiocesi di Lecce – Storia dei Vescovi dell’Arcidiocesi di Lecce-https://www.diocesilecce.org/diocesi-di-lecce/vescovi-del-passato/ )

E, per la cronaca, l’inizio e la chiusura del processo di canonizzazione avvennero sotto il Pontificato di Pio XII, mentre la “sospensione” della canonizzazione si ebbe in epoca wojtyliana.

Gli eventi che legano Monsignor Luigi Zola a La Salette sono molteplici, come risulta dalla biografia della veggente Melanie Calvat:

<< Per sfuggire a Napoleone III; da lei accusato di cesaropapismo, ed al clero francese divenutole in larga parte ostile, Melanie cominciò il suo esodo per l’Europa, spostandosi dall’Inghilterra alla Francia e alla Grecia fino ad approdare in Italia, a Castellamare di Stabia (Napoli). Qui vi trascorse diciassette anni avvalendosi della direzione spirituale dell’abate Luigi Salvatore Zola (1822-1898) dei Canonici Regolari Lateranensi. Dopo che questi fu nominato Arcivescovo di Lecce, nel 1892 lo seguì trasferendosi a Galatina (Lecce). >> [da: “Melanie Calvat” – in “Padre Annibale” http://www.padreannibale.altervista.org/Profili/melanie_calvat.html]

Viene da chiedersi cosa sarebbe ora del testo della profezie di La Salette se non ci fosse stato il vivo interessamento di Monsignor Luigi Zola, questo sconosciuto personaggio di un arcipelago ecclesiastico che sta ora andando lentamente sempre più alla deriva sotto gli astuti e impercettibilmente progressivi colpi di un modernismo dilagante che sostituisce alla bellezza della Parola l’etica del nulla.

Cosa resterebbe ora della vera e propria persecuzione che costrinse Melanie Calvat a vagare profuga per l’Europa, se ella non avesse incontrato sulla sua strada questa fulgida e coraggiosa figura di Vescovo, che in Campania prima, ed a Lecce dopo la tutelò, facendosi “garante” dei messaggi che a lei e a Massimino erano stati affidati ?

Resterebbe probabilmente molto poco. Come molto poco, in termini di lustro, è restato della bara in cui sono custoditi i resti mortali di Monsignor Luigi Zola; come nulla è restato del suo processo di canonizzazione.

E come nulla, o meno di nulla, è restato dell’ultima dimora in cui il Monsignore soggiornò.

Dalle cronache del tempo sappiamo infatti che Luigi Zola morì a Cavallino “il 27 aprile 1898 in fama di santità”. Una ricerca permette di appurare come egli sia morto nella casa del sacerdote don Pasquale de Matteis, parroco di Cavallino:

“S.E. il Vescovo di Lecce Mons. Zola, toscano di nascita, andato in riposo perché cagionevole di salute, viene a risiedere in Cavallino ospitato in casa dal sacerdote don Pasquale De Matteis”  [Da: Antonio Garrisi – “Cittadini di Cavallino”] http://www.antoniogarrisiopere.it/30_c00_CittaDi—Caval.html )

In realtà Monsignor Luigi Zola non era toscano di nascita, bensì, come si è letto prima, campano, ma questo non conta. Ciò che importa è che egli sia morto nella casa del Sac. Don Pasquale De Matteis, all’epoca parroco di Cavallino.

1898 D. Die vigesima septima Aprilis 1898 – Caballini – Reverendissimus Dominus Salvator Aloisius e Comidibus Zola Lycientium Aepiscopus, filius qq.um Francisci et Iosephæ Di Fraja, septuaginta sex annos agens, obiit in hac Caballini Terra, omnibus munitus Sacramentis infirmorum, die dicta, hora occasus solis, cuius corpus delatum fuit Lycien et sepultum in cemeterio in particulari sepulcro- Et ita est –  Æconomus Curatus Orontius Totaro

(da A. Garrisi, Cittadini di Cavallino, op. cit.)

Un’altra ricerca permette di verificare che a Don Pasquale De Matteis fu assegnato “un tratto di suolo pubblico confinante con la chiesa degli ex-Domenicani”.

(N° 10225) Decreto autorizzante il comune di Cavallino nella Terra di Otranto a concedere a D. Pasquale De Matteis un tratto di suolo pubblico confinante con la chiesa degli ex-Domenicani per pronto pagamento di ducati quindici, dispensandosi alle subaste, e con i patti e le condizioni fissate nel voto decurionale e nell’avviso di espedienza del Consiglio di Intendenza” (Napoli, 22 maggio 1846) [da: Collezione delle leggi e dè decreti reali del Regno delle Due Sicilie” https://books.google.it/books?id=iWkuAAAAYAAJ&pg=RA1-PA332&lpg=RA1-PA332&dq=%22pasquale+de+matteis%22+cavallino++domenicani&source=bl&ots=8dqhzqex9n&sig=wo1zTw3xhOzImgYuSLI7GkMeMaE&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjquND0iurUAhWDXRQKHXAKCVsQ6AEIMzAB#v=onepage&q=%22pasquale%20de%20matteis%22%20cavallino%20%20domenicani&f=false]

Foto n° 2- Cavallino: viottolo che conduce a tratto di suolo, oggi edificato, confinante con il Convento dei Domenicani

            L’ingresso del convento dei Domenicani, il cui stabile è tuttora esistente – per quanto adibito a tutt’altro uso rispetto a quello originario – è in Corso Umberto I, lungo la strada che unisce Cavallino alla vicina Lecce; su questa strada si affaccia anche il cancello che conduce alla stradina su cui doveva sorgere anche la casa di Don Pasquale De Matteis, quella casa in cui morì Monsignor Luigi Zola, Vescovo di Lecce e primo convinto assertore della veridicità dei Messaggi di La Salette.

Nei pressi di questo cancello, anteriormente al 31 gennaio 2010 c’era un busto di Sigismondo Castromediano, patriota, archeologo, letterato cavallinese e….. amico d’infanzia di Don Pasquale De Matteis ! Tutto ciò è ancora visibile su Google Maps, attualmente aggiornata al 2009, in cui è tuttora documentata la presenza del busto di Castromediano: è sufficiente, a tale proposito, digitare a Cavallino “Corso Umberto I n° 42” e ruotare opportunamente la foto verso destra.

Foto n° 3 – Il busto di Sigismondo Castromediano

Ho scritto che il busto di Sigismondo Castromediano c’era fino al 31 gennaio 2010, perché in quella data avvenne un fatto nuovo: quel busto fu rimosso ed al suo posto fu messa una statua, opera dello scultore Marco Mariucci, che raffigura un personaggio inquietante. Si tratta di un anonimo “domatore di cavalli messapico” che viene spesso erroneamente indicato come “guerriero” sui siti internet che ne parlano.

Che si tratti invece di un semplice “domatore di cavalli” lo attesta l’iscrizione posta alla base della stessa statua, iscrizione che recita testualmente:

Foto n° 4 – il “messapo domatore di cavalli”

MESSAPUS EQUUM DOMITOR

NEPTUNIA PROLES

QUE NEQUE FAS IGNI CUIQUAM

NEQUE STERNERE FERRO

[Virgilio Eneide Libro VII Versi 691-692]

[Messapo domatore di cavalli.

Prole di Nettuno che né il ferro

né il fuoco possono abbattere.]

Opera di Marco Mariucci

Ma, a parziale discapito dell’errore di volersi ostinare a identificare con un guerriero un tizio che guerriero non è (sia pure a costo di voler passare sopra all’estrema semplicità di un accertamento che consisterebbe semplicemente nello scendere dalla macchina, avvicinarsi alla statua e leggere quanto riportato dall’iscrizione alla base….), c’è da dire che quel personaggio non ha niente del domatore di cavalli. – A prescindere dal fatto che nell’immaginazione collettiva un domatore di cavalli non ha un armamentario che (come invece appunto un guerriero) lo permetta di classificare come tale, si può tuttavia dire cosa un domatore di cavalli NON dovrebbe avere.

Non avrebbe alcun bisogno di avere scudo e lancia, come non dovrebbe avere alcun bisogno di un elmo con due spropositate corna che, più ancora che con l’iconografia dei più temibili guerrieri, sembrano avere un’attinenza con la raffigurazione delle creature infernali.

Tutti questi accessori di cui lo scultore ha provveduto a fornire il suo anonimo “domatore di cavalli” non hanno niente a che fare con un personaggio che dovrebbe semmai curare di non avere ammennicoli inutili che potrebbero intralciarlo nel suo pericoloso lavoro e potrebbero allarmare fuori misura il cavallo da domare.

Foto n° 5 – particolare dell’elmo… e delle corna del “domatore di cavalli”

Oltre ad essere raffigurati malgrado la loro assoluta inutilità, gli ornamenti di cui il personaggio è stato provvisto non hanno fra l’altro riscontro, in quanto a dimensioni, né negli annali delle battaglie né nell’iconografia con cui i guerrieri sono raffigurati.

Si tratta di un paio di corna di dimensioni così inutilmente eccessive da rendere lo sprovveduto tizio che le dovesse indossare (tizio il quale, proprio in virtù del suo…trofeo non dovrebbe essere un personaggio qualsiasi, ma un appartenente ad un rango di livello – a quale lo lascio immaginare -) facilmente riconoscibile come personaggio sicuramente di elevato lignaggio; nel caso di un improbabile guerriero, poi, tali attributi lo impaccerebbero non poco nei movimenti e nell’arte della battaglia.

Il discorso si chiude quindi qui, sia che si tratti di un improbabile domatore di cavalli, sia che si tratti di un altrettanto improbabile guerriero.

 

Foto n° 6 e 6 bis- il “domatore di cavalli” rivolto verso il cancello di accesso al viottolo già visto in foto n° 2

A parte quel particolare, nulla si rileva in quel personaggio: non un nome, non una collocazione precisa in un qualche evento storico o mitologico, non un riferimento ad una cultura o una tradizione. Nulla, solo quel paio di corna sapientemente intarsiate con simbolismi il cui stile sembrerebbe affiorare dalle piramidi dell’antico Egitto e da tutto il bagaglio dei loro esoterismi; sul corno a sinistra, dall’alto verso il basso, si distinguono: un guerriero, con scudo rotondo e con due lance, oltre che munito di un elmo con due corna, che guarda verso destra di chi osserva; poi un non meglio precisato rapace diurno; infine un leone. Su quello a destra, nello stesso ordine, come in una sorta di antitesi, si vedono: un analogo guerriero che guarda verso sinistra di chi osserva; un rapace notturno con i ciuffetti auricolari tipici del gufo; infine un cavallo.

Ai tre livelli sopra indicati, sui due corni dell’augusto personaggio si vedono quindi, da sinistra a destra rispettivamente: in alto: un guerriero che guarda in avanti (verso destra per chi guarda) e a destra un guerriero che guarda in direzione opposta (verso sinistra per chi guarda); al centro: un uccello diurno ed un uccello che simboleggia la notte; in basso: un predatore ed una preda. Ad ogni livello, quindi, elemento ed il suo opposto, secondo una regola esoterica che fu espressamente raccomandata da Aleister Crowley, un mago nero che sosteneva di essere l’incarnazione di satana.

Lo scudo del “domatore di cavalli” è poi decorato con una raffigurazione di Medusa che sembra richiamare in maniera abbastanza evidente i demoni delle mitologie indù.

Ecco così che al posto della raffigurazione del patriota di Cavallino, persona ben conosciuta e nota oltre che nella sua collocazione storica anche nelle sue fattezze e nell’operato, ha trovato posto la rappresentazione di un personaggio che più che un personaggio è un simbolo, un simbolo non già del domatore di cavalli e neanche del guerriero arcaico. Nulla di più che un simbolo esoterico che richiama con quei suoi particolari così ingenuamente mescolati e così ostentatamente spropositati nient’altro che un messaggio blasfemo.

Dove c’era il busto dell’amico di infanzia di Don Pasquale De Matteis c’è ora questo “cosaccio” che va ben oltre quello che dovrebbe rappresentare e che chiunque entri nel paese di Cavallino non può non notare, come un sinistro benvenuto su cui non è possibile non porsi qualche domanda.

Nel paese in cui trascorse i suoi ultimi giorni Monsignor Luigi Zola, assertore della veridicità dei messaggi profetici di La Salette, oggi, come una zampata o come una marcatura dell’areale di qualche animale selvatico, c’è un segno di possesso, di dominio, da parte di forze del tutto aliene alla mitezza dello stesso Zola.

“È importante rammentare, ognora, che il Vescovo di Lecce Salvatore Luigi Zola in data 21 aprile 1882 concesse 40 giorni d’indulgenza a coloro che recitano 3 Ave alla Vergine del Monte (che viene celebrata a Cavallino la prima domenica di maggio, N.d.A.); e pure il Vescovo Gennaro Trama in data 27 novembre 1906 accordò altri «50 giorni d’indulgenza a tutti i fedeli che divotamente reciteranno 3 Ave Maria» davanti all’antica immagine de la Matonna te lu Monte. [http://www.antoniogarrisiopere.it/26_c03_CappeDel–Monte.html]

 

 

 

L’amore di questo mondo è il nemico di Dio.

Rus Cassiciacum

Una breve analisi dell’eresia “material-formalista”

[un Sacerdote Cattolico]

“Adulteri, nescitis quia amicitia hujus mundi inimica est Dei? quicumque ergo voluerit amicus esse saeculi hujus, inimicus Dei constituitur” – [o gente adultera! Non sapete che amare il mondo è odiare Dio? Chi dunque vuole essere amico del mondo si rende nemico di Dio] (Giac. IV- 4). –

“Nolite diligere mundum, neque ea quæ in mundo sunt. Si quis diligit mundum, non est caritas Patris in eo” – [Non amate né il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui] (1 Giov. II: 15)

Il tema di questa breve analisi è l’attività di cospirazione anticattolica dei “material-formalisti”. In questo caso il termine biblico “adulteri” può essere applicato in senso figurativo o spirituale. – Innanzitutto sarà bene spendere poche parole sui c. d. “Lefebvriani” e sui “Sedevacantisti”, le cui dottrine “eretiche” sono molto facili da capire e non hanno bisogno di molte spiegazioni. A) – I “lefebvriani” asseriscono che la “chiesa” del Vaticano II sia la “vera chiesa” temporaneamente in crisi, che tutti gli antipapi di questa “chiesa” sono veri Papi che “a volte” insegnano errori ed eresie, e tutti i Cattolici hanno il “diritto” di resistere ai “Papi” quando i “papi” insegnano errori e eresie. Tutti i “sacramenti” gestiti dai “sacerdoti” della “chiesa” del Vaticano II sono riconosciuti validi dai “Lefebvriani”. B) – I “sedevacantisti” affermano invece che la “chiesa” del Vaticano II sia una falsa “chiesa” che non ha il Papa, per cui la Chiesa Cattolica stessa si trovi in un periodo di Sede Vacante che dal 1958 perdura fino ai giorni nostri. I “sedevacantisti” non hanno una risposta sul come la Chiesa Cattolica possa ripristinare il vero Papato. I “sacramenti” dell’Ordine, dell’Eucaristia, della Confessione, dell’Unzione e della Confermazione, che vengono amministrati dai “sacerdoti” della “chiesa” del Vaticano II, non sono riconosciuti validi dai “sedevacantisti”.

E veniamo ai “material-formalisti“, che sono i propagatori della eresia più sottile, subdola e malvagia, che deve essere pertanto spiegata. – Uno dei propagandisti molto attivi del “material-formalismo” è Donald Sanborn, autoproclamatosi rettore del “Seminario della Santissima Trinità” in Florida, fondato autonomamente con l’aiuto di generose donazioni dei seguaci della sua eresia, buona parte ex “lefebvriani”. Anche se il personaggio in causa definisce il suo seminario: “cattolico”, di fatto questa “scuola” è sulla falsa riga dei numerosi seminari fasulli del Vaticano II. Lo riteniamo essere il propagandista più attivo dell’eresia “material-formalista” poiché insegna ai suoi seminaristi ed ai laici suoi “fedeli”, ad essere “amici di questo mondo” insieme ai “papi” del Vaticano II. – L’eresia diffusa da Donald Sanborn è conosciuta come “Material-formalismo” (“Sedeprivazionismo” è un altro nome dell’eresia in causa). L’idea principale dell’eresia è che tutti gli antipapi della “chiesa” del Vaticano II siano eletti legalmente e che ogni antipapa sia un “papa materiale”, che “conserva l’autorità di nominare gli elettori (cardinali) al Papato, per il motivo stesso che i cardinali hanno il potere di eleggere”. D. Sanborn insegna che, secondo la tesi “material-formalista”, il Novus Ordo mantiene il potere di nominare le persone che ricevono così il potere di designazione nella Chiesa”. – Questa tesi eretica non è in realtà sua. L’autore di questa falsa tesi, [antimotistica in contraddizione evidente con la XVI Tesi del tomismo -ndr. -] è il teologo domenicano francese Fr. Michel Louis Guerard des Lauriers (1898 – 27 febbraio 1988), un sacerdote validamente consacrato il 29 luglio del 1931. – Dopo il “concilio” Vaticano II, p. Guerard des Lauriers diviene professore e docente al seminario San Pio X di Marcel Lefebvre a Ecône, in Svizzera [pseudo-seminario mai autorizzato secondo le leggi della Chiesa da alcuna autorità che ne avesse facoltà, neanche la fasulla! –ndr.-]. È a questo punto che il domenicano ha dato alla luce, con parto distocico, la sua “creatura”: la sua tesi [c.d. tesi di Cassiciacum, il cui pomposo nome latino è quello della località, oggi Cassago Brianza, in cui Sant’Agostino d’Ippona nel 387 si ritirò in ben altra meditazione e preghiera prima di ricevere il Battesimo –ndr. -], secondo la quale il soglio di Pietro sarebbe stato vacante perché l’antipapa Paolo VI era colpevole di eresia. A causa di questa concezione, Marcel Lefebvre rimosse Guerard des Lauriers dal suo insegnamento nel seminario della “fraternità” fin dal 1977. – Fr. Guerard des Lautiers morì ad Etiolles, Francia, nel 1988 all’età di 90 anni. – Guerard des Lauriers credeva tra l’altro che i nuovi riti dell’ordinazione e della consacrazione episcopale (quelli recentemente promulgati nel “Pontificale Romanum” del 18 giugno 1968) approvati dall’antipapa Paolo VI fossero dubbiosamente validi o addirittura totalmente invalidi: pertanto era necessario intervenire per garantire una “valida” successione apostolica di vescovi per la conservazione della Chiesa Cattolica Romana (latina). Avviò quindi confronti e discussioni con il dottor Eberhard Heller e il dottor Hiller, attivisti sedevacantisti tedeschi che all’epoca ospitavano il vescovo Pierre Martin Ngo Dinh Thuc (1897-1984); il p. Guerard des Lauriers accettò di abbandonare il suo “material-formalismo” e di aderire ai principi teorici del “sedevacantismo”, e in tale sede fu convenuto pure che il vescovo emerito Ngo Dinh Thuc lo avrebbe consacrato vescovo [senza giurisdizione, naturalmente –ndr.-]. – Il 7 maggio 1981, p. Guerard des Lauriers venne infatti consacrato vescovo dal vescovo Ngo Dinh Thuc a Tolone, in Francia. Ma poco dopo la consacrazione, p. Guerard des Lauriers rispolvera il suo “Sedeprivazionismo”, iniziando una feroce polemica con i “Sedevacantisti”, non escludendo neanche il vescovo Ngo Dinh Thuc.

