LA CHIESA ECLISSATA ED I SACRAMENTI (2)

LA CRESIMA O CONFERMAZIONE

IV. La Cresima è uno dei Sacramenti oggi maggiormente colpito, direi quasi “minato”, occultato dalla chiesa modernista finto-cattolica usurpante il Vaticano e tutte le diocesi mondiali. Iniziamo col ricordare qualche elemento base di questo Sacramento, richiamando canoni di Concili ecumenici, come ad esempio il Decreto agli Armeni del Concilio di Firenze, o i canoni del Concilio di Trento. Nel Concilio di Firenze venivano ricordate agli Armeni e a tutti i Cattolici alcuni pilastri dei Sacramenti: “… abbiamo riassunto la verità dei Sacramenti della Chiesa, per una più facile istruzione degli Armeni presenti e futuri, nella seguente brevissima formula: i Sacramenti della nuova Legge sono sette, cioè il Battesimo, la Cresima, l’Eucaristia, la Penitenza, l’Estrema unzione, l’Ordine e il Matrimonio, che differiscono molto dai sacramenti dell’antica Legge. Questi non erano la causa della grazia, ma solo la figura della grazia che doveva essere data dalla Passione di Cristo. I nostri, invece, contengono la grazia e la conferiscono a chi li riceve come si deve. …. I primi cinque sono stati ordinati per la perfezione spirituale di ogni uomo in se stesso, gli ultimi due per la guida e la moltiplicazione di tutta la Chiesa. Infatti, con il Battesimo rinasciamo spiritualmente; con la Confermazione cresciamo nella grazia e siamo rafforzati dalla fede. Rinati e rafforzati, siamo nutriti dal cibo della divina Eucaristia. E se, a causa del peccato, cadiamo in una malattia dell’anima, siamo guariti spiritualmente con la penitenza. Spiritualmente e corporalmente, come si addice all’anima, con l’Estrema Unzione. Ma con l’Ordine la Chiesa è governata e moltiplicata spiritualmente, con il Matrimonio è accresciuta corporalmente. … Tutti questi Sacramenti sono realizzati da tre componenti: le cose che sono come la materia, le parole che sono come la forma e la persona del ministro che conferisce il Sacramento con l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa. Se manca uno di questi elementi, il Sacramento non si compie. Tra questi sacramenti ce ne sono tre, il Battesimo, la Cresima e l’Ordine, che imprimono nell’anima un carattere, cioè un certo segno spirituale che lo distingue da tutti gli altri, in modo indelebile. Per questo non si ripetono nella stessa persona. Gli altri quattro non imprimono un carattere e possono essere ripetuti. … Il secondo Sacramento è la Cresima, la cui materia è il crisma fatto di olio, che significa la luce di coscienza, e balsamo, che significa odore di buona reputazione, benedetto dal Vescovo. La forma è “Ti segno con il segno della croce e ti confermo con il crisma della salvezza nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Il suo ministro ordinario è il Vescovo. E mentre il semplice Sacerdote può impartire tutte le unzioni, solo il Vescovo deve conferire questa, perché solo degli Apostoli, di cui i Vescovi ricoprono il ruolo, leggiamo che abbiano conferito lo Spirito Santo con l’imposizione della mano, come dimostra la lettura degli Atti degli Apostoli. Infatti, poiché gli Apostoli, si dice, che erano a Gerusalemme, udirono che la Samaria aveva ricevuto la parola di Dio, mandarono da loro Pietro e Giovanni, i quali, arrivati, pregarono perché ricevessero lo Spirito Santo; poiché non era ancora entrato in nessuno di loro, ma erano stati battezzati solo nel Nome del Signore Gesù, imposero loro le mani e ricevettero lo Spirito Santo” (Atti VIII:14-17). Invece di questa imposizione delle mani, nella Chiesa si dà la Cresima. Tuttavia, a volte si legge che per dispensa della Sede Apostolica, per un motivo ragionevole e abbastanza urgente, un semplice Sacerdote con il crisma fatto dal Vescovo, amministrava il Sacramento della confermazione. A Trento invece si aggiunsero dei canoni con anatemi – per contrastare le falsità e gli errori dei protestanti – e che ribadivano i concetti già enunciati “… Se qualcuno dice che la cresima dei battezzati è una cerimonia vana e non un vero e proprio sacramento, o che in passato non era altro che una catechesi, con la quale coloro che si avvicinavano all’adolescenza rendevano conto della loro fede in presenza della Chiesa, sia anatema. … se qualcuno dice che chi attribuisce qualche virtù al santo crisma della confermazione fa ingiustizia allo Spirito Santo, sia anatema…. se qualcuno dice che il ministro ordinario della confermazione non è il solo Vescovo, ma qualsiasi semplice sacerdote, sia anatema ….” Qui abbiamo un quadro già abbastanza chiaro della Confermazione o Cresima secondo le intenzioni della Chiesa Cattolica. La falsa chiesa modernista usurpante si è molto data da fare per distruggere alla radice l’effetto di questo Sacramento nella gioventù e negli adolescenti, così da rendere sterili i semi loro piantati nell’anima con il Santo Battesimo. Oltre al cambio della forma sacramentale, oggi in lingua vernacolare e non nella lingua della Chiesa, il latino ecclesiastico, oltre alla mancanza di preparazione disposizioni (ricordiamo che essendo la Cresima un Sacramento dei vivi, richieda lo stato precedente di grazia), c’è stata una “bomba” ben più dirompente e catastrofica, come i nostri pochi lettori ricorderanno dai posts precedenti di qualche anno orsono, che parlavano della consacrazione episcopale inventata di sana pianta da G.B. Montini, il sedicente Paolo VI, cosa di cui è assolutamente vietato parlare per non incorrere nelle ire assurde ed immotivate degli pseudocattolici frequentanti la sinagoga del “baphomet signore dell’universo” ed i suoi riti sacrileghi e blasfemi. Il Ministro della Cresima è il Vescovo diocesano o un suo delegato che usi però il crisma preparato dal Vescovo, di solito il Giovedì Santo. A chi non ne avesse mai sentito parlare, ricordiamo che dal 18 giugno del 1968 fu totalmente cambiata la formula di consacrazione dei Vescovi, formula fissata appena una ventina di anni prima dal Sommo Pontefice Pio XII in “Sacramentum ordinis” (1947), in cui le formule venivano dichiarate immutabili, non modificabili da chicchessia. L’antipapa Montini, appunto perché non era Papa canonicamente eletto, essendo il Papa dell’epoca S.S. Gregorio XVII, modificò radicalmente la formula facendola diventare una formula per “Eletti manichei”, Vescovi invalidi sotto tutti gli aspetti canonici. Chi abba voglia di approfondire questa delicatissima questione, può leggerla sul nostro blog cattolico ExsurgatDeus.org. Per non essere prolissi, diciamo solo le conseguenze di questo vero e proprio “colpo di Stato”: dal 1968 non abbiamo più Vescovi ordinati validamente, quindi niente preti, anch’essi ordinati tutti invalidamente da quella data, né giovani cresimati, come vediamo tra i giovani attuali che non hanno alcune forza (tuttaltro!) di combattere per Cristo e la sua Chiesa, non avendone avuto mandato né forza. E allora, si domanderanno i pochi lettori ancora svegli ed incuriositi, come otterremo la grazia di questo Sacramento? Ma la Chiesa eclissata ha tutte le potenzialità per ottenere grazia e forza dallo Spirito Santo. In questo Sacramento, in unico momento, ed in un unico atto, otteniamo il sigillo e la forza per poter dispiegare i Doni dello Spirito Santo a difesa della fede e della Chiesa contro gli attacchi del maligno, del mondo, degli increduli. Però la Sapienza eterna ha disposto che in questi tempi finali, per avere gli stessi benefici dallo Spirito Santo, terza Persona della SS. Trinità, noi dobbiamo ricorrere ad Esso ogni giorno o momento, con la richiesta attuale dei Doni, mediante l’Inno canonico “Veni Creator Spiritus”, la sequenza di Pentecoste “Veni Creator Spiritus”, la Corona allo Spirito Santo ed altre preghiere sicuramente cattoliche con imprimatur ed indulgenze annesse. Non è certamente il Sacramento, che va comunque desiderato intensamente ed esplicitamente, ma un po’ di grazia arriverà, e con essa godremo dei frutti dello Spirito Santo, quelli che s. Paolo elencava ai Galati… gioia, amore, pace, pazienza, bontà, benevolenza, fedeltà, longanimità, modestia, mitezza, continenza, castità…

IL MATRIMONIO.

  V. Il Matrimonio, come voluto da N. S. Gesù Cristo, è un Sacramento che dona la grazia necessaria a chi sceglie questo stato di vita, il cui scopo primario è proprio quello di formare una famiglia cristiana, sul modello della Santa Famiglia di Nazaret, con l’accoglienza di tutte le creature che il buon Dio manderà secondo i suoi disegni e volontà. Per sostenere questo gravoso impegno che richiede la vita matrimoniale agli sposi, sussistenza materiale, educazione cristiana dei figli, adattamento caratteriale e sopportazione dei reciproci difetti, difficoltà ambientali, familiari etc., è necessaria una grazia che viene elargita ai Cattolici che si uniscono in matrimonio secondo il rito di santa Madre Chiesa, stabilito dai sacri Canoni nei modi richiesti da Dio. Iniziamo col fare una breve, ma importante premessa: che il matrimonio agli occhi Dio è sempre valido, anche quello “civile” dei selvaggi o degli acattolici, increduli, atei (tra i quali spiritualmente non ci sono differenze sostanziali, avendo un’anima morta senza vita di grazia), mentre il matrimonio celebrato secondo i riti cattolici, oltre alla validità, apporta la liceità e dà diritto alla grazia matrimoniale. Ecco che questa, quindi, è una prerogativa essenziale per un Cattolico e per tutta la società, cristiana e non, garante di serenità dell’anima e di una vita fruttuosa sotto ogni aspetto. Detto questo, il Cattolico vero, cioè il Cattolico ostinato nella vera, immutabile dottrina cristiana, apostolica ad ecclesiastica, farà di tutto per assicurarsi questa grazia indispensabile per tutta la famiglia che vuole costituire. – Come detto e gridato da queste pagine da molto tempo, la Chiesa eclissata è oggi sostituita da un baraccone satanico-anticristiano, retto da un servo dichiarato e vicario dell’anticristo, la sinagoga di satana, come la chiamava già a suo tempo S.S. Pio IX, per cui un matrimonio celebrato in questa setta dell’antichiesa, pur contraendo un vincolo valido e definitivo, non conferisce lo stato di grazia matrimoniale, come ognuno può vedere tra i propri vicini o addirittura familiari. Inoltre, sappiamo che, tranne pochi anziani Sacerdoti apostati dalla fede e praticanti un modernismo, somma di tutte le eresie, secondo la sentenza del santo Papa canonizzato Pio X, tutti gli altri sedicenti preti non hanno mai ricevuto una ordinazione valida per difetto di forma ed intenzione, ed oltretutto da un falso Vescovo a sua volta invalidamente ordinato secondo il pontificale fasullo dell’antipapa G. B. Montini del 18 giugno del 1968. Per cui tutti si chiedono, e pure noi un po’ di tempo fa: come fare per ottenere questo stato di grazia matrimoniale per costituire una vera famiglia cristiana? La Santa Madre Chiesa nella sua immensa sapienza e preveggenza ha definito dottrine che sono adatte ai tempi di prosperità e libertà di culto cattolico, e canoni e definizioni dottrinali per i tempi di persecuzione e per la Chiesa “eclissata” o delle catacombe. Al giorno attuale così, il Matrimonio Cattolico tra i pochi, ostinati fedeli Cattolici fedeli alla dottrina bimillenaria della Chiesa, è possibile pure nella difficoltà pratica, per i più, di reperire un Sacerdote o prelato cattolico in comunione con il Santo Padre Gregorio XVIII, capace quindi di fornire, come detto, dei Sacramenti validi e leciti, e nello specifico di rendere possibile l’acquisizione della grazia santificante e particolare relativa ai fini del Sacramento stesso. In effetti i fedeli Cattolici che vogliono ad ogni costo evitare – giustamente – le sette acattoliche, e soprattutto la setta dei falsi profeti della sinagoga di satana [la cosiddetta setta del “Novus ordo” di istituzione massonico-kazara!] oggi usurpante il Vaticano e tutti gli edifici di culto un tempo appartenenti alla Chiesa Cattolica, con le relative false funzioni che, lungi dall’apportare grazia, assicurano la “disgrazia” personale, familiare e sociale, hanno perplessità ed indecisioni nell’approcciarsi correttamente al matrimonio senza commettere una serie di gravi sacrilegi e peccati mortali che comprometterebbero il cammino di salvezza per sé, il coniuge, i parenti ed i partecipanti a funzioni invalide ed illecite e – soprattutto – alla futura prole che verrebbe generata in regime di peccato mortale e fuori dalla Chiesa Cattolica, complicando in tal modo tutta la loro vita di grazia, di redenzione e di salvezza. Ma … nessun problema, la Santa Madre Chiesa, la parte militante del Corpo mistico di Cristo, guidata infallibilmente dallo Spirito Santo e che opera da “Maestra delle genti” attraverso il Magistero apostolico Ordinario e Universale e Straordinario esercitato dal Sommo Pontefice Romano e dalla sua Gerarchia, ha pensato proprio a voi in difficoltà, in questi tempi di apostasia e di impostura dottrinale e canonica, spianandovi la strada al Matrimonio cattolico, se ci è lecito così definire … delle catacombe. Possiamo ricorrere in tutta certezza e sicurezza al Motu Proprio: « Sulla disciplina del Sacramento del Matrimonio per la Chiesa Orientale di San Pio XII » del 22 febbraio 1949 (festa della Cattedra di S. Pietro). – Ferme restando tutte le altre disposizioni (ivi dettagliatamente riportate) in materia di impedimenti, dispense e preparazione al Matrimonio cattolico (per noi la retta vera dottrina, una pratica di vita cristiana, la frequentazione di “veri” Sacramenti materiali e formali – se possibile – o almeno spirituali: severo e sincero esame di coscienza, contrizione perfetta con implicito desiderio di Confessione sacramentale appena possibile, Comunione spirituale, stato di grazia …), un canone in particolare concerne le situazioni estreme che riguardavano allora i fedeli orientali, ma che oggi sono ubiquitarie e riguardano praticamente l’intero pianeta, in riferimento alla disponibilità di un Sacerdote o prelato cattolico della “vera” Chiesa “una cum Papa nostro Gregorio”. Il Canone rinuncia esplicitamente alla presenza di un Sacerdote alla celebrazione del matrimonio in determinate circostanze straordinarie, ma non rinuncia, anche in questo caso, alla richiesta che il matrimonio sia celebrato davanti ad almeno due testimoni. Il matrimonio è validamente celebrato davanti ai soli testimoni comuni (naturalmente Cattolici), quando è impossibile per le parti avere o avvicinare un Sacerdote autorizzato, purché si verifichi una di queste condizioni:

1) una delle parti parte è in pericolo di morte,

2) si prevede che non sarà disponibile alcun Sacerdote autorizzato per almeno un mese. In sintesi: In situazioni estreme per il matrimonio non è richiesto il Sacerdote!!! (i ministri del Sacramento, sono gli sposi).

Ne riportiamo la sentenza dai trattati di teologia dogmatica e poi direttamente dal Motu proprio di S.S. Pio XII citato. Iniziamo dal Buscaren: «Sebbene i Canoni non concedano esplicitamente nessun’altra rinuncia alla celebrazione, c’è la dispensa all’obbligo della legge che richiede l’assistenza attiva di un Sacerdote autorizzato e l’assistenza di testimoni, almeno nel caso di estrema difficoltà che colpisce l’intera comunità. Il Sant’Uffizio ha dichiarato che i Cattolici della Cina non sono tenuti ad osservare la legge sulla forma del matrimonio finché continuano le circostanze create dal regime rosso ». (H. BOUSCAREN, CANON LAW DIGEST, III Ed. p. 408). – In questo Canone, sono riportate due importanti principii: – primo, che in pericolo di morte il matrimonio può essere contratto senza un Sacerdote ma davanti a due testimoni, e … – secondo, che nei luoghi dove non si possa avere un Sacerdote o le parti non possano recarvisi, non hanno bisogno di aspettare un mese intero, se c’è una buona ragione per giudicare che le stesse condizioni continueranno per un mese); ma senza ulteriori indugi riportiamo il canone succitato: (MOTU PROPRIO SULLA DISCIPLINA DEL SACRAMENTO DEL MATRIMONIO PER LA CHIESA D’ORIENTE PIO PP. XII – SUL SACRAMENTO DEL MATRIMONIO). CAPITOLO VI: Sulla forma della celebrazione del matrimonio. Canone 89: Se vi sia un grave incomodo per il parroco, o gerarca o Sacerdote con facoltà nell’assistere al matrimonio fatto a norma dei canoni 86, 87:

1° in pericolo di morte è valido e lecito il matrimonio contratto davanti ai soli testimoni; ed anche fuori dal pericolo di morte, quando stando le cose per cui si preveda prudentemente che si protraggano per un mese;

2 ° In entrambi i casi in cui non si possa al più presto chiamare un altro Sacerdote cattolico che possa venire ed assistere al matrimonio con i testimoni, salvo la validità dei coniugi, il matrimonio è valido e lecito… [validum et licitum est matrimonium contractum …] davanti ai soli testimoni.

Sursum corda, fedeli del “pusillus grex” cattolico, la Chiesa ha prevenuto i tempi e ci dà la possibilità in ogni tempo, anche nel nostro tempo di apostasia e paganesimo imperante, di ottenere la grazia necessaria alla vita dell’anima nostra in ogni condizione di vita. Deo gratias!

UNZIONE DEI MALATI O ESTREMA UNZIONE.

VI. Dal Sacrosanto Concilio di Trento: [Sess. XIV]“ … Questa santa Unzione degli infermi fu istituita da Cristo nostro Signore come vero e proprio Sacramento della Nuova Alleanza; questo Sacramento fu indicato in Marco (Mc VI, 13), raccomandato e promulgato da Giacomo, Apostolo e fratello del Signore. Egli disse: “Se qualcuno di voi è malato, chiami i presbiteri della Chiesa e questi preghino su di lui dopo averlo unto con olio nel Nome del Signore. La preghiera della fede salverà il malato e il Signore lo solleverà; e se è peccatore, gli saranno rimessi i peccati” (Giacomo V:14-15). Con queste parole, come la Chiesa ha appreso, tramandate di mano in mano dalla tradizione apostolica, egli insegna quali siano la materia, la forma, il ministro adatto e l’effetto di questo Sacramento salutare. La Chiesa ha infatti compreso che la materia è l’olio benedetto dal Vescovo, perché l’Unzione rappresenta in modo molto appropriato la grazia dello Spirito Santo, con la quale l’anima del malato viene invisibilmente unta. E la forma è costituita da queste parole: “Per questa Unzione, ecc. “

Capitolo 2. L’effetto di questo Sacramento.

La realtà e l’effetto di questo Sacramento sono spiegati da queste parole: “La preghiera della fede salverà il malato e il Signore lo solleverà; e se è in peccato, gli saranno rimessi i peccati” (Gc V,15) . La realtà è, infatti, la grazia dello Spirito Santo, la cui unzione purifica le colpe, se ancora da espiare, ed i postumi del peccato; lenisce e rafforza l’anima del malato (cf. 1717), ispirando grande fiducia nella misericordia divina. Alleggerito da questa grazia, l’ammalato, da un lato, sopporta più facilmente le difficoltà e le sofferenze della malattia e, dall’altro, resiste più facilmente alle tentazioni del diavolo che cerca di morderlo al tallone (Gn III, 15) talvolta, infine, ottiene la salute del corpo, quando questa è utile per la salvezza dell’anima.”

Tale è la dottrina stabilita al sacrosanto Concilio di Trento nella XIV Sess. del 25 novembre 1551 e corroborata dai canoni seguenti:

Canoni sul sacramento dell’estrema unzione. (da Enchiridion def. di H. Denzinger)

1716. (1) Se qualcuno dice che l’Estrema Unzione non sia veramente e propriamente un Sacramento istituito da Cristo nostro Signore, (Mc VI,13), e promulgato dall’Apostolo san Giacomo, (Gc 5,14-15), ma solo un rito ricevuto dai Padri o un’invenzione umana, sia anatema!.

1717. 2 Se qualcuno dice che la santa Unzione degli infermi non conferisca la grazia, non rimetta i peccati, non allevia i malati, ma che non esiste più, come se un tempo fosse stata solo una grazia di guarigione, sia anatema.

1718. 3 Se qualcuno dice che il rito e l’uso dell’Estrema Unzione, osservati dalla santa Chiesa romana, siano contrari alle parole del santo Apostolo Giacomo, e che quindi debbano essere cambiati, affinché possano essere disprezzati senza peccato dai Cristiani, sia anatema.

1719. 4. Se qualcuno dice che i presbiteri della Chiesa, a cui san Giacomo raccomanda di portare l’unzione ad un malato, non siano Sacerdoti ordinati dal Vescovo, ma i più anziani di ogni comunità, e che per questo il ministro dell’Estrema Unzione non sia solo il Sacerdote, sia anatema.