Brevemente sulle “allegre” consacrazioni amministrate dal vescovo Ngo Dinh Thuc.

Alcune tra queste consacrazioni possono essere trattate come dubbiosamente valide o addirittura non valide, perché il vescovo Ngo Dinh Thuc ha affermato egli stesso che, almeno in dieci “consacrazioni”, ha ritenuto l’intenzione sacramentale, cioè ha eseguito una “parodia” sacramentale senza intenzione che invalida il Sacramento stesso. In molti casi era in uno stato di amnesia nel “consacrare” un vescovo tanto che poco dopo, e per diverse ore dopo, non si ricordava di quello che aveva fatto e di ciò che aveva detto, né chi fosse stato il recente “consacrato”. Qualcuno dice che soffrisse di una demenza senile o, allegoricamente, che fosse come “inebriato”, “folle” o “in un’aura soporosa”. Questo significa che probabilmente il vescovo Ngo Dinh Thuc abbia simulato la “consacrazione” di p. Michel Louis Guerard des Lauriers, e che comunque, della stessa, si possano avere sospetti legittimi e seri dubbi. – Dopo una panoramica dei casi delle “consacrazioni”, amministrate dal vescovo Ngo Dinh Thuc, ritorniamo alla eretica tesi del “Material-formalismo”. Secondo la tesi del Des Lauriers, gli antipapi Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco erano o sono “papi difettosi” in quanto, a causa della supposta adesione alla “eresia modernista”, il loro consenso nel diventare Papa è difettoso e, pur essendo “potenzialmente” Papi, non hanno raggiunto la “pienezza del papato”. – Questa falsa idea si può anche descrivere in altro modo dicendo che: ogni antipapa del Vaticano II sia diventato “papa materialmente”, ma non formalmente (“papa materialiter non formaliter”).

Due conseguenze di questa tesi eretica

 Secondo la tesi Cassiciacum, [mai nemmeno lontanamente ipotizzata dal Magistero Cattolico –ndr-] ne deriva che:

1.- Non esiste una Sede Vacante reale, in quanto un “uomo” ha assunto il ruolo di “papa materiale”;

2. – Che il “papa materiale” (Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI o Francesco), recedendo dal modernismo e tornando alla fede cattolica, possa completare il processo di “maturazione” raggiungendo la “pienezza del papato”. – Oltre al p. Michel Guerard des Lauriers, i “tradizionalisti” fasulli che difendono questa visione sono: i “vescovi” Robert McKenna (deceduto) e Donald Sanborn negli Stati Uniti e Francesco Ricossa in Italia con il suo “Istituto Mater Boni Consilii”, il cui “vescovo” Jan Stuyver Geert “operante” nelle Fiandre, è una “emanazione” del McKenna, a sua volta consacrato (?!?), guarda caso, proprio dal Des Lauriers. – Ma torniamo all’”insegnamento” di Donald Sanborn, che rimane in contatto con l’Istituto Mater Bonii Consilii in Italia e visita l’”Istituto” abitualmente. L’araldo della tesi in questione, è stato [non-] ordinato da Marcel Lefebvre, il cui sacerdozio deriva dalla “linea” di un alto membro dell’associazione Massonica, p. Achille Lienart. – Fr. Achille Lienart, nato a Lille, in Francia (7 febbraio 1884), ordinato sacerdote validamente (29 giugno 1907) entrò, come tutti sanno, nella loggia di Cambrai (1912), diventando “visitatore” in massoneria – 18° grado Rosa+croce (1919), quindi 30° grado “cavaliere Kadosh” [grado di consapevolezza luciferina –ndt-], e poi “consacrato” Vescovo (8 dicembre 1928). – Secondo l’infallibile bolla “Cum ex Apostolatus Officio” (1) di papa Paolo IV, p. Achille Lienart, a partire dal 15 ottobre 1912, essendo membro di una notissima associazione che opera contro la Chiesa, non era idoneo ad essere elevato ad alcun ufficio ecclesiastico, oltre che scomunicato “ipso facto” latæ sententiæ.

[. (1) – … 6: “Aggiungiamo che, se mai dovesse accadere in qualche tempo che un vescovo, anche se agisce in qualità di arcivescovo o di patriarca o primate od un cardinale di Romana Chiesa, come detto, od un legato, oppure lo stesso Romano Pontefice, che prima della sua promozione a cardinale od alla sua elevazione a Romano Pontefice, avesse deviato dalla fede cattolica o fosse caduto in qualche eresia (o fosse incorso in uno scisma o abbia questo suscitato), sia nulla, non valida e senza alcun valore, la sua promozione od elevazione, anche se avvenuta con la concordanza e l’unanime consenso di tutti i cardinali; neppure si potrà dire che essa è convalidata col ricevimento della carica, della consacrazione o del possesso o quasi possesso susseguente del governo e dell’amministrazione, ovvero per l’intronizzazione o adorazione dello stesso Romano Pontefice o per l’obbedienza a lui prestata da tutti e per il decorso di qualsiasi durata di tempo nel detto esercizio della sua carica, né essa potrebbe in alcuna sua parte essere ritenuta legittima, e si giudichi aver attribuito od attribuire una facoltà nulla, per amministrare a tali persone promosse come vescovi od arcivescovi o patriarchi o primati od assunte come cardinali o come Romano Pontefice, in cose spirituali o temporali; ma difettino di qualsiasi forza tutte e ciascuna di qualsivoglia loro parola, azione, opera di amministrazione o ad esse conseguenti, non possano conferire nessuna fermezza di diritto, e le persone stesse che fossero state così promosse od elevate, siano per il fatto stesso e senza bisogno di una ulteriore dichiarazione, private di ogni dignità, posto, onore, titolo, autorità, carica e potere ...” (Paolo IV: Bolla Papale “Cum ex Apostolatus Officio”,1559, confermata in toto da una bolla successiva di S. Pio V, INTER MULTIPLICES CURAS del 21.12.1566).

 Ma continuiamo l’analisi dell’insegnamento di Donald Sanborn. – Leggiamo un “illuminante” estratto dell’articolo dello stesso Donald Sanborn: “SPIEGAZIONE DELLA TESI DEL VESCOVO GUÉRARD DES LAURIERS”, che si può trovare sul sito del suo non-cattolico “Most Holy Trinity Seminary” [Seminario della Santissima Trinità].

– “III” … I papi “del “Novus Ordo” hanno una successione materiale, e credo che alcuno possa negare che i “papi” del “Novus Ordo” siano almeno nella stessa condizione dei Vescovi scismatici greci nella prospettiva Apostolica. Il nucleo della questione è: se la nomina di esponenti del “Novus Ordus” ai posti di autorità sia legale e legittima o meno. Tutti direbbero che non sono in condizioni migliori rispetto agli scismatici greci, cioè che essi hanno una successione materiale, ma senza possedere una designazione legittima. I material-formalisti dicono che essi materialmente hanno una successione, ma non una designazione legale e legittima.

D. – Come possiamo avere veri cardinali, se Ratzinger non è il Papa? Non sarebbero essi dei cardinali fasulli?

R. – Possono essere cardinali fasulli, ma non sono elettori falsi. Ratzinger ha l’autorità di nominare elettori al Papato per la stessa ragione che i Cardinali stessi hanno il potere di eleggere. Tutto questo riguarda l’ordine di designazione e non l’ordine di giurisdizione. Ma è il potere di competenza (potere delle regole) che rende Papa un Papa, e non il potere della designazione. La tesi sostiene che il Novus Ordo mantiene il potere di designare le persone per ricevere il potere di competenza nella Chiesa. È una realtà sfortunata, ma è la realtà.

D. – Qual è la soluzione per il problema della Chiesa che la tesi offre?

R. – Ci sono molte soluzioni possibili. .- 1) Ratzinger si converte alla fede cattolica, ripudia il Vaticano II e le sue riforme, e riceve la giurisdizione per governare e diventa così il Papa.

(2) Alcuni cardinali (anche uno sarebbe sufficiente) si convertono, rifiutano il Vaticano II e dichiarano pubblicamente la “vacanza” della sede, chiedendo la convocazione di un nuovo conclave. Questo atto rimuoverà da Ratzinger il titolo ottenuto con elezioni valide. È anche probabile che l’ipotesi 2) si possa applicare ai Vescovi diocesani del “Novus Ordo”, che accederebbero alla vera giurisdizione rifiutando il Vaticano II. È anche vero, secondo la tesi, che queste possibilità sussisterebbero indefinitamente, anche oltre la morte di Ratzinger “.

Questa menzogna molto perniciosa che Donald Sanborn insegna ai suoi seguaci, è nascosta nella sua falsa formula: “Tutto questo riguarda l’ordine di designazione e non l’ordine di giurisdizione, ma è proprio il potere di competenza (potere di regolare) che rende Papa un Papa, e non il potere della designazione”. – Non c’è bisogno di essere un grande teologo per capire che il potere di designazione è parte integrante del potere di giurisdizione. Solo una persona che possiede la pienezza del potere, cioè il potere di competenza, ha anche il potere di designare, perché il potere di designare è parte integrante del potere di regolare. Una persona che non possiede il potere di competenza (potere delle regole) non ha il potere di designazione. – In altre parole, Donald Sanborn mette nella mente dei suoi seguaci l’idea eretica che gli antipapi della “chiesa” del Vaticano II posseggano il potere di giurisdizione perché possiedono il potere della designazione. – Anche la seguente frase di Donald Sanborn è completamente falsa: “Non credo che alcuno possa negare che i” papi “di Novus Ordo si trovino almeno nella stessa condizione dei vescovi scismatici greci nella prospettiva Apostolica». Anche se non pensa che qualcuno lo possa negare, io lo nego totalmente! I vescovi scismatici greci sono almeno validi, anche se illegittimi, perché consacrati, ma i “papi” del “Novus Ordo” sono eretici e scismatici “non consacrati”, e quindi non possono essere “nella stessa condizione dei vescovi scismatici greci”. – Dopo aver letto queste “perle” di Donald Sanborn, si può giungere alla conclusione unica che, in modo molto sofisticato, D. Sanborn insegni a tutti di essere “amico di questo mondo” condizione per cui “si diventa nemico di Dio”.

Vediamo un altro brillante “insegnamento” di Donald Sanborn, quando “critica” l’Amoris Lætitia di Bergoglio. Egli afferma che i “cardinali conservatori” del Vaticano II che hanno protestato contro l’Amoris Lætitia di Bergoglio, possano diventare “salvatori della Chiesa Cattolica”. [Seminary Newsletter, December 2016″]. – Sulla base del citato “insegnamento” di Donald Sanborn, l’antipapa George M. Bergoglio (il sedicente “Francesco”) sarebbe stato il vero papa fino alla pubblicazione dell’Amoris Lætitia. Dall’”insegnamento” di Donald Sanborn quindi, si può concludere che: tranne che in Amoris Lætitia, tutti gli “insegnamenti” di Bergoglio siano assolutamente cattolici e che “… non sia Bergoglio il problema, bensì il Vaticano II stesso”, – che Bergoglio stesso e tutti i “cardinali” siano validamente ordinati e consacrati “vescovi” e che i “cardinali” abbiano solo il compito “di scegliere un uomo che abbia l’intenzione di rifiutare il Vaticano II e le sue riforme” e tutto sarà Ok [il tutto finisce a … tarallucci e vino! ndt.]

Ma leggiamo ancora alcune “preziose” citazioni dalla “DIREZIONE TEOLOGICA DELL’ISTITUTTO CATTOLICO ROMANO”, recentemente fondato da Donald Sanborn: “Inoltre ritengo che i membri della gerarchia di Novus Ordo costituiscano solo la materia gerarchica cattolica, vale a dire che sono in possesso di designazioni legalmente valide per ricevere la giurisdizione, anche se rimangono privati di questa giurisdizione fino a quando non neghino l’apostasia Del Vaticano II e delle sue riforme”. – “Ritengo che i promulgatori modernisti del Vaticano II e delle sue riforme siano spogliati di qualsiasi autorità ecclesiastica a motivo della loro intenzione di comminare alla Chiesa cattolica romana la trasformazione sostanziale delle sue dottrine, della liturgia e delle discipline essenziali, e coloro che sono eletti o nominati nelle posizioni di autorità, per quanto legittime, debbano essere considerati falsi papi e falsi vescovi “. Le citazioni sono tratte dal sito del “Seminario della Santissima Trinità” di Donald Sanborn (APRILE 2017 SUPPLEMENTO de: “L’Istituto Cattolico Romano”). – Si può vedere che Donald Sanborn riconosce che la “gerarchia” del “Novus Ordo”, “sia in possesso di nomine legalmente valide per ricevere la giurisdizione” e che … la “gerarchia” del “Novus Ordo” eletta o designata in posizioni di autorità, sia tuttavia legittima”. – Allo stesso tempo si può notare che c’è una proposta molto strana e illogica – 1) “la gerarchia eletta o nominata in posizioni di autorità, è tuttavia legittima”, 2) ” … debbano essere considerati falsi papi e falsi vescovi”. – Chi sono legittimamente eletti e nominati in posizioni di autorità? E se legittimamente eletti e nominati in posizioni di autorità, perché devono essere considerati falsi papi e falsi vescovi? È un insegnamento molto strano, illogico e non cattolico “. – Quindi, la definizione dell’attività di Donald Sanborn scaturisce dal suo “insegnamento”: egli è un propagandista del Vaticano II, la cui “vocazione” è quella di mantenere le persone legate a cerimonie esterne tradizionali, all’interno del falso sistema anti-cattolico del Vaticano II. Curiose poi sono le sue parole: “È una realtà sfortunata, ma è la realtà”. Lo stesso si può dire proprio di tutti i rappresentanti del “formalismo materiale”.

Alcune conclusioni:

1) Innanzitutto, i “formal-materialisti” (o “Sedeprivazionisti” o “Tesisti”) non riconoscono né la Chiesa cattolica, la Chiesa di Cristo, né il Vicario di Cristo perché al contrario ritengono vera la gerarchia materiale del “Novus Ordo”. I “papi” del Vaticano II, “legittimamente” eletti dai cardinali “falsi” diventano “papi materiali” [e per questo fatto stesso sono dunque fuori della Chiesa cattolica]. Questo significa oltretutto che “i material-formalisti” e tutte le loro strutture sono parte integrante della falsa chiesa del Vaticano II.

2) L’insegnamento di “material-formalisti”: “Se il “papa materiale” (Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI o Francesco) ripudia il modernismo e torna alla fede cattolica, raggiunge la “pienezza del papato”, è una asserzione che “rimane in totale contraddizione con la Fede cristiano-Cattolica“. Essi propongono pertanto una “soluzione” molto facile per gli antipapi onde sfuggire alla loro punizione e conducono così milioni di anime all’inferno per mezzo di insegnamenti eretici ed attività sacrileghe.

Ci sono qui da considerare due sottopunti:

2-a) Se si parla della cosiddetta “gerarchia” del Novus Ordo alla luce del Sacramento del Sacerdozio, la gerarchia del Novus Ordo può essere solo formata da “laici in gonnella”, perché essendo stati insediati secondo il “nuovo rito” invalido promulgato dall’antipapa Paolo VI nel 1968, non possono costituire una gerarchia neanche materialmente. Se qualcuno di loro ancora fosse stato validamente ordinato e consacrato secondo il rito romano valido, sarebbe oramai già deceduto, o in età pensionabile di estrema vecchiaia, e quindi non più appartenente in modo attivo alla gerarchia del Novus Ordo.

2-b) Nostro Signore Gesù Cristo dice: “È impossibile che gli scandali non debbano arrivare: ma guai a colui attraverso il quale questi avvengono. È meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino e venga gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli” (S. Luca XVII: 1-2). Quindi tutti quegli antipapi e la gerarchia del “Novus Ordo” che hanno scandalizzato centinaia di milioni di piccoli e non si sono pentiti per questo, andranno direttamente all’inferno. Se gli antipapi Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II non si sono pentiti prima della loro morte, hanno già raggiunto l’inferno; ma gli antipapi Benedetto XVI e Francesco hanno ancora la possibilità di evitare tale punizione e la dannazione eterna, ma in ogni caso non hanno alcuna possibilità di essere Papi. Entrambi hanno la possibilità della conversione e della penitenza ridotti allo stato laicale, fino alla loro morte. Dopo la morte: Giudizio, Inferno o il cielo attraverso il Purgatorio.

3) Riconoscendo “papi materiali”, infatti, antipapi e demolitori della Fede Cattolica e della morale, tutti i “material-formalisti” (“sedeprivazionisti” o “tesisti”), sia propagandisti che seguaci ordinari, sono caricati di tutti i peccati degli antipapi e di tutte le conseguenze dei loro peccati.

E allora cosa fare?

.1) Se i propagandisti ed i seguaci della eresia “material-formalista” vogliono essere salvati e non vogliono andare all’inferno insieme agli antipapi come ribelli impenitenti contro Cristo stesso, contro i Vicari di Cristo e la Chiesa Cattolica fondata da Cristo, devono “resettare”, cancellare le loro idee eretiche, onde arrestare tutto il sostegno verbale e spirituale ai “papi materiali” del Vaticano II ed alla gerarchia del “Novus Ordo” ed aderire alla Chiesa Cattolica. Devono poi riconoscere e prestare obbedienza al Papa Gregorio XVIII, il vero Successore di Papa Gregorio XVII e di San Pietro Apostolo. Praticamente devono rivolgersi ai sacerdoti ed ai Vescovi validamente ordinati e consacrati in unione con il Papa Gregorio XVIII e, per quanto possibile, ricevere i Sacramenti della Confessione, della Santa Eucarestia, della Confermazione. Se sospettano che il loro battesimo sia invalido o dubbiosamente valido, devono ricevere un Battesimo valido, o incondizionatamente o nella forma condizionata.

Secondo l’insegnamento infallibile della Sacra Scrittura e della Santa Tradizione non esistono altre opzioni!

Un Sacerdote Cattolico.

 

LA VERITA’ SU GALILEI:

IL PROTESTANTE CAMUFFATO [L’ERETICO ACCADEMICO] e la CHIESA, MAESTRA INFALLIBILE DI VERITA’

[Riflessioni su un testo di Etienne Couvert: “Visage et masques de la gnose”] (1)

L’ “affare Galilei” appartiene all’arsenale delle menzogne ed imposture che gli storici moderni, al servizio dei cabalisti modernisti, hanno montato in ogni parte con l’odio, per l’odio di Gesù-Cristo e della sua Chiesa, con l’interazione confessata e proclamata di uccidere la fede nelle anime ancora credenti, in ciò favoriti dall’atteggiamento degli impostori della “chiesa dell’uomo”, mostro obbrobrioso del modernismo anticristiano, operante attivamente dal 26 ottobre del 1958. Fin dall’inizio della ricerca sulla gnosi, noi non abbiamo cessato di scontrarci con queste menzogne talmente inculcate negli spiriti, che i nostri studi e le nostre dimostrazioni provocano ancora reazioni di diffidenza e di scetticismo anche nella maggior parte dei cristiani sinceri che hanno molta difficoltà a liberarsi dalle mode intellettuali del “correttamente masso-politico”, dello scientificamente masso-corretto, del religiosamente masso-corretto”. Questo studio su Galilei si iscrive nel prosieguo di quanto si può dire sugli umanisti e sul Rinascimento, sorto dopo l’invasione europea dei marrani evacuati saggiamente dalla penisola iberica. È dunque necessario brevemente ricordare il carattere fondamentalmente anticristiano di questo Umanesimo.

La condanna dell’ELIOCENTRISMO

« Noi sappiamo che il culto di Mithra è stato opposto, nei primi secoli cristiani, a quello di Gesù Cristo. Mithra è il sole invitto, imbattuto, (sol invictus). Esso finì per essere il culto ufficiale dell’impero romano sotto Aureliano. Ecco che gli umanisti del Rinascimento nel loro furore anticattolico hanno ripreso questo culto, ma in segreto, secondo gli usi dei marrani, nelle loro conventicole intime. Il sistema eliocentrico, insegnato da Copernico e ripreso da Galileo è effettivamente una manifestazione dell’adorazione del sole, pura idolatria e becero paganesimo. Copernico scrive nel “De revolutionibus orbium coelestium”: “ in mundo vero omnium residet Sol. Quis enim in hoc pulcherrimo templo lampadem hanc in alio vel meliori loco poneret, quam unde totum simul possit illuminare, si quidem non inepte quidam lucernam mundi, alii mentem, alii rectorem invocant, Trismegistum visibilem deum”. Il sole è dunque, per Copernico lo spirito del mondo, il reggitore del mondo, un dio visibile. Il riferimento ad Ermete Trismegisto è significativo. Il sole ha la sua sede di soggiorno, in tutte le cose del mondo ed il mondo è il suo tempio: non è questa forse una definizione di Panteismo? Galilei ulteriormente precisa: “mi sembra che in natura si trovi una sostanza molto volatile, molto tenue, rapidissima, che nel suo espandersi nell’universo, penetra tutto senza ostacolo, riscalda, dà vita e rende feconde tutte le creature animate. Sembra che i sensi stessi ci mostrino che il corpo del sole è il ricettacolo di questo “spirito”, fuori dal quale si spande su tutto l’universo una immensa luce accompagnata da questo “spirito calorifico”, penetrante tutti i corpi capaci di essere animati, dando loro vita e fecondità.” – “Il sole è un dio visibile al centro dell’universo; immobile esso penetra tutte le creature, è sorgente di vita, anima tutto. Certamente è questo il “culto solare”, tipicamente pagano, che Copernico e Galilei praticavano. Ed è alla luce di questi testi che i giudici del Santo Uffizio, quelli che facevano bene il loro lavoro di guardia dell’ortodossia, hanno condannato Galilei. Da questa chiara angolazione si aprono prospettive nuove sul “complesso Galilei”! Si può ben comprendere infatti che le considerazioni sui movimenti della terra e del sole, non sono altro che un pretesto per sviluppare un insegnamento fondamentalmente panteistico, un “cavallo di Troia” che in una certa misura si insinuò tra le autorità romane. Ma il 24 febbraio 1616, l’Eliocentrismo di Copernico, come decodificato sopra, venne condannato dal Santo-Uffizio ed a giusto titolo come abbiamo visto. E per manifestare che i censori non erano incappati nelle trappole tese, essi hanno precisato con cura che le formule condannate “erano assurde in filosofia e formalmente eretiche”, ma che non pregiudicavano considerazioni puramente astronomiche o fisiche. L’affare a questo punto avrebbe dovuto essere chiuso, lo si doveva arrestare là, ma si era di fronte ad una vera “setta” molto ben organizzata, una proto-ragnatela gnostico-cabalista, archetipo degli interessi ed intrallazzi kazaro-massonici oggi visibilmente e spudoratamente operanti in chiaro, ben al di fuori dell’ombra delle conventicole.

L’Accademia dei Lincei

Questa Accademia funzionava come un club massonico, con una facciata mondana, ufficiale, un proto-rotary, che attirava il bel mondo romano con delle conferenze, dei concerti, dei banchetti e ricevimenti vari, ed un nucleo operativo, lo “zoccolo duro”, nella residenza di campagna di Pietro Cesi ad Acquaspartia, vicino ad Urbino. I tre mentori della setta sono Pietro Cesi, Cesarini, ma soprattutto mons. Ciampoli, il gran maestro dei Lincei, che vedremo all’opera ben presto. – Il programma è chiarissimo. Eccone la formula: “noi stabiliremo con dei ragionamenti ed esperienze, dei paradossi che appaiano completamente contrari ai dogmi consacrati”. Consideriamo bene la formula: le esperienze cosiddette “scientifiche”, i ragionamenti polemici e cavillosi non hanno che un unico scopo: distruggere la fede, cancellare la Religione Cattolica, l’unica vera Religione. Una vera confessione! La solita “solfa”, si tratta di lanciare, sotto il pretesto di una copertura scientifica, come la disputa sulle comete, un attacco in grande stile contro le basi intellettuali della cultura tradizionale che domina a Roma. Ciò che è in gioco è il prestigio e la legittimazione intellettuale dei Lincei. Essa va dunque a scontrarsi con la resistenza del Collegio Romano dei Gesuiti, ove regna il rispetto della tradizione aristotelica in filosofia e la vigilanza sui principi della Fede Cattolica. – Galilei è uno dei membri eminenti dell’Accademia. Il 17 luglio 1620, nel corso di una seduta segreta ad Acquaspartia fu decisa l’operazione denominata “Sarseide”. Galilei doveva preparare un’opera per denunciare la fisica aristotelica, trattata come puro “nominalismo”, lanciare lo slogan: “il libro della natura non è stato scritto per essere letto solamente da Aristotele. Questo grande libro del mondo è alla portata di tutti. I commentari di Aristotele sono come “una prigione della ragione”. Egli doveva mettere la sua autorità al servizio dell’Accademia per assicurarle prestigio e legittimità intellettuale. E si mette all’opera! Nel frattempo, il 17 settembre del 1621, era morto il cardinale Bellarmino, l’energico prefetto del Santo-Officio. Si poteva così avere l’opportunità di profittare di una grande libertà per le “Novità”. Nel 1622, il manoscritto del “Saggiatore” è nelle mani dei Lincei. Esso è rivisto e corretto da Cesarini, poi dal principe Cesi, mentre il testo definitivo è redatto da mons. Ciampoli, il “Gran Maestro”. È una vera “macchina da guerra” contro coloro che sono considerati gli “adoratori ostinati dell’antichità”, contro i Gesuiti del Collegio romano. L’opera è piena di falsità e di insulti contro di essi, impiega l’arma del ridicolo puntato sul Collegio Romano e sulla devozione al principio dell’autorità della Tradizione, con formule caustiche ed insolenti contro queste “… anatre incapaci di seguire il volo degli angeli”. – Ora, per i Gesuiti, il principio di autorità era più sacro di una citazione criticabile. Era un valore di carattere religioso ed un punto fondamentale della lotta contro l’eresia. Ed essi reagirono! “L’errore si trova, essi diranno, nell’opera gli atomi di Epicuro, nelle idee di Democrito, nel Nominalismo di Occam, nelle elucubrazioni confuse di matrice pitagorica. Vi si lodavano gli autori pagani in odore di ateismo e degli autori cattolici in odore di eresia”. Un vero scandalo dunque!

Un Papa “novatore”, Urbano VIII

Nel 1623, nuovo Conclave … mons. Ciampoli “lavora” i cardinali, intriga e “fa in modo” che sia eletto Papa Urbano VIII, suo amico e complice. Maffei Barberini è giovane, ama la poesia, è uno sportivo; oggi diremmo che aveva presa “mediatica”. Egli si incarica di piazzare degli “uomini” dei Lincei in tutti i posti principali della corte. Il mons. Ciampoli resta il consigliere intimo e discreto. – Il giovane nipote del nuovo Papa, Francesco Barberini, diviene cardinale a sua volta e “dirige” il pontificato, … egli sarà l’“anima dannata” di suo zio. – Nel corso delle grandi feste e delle manifestazioni di entusiasmo organizzate dai Lincei per promuovere il nuovo Papa eletto, Galilei è ricevuto ufficialmente come “filosofo del Vaticano”, nel corso di una bella cerimonia, il 23 aprile del 1624. Barberini sa che deve la su elezione al gran maestro dei Lincei, al mons. Ciampoli. Quest’ultimo conosce i “segni dei tempi”, per lui questo Pontificato è una “mirabile congiuntura”. – Grazie a lui il mondo di Aristotele è finito. Galilei è il “filosofo cristiano moderno” che rimpiazza il pagano Aristotele nella “summa” della nuova cultura cattolica. Egli pone i suoi amici e quelli di Galilei alla “Sapienza”, nuova università romana, che si erge contro il Collegio romano dei Gesuiti. – La nuova filosofia è presente a corte, in cattedra, nelle accademie e nelle famiglie della società romana. Rivoluzione culturale che permetteva di sperare ben presto di poter rilanciare la campagna in favore di Copernico, l’eretico-condannato. Urbano VIII si leva contro i Gesuiti. Nel 1627, rifiuta la canonizzazione del cardinale Bellarmino imponendo, proprio in questa occasione, l’obbligo di attendere cinquanta anni prima di introdurre un processo di Canonizzazione. Egli nomina il cardinale Pietro de Berulle, “il nuovo teologo”, il mistico riformatore della fede, grande nemico dei Gesuiti e grande amico di Saint-Cyran … è lui che orienta gli Oratoriani di Francia verso il Giansenismo per circa due secoli. Ma il 3 novembre 1624, nel suo discorso inaugurale del Collegio romano, il P. Spinola condanna fermamente i tentativi di edificare una nuova costruzione umana di saggezza: egli compara la nuova filosofia pagana dei novatori alla “costruzione della Torre di Babele”. I novatori vogliono scalare il Cielo … essi sono dei ribelli contro Dio e la Fede. Essi vogliono provocare la rovina della Chiesa! Questo discorso fa sensazione. – Ma, in questa “mirabile congiuntura”, non è facile denunciare Galilei, il “sapiente” (falso) cattolico ufficiale, l’amico intimo del Papa, il più grande filosofo d’Europa, amato, coccolato, adulato, rispettato e temuto. E mentre il nuovo Papa ed i sui “amici” dell’Accademia dei Lincei, preparano questa rivoluzione culturale, i Gesuiti, continuano attraverso l’Europa la loro impresa di riconquista delle provincie protestanti. In questo contesto, ci sembra del tutto opportuno riprodurre una bella pagina del libro di Pietro Redondi [“Galilei eretico”] che seguiamo possa passo. “Non sono le petulanti e chiassose manifestazioni di gioia dei letterati novatori e degli aristocratici progressisti romani galvanizzati dall’elezione di un Papa amico di Galilei ed intellettuale raffinato a preoccupare i Gesuiti; ma è una linea generale di apertura culturale e politica improvvisa ed i cui effetti sono contrari alla linea di rinnovo e di lotta della Chiesa della Contro-riforma fissata dal Concilio di Trento. La Compagnia di Gesù, che è lo strumento più efficace di questa linea di condotta, non è vittima di una stretta visione provinciale e romana dei problemi, che condiziona numerosi suoi nemici nella curia. Il fronte principale di lotta contro la Riforma, non sono né i corridoi della Curia, né i saloni dell’Accademia, ma sono le pianure e le città dell’Ungheria e della Boemia, ove i padri della Compagnia, al seguito dei reggimenti della linea imperiale, riportano vittorie; essi riconquistano per Roma le chiese profanate dai riti protestanti, issano le loro bandiere ornate del simbolo dell’Eucaristia sui monasteri degli ordini religiosi decadenti e corrotti, e li confiscano per farne collegi e centri di educazione religiosa, senza preoccuparsi dei reclami romani degli ordini monastici. Il successo dei Gesuiti è impressionante, sul teatro principale della guerra di religione. Nei territori appena strappati ai protestanti, intere popolazioni si riconvertono in massa al Cattolicesimo con ogni mezzo e ad ogni costo. “Forti di queste vittorie e della coscienza politica e religiosa delle sue dimensioni mondiali, la Compagnia di Gesù sa che la fedeltà all’impero è la migliore garanzia contro la Riforma. Essa diffida di pericolose aperture diplomatiche del nuovo Pontefice in direzione di un avventuriero senza scrupoli come Richelieu, nuovo atro nascente della politica europea”.

Il vero processo

Quando il libro del “Saggiatore” appare in libreria a Roma, il primo esemplare venduto viene comprato da P. Grassi, professore eminente del collegio romano. Egli, di carattere irascibile, si adira violentemente con il libraio. Il P. Grassi, annuncia una risposta che non viene. – Galilei intanto viene ricevuto con grande pompa dal Papa nell’aprile del 1624. Ora, nell’estate del 1624, il P. Grassi depone alla cancelleria del Santo-Uffizio una denuncia in regola contro il “Saggiatore” per eresia concernente l’Eucaristia. Il testo di questa denuncia è stato ritrovato da Pietro Redondi in un dossier annesso al processo Galilei, che era stato dunque ben separato fin dall’inizio dell’affare. – Il p. Grassi muove due accuse fondamentali contro Galilei. 1) Il “nominalismo” di Occam, secondo cui le qualità delle cose non sono che dei nomi, ma che nella realtà non esistono: “… se vedo il colore rosso di questo oggetto, questo colore non è che nella mia percezione, ma non nel sole”. È evidentemente un’assurdità. – 2) L’“Atomismo” di Democrito; “… se gli atomi o corpuscoli, o “minima” costituiscono la sostanza dell’oggetto, allora le percezioni sensibili che sono il prodotto di queste particelle fanno anche parte della sostanza delle cose; se dunque, nelle Specie eucaristiche, le forme sensibili del pane e del vino permangono dopo la Consacrazione, la loro sostanza medesima resta presente. Non c’è dunque transustansazione, ma consustansazione”. La tesi di Galilei non fa che riprendere la tesi di Lutero e dei protestanti: Galilei, il filosofo ufficiale della corte pontificia e grande amico del Papa, non è che un “protestante camuffato” …. In effetti le Congregazioni Generali dei Gesuiti hanno sempre condannato l’“Atomismo” di moda presso gli umanisti e ne hanno proibito l’insegnamento nei collegi della Compagnia, condanne rinnovate nel corso del XVII secolo con notevole insistenza. Il primo aprile 1632, la Compagnia di Gesù aveva proibito di insegnare la dottrina degli atomi nei collegi. [… “Non si deve identificare la sostanza con l’estensione e le qualità. Le particelle non sono che misure della materia. L’Atomismo non è che una forma sottile di materialismo. Se è la materia che produce le forme sensibili e le qualità delle cose, allora essa diviene creatrice delle sue forme; essa è dunque di natura divina …”] Questa condanna viene rinnovata nel 1641, nel 1643, nel 1649. Ecco la formula protestante: “Il pane ed il Corpo del Cristo sono realmente, non sostanzialmente né essenzialmente presenti, perché se il pane non avesse più sostanza, non sarebbe più niente e di conseguenza, non sarebbe nemmeno un Sacramento”. Si scorge qui la vecchia tentazione nominalista. Da questo si vede che tali insegnamenti filosofici contrari al buon senso, provocano conseguenze disastrose nelle affermazioni della Dottrina Cattolica. Il filosofo cristiano non può dunque insegnare il “nominalismo” né l’“Atomismo” senza recare nocumento alla Fede. L’accusa è grave, e Galilei lo comprende subito, ha paura e si cerca di rassicurarlo: il suo libro aveva ricevuto l’imprimatur e l’approvazione entusiasta del Papa stesso. Egli crede così di poter contare sull’impunità, ma il sospetto di eresia comincia a circolare in città, malgrado il favore del Papa. Si consiglia a Galilei di non raccogliere il guanto, di restare zitto; noi diremmo oggi volgarmente di “squagliarsela”; perché Galilei sa bene che l’accusa è ben fondata e che il P. Grassi ha compreso pienamente l’intenzione soggiacente e truffaldina dell’autore.