Si tratta pertanto di un Sacramento molto importante ai fini della salvezza eterna, capace in molti casi di aprirci le porte del Paradiso e farci evitare il fuoco eterno degli inferi. Ma come fare oggi che la vera Chiesa è eclissata ed è estremamente difficile trovare un vero Sacerdote con missione canonica comunicata da un Vescovo validamente consacrato, con giurisdizione pontificia ed “una cum” il Pontefice romano impedito? – Ricorrendo alla Summa di S. Tommaso, abbiamo già ricordato che lo Spirito Santo, qualora non abbiamo possibilità di accedere in buona fede a veri, validi e leciti sacramenti, ci darà la grazia attraverso mezzi a Lui noti capaci appunto di conferire la Grazia che in situazioni “normali” si ottiene mediante i Sacramenti istituiti da Gesù Cristo ed amministrati nella sua vera Chiesa, cioè la Chiesa Cattolica. Ma questo non significa rimanere inoperosi, spiritualmente parlando, perché questa grazia va in qualche modo meritata dalla nostra attiva collaborazione. Ed allora possiamo attingere dagli scritti di grandi Santi del passato che hanno scritto pagine edificanti ed utilissime circa la “buona morte”. Nello specifico penso al nostro grande S. Alfonso M. De Liquori e a San Roberto Bellarmino nel suo “l’Arte del ben morire” scritto nel 1619 ma più che mai attuale oggi. Egli inizia subito affermando perentoriamente nel primo precetto da lui consigliato: chi desidera morire bene, viva bene! Poi passa ad annunciare gli altri precetti: in primis morire al mondo, praticare le tre virtù teologali e soprattutto la carità. Tenere accese le lampade nelle mani (Luc. XII, 35), vigilare continuamente sui nostri atti, pensieri e parole, evitare l’uso cattivo dei beni e delle ricchezze e l’avidità priva di elemosina, la pratica di tre altre virtù: la sobrietà, la giustizia la pietà. Ovviamente un posto importante è riservato alla preghiera (settimo precetto), al digiuno ed astinenza canonici (quaresimale, delle quattro tempora e vigilie); particolare rilievo è dato all’esame di coscienza con il pentimento sincero dei peccati commessi, e la penitenza. Ancora ci raccomanda la meditazione frequente della morte riguardata come ingresso alla eterna beatitudine, degli altri novissimi (giudizio, inferno e paradiso); fare testamento senza lasciare situazioni indefinite, nutrirsi dei Sacramenti se possibile, così da attuare la beatitudine ricordata da s. Giovanni nell’Apocalisse … beati quelli che muoiono nel Signore (XIV, 35). Insomma, c’è veramente da leggere e meditare attentamente questi santi consigli che in pratica si riducono a vivere una vita veramente cristiana secondo gli insegnamenti evangelici della Chiesa (pensiamo alle beatitudini!). Infine possiamo affidarci con fede ai Santi padroni della buona morte, innanzitutto s. Giuseppe, da invocare praticamente sempre per ottenere questa grazia (fondamentale è la preghiera del “sacro Manto di San Giuseppe”), poi s. Barbara, s. Disma (il buon ladrone che “rubò” il Paradiso diventando il primo Santo canonizzato direttamente dal Salvatore … oggi sarai con me in Paradiso. Concludendo abbiamo ampie possibilità, con un impegno serio e costante, di procurarci una buona morte, lontana dalle tentazioni estreme del “nemico”, cioè in grazia di Dio e pronti per l’entrata nel Cielo anche se non dovessimo avere la possibilità di ricevere un Sacramento valido e lecito. Ora non abbiamo pretesti o accampare scuse, siamo chiamati alla conversione del cuore, ad una vita santa, ad una morte gloriosa in Dio… è ciò che auguriamo a tutti i nostri lettori.

SACRAMENTO DELL’ORDINE

VII. In questo numero trattiamo l’argomento più spinoso e cruciale della fede cattolica, solennemente definito dal Magistero ecclesiastico, a partire dal Sacrosanto Concilio di Trento, passando attraverso diversi documenti della Sede Apostolica, fino alla definitiva ed irreformabile Costituzione Apostolica di S.S. Pio XII data a San Pietro il 30 novembre dell’anno 1947 (vedi in: A.A.S., Vol. XL, n. 1-2 del gennaio-febbraio 1948): ci riferiamo cioè al Sacramento dell’Ordine, Sacramento fondamentale: 1) nel perpetuare la continuità apostolica della Chiesa di Cristo – l’unica vera Chiesa che assicura la salvezza eterna; – 2) garantire l’insegnamento dottrinale evangelico e tradizionale, fonte certa di pratica di pietà e retta moralità cristiana, ; – 3) somministrare gli altri Sacramenti divinamente istituiti e garantire il culto liturgico ecclesiastico. Ma procediamo con ordine. Concilio di Trento, Sess, XXIII, can 1: “Che poi questo sia stato istituito dallo stesso Signore e salvatore nostro, e che agli Apostoli e ai loro successori nel sacerdozio sia stato trasmesso il potere di consacrare, di offrire e di dispensare il suo corpo e il suo sangue; ed inoltre di rimettere o di non rimettere i peccati, lo mostra la Sacra Scrittura e lo ha sempre insegnato la tradizione della Chiesa cattolica… Capitolo IV … Poiché, poi, nel Sacramento dell’ordine, come nel battesimo e nella cresima, viene impresso il carattere, che non può essere né cancellato, né tolto, giustamente il santo Sinodo condanna l’opinione di quelli che asseriscono che i Sacerdoti del nuovo Testamento abbiano solo un potere temporaneo, e che quelli che una volta siano stati regolarmente ordinati, possano tornare di nuovo laici, se non esercitano il ministero della Parola di Dio.”. – Una cosa assolutamente rimarcata è la Tonsura clericale che deve essere praticata del Vescovo della diocesi di appartenenza dell’aspirante Sacerdote. Essa sancisce il desiderio di appartenere agli Ordini sacri offrendo la propria vita a Dio, rinunciando alla vita mondana e laica. Questo è un primo passo indispensabile tanto da poter affermare che senza tonsura non c’è Sacerdozio cattolico. Una volta praticata la tonsura (che non è quella degli istituti monastici) l’aspirante poteva accedere agli Ordini sacri, che procedevano secondo una sequenza ben determinata, in ascesa continua, distinguendosi in Ordini minori – Ostiariato, Esorcistato, Lettorato, Accolitato – ed Ordini maggiori: Subdiaconato, Diaconato, Presbiterato, fino alla pienezza dell’Ordine che è la dignità episcopale. Il conferimento del Sacramento, che imprime un sigillo [carattere] indelebile nell’anima del Sacerdote, avviene secondo le consuete disposizioni, cioè la materia, la forma [o formula] e l’intenzione. A scanso di equivoci e contestazioni, queste disposizioni, per altro millenarie, furono messe nero su bianco da S.S. Pio XII nell’accennata Costituzione Apostolica del novembre del 1947, nella quale veniva riportata la materia e la forma di ogni Ordine. Il ministro del Sacramento è il Vescovo e delle formule riportiamo quelle atte ad ordinare un Sacerdote ed un Vescovo cattolico appartenente alla successione apostolica che procede dagli Apostoli designati da Gesù Cristo. Nell’Ordinazione sacerdotale, la materia è la prima imposizione delle mani del Vescovo, quella che si fa in silenzio, e non la continuazione di questa stessa imposizione che si fa estendendo la mano destra, né l’ultima imposizione accompagnata da queste parole: « Accipe Spiritum Sanctum: quorum remiseris peccata, etc. » La forma è costituita dalle parole del Prefazio, delle quali le seguenti sono essenziali e pertanto necessarie per la validità; « Da, quæsumus, omnipotens Pater, in hunc famulum tuum Presbyterii dignitatem; innova in visceribus eius spiritum sanctitatis, ut acceptum a Te, Deus, secundi meriti munus obtineat censuramque morum exemplo suæ conversationis insinuet ».

(« Date, ve ne supplichiamo, Padre onnipotente, al vostro servo qui presente la dignità del Sacerdozio; rinnovate nel suo cuore lo spirito di santità, affinché egli eserciti questa unzione del secondo ordine [della gerarchia] che Voi gli affidate e che l’esempio della sua vita corregga i costumi »). Per la consacrazione episcopale: … Per la validità è pertanto richiesta: « Comple in Sacerdote tuo ministerii tui summam, et ornamentis totius glorificationis instructum cœlestis unguenti rore sanctifica ». … Noi ordiniamo – continua la Costituzione Apostolica – che nei confronti di ogni Ordine, l’imposizione delle mani si faccia toccando fisicamente la testa dell’ordinando, benché sia sufficiente il contatto morale per conferire validamente il Sacramento. Infine, non è affatto permesso interpretare ciò che stiamo dichiarando e decretando sulla materia e la forma, in modo da credersi autorizzato sia a trascurare, sia ad omettere le altre cerimonie previste nel Pontificale Romano; inoltre, Noi ordiniamo che tutte le prescrizioni del Pontificale Romano siano religiosamente mantenute ed osservate. Ecco, pertanto, ciò che Noi ordiniamo, dichiariamo e decretiamo, nonostante qualsiasi disposizione contraria, anche degna di speciale menzione. Di conseguenza, Noi vogliamo ed ordiniamo che le disposizioni sopramenzionate siano incorporate, in un modo o nell’altro nel Pontificale Romano.

NESSUNO AVRÁ DUNQUE IL DIRITTO DI ALTERARE LA PRESENTE COSTITUZIONE DA NOI DATA NÉ DI OPPORVISI CON TEMERARIO ARDIMENTO.

La questione, almeno per quanto possiamo noi illustrare in questo contesto giornalistico, ci sembra definita in modo chiaro ed esaustivo dalla dottrina della Chiesa, che ci offre la possibilità di ben distinguere tra veri Sacerdoti e veri Vescovi, ed impostori senza Sacramento dell’ordine né sigillo sacerdotale, i briganti ed i ladri ricordati nel santo Vangelo (S. Giov. X, 8) dal nostro Redentore che entrano nella Chiesa non dalla porta. a devastare le anime riscattate da Cristo a prezzo del suo preziosissimo sangue. E allora ricapitoliamo con chiarezza e senza tema di essere teologicamente o canonicamente smentiti: Sacerdote della Chiesa di Cristo, una, santa ed apostolica è colui che: 1) abbia ricevuto la tonsura ecclesiastica per mano del suo Vescovo diocesano; 2) abbia ricevuto il Sacramento dell’Ordine con la formula di S.S. Pio XII da un Vescovo a sua volta consacrato con la formula del Pontificale Romano sopra riportata, [abolita truffaldinamente dall’antipapa eresiarca Montini – sedicente Paolo VI – dal 18 giugno 1968, come abbondantemente illustrato su questo blog in passato], con missione canonica e giurisdizione pontificia annessa e documentata per iscritto. Tutti coloro che non possono soddisfare a queste due condizioni essenziali, sono da considerarsi dei laici travestiti sacrilegamente e che occupano usurpandole le cariche, i privilegi, le prebende, gli onori che detengono, che gli uomini non conoscono, ma che Dio conosce benissimo attendendoli al varco della vita eterna perché siano degnamente ricompensati per il loro operato. Non vorremmo veramente trovarci nei loro panni in quel momento e preghiamo quindi che il Signore li illumini in tempo perché salvino la loro anima pericolante. – Nella nostra terra ci sono Sacerdoti ancora validamente ordinati e con giurisdizione richiesta per la valida Confessione, anche se apostati dalla fede cattolica e scismatici dalla vera Chiesa Cattolica e dalla vera Gerarchia, aderenti all’antipapa usurpante attuale e celebranti uno pseudo-rito demoniaco con sacramenti sacrileghi ed illeciti, ma volendo … possono tornare al vero culto ripudiando la setta della sinagoga di satana a cui oggi appartengono legati dal filo della … congrua e della pensione (… meglio la pensione oggi che il Paradiso domani!) e che si spaccia per Chiesa di Cristo. A questi poveri derelitti voglio solo ricordare la profezia del Profeta Zaccaria alla fine del Cap. XI: “… Io susciterò nel paese un pastore, che non avrà cura di quelle pecore che si perdono, non cercherà le disperse, non curerà le malate, non nutrirà le affamate; mangerà invece le carni delle più grasse e strapperà loro perfino le unghie. Guai al pastore stolto che abbandona il gregge! Una spada sta sopra il suo braccio e sul suo occhio destro. Tutto il suo braccio si inaridisca e tutto il suo occhio destro resti accecato”. È parola di Dio.

LA SANTA MESSA.

VIII. Sulla Messa Cattolica abbiamo già da anni scritto tante volte, per cui qui ci limiteremo a ricordare le cose essenziali che un vero tenace Cattolico, cioè il Cattolico radicato nella fede della Chiesa di sempre, debba conoscere e ricordare attentamente per evitare le pene eterne dell’infero ed aspirare alla beatitudine senza fine. Il tutto ovviamente secondo il pensiero ed i Canoni della Chiesa Cattolica, attualmente sostituita da un baraccone posticcio di cui rimane solo una facciata logora e sfigurata che solo può attrarre chi non abbia mai conosciuto, né voglia conoscere, la meravigliosa realtà della Chiesa fondata dall’Uomo-Dio ed affidata al suo Vicario, capo in terra, il successore del Principe degli Apostoli, il vero Papa, riconoscibile non dalla talare bianca, ma dalla infallibilità nella fede e nella morale gelosamente custodita nel deposito della fede che racchiude l’insegnamento di  Cristo e dei suoi Apostoli e successori. Cominciamo col dire cosa sia la Messa cattolica: essa è essenzialmente il rinnovo del Sacrificio di Cristo sulla croce, offerto in modo non cruento sull’altare a Dio Padre per riscattare gli uomini dai peccati e riconciliarli col Padre onde permetterne la vita dello spirito e quindi l’ingresso nel regno dei Cieli. La sua frequentazione, per chi ne abbia possibilità, è obbligo di precetto ecclesiastico nella Domenica ed in tutte le feste liturgiche comandate. Ora dobbiamo riflettere sul fatto che la Messa, che nella sua essenza, ripete le parole e gli atti dell’ultima cena di Gesù, sia stata regolamentata infallibilmente ed irreformabilmente dal Concilio di Trento (Sess. IV) e messa “nero su bianco” da un santo Pontefice canonizzato, cioè da Papa S. Pio V in una celeberrima bolla, “Quo primum” del 1570, ulteriormente approvata da altri suoi successori e celebrata da sempre in tutto l’orbe cattolico. È chiaro che, secondo dottrina, nessuno possa abrogare una legge o definizione di un Papa autentico, un po’ come se lo Spirito Santo che dirige le azioni del Sommo Pontefice, cambiasse idea a seconda dei tempi o dei capricci degli uomini, cosa aberrante solo a pensarlo. E allora si chiederanno molti, come è stato possibile introdurre un “papocchio” liturgico composto da un massone 33° ed approvato da un Illuminato di Baviera? La risposta è già contenuta nella domanda così come posta: solo un impostore, un falso pontefice poteva modificare ciò che fosse stato stabilito infallibilmente da un Concilio ecumenico e da un vero Papa. Sappiamo infatti, come don Luigi Villa, sollecitato da padre Pio da Pietralcina ed incaricato da S.S. Pio XII, abbia documentato questa impostura, anche se non è l’unico, e noi più volte l’abbiamo riportato. A parte l’uso della lingua volgare, riprovato dal Concilio tridentino e tutte le preghiere e gli atti liturgici modificati (chi ci segue ricorderà gli articoli su questo blog che commentavano le osservazioni dei Cardinali Ottaviani e Bacci alla nuova pseudo-messa, e che qui non è il caso di riprendere). Solo vogliamo segnalare due fatti “illuminanti”. In primo luogo, la “messa modernista” viene offerta al “signore dell’universo” che, sempre in precedenza, abbiamo spiegato essere il baphomet-lucifero adorato nelle logge massoniche di alto livello. Da questo punto di vista il rito si configura come un’agape rosa+croce (18° livello della Massoneria scozzese A. A.) durante la quale un agnello vivo (figura di Cristo crocifisso) inchiodato e coronato di spine, viene decapitato ed immolato al demonio. Quindi il povero pseudo-fedele, che pensa di onorare e rendere culto al vero Dio-trino, in realtà rende culto a satana e reca offesa gravissima a Dio Padre e al S. N. Gesù Cristo, riportando in luogo della grazia divina, la disgrazia infernale.. Ci fermiamo qui su questo punto già sufficientemente illustrato in altri articoli del blog. – Il secondo punto che vogliamo toccare qui, riguarda la formula di consacrazione del pane e del vino transustanziato – nella vera Messa – nel vero Corpo e Sangue di Cristo. Qui la formula vera riporta le parole di Cristo pronunciate nell’ultima cena; ad un certo punto Gesù dice … bevete il mio sangue offerto in sacrificio, versato per voi e per molti (pro multis, in S. Matteo XXVI, 28); questa è la versione biblica riportata fedelmente nel Canone della Messa cattolica. Nella messa farlocca invece c’è … versato per voi e per tutti… Sembra una inezia a prima vista, ma dire “per molti” e “per tutti”, cambia completamente la prospettiva dell’opera della divina Redenzione. Dire “per molti”, vuol dire essersi immolato per coloro che, partecipando al Corpo mistico di Cristo, cioè la Chiesa Cattolica, lo riconoscono come vero Dio e Redentore, e sono nella sua grazia. Dire invece “per tutti” significa che la redenzione di Cristo è operata indifferentemente per i credenti e per i miscredenti, gli infedeli, gli atei, gli increduli, i pagani, gli empi, etc. il che ovviamente è una proposizione eretica, offensiva per l’opera di Cristo e della sua Chiesa, offensiva per le orecchie pie, lesiva per i diritti di Dio e per l’azione dello Spirito Santo, in breve: un vero e proprio abominio anticattolico. Quindi, anche a voler prescindere da altre considerazioni liturgiche o dottrinali pur giustissime, questa modifica del Canone rende totalmente invalida la transustanziazione. C’è poi da considerare che una vera Messa debba essere celebrata da un Sacerdote con missione canonica concessa da un vero Vescovo con giurisdizione comunicata dal vero Santo Padre, cioè attualmente il successore di Gregorio XVII, Giuseppe Siri, Papa impedito come il suo successore eletto dal 1991. Ed allora la domanda … sorge spontanea: come fare per assolvere al precetto domenicale ed ottenere la grazia che il Sacramento e la partecipazione alla Messa possono dare? Ci affidiamo, come sempre al Catechismo cattolico (tipo S. Pio X, o del Cardinal Gasparri, o Spirago, S. Pietro Canisio, ecc.ecc.). Qui la risposta è chiara, nel senso che dobbiamo partecipare ad una Messa sicuramente cattolica, approvata da una vera Autorità ecclesiastica ed officiata da un vero Sacerdote con le caratteristiche su riportare. Se questo non sia possibile o richiederebbe l’esporsi a pericoli o danni per la vita o la salute (viaggi lunghi e pericolosi, etc.) se in buona fede, si è dispensati dall’obbligo della presenza fisica in Chiesa, fermo restando l’obbligo di santificare il giorno di festa (3° Comandamento) con la preghiera, lo studio della dottrina, le opere di misericordia e potendo, leggendo la Messa con omelie relative di autori approvati antecedenti al 1958. Oggi il vero Cattolico si “arrangia” così con il desiderio ardente di poter partecipare ad un vero Sacrificio offerto al Deus Sabaoth… l’opposto del suo e nostro nemico, il demoniaco “signore dell’universo”. Si salvi chi vuole!

Si ringrazia il prof. A. Morgillo, direttore del mensile “Valle di Suessola” che ci ha consentito di riprodurre articoli tratti dal giornale da lui diretto.

LA CHIESA ECLISSATA ED I SACRAMENTI (1)

LA CHIESA ECLISSATA ED I SACRAMENTI (1)

LA CHIESA ECLISSATA ED I SACRAMENTI (1)

La domanda più frequente che i presunti cattolici aderenti alle sette scismatiche ed eretiche del Novus ordo modernista o delle cappelline pseudotradizionaliste che usano falsi chierici con la mascherina della Messa antica, è proprio questa: come facciamo allora con i Sacramenti ed il Sacrificio della Messa che ci viene comandato come precetto delle domeniche e dei giorni festive? Questa domanda deriva ovviamente dalla ignoranza della dottrina cattolica e dall’indottrinamento dei falsi chierici che sotto la parvenza della scienza teologica, occultano i punti che potrebbero illuminare i loro fedeli e portarli a lasciare le sette che frequentano. La Chiesa ha previsto sia i tempi in cui potesse esprimersi liberamente a livello morale e liturgico, ed i tempi di “eclissi” in cui la Chiesa sarebbe stata relegata in spazi angusti, catacombe o sotterranei, come è successo tante volte nel passato quando è stata perseguitata dalla barbarie musulmana, degli eretici protestanti o degli sc0ismatici sedicenti ortodossi orientali. Gesù Cristo ha promesso la salvezza a tutti gli uomini, specie per i perseguitati a motivo della confessione del suo Nome e della sua dottrina. Cominciamo a mo’ d’esempio con l’Angelico dottore il quale ci faceva già partecipi di una verità consolante per i nostri tempi in cui la sinagoga di satana si è insediata dei sacri palazzi fingendo di essere la Chiesa di Cristo:

L’UNIONE CON IL SOMMO PONTEFICE (quello canonicamente eletto in un vero e valido Conclave con Cardinali nominati dalla “vera” ed unica Autorità Apostolica, cioè il vero Papa!), è “condicio sine qua non” per l’ETERNA SALVEZZA DELL’ANIMA.

“Chi aderisce ad un falso [o finto usurpante] Papa, diceva già S. Cipriano, è assolutamente fuori dalla Chiesa Cattolica – quindi sulla via della dannazione – come pure gli scismatici senza giurisdizione o missione con i loro settari, che sacrilegamente amministrano falsi sacramenti e false messe senza l’ “una cum Papa nostro …”, l’unico garante della fede, dei Sacramenti e delle azioni liturgiche, e senza il quale, tutto il resto risulta inutile, anzi sacrilegio degno di riprovazione e condanna eterna. Ma sentiamo come si esprime la Dottrina immutabile e perenne della Chiesa Cattolica, per bocca del suo massimo teologo, l’Angelo della scuola, San Tommaso d’Aquino:

(T. Pégues, O. P.: LA SOMMA TEOLOGICA di S. Tommaso D’Aquino In forma di Catechismo per tutti i fedeli; (trad. aut. A. Romani) – ROMA, Marietti, 1922 p. 452, Impr .,). Sull’importanza vitale dell’essere in unione con la Giurisdizione papale onde  ricevere la grazia soprannaturale:

D. Perché questo potere supremo nell’ordine della Giurisdizione appartiene al Sovrano Pontefice?
R. Perché la perfetta unità della Chiesa esige che questo potere supremo appartenga a lui solo. Per questo motivo Gesù Cristo ha incaricato Simon Pietro di nutrire il suo gregge; e il Romano Pontefice è l’unico e solo legittimo successore di San Pietro fino alla fine dei tempi (XL. 6).