La fronda dei cardinali

Il 18 aprile 1631, nella Cappella Sistina, in presenza del Papa Urbano VIII e nel corso della liturgia del Venerdì Santo, il P. Grassi, l’eminente gesuita, pronuncia una solenne orazione che dovette risuonare molto sgradevolmente alle orecchie del Papa: “Noi dobbiamo piangere, o beati Padri, una spaventosa distruzione ed una immensa rovina. L’edificio che la Saggezza Divina aveva eretto con le sue mani, questo tempio eterno della pace tra Dio e gli uomini viene ora demolito da saccheggiatori empi, distrutto, raso al suolo. « Quanto è veramente atroce assistere alla scena della imminente rovina. Questi strumenti, queste leve, questi operai, tutto è a posto, pronto per l’opera spaventosa di distruzione … i guardiani del tempio, i nuovi leviti, dormono di un sonno profondo. Ma il terrore li scuote ora dal loro sonno profondo. La folla dei saccheggiatori avanza … Già il velo del tempio, come quando l’anima si separò dal Cristo, è squarciato; già tutta la struttura si inclina ed un fracasso simile a quello della morte, anche se sono addormentati, li spinge ora a svegliarsi … le cose sacre sono calpestate, gli altari rovesciati, il tempio in rovina. Dove ci rifugeremo, dove, io mi domando? » Cosa stava accadendo dunque? L’armata svedese di Gustavo-Adolfo percorreva l’Europa centrale, distruggendo, bruciando, assassinando tutti al suo passaggio. Le armate imperiali erano impreparate ed impotenti davanti a questa furia. Gustavo-Adolfo si avvicinava alle Alpi. Il 7 aprile egli era in Baviera, saccheggiando e depredando i collegi dei Gesuiti, costringendoli a fuggire o a nascondersi. La situazione era grave e durante questo tempo « i leviti dormivano ». Chiaramente qui era indicato il Papa: Gustavo-Adolfo minacciava Roma, c’era terrore, e questo era troppo. – Più volte già i cardinali avevano rimproverato il Papa di compiacenza per gli eretici a Roma. Si reclamava un’azione energica, una crociata cattolica contro l’eresia e le novità sovversive. L’8 marzo del 1632, il Cardinale Borgia si alza, denuncia le debolezze del Papa e comincia a leggere una memoria «di grandissima importanza per la religione e la fede ». Egli rimprovera al Papa la sua attitudine conciliante verso il re di Svezia. Urbano VIII vuole togliergli la parola e minaccia di deporlo. Il fratello del Papa vuole prenderlo con la forza, ma gli altri Cardinali gli si raggruppano intorno per proteggerlo. Si crea un gran tumulto, uno scandalo in pieno concistoro. L’avvenimento viene risaputo in tutte le cancellerie. La Spagna reagisce immediatamente, protesta diplomaticamente contro le compiacenze del Papa verso il nemico della religione, sostenendo energicamente il Cardinale Borgia, divenuto il vero maestro del concistoro. Si parla di deporre il Papa! Qualche giorno più tardi, l’imperatore Habsbourg invia a Roma il suo cancelliere, il Cardinale gesuita Peter Pazmani che viene a ripetere al Papa le stesse minacce di Madrid. Il Papa deve promettere un rigore maggiore nella difesa dell’ortodossia. « La mirabile congiuntura » è oramai finita!

Il falso processo

Nel marzo 1632, Galilei pubblica il “Dialogo”, gradito al Papa e munito di imprimatur. Galilei vi riprende la tesi di Copernico sui movimenti della terra e le maree, con l’autorizzazione del Vaticano, a condizione di non mescolare le considerazioni sulle Scritture, e presentandola come ipotesi, senza riferimenti alle Scritture. Galilei ne profitta per riprendere l’atomismo di Democrito ed attaccare Aristotele. Egli identifica la sostanza corporale alle sue componenti materiali e quantitative, riducendo il reale al suo valore numerico. Ma egli evita di usare il termine “atomo” e di parlare di sostanza. Il suo amico e complice Campanella, la cui reputazione di eretico era ben acquisita, lo felicita in una lettera del 3 aprile 1632 … di rinnovare « gli antichi pitagorici e i partigiani di Democrito ». La lettera viene intercettata: la complicità è evidente. Viene inviata una denuncia alla cancelleria del Santo-Uffizio … subito il Papa confida l’affare a suo nipote, il Cardinale Barberini, affare che non può lasciare nelle mani del Cardinale Borgia, Prefetto del Santo-Uffizio, che lo accusa apertamente di  indulgenza colpevole e mancanza di fermezza nell’opera di Contro-Riforma. Portare il caso al Santo-Uffizio, sarebbe stato un vero suicidio politico per il Papa, uno scandalo enorme, la prova della sua complicità con i novatori. Il Cardinal nipote forma allora una commissione speciale al di fuori del Santo-Uffizio. Si rassicura Galilei sulle intenzioni benevole del Papa, suo grande amico, ed il Cardinale nipote si esprime così nei confronti del nunzio di Firenze, in una lettera del 25 settembre 1632: «Si sono affidate le opere di Galilei ad una commissione particolare con il compito di esaminarle e di vedere se si poteva evitare di portarle davanti alla Sacra Congregazione del Santo-Uffizio ». il Papa precisa allo stesso nunzio che aveva fatto un grande favore a Galilei per « … non aver sottomesso una tale materia al tribunale, ma ad una congregazione particolare creata espressamente per lui … che gran cosa! ». Galilei viene appoggiato dal Cardinale nipote, incaricato della sua difesa. Egli deve riconoscere di aver difeso la teoria di Copernico, mostrarsi conciliante, non protestare: « … il tribunale allora poté essere clemente con l’accusato e sua Santità essere soddisfatto ». E ciò è fatto, Galilei viene obbligato a proclamare pubblicamente in una chiesa la condanna dell’eliocentrismo [il culto di Mithra] già formulata precedentemente contro Copernico. Egli fa questa dichiarazione il 22 giugno del 1633, con soddisfazione di tutti. Il Papa gli da un castello come residenza sorvegliata [premio di consolazione e risarcimento dei danni!]. Ma il Cardinale Borgia, indignato dal processo, si rifiuta di firmare il processo verbale. L’indomani il P. Grassi viene esiliato a Savona. Gli si proibisce di pubblicare qualsivoglia cosa; egli, da gesuita fedele ed obbediente, si sottomette. Il testo della seconda denunzia contro il “Dialogo” è sparito dagli archivi, come tutti i resoconti delle sedute della “Commissione speciale”: il lavoro evidentemente è stato ben fatto! – Punto finale. L’affare Galilei era chiuso … tutto il resto, non è che leggenda, mito, menzogna ed imposture … perno su cui poggiare la leva della mistificazione modernista e progressista degli intellettualoidi dell’inganno massonico-mondialista ed ecumenista.

Il fallimento di un Pontificato

L’ultimo “exploit”, se così si può dire, del Papa Urbano VIII fu l’evasione riuscita di Campanella. Tommaso Campanella, domenicano nato in Calabria, a Stilo, possedeva una feconda immaginazione, estese conoscenze in materia di cabala ed alchimia, delle idee ispirate a Joachim de Flore, una attività disordinata e furibonda. Egli si faceva chiamare “il Messia”, annunciava le catastrofi della fine dei tempi. Poiché le sue predizioni tardavano ad avverarsi, immaginò di montare una cospirazione per cacciare gli Spagnoli dal Regno di Napoli. Aveva pure compromesso numerosi gentiluomini e trecento monaci, ma fu preso in tempo e condannato alla carcerazione a Napoli. Egli aveva continuato la crociata contro la Scolastica e contro Aristotele. Ma Urbano VIII venne in suo soccorso. Per tre anni negoziò la sua liberazione con la corte di Madrid, ma invano. Finalmente promise al Re di Spagna che lo avrebbe fatto giudicare dal Santo Uffizio. Questi, fidandosi, glielo consegnò nel 1926, dopo 25 anni di prigionia. Ma ben presto il Papa gli accordò la libertà e lo ammise nella sua intimità. Egli aveva pubblicato una “Apologia per Galilei” ed “una difesa del sistema di Copernico … non contraria alle scritture”, nel 1634. Il suo capolavoro, se così si può dire, fu “la città del sole” dove predicava la comunione totale dei beni e delle persone, nella diretta filiazione di Tommaso Moro. Ma le sue eresie erano ben conosciute. Lo si minacciava, si facevano appelli al Santo-Uffizio. Disperando la sua causa, Urbano VIII si sentì con il conte di Noailles, ambasciatore francese, per aiutarlo a fuggire travestito da cavaliere. Fu caldamente raccomandato a Richelieu ed al Re di Francia Luigi XIII. Ottenne pure una pensione di 3000 libbre, e si stabilì a Parigi ove lavorò alla Biblioteca del re. Gabriel Naudé, il bibliotecario capo, ringraziò pubblicamente Urbano VIII “in nome della scienza, di aver coperto Campanella con la sua autorità”. Ora Naudé era membro della “Fraternità della rosa+croce”, la cui parola d’ordine era: “Guerra al Papa, abolizione del culto” [la solita manfrina anche delle logge attuali, comprese quelle ecclesiastiche, anzi quelle soprattutto!]. Quando l’Inquisizione Reale di Napoli si accorse del sotterfugio, chiese che gli si rendesse il prigioniero. Il Papa rifiutò! – In tutta questa storia, noi assistiamo ad una girandola: Umanisti, Rosa+croce, Lincei ed altri empi formavano tra loro come una vasta “ragnatela” che copriva tutta l’Europa. Questi uomini erano legati da una corrispondenza regolare di attive complicità, come abbiamo visto. L’affare Galilei non può essere veramente compreso se non all’interno di una ben più vasta tragedia, quella delle lotta del Protestantesimo, guidato dai soliti kazari, dappertutto infiltrati, contro i dogmi della Fede Cattolica e contro la Filosofia Scolastica che ne è il necessario supporto. Si faceva finta di attaccare Aristotele ed i Gesuiti del Collegio Romano … ma nei fatti, con fare sornione, si lavorava con accanimento per uccidere la fede nelle anime. Quando un Papa è eletto da una consorteria, quando la sua elezione è il risultato di manovre sotterranee, per dare il potere gerarchico ad un amico e complice, costui si trova in una situazione ben poco confortevole: Urbano VIII non può confessare la sua intenzione profonda e una volta posto sul trono di Pietro, egli è ben obbligato per la sua funzione magisteriale, a continuare ad insegnare le verità della Fede Cattolica alle quali non crede più e che vorrebbe distruggere. Egli deve manovrare delicatamente tra coloro che hanno “fatto” la sua elezione e che reclamano continuamente ciò che essi si attendono da lui, e l’insieme del clero romano restato fedele, che ignora queste manovre, resta perplesso e diffidente davanti alle situazioni che mal comprende. Ci vuole una singolare attitudine all’inganno per utilizzare le formule della Fede Cattolica svuotate dalle loro sostanze, e metterle al servizio del panteismo e della gnosi. – I nostri moderni falsi Pontefici [gli antipapi succedutisi dal 28 ottobre 1958 in poi], i servi dell’anticristo, sono dei virtuosi in questo gioco diabolico. – I più perspicaci avevano allora compreso: erano i Gesuiti del collegio romano, pubblicamente e violentemente attaccati [… mentre oggi è l’ordine più infiltrato ed infestato da marrani e massoni]. Si sono trovati a Roma in quest’epoca degli uomini coraggiosi ed energici per essersi opposti fermamente contro un Papa che aveva abbandonato il suo dovere di stato. Ma vi erano stati pure dei Principi cristiani come il re Filippo IV di Spagna e l’Imperatore Ferdinando II di Habsbourg che misero tutto il peso della loro autorità e delle loro potenze contro Urbano VIII, fino a minacciarlo di deposizione. Si cercano oggi vanamente questi Principi Cristiani! – Questa vicenda è servita ai “nemici di Dio e di tutti gli uomini”, per comprendere che non avrebbero mai potuto manipolare, come in situazioni analoghe precedenti e successive, nessun vero Papa, seppure Cardinale compiacente, perché questi, una volta divenuto Vicario di Cristo, cambiava atteggiamento ed era controllato dal Sant’Uffizio, paladino incrollabile ed inattaccabile dell’ortodossia della Fede Cattolica. Ecco perché hanno voluto nel 1958 l’elezione di un “vero” Papa [Gregorio XVII], impedendogli subito di esercitare pubblicamente il suo “Incarico” e spedendolo in un esilio monitorato 24 ore al giorno per 31 anni. Non lo hanno ucciso pur potendolo fare con estrema facilità, perché per essi era una “garanzia”: … quello è il Papa, e finché è Papa, gli altri non lo sono! Al suo posto hanno creato così una serie di “burattini” manipolabili a piacimento perché non Vicari di Cristo né guidati dallo Spirito Santo [anzi dallo spirito opposto”]. Nel contempo, per garantirsi la docilità dei burattini al movimento dei “fili” mossi dal “gran burattinaio”, e la loro libertà di azione dottrinale anticristiana, si è operata una indispensabile e “strategica” eliminazione del “Santo Uffizio”. Create le “idonee” premesse, i marrani modernisti della quinta colonna hanno potuto trionfare largamente, come ancora oggi vediamo, contando sul sonno colpevole dei “cani” da guardia, i cani muti grassi e sazi che hanno introdotto anzi ben volentieri i lupi nell’ovile a fare strage di anime. – Per Galilei sarebbe stata una “pacchia” spacciarsi per un geniale scienziato innovatore, appoggiato da falsi prelati e falsi gesuiti compiacenti … ma poverino, sfortunatamente era nato troppo presto .. se fosse stato operativo dopo il 1958, altro che premio Nobel, quello che i marrani cabalisti appioppano ai loro “beniamini” per convincere gli sciocchi goym che sono uomini straordinari da ammirare e seguire con fiducia! … ed il culto di Mithra si sarebbe appalesato subito senza ricorrere al baphomet-lucifero massonico. – L’ltimo insegnamento che questa vicenda “pompata” ci offre è questo: la Santa Chiesa Cattolica, Sposa Immacolata del Cristo, Madre tenerissima verso i suoi figli (i Cattolici!), è INFALLIBILE in materia di fede e di morale, inattaccabile in materia dottrinale e dogmatica, seppur rappresentata da elementi che umanamente lasciano a desiderare o semplicemente sono i “cani muti” dipinti dal Profeta Isaia. La Chiesa, Una, Santa, Cattolica, Apostolica Romana, NON DEVE CHIEDERE SCUSA A NESSUNO, mai, in nessun tempo ed in alcun modo. Se sentiamo qualcuno che, Dio ci scansi, dovesse farlo, allora siamone certi: questi è un servo del “nemico”, un lupo satanico travestito da “angelo” di luce [sinistra!], e sappiamo che … non dobbiamo assolutamente credergli, anzi dobbiamo fuggire lontano al più presto e rifugiarci tra le braccia della nostra Santissima Madre, la Vergine Maria … et IPSA conteret caput tuum! Exsurgat Deus et …

(1) Etienne Couvert è un autore francese che ha studiato per anni la gnosi nei suoi variegati aspetti, evidenziandone le infiltrazioni in ogni campo, da quello letterario a quello filosofico, pedagogico, teologico. I suoi testi sono oramai dei classici dell’argomento, e da essi altri hanno largamente scopiazzato e riprodotto. Pur non appartenendo alla “vera” Chiesa Cattolica, considerando anzi la “sinagoga di satana” massonico-modernista essere la Chiesa di Cristo [e nonostante ne abbia evidenziato tutti gli aspetti gnostico-cabalistici, fieramente anticristiani …], i suoi studi, al netto delle considerazioni sulla falsa chiesa e sui falsi “papi”, sono estremamente interessanti e vale la pena tenerli in grande considerazione, con tutta la prudenza richiesta nel valutare l’opera di un a-cattolico (ci auguriamo inconsapevole!) [-ndr.-] 

 

 

 

A. K. Emmerich sullo Scisma del 1958 di Roncalli dal “vero” Papa.

La Venerabile A. K. Emmerich

“Quando il tempo del regno dell’Anticristo sarà vicino, apparirà una falsa religione (nata da una “rivolta” [II Tess., II: 3-4] al Conclave del 1958 – ndr.-) che sarà opposta all’unità di Dio con la sua Chiesa, QUESTO SARA’ IL PIU’ GRANDE SCISMA CHE IL MONDO ABBIA MAI CONOSCIUTO. Più sarà vicino il tempo della fine, più l’oscurità di satana si diffonderà sulla terra, ed allora sempre più alto sarà il numero dei figli della corruzione mentre il numero dei giusti diminuirà corrispondentemente … “.

Immagine della falsa chiesa attuale, di cui resta solo la facciata … ma dietro: solo macerie!

Profezia di Anne Catherine Emmerich, del 22 ottobre 1823 (da “La vita di Anne Catherine Emmerich” del Rev. Carl Schmoger CSSR) sul “più grande scisma … mai avvenuto, causato dall’agente dell’Anticristo Angelo Roncalli [l’antipapa Giovanni XXIII], con l’usurpazione del Papato del Vicario di Cristo canonicamente eletto, Gregorio XVII, al Conclave del 1958. La profezia dice: “apparirà una falsa religione che sarà opposta all’Unità di Dio e della sua Chiesa”. I “nemici della Croce”, con l’odio più intenso, si sono sempre concentrati sul punto centrale dell’UNITÀ cattolica, il PAPATO (colpito il quale, le pecore sarebbero state disperse).

L’agente della Massoneria il 33° Roncalli, con i suoi mentori,  l’antipapa Giovanni XXIII [stesso nome di un altro antipapa, altrettanto fasullo ma … innocuo]

S. S. GREGORIO XVII [26.10.1958-2.5.1991]

“Nella Passione di Cristo nessuno si alzò per dire una sola parola in difesa di Nostro Signore Gesù Cristo; nella Passione della Chiesa, chi si è alzato a proteggere il vero Papa Gregorio XVII in Esilio? Nessuno”. -fr. Khoat Tran (scritto 05/20/06)

Nicola di Fluh (XV Secolo) : “La Chiesa sarà punita perché la maggioranza dei suoi membri, in alto o in basso, diventerà molto pervertita. La Chiesa affonderà sempre più profondamente fino a che alla fine sembrerà essere estinta e la successione Di Pietro e degli altri Apostoli essere decaduta, ma …  dopo questo, sarà vittoriosamente esaltata oltre ogni dubbio “.

” … Si trovano quindi in un pericoloso errore quelli che ritengono di poter aderire a Cristo, Capo della Chiesa, pur non aderendo fedelmente al suo Vicario in terra [S. S. GREGORIO XVIII – ndr. -]. Sottratto infatti questo visibile Capo e spezzati i visibili vincoli dell’unità, essi oscurano e deformano talmente il Corpo mistico del Redentore, da non potersi più né vedere né rinvenire il porto della salute eterna.] (Pio XII: Mystici corporis Christi-29 giugno 1943).

Ilario poi afferma: “(Cristo, insegnando dalla barca) vuole indicare che quelli che sono fuori della Chiesa [ad es. i Modernisti del “novus ordo”, o i sedevacantisti o sedeprivazionisti “tesisti”, oppure le fraternità paramassoniche del cavaliere kadosh, etc. etc.- ndr.-] non possono capire la parola divina. La barca infatti è la figura della Chiesa; quelli che sono fuori di Essa, e quelli che stanno sterili e inutili sulla riva, non possono comprendere la parola di vita posta e predicata in Essa (…) Da questo si può capire che gli uomini si separano dall’unità della Chiesa non meno con lo scisma che con l’eresia. “Tra l’eresia e lo scisma corre, per comune avviso, questa differenza, che l’eresia ha un perverso dogma, lo scisma invece si separa dalla Chiesa per una scissura episcopale“. E in ciò concorda anche il Crisostomo, dicendo: “Io dico e professo che non è minor male lo scindere la Chiesa, che cadere nell’eresia“. Quindi, se non può esser giusta qualsiasi eresia, per la stessa ragione non c’è scisma che si possa giustificare. Non vi è nulla di più grave del sacrilegio di uno scisma … non vi è mai giusta necessità di rompere l’unità“(…) “e le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa”. – “A chi si riferisce – domanda Origene – la parola essa? Alla pietra su cui Cristo edifica la Chiesa, o alla stessa Chiesa? Ambigua è la frase: vorrà dire che siano una stessa cosa la pietra e la Chiesa? Questo appunto io credo vero; poiché né contro la pietra, su cui Cristo edifica la Chiesa, né contro di questa prevarranno le porte dell’inferno“. La forza perciò di quella sentenza è questa: qualunque violenza o artificio usino i nemici visibili e invisibili, non sarà mai che la Chiesa soccomba e perisca: “La Chiesa, essendo edificio di Cristo, che sapientemente edificò la sua casa sulla pietra, non può essere preda delle porte dell’inferno, che possono sì prevalere contro ogni uomo che sia fuori della pietra e della Chiesa, ma non contro di essa (….)La stessa cosa afferma Cipriano: “Avere comunione con Cornelio (cioè con il “vero” Papa -ndr.-) è lo stesso che avere comunione con la Chiesa Cattolica” (…) poiché nella sede apostolica la Religione cattolica è stata sempre conservata senza macchia“(….)”La salute della Chiesa dipende dalla dignità del Sommo Sacerdote, e se non gli si dà un potere speciale e superiore a tutti, vi saranno nella Chiesa tanti scismi, quanti sono i sacerdoti“(….)  E perciò Cipriano afferma che sia lo scisma sia l’eresia nascono dal fatto che non si presta la dovuta obbedienza alla suprema potestà: “Non da altro infatti sono sorte le eresie e sono nati gli scismi, se non perché non si obbedisce al sacerdote, e non si pensa che nella Chiesa vi è un solo sacerdote e un solo giudice Vicario di Cristo (….) Perché dunque pretendete di usurpare le chiavi del regno dei cieli, voi che militate contro la cattedra di Pietro (….) Con ragione dunque Leone X nel Concilio Lateranense V sentenziò: “Solo il vescovo di Roma, temporaneamente in carica, ha il pieno diritto e il potere, come avente l’autorità su tutti i concili, di indire, trasferire, sciogliere i concili; e questo è evidente, non solo per testimonianza della sacra Scrittura, dei detti dei padri e degli altri vescovi di Roma e decreti dei sacri canoni ma anche per l’ammissione degli stessi concili” [pertanto il Conciliabolo c.d. Vaticano II è totalmente invalido, non essendo avallato dal Papa allora regnante, anche se esiliato, cioè GREGORIO XVII]  (….)  Non ricusino dunque di ascoltarci e di assecondare il Nostro paterno amore quanti hanno in abominio l’empietà, sì largamente diffusa, e riconoscono e confessano Gesù Cristo Figlio di Dio e Salvatore del genere umano, e tuttavia vanno errando lontano dalla sua sposa (….) E così pure, chiunque ammette tutto ciò che nella Scrittura si dice dello stesso Capo, ma non è unito in comunione con la Chiesa, non è nella Chiesa (….) Che ti vale confessare il Signore, onorare Dio, predicarlo, riconoscere il suo Figlio e confessare che siede alla destra del Padre, se bestemmi la sua Chiesa? [S. S. LEONE XIII: Satis Cognitum – 29 giugno 1896].

Il terzo segreto di Fatima

Il terzo segreto di Fatima

Siamo nel 1936. Poco prima del suo viaggio negli Stati Uniti d’America, il Segretario di Stato di Pio XI, il cardinale Eugenio Pacelli, futuro Pio XII, disse al Conte Enrico Pietro Galeazzi: “Supponga, mio caro amico, che il comunismo sia soltanto il più visibile degli organi di sovversione contro la Chiesa e contro la Tradizione della Rivelazione divina, allora noi andremo a vedere l’invasione di tutto quanto è spirituale, la filosofia, la scienza, il diritto, l’insegnamento, l’arte, i giornali, la letteratura, il teatro e la religione. Sono esterrefatto per le confidenze fatte dalla Vergine alla piccola Lucia di Fatima. Questo insistere da parte della Madonna sui pericoli che minacciano la Chiesa è un avvertimento divino contro il suicidio per l’alterazione della Fede, nella sua liturgia, nella sua teologia e della sua anima”. (…). “Sento intorno a me gl’innovatori che vogliono smantellare la Sacra Cappella, distruggere la fiamma universale della Chiesa, respingere i suoi ornamenti, infliggerle il rimorso per il suo passato storico”. “Così, mio caro amico, sono convinto che la Chiesa di Pietro deve difendere il suo passato; altrimenti si scaverà la fossa”. …un giorno verrà che il mondo civilizzato rinnegherà il suo Dio, che la Chiesa dubiterà come Pietro ha dubitato. Essa sarà tentata a credere che l’uomo sia diventato Dio, che suo Figlio è soltanto un simbolo, una filosofia come tante altre, e nelle chiese i Cristiani invano cercheranno la fiamma rossa che indica che Dio li aspetta. (Mgr. Georges Roche e Père Philippe St. Germain, “Pie XII devant l’histoire”, Laffont, Paris, 1972, pp 52-53 ; Abbé Daniel Le Roux Pierre m’aimes tu?”, Fideliter, Brout Vernet, 1986; p. Padre Dominique Bourmaud, “Cien Años de Modernismo”, Fundación San Pio X, Buenos Aires, 2006, p.312. [Gli autori qui citati facevano parte, forse senza volerlo, della falsa chiesa del “novus ordo”, pertanto noi rigettando i loro insegnamenti, ci serviamo esclusivamente delle notizie riferite al Cardinale Pacelli, il futuro Santo Padre Pio XII- ndr.-] – Che profezie precise! Sicuramente, però, il cardinale Pacelli, non ancora eletto Papa, non era un profeta! Egli affermava che era rimasto impressionato da quello che la Madonna aveva detto insistentemente a Lucia [quella vera, naturalmente!], una delle veggenti di Fatima, su il suicidio per l’alterazione della Fede, nella Sua liturgia, la Sua teologia e la Sua anima. Ma, ci chiediamo, anche noi meravigliati, visto che le previsioni si sono avverate in modo sì meticolosamente esatto, sia nella società civile, che nella chiesa ecumenico-modernista [conchiglia morta della Chiesa di Cristo!] oramai a-Cattolica: come ha conosciuto il Cardinale Pacelli queste predizioni della Madonna di Fatima alla veggente Lucia? – Da quanto ne sappiamo, all’epoca, neppure un libro aveva mai raccontato che la Madonna avesse detto tali cose a Lucia. E allora, il cardinale Pacelli, futuro Pio XII, da dove ha appreso queste predizioni? Sicuramente solo dall’autentico testo del Terzo Segreto di Fatima, che Suor Lucia scrisse; segreto al quale il Cardinale segretario di Stato possibilmente aveva avuto accesso, senza che il testo fosse ancora pubblicato [e … manipolato dalla falsa suora degli “Illuminati”, e dalla falsa gerarchia usurpante!]. Il Vaticano, sede della setta apostatica del “Vat. II” ha pubblicato soltanto la descrizione della visione riportata nel terzo segreto; recentemente poi, sempre l’apostatico “colle” Vaticano ha dato una versione del terzo segreto, “patacca mal confezionata”, ampiamente sconfessata finanche dal (falso) Prefetto della Congregazione della Fede, l’allora (falso)cardinale J. Ratzinger; per convincersene basta dare un’occhiata al libro di Laurent Morlier: Il Terzo Segreto di Fatima pubblicato dal Vaticano è un falso. Eccone le prove…”. E il card. Oddi, che ebbe un colloquio con suor Lucia, ne trasse la convinzione “che il terzo segreto predicesse qualcosa di terribile che la Chiesa aveva fatto” (ovviamente nel senso improprio degli uomini di Chiesa); addirittura anche il falso cardinale M. L. Ciappi, non-vescovo mai consacrato nel 1977 con la formula eretica di Bugnini-Montini, poi non-cardinale “da burla” dallo stesso Montini), prima di morire, forse in un momento di strana lucidità ebbe a dire: “ … Nel terzo segreto si profetizza, tra le altre cose, che la grande apostasia nella Chiesa partirà dalla sua sommità”, senza però dire che essa fosse già iniziata e senza pentirsi, fuori dalla Chiesa cattolica. – L’apostasia è il rigetto, il rinnegamento, la perdita della fede cattolica, non necessariamente per non credere più a niente, ma, cosa più insidiosa, per sostituirla con una falsa fede (… è quello che è sotto gli occhi di tutti: la chiesa dell’uomo trionfante e tronfio che sostituisce Dio Padre ed il Figlio Gesù Cristo mediante un culto falso e sacrilego che baratta l’Olocausto con una volgare sacrilega agape rosacrociana!). È il monito più grave che la Madre del Verbo Incarnato potesse rivolgere. Il 15 ottobre 1963, circa tre anni dopo la data indicata al Vaticano da Lucia dos Santos per la divulgazione del Terzo Segreto di Fatima, sul giornale tedesco di Stoccarda Neues Europa, a firma del giornalista Louis Emrich, apparve il testo: “Il Segreto di Fatima”, presentato col titolo: L’avvenire dell’umanità alla luce dell’accordo di Mosca e delle rivelazioni della Madre di Dio a La Salette e a Fatima.Il testo, trapelato per una indiscrezione diplomatica, sarebbe stato inviato a titolo informativo dalle Autorità Vaticane a quelle di Washington, Londra e Mosca, ritenendolo indispensabile alla convenzione sulla cessazione degli esperimenti nucleari. Lo stesso identico documento fu pubblicato su L’Araldo di Sant’Antonio n. 15 del 15 maggio 1975, a cura di un gruppo di figli spirituali del Servo di Dio, Padre Pio da Pietrelcina. Nel 1963, la Rivista tedesca Neues Europa rivelò quello che poteva essere parte del contenuto del Terzo Segreto: “Cardinale contro Cardinale e Vescovo contro Vescovo”. – Sappiamo quel che disse il cardinale Ottaviani, il quale aveva pure letto il “Terzo Segreto”, quando gli venne chiesto se fosse il caso di ripubblicare l’articolo del “Neues Europa”: egli disse con grande enfasi: Pubblicatene 10.000, 20.000, 30.000 copie!; l’affermazione è ancor più sorprendente proprio perché proviene dal cardinale Ottaviani, un uomo dalla personalità fredda e sorvegliata e che fu sempre piuttosto scettico sulla maggior parte delle apparizioni» (Cfr. P. Paul Kramer, La battaglia finale del Diavolo, The Missionary Association, Buffalo, New York – USA, p. 213). – Padre Mastrocola, direttore del foglio religioso “Santa Rita”, chiese al Cardinale Ottaviani il permesso di riprendere l’anticipazione fatta da Neues Europa. La risposta fu incoraggiante: “Fatelo, fatelo pure – rispose il porporato custode del Terzo Segreto – pubblicatene quante copie vi pare, perché la Madonna voleva che fosse reso noto già nel 1960”. E di quel testo parlò anche la Radio Vaticana nel 1977, nel Decennale del viaggio di G. Montini (il marrano antipapa Paolo VI) a Fatima. Il testo di Neues Europa conobbe grande fortuna, e venne ripreso persino, il 15 ottobre 1978, dall’Osservatore Romano» (Cfr. P. Paul Kramer, “La battaglia finale del Diavolo”, The Missionary Association, Buffalo, New York, p. 213, nota 18). Nella presentazione dell’articolo: “Il Segreto di Fatima”, pubblicato della “Neues Europa”, c’è scritto: L’autenticità di tale documento non è mai stata smentita dal Vaticano. – Il sacerdote don Luigi Villa, noto per essere stato incaricato da Papa Pacelli di stanare i massoni infiltrati nella Chiesa, [cosa solo in parte riuscitagli, non per sua colpa, ma per l’eccessiva quantità di personaggi da denunciare], poco prima di morire, purtroppo fuori dalla “vera” Chiesa Cattolica, ha indicato ad un suo collaboratore le frasi di quell’articolo del Neues Europa effettivamente contenute nel “Terzo Segreto” di Fatima, scritto da Lucia dos Santos [quella autentica!] su un foglio di carta, il 3 gennaio 1944, e visto, toccato con le proprie mani e letto dal cardinale Ottaviani, a mezzogiorno del 13 maggio del 1960.

Il terzo segreto di Fatima

Un grande castigo cadrà sull’intero genere umano, non oggi, né domani, ma nella seconda metà del Secolo XX. In nessuna parte del mondo vi è ordine, e satana regnerà sui più alti posti, determinando l’andamento delle cose. Egli effettivamente riuscirà ad introdursi fino alla sommità della Chiesa. Anche per la Chiesa, verrà il tempo delle Sue più grandi prove. Cardinali si opporranno a Cardinali; Vescovi a Vescovi. Satana marcerà in mezzo alle loro file e a Roma vi saranno cambiamenti. Ciò che è putrido cadrà, e ciò che cadrà più non si alzerà. La Chiesa sarà offuscata, e il mondo sconvolto dal terrore. Una grande guerra si scatenerà nella seconda metà del XX secolo. Fuoco e fumo cadranno dal Cielo, le acque degli oceani diverranno vapori, e la schiuma s’innalzerà sconvolgendo e tutto affondando. Milioni e milioni di uomini periranno di ora in ora, coloro che resteranno in vita invidieranno i morti. Vi sarà morte ovunque a causa degli errori commessi dagli insensati e dai partigiani di satana il quale allora, e solamente allora, regnerà sul mondo. In ultimo, allorquando quelli che sopravviveranno ad ogni evento, saranno ancora in vita, proclameranno nuovamente Iddio e la Sua Gloria, e Lo serviranno come un tempo, quando il mondo non era così pervertito.

Nel Terzo Segreto di Fatima, quindi, la Madonna avrebbe anticipatamente accusato il Concilio Vaticano II e il Novus Ordo Missae come suicidi ed insensati! [infatti sono i frutti velenosi della montiniana chiesa-baraccone, sinagoga di satana]È proprio per questo che i “falsi” Papi, da Roncalli a Montini, e … compagnia cantando, quasi tutti clowns marrani, non hanno mai voluto pubblicare il Terzo Segreto di Fatima [pubblicandone, come detto, uno falso della ancora più falsa “pseudo-suor Lucia”], tergiversando senza motivi plausibili [… e sì che c’erano i motivi, altroché!]. La Santa Vergine non ha fatto solo la diagnosi e la prognosi del morbo, del cancro putrido che affligge l’umanità, il bubbone dell’anticristo, ma ne dato la cura per non farlo diventare irrimediabilmente causa di eterna morte e dannazione.