D. È quindi dal Sovrano Pontefice che dipende l’unione di ogni uomo con Gesù Cristo attraverso i Sacramenti, e di conseguenza la sua vita soprannaturale e la sua salvezza eterna?
R. ; poiché sebbene sia vero che la grazia di Gesù Cristo non dipende in modo assoluto dalla ricezione dei Sacramenti stessi quando è impossibile riceverli, almeno nel caso degli adulti e che l’azione dello Spirito Santo possa integrare questo difetto purché la persona non sia in malafede; è, d’altra parte, assolutamente certo che nessuno che si separi consapevolmente dalla comunione con il Sovrano Pontefice, possa partecipare alla grazia di Gesù Cristo, e che di conseguenza …

se muore in quello stato si perde irrimediabilmente “.

Questa sentenza la Chiesa l’ha ribadita costantemente in forma magisteriale a cominciare dalla Bolla di SS. Bonifacio VIII “Unam sanctam” e più recentemente nell’ultimo Concilio Ecumenico vaticano (1870) nella Costituzione dogmatica Pastor Æternus. Quindi, la salvezza nei casi di impossibilità nella ricezione di Sacramenti validi e leciti, amministrati da Sacerdoti con Giurisdizione e missione canonica, una cum il Santo Padre Vicario di Cristo, passa per altre vie secondo l’azione dello Spirito Santo santificatore. Tutto ciò che viene fatto fuori da questa regola dottrinale elementare è sacrilego, blasfemo e non apporta minimamente neppure un briciolo di grazia.

Altra bella e consolante – per gli “eclissati” – sentenza della Chiesa è la seguente data dal S.Officio nel 1949, alla vigilia cioè dell’istituzione dell’antichiesa col colpo di Stato nel Conclave del 26 ottobre del 1958:

Alla CHIESA CATTOLICA appartiene colui che, lasciata qualsiasi setta eretica e scismatica, sia battezzato ed abbia esplicito desiderio di appartenervi, pur non potendolo materialmente. Riportiamo il testo originale in latino così da controllare possibili errori della traduzione fatta in italiano. (i numeri posti in capo alle sentenze sono quelli del Denzinger.- S., XXXVI Ed.)

Lettera del Santo-Officio all’Arcivescovo di Boston, 8 agosto 1949.

[Ed: AmER 127 (1952, Oct.) 308ss.]

De necessitate Ecclesiæ ad salutem

[La necessità della Chiesa per la salvezza.]

3866 …. Inter ea autem, quæ semper Ecclesia prædicavit et prædicare numquam desinet illud quoque infallibile effatum continetur, quo edocemur « extra Ecclesiam nullam esse salutem ». Est tamen hoc dogma intelligendum eo sensu, quo id intelligit Ecclesia ipsa. Non enim privatis iudiciis explicanda dedit Salvator noster ea, quæ in fidei deposito continentur, sed ecclesiastico magisterio.

3867 – Et primum quidem Ecclesia docet, hac in re agi de severissimo præcepto Iesu Christi. Ipse enim expressis verbis Apostolis suis imposuit, ut docerent omnes gentes, servare omnia quæ ipse mandaverat. Inter mandata autem Christi non minimum locum illud occupat, quo baptismo iubemur incorporari in Corpus mysticum Christi, quod est Ecclesia, et adhærere Christo eiusque vicario, per quem ipse in terra modo visibili gubernat Ecclesiam. Quare nemo salvabitur, qui sciens Ecclesiam a Christo divinitus fuisse institutam, tamen Ecclesiæ sese subiicere renuit vel Romano Pontifici, Christi in terris vicario denegat obœdientiam.

3868 Neque enim in præcepto tantummodo dedit Salvator, ut omnes  gentes intrarent Ecclesiam, sed statuit quoque Ecclesiam medium esse salutis, sine quo nemo intrare valeat regnum gloriæ caelestis.

3869Infinita sua misericordia Deus voluit, ut illorum auxiliorum salutis,  quæ divina sola institutione, non vero intrinseca necessitate, ad finem ultimum ordinantur, tunc quoque certis in adiunctis effectus ad salutem necessarii obtineri valeant, ubi voto solummodo vel desiderio adhibeantur. Quod in sacrosancto Tridentino Concilio claris verbis enuntiatum videmus tum de sacramento regenerationis tum de sacramento pænitentiæ [*1524 1543].

3870 Idem autem suo modo dici debet de Ecclesia, quatenus generale ipsa  auxilium salutis est. Quandoquidem ut quis æternam obtineat salutem, non semper exigitur, ut reapse Ecclesiæ tamquam membrum incorporetur, sed id saltem requiritur, ut eidem voto et desiderio adhæreat. Hoc tamen votum non semper explicitum sit oportet, prout accidit in catechumenis, sed ubi homo invincibili ignorantia laborat, Deus quoque implicitum votum acceptat, tali nomine nuncupatum, quia illud in eà bona animae dispositione continetur, qua homo voluntatem suam Dei voluntati conformem velit.

3871 Quæ dare docentur in [Pii XII Litt. encycl.] . . . De mystico Iesu Christi Corpore. In iisdem enim Summus Pontifex nitide distinguit inter eos, qui re Ecclesiæ tamquam membra incorporantur, atque eos, qui voto tantum modo Ecclesiæ adhærent …. « In Ecclesiæ autem membris reapse ii soli adnumerandi sunt, qui regenerationis lavacrum receperunt veramque fidem profitentur neque a Corporis compage semet ipsos misere separaverunt vel, ob gravissima admissa, a legitima auctoritate seiuncti sunt » [*3802]. Circa finem autem earundem Litterarum encyclicarum, amantissimo animo eos ad unitatem invitans, qui ad Ecclesiæ catholicæ compagem non pertinent, illos commemorat, « qui inscio quodam desiderio ac voto ad Mysticum Redemptoris Corpus ordinentur », quos minime a salute æterna excludit, ex altera tamen parte in tali statu versari asserit, « in quo de sempiterna cuiusque propria salute securi esse non possunt… quandoquidem tot tantisque cælestibus muneribus adiumentis carent, quibus in catholica solummodo Ecclesia fruì licet » [3821].

3872 – Quibus verbis providentibus tam eos reprobat, qui omnes solo voto  implicito Ecclesiæ adhærentes a salute æterna excludunt, quam eos, qui falso asserunt, homines in omni religione aequaliter salvari posse [cf. *2806 2865]. Neque etiam putandum est, quodcumque votum ecclesiæ ingrediendæ sufficere, ut homo salvetur. Requiritur enim, ut votum, quo quis ad Ecclesiam ordinetur, perfecta caritate informetur; nec votum implicitum effectum habere potest, nisi homo fidem habeat supernaturalem [Alìegatur Hebr XI, 6 et Conc. Trid., sess. VI c. 8: *I532].

——

3866 – …. Or tra le cose che la Chiesa ha sempre predicato e non cesserà mai di predicare, si trova ugualmente questa affermazione infallibile che ci insegna che « Fuor dalla Chiesa, non c’è salvezza ». Questo dogma deve tuttavia essere compreso nel senso in cui la Chiesa stesso lo comprende. In effetti non è al giudizio privato che il Signore ha affidato la spiegazione delle cose contenute nel deposito della fede, ma al Magistero della Chiesa.

3867 – In primo luogo, la Chiesa insegna che in tal questione si tratta di un comandamento in senso stretto di Gesù Cristo. Egli ha, in effetti, imposto espressamente ai suoi Apostoli di insegnare a tutte le Nazioni ad osservare tutto quel che aveva ordinato. Tra i comandamenti del Cristo, ed esso non è il minore, c’è quello che ci ordina di essere incorporati con il Battesimo nel Corpo mistico del Cristo, che è la Chiesa, e di restar uniti al Cristo ed al suo Vicario attraverso il quale governa Egli stesso in modo visibile la sua Chiesa sulla terra. Ecco perché, nessuno sarà salvato se, sapendo che la Chiesa sia stata divinamente istituita dal Cristo, non accetti tuttavia di sottomettersi alla Chiesa, o rifiuti l’obbedienza al Pontefice Romano, vicario di Cristo sulla terra.

3868 – Ora il Salvatore non ha solamente ordinato che tutti i popoli entrino nella Chiesa, ma ha deciso anche che la Chiesa fosse il mezzo di salvezza, senza il quale nessuno possa entrare nel Regno della gloria celeste.

3869 – Nella sua infinita Misericordia, Dio ha voluto che gli effetti necessari per essere salvati, di questi mezzi di salvezza che sono ordinati al fine ultimo dell’uomo, non per necessità intrinseca ma unicamente per istituzione divina, possano essere ottenuti in certe circostanze, quando questi mezzi non siano messi in opera che per desiderio o voto. Noi vediamo questo chiaramente enunciato nel Sacrosanto Concilio di Trento rispetto sia al Sacramento della Rigenerazione, sia al Sacramento della Penitenza. (D. 1524, 1543)

3870 – Lo stesso va detto, a suo modo, della Chiesa come mezzo generale di salvezza. Infatti perché qualcuno ottenga la salvezza eterna, non sempre è necessario che uno sia effettivamente incorporato nella Chiesa come membro, ma è almeno necessario che sia unito a lei con il voto e il desiderio. Tuttavia, non è sempre necessario che questo voto sia esplicito, come avviene tra i catecumeni, ma quando l’uomo è vittima di un’invincibile ignoranza, Dio accetta anche un voto implicito, così chiamato perché è incluso nella buona disposizione d’animo con cui l’uomo vuole conformare la sua volontà alla volontà di Dio.

3871 – Questo è il chiaro insegnamento dell’enciclica di Pio XII (Mystici corporis) sul Corpo Mistico di Gesù Cristo. In essa il Sommo Pontefice distingue chiaramente tra coloro che sono veramente incorporati nella Chiesa come suoi membri e coloro che sono uniti alla Chiesa solo dal voto… « … Ma solo coloro che hanno ricevuto il battesimo della rigenerazione e professino la vera fede, e che, d’altra parte, non si siano miseramente auto-separati dall’insieme del Corpo, o non ne siano stati tagliati fuori per gravissime colpe dalla legittima autorità, (per eresia, scisma, apostasia) sono veramente membri della Chiesa » (D. S. 3802). Verso la fine della stessa Enciclica, però, invitando molto affettuosamente all’unità coloro che non appartengono al Corpo della Chiesa cattolica, egli menziona « coloro che, per un certo inconscio desiderio e voto, si trovano ordinati al Corpo mistico del Redentore », che non esclude in alcun modo dalla salvezza eterna, ma di cui, d’altra parte, dice di essere in uno stato « in cui nessuno può essere sicuro della sua salvezza eterna…. poiché sono privati di così tanti e di così grandi e celesti aiuti e favori, di cui si può godere solo nella Chiesa cattolica » (D. S. 3821).

3872 – Con queste sagge parole egli condanna sia coloro che escludono dalla salvezza eterna tutti gli uomini che sono uniti alla Chiesa dal solo voto implicito, sia coloro che affermano falsamente che gli uomini possono essere salvati anche in una qualsiasi religione (2865).

Né si deve pensare che qualsiasi tipo di desiderio di entrare nella Chiesa sia sufficiente per essere salvati. Perché è necessario che il voto che ordina qualcuno alla Chiesa sia animato da una perfetta carità. Il voto implicito può avere effetto solo se l’uomo ha una fede soprannaturale. (Ebrei XI: 6; Concilio di Trento, VI\VIII ss. Cap. 8).

Questo documento Ecclesiastico irreformabile ed infallibile (come tutto il Magistero Ordinario ed Universale della Chiesa, al quale siamo obbligati a dare il nostro assenso, pena scomunica, secondo la lettera Enciclica « Satis Cognitum » di S. S. Leone XIII), giunge a conferma della dottrina tomistica di San Tommaso d’Aquino sulla grazia fornita dallo Spirito Santo a coloro che, pur non avendo la possibilità di accedere a veri Sacramenti, o al Santo Sacrificio validamente celebrato da Sacerdoti canonicamente consacrati, siano battezzati osservanti la Dottrina Cattolica, in unità con il “vero” Sommo Pontefice seppure di desiderio, unica condizione – una volta lasciata la setta di appartenenza – per ottenere l’eterna salvezza.
Fuori dalla Chiesa Cattolica, cioè fuori dalla salvezza eterna, vi sono quindi:

1- Tutte le sette protestanti: luterane, anglicane, calviniste, ortodosse sec. Fozio, monotelite, monofisite, etc. …

2- La setta degli eretici e scismatici modernisti (il modernismo è la somma di tutte le eresie, secondo la sentenza di S. Pio X nella sua magistrale e magisteriale Enciclica “Pascendi” del Novus Ordo dell’attuale colle Vaticano – la “sinagoga di satana” inneggiante al signore dell’universo, il baphomet-lucifero delle logge massoniche – conformi alle eresie del conciliabolo c. d. Vaticano II (Concilio scomunicato con largo anticipo dalla bolla Execrabilis di Papa Pio II, Piccolomini);  sono qui compresi i secolari e tutti i religiosi degli ordini un tempo Cattolici, oggi “novusordisti”.

3 – I sedicenti tradizionalisti, supporter eretici del papa eretico – a loro dire -, la setta paramassonica-kadosh dei falsi chierici invalidi e sacrileghi, i c. d. lienart-lefebvriani di Ecône-Sion;

4- Tutte le sette pseudo-tradizionaliste degli eretici e scismatici sedevacantisti di Occidente e d’Oriente, parto distocico dell’ultima ora di satana che cominciava a capire che qualcosa non aveva funzionato nei suoi piani vacillanti e scricchiolanti, ed ha cercato di metterci una “pezza a colore”. .. ma si sa che il diavolo fa le pentole ma dimentica – per fortuna dei “veri” Cattolici – i coperchi … Questo documento sia dunque per loro, monito onde abbandonare senza indugi la setta infernale di appartenenza e confluire in massa, almeno con desiderio o voto esplicito, nella Chiesa Cattolica guidata dal suo Sommo Pontefice Romano, ovunque si trovi, prigioniero o nascosto! (Il Cristo ce lo ha promesso – solennemente – con noi fino all’ultimo giorno! … e pure la Pastor Aeternus).

       Fatta questa debita premessa, passiamo e valutare i Singoli Sacramenti istituiti da Cristo e come, almeno per una parte di essi, si possano ricevere senza un Sacerdote con giurisdizione e missione canonica, o come si possa in qualche modo supplire alla grazia sacramentale specifica da essi apportata.

BATTESIMO.

I. Cominciamo ovviamente con Santo Battesimo, il Sacramento che ci apre la via della salvezza, dandoci la grazia santificante, le virtù ed i santi Doni, donandoci la nuova vita soprannaturale con l’inabitazione del Spirito Santo in noi e la filiazione a Dio come figli adottivi.

I. In casi straordinari, il Battesimo può essere conferito da chiunque.

    Negli scritti magisteriali pubblicati incessantemente su questo blog, sono state evidenziate numerose sentenze ufficiali della santa Chiesa Cattolica che rendono espressamente ed incontestabilmente chiaro il danno prodotto alla Chiesa di Cristo – la Chiesa  Cattolica romana – dal conciliabolo cosiddetto Vaticano II e dagli antipapi succeduti  al Santo Padre Pio XII, ultimo Pontefice romano che abbia legittimamente e  liberamente occupato il seggio di San Pietro, vale a dire del Vicario di N. S. Gesù  Cristo, fedele custode della dottrina apostolica e Capo di tutta la gerarchia ecclesiastica e dei fedeli di Cristo. Abbiamo pure dimostrato come dal 26 ottobre del 1958, tutti i documenti approvati da falsi pontefici usurpanti, non abbiano alcuna validità canonica, ma siano al contrario sacrileghi ed in molti casi blasfemi, tali da  configurare un vero “ribaltone” della dottrina, della liturgia e dell’intera economia  della grazia. In particolare, abbiamo dimostrato, con documenti ineccepibili ed irreformabili prodotti dai canoni ecclesiastici, come le ordinazioni dei “vescovi” siano totalmente invalide a partire dal 18 giugno del 1968, data dell’entrata in vigore del falso pontificale romano dell’antipapa G. B. Montini (alias il sedicente Paolo VI).  Recentemente poi abbiamo dimostrato come gli ordini sacerdotali siano totalmente invalidi per difetto di forma ed intenzione secondo i canoni del Concilio di Trento, del Codice canonico pio-benedettino del 1917, della Costituzione apostolica Sacramentum Ordinis di S.S. Pio XII [A.A.S., vol. XL (1948), n. 1-2, pp. 5-7], per cui in pratica tutti i sacramenti  amministrati dalla antichiesa m del c. d.  novus ordo (la setta vaticana insediata dal 1958),  sono invalidi o quanto meno illeciti  [se  amministrati da vegliardi Sacerdoti e Vescovi validamente ordinati prima del 1968,  ma aderenti alla setta acattolica ubiquitaria e dominante summenzionata]. Ai nostri scritti, ovviamente, nessuno ha potuto opporre la benché minima osservazione, al netto di offese, derisioni, disprezzo. In realtà non si tratta di offendere un misero scribacchino “farneticante” , ma la dottrina bimillenaria della Chiesa e l’intero Magistero pontificio, per cui, i giovani pseudo preti non hanno argomenti per ribattere, date la loro scadentissima preparazione dogmatica e per quanto riguarda il  diritto canonico, mentre i “volponi”, i grassi Sacerdoti stagionati, prudentemente si  sono rinchiusi in un mutismo secondo l’aforisma del profeta Isaia come … “cani muti”, anche per non perdere prebende e pensioni – A questo punto, finalmente, sembra che alcune persone si siano svegliate dal  sonno illusorio in cui si erano assopiti, scossi dal torpore della narcosi spirituale in cui erano stati sprofondati dagli “anestesisti” dell’anima, i modernisti diretti da antipapi provenienti dalle “logge” e da pseudoprelati “illuminati”, ed abbiano cominciato a chiedersi con dubbio legittimo, se i loro sacramenti, ricevuti da laici  mascherati, siano validi e leciti, e nel caso non lo siano come riceverli per sé e per i propri cari. Essendoci giunte alcune richieste in merito da nostri attenti lettori  allarmati dalle argomentazioni e dai documenti ufficiali riportati, vogliamo a questo punto  occuparci di questo importantissimo argomento che interessa la vita dell’anima e le  nostre possibilità di salvezza, secondo la retta dottrina cattolica insegnata da due millenni da Gesù Cristo, dagli Apostoli, dai Padri e dai dottori della Chiesa, dai teologici riconosciuti ed approvati e dal Magistero pontificio e conciliare.- Innanzitutto possiamo tranquillizzarci osservando come la Chiesa abbia previsto l’evenienza di una propria “eclissi” (chiaramente prevista a La Salette nel 1946 dalla Vergine Maria) o inattività in tempi o in determinate aree geografiche, dando la possibilità ai fedeli impediti di accedere ai mezzi della grazia santificante, mediante la preghiera indulgenziata o alcuni sacramenti, tra i quali  hanno assoluta preminenza i cosiddetti “ Sacramenti dei morti ”, di quei sacramenti  cioè che permettono ai  morti spirituali  di avere o recuperare la grazia abituale, in  modo da consentire un retto cammino sulla via della salvezza. Essendo l’argomento  di capitale interesse, vogliamo focalizzare l’attenzione su di un singolo Sacramento per volta, citando come al nostro solito i canoni ed i documenti  cclesiastici come  sono consultabili nei volumi od opere citate e che fanno parte della dottrina dogmatica, teologica o morale ufficiale, approvata dalle Autorità validamente riconosciute. Iniziamo ovviamente dal Battesimo, Sacramento istituito da Gesù Cristo in persona con un comando perentorio impartito ai suoi Apostoli nel momento in cui li mandava ad evangelizzare i popoli presso i quali stavano per recarsi ad annunciare la buona novella. Il Battesimo è Sacramento essenziale nella vita cristiana, il Sacramento che trasforma l’anima umana in un’anima capace di divinizzarsi e divinizzare alla Resurrezione i corpi a cui è legata, per l’azione della grazia e dello Spirito Santo che ne vengono a prendere possesso rendendo il battezzando “figlio adottivo di Dio” per partecipazione ed incorporandolo nel Corpo mistico di Cristo. Su questo Divino Sacramento ci sono volumi interi di teologia dogmatica, morale, ascetica che ne spiegano l’importanza esclusiva ed il privilegio infinito che investe chi ne beneficia, e rimandiamo ad essi per un approfondimento salutare e la esatta comprensione della natura e della trasformazione che opera nel rendere l’anima recettiva della grazia in terra e della gloria in cielo. Qui a noi interessa il dato essenziale pratico, che la Chiesa abbia reso questo Sacramente accessibile a tutti in tutti i tempi ed in tutti i luoghi. Se non c’è un Sacerdote o Prelato cattolico validamente consacrato, con missione canonica conferita da un Vescovo valido con Giurisdizione ed “ una cum ” il Pontefice regnante (ai nostri tempi Gregorio XVIII o successore della linea Siri), la Chiesa permette il rito straordinario , come  viene ad esempio descritto nel trattato di Teologia dogmatica di B. Bartmann, vol. III, IV ed., Ed. Paoline, con nihil obstat  ed imprimaturdel 19 luglio 1957. Nel III volume, come dicevamo, leggiamo a pag. 103 e segg.: § 170 Ministro e soggetto del Battesimo.  Ministro ordinario del Battesimo è il Sacerdote avente Missione dal Vescovo; ministro straordinario, in caso di necessità, può essere qualsiasi persona umana.