Per salvarsi occorre seguire attentamente le indicazioni di Cristo, del suo Vicario in terra [si intende i “veri” Papi legittimamente eletti da veri Cardinali in “liberi” Conclavi] e della Vergine Maria nelle sue apparizioni approvate [evitare nel contempo le apparizioni “patacche”, con i falsi messaggini … tipo whats App]. E queste indicazioni sono essenzialmente: – 1° la Chiesa Una, Santa, Cattolica, Apostolica, Romana è infallibile, immutabile, navicella inaffondabile, vera arca di Noè, sulla quale alcun diluvio, né le porte del male prevarranno giammai! – 2° Il Vicario di Cristo, assistito dallo Spirito Santo, è infallibile in materia di fede e di morale, custode del deposito apostolico immutabile della fede, Pietra inalterabile, Roccia sulla quale Gesù-Cristo ha fondato la sua UNICA Chiesa e che resterà tutti i giorni con noi fino alla fine dei tempi, in una sequenza ininterrotta di rappresentanti … sia materiali che formali, come recita la sana Teologia tomistica; – 3° Cercare ed ottenere solo i “veri” autentici Sacramenti da “veri” prelati e sacerdoti con Giurisdizione e Missione canonica, evitando più che la peste quelli fasulli, sacrileghi, invalidi ed illeciti, “flatus” e sterco di satana, corsia preferenziale per l’inferno; nell’attesa: esame di coscienza con profonda contrizione e Comunione spirituale – 4° La Chiesa “vera” c’è, è eclissata, offuscata, sotterranea, nelle catacombe, in grave pericolo, … ma c’è! MAI morirà né si trasformerà nella sinagoga di satana!… bisogna assolutamente cercarla e con l’aiuto del Signore farne parte (… extra Ecclesia nulla salus!) scrollandosi, con la rimozione di chi ne ha la potestà, le innumerevoli censure contratte. – 5° Osservare tutte le devozioni approvate e con indulgenza, praticare le opere di misericordia, pentirsi delle proprie colpe e farne oggettiva penitenza. – 6° Pregare sempre, in particolare con il Santo Rosario e con la Salmodia in latino. -7° Perseverare fino alla fine della “corsa”, conservando la fede Cattolica di sempre, per conseguire il premio eterno. Che Dio ci aiuti e .. exsurgat Deus et dissipentur inimici ejus! … et:

… et Ipsa conteret caput tuum!

S. PIETRO, PAPA OCCULTO?

S. PIETRO, PAPA OCCULTO?

… Come i primi 40 Papi … secondo i sedevacantisti,  ed i teologi “faidate”!

Dal momento che la presenza del Papa legittimo, Gregorio XVIII, canonizzato validamente dai “veri” cardinali di Gregorio XVII [per i pagani e massonizzati: il Cardinal Siri], costituisce una situazione che di colpo cancella la falsa chiesa del novus ordo, le deliranti e sconce elucubrazioni sacrileghe di eretici sedevacantisti, sedeprivazionisti, fallibilisti e cani sciolti vari in libera uscita, si è cominciata ad insinuare l’idea balzana che il Papa “occulto” non abbia nulla di lontanamente cattolico. Questo è assolutamente vero, e a ben vedere è un’etichetta che ben si addice ed è applicabile esattamente ai papaclown dell’attuale Vaticano, ove il Papa c’è [… secondo loro!] ma non si vede, o meglio: si vede, ma non c’è! Effettivamente trattasi di “papa” occulto, una definizione che solo a sentirla fa accapponare la pelle. Ma non è finita qui, perché a sostegno di questa idea strampalata, si fa riferimento addirittura al divin Maestro Gesù-Cristo che avrebbe proclamato S. Pietro Capo della Chiesa pubblicamente! Questa è un’asserzione evidentemente vera per la Chiesa, ma falsa per coloro che non appartengono ad essa, come i modernisti conciliari e i sedevacantisti di ogni tipologia. Evidentemente i nostri “teologi fai da te”, essendosi svenati a consultare tutte le opinioni teologiche, si sono dimenticati di aprire il Vangelo, in particolare quello di S. Matteo, di S. Giovanni, e gli Atti degli Apostoli, mostrando pure una ignoranza colossale della storia della Chiesa. Ed allora diamo una bella rinfrescata alla mente annebbiata di questi intellettualoidi che giocano al “piccolo teologo”. “Dixit Ei: Pasce oves meas” [s. Jon. XXI, 17]; in S. Matteo al cap. XVI abbiamo con più particolari: “[13] Venit autem Jesus in partes Cæsareæ Philippi: et interrogabat discipulos suos….(…) [18] Et ego dico tibi, quia tu es Petrus, et super hanc petram ædificabo Ecclesiam meam, et portæ inferi non prævalebunt adversus eam.  Et tibi dabo claves regni cælorum. Et quodcumque ligaveris super terram, erit ligatum et in cælis: et quodcumque solveris super terram, erit solutum et in cælis. Tunc præcepit discipulis suis ut nemini dicerent quia ipse esset Jesus Christus. [XVI; 13, 18-20]. Questa sarebbe la proclamazione ufficiale del primo Pontificato fatta personalmente dal Capo della Chiesa Gesù-Cristo. La domanda che si pone ora è questa: “Ma sembra questa essere una proclamazione pubblica?” Le risposte possibili sono: 1) “Si, certamente – direbbe un Apostolo presente al fatto – essa fu conosciuta da noi tutti Apostoli, compreso la “canaglia” di Kariot, presenti sulla via di Cesarea e sulle rive del mare di Tiberiade [dove la canaglia non c’era più], all’apparizione di Gesù risorto, notizia che abbiamo poi man mano, quando ne abbiamo avuto la possibilità, estesa a tutti i credenti, ai Cristiani, che hanno saputo in un secondo momento che il Vicario di Cristo fosse s. Pietro, pur non avendolo mai potuto vedere direttamente”. – 2) No, essa non è mai stata pubblica – direbbe il fariseo ed il sadduceo, lo scriba, il pagano romano o greco – noi non l’abbiamo mai veduta, … la proclamazione andava fatta pubblicamente e solennemente, magari nel tempio o nel sinedrio a Gerusalemme, o nel senato a Roma. Quindi s. Pietro bar-Iona, sarebbe stato un pontefice “occulto” perché non visibile e non proclamato ufficialmente in un luogo pubblico frequentato da pagani, ebrei, atei, agnostici e gnostici, cabalisti, filosofi greci, e [aggiungerei …] oggi, dai sedevacantisti! Sembrerebbe avviarsi così l’ennesima diatriba, ma l’inghippo si supera con estrema facilità, come si può ben vedere già dalla stessa narrazione evangelica. La proclamazione del Pontefice è un affare che riguarda e compete alla Chiesa Cattolica, e va fatta con tutti i crismi e i canoni comandati dalla Chiesa stessa, stabiliti cioè da un Santo Padre [si guardi ad es. la XIX tesi della XIV questione del Cardinal Billot in De Ecclesia Christi], sia per i tempi di pace, che per i tempi di persecuzione; pertanto una volta eletto il Cardinale designato, la proclamazione avviene davanti agli stessi cardinali elettori ed alla parte [il piccolo gregge] della Chiesa presente, e non c’è scritto da nessuna parte che ci debba essere una rete televisiva che diffonda, tra una pubblicità e l’altra di pannolini e profilattici, la notizia a pagani, atei, massoni, eretici, protestanti o sedevacantisti, liberi pensatori che interpretano malamente scritture e magistero “pro domo sua”, a servizi segreti o ad indifferenti curiosi. La proclamazione va fatta davanti agli “Apostoli” designanti, e se i tempi lo permettono, davanti al mondo “fuori dalla Chiesa”. A quel punto l’elezione è valida a tutti gli effetti e nessuno potrà obiettare alcunché, anche se l’esercizio del Mandato pontificale non potrà essere costatato immediatamente da tutti, perché impedito. Tra i fedeli la notizia viene diffusa poi, come già accennato, con prudenza dagli stessi “Apostoli” designanti o dal clero e dai laici di comprovata fedeltà! Il Papa “occulto” è quindi argomento ozioso per atei, eretici, massoni, fallibilisti e tesisti, sedevacantisti apocalittici o monasteriali, e dementi vari fuori ospizio, in buona o cattiva fede; il Cattolico della Chiesa di Cristo sa di essere perseguitato e sa pure che il Santo Padre ancor più è perseguitato ed impedito nel suo Ufficio Apostolico, “Carica” che è legittima e reale, spiritualmente efficace e garante di tutta la Gerarchia in esilio e di tutti i veri Sacramenti, della Santa Messa “una cum” [Gregorio, nel nostro caso], l’unica Messa su tutto il pianeta terra attualmente valida ed operante come Sacrificio di Cristo offerto al Padre, unico culto a Lui gradito, come è sempre stato nella storia della Chiesa. I poverini, i “sede-occultisti” si dicono … in difficoltà … nella situazione attuale della Chiesa. Falso! Essi sanno ben guazzare in questo fango da loro alimentato e voluto per confondere tanti fedeli onde perderne l’anima per sempre, ed in questo si mostrano servi di satana, venduti per un piatto di putride lenticchie, quattro banconote o per insana vanità! – Ma torniamo alla storia della Chiesa, volutamente obliata: qui di Papa “occulto” [secondo il loro modo di dire modernista], oltre a S. Pietro ce n’è a iosa, ricordiamo per brevità San Clemente I, finito -pensate- in Crimea, S. Evaristo, S. Cornelio, etc, tutti proclamati in catacombe senza che ci fosse nemmeno un cronista dell’epoca a riportare la notizia a tribuni, sinagoghe, circhi massimi o minimi, al senato o al sinedrio, o nelle terme dei patrizi! Tutti questi Papi, martiri e santi confessori, non avrebbero nemmeno una … parvenza di “cattolicità”! Al momento non erano conosciuti da nessuno fuori dalla Chiesa, e la maggioranza dei Cristiani hanno saputo finanche dopo secoli, chi era stato il loro Papa, o il Papa dei loro genitori o nonni! A questo punto non sappiamo se ridere scompisciati, o piangere afflitti per questi fratelli marci nell’anima, ma pure nella mente. Preghiamo per essi perché siano ricondotti nella Chiesa Cattolica, l’unica Arca di salvezza, nella quale si ostinano con ogni sofisma e cavillo a non volere entrare. Chiediamo a tutti gli iscritti all’Arciconfraternita del Cuore Immacolato di Maria di pregare per la loro conversione … a noi no, ma alla Vergine Immacolata tutto è possibile ottenere da Dio, anche la conversione degli eretici e degli stolti! Ad ogni buon conto per i Cattolici [il piccolo resto], riportiamo per completezza le disposizioni che Papa Gregorio XVII in vista delle elezioni papali in tempi di persecuzione, ha scritto in un documento ben noto e ben “conservato” dalla Gerarchia da lui legittimamente creata.

Papa Gregorio XVIII ha ricevuto il potere secondo le norme determinate da Papa Gregorio XVII: Proclamazione del Papa davanti alla Chiesa e, quando possibile, davanti al mondo profano e pagano!

I. In tempi di pace:

1) Conclave – a) Elezione e b) Ricezione della Giurisdizione da parte del Cardinale eletto che diventa immediatamente Papa in presenza di una piccola parte della Chiesa;

2) fumata bianca. – Annuncio “Habemus Papam”,

3) Il Papa appare prima davanti a tutta la Chiesa, poi davanti al mondo sulla “balconata” di piazza S. Pietro. 

I. In tempi di persecuzioni:

1) Conclave – a) Elezione e b) Ricezione della Giurisdizione da parte del Cardinale eletto che diventa immediatamente Papa in presenza di una piccola parte della Chiesa, 2) Il Papa appare davanti agli elettori, quindi passo dopo passo davanti alla Chiesa intera. Nessuna fumata bianca dalla Cappella Sistina, né l’apparizione sulla “balconata” di piazza San Pietro in tempi di persecuzioni, perché la Chiesa è eclissata.

La differenza che oggi esiste tra il N.O. e la Chiesa Cattolica è che il N.O. è in “tempi pacifici”, mentre la Chiesa Cattolica è in tempi di persecuzioni.

Papa Gregorio XVIII agisce “in eclissi” e non può apparire davanti al mondo intero e perfino davanti a tutta la Chiesa. Così è sempre stato in tempi di persecuzioni. Tanti Papi perseguitati e in esilio sono stati conosciuti dopo secoli … ma per gli eretici, erano Papi “occulti”, in cui non c’era neppure l’ombra della Cattolicità! – Che Dio ci scansi!

 

LA DIALETTICA HEGELIANA NELL’OPERATO DEL SIG. Marcel Lefebvre

LA LOGICA HEGELIANA NELL’OPERATO DEL SIG. Marcel Lefebvre

(che taluni credono essere un sacerdote, qualcuno pensa sia un vescovo, altri addirittura un santo!).

Esempi della dialettica di Lefebvre contro il “De Fide”

 “La Chiesa piomberà in una grande sofferenza prima che sia completamente dissolta, e subirà gli oltraggi più severi, per non parlare di quel gran numero di figli rinnegati, attaccati alle promesse fatte da uomini che infragono la propria parola, che infrangono tutto ciò che può essere trovato di più sacro, che tratteranno il Figlio di Dio con le parole più abominevoli. Il numero di quelle anime, per sempre divise da Dio, per così dire oltrepasserà i tre quarti dei viventi.” (Rivelazioni celesti a Marie-Julie Jahenny , 29 giugno 1882 – in: “Le profezie di La Fraudais di Marie-Julie Jahenny”, pp. 210-213).

Una delle basi dell’inganno comunista (condannato a più riprese dalla Chiesa Cattolica) è l’uso della dialettica hegeliana, (di dialettica in ambito metafisico, espressione dell’immanentismo e panteismo gnostico, si era già parlato nei tempi antichi fin da Platone, ripreso poi dai neoplatonici medioevali imbevuti di cabalismo neognostico, fino al massone Kant e adepti vari fra i quali Fichte, che per primo parlò del diabolico trio, oggi alla moda, di quello che sembra un innocente gioco filosofico, il “gioco delle tre carte”, elaborato e definito poi dall’altro epigono Hegel che diede spunto a tutte le successive correnti idealistiche, fino al kazaro-pseudogiudeo Marx che fondò il materialismo storico fondamento del comunismo, altro “prodotto” cabalistico destinato a sconvolgere il mondo intero deviandolo con i suoi deliri. Per questo gioco, il “gioco delle tre carte”, è vero “tutto”, ed è vero il “contrario di tutto” che fusi in un calderone alla maga Magò danno poi luogo al contrario del contrario recuperando apparentemente il “tutto” in un superamento irreale e logicamente falso, sempre lontano dal tutto “vero”. La dialettica hegeliana è così strutturata su tre parametri:

Tesi – Antitesi – Sintesi: che costituiscono la filosofia rivoluzionaria di Hegel, inventata per distruggere il Regno di Cristo (l’Ordine cattolico).

In realtà questa è stata un’arma privilegiata usata da sempre dai “nemici di tutti gli uomini”, da “quelli che per padre hanno il diavolo”, cioè i “nemici di Dio e del suo Cristo”. Per meglio confondere chiamano questo sistema con il termine elegante di: dia .. lettica [togliendo di proposito le due lettere “vo” che la completerebbero compiutamente! … Questa dia … vo-leria è usata in filosofia, in politica, nella questioni sociali, in tutto ciò che concerne la possibilità di destabilizzare l’ordine Cristiano che è fondato sul: “Si si, – No no”, lineare, limpido chiaro, senza alternative pasticciate, esattamente l’inverso del motto di chi deve ingannare in modo subdolo. Evidenze lampanti le vediamo nel nostro quotidiano, nelle dinamiche politiche in cui si contrappongono la destra e la sinistra, i reazionari ed i progressisti, le cui macerie poi fanno sorgere dei movimenti di sintesi che ancor più destabilizzano e confondono gli illusi che credono di contare qualcosa in “democrazia”, potere che viene dal basso, anzi dal profondo, dal sotterraneo … In ogni caso, la sintesi è un elegante abbattimento della tesi, che viene distrutta senza “dare nell’occhio”, come una equazione matematica che offre una soluzione apparente, una versione per allocchi dormienti del “dissolvi e coagula”. A questa dinamica appartiene pure la dialettica religiosa creata a bella posta dai soliti marrani infiltrati della “quinta colonna”, quelli della “razza degli ofidi”, che alla Chiesa di sempre, Una Santa, Cattolica, Apostolica, Romana, ha contrapposto una contro-Chiesa (o falsa chiesa del “Novus ordo” e del concilio vaticano c.s. II -falso anche questo, convocato da un antipapa per distruggere la tradizione e generare un falso culto-). Da questa contrapposizione è nata una “sintesi” mostruosa ed ingannevole anche più della stessa contro-chiesa: il “movimento tradizionalista” in appoggio e all’interno della falsa chiesa. Questo movimento, nato appunto nell’ambito giudaico-massonico (che alimenta, anche economicamente, tutte le dialettiche distruttive) ha avuto per iniziatore (apparente) il cosiddetto mons. M. Lefebvre, un uomo falsamente consacrato dal falso cardinale Lienart, un massone di alto livello già prima di essere diventato finto-prete e poi finto-vescovo con riti sacrileghi perché recepiti senza intenzione ed in stato di scomunica grave ipso facto. Un tale soggetto, quindi, non essendo mai diventato prete né vescovo per difetto di intenzione, anzi con l’intenzione diametralmente opposta a quella della Chiesa Cattolica, essendo scomunicato ed aderente pienamente convinto ai deliri massonici di alto grado (pensiamo solo al: Adonay noken!) con tanto di adorazione del baphomet-lucifero, non ha potuto mai trasferire alcunché di sacro ai suoi pseudo consacrati, consci o meno della situazione, e da qui a tutta la linea fasulla che si perpetua ancora ai giorni nostri, buona per il carnevale di Venezia o di Viareggio! Ma un tale [il Lefebvre appunto] designato a creare un movimento “dialettico”, non poteva certamente ignorare la formazione “culturale” del suo padre spirituale, come egli stesso lo definiva, a meno di essere uno sprovveduto al limite dello stato psichiatrico di idiozia. Ma il nostro, idiota non lo era di certo, tutt’altro! Se si esamina il corso delle sue dichiarazioni, in tempi anche ristretti, si rimane sconcertati dal movimento a banderuola mostrata dal sig. Marcel nelle sue dichiarazioni, ora a favore della Chiesa, ora della contro chiesa, fino alla enunciazione “sintetica” dei princìpi, giusto –diceva- per salvare il salvabile! Qui non si tratta di smemoratezza, di arteriosclerosi, di sindrome demenziale, di involuzione cerebrale presenile, di facoltà mentali in libera uscita, come sembrerebbe attenendosi ai canoni della neuropsichiatria, ma di un lucido agire di stampo hegeliano: un giorno la tesi (la “vera” Chiesa), un giorno l’antitesi (la contro-chiesa, quella falsa dei massoni marrani, dall’usurpazione roncalliana in poi, passando dal conciliabolo Vat. II. ), per arrivare al giorno della sintesi (… lasciateci vivere la tradizione nella contro chiesa: lo pseudo-tradizionalismo lefebvriano!). Diamo un rapida occhiata a qualche “perla”, alle dichiarazioni ufficiali del nostro personaggio.

Eccone una breve panoramica:

16 novembre 1976 – Innanzitutto: Lefebvre concorda con le proposizioni che affermano:

1- “Il Vaticano II era un Concilio Ecumenico adeguatamente convocato dal Pontefice regnante secondo le norme canoniche“. ;(falso! egli sapeva fin troppo bene, come “figlioccio” di Lienart [da lui stesso considerato il suo padre spirituale] e amico “fraterno” del card. Tisserant, come erano andate le cose nei Conclavi dei 1958 e del 1963 e di che pasta era il pontefice usurpante e quale validità avesse il concilio oltretutto scomunicato anzitempo da Pio II Piccolomini nella famigerata bolla “Exsecrabilis”) ;

2- “I suoi documenti ufficiali sono stati votati dalla maggioranza dei Padri del Concilio e validamente promulgati dal Pontefice regnante”  (falso! Egli ben sapeva che il pontefice non era tale perché usurpante, e quindi tutti i documenti erano invalidi, carta straccia da camino, o … da toilette, se necessario;).

3- Alla seguente domanda: rispondeva:

D. “… È vero che tu intendi consacrare uno o più vescovi per continuare il tuo lavoro.?” Mgr. Lefebvre: It is totally untrue.”

“La risposta del falso Mons. Lefebvre: –È totalmente falso!”

[Da un colloquio con Michael Davies. “Apologia Pro Archbishop Lefebvre” , Vol. 1, pp. 347/8. 1, pp. 347/8.]

Nel 30 giugno 1988, egli ha consacrato tre vescovi (falsi come e più di lui) sotto copertura di una fantomatica “Operazione di Sopravvivenza Cattolica agosto / settembre. 88, p.1. 88, p.1. – Questo non significa che nel 1976 Lefebvre non avesse alcuna intenzione di consacrare, anche se tuttavia, alcuni avevano creduto il contrario a quel tempo.

29 giugno 1976

4 -.Nonostante tutte le obiezioni, egli procedette alle ordinazioni. Paolo VI (il montin-marrano) rispondeva il 1° luglio colpendo i sacerdoti ordinati con una sospensione a divinis. – Il 29 luglio la stessa sanzione colpiva Lefebvre – che rilasciò nello stesso giorno una dichiarazione inequivocabile: Questa chiesa conciliare è una chiesa scismatica perché rompe con la Chiesa Cattolica dei secoli”.

5 – Continuamente poi ebbe ad insistere sull’eresia e sullo scisma del Vaticano II dalla Chiesa di sempre... Tuttavia, nello stesso tempo già parlava di “interpretare il concilio nel senso della tradizione e già chiedeva.“… che ci permettano di sperimentare la tradizione “. ( ECOME FULL STOP , Fortes in Fide , di Fr. Noél Barbara)

29 luglio 1976

In questo giorno, sotto lo shock della sospensione a divinis, Mons. Lefebvre ha dichiarato: “Questa chiesa conciliare è una chiesa scismatica perché rompe con la Chiesa Cattolica dei secoli …” – “Questa chiesa conciliare è scismatica perché ha preso come base del suo aggiornamento dei principi contrari a quelli della Chiesa cattolica.”. – “La chiesa che afferma errori come questi è sia scismatica che eretica: questa chiesa conciliare non è quindi Cattolica”.!

4 agosto 1976

“Ma, … ribaltone! meno di una settimana dopo, parlando del concilio, eccolo dire: ” Non lo rifiuto del tutto, accetto il concilio in quel che è conforme alla tradizione “..’ Francia-Soir , 4 agosto 1976. Inoltre, in un’affermazione al quotidiano “Le Figaro” , si è rivelato fermo e deciso. Dopo aver ripetuto le sue dure parole del 29 luglio, interrogato sulla legittimità di Paolo VI, concludeva con un colpo da maestro: “Noi siamo decisamente decisi a continuare il nostro lavoro di restauro del sacerdozio cattolico, qualunque cosa accada, convinti che non possiamo prestare servizio migliore alla Chiesa, al papa, ai vescovi e ai fedeli. Lasciate che ci permettano di sperimentare la tradizione . Le Figaro, 3 agosto 1976 “.

[Il nostro eroe con il super massone-ecclesiastico Tisserand, agente del ‘bnai ‘brith al Conclave del 1958 ed al contro-concilio Vat. II – guarda caso, manca … solo Lienart!]

Ripassiamo la lezione:

Tesi ( Religione Cattolica ) – Antitesi (falsa religione degli usurpatori V2, o novus ordo, imposto dalla massoneria)

= Sintesi (Lefebvrismo Anti-cattolico  / Pseudo-tradizionalismo)

Diabolica lingua biforcuta:

4 Agosto 1976.

In un giorno il sig. Lefebvre [il falso mons.] tratta la chiesa conciliare, la sua gerarchia e in particolare il suo “papa” da scismatico: “Tutti coloro che cooperano nell’applicazione di questo sconvolgimento, accettano e aderiscono a questa nuova chiesa conciliare … entrano nello scisma”. Le Figaro, 4 agosto 1976. (ECONE FULL STOP, Fortes in Fide , di Fr. Noél Barbara).

La pantomima raggiunge il suo scopo:

24 dicembre 1978

In questo altro giorno il sig. Marcel si abbassa a chiedere a questi “scismatici” un riconoscimento per il quale ancora attendono risposta ufficiale i suoi eredi: “Santo Padre, per l’onore di Gesù Cristo, per il bene della Chiesa, per la salvezza delle anime, vi preghiamo di pronunciare una sola parola, una sola parola: “Lasciate che continuino“. “Lettera a Giovanni Paolo II [l’antipapa dell’epoca], 24 dicembre 1978.

L’8 novembre 1979 Lefebvre affermava con forza che le proprie opinioni non erano cambiate negli anni; affinché nessuno possa errare per quanto riguarda la sua e la posizione ufficiale del SSPX sul Novus Ordo Missae: “… nessuno nella SSPX poteva tollerare che tra i suoi membri si trovassero quelli che rifiutano di pregare per il Papa o affermano che il Novus Ordo Missae è di per sé invalido …” – ” Cattolico “, Luglio e Novembre 83, p.3.

Fr. Fr. Noél Barbara : “Lui (Lefebvre) dice spesso, in difesa del suo lavoro, che i santi non hanno agito in modo diverso.”

Qualunque cosa il prelato possa dire, i seminari selvaggi, le ordinazioni senza lettere dimissorie, le confermazioni e le confessioni senza giurisdizione, sono pratiche contrarie a ciò che è sempre stato fatto nella Chiesa.”

“Fatta eccezione per gli eretici-scismatici che non riconoscono la Chiesa Cattolica come la sola arca di salvezza e non appartengono ad essa, nessun Vescovo o Santo ha mai aperto un seminario, un’università, un luogo di culto, anche privato ​​o amministrati i sacramenti senza la preliminare autorizzazione dell’Ordinario, ancora meno sfidando il suo divieto, senza che sia stato denunciato innanzitutto come eretico e condannato pubblicamente di conseguenza, come ad es. fece San Atanasio nel suo tempo “. (ECONE FULL STOP)

” … Perché se una persona non mantiene questa fede intera ed integra, sarà senza dubbio perduta per sempre.” (Credo di Atanasio)

Christopher Shannon (che era a Econe-Sion, in Svizzera all’inizio degli anni ’70, ma ha lasciato subito dopo aver capito che il capo dello SSPX e Lefebvre erano intrisi di Massoneria), ha scritto il 29 gennaio , all’editore di lunga tradizione della rivista cattolica “The Spark” , 1997: “… e seguendo il sentiero dei soldi, credo che la maggior parte dei fondi provenissero da Roma: Lefebvre ha intrapreso frequenti viaggi a Roma mentre ero con lui; io mi sono seduto al tavolo accanto a lui, tutti i conviviali erano cordiali, non c’era animosità nè discussioni, come la maggior parte avrebbe potuto credere: ora so che si organizzavano semplicemente strategie sotto la guida dei suoi capi romani… L’uomo è un diavolo, con un sorriso santo benigno. “lo zucchero, il veleno, è stato infuso nel processo e cresce e cresce fino al raccolto “.

 “ Sua Santità, Papa Pio IX, Quartus Supra , 6 gennaio 1873: “È sempre stato l’abitudine degli eretici e dello scismatici il dichiararsi cattolici e proclamare le loro eccellenze per condurre in errore i popoli e i principi “.

 

 

13 MAGGIO 1991: CONSACRAZIONE DELLA RUSSIA AL CUORE IMMACOLATO DI MARIA.

La consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria è stata la richiesta che la Madonna ha fatto a Fatima al Papa in unione con i Vescovi del mondo. I vari Pontefici succedutisi non hanno acconsentito ad esaudire il desiderio di Dio manifestato dalla Vergine Maria a Fatima, per cause diverse. I veri e validi Pontefici fino al ’58, forse mal consigliati, ostacolati, minacciati, più probabilmente eliminati [Pio XI, Pio XII] hanno tergiversato, tentennato, ritardato fino all’usurpazione del Soglio di Pietro, profeticamente vista e descritta da Leone XIII, e realizzata il 26 ottobre del 1958 con l’estromissione di Papa Gregorio XVII. Ma vogliamo iniziare il discorso dal sogno profetico di Don Bosco, il celebre “sogno delle due colonne”. Lo riportiamo qui di seguito dalle “Memorie biografiche” del Santo.

IL SOGNO DELLE DUE COLONNE IN MEZZO AL MARE

DON Bosco il 26 maggio aveva promesso ai giovani di raccontar loro qualche bella cosa nell’ultimo o nel penultimo giorno del mese. Il 30 maggio dunque raccontò alla sera una parabola o similitudine come egli volle appellarla.

“Vi voglio raccontare un sogno. È vero che chi sogna non ragiona, tuttavia io, che a voi racconterei persino i miei peccati, se non avessi paura di farvi scappar tutti e far cadere la casa, ve lo racconto per vostra utilità spirituale. Il sogno l’ho fatto sono alcuni giorni. – Figuratevi di essere con me sulla spiaggia del mare, o meglio, sopra uno scoglio isolato e di non vedere altro spazio di terra, se non quello che vista sotto i piedi. In tutta quella vasta superficie delle acque si vede una moltitudine innumerevole di navi ordinate a battaglia, le prore delle quali sono terminate da un rostro di ferro acuto a mo’ di strale, che ove è spinto ferisce e trapassa ogni cosa. Queste navi sono armate di cannoni, cariche di fucili, di altre armi di ogni genere, di materie incendiarie, e anche di libri, e si avanzano contro una nave molto più grossa e più alta di tutte loro, tentando di urtarla col rostro, di incendiarla o altrimenti di farle ogni guasto possibile. – A quella maestosa nave arredata di tutto punto, fanno scorta molte navicelle, che da lei ricevono i segnali di comando ed eseguiscono evoluzioni per difendersi dalle flotte avversarie. Il vento è loro contrario e il mare agitato sembra favorire i nemici. – In mezzo all’immensa distesa del mare si elevano dalle onde due robuste colonne, altissime, poco distanti l’una dall’altra. Sovra di una vi è la statua della Vergine Immacolata, a’ cui piedi pende un largo cartello con questa iscrizione: – Auxilium Christianorum; – sull’altra, che è molto più alta e grossa, sta un’Ostia di grandezza proporzionata alla colonna e sotto un altro cartello colle parole: Salus credentium. Il comandante supremo sulla gran nave, che è il Romano Pontefice, vedendo il furore dei nemici e il mal partito nel quale si trovano i suoi fedeli, pensa di convocare intorno a sé i piloti delle navi secondarie per tener consiglio [il Concilio Vaticano 1869-1870] e decidere sul da farsi. Tutti i piloti [i Vescovi e Cardinali ndr.] salgono e si adunano intorno al Papa. Tengono consesso, ma infuriando il vento sempre più e la tempesta, [scoppio della guerra franco-prussiana [1]] sono rimandati a governare le proprie navi. Fattasi un po’ di bonaccia, il Papa raduna per la seconda volta intorno a se i piloti, mentre la nave capitana segue il suo corso. Ma la burrasca ritorna spaventosa. – [1] Con lo scoppio della guerra franco-prussiana, Napoleone III ritirò la sua guarnigione francese da Roma. Con questa guarnigione, l’esercito nazionale Massonico italiano (guidato da Garibaldi e Vittorio Emmanuele II e pienamente [Fonte – approvata dalla Chiesa: La Civilta Cattolica : “Sulla questione ebraica in Europa: le cause, gli effetti, i rimedi “, 1890 dC .] sostenuto dalla Sinagoga di Satana [gli ebrei] è stato in grado di prendere lo Stato pontificio di Roma il 20 settembre 1870, con il risultato che Pio IX diventò un “Prigioniero nel Vaticano” per i successivi otto anni, fino alla sua morte nel 1878..” Così anche i successivi pontefici, fino a Benedetto XV, eletto nel 1914. Ben presto, però, sembrò che si sviluppasse un futuro politico ancor più terrificante. Dopo la rivoluzione comunista del 1917 in Russia, l’Europa sembrava minacciata da una ascesa comunista, e in Italia gli attivisti socialisti stavano conducendo battaglie dell’intensità più violenta … ” (BR Lewis, “Prigioniero del Vaticano: 60 anni di isolamento”, 6 aprile 2011)]

Il Papa sta al timone e tutti i suoi sforzi sono diretti a portar la nave in mezzo a quelle due colonne, dalla sommità delle quali tutto intorno pendono molte ancore e grossi ganci attaccati a catene. – Le navi nemiche (Giudeo-Massoneria) si muovono tutte ad assalirla e tentano ogni modo per arrestarla e farla sommergere.