Spiegazione. Eugenio IV dichiara nel suo decreto per gli Armeni: « Ministro di  questo sacramento è il Sacerdote cui compete per ufficio di battezzare. In caso di necessità, però, non solo il Sacerdote o diacono, ma anche il laico, uomo o donna, anzi il pagano e l’eretico può battezzare, purché osservi la forma prescritta ed abbia intenzione di fare ciò che fa la Chiesa (Denz. 696). Il IV Concilio Lateranense dice in modo affatto generale che il Battesimo da chiunque amministrato, purché nei debiti modi, è sempre valido (Denz. 430). Finalmente il Concilio di Trento ha ancora una volta definito l’antica dottrina della validità del Battesimo degli eretici (s. 7 de Bapt., can. 4, Denz. 860). Gli spazi ristretti non ci consentono di procedere oltre, ma penso che la questione sia fin troppo chiara: in casi straordinari, quando cioè non abbiamo la possibilità di ricorrere ad un “vero” e sicuro prete cattolico scartando i  Probabili (oggi sicuramente improbabili, anzi certamente falsi) del novus ordo o delle sette sedevacantiste o lefebvriane dei sedicenti tradizionalisti (secondo la sentenza del 4 marzo 1679 di S.S. Innocenzo  XI, in Denz. 1151: “Non è lecito nel conferire sacramenti seguire un parere probabile per quanto riguarda il valore del sacramento, abbandonando il parere più sicuro … pertanto non si dovrebbe fare uso di pareri probabili nel conferimento di Battesimo degli ordini sacerdotali ed episcopali”. Quindi, tranquilli, lettori carissimi, possiamo avere grazia santificante, figliolanza adottiva di Dio, Doni dello Spirito Santo, virtù teologali e cardinali, oltre all’inabitazione dello Spirito Santo in noi, anche con il Battesimo conferito da un laico, addirittura anche un eretico, purché si usi la forma –  la formula prescritta –, la materia, cioè l’acqua, e l’intenzione secondo la Chiesa Cattolica. Penso che l’argomento sia chiaro restando in attesa di eventuali chiarimenti, delucidazioni e ulteriori documenti, di cui la santa dottrina della santa  Madre Chiesa è stracolma. La formula è: «  Ego te baptizo in nomine Patris, et Filii,  et Spiritus Sancti, amen . » Nel contempo si versa l’acqua sul capo del battezzando, tracciando tre segni di croce e facendola scorrere in avanti verso la fronte. –

PENITENZA O CONFESSIONE

        II. Dopo il Battesimo, il Sacramento più importante per riacquistare la grazia perduta per aver commesso un peccato mortale, è la Penitenza o Confessione, Sacramento che, ben ricevuto con le dovute predisposizioni, ci ridona la figliolanza divina con il diritto alla sua eredità con le virtù ed i Doni, e la presenza nell’anima dello Spirito Santo, e con esso la Santissima Trinità. Essa nella pratica, si compone di tre momenti, la contrizione, la confessione, la penitenza. Ministro ordinario è il Vescovo o un  Sacerdote con potestà d’ordine e Giurisdizione (ad esempio il parroco – sottolineiamo che senza giurisdizione conferita dell’Ordinario del luogo, a sua volta in comunione col Sommo Pontefice romano [il vero] il Sacerdote, pur validamente ordinato, non è abilitato alla Confessione che resta perciò invalida e come non fatta). Condizione essenziale per ottenere il perdono delle proprie colpe è il dolore dei propri peccati, che teologicamente si distingue in Contrizione ed Attrizione.  Attrizione, o contrizione imperfetta, è semplicemente il dolore per aver commesso un grave peccato, o per aver  perso la possibilità di entrare in Paradiso ed aver meritato l’inferno con le pene eterne.  Contrizione perfetta, invece, è il dolore per aver offeso Dio nella sua Maestà,  Giustizia e Divinità, offesa infinita che richiede un dolore: interiore, soprannaturale,  sovrano, universale, cioè il dolore della più grave sventura della nostra vita, estesa ad  ogni nostro peccato mortale, e la detestazione del peccato commesso, col proposito di non peccare più in avvenire e fuggirne le occasioni prossime. Poiché nessuno potrà mai essere certo della sua perfetta contrizione, la Chiesa Cattolica richiede almeno l’attrizione unita alla Confessione sacramentale che supplirebbe così alla temuta imperfezione. I peccati mortali vanno confessati singolarmente riferendo ogni circostanza aggravante o che ne muti la specie, mentre i peccati veniali non devono necessariamente confessarsi, anche se sia lecito confessarli per accrescere il dolore delle proprie offese a Dio, Padre Creatore, Figlio Redentore, Spirito Santo santificatore. Tutte queste peculiarità sono state da sempre ritenute dalla Chiesa Cattolica, e sono state definite e fissate dogmaticamente dalla XIV Sessione del Sacrosanto Concilio di Trento. Quindi i fedeli della Chiesa  eclissata, cioè la vera unica Chiesa di Cristo oggi nelle catacombe, o portata nel deserto, come ben mostrato nel capitolo XII dell’Apocalisse, annunziata per i nostri tempi nell’apparizione della Vergine Santissima a La Salette nel 1846, e da diverse  visioni di veggenti Cattolici approvati, in diversi secoli, si chiedono come sia possibile riacquistare la grazia e tutte le prerogative perse con il commettere un peccato mortale, che ci taglia dal cammino verso la salvezza e l’eterna beatitudine,  spalancandoci le porte dello stagno di fuoco eterno. Ma il Signore, ovviamente, aveva  già “sistemato” la faccenda con largo anticipo, quando già nel 22 febbraio 1482 suggeriva al Sommo Pontefice Martino Quinto, la celebre bolla, contro l’eretico Wicleff: “ Inter cunctas ” tra le cui preposizioni, al numero 20, si sottolineava che un  Cristiano è tenuto, per essere necessariamente salvato, oltre alla contrizione del suo cuore [condizione assoluta  sine qua non], quando può trovare un sacerdote  qualificato (Sacerdotis idonei), a confessarsi solamente da un Sacerdote, e non da un  laico o laici, sebbene buoni o pii quanto mai (Denz.- Schon. 1260). Per la giustificazione, dopo il Battesimo, la prassi consolidata della Chiesa, è quindi la Contrizione perfetta, da chiedere come grazia a Dio con un atto di contrizione perfetto pubblicato con debito imprimatur, chiedendo la grazia delle lacrime per i propri peccati. Naturalmente la ricerca dei peccati viene fatta dopo un attento studio  della Dottrina cristiana e della propria coscienza … come può uno confessarsi se per trascuranza non conosce i peccati numerati dalla Chiesa, ad esempio i peccati contro i Comandamenti, in particolare gli ultimi due, che sono peccati solo di pensiero, i peccati contro i precetti della Chiesa, contro le Virtù teologali e cardinali, i peccati contro lo Spirito Santo, i peccati che gridano vendetta agli occhi di Dio, i peccati di omissione circa le opere di misericordia corporale e spirituale, i peccati capitali etc.. Utile sarebbe formare uno schema scritto, col quale esaminare la propria coscienza  alla luce della dottrina di sempre della Chiesa, che riporti pure le scomuniche più  solenni comminate dai Sommi Pontefici e dai Concilii ecumenici contro eresie e  difformità dottrinali o eterodossie. Fatto questo lavoro, si resterà sorpresi dalla enormità e dal numero delle proprie colpe se ben esaminate, accusate senza ritegno o attenuazioni, inquadrate nelle perverse dinamiche delle intenzioni. Subito dopo si passa alla detestazione dei peccati commessi e al dolore per avere offeso un Dio così buono che ci ha creato dal nulla dandoci la possibilità di essere suoi figli adottivi per mezzo  della redenzione di Gesù Cristo operata versando tutto il suo preziosissimo sangue. Non basta ancora, bisogna aggiungere il proposito serio e fermo di non più peccare, e soprattutto di evitare le occasioni prossime del peccato e possibilmente anche le remote, senza di che non è valida nessuna  Confessione, che al contrario sarebbe sacrilega ed aggiungerebbe anzi peccati gravissimi e difficilmente emendabili. Ultima condizione è il proposito esplicito di ricorrere alla Confessione sacramentale una volta reperito un Sacerdote cattolico con missione canonica e giurisdizione nominato da un vero Vescovo una cum il vero Sommo Pontefice Gregorio XVIII o successore della linea Siri. Se in buona fede operiamo tutto quanto la Chiesa ci comanda di fare quando non sia raggiungibile, siamo giustificati e rientriamo sulla “pista” della corsa verso la salvezza eterna. In articulo mortis (cioè in pericolo di morte imminente) si può ricorrere anche a Sacerdoti validamente consacrati fino al 18 giugno del 1968, anche se apostati e passati alla sinagoga infernale, l’antichiesa del Vaticano II, ma attenti! Occorre prudenza e grande preparazione dottrinale per non cadere nella trappola della finta “divina misericordia” che rende Nostro Signore ingiusto nel secondare ed approvare i capricci dei peccatori, facendo apparire inutile Redenzione, Sacramenti, Fede e Carità divina, e dulcis in fundo, come ultima beffa, li spedisce dritti all’inferno senza giustificazione. – Come più volte scritto e documentato con inoppugnabili documenti della Chiesa Cattolica “pre-modernista” (cioè l’unica vera Chiesa fondata da Gesù Cristo) il vero  Cattolico, una cum  la Sede Apostolica impedita ma realmente esistente, si trova oggi  nella impossibilità di praticare liberamente il retto culto dovuto a Dio essendo le strutture un tempo appartenenti alla Chiesa, invase dalla apostasia modernista, vero obbrobrio, d’altra parte concretamente visibile nel culto rasa+crociano definito nuova messa, o novus ordo missæ, che tutto è fuorché una Messa cattolica. In queste nuove “sinagoghe infernali”  si celebra un culto apparentemente cristiano (il demonio si sa è la scimmia di Dio e vuole ricevere il culto dovuto solo a Dio), ma assolutamente invalido e sacrilego,  da parte di pseudo-sacerdoti mai consacrati validamente, quindi, privi del sigillo sacerdotale impresso dallo Spirito Santo per mezzo dell’imposizione delle mani di un vero Vescovo, (cioè consacrato prima del 18 giugno 1968 come spiegato a suo tempo in una serie di articoli documentati e mai contestati e di cui parleremo ancora trattando del Sacramento dell’Ordine), e da qualche ultraottuagenario apostata che non ha mai compreso né le leggi della Chiesa, né il suo ruolo di agente in persona Christi. Questo significa, secondo le leggi canoniche della Chiesa (C. J. C. o codice pio-benedettino del 1917, l’unico valido perché facente parte di un documento ufficiale del Magistero, e perciò irreformabile ed eterno!) che tutto  quello che viene celebrato in queste pseudo-funzioni (o meglio FINZIONI), non ha alcuna validità né liceità, ergo: confessione invalida e sacrilega, comunione invalida e sacrilega con pane mai transustanziato per difetto di forma, intenzione, e perché operato da un laico “travestito” da prete. Ma la Chiesa, prevedendo possibile questa situazione che si è “evoluta” dal 1958 in poi, aveva già pensato a come ovviare alla mancanza di grazia sacramentale dei finti illeciti sacramenti.

COMUNIONE

III. Nel paragrafo precedente abbiamo parlato della Confessione, secondo i dettami del Sacrosanto Concilio Tridentino e del relativo Catechismo del Sacerdote (libro introvabile anche presso gli anziani Sacerdoti, ma che noi custodiamo gelosamente in cassaforte come perla dottrinale preziosissima), oggi parleremo della Comunione. Non è qui il caso di spiegare l’importanza centrale dell’Eucarestia nella vita del Cristiano e della Chiesa tutta, poiché mi illudo che i miei pochi lettori sappiano almeno a grandi linee di cosa si tratti. La Comunione sacramentale, Sacramento dei vivi, di coloro cioè che sono già in grazia, perché non contaminati dal peccato mortale, consiste nella transustanziazione del pane e del vino offerto durante la vera Messa cattolica definita da S.  Pio V, di cui non si poteva mutare nemmeno una parola, nel Corpo e nel Sangue di Cristo, che viene poi dato ai fedeli sotto una specie unica per aumentare la grazia e preservare dal peccato e da azioni indegne di un fedele di Cristo. La sua specificità è  indubbia, ma ecco che, nella impossibilità di ricevere l’Eucarestia validamente  consacrata direttamente in bocca dalla mano del Sacerdote che la porge, la Chiesa permette con gran frutto, la Comunione spirituale. Lasciamo la parola, noi che ne siamo indegni, ad uomini la cui santità è indiscussa e la dottrina purissima. Riportiamo per brevità le considerazioni di S. Leonardo di Porto Maurizio: « LA COMUNIONE SPIRITUALE,  Considerazioni di S. Leonardo da Porto Maurizio. » – “Coloro che non possono ricevere sacramentalmente il corpo del Signore, Lo possono  ricevere spiritualmente con gli atti di viva fede e fervente carità e con un grandissimo​ desiderio di unirsi a quel sommo Bene; in questa maniera ricevono il frutto di questo divin Sacramento.”  – La Comunione spirituale si può fare durante la Messa (la Messa di sempre, quella definita da S. Pio V, come riportato sopra – n.d.r.-) o in qualsiasi momento della vostra giornata. Quando il Sacerdote sta per comunicarsi nella santa Messa, voi, stando ben raccolti eccitate nel vostro cuore un atto di vera contrizione, e battendovi il petto umilmente, in segno che vi riconoscete indegno di una grazia così grande, fate tutti quegli atti di amore, di offerta, di umiltà, con tutti gli altri che fate abitualmente quando vi comunicate sacramentalmente, e poi desiderate ardentemente di ricevere il buon Gesù sacramentato per vostro bene. E per ravvivare la vostra devozione, immaginatevi che Maria santissima, o qualche altro vostro Santo avvocato vi porga la santa particola. Figuratevi di riceverla, ed abbracciando Gesù nel vostro cuore, replicate più e più volte:  venite, caro Gesù mio, venite dentro questo mio povero cuore, venite ed esaudite i miei desideri, venite e santificate l’anima mia;  venite Gesù dolcissimo, venite … E ciò detto fate silenzio, rimirate il vostro buon Gesù dentro di voi e, come se realmente vi foste comunicato, adorateLo e ringraziateLo e fate tutti quegli atti che fate abitualmente dopo la Comunione sacramentale”. Ora sappiate che questa benedetta e santa Comunione spirituale, così poco praticata dai Cristiani dei nostri tempi, è un tesoro che vi riempie l’anima di mille beni. E come dicono vari autori, è così utile che  può produrre quelle stesse grazie che produce la  Comunione sacramentale, anzi maggiori. Perché, sebbene la Comunione sacramentale – cioè quando realmente ricevete la sacra particola – di sua natura è di maggiore frutto, perché, essendo Sacramento, ha la virtù “ex opere operato” (cioè opera per virtù propria), tuttavia può un’anima con tanta umiltà, amore e devozione fare la sua Comunione spirituale, da meritare maggior grazia di quella che merita un’altra, la quale si comunichi sacramentalmente, ma non con tanta squisita preparazione. Quindi il nostro Salvatore gradisce tanto questo modo di comunicarsi spiritualmente, che tante volte con evidenti miracoli si è compiaciuto di esaudire benignamente i pii desideri dei suoi servi: come accadde alla beata Chiara da  Montefalco, a Santa Caterina da Siena, a santa Liduina, a san Bonaventura ed al beato Silvestro. Sappiate dunque che questa santa Comunione spirituale vi dà questo vantaggio rispetto alla Comunione sacramentale: che la Comunione sacramentale non può farsi che una sola volta al giorno, ma la Comunione spirituale potete farla tante volte, quante sono le Messe che ascoltate; ed anche fuori dalla Santa Messa, mattino e sera, giorno e notte, in Chiesa ed in casa: insomma, quante volte voi praticherete quanto si è detto, altrettante volte farete la Comunione spirituale e vi arricchirete di grazie e di meriti e di ogni bene.

Preghiera per la Comunione spirituale.

(di S. Alfonso M. dei Liguori).

« Gesù mio, credo che voi state nel Santissimo Sacramento. V’amo sopra ogni cosa e Vi desidero nell’anima mia. Giacché ora non posso ricevervi sacramentalmente, venite almeno spiritualmente nel mio cuore. Come già venuto, io Vi abbraccio e tutto mi unisco a Voi: non permettete che io abbia mai a separarmi da Voi. »

Ai fedeli che compiono un atto di comunione spirituale, usando qualsiasi formula che vogliano scegliere, si concede:

Un’indulgenza di 3 anni; Indulgenza plenaria una volta al mese alle solite condizioni, se recitato per ogni giorno del mese (S. S. Pænit.  Ap., 7 marzo 1927 e 25 febbraio 1933).

Potremmo citare una serie lunghissima di autori e libri che discorrono dei benefici straordinari di questa pratica devozionale, ma ne ricordiamo, per brevità, solo il  dottissimo Gesuita G. B. Scaramelli, che nel suo rinomatissimo DIRETTORIO ASCETICO, Trattato Primo, al CAPO VII ne fa una meravigliosa descrizione. – Non poteva mancare la pratica devota nel “libro dei libri” teologici, la Summa Theologica di S. Tommaso d’Aquino … « questa, dice S. Tommaso, consiste in un vivo desiderio di prendere il Santissimo Sacramento.» (3 p., q. 21, art.1 ad 3). Allora accade, dice ancora l’Angelico nell’articolo successivo, che alcuno mangi spiritualmente Gesù Cristo ricoperto dalle specie sacramentali, quando crede in Cristo con desiderio di riceverlo in questo sacramento. E questo non solo è un ricevere spiritualmente Gesù Cristo, ma è un ricevere spiritualmente lo stesso Sacramento. Se queste brame siano molto fervide, e molto accese, la comunione fatta in spirito sarà talvolta più fruttuosa e più cara a Dio, che molte altre Comunioni reali fatte con tiepidezza, non per difetto del Sacramento, ma di chi freddamente lo riceve. – Testimonianze ne abbiamo, come già ricordato, da S. Caterina da Siena, S. Liduina, S. Lorenzo Giustiniani e tanti altri che non possiamo qui riportare. Non tema dunque il vero Cattolico di essere escluso dalla grazia sacramentale della santa Comunione, l’importante, sottolinea sempre puntualmente l’Angelico di Roccasecca, è fuggire dalle sette eretiche ed essere unito anche solo di desiderio se impedito al Santo Padre, il Vicario di Cristo S.S. Gregorio XVIII, successo di G, Siri. Questa è la via che giunge in Paradiso, ogni altra conduce allo stagno di fuoco eterno.

LA CHIESA ECLISSATA ED I SACRAMENTI (2)

IL MONDIALISMO SATANICO BENEDETTO DALL’ANTIPAPA RONCALLI.

Il mondialismo satanico benedetto dall’antipapa Roncalli

Da un’intervista ad un sedicente arcivescovo (facilmente reperibile in rete) leggiamo:

D. Ritiene (…) che il globalismo sia essenzialmente satanico? 

R. L’essenza del mondialismo è satanica, e l’essenza del satanismo è mondialista. Perché il piano di Satana è di instaurare il regno dell’Anticristo, dandogli modo di parodiare la vita terrena di Cristo, imitare i Suoi miracoli con grotteschi prodigi, trascinare le folle non con la semplicità della Verità ma con l’inganno e la menzogna. Il mondialismo costituisce, per così dire, l’allestimento scenico, il copione e la sceneggiatura che devono preparare l’umanità all’ascesa politica dell’Anticristo, al quale i governanti del mondo – suoi servi – cederanno le sovranità nazionali perché egli diventi una sorta di tiranno mondiale. – Ma il regno dell’Anticristo non si crea dal nulla: prima occorre cancellare quel che rimaneva del regno di Cristo nelle istituzioni, nella cultura e nella quotidianità dei cittadini. La dissoluzione morale è una delle vie più semplici per soggiogare le masse, incoraggiandole al vizio e deridendo la virtù; e ovviamente distruggendo la famiglia naturale, cellula fondamentale della società, eliminata la quale i figli diventano commodity, prodotti che chi ha soldi può ordinare su internet, alimentando una rete criminale vastissima e sempre più fiorente, senza parlare dell’industria della maternità surrogata. Divorzio, aborto, eutanasia, omosessualismo e pansessualismo, mutilazioni per la transizione di genere si sono dimostrati efficaci strumenti per eliminare non solo la Fede rivelata, ma anche i più sacri principi della Legge naturale. – Ed è di fatto una religione, quella che va instaurandosi con l’ideologia woke; una religione che come quella vera, ma con scopi diametralmente opposti, intende imporsi nella società, permeare con i propri dogmi le istituzioni, le leggi, l’istruzione, la cultura, le arti, le attività umane. – I globalisti applicano i principi cattolici della «regalità sociale», ma proclamano satana re delle società: Te nationum præsides honore tollant publico: colant magistri, judices; leges et artes exprimant. Te delle nazioni i Principi manifestino Re con pubblico onore: Te adorino i maestri, i giudici; le leggi e le arti esprimano. Sono le parole dell’inno di Cristo Re, ma le vediamo blasfemamente applicate dai sacerdoti del Nuovo Ordine Mondiale al loro re, il Principe di questo mondo, e all’Anticristo a suo tempo.  – Attenzione, però: il globalismo, come emanazione del pensiero massonico e rivoluzionario, apparentemente proclama la democrazia e condanna i regimi assoluti; ma di fatto sa benissimo che la Monarchia di diritto divino è la migliore forma di governo possibile, perché assoggetta tutti – anche lo stesso Re, che è vicario di Cristo nelle cose temporali – a una legge trascendente cui tutti devono obbedienza.  – La censura delle notizie non allineate alla narrazione ufficiale, compiuta con la complicità delle piattaforme social e dei media, è la stessa censura che i liberali dell’Ottocento condannavano sui loro fogli clandestini, quando veniva però applicata per impedire la diffusione di errori filosofici e dottrine contrarie alla vera Religione cattolica. – E non è un caso se la finzione democratica ricorre a mezzi di repressione violenta delle proteste popolari che in una libera democrazia dovrebbero portare alle barricate, e alla esecrazione internazionale – penso tra gli altri a Macron, allievo dello Young Leaders for Tomorrow del World Economic Forum di Klaus Schwab. – Non basta chiamare «democrazia» una dittatura, perché lo diventi d’incanto, soprattutto quando il consenso dei cittadini per chi interpreta il loro stato d’animo e le loro aspettative costituisce una pericolosa minaccia alla sopravvivenza di questi parassiti eversori. (…). – Il paradosso appare nella sua evidenza quando vediamo accusare di estremismo un partito cattolico francese e allo stesso tempo inviare armi e aiuti al regime di Zelens’kyj, sostenuto da gruppi neonazisti che praticano la pulizia etnica contro i propri cittadini russofoni, perseguitano i ministri della Chiesa Ortodossa Russa (e anche di quella Cattolica di rito orientale, sul versante ungherese), ostentano svastiche e simboli hitleriani, inneggiano al criminale Bandera e celebrano lo sterminio degli ebrei di cui costui fu responsabile in Ucraina. – Ripeto: se la democrazia funzionasse, non lascerebbero i cittadini a baloccarsi con la farsa delle elezioni e con l’illusione di essere rappresentati in Parlamento. Se la permettono, è perché l’oligarchia massonica sa di poterla controllare tramite i suoi emissari, piazzati ovunque. – D’altra parte, l’Anticristo sarà re, non presidente; eserciterà il potere in forma assoluta, totalitaria, dittatoriale. E chi avrà creduto alla favola della democrazia scoprirà troppo tardi di essere stato ingannato. …

Fin qui le “giuste” e condivisibili parole del sedicente “arcivescovo”, (falsamente ed invalidamente ordinato dall’antipapa e teatrante teosofo comunista Woitiła) il 3 aprile del 1992 con il blasfemo ed eretico rito montiniano (inventato dal sedicente Paolo VI) totalmente invalido ed atto a consacrare al demonio un “eletto manicheo”, parole che hanno un fondo di verità mutuato dalle dichiarazioni di ben documentati “antisistemisti”. Apprezziamo le dichiarazioni del sedicente arcivescovo con tutte le riserve del caso circa un aderente alla “chiesa dell’uomo” di cui è stato esponente non di secondo piano con gli importanti ruoli ricoperti presso organizzazioni mondialiste, oggi apparentemente recitante il ruolo di “pentito”, in realtà scismatico dalla “vera” Chiesa eclissata e dal suo “legittimo” capo, il Vicario in terra di Cristo, quindi fuori dalla Chiesa Cattolica, oltretutto aderente a colui che egli considera il Papa e nei cui confronti rilascia dichiarazioni infamanti che nessun vero Cattolico potrebbe mai rivolgere ad un legittimo Vicario di Cristo. Ma l’evidente ipocrisia si manifesta nell’occultare la “benedizione” che al pensiero ed all’azione mondialista diede a suo tempo il primo antipapa dell’era moderna della sinagoga di satana insediata in Vaticano il 26 ottobre del 1958, il Cardinale della quinta colonna massonica Angelo Roncalli, (sedicente Giovanni XXIII, stesso nome di B. Cossa, ugualmente antipapa del quattrocentesco scisma d’Occidente). Senza volerci inoltrare in considerazioni personali di scarsa importanza e che potrebbero portarci ad una mancanza di carità, passiamo direttamente a citare alcune parti della pseudo-enciclica mondialista dell’usurpante antipapa (Papa dell’epoca era S.S. Gregorio XVII, G. Siri), la Pacem in terris, dell’aprile 1963, due mesi prima della sua morte (grassetti e sottolineature sono nostre):

…. Segni dei tempi

75. Come è noto, il 26 giugno 1945, venne costituita l’Organizzazione delle Nazione Unite (ONU); alla quale, in seguito, si collegarono gli istituti intergovernativi aventi vasti compiti internazionali in campo economico, sociale, culturale, educativo, sanitario. Le Nazioni Unite si proposero come fine essenziale di mantenere e consolidare la pace fra i popoli, sviluppando fra essi le amichevoli relazioni, fondate sui principi della uguaglianza, del vicendevole rispetto, della multiforme cooperazione in tutti i settori della convivenza. – Un atto della più alta importanza compiuto dalle Nazioni Unite è la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo approvata in assemblea generale il 10 dicembre 1948. Nel preambolo della stessa dichiarazione si proclama come un ideale da perseguirsi da tutti i popoli e da tutte le nazioni l’effettivo riconoscimento e rispetto di quei diritti e delle rispettive libertà. – Su qualche punto particolare della dichiarazione sono state sollevate obiezioni e fondate riserve. Non è dubbio però che il documento segni un passo importante nel cammino verso l’organizzazione giuridico-politica della comunità mondiale. In esso infatti viene riconosciuta, nella forma più solenne, la dignità di persona a tutti gli esseri umani; e viene di conseguenza proclamato come loro fondamentale diritto quello di muoversi liberamente nella ricerca del nell’attuazione del bene morale e della giustizia; e il diritto a una vita dignitosa; e vengono pure proclamati altri diritti connessi con quelli accennati.

Auspichiamo pertanto che l’Organizzazione delle Nazioni Unite — nelle strutture e nei mezzi — si adegui sempre più alla vastità e nobiltà dei suoi compiti; e che arrivi il giorno nel quale i singoli esseri umani trovino in essa una tutela efficace in ordine ai diritti che scaturiscono immediatamente dalla loro dignità di persone; e che perciò sono diritti universali, inviolabili, inalienabili. Tanto più che i singoli esseri umani, mentre partecipano sempre più attivamente alla vita pubblica delle proprie comunità politiche, mostrano un crescente interessamento alle vicende di tutti i popoli, e avvertono con maggiore consapevolezza di “essere membra vive di una comunità mondiale.” …

Ovviamente, non troviamo nessun accenno a Dio o a Cristo, o alla vera unica Religione divina o alla retta morale del Cristianesimo, ma un auspicio a che il mondo intero sia governato da un’autorità unica come si sta palesando oggi in tutta la sua mostruosa identità. Il diritto di Dio e della Chiesa sono totalmente obliati, come anche quelli della salvezza eterna dell’uomo, mentre si applaude ai diritti laici dell’uomo sganciati dalle fede e dal soprannaturale; tante altre considerazioni potrebbero farsi, ma le lasciamo alla sensibilità dei lettori. Come mai il (canonicamente falso arcivescovo e fallibilista circa l’operato di colui che riconosce essere “papa” – quindi scomunicato ipso facto secondo il codice canonico -) non ricorda ai suoi accoliti questo documento in cui è sdoganato senza remore il mondialismo che oggi è sulla bocca e nella penna di tutti? Non vogliamo infierire ulteriormente, lasciamo a chi possieda ancora un criterio morale retto ed una sana attività intellettuale, il compito di prendere atto ed agire – almeno spiritualmente – di conseguenza. Il Fabianesimo in atto, agisce con lentezza, ma da “buona tartaruga” va avanti come un lupo travestito da agnello. Gesù Cristo ce lo ha detto fin dall’inizio della sua predicazione evangelica. Crediamogli, finché siamo in vita.

SENZA GIURISDIZIONE SACERDOTALE, NON C’E’ VALIDA CONFESSIONE.

Il Sacramento della Confessione e la giurisdizione sacerdotale.

(G. Giuffré)

… da quella riserva di clero anziano, sia locale che di fuori città, sono nati 58 autentici Sacerdoti cattolici che hanno assistito la nostra congregazione per 50 anni. La validità di questi Sacerdoti cattolici veterani non è mai stata messa in dubbio. Tutti sono stati ordinati anni, o addirittura decenni, prima della distruzione dell’Ordine Sacro e dell’Ordine Episcopale nel 1968 (v. “18 giugno 1968” in ExsurgatDeus.org.). Ma, cosa altrettanto importante, tutti avevano ricevuto la delega specifica da parte di Vescovi validi e legittimi che è assolutamente necessaria per amministrare l’assoluzione ed assistere ai matrimoni. Questo perché ci sono due poteri associati al sacerdozio: 1) il potere dell’Ordine, che fa di un uomo un Sacerdote, e 2) il potere di Giurisdizione, che fa sì che il sacerdote sia un Sacerdote cattolico. Infatti, senza questo secondo potere, il sacerdote non è un confessore e non può amministrare l’assoluzione ai penitenti che si avvicinano a lui per confessare i loro peccati. Su questo requisito per l’amministrazione valida dell’assoluzione non ci possono essere dubbi. Come scrisse Padre P. Charles Augustine nella sua opera in otto volumi, “A Commentary on the New Code of the Diritto Canonico”, nel 1918, alle pagine 252-253;:”L’unico ministro di questo Sacramento [della Penitenza] è il Sacerdote, il quale, per assolvere validamente, ha bisogno non solo del potere d’ordine, ma anche del potere di giurisdizione, ordinaria o delegata, sul penitente. “Questa… è una verità dogmatica ….. La Chiesa esige il carattere sacerdotale come condizione o attitudine fondamentale, a causa dell’elemento ieratico che è intimamente connesso con il potere giurisdizionale. Ma poiché l’esercizio di questo potere è in realtà un atto giudiziario, che presuppone la giurisdizione, anche la giurisdizione è essenzialmente richiesta”. Inoltre, dai padri Spirago e Clarke, leggiamo il seguente commento tratto dalla loro opera classica, “Il catechismo spiegato” (in inglese – 1899), pagine 646-647:

“Il sacramento dell’Ordine conferisce solo il potere perpetuo, non il diritto di esercitare le funzioni di un Sacerdote. I neo-ordinati non possono quindi fare uso in nessun luogo dei loro poteri sacerdotali, fino a quando la giurisdizione ecclesiastica non sia conferita al Sacerdote dal suo Vescovo; i Vescovi la ricevono dal Papa… Un Sacerdote deve avere la facoltà di confessare dal Vescovo… Chiunque abbia l’ardire di esercitare le funzioni sacerdotali senza essere stato ammesso agli Ordini sacri o senza l’autorizzazione episcopale, sarebbe, nei Paesi cattolici, punito dal potere secolare; in ogni caso, su di lui ricadrebbero terribili castighi da parte di Dio…”. – L’eminente studioso della Chiesa, Ludovico Billot, ha scritto nel suo trattato De Ecclesiæ Sacramentis, Libro II, Tesi 23, §1, pagine 232-234, quanto segue: « Si noti che la giurisdizione, anche nel foro interno della Penitenza, non è in alcun modo data al Sacerdote in virtù dell’ordinazione … l’ordinando [sacerdote] è deputato [incaricato] ad esercitare un giudizio sacramentale sui suoi sudditi … Perciò si deve ritenere con certezza che il suddetto potere di giurisdizione non possa essere ottenuto da nessuno se non con il conferimento di un ufficio pastorale o con la delega di prelati [Vescovi] … un Sacerdote non ha giurisdizione se non per concessione del Pontefice e dei Vescovi che lo Spirito Santo ha stabilito per governare la Chiesa di Dio”. – Uno dei più prolifici canonisti e teologi del XX secolo, padre Felix Cappello, ha parlato molto chiaramente del requisito della giurisdizione sacerdotale sia concessa in modo specifico e che non possa essere semplicemente essere presunta come “automaticamente fornita dalla Chiesa”. Nella sua grande opera, De Sacramentis, II-1, pagina 398, padre Cappello scrive: “La giurisdizione per ascoltare validamente le confessioni deve essere concessa per iscritto o con parole… espressamente (can. 879, § 1).

“1º Si esclude così una concessione presunta, che in realtà non esiste, e che esisterebbe solo se venisse richiesta. …

“4º Alcuni considerano sufficiente, in caso di urgenza, una giurisdizione che si presume presente; come ad esempio “se si è moralmente certi che il Vescovo abbia ricevuto la richiesta scritta di giurisdizione e che sia stata data una risposta affermativa o al suo amministratore o per lettera, egli può, quando le circostanze sono urgenti, ascoltare le confessioni prima che le lettere siano ricevute o che ritorni colui che trasmette l’ordine”. Questa opinione, sebbene alcuni la neghino o la mettano in dubbio, sembra probabile, purché siano effettivamente presenti le due condizioni che 1) sia moralmente certo che il Vescovo abbia ricevuto la richiesta scritta e 2) sia moralmente certo che egli abbia dato una risposta affermativa.

“5º L’approvazione della giurisdizione, sia essa prudentemente presunta o addirittura certa, dopo che la confessione sia stata fatta o ascoltata, non è certamente sufficiente. …

7º Secondo tutti [gli autori], non si può presumere alcuna condizione da cui, in un caso particolare, dipenda la validità di un atto… di confessione”.

Infine, un’autorità in materia di necessità della giurisdizione come Papa San Pio X ha parlato di questa questione nel suo Catechismo del 1908, in risposta alle domande 8 e 9: “… Il ministro del sacramento della Penitenza è un Sacerdote autorizzato dal Vescovo ad ascoltare le confessioni. … Un Sacerdote deve essere autorizzato dal Vescovo ad ascoltare le confessioni perché per amministrare questo Sacramento validamente, non basta il potere dell’Ordine, ma è necessario anche il potere di giurisdizione, cioè il potere di giudicare, che deve essere dato dal Vescovo”. – Come si applica quanto sopra al clero che amministra i Sacramenti a Saint Jude’s da quasi mezzo secolo? Per rispondere a questa domanda bisogna innanzitutto capire che dal novembre 1969, al più tardi, non ci sono più state diocesi americane, con la possibile eccezione di una o due, in cui siano stati ordinati Sacerdoti validi per il rito romano o in cui siano stati consacrati Vescovi validi per il rito romano. Pertanto, gli unici Sacerdoti che i custodi di San Giuda (Stafford, Texas) hanno invitato a celebrare la Messa e ad ascoltare le confessioni presso il santuario sono stati quelli le cui ordinazioni sono avvenute prima del 1969. – Ad eccezione di tre sacerdoti in visita, inviati dall’arcivescovo Marcel Lefebvre, che abbiamo ospitato per un breve periodo 47 anni fa, tutti i Sacerdoti che hanno offerto la Messa e amministrato il Sacramento della Penitenza a Saint Jude dalla domenica di Pentecoste, il 6 giugno 1976 sono stati ordinati prima del 1969 e soddisfatto i criteri richiesti dalla Chiesa Cattolica per essere classificato come Sacerdote e confessore valido e legittimo. – Nei sei anni successivi, il Saint Jude’s sarebbe stato assistito da tre confessori anziani che avevano ricevuto la loro giurisdizione clericale dal Vescovo della diocesi di Galveston durante gli anni ’40 e ’50. Altri ecclesiastici si sono recati in Texas per servire la nostra congregazione, portando con sé la delegazione ricevuta dalle loro diocesi di origine e dagli ordini religiosi. Come funziona? Il canone 883 consente ad un Sacerdote di ascoltare le confessioni quando viaggia al di fuori della sua giurisdizione territoriale. Può ascoltare le confessioni per tre giorni durante la permanenza in una diocesi diversa dalla propria, prima di dover richiedere il rinnovo della giurisdizione al Vescovo locale. Ma il canone non pone alcun limite al tempo in cui il Sacerdote può ascoltare le confessioni in quella diocesi se il Vescovo locale non è “facilmente raggiungibile”. Ovviamente, questo descriverebbe l’attuale situazione apocalittica attuale negli Stati Uniti, dove non c’è un solo Vescovo cattolico di rito romano valido e funzionante. – Oppure si consideri anche il Canone 1098, che si rivolge alle coppie cattoliche che desiderano sposarsi davanti a un Sacerdote o a un Vescovo cattolico valido che fornisca loro un’assistenza adeguata, che offra loro la Messa nuziale tradizionale e la benedizione nuziale (quest’ultima assolutamente necessaria e richiesta dalla Chiesa), ma non sono in grado di trovare un ministro locale, autentico, che offici la cerimonia. In questi casi, i cattolici che desiderano matrimonio nella Chiesa sono tenuti a richiedere i servizi di un altro sacerdote, anche se “di un’altra diocesi”. – Infine, ci viene ricordato il Canone 2261, in base al quale un Sacerdote la cui giurisdizione è inattiva a causa di una sanzione segreta, può amministrare i Sacramenti validamente e legittimamente richiesti dai fedeli che si trovino in gravi necessità. Le richieste di Sacramenti che gli vengono rivolte da chi si trova in gravi necessità riattivano la sua giurisdizione in modo che egli possa soddisfare l’appello speciale che gli è stato rivolto. Il punto è, se la giurisdizione del Sacerdote censurato viene ripristinata affinché egli possa assistere i fedeli in difficoltà, allora quanto più la Chiesa faciliterebbe la ripresa della delega di un Sacerdote che è diventata non perché ha commesso un reato punibile, ma semplicemente perché si trova per il momento al di fuori della sua giurisdizione territoriale? – È sulla base di questi principi che i Sacerdoti cattolici anziani hanno operato come ministri validi e legittimi dei Sacramenti ai fedeli che sono stati abbandonati e traditi dalla “Chiesa ufficiale” per oltre mezzo secolo . C’è anche la ben nota circostanza descritta dal Canone 209, che viene definita “errore comune”, cioè quando un Sacerdote con la giusta giurisdizione non sa di essersi avventurato al di fuori della sua diocesi e poi viene avvicinato da qualcuno per ricevere i sacramenti. Quando sia il Sacerdote che il penitente sono ignari di trovarsi al di fuori del territorio a lui delegato, la Chiesa estende i limiti delle sue facoltà in modo che il confessore possa amministrare validamente l’assoluzione. Questo, naturalmente, non accade quando un confessore viene richiesto dai custodi del Santuario di San Giuda di assolvere i membri della loro congregazione che si mettono in fila per la confessione. Infatti, coloro che sono responsabili dell’invito del Sacerdote a Saint Jude avranno una conoscenza approfondita del suo passato. – Tuttavia, in tutti gli esempi citati sopra, la condizione chiave che debba essere soddisfatta affinché i Canoni si applichino è il requisito che al Sacerdote in questione sia già stata concessa la giurisdizione per esercitare la sua missione sacerdotale all’interno di un territorio o di un’obbedienza da parte di un vero Vescovo cattolico. Anche nelle condizioni catastrofiche in cui si trova oggi la Chiesa, non c’è alcun Canone che permetta a un Sacerdote “libero professionista”, senza alcuna missione da parte di un Vescovo della Chiesa, di operare come un autentico confessore cattolico in grado di amministrare legittimamente, e quindi validamente, l’assoluzione ai fedeli in generale. – L’unica eccezione a questa regola è prevista dal canone 882 nei casi di “pericolo di morte”, quando un penitente sia veramente in pericolo di vita e non ci sia nessun Sacerdote cattolico debitamente autorizzato ad amministrargli gli ultimi riti della Chiesa. In questi casi, qualsiasi Sacerdote valido, anche uno scismatico, come un ecclesiastico greco o russo, ortodosso, riceve direttamente dalla Chiesa cattolica le facoltà di emergenza per impartire l’assoluzione e l’Estrema Unzione ad una persona che si trovi in una situazione di emergenza ed in punto di morte non abbia altre possibilità di ricevere gli ultimi Sacramenti. Ma i canonisti di più alto rango nella Chiesa sono stati costantemente irremovibili sul fatto che in nessun’altra circostanza si può presumere una “giurisdizione fornita” in un caso diverso dal “pericolo di morte”.  Con questa unica e sola esenzione dalla necessità assoluta per il clero di ottenere la delega da una legittima autorità episcopale per poter validamente assolvere i fedeli dai loro peccati, è incomprensibile come l’arcivescovo “in pensione” Marcel Lefebvre, ex-superiore generale dei Padri dello Spirito Santo ed ex-ordinario per l’Africa. della diocesi missionaria africana del Senegal, abbia potuto in buona coscienza fondare un seminario a Econe, in Svizzera, tra l’inizio e la metà degli anni ’70, con il progetto di produrre “mezzi sacerdoti” che, nella migliore delle ipotesi, ricevevano il potere degli ordini, ma venivano mandati in giro per il mondo senza l’altra metà della loro vita. del sacerdozio, il potere di giurisdizione. A cosa pensava? Non lo sappiamo. Ma sin dall’inizio, il clero ibrido di Lefebvre è stato al centro di controversie ovunque siano apparsi, fino ai giorni nostri. Scandali su scandali continuano ad affliggere la società di Lefebvre a trentadue anni dalla morte dell’arcivescovo, mentre il tasso di ricambio e di defezione rivaleggiano con quelli della Chiesa conciliare. Che si tratti di un progetto o dell’inevitabile risultato di sacerdoti che non sono realmente cattolici, la Società di Marcel Lefebvre si è divisa in più occasioni, creando ogni volta dei cloni di se stessa, tra cui la Società dei Santi di San Pio V (SSPV) che si è anch’essa divisa in due o tre schieramenti opposti, a volte denominati “Società di San Pio X, talvolta indicati come SSP2½ e SSP1¼. Più recentemente, un’altra incarnazione della SSPX, che si sta frammentando in comitati sempre più piccoli e irrilevanti, è il cosiddetto “Riconoscere e Resistere” (R&R). – Parallelamente alla rapida suddivisione della SSPX, si sta sviluppando la cosiddetta “linea Thuc”, che si riferisce ad una progenie spirituale della SSPX cioè ad una progenie spirituale di presunti vescovi che rivendicano la loro discendenza dal defunto vescovo vietnamita Ngo Dinh Thuc. Il fratello del vescovo Thuc, Ngo Dinh Diem, fu assassinato dalla CIA nel 1963. Tre altri tre fratelli di Thuc sono stati assassinati in Vietnam. Il calvario lasciò il prelato a pezzi. Ma prima dell’uccisione di Diem, Thuc era già stato convocato a Roma per partecipare al Concilio Vaticano II, dove si era prefissato di promuovere il “dialogo” della Chiesa con i buddisti. Dopo il Concilio Vaticano II, il vescovo si stabilì ad Albano, in Italia. Albano, in Italia, ma poi si avventura a Palmar de Troya, in Spagna, dove l’11 gennaio 1976 viene ordinato, l’autoproclamato stigmatizzatore Clemente Domigues Gomez e quattro complici. Le consacrazioni facilitarono il lancio della “Chiesa palmariana”, di cui Clemente fu incoronato “papa”. Thuc fu “scomunicato” dall’antipapa Paolo VI per le consacrazioni indipendenti. Thuc “ritrattò”, si riconciliò con la Chiesa conciliare ed in seguito si stabilì a Tolone, in Francia. Nel 1981 ha ripreso a consacrare altri vescovi indipendenti, iniziando con il sacerdote domenicano Guérard des Lauriers, e poi un anno dopo consacrò due sacerdoti messicani, Moises Carmona di Acapulco e Adolfo Zamora, per volere di due medici veterinari tedeschi, Hiller e Heller. Thuc ha consacrato condizionatamente due prelati della Chiesa scismatica vetero-cattolica, Jean Laborie e Christian Datessen. Una volta che il “genio era uscito dalla bottiglia” delle consacrazioni episcopali libere e facili consacrazioni episcopali facili e gratuite, non c’era limite a chi sarebbe stato mitridatizzato in seguito. All’ultimo conteggio, la linea Thuc comprendeva un criminale condannato ed una donna stregone africana. Così, il vescovo Thuc è stato usato da opportunisti spudorati che lo importunarono per tentare diverse consacrazioni episcopali illecite e sconsiderate nei primi anni ’80, che avrebbero potuto renderlo automaticamente scomunicato, indipendentemente dalla beffarda sentenza pronunciata contro di lui da Montini, se all’epoca fosse stato sano di mente. – Ecco solo alcune delle decine, se non centinaia, di “vescovi” che oggi rivendicano la loro discendenza da Ngo Dinh Thuc, come compilato dal signor John Weiskittel, con i suoi commenti:

“Vescovo” Pierre Marie Mvondo: Un vescovo africano Thuc del Camarun, c’è un video che mostra la processione prima di una Messa di rito tridentino con molta inculturazione, favorita da Thuc nella sua autobiografia. Ecco un’omelia su Thuc che praticamente lo canonizza. https://tinyurl.com/sp7dxjz

Il “diacono” William Kamm (“Little Pebble”), leader di una setta apocalittica australiana e condannato per crimini sessuali, dice che Dio lo farà presto Papa. Fatto “diacono” dal “vescovo” della linea Thuc Malcolm Broussard. https://magnuslundberg.net/2016/05/15/modern-alternative-popes-14-william-kamm/

Nel seguente link del Daily Mail si noti che c’è un video di otto minuti su di lui che vale la pena di vedere: https://tinyurl.com/tyzpnmo

“Papa” Atanasio I (Bryan Richard Clayton) Ex seminarista del CMRI, consacrato condizionatamente dal Thuc.

Vescovo” Patrick Taylor (attraverso il ramo Datessen)

https://magnuslundberg.net/2016/05/15/modern-alternative-popes-21-athanasius-i/

Vescovo” Bernadette Meck Sì, una donna “vescovo” della linea Thuc — il suo appello V-2 per le donne nelle “sacre funzioni”. Come molti vetero-cattolici, ha molteplici linee di successione, una delle quali proviene dall’ “Arcivescovo” Peter Paul Brennan, che aveva anch’egli linee multiple, tra cui quella di Thuc (scorrere la pagina fino a “Altre linee apostoliche acquisite attraverso P.Paul Brennan”).

http://marymotherofjesusiocc.org/apostolic-lines-of-bishop-meck.html

Padre” Joseph Di Mambro Leader del culto occulto/neo-gnostico/millenarista/assassino-suicida, l'”Ordine del Tempio”, che insieme a Lucille ha avuto una linea di discendenza multipla.

Ordine del Tempio, che con Lu Jouret, un altro leader, e un terzo membro è stato ordinato dal “vescovo” Jean Laborie. Una foto in cima all’articolo linkato mostra Di Mambro che insegna alla figlia piccola (sarebbe morta con lui in una delle immolazioni della setta) come diventare una “sacerdotessa mistica”: https://www.bizarrepedia.com/order-of-the-solar-temple-cult/ Il capitolo del libro che ho linkato qui https://tinyurl.com/stbe7to fa riferimento solo all’ordinazione di Jouret del 1984, ma ho visto che Di Mambro è stato citato come un ordinato da Laborie.

Da parte sua, l’arcivescovo Marcel Lefebvre ha aggiunto alla confusione consacrando quattro vescovi senza un mandato apostolico, pur riconoscendo Karol Wojtyla come “Papa” Giovanni Paolo II. Né Thuc né Lefebvre, né alcuno dei loro discendenti episcopali è sembrato preoccuparsi della legislazione papale di Pio XII, ancora in vigore, emanata il 9 aprile 1951, con il titolo “Consacrazione di un vescovo”: “Consacrazione di vescovi non nominato o espressamente confermato dalla Santa Sede”, AAS 43-217: “Un Vescovo, di qualsiasi rito e dignità, che consacra all’episcopato qualcuno che non sia stato né nominato né espressamente confermato dalla Santa Sede, e la persona che riceve la consacrazione, anche se costretti da grave timore (Canone 2229, § 3, 3º), incorrono ipso facto in una scomunica riservata in modo particolare alla Santa Sede…”. – Ai gruppi sopra elencati con nomi abbreviati con iniziali, possiamo aggiungere anche i seguenti:

La Congregazione Maria Regina Immacolata (CMRI) è stata fondata dalla pedofila Frances Schuckardt, che poco dopo ha accettato l’ordinazione e la consacrazione da parte del vescovo canadese scismatico e vetero-cattolico Daniel Q. Brown. Anni dopo l’espulsione di Schuckardt dal gruppo per aver molestato diversi chierichetti, il CMRI si è infine incentrato su Mark Pivarunas come nuovo vescovo, che è stato consacrato da Moises Carmona, innestando così la CMRI sulla dubbia linea Thuc. Pivarunas ha appena annunciato l’apertura di un nuovo centro CMRI a Kingwood, in Texas, con l’esplicito scopo di subentrare a Padre Campbell nella cura spirituale della congregazione di Saint Jude, e ha iniziato a contattare attraverso il suo agente locale, padre Francis Miller, i membri del Saint Jude via e-mail, evidentemente fornitagli da un attuale o ex partecipante alle Messe del Saint Jude. – Nessuno di questi gruppi è minimamente interessato a ristabilire l’ordine gerarchico all’interno delle strutture occupate e visibili della vera Chiesa, a partire dalla restaurazione di un vero Papa sulla Cattedra di Pietro, ma operano senza alcuna legge per perpetuare i loro piccoli imperi. Nessuno di questi gruppi ha confessori delegati che possano assolvere i fedeli dai loro peccati, se non in pericolo di morte, e molte di queste organizzazioni non hanno nemmeno più sacerdoti indiscutibilmente validi, dal momento che praticamente tutto il clero della FSSP riceve gli ordini sacerdotali da vescovi novus ordo non validi, e la SSPX da qualche tempo ammette tra i suoi ranghi sacerdoti novus ordo senza il beneficio dell’ordinazione condizionale. Sempre più il clero “trad” e “semi-trad” comincia ad assomigliare alle sue controparti del novus ordo. In effetti, questo potrebbe essere stato predetto dalla santa suora e mistica tedesca, la venerabile Anna Catherine

Emmerick, che nel 1820 disse: “Ho visto costruire una strana chiesa contro ogni regola… Nessun angelo sorvegliava le operazioni di costruzione. In quella chiesa, nulla veniva dall’alto… C’era solo divisione e caos”. È probabilmente una chiesa di creazione umana, che segue l’ultima moda, così come la nuova chiesa eterodossa di Roma, che sembra essere dello stesso tipo”. (Yves Dupont, “Profezia cattolica; l’imminente Castigo”, 1970, Tan Books, pagina 61)

Nel frattempo, il Saint Jude rimarrà come è stato per quasi 50 anni, un avamposto della Chiesa cattolica residua, servito da veri sacerdoti cattolici. Chiesa cattolica, servita da veri sacerdoti cattolici, altri dei quali potrebbero presto unirsi a noi.

Cordiali saluti in Cristo Re,

Gary Giuffré

18 GIUGNO 1968: FONDAZIONE DELLA GERARCHIA DELLA SINAGOGA DI sATANA (3)

  18 giugno 1968: Fondazione della gerarchia nella sinagoga di satana. (3)

(Studio redazionale dal comitato internazionale “Rore sanctifica”)

Continuiamo a discutere con le idee un po’ più chiare, circa l’Invalidità intrinseca del rito del “Pontificalis Romani”, per quanto concerne la consacrazione episcopale. Ricordiamo in quali termini San Tommaso d’Aquino pone la questione: “Dio è il solo a realizzare l’effetto interno al Sacramento? Risposta: « Ci sono due modi di realizzare un effetto: in qualità di agente principale o in qualità di strumento. Secondo la prima maniera, è Dio solo che realizza l’effetto del Sacramento. Ecco perché Dio solo penetra nelle anime ove risiede l’effetto del Sacramento, e un essere non può agire direttamente là dove Egli non c’è. Anche perché appartiene solo a Dio il produrre la “grazia”, che è l’effetto interiore del Sacramento (Sum. Theol. I-II, Q.112, a. 1). Inoltre, il carattere, effetto interiore di certi Sacramenti, è una virtù strumentale derivante dall’Agente principale, che è qui Dio. Ma, nella seconda maniera, cioè agendo in qualità di ministro, l’uomo può realizzare l’effetto interiore del Sacramento; perché il ministro e lo strumento hanno la stessa definizione: l’azione dell’uno conduce ad un effetto interiore sotto la mozione dell’Agente principale che è Dio. » (Summa theologiæ III, Q.64, 1). In poche parole, l’uomo non è che il ministro, lo strumento dell’azione di Dio in un Sacramento. E qui sorge la domanda: “Chi è che ci assicura in modo assolutamente certo che Dio agisca al meglio in un rito creato nel 1968”?

Seguiamo ancora San Tommaso, che si chiede: “L’istituzione dei Sacramenti ha solo Dio per Autore? – « È a titolo di strumento, lo si è visto, che i Sacramenti realizzino degli effetti spirituali. Ora lo strumento trae la sua virtù dall’Agente principale. Vi sono due agenti, nel caso di un Sacramento: Colui che lo istituisce, e colui che usa del Sacramento già instituito applicandolo quanto a produrre il suo effetto. Ma la virtù del Sacramento non può venire da colui che non fa che usarne, perché non si tratta così se non al modo di un ministro. Rimane dunque che la virtù del Sacramento gli viene da Colui che l’ha instituito. La virtù del Sacramento non venendo che da Dio, ne risulta che Dio solo abbia istituito i Sacramenti. » Summa theologiæ (III, Q.64, 1). Dio solo ha istituito i Sacramenti, e allora, ripetiamo la domanda: Chi ci assicura in modo assolutamente certo che un rito creato nel 1968 trasmetta la “virtù” di un Sacramento che ha solo Dio come autore? – “Gli elementi necessari istituiti dal Cristo secondo San Tommaso d’Aquino: L’istituzione dei sacramenti ha Dio solo per autore?« Obiezione n°1: Non sembra, perché è la Santa Scrittura che ci fa conoscere le istituzioni divine. Ma ci sono alcuni elementi dei riti sacramentali che non si ritrovano menzionati nella Santa Scrittura, come la santa Cresima, con la quale si da’ la confermazione, e l’olio con cui si ungono i Sacerdoti, e certe altre parole e gesti che sono in uso nei Sacramenti. Risposta all’obiezione n° 1: Gli elementi del rito sacramentale che sono d’istituzione umana non sono necessari al Sacramento, ma contribuiscono alla solennità di cui lo si circonda per eccitare devozione e rispetto in quelli che lo ricevono. Quanto agli elementi necessari ai Sacramenti, essi sono stati istituiti dal Cristo stesso, che è nello stesso tempo Dio ed uomo; e se essi non ci sono tutti rivelati nelle Scritture, la Chiesa comunque li ha ricevuti dall’insegnamento ordinario degli Apostoli [la tradizione – ndr. – ]; è così che San Paolo scrive (1 Co XI, 34) : « Per gli altri punti, io li regolerò alla mia venuta ». (Summa theologiæ III, Q.64, 1). Se gli elementi del rito “necessari” al Sacramento sono stati istituiti dal Cristo stesso, ci domandiamo ancora più perplessi, chi è che ci assicura in modo assolutamente certo che gli elementi del rito creato  (… nientemeno che da dom B. Botte su commissione di Buan 1365/75!?!) nel 1968 contengano effettivamente gli elementi necessari al Sacramento istituito dallo stesso N.S. Gesù Cristo? Ricordando, al proposito, il giudizio di San Pio X « … allorché si sappia bene che la Chiesa non ha il diritto di innovare nulla che tocchi la sostanza del Sacramento » [San Pio X, 26 dicembre 1910, “Ex quo nono”]. Quindi veniamo alle “1+3” condizioni di validità del Sacramento di consacrazione: 1) Perché una consacrazione episcopale sia valida, si richiede innanzitutto che il consacratore abbia egli stesso il potere d’ordine, cioè che egli sia validamente (ed ontologicamente) Vescovo. Successivamente, sono necessarie 3 condizioni all’esistenza del Sacramento della consacrazione episcopale (vale a dire alla sua validità) : • la materia e la forma: « I Sacramenti della nuova legge devono significare la grazia che essi producono e produrre la grazia che essi significano. Questo significato deve ritrovarsi … in tutto il rito essenziale, e cioè nella materia e nella forma; ma esso appartiene particolarmente alla “forma”, perché la materia è una forma indeterminata per se stessa, ed è la “forma che la determina” ». [Leone XIII, Apostolicae Curae, 1896]. • l’intenzione del consacratore: « la forma e l’intenzione sono egualmente necessarie all’esistenza del Sacramento », «Il pensiero o l’intenzione, dal momento che è una cosa interiore, non cade sotto il giudizio della Chiesa; ma Essa deve giudicarne la manifestazione esteriore » [Leone XIII, Apostolicae Curae, 1896]. E il Santo Padre Pio XII sottolinea efficacemente la questione alla Conclusione dei lavori del 1° congresso internazionale della liturgia pastorale d’Assisi, il 22 settembre 1956: «Ricordiamo a questo proposito ciò che Noi diciamo nella Nostra Constituzione Apostolica “Episcopalis Consecrationisdel 30 novembre 1944 (Acta Ap. Sedis, a. 37, 1945, p. 131-132). Noi vi determiniamo che nella consacrazione episcopale i due Vescovi che accompagnano il Consacratore, debbano avere l’intenzione di consacrare l’Eletto, e che essi debbano per conseguenza compiere i gesti esteriori e pronunciare le parole, per mezzo delle quali il potere e la grazia da trasmettere siano significate e trasmesse. Non è dunque sufficiente che essi uniscano la loro volontà a quella del Consacratore principale e dichiarino che essi fanno proprie le sue parole e le sue azioni. Essi stessi devono compiere quelle azioni e pronunziare le parole essenziali. »! E allora, quali sono state le modifiche o le soppressioni “sospette” (per usare un eufemismo) del rito montiniano. Ecco cosa è stato soppresso: – 1) Il giuramento del futuro Vescovo che promette a Dio « di promuovere i diritti, gli onori, i privilegi dell’autorità della santa Chiesa romana… d’osservare con tutte le sue forze, e di farle osservare agli altri, le leggi dei santi Padri, i decreti, le ordinanze, le consegne ed i mandati apostolici … di combattere e di perseguire secondo il suo potere gli eretici [una delle principali funzioni del Vescovo!!!], gli scismatici ed i ribelli verso il nostro San Pietro: il Papa ed i suoi successori ». – 2) L’esame attento del candidato sulla sua fede, comprendente la domanda di confermare ciascuno degli articoli del credo. – 3) L’istruzione del Vescovo: « Un Vescovo deve giudicare, interpretare, consacrare, ordinare, offrire il sacrificio, battezzare e confermare ». In nessuna parte quindi, il nuovo rito menziona che la funzione del Vescovo sia quella di ordinare, di confermare e di giudicare (di slegare e legare). -.4) La preghiera che precisa le funzioni del Vescovo, dopo la preghiera consacratoria. Nel Pontificalis Romani, si definisce quindi una forma essenziale insufficiente. Per Pio XII, la forma deve significare in modo univoco l’intenzione del rito di fare un Vescovo per ordinare dei preti: « allo stesso modo, la sola forma sono le parole che determinano l’applicazione di questa materia, parole che significano in un modo univoco gli effetti sacramentali, cioè il potere di ordine e la grazia dello Spirito-Santo, parole che la Chiesa accetta ed impiega come tali» [Pio XII, Sacramentum Ordinis, 1947]. –

[la vera formula consacratoria di sempre in uso nella Chiesa Cattolica]

La forma designata come “essenziale” da Paolo VI non indica né il potere d’ordine, né la grazia dello Spirito-Santo come grazia del Sacramento:

« La forma consiste nelle parole di questa preghiera consacratoria; tra di esse, ecco quelle che appartengono alla natura “essenziale”, sicché sono quelle esatte perché l’azione sia valida:

« Et nunc effunde super hunc electum eam virtutem, quæ a te est, Spiritum principalem, quem dedisti dilecto Filio Tuo Jesu Christo, quem ipse donavit sanctis apostolis, qui constituerunt Ecclesiam per singula loca, ut sanctuarium tuum, in gloriam et laudem indeficientem nominis tui »

[ed ora effondi su questo eletto quella virtù che viene da Te, lo Spirito “principale”, che desti al Figlio tuo diletto, e che Egli donò ai suoi Apostoli, perché si costituisse la Chiesa come tuo santuario a gloria e lode del tuo Nome …]. (Inoltre non è specificato di quale spirito si tratti! “Principalem”, in latino, significa pure: “del principe” [si consulti un normale vocabolario della lingua latina]… quindi non è per caso che ci si riferisca, viste le referenze degli autori, allo … spirito del “principe … di questo mondo”?) – (Paolo VI, Pontificalis Romani, 1968.]. I termini supposti per definire il Vescovo figurano in un’altra parte del prefazio: «ut distribuát múnera secúndum præcéptum tuum » [Paolo VI, Pontificalis Romani, 1968). Alla maniera degli anglicani, i difensori del rito montiniano devono allora invocare l’“unità morale” del rito. Nel Pontificalis Romani, la forma essenziale è senza dubbio, insufficiente. Il Sacramento (ex opere operato) non può operare ciò che esso non significa!!! « La sola forma sono le parole che determinano l’applicazione di questa materia, parole che significano in modo univoco gli effetti sacramentali, cioè il potere d’ordine e la grazia dello Spirito-Santo, parole che la Chiesa accetta ed impiega come tale». [Pio XII, Sacramentum ordinis, 1947]. Le parole del prefazio del Pontificalis romani “non” significano affatto il potere d’ordine: “Ut distribuant munera secundum praeceptum tuum”. [Che essi distribuiscano dei “doni” (!?! forse come santa Claus o la befana !?) secondo il tuo comandamento]. Il termine adottato “distribuant munera” è equivoco, esso esprime dei doni, dei carichi, delle funzioni (vedere il diz. Gaffiot per “munus”), si tratta di un termine profano che non esprime nemmeno lontanamente il potere d’ordine. Dom Botte traduce il greco κλήρους (Klerous) con ‘carichi’ (La Tradition apostolique, Ed. Sources chrétiennes, maggio 1968). Ora un “carico” ecclesiastico non è un ordine. Un anglicano può accettare l’espressione di distribuzione di carichi, un luterano ugualmente. Questa ambiguità è voluta … siamo ben lontani dalle parole essenziali del rito latino (comple sacerdote tuo). Queste parole esprimono in modo univoco il potere d’ordine (Episcopum oportet … ordinare – il Vescovo deve ordinare!). Il sacramento (ex opere operato) non può operare ciò che esso non significhi e quindi la forma è da considerarsi “difettosaA questo punto, a differenza di tutti i riti precedentemente adottati, è patente la “contro-intenzione” del rito, quella di “non” significare il potere di ordinazione dei Sacerdoti, e quindi la volontà di non ordinare! Si mette dunque in evidenza una contro-intenzione a livello della forma del rito, contro-intenzione che appare in un contesto ecumenico-modernista che fornisce la “chiave” per la comprensione della posa in atto di questo rito. Non a caso Jean Guitton, scriveva: « Questa Chiesa ha cessato di chiamarsi cattolica per chiamarsi ecumenica », ed il massone Bugnini (col nome d’arte BUAN, sempre lui, quello della messa del baphomet “signore dell’universo”!) dichiarava sull’Osservatore Romano del 19 marzo del 1965: Noi dobbiamo spogliare le nostre preghiere Cattoliche e la liturgia Cattolica da tutto ciò che potrebbe rappresentare l’ombra di una pietra d’inciampo per i nostri “fratelli” separati (quelli che la “vera” Chiesa ha sempre chiamato “eretici” e “scismatici”, vale a dire i Protestanti.”).

Un caso simile, a proposito delle false ordinazioni anglicane, fu inesorabilmente ed infallibilmente stroncato da un Papa “vero”, Leone XIII nella sua famosa lettera Enciclica del 1896 (oggi occultata con ogni mezzo dagli apostati modernisti conciliari!), la già più volte citata “Apostolicæ curæ” nella quale si dimostravano 4 punti: –

1) La forma del Sacramento è stata rimpiazzata da una forma ambigua che non significa precisamente la grazia che produce il Sacramento [appunto come l’attuale -ndr. -]. –

2) Il rito anglicano è stato composto e pubblicato in circostanze di odio del Cattolicesimo ed in uno spirito settario ed eterodosso (come quello ecumenico e neoterico della setta modernista, ampiamente scomunicato da Papi di felice memoria, uno tra tutti: Pio II in Execrabilis– ndr, – ); –

3) Le espressioni del rito anglicano non possono avere un senso cattolico (esattamente come quello esaminato –ndr. – ).–

4) L’intenzione del rito anglicano è contraria a ciò che fa la Chiesa • Una conclusione infallibile e senza appello!!!.

Tale conclusione, viste le premesse, può essere tranquillamente e serenamente applicata, con identica fermezza, a quella del rito di Montini e del “trio blasfemo”. Si tratta come si vede, di una ulteriore impostura sacrilega a-canonica ed a-cattolica introdotta a devastazione della Gerarchia cattolica, e la formazione di una nuova gerarchia farlocca, completata di li a poco (1972) dall’abolizione indebita della tonsura ecclesiastica, e che ha “confezionato”, come vedremo, dei laici mai consacrati, dei prelati-zombi, ridicoli travestiti ed usurpanti ignobilmente titoli e giurisdizioni!

.- Continuiamo a parlare di questa cosa gravissima, della quale pochi sono a conoscenza, e chi sa e la conosce, si guarda ovviamente bene dal farne parola, e cioè della INVALIDITA’ formale e materiale della consacrazione episcopale del “Pontificalis Romani”, che sta producendo in apparenza, l’estinzione dell’Ordine sacerdotale cattolico e di conseguenza di tutti i Sacramenti: quella che oggi appare essere la Chiesa Cattolica, è costituita in realtà da un esercito di “zombi” spirituali, da “finti” e presunti sacerdoti e vescovi che stanno lentamente ma inesorabilmente soppiantando i pochi veri “residui” Vescovi e Sacerdoti, oramai solo ultraottantenni, e cioè i Vescovi ordinati con il “rito Cattolico” di sempre contenuto nel Magistero irreformabile ed eterno, o i Sacerdoti ordinati da “veri” Vescovi a loro volta ordinati prima del fatidico 18 giugno 1968. – L’Apostolicità della Chiesa Cattolica, prosegue nelle “catacombe” in cui è relegato il vero Pontefice Romano, successore di S.S. Gregorio XVII, Giuseppe Siri, che anche se con estrema difficoltà e prudenza ordina e garantisce l’operato dei Vescovi da lui nominati.

Adesso discorreremo addirittura delle ERESIE contenute nella formula del rito del “Pontificalis Romani”!! Effettivamente costateremo nella “forma” essenziale: 1) un‘eresia monofisita, 2) un’eresia anti-filioque, 3) un’eresia anti-Trinitaria, tali da configurare una forma essenziale “kabbalista e gnostica” (la Gnosi in generale, e quella talmudica-cabbalista in particolare, è propriamente la “teologia” di lucifero), e creare quindi un perfetto “eletto manicheo”. Una forma quindi, che non solo rende invalida ed illecita ogni presunta consacrazione, ma ne inverte i valori spirituali, consacrando cioè un “servo di lucifero”. E allora ci chiediamo: ma se è così come sembra, e come ci accingiamo a dimostrare, cosa pensare del prossimo “santo” G.B. Montini, Paolo VI? Possiamo affermare, con piglio categorico, sicuro e senza … peli sulla lingua: il “dannato subito” della “sinagoga di satana”, infiltrata lentamente fraudolentemente nella Chiesa Cattolica, è da ritenersi come il più grande eresiarca della storia di tutti i tempi, al cui confronto Lutero, Calvino, Fozio, Ario, Krenmer, Soncino e compagnia cantando, sono dilettanti di serie Z, di ultima categoria!”.

PORTRAIT DE CALVIN

gli eretici dilettanti e…

… Il più grande eresiarca di tutti i tempi!

C’è chi ha attaccato la Chiesa dal tetto, chi dalle mura esterne, chi dal portone e dalle finestre, ma Montini “la ruspa” L’ha praticamente rasa al suolo (si fieri potest), scardinandone i pilastri portanti: la Santa Messa, la Consacrazione episcopale, la tonsura abolita e quindi Sacerdozio cattolico abolito, con la conseguente invalidità di tutti i Sacramenti e di ogni rito! Ma torniamo alla invalida ed illecita consacrazione episcopale, alla blasfema formula di ispirazione fanta-copto-etiopica, come dimostrato in precedenza: « Et nunc effunde super hunc electum eam virtutem, quæ a te est, Spiritum principalem, quem dedisti dilecto Filio Tuo Jesu Christo » [Pontificalis Romani, 1968 (forma essenziale)]. Qui è palese l’affermazione dell’eresia monofisita, l’eresia dei monofisiti etiopici [che negano cioè la natura divina di Cristo]. Queste due righe citati infatti si ritrovano tal quali nel loro rito abissino di consacrazione episcopale. Questa eresia consiste nel considerare che il Cristo abbia bisogno di ricevere dal Padre lo Spirito-Santo per divenire ’Figlio di Dio’, e per poter comunicare a sua volta, lo Spirito-Santo ai suoi Apostoli. Il Figlio riceve lo Spirito ad un dato momento (al battesimo secondo gli Etiopi), cosa quindi che nega la natura del “Fiat” della Santissima Vergine Maria, “Fiat” che permette nello stesso momento la sua verginale Concezione, realizzando così il Mistero centrale della Fede Cattolica: l’Incarnazione di Nostro Signore Gesù-Cristo, vero Uomo e vero Dio per mezzo dello Spirito-Santo). Quindi: negazione totale della verità cattolica dell’Incarnazione del Verbo! Ma nella “forma essenziale” c’è anche spazio per l’eresia anti-Filioque [l’eresia di Fozio e dei sedicenti “Ortodossi”, che negano il procedere dello Spirito-Santo dal Padre “e” dal Figlio]. In questa forma, infatti, si afferma l’eresia anti-Filioque etiopica, secondo la quale “Non è più il Figlio che spira, con il Padre, lo Spirito-Santo (cf. il “Filioque” del Simbolo di Nicea), ma è il Figlio che riceve dal Padre lo Spirito-Santo. Si tratta di un’inversione (secondo un tipico costume satanico), delle relazioni nella Santa Trinità tra il Figlio e lo Spirito-Santo. Incredibile! Pensare che al Credo della Messa “di sempre” la Chiesa ci fa cantare a proposito dello Spirito-Santo « qui ex Patre Filioque procedit »! Questa formula esprime la fede della Chiesa nello Spirito Santo come terza Persona della Santa Trinità. Lo Spirito-Santo procede dal Padre e dal Figlio come da un solo Principio e possiede, con il Padre ed il Figlio, gli stessi attributi di onnipotenza, di eternità, di santità; Esso è uguale al Padre ed al Figlio a causa della divinità che è Loro propria. L’utilizzazione del termine Puer Jesus Christus nella “forma”, in Ippolito, «modello» del rito della consacrazione dei Vescovi riformato da Montini (il sedicente marrano Paolo VI), è rimpiazzato da: “dilectus Filius” = tuo Figlio diletto, Gesù Cristo. Malgrado tutto, questa correzione indica ancora e sempre una inferiorità del Figlio poiché il Cristo è designato anche, come nei Greci scismatici, come canale transitorio dello Spirito-Santo. Manca dunque allo Spirito-Santo la relazione essenziale in seno alla Santa Trinità come Persona emanante dal Padre e dal Figlio dall’eternità. Un errore grossolano, fondamentale, che rende, una volta di più, la forma dell’ordinazione intrinsecamente inoperante e dunque assolutamente invalida! Ed anche se la rettitudine della fede del Vescovo consacrante fosse certa, questa non potrebbe “sopperire” né correggerebbe la forma e l’intenzione che è normalmente veicolata dal rito.

Ma non è ancora finita: la “forma” inventata da B. Botte per Bugnini, su richiesta di Montini, proclama anche una eresia anti-Trinitaria! Ed infatti il « Signore » che è: Dio, il Padre; il Figlio Gesù-Cristo, consustanziale al Padre; e « lo Spirito che fa i capi (!?!) e che Tu hai dato al tuo Figlio diletto, Gesù-Cristo » non costituiscono affatto una designazione teologicamente corretta delle tre Persone divine nell’unità della sostanza e distinte per le loro Relazioni proprie! Qui il discorso è sottile e non alla portata di ogni mente non abituata (e dove sono più oramai?) al “tomismo” (la teologia di S. Tommaso), ma è palese il voler rinnegare la formulazione di San Tommaso quando dice: Pater et Filius et Spiritus Sanctus dicuntur “unum” et non unus. (Quodl. 6,1+2) [si dicono un “unico” e non uno]. Di conseguenza la nuova formula di consacrazione episcopale è egualmente invalida a causa di questa eresia antitrinitaria.

Ma c’è ancora dell’altro: questa “forma” sembra a ragione, provenire addirittura da un sistema gnostico e kabbalista! Riportiamo ancora la formula: « Et nunc effunde super hunc electum eam virtutem, quæ a te est, Spiritum principalem, quem dedisti dilecto Filio Tuo Jesu Christo» Con la modifica di “Spiritus principalis” in “Spiritum principalem”: cioè un genitivo che diviene un accusativo, l’essere dello Spirito è assimilato ad una qualità (forza), lo Spirito diviene cioè una sorta d’ “energia”, e non più una “Persona”. Questo concetto eretico deriva da un sistema “gnostico” immanentista panteista (il discorso sui concetti della “gnosi spuria” e di kabbala “spuria”, richiederebbe un’opera monumentale). La messa in equivalenza mediante un accusativo, proprio della “fabbricazione” di Dom Botte (“originalità” luciferina che non si ritrova né presso gli etiopi, né nella sinossi della ’Tradizione apostolica’ e neppure nelle Costituzioni apostoliche), tra la “forza” (virtus) che viene dal Padre e lo Spiritus principalis, fa nuovamente assimilare la Persona dello Spirito-Santo ad una semplice “qualità” proveniente da Dio, ma senza essere Dio. Questo è nuovamente un negare lo Spirito-Santo come Persona divina e quindi la sua consustanzialità divina. Ma addirittura in certe traduzioni “diocesane” lo Spirito vi appare con una minuscola, ed egualmente il ’Figlio’ vi appare con una minuscola: “Signore, spandi su Colui che tu hai scelto la tua forza, lo spirito sovrano che tu hai dato a tuo figlio”. Facendo il legame di questi elementi con la concezione kabbalista di Elia Benamozegh (cf. le sue opere in proposito), si arriva alla riduzione dello Spirito e del Figlio a due “eoni” inviati da Dio, ma che non sono Dio, bensì degli “éoni” [coppia di entità che Dio manderebbe ogni tanto per illuminare gli uomini], come nel sistema dell’eretico gnostico Valentino (o della neognosi massonica attuale), o delle forze semplici, “virtù” o energie spirituali. Questo riduce la Santa Trinità ad un concetto puramente simbolico, espressione di un sistema gnostico sotto le apparenze monoteiste (monoteismo appunto del “signore dell’universo”: lucifero, cosa di cui ci ha informato il sig. Margiotta, massone ex 33° del palladismo di Pike e Mazzini). Questo lascia trasparire la profonda conoscenza che il “marrano” Patriarca degli Illuminati di Baviera dell’epoca, Montini [la cui famiglia materna era giudaica] aveva della kabbala e della gnosi spuria che egli ha travasato nel Cattolicesimo facendola apparire “cristiana” agli “ignari” fiduciosi della sua (finta) infallibilità! A chi ne volesse sapere di più, si consiglia : “Dell’Origine dei Dogmi Cristiani”, di Elia Bénamozegh. Cap. III. Caratteri dello Spirito-Santo, pag. 271, e, sempre dello stesso rabbino, gli: Atti del convegno di Livorno (settembre 2000) Alessandro Guetta (ed.), Edizioni Thalassa de Paz, Milano, coop srl. – Dicembre 2001 Via Maddalena, 1 – 20122 Milano. Quindi la SS. Trinità è intesa seconda la “gnosi spuria”: « Non è più la Trinità di Persone nell’unità della sostanza, ma è l’Infinito, l’Assoluto, l’Eternità, l’Immensità incomprensibile, inintelligibile, vuota e senza alcuna forma, l’“ensof” in cui le tre Persone non sono più che delle emanazioni temporali (…). Secondo il paganesimo, l’Essere primordiale, che è nello stesso tempo il Non-essere, si differenzia e si rivela solamente dopo un certo tempo, facendo emanare dal suo vuoto interiore le tre divinità che i pagani hanno adorato. Così si elimina la S.S. Trinità in vista della religione noachide. E qui il discorso si allargherebbe a dismisura esulando dalle intenzioni di questo scritto. Ricordiamo solo che la negazione dell’eternità della Trinità divina è la negazione della creazione “ex nihilo”, è la negazione della differenza essenziale tra Dio e l’universo; è l’abbassamento del Creatore al livello della sua creatura o la deificazione della creatura, in particolare dell’uomo… è il panteismo» In verità questa è stata sempre la costante del “falso” pontificato di Montini: sostituire l’uomo a Dio, sostituire alla Redenzione di Gesù-Cristo, la redenzione gnostico-cabalista della triplice e blasfema trinità massonica.

Oltre a queste chiare eresie e l’intento noachide, la “forma” montiniana, nasconde un’ulteriore intenzione “occulta”, quella di designare un « Eletto » manicheo, aggiungendo l’espressione: “super hunc Electum”. “Electus” ha due sensi (cristiani) secondo il Gaffiot (termine electus) • scelto da Dio per la salvezza: VULG. Luc. XVIII,7 • scelto per ricevere il Battesimo: AMBR. Hel. 10, 34. Poi il Gaffiot aggiunge un ultimo senso: • membro d’élite della setta dei manichei, [eretici gnostici, seguaci di Mani]: MINUC. 11,6. Ora, essendo gnostica la natura del sistema dal quale deriva questa formula, questo è il vero senso, e cioè l’intenzione del rito d’ordinazione episcopale di sua satanità Paolo VI è un rito che conferisce dei poteri ad un eletto manicheo! A questo punto abbiamo bisogno di respirare aria pura, non ne possiamo più di tutti questi inganni! Certo, non vorremmo ritrovarci nei panni “infuocati” di un vescovo (falsamente) consacrato dopo il 1968, cioè un “eletto manicheo” anti-Cristo! Alla prossima per ricapitolare il tutto!

Quali sono le origini del Pontificalis Romani, da dove proviene questa formula dell’antipapa Paolo VI? Le Ragioni addotte da Paolo VI nel Pontificalis Romani per promulgare questa riforma ufficialmente sono: – « … Si è giudicato bene di ricorrere, tra le fonti antiche, alla preghiera consacratoria che si trova nella “Tradizione apostolica di Ippolito di Roma”, documento dell’inizio del terzo secolo, e che, in una grande parte, è ancora osservata nella liturgia dell’ordinazione presso i Copti ed i Siriaci occidentali. In tal modo, si rende testimonianza, nell’atto stesso dell’ordinazione, dell’accordo tra la tradizione orientale ed occidentale sul carico apostolico dei Vescovi » Paolo VI (Pontificalis Romani,1968). L’inganno è palese, poiché è provato (come vedremo più avanti) che: – La pretesa (*) Tradizione apostolica attribuita ad Ippolito di Roma, o ad altri autori, è un tentativo di ricostituzione fatto da Dom Botte dopo il 1946, ed « in modo costruttivo », secondo l’espressione di R.P. Hanssens, nel 1959. – La Tradizione apostolica d’Ippolito suscita dal 1992 un dibattito tra specialisti che la qualificano come di « pretesa Tradizione apostolica », quindi quantomeno dubbia, se non fantomatica! Questa controversia divenne oggetto di un seminario nel 2004 nel quale si concluse che: –1) La preghiera di consacrazione di Paolo VI si ispira, ma non s’identifica, con la pretesa Tradizione apostolica attribuita ad Ippolito; essa rappresenta una creazione “artificiale” di Dom Botte nel 1968. 2) La preghiera consacratoria di Paolo VI, la cui forma essenziale è ispirata alla pretesa (*) Tradizione Apostolica d’Ippolito, presenta delle similitudini con i riti Abissini, riti di eretici “monofisiti”, i quali non costituiscono dei riti validi, ma piuttosto dei riti risultanti da dibattiti teologici nati alla fine del XVII secolo. 3) I riti copto e siriaco non utilizzano affatto la formula detta d’Ippolito, (dello stesso avviso è perfino Dom Botte!). inoltre i riti utilizzati dal siriaco al copto, ai quali ci si è falsamente ispirati, venivano utilizzati per insediare un Patriarca già consacrato Vescovo, e quindi non conferivano in alcun caso il Sacramento dell’Ordine!  – 4) La formula di Paolo VI non manifesta alcun « accordo tre le tradizioni orientale ed occidentale», ma viene recuperata piuttosto da una pretesa (*) ‘Tradizione apostolica d’Ippolito’, testo che secondo alcuni proviene invece da ambiti egiziano-alessandrini, nei quali i riti traducono, secondo Burton Scott Easton, le influenze della sinagoga (The Apostolic Tradition of Hippolytus, Burton Easton, 1934, pag. 67 ed. del 1962, Archon Books).

(*) [Noi abbiamo preferito scrivere, in accordo con il comitato internazionale “rore sanctifica”: La ‘pretesa’ Tradizione apostolica a proposito di questo documento denominato “la Tradizione apostolica attribuita ad Ippolito” (o a diversi autori “Ippoliti”), conformandoci così alla denominazione dei lavori Scientifici ed universitari che si è imposta da un paio di decenni nel mondo degli specialisti che trattano di questo soggetto.]

In sostanza, la “contestazione d’Ippolito”, conosciuta dagli specialisti già dal 1946, ossia ben 22 anni prima del Pontificalis Romani, continua nel 1990 ed oltre, anche da parte dei Bollandisti (Gesuiti seguaci di Bolland, particolarmente eruditi nelle documentazioni ecclesiastico-liturgiche). Sarebbe troppo lungo e noioso riportare tutti i documenti, veri o presunti, ed i dibattiti successivi sul tema, ma a quanti, incuriositi, volessero delle indicazioni precise, consigliamo di consultare il sito del comitato “Rore Sanctifica” o i diversi Tomi di “Démontration et bibliographie” editi da ESR. In conclusione, la preghiera consacratoria di Paolo VI s’ispira, ma non riproduce affatto neppure quella della pretesa (*) “Tradizione Apostolica d’Ippolito’ che è stata quindi solo un po’ di “fumo negli occhi”, un “bluff” per prendere tempo in attesa di tempi migliori e … di nuove invenzioni, e costituisce pertanto una creazione artificiale di Dom Botte nel 1968. L’inganno verrà meglio compreso successivamente, quando qualche “topo di biblioteca”, un inopportuno ed inatteso “figlio di topa….” va a scovare le formule ed i riti orientali nelle lingue originali, fraudolentemente addotti essere un modello di ispirazione onde fondere le consuetudini liturgiche occidentali ed orientali, sicuri che nessuno mai andasse a verificarle, fidandosi della perizia dei falsi e ben oleati “sapienti” incaricati. Per il momento ci fermiamo qui, ma le sorprese continuano: “Esse ci fanno capire la volontà sottile con la quale si sia perpetrato l’inganno tra l’indifferenza, l’insipienza e, non voglia Iddio, la connivenza di tanti presunti “conoscitori di cose divine”, mollemente adagiati nei loro dorati e comodi giacigli, magari in compagnia di qualche “amichetto”.. Tremate, il giudizio arriverà anche per voi … come un ladro, quanto meno lo aspettate … e lì sarà pianto e stridor di denti!

     Concludiamo con una certa tensione il nostro esame circa la totalmente invalida e blasfema consacrazione episcopale la cui “forma” è contenuta nel (falso) pontificalis romani del 1968, forma progettata, redatta e confezionata ad arte dal trio massonico-modernista BBM [Botte, Buan 1365/75, Montini], esame che ci ha messo a conoscenza di cose sconvolgenti e scrupolosamente celate da chi “sa”, cose che descrivono una realtà totalmente artefatta ed ingannevole. A riguardo degli attuali falsi-vescovi vaticano-secondisti (compreso quelli “sedicenti” di Roma), è bene rileggere le parole, oggi tragicamente attuali, contenute in una lettera famosa che reca le firme delle più belle ed appropriate penne del Cattolicesimo, ossia di trentatré Vescovi, tra i più insigni dell’epoca della peste giudaico-ariana abbattutasi sulla Cristianità, tra i quali Melezio di Antiochia, primo presidente del Concilio Ecumenico di Costantinopoli, di S. Gregorio Nazianzeno, grande Padre della Chiesa, che presiedette il suddetto Concilio Ecumenico alla morte di Melezio, San Basilio, anch’esso Padre della Chiesa, S. Giovanni Crisostomo, ed altre personalità insigni per fama e santità. La lettera famosa riporta quanto segue: “… si getta lo scompiglio nei dogmi della Religione, si confondono le leggi della Chiesa. L’ambizione di coloro che non temono il Signore li spinge a scavalcare le autorità e ad attribuirsi l’Episcopato quale premio alla più sfacciata empietà, di modo che colui che proferisce le più gravi bestemmie venga ritenuto il più adatto per reggere il popolo come Vescovo. È scomparsa la serietà episcopale. Mancano pastori che pascolino con coscienza il gregge del Signore. I beni dei poveri sono costantemente impiegati dagli ambiziosi per proprio tornaconto e regalati senza riguardo. Il fedele compimento dei canoni si è oscurato (….) Per tutto questo gli increduli ridono, i deboli vacillano nella fede, la fede stessa è dubbiosa, l’ignoranza si distende sulle anime, quindi assumono aspetto credibile coloro che insozzano la divina parola con loro malizia, visto anche che la bocca dei più osserva il silenzio” [Opere di S. Giovanni Crisostomo. Bibliot. di Autori Cristiani. La Editorial Catolica S. A., introd. Pag. 7 -grassetto e sottolineatura redaz.-]. Nulla è cambiato oggi rispetto alla quella tragica situazione, anzi oggi è ancora peggio, perché abbiamo da un lato 1°- finti vescovi non-consacrati dell’ecumenico-modernismo, setta oggi padrona illegittima usurpante nella Chiesa; dall’altro altrettanto 2° – finti non-vescovi mai consacrati, a cominciare dal cavaliere kadosh A. Lienart, massone 30° già quattro anni prima della sua sacrilega ed invalida consacrazione, invalida poiché un Sacramento non può operare in un pluriscomunica scomunicato “latæ sententiæ” od imprimere il sigillo del sacerdozio anche ordinario in uno che grida alzando un pugnale al cielo: “Adonay nokem” [Adonai vendetta], nei brindisi inneggianti a lucifero delle agapi massoniche. (Inutile e falso dire che anche Giuda fosse stato costituito Vescovo da Gesù-Cristo, malgrado le sue intenzioni nefaste, ma il Salvatore ha lasciato fare, perché sapeva già a quale fine il reprobo traditore andasse incontro … da lì a poco). Invalida quindi la sua consacrazione, invalide tutte quelle da lui operate e quelle operate dai suoi falsi consacrati, a cominciare dal “santo” “Marcello” Giuda-Lefebvre, ben consapevole della cosa, e che oltretutto poi, senza alcun mandato, contravvenendo a tutte le regole ed ai Canoni della Chiesa, ed in dispregio a qualunque autorità, anche alle false, ha sacrilegamente ed invalidamente “finto” di consacrare, con cognizione di causa, altri poveri disgraziati peggiori di lui, destinati anch’essi alla fine di Giuda, che continuano il turpe ed infame costume di perdizione delle anime incaute. Delle pittoresche balorde consacrazioni di mons. Thuc, ai limiti della patologia psichiatrica, che in preda ad enfasi misticheggianti, ha consacrato cani e p…., senza mandato apostolico e giurisdizione, avallando scismatici ed eretici movimenti sedevacantisti pseudo-tradizionalisti, non è neppure il caso di accennare. E qui non abbiamo Santi come il Crisostomo, Basilio, Gregorio Nazianzeno. Ci resta solo la Santissima Vergine e la potentissima arma del Rosario… Ella ce l’ha promesso … “Ma alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà!!!” [Messaggio di Fatima].

Ricordiamo pure come il grande autore cattolico francese Dom Guéranger (quando in Francia c’erano ancora Sacerdoti cattolici! … bei tempi …) nelle “Instituzioni Liturgiche”, presenta in 12 punti fondamentali la «Marcia dei pretesi riformatori del cristianesimo» : – Egli dimostra che l’eresiarca antiliturgista odia la Tradizione, rimpiazza le formule liturgiche con i testi della Scrittura Santa per interpretarli a suo modo, introduce delle formule «perfide», rivendica i diritti dell’antichità di cui si fa beffe cambiandone il rito, sopprime tutto ciò che esprime i misteri della fede cattolica, rivendica l’uso della lingua volgare, sopprime le genuflessioni ed altri atti di pietà della liturgia cattolica, odia la Potenza Pontificia Romana, organizza la distruzione dell’episcopato, rigetta l’autorità di Roma per gettarsi nelle braccia del principe temporale. Alla luce delle considerazioni di dom Guéranger, della cui retta dottrina c’è da essere assolutamente certi, siamo quindi alla presenza di eresie antiliturgiste, e del maggiore eresiarca antiliturgista mai comparso sulla faccia della terra: G. B. Montini, il marrano sedicente Paolo VI, “giustamente” pseudo-canonizzato, “santo” della attuale “sinagoga di satana” [si legga: “dannato” della chiesa Cattolica] che oggi domina la Sede di Pietro ed i Sacri palazzi dell’urbe e dell’orbe così come da visione “purtroppo” profetica del Santo Padre S. S. Leone XIII! – Ma torniamo al nostro argomento, facendo un po’ di riepilogo. Ci pare di aver capito, nella nostra grossolana ignoranza, che il rito Romano, soppresso il 18 giugno del 1968, sia un rito antico, invariabile nella sua forma essenziale da più di 17 secoli, ed infatti tutti i Vescovi cattolici di rito latino (tra i quali Santi straordinari, tipo S. Francesco di Sales o S. Alfonso Maria de’ Liguori, tanto per citarne qualcuno), sono stati consacrati con questo rito. Che cosa ha questo nuovo Rito che non va? Ecco la risposta pronta: “ Il rito di Pontificalis Romani è stato creato nel 1968 e non è MAI stato utilizzato nella Chiesa. Nessun Vescovo cattolico è mai stato consacrato in questo rito. Questo rito non possiede gli «elementi necessari», secondo la teologia sacramentale. (v. San Tommaso): Esso è INTRINSECAMENTE invalido. Questo non è un rito cattolico!!! A tal proposito cerchiamo, prima di un riepilogo dettagliato sulla questione, di comprendere meglio cosa si intendesse, accennando all’“eletto manicheo”, che sarebbe in realtà l’unico titolo che il rito, o meglio questa “pantomima”, spacciata per consacrazione episcopale, conferirebbe! Gli “eletti” manichei, o “i perfetti”, costituivano, nell’ambito del Manicheismo, una “religione” di carattere gnostico che annoverava influssi disparati derivanti da tradizioni giudaiche, iraniane, ed afro-orientali, in un “minestrone” ecumenico comprendente elementi di buddismo, cristianesimo, zoroastrismo, tradizioni iraniche, giudaismo talmudico e paganesimo variegato, il tutto ben cementato dalla cosmogonia e teogonia gnostica, in un sistema codificato secondo presunte “rivelazioni” spirituali di un “paracleto”, il presunto “spirito gemello” di Mani (da cui Manicheismo, definire compiutamente il quale richiederebbe tempo e spazio), nobile personaggio vissuto nel III secolo d.C. In Persia: gli “eletti”, erano un gruppo ristretto di religiosi osservanti rigorose norme morali e comportamentali, che libererebbero le “fiammelle” divine imprigionate nei corpi materiali creati da un “demiurgo” malefico, il Dio dei Cristiani [sempre la stessa “solfa” gnostica]: agli “eletti” si contrapponevano gli “auditores” che erano i collaboratori degli “eletti”, verso i quali avevano doveri servili (elemosine), che non li avrebbero però liberati dalla materia, continuando così essi, poverini, ad essere obbligati a trasmigrare in corpi diversi (metempsicosi gnostica e teosofica!). L’obiettivo inconfessato della sceneggiata della “falsa” consacrazione cattolica episcopalele, non è altro quindi che la blasfema “istituzione” di eletti manichei (vescovi della chiesa gnostica) nell’ambito della dottrina gnostica, “gnosticismo” del quale è infarcito il talmudismo “spurio” giudaico, al quale si “abbeverava”, per tradizione familiare, l’apostata Montini. – Chiudiamo allora con il riepilogo succinto di quanto abbiamo cercato di esporre in questa serie di scritti dedicati alle “false consacrazioni episcopali” iniziate il 18 giugno del 1968. I fatti e gli argomenti precedentemente riportati hanno dimostrato quanto segue, per il rito di consacrazione episcopale promulgato dal falso Papa, l’antipapa Giovan Battista Montini, sedicente Paolo VI, il 18 giugno 1968 a Roma, nel Pontificalis Romani:

1) Questo rito non è antico, ma è stato creato nel maggio 1968 da diversi materiali.

2) Questo rito rivendica una origine oggi contestata dagli specialisti (veri) della questione

3) Questo rito non riproduce affatto quello della pretesa (*) “Tradizione apostolica” attribuita ad Ippolito.

4) Questo rito non è, e non lo è mai stato, praticato in Oriente, presso i copti ed i siriaci occidentali.

5) Questo rito si rivela, dall’inchiesta, non essere null’altro che una “costruzione” puramente umana di Dom Botte.

6) Questo rito possiede una “forma” essenziale insufficiente.

7) Questo rito non esprime l’intenzione di conferire il potere di ordinare dei sacerdoti cattolici.

8) Questo rito subisce le condanne che Leone XIII infallibilmente indirizzò (in “æa Trinità.

9) Questo rito nega l’unione ipostatica delle due nature nella Persona di N.S. Gesù Cristo.

10) Questo rito nega la “spirazione” dello Spirito dal Figlio, nega cioè il “Filioque”.

11) Questo rito veicola una concezione kabbalista e gnostica dello Spirito-Santo.

12) Questo rito rilancia, nel 1968, l’attacco contro lo Spirito-Santo sviluppato mezzo secolo prima dal rabbino di Livorno, Elia Benamozegh (1828-1900).

13) Questo rito serve a creare, in modo sacrilego e blasfemo, gli “eletti” Manichei, e quindi vescovi gnostici!

   Ne risulta da ciò che precede, così come dai testi infallibili di Leone XIII, di Pio XII e del Magistero tutto della Chiesa di sempre, che sia assolutamente IMPOSSIBILE considerare un rito tale come INTRINSECAMENTE VALIDO e capace di consacrare dei veri Vescovi cattolici, veri successori degli Apostoli di Nostro Signore Gesù-Cristo. In tal modo quindi, come da copione scritto nelle retro logge giudaico-massoniche, e recitato dai pupazzi della “quinta colonna” ecclesiastica infiltrata, si è cercato di distruggere l’Apostolicità della Chiesa Cattolica Romana, almeno spiritualmente, lasciando poi che si distruggesse materialmente, con opportune guerre inventate per i più futili motivi, anche l’Apostolicità delle chiese orientali greco-Cattoliche, ad esempio in Ucraina, Libano, Siria, Egitto, etc., che non hanno modificato il loro rito antichissimo, così come la Messa di S. Basilio e S. Giovanni Crisostomo degli uniati.

L’Apostolicità è unicamente conservata solo nella Chiesa d’occidente, la Chiesa Cattolica Romana, dalla Gerarchia in esilio, che da Gregorio XVII, Cardinal Siri, Papa “impedito”, in poi è rimasta l’unico filo conduttore che da San Pietro in poi giunga ai nostri giorni e continuerà la serie ininterrotta dei Papi, come da Magistero solenne (v. C. A. Pastor Æternus in Conc. Vaticano), e da promessa del divin Salvatore Gesù-Cristo. A Lui sia onore e gloria, a Lui che vive e regna, con il Padre e lo Spirito Santo, per tutti secoli dei secoli.

Christus vincit, Christus regnat, Christus imperat!

18 GIUGNO 1968: FONDAZIONE DELLA GERARCHIA NELLA SINAGOGA DI sATANA (2)

18 giugno 1968: Fondazione della gerarchia nella sinagoga di satana. (2)

(Studio redazionale dal comitato internazionale “Rore sanctifica”)

   Cerchiamo di esaminare più da vicino la questione riguardante la formula di Consacrazione dei Vescovi. Intanto ci cominciamo a chiedere chi ne siano stati gli autori. Guarda caso, ci troviamo a che fare con personaggi già noti, fortemente compromessi con istituzioni massoniche e ferocemente anticristiane, al centro delle apparenti stravaganze già note della cosiddetta “nuova messa”, un rito di ispirazione vagamente anglicano-protestante, osannante il massonico e gnostico “dio signore dell’universo”, e fuorviando totalmente dal contesto teologico tridentino, pertanto carico di anatemi imperituri, in particolare per chi ne ha o ne dovrebbe avere consapevolezza. Non paghi dello “scoop” sacrilego anticattolico ed antiliturgico, di per se stesso già gravissimo, e mirando a radere al suolo totalmente la Gerarchia cattolica, e quindi la Chiesa stessa (si fieri potest …), avviano questa nuova “pratica” che confondendo tradizioni apostoliche inesistenti, costruite in biblioteca per attribuirsi un’aureola di sapienza (un “baro” da falsi sapienti), e mescolando riti orientali, siriaci ed africani, di difficile controllo documentale, ed oltretutto già rigettati nel passato perché eretici e blasfemi, creano questo nuovo rito gettando fumo negli occhi con ignobili menzogne e contraffazioni. E allora, chi sono gli autori del Pontificale Romano? Eccoli: 1) Giovanni Battista Montini, detto Paolo VI, figura arcinota, il cui ruolo, decisivo nella contro-Chiesa, è riconosciuto ormai da tutti come determinante. Non ci dilungheremo affatto su tale figuro, e così rinviamo i lettori al trittico di Don Luigi Villa che lo ha “degnamente” e compiutamente descritto con dovizia di particolari ed abbondante documentazione.

L’altro degno losco figuro, già noto ai lettori attenti del blog, è il mons. (?) 2) Annibale Bugnini, il tristemente noto BUAN 1365/75 (nome in codice di appartenenza alla “loggia”) il “grande prestigiatore” che ebbe la “sfortuna”, poverino!, … di dimenticare ad una conferenza in Vaticano, su una sedia, una borsa che malauguratamente fu rinvenuta da un giornalista che ne rivelò il contenuto (oh, questi giornalisti non si fanno mai i fatti propri!): erano documenti segreti della loggia di appartenenza alla conventicola dell’incauto “figlio della vedova”. Così “sgamato”, fu inviato come nunzio apostolico in Iran, per chiudere ingloriosamente la sua turpe carriera.

Ma l’incarico più “tecnico” fu assunto da un oscuro benedettino, 3) dom. Bernard Botte, OSB, di cui nessuno aveva mai saputo nulla, e che qualche anno prima del nuovo pontificale, pubblicava un libro in cui illustrava una strana e fino ad allora oscura, presunta “tradizione di Ippolito”, un Ippolito che non si capisce chi fosse stato, o forse “Ippoliti”, visto che se ne contano due o tre (!?!), la stessa “tradizione” già implicata fraudolentemente nella stesura della “messa di BUAN” (l’attuale rito rosa+croce spacciato per Messa cattolica dalla setta modernista, attualmente usurpante il Soglio di Pietro).

Nell’immagine si vede l’antipapa marrano che, per tranquillizzare i suoi “sostenitori” indossava l’efod, paramento che indossava il sommo sacerdote della sinagoga quando condannò a morte Gesù …

Il “Pontificalis Romani” (nuovo Sacramento dell’Ordine) è stato promulgato dal “beato” marrano kazaro Giovanni Battista Montini, l’anti-papa, sedicente Paolo VI, il 18 giugno 1968. – Montini nomina Annibale Bugnini, che fu quindi l’artefice dei due documenti liturgici essenziali del suo “ruspante” falso pontificato demolitore: 1) il Pontificalis Romani, promulgato il 18 giugno 1968 e 2): in Cena Domini, promulgato il 03 Aprile 1969. Il 07 gennaio 1972, Montini ha poi egli stesso premiato Bugnini, ordinandolo” all’Episcopato (ovviamente in modo invalido e sacrilego!!), e nominandolo poi, il 15 gennaio 1976, Arcivescovo titolare di Dioclentiana. Ma davanti allo scandalo della sua nota e divulgata appartenenza massonica fin dal 23 aprile del 1963 sotto il nome in codice di ’Buan 1365/75’, lo “esilia” come pro-Nunzio apostolico a Teheran … oramai il burattino logoro e “sgamato” si poteva mettere da parte, con un bel calcio nel fondo schiena!

Dom Bernard Botte, benedettino dell’abbazia del Mont-César (Belgio) fu, sotto l’autorità di Bugnini, il principale artigiano del testo, inventando la rocambolesca ricostruzione di un fantomatico rito, da una pretesa tradizione apostolica di Ippolito (ma non sa nemmeno lui di quale Ippolito si tratti!), nota evidentemente a lui solo.., e di cui non si era mai sentito parlare in precedenza nella Chiesa se non come frammento storico da decifrare … una favola partorita dalla fervida fantasia di questo strano benedettino, e subito fatta propria da chi intendeva distruggere la Gerarchia, il Sacerdozio ed i Sacramenti cattolici.

 Siamo così vicini a dipanare una “matassa” complicata, ma della quale si iniziano ad scorgere le terminazioni del filo, lasciando intravedere una trama interessante e che suscita curiosità anche per gli “indifferenti”, soprattutto per coloro che amano i thriller spionistici, nei quali appunto gli inganni si intrecciano vorticosamente. Ci siamo lasciati sulla vicenda della “pretesa costituzione apostolica di Ippolito”, che stava per scoppiare come una bolla di sapone vuota e fragile mostrandosi chiaramente come una “bufala” inventata da uno strano benedettino, un certo Dom Bernard Botte, su commissione di un personaggio ormai noto ai nostri lettori: il frammassone Annibale Bugnini, il famigerato BUAN 136575, intimo amico e fratello di loggia, anche se di più basso livello, dell’illuminato G.B. Montini. Ma il “nostro” trio cerca di ricorrere ai ripari con altre invenzioni, ancora peggiori come si vedrà, per giustificare una formula assurda nonché eretica e blasfema, gettando così ancora fumo negli occhi dei poveri Cattolici, ignari del “piattino” che si stava loro preparando. La nuova “trovata” è questa: la nuova formula si ispira ai riti antichi orientali, il siriaco, l’egiziano e l’etiopico, ed addirittura abissino! [si vede che avevano acquistato un nuovo atlante geografico]. Osservando la giustapposizione dei riti succitati, ne esce una grande similitudine, anche se confusa, tra il rito di Montini e “l’ordinanza ecclesiastica” nella sua recensione etiopica ed i riti abissini, e la preghiera consacratoria, la cui formula essenziale era inizialmente considerata essere parte della pretesa’Tradizione apostolica d’Ippolito’, è similare ai riti abissini! Ma questo “archeologismo storico-geografico” è manifestamente essere una eresia monofisita e quindi antitrinitaria! Infatti i riti abissini devono essere letti nel contesto del “monofisismo: Nunc autem effunde desuper virtutem Spiritus principalis, quem dedisti dilecto Filio tuo Jesu Christo [… allora dunque effondi dall’alto la virtù dello Spirito principale, che hai dato al Figlio tuo diletto Gesù Cristo]. Ciò vale ugualmente per la forma dell’Ordinanza ecclesiastica di recensione etiopica: … Et nunc effunde eam quae a te est virtutem principalis spiritus, quem dedisti dilecto puero tuo Iesu Christo … [… ed ora effondi quella che da te è la virtù dello Spirito principale …]. Perché questa formula afro-orientale, è sostanzialmente eretica, anzi blasfema, applicata ad una Consacrazione vescovile. L’enigma che si pone nella formula, riguarda lo “spiritus principalis”, che designerebbe lo Spririto-Santo, il quale viene trasmesso al Figlio, e questo significherebbe quindi, nel contesto etiope-abissino, che Gesu-Cristo diviene Figlio di Dio per mezzo di questa “operazione” che è per essi dunque una unzione divinizzante o meglio una “adozione” seguita da una “unione deificante”, quindi una “sola” natura sussistente, ciò che corrisponde appunto al “monofisismo”, eresia condannata dal Concilio di Calcedonia nel 451, che “riconosceva” al Cristo la sola natura divina, negando che la natura umana di Cristo fosse sostanzialmente la nostra, fatto che quindi impedirebbe la nostra Redenzione attraverso di Lui. [Si tratta della solita teologia gnostico-satanica, quella della “G” massonica, che fa capolino, come un serpente biforcuto, a firmare l’impresa]. Esso ancora oggi è praticato dalle chiese orientali copte di Egitto ed Etiopia e dalle maronite della Siria occidentale.  – Queste concezioni alle quali si è accennato, debordano inoltre dal quadro della Cristologia per estendersi alla Teologia trinitaria, poiché secondo questa formula così malamente manipolata, lo Spirito-Santo non sarebbe consustanziale al Figlio. L’affermazione è pertanto “anti-trinitaria” ed “anti-filioque”. In parole povere c’è una aberrante similitudine tra il rito dell’antipapa Montini ed i riti appartenenti agli eretici monofisiti! – Questi riti di consacrazione, ai quali si richiama il Montini, appartengono nei fatti a “chiese” eretiche che adottano principi già condannati abbondantemente dal Magistero cattolico, principi antitrinitari e cristologicamente a-cattolici. – Senza volerci addentrare ulteriormente in questioni molto “specialistiche”, alle quali rimandiamo i più interessati, possiamo sintetizzare dicendo che alla fin fine il rito del trio Botte-Bugnini-Montini, non è né copto, né maronita occidentale, essendo essi confusamente sovrapposti tra loro ma non coincidenti, e quel che più è evidente, è che la preghiera consacratoria (la forma del Sacramento) non riprende nemmeno quella della pretesa “tradizione apostolica” del fantomatico Ippolito; dissimili sono pure il rito nestoriano ed armeno. Un vero pastrocchio al quale però tutti, ancora oggi, ricorrono per rivestirsi sacrilegamente di una carica usurpata ai legittimi pretendenti! (A proposito del trio, ben si confa’ la profezia del re-Profeta: “1 – Ecce parturiit injustitiam; 2- concepit dolorem, et 3 – peperit iniquitatem” … che subito dopo aggiunge: “Lacum aperuit, et effodit eum; et incidit in foveam quam fecit” (Ps. VII, 15-16) e più in là completa: “Dominus autem irridebit eum, quoniam prospicit quod veniet dies ejus” – Ps. XXXVI, 13!)

Questi fatti succintamente riferiti, contraddicono quindi la parola del pinocchio-Montini (c.d. Paolo VI, l’antipapa usurpante, rappresentante di satana in carne ed ossa, contrapposto al vero Papa in esilio, Gregorio XVII), secondo la quale: “ … si è ben giudicato di ricorrere, tra le fonti antiche alla preghiera consacratoria che si trova nella tradizione apostolica di Ippolito di Roma, documento dell’inizio del III secolo, e che, per una gran parte è ancora osservata nella liturgia dell’ordinazione presso i Copti e i Siriani occidentali”. No, non è Pinocchio a Bengodi, ma Paolo VI in “Pontificalis Romani”. In realtà sappiamo oggi benissimo, e chiunque può costatarlo, che i riti copto e siriaco occidentale non utilizzino affatto la “prefabbricata” preghiera consacratoria della pretesa “Tradizione apostolica di Ippolito”. Lo stesso Dom Botte, in opere successive, aggiungeva fandonie a menzogne per giustificare il suo strampalato operato chiaramente in malafede. Ad esempio in un’opera del 1957 opponeva la “tradizione apostolica di Ippolito” alla tradizione siriaca autentica. [“La formula di ordinazione – la grazia divina nei riti orientali”; in “l’Oriente siriano”, abst., vol. II, fasc. 3, 3° trim. 1957, Parigi, pag. 285-296]. Si tratta alla fine, di un inaudito abuso, quello perpetrato il 18 giugno 1968 dall’anti-Papa sedicente Paolo VI, [solo un falso papa poteva avallare tali bestialità]: egli ha avuto il “temerario ardimento” di rimpiazzare un rito latino antico invariabile nella sua forma essenziale da oltre 17 secoli, con una creazione artificiale ricavata da una ricostruzione di Dom Botte apparsa negli anni 1950, e poi nel 1990 contestata dagli specialisti (quelli veri!). Il Montini si è giustificato con un sedicente ritorno alle origini, un falso archeologismo, riproducendo il metodo degli anglicani utilizzato in passato e nei confronti del quale Leone XIII scriveva bollandoli severamente: « essi hanno grandemente sfigurato l’insieme della liturgia conformemente alle dottrine erronee dei novatori, con il pretesto di ricondurla alla sua