il nemico” (la Giudeo-Massoneria) … Leone XIII svela la loro trama infernale per distruggere il Papato: “… ma contro l’Apostolica Sede e il Romano Pontefice arde più accesa la guerra. Prima di tutto egli fu sotto bugiardi pretesti spogliato del Principato civile, propugnacolo della sua libertà e de’ suoi diritti; poi fu ridotto ad una condizione iniqua, e per gli infiniti ostacoli intollerabile; finché si è giunti a quest’estremo, che i settari dicono aperto ciò che segretamente e lungamente avevano macchinato fra loro, doversi togliere di mezzo lo stesso spirituale potere dei Pontefici, e fare scomparire dal mondo la divina istituzione del Pontificato. (Humanum Genus, Lettera enciclica sulla massoneria, 20 aprile 1884). Le une cogli scritti, coi libri, con materie incendiarie di cui sono ripiene e che cercano di gettarle a bordo; le altre coi cannoni, coi fucili e coi rostri: il combattimento si fa sempre più accanito. Le prore nemiche l’urtano violentemente, ma inutili riescono i loro sforzi e il loro impeto. Invano ritentano la prova e sciupano ogni loro fatica e munizione: la gran nave procede sicura e franca nel suo cammino. Avviene talvolta che, percossa da formidabili colpi, [colpi formidabili” … Si dice che la verità è l’unica carità consentita nella Storia. L’eroico mons. Jouin denunciò il card. Rampolla essere massone al Conclave dopo la morte di Leone XIII. Rampolla non era solo un membro della Conventicola, ma anche Gran Maestro di una setta particolarmente occulta nota come OTO (Ordo Templi Orientis), in cui era stato iniziato in Svizzera qualche anno prima.] … riporta nei suoi fianchi larga e profonda fessura, ma non appena è fatto il guasto spira un soffio dalle due colonne e le falle si richiudono e i fori si otturano. – E scoppiano intanto i cannoni degli assalitori, si spezzano i fucili, ogni altra arma ed i rostri; [La guerra di San Pio X contro i Modernisti ha sicuramente mostrato e distrutto molte opere malefiche del furtivo “nemico Marrano”. Deo Gratias! Eppure, molte delle “talpe” moderniste sono tornate sotterranee per lasciar scorrere il tempo, sperando di rilasciare il loro veleno pestilenziale in un momento più opportuno.] si sconquassano molte navi e si sprofondano nel mare. Allora i nemici furibondi prendono a combattere ad armi corte; e con le mani, coi pugni, con le bestemmie e con le maledizioni. [“con le mani …” San Giovanni Bosco dice che i nemici stavano attaccando ad “armi corte” … e con le mani“. Ciò dimostra che NON era il combattimento tipico dei nemici che portano gli assalti dall’esterno della Chiesa (o con le loro talpe moderniste dall’interno), sparando sulla Nave ammiraglia Pontificia con falsi insegnamenti, ma è una chiara allusione ad un diverso tipo di assalto. Questo è un attacco da “vicino ad arma corta … con le mani” … un chiaro riferimento a quanto storicamente avvenuto al Conclave del 26 ottobre 1958.] – Quand’ecco che il Papa, colpito gravemente, cade. [“… il Papa colpito gravemente, cade.”. Questa parte cruciale della profezia è la chiave per capirla nel suo complesso. La cronologia di questa profezia papale – da Pio IX che convoca il Concilio Vaticano (1869-70), dagli eroici sforzi di San Pio X che distrusse i perfidi rostri dei nemici (1907, Pascendi) – si passa ora dalla battaglia, alla guerra totale, cioè al 26 ottobre 1958! Questo è il momento in cui i nemici della croce con la violenza e gravi minacce hanno detronizzato criminalmente il Vicario di Cristo legittimamente eletto: Sua Santità Papa Gregorio XVII (formalmente il Cardinale Siri di Genova). ” “Il Papa (Gregorio XVII) è stato colpito gravemente (dai manovratori del conclave) ed è caduto”. Sua Santità non era in grado di agire pubblicamente (visibilmente) per diritto divino nel suo ruolo di Santo Padre. L’antico obiettivo della Giudeo-Massoneria di rovesciare il Trono e l’Altare era stato raggiunto … dando così inizio all’Apostasia. È “de fide” che il Papato non sarà mai abbattuto. Il pontificato di Gregorio XVII di 31 anni è quello che la Chiesa definisce “sede impediti”…  cioè, è stato impedito da forze esterne di agire nel suo Ufficio, giustamente suo “de jure” (per legge).  Subito coloro che stanno insieme con lui, corrono ad aiutarlo e lo rialzano. [“corrono ad aiutarlo e lo rialzano” … Questa cruciale profezia papale si realizza dopo oltre tre decenni: il 14 giugno 1988 “Il Santo Padre sofferente profetizzato a Fatima (che bloccato dai poteri dell’oscurità sta [silenziosamente] conducendo il suo gregge), attraverso lo sforzo eroico di p. Khoat e della sua squadra, “viene rialzano”. La squadra di Khoat è riuscita a raggiungerlo dietro le “linee nemiche” e poi “lo ha sollevato”. Ciò significa che hanno salvato il vero successore di San Pietro (Gregorio XVII) e “lo hanno sollevato” esortandolo a compiere il Suo dovere, ad occupare operativamente il “suo” trono. La Santa Sede “esiliata” operava così “sotterraneamente” dal 14 giugno 1988 fino al 2 maggio 1989 nella sua peggiore persecuzione mai subita. Dove c’è Pietro c’è la Chiesa! Il Papa è colpito la seconda volta, cade di nuovo e muore. Un grido di vittoria e di gioia risuona tra i nemici; sulle loro navi si scorge un indicibile tripudio. [… “Il Papa è colpito la seconda volta, cade di nuovo e muore”. I carcerieri satanici di Papa Gregorio XVII hanno scoperto in qualche modo che egli stava operando attivamente per la Chiesa, con la creazione di suoi nuovi Cardinali e Vescovi (che sotto la sua direzione stavano organizzando pure una evacuazione di emergenza in elicottero del loro amato Comandante in capo). Gli usurpatori massonici della setta del Vaticano II lo uccisero (… pare con l’utilizzo di digitale, medicamento che sovra-dosato, provoca una morte terribile e crudele]. Sennonché appena morto il Pontefice un altro Papa sottentra al suo posto. I Piloti radunati lo hanno eletto così subitamente, che la notizia della morte del Papa giunge con la notizia dell’elezione del successore. Gli avversari incominciano a perdersi di coraggio. [La profezia di San Giovanni Bosco salta rapidamente e giunge al punto in cui il Cardinale (Camerlengo) designato da Papa Gregorio XVII, il 3 giugno 1990, annunciava un prossimo Conclave . I Cardinali, dopo aver superato molti ostacoli e pericoli, si sono riuniti a Roma per eleggere il suo successore nella primavera del 1991- 3 maggio 1991].

Il dettaglio storico della consacrazione pontificia della Russia al Cuore Immacolato di Maria. 

TCW [mondo cattolico odierno], anche se ha conservato per un po’ di tempo queste informazioni (direttamente ricevute [per iscritto] dalla Gerarchia) ora, attraverso la loro guida, pubblica i dettagli cronologici di questo evento di portata capitale:

1.- 2 maggio 1991, A Roma, a due anni dalla morte di Gregorio XVII, i suoi Cardinali celebrarono una Messa da Requiem in suo suffragio,  e continuarono subito dopo a tenere un Conclave.

 2.- 3 maggio 1991, È stato eletto il nuovo Pontefice che ha scelto il nome di Gregorio XVIII (262 ° Successore di San Pietro).

 3.- Il 13 maggio 1991, Gregorio XVIII ha consacrato la Russia, per nome, al Cuore Immacolato, in unione con tutti i Vescovi del mondo!

 4.-Il 14 maggio 1991 Gregorio XVIII ha tenuto una riunione con i suoi Cardinali e lasciava Roma per l’esilio in una località segreta, per volontà di Dio!

[TCW.(Riassunto): Sua Santità Gregorio XVIII (Gregorio XVIII) è stato eletto Papa a Roma in un conclave segreto. Il primo atto del Pontefice fu quello di consacrare la Russia per nome al Cuore Immacolato, in unione con tutti i Vescovi del mondo (cioè Vescovi Cattolici con missione canonica [* giurisdizione] da lui ricevuta, in una cerimonia pubblica per quanto consentito dalla prudenza. Dopo questo importante evento, ha colloquiato con i suoi Cardinali dando loro opportune disposizioni ed ha lasciato Roma per andare in esilio, in obbedienza alla Divina volontà.]

Il nuovo Papa sbaragliando e superando ogni ostacolo, guida la nave sino alle due colonne e giunta in mezzo ad esse, la lega con una catenella che pendeva dalla prora ad un’ancora della colonna su cui stava l’Ostia (Messa tridentina); e con un’altra catenella che pendeva a poppa la lega dalla parte opposta ad un’altra ancora appesa alla colonna su cui è collocata la Vergine Immacolata. (Atto Pontificio di Consacrazione della Russia al Cuore Immacolato, Il 13 maggio 1991 da Papa Gregorio XVIII, in unione con tutti i Vescovi del mondo).

– Allora succede un gran rivolgimento. Tutte le navi che fino a quel punto avevano combattuto quella su cui sedeva il Papa, fuggono, si disperdono, si urtano e si fracassano a vicenda. Le une si affondano e cercano di affondare le altre. [pseudo-tradizionalisti e sedevacantisti, negazionisti della bolla Ex Apostolatus officio, Fraternità paramassoniche del “cavaliere kadosh” e … “figlioccio”, i sedevancantisti menzogneri, etc. – La storia mostra che parte di queste comprendevano pure il capo controllore dell’opposizione, “il non-sacerdote M. Lefebvre]. – Alcune navicelle che hanno combattuto valorosamente col Papa vengono per le prime a legarsi a quelle colonne. – Molte altre navi che, ritiratesi per timore della battaglia si trovano in gran lontananza, stanno prudentemente osservando, finché dileguati nei gorghi del mare [“inghiottito nelle gole del mare” … Un riferimento agli imminenti 3 giorni di castigo dell’oscurità, che libereranno il mondo dagli eretici e dagli scismatici, cioè i nemici dell’invincibile Papato. Anche San Giovanni Bosco nella sua profezia ” Il Venerabile Vecchio del Lazio ” allude ai prossimi 3 Giorni, come hanno fatto molti altri santi e cattolici rinomati per santità.] – i rottami di tutte le navi disfatte, a gran lena vogano alla volta di quelle due colonne, ove arrivate si attaccano ai ganci pendenti dalle medesime, ed ivi rimangono tranquille e sicure, insieme colla nave principale su cui sta il Papa. Nel mare regna una gran calma. [“calma suprema” … questa calma suprema per il mondo cattolico – “periodo di pace” promesso da Nostra Signora a Fatima- sarà attuata dalla Divina Provvidenza dopo che “le nazioni sono state annientate” (con i 3 giorni di oscurità, il castigo prossimo che precederà la restaurazione gloriosa della Chiesa e il regno trionfale del Cuore Immacolato di Maria).]

Don Bosco a questo punto interrogò Don Rua: – Che cosa pensi tu di questo racconto? Don Rua rispose: – Mi pare che la nave del Papa sia la Chiesa, di cui esso è il Capo: le navi gli uomini, il mare questo mondo. Quei che difendono la grossa nave sono i buoni affezionati alla santa Sede, gli altri i suoi nemici, che con ogni sorta di armi tentano di annientarla. Le due colonne di salute mi sembra che siano la devozione a Maria SS. ed al SS. Sacramento dell’Eucarestia. – D. Rua non parlò del Papa caduto e morto e D. Bosco tacque pure su di ciò. Solo soggiunse: – Dicesti bene. Bisogna soltanto correggere un’espressione. Le navi dei nemici sono le persecuzioni. Si preparano gravissimi travagli per la Chiesa. Quello che finora è stato, è quasi nulla rispetto a ciò che deve accadere. I suoi nemici sono raffigurati nelle navi che tentano di affondare, se riuscissero, la nave principale. Due soli mezzi restano per salvarsi fra tanto scompiglio! – La Devozione a Maria SS. e la frequenza alla Comunione, adoperandoci in ogni modo e facendo del nostro meglio per praticarli e farli praticare dovunque e da tutti. Buona notte! – Le congetture che fecero i giovani intorno a questo sogno furono moltissime, specialmente riguardo al Papa; ma Don Bosco non aggiunse altre spiegazioni. – Intanto i chierici Boggero, Ruffino, Merlone e il signor Chiala Cesare descrissero questo sogno e ci rimangono i loro manoscritti. Due furono compilati il giorno dopo la narrazione di D. Bosco, e gli per gli altri due trascorse maggior tempo: ma vanno perfettamente d’accordo e variano solamente per qualche circostanza, che l’uno omette e l’altro nota”.

Memorie biografiche di San Giovanni Bosco, Vol. VII, Capitolo 18, pp. 169-172.

[in rosso il commento di TCW].

Nostra Signora di Fatima dice a Lucia, il 3 agosto 1931 dC (Rianjo, Spagna): (I Pontefici ) non hanno voluto rispettare la mia richiesta (la consacrazione dela Russia al Cuore Immacolato in unione con tutti i vescovi del mondo), ma come il re di Francia, si pentiranno e lo faranno, ma sarà tardi: la Russia avrà però già diffuso i propri errori in tutto il mondo, provocando guerre e persecuzioni alla Chiesa, ed il Santo Padre avrà molto da soffrire “.

Foto della vera suor Lucia di Fatima (prima che fosse eliminata e sostituita da un sosia)

1927 – Nostra Signora di Fatima a Sr. Lucia : “È arrivato il momento in cui Dio chiede al Santo Padre di fare, in unione con tutti i vescovi del mondo,  la Consacrazione della Russia al mio Cuore immacolato, promettendo di salvarla con questo mezzo “. – “Sr. Lucia riflette e si lamenta perché la richiesta della Madonna per la consacrazione della Russia al suo Cuore Immacolato fu ignorata: “Lui (Dio) se voleva, poteva fare che la causa (le misure di Roma) si muovesse velocemente. Ma per punire il mondo, lo lascerà andare lentamente … la sua giustizia, provocata dai nostri peccati, lo richiede. Egli è dispiaciuto, non solo dai grandi peccati, ma anche dalla lassità e negligenza nel seguire le sue richieste. .. Sì, i crimini sono molti, ma soprattutto è molto più grande … “la negligenza di quelle anime che dovrebbero essere ardenti al suo servizio!” – Quando, nella Lettera Apostolica Sacro Vergente Anno del 7 luglio 1952, Papa Pio XII consacrò “i popoli russi” al Cuore Immacolato di Maria, molti credevano che tutto fosse stato adempiuto. Tuttavia, la suor Lucia scrive: “Sono rimasta afflitta che ancora non sia stata fatto nel modo che la Madonna ha chiesto. Pazienza! …” [in verità questa era già la falsa suor Lucia, l’agente degli Illuminati, che assicurava i suoi “mentori” che la Consacrazione di Pio XII (probabilmente “depistato” da agenti della “quinta colonna” infiltrati finanche nella sua Segreteria di Stato!) non era stata fatta secondo il desiderio della Vergine, per cui potevano esser tranquilli … infatti non si ebbe alcun effetto visibile sulla Russia che anzi intensificò la sua opera destabilizzante e di persecuzione – ndr. -].

 “Coloro che difendono la grande nave sono buone persone che amano la Santa Sede; Altri sono i suoi nemici che, con ogni sorta di armi, fanno tentativi per annientarla “.  (Don Michele Rua, amico di San Giovanni Bosco)

  “È necessario per la salvezza che tutti i fedeli di Cristo siano sottoposti al Romano Pontefice“. (Concilio Laterano V)

 Maria Ausiliatrice: Santuario di Maria Ausiliatrice Santuario di Maria Ausiliatrice (Torino, Italia)

Ho visto uno dei miei successori, con il mio stesso nome, Che stava fuggendo (da Roma) … egli morirà di una morte crudele “…

Visioni profetiche su Giuseppe Siri (Gregorio XVII) di Giuseppe Sarto (Pio X)

Nel 1909, durante un pubblico capitolo generale dell’Ordine Francescano, Papa Pio X è improvvisamente caduto in trance. Il pubblico aspettava in silenzio riverente. Quando si svegliò, il papa gridò:

“Quello che vedo è terrificante, sarà io stesso, o sarà il mio successore? Certo è che il Papa uscirà da Roma e lasciando il Vaticano dovrà camminare sui corpi morti dei suoi sacerdoti.”

Proprio prima della sua morte (20 agosto 1914), Papa Pio X ebbe un’altra visione:

Ho visto uno dei miei successori, mio omonimo (Giuseppe), che stava fuggendo sui corpi dei suoi fratelli, si rifuggerà in un luogo nascosto, ma dopo una breve tregua morirà di una morte crudele“.

Lo stesso Papa ha anche predetto la guerra per l’anno 1914 e, durante la sua agonia di morte (nel 1914), ebbe a dire:

  “Io vedo i  russi a Genova “.[1.]

[1] “… i russi a Genova”.  Riferimento ai carcerieri massonici di papa Gregorio XVII – che sorvegliavano ogni mossa del Papa in ostaggio a Genova (Italia) dove Sua Santità fu esiliato.

EFFETTI DELLA “VERA” CONSACRAZIONE

 [Gli effetti furono straordinariamente immediati:

Consacrazione: 13 maggio 1991;

Giugno 1991: prime libere elezioni in Unione Sovietica;

Agosto 1991: implosione e scomparsa del partito comunista sovietico,

8 Dicembre 1991 (festa dell’Immacolata): a Belaveža trattato che sancisce la dissoluzione dell’Unione Sovietica.

26 Dicembre 1991: l’Unione Sovietica venne sciolta formalmente dal Soviet Supremo e smembrata in tanti Stati indipendenti]

 “Autorità della Chiesa: coloro che sono stati accolti nella gerarchia ecclesiastica non sono scelti dal popolo, né da autorità secolari, ma sono collocati nei gradi di potere degli ordini mediante ordinazione sacra. Nel Pontificato supremo la persona legalmente eletta, accettando liberamente l’elezione, riceve il potere di competenza per diritto divino . ” Tutti gli altri ricevono la giurisdizione tramite la missione canonica (can. 109).- (Testo: “A Dictionary Of Canon Law”, Second Revised Edition, 1919 Imprimatur )

 La Chiesa militante

 “La Chiesa, è in ogni tempo militante, per lei non c’è pace permanente sulla terra, le conseguenze del peccato  la indeboliscono solo, ma non la distruggono; – la battaglia deve essere condotta sempre: battaglia intellettuale … deve esserci eresia; battaglia morale … deve esserci scandalo; battaglia fisica … ci devono essere disgrazie, calamità, pubbliche e private, nazionali e individuali. La vita dell’uomo è una guerra da condurre con le braccia e con le mani contro i poteri dell’inferno, gli impuri sulla terra, le passioni del cuore che gli si schiantano contro: egli deve combattere e combattere fino alla fine, deve conquistare prima di poter essere incoronato “.  (Catechismo di perseveranza : esposizione storica, dottrinale, morale e liturgica della religione cattolica, Abbé Gaume, 1850, Imprimatur)

S. Cipriano: “Chi aderisce ad un falso vescovo di Roma (un falso” papa “) è fuori dalla comunione con la Chiesa“.

 Dichiariamo, diciamo, definiamo e proclamiamo che ogni creatura umana, per la salvezza, debba necessariamente essere interamente sottoposta al Romano Pontefice “. -Papa Bonifacio VIII, Unam Sanctum 18 novembre 1302 ex cathedra (infallibile)

 “Allora la Chiesa sarà … nelle catacombe … Tale è la testimonianza universale dei Padri della Chiesa Primitiva “. -Cardinal Manning

“L’ apostasia della città di Roma dal vicario di Cristo e la sua distruzione da parte dell’anticristo possono essere pensieri così nuovi a molti cattolici, che credo bene di recitare il testo di teologi di grande reputazione. In primis Malvenda, che scrive espressamente sul soggetto, afferma come sia  opinione di Ribera, Gaspar Melus, Biegas, Suarrez, Bellarmino e Bosi, che Roma apostaterà dalla fede, allontanerà il Vicario di Cristo e ritornerà al suo antico paganesimo … Poi la Chiesa sarà dispersa, guidata nel deserto e sarà per un certo tempo, come era all’inizio, invisibile, nascosta in catacombe, in caverne, in sotterranei, in luoghi in agguato, per un certo tempo sarà come spazzata dalla faccia della terra …  Questa è la testimonianza universale dei Padri della Chiesa Primitiva .” [-Cardinal Manning, la crisi attuale della Santa Sede , 1861, Londra: pp. 8-9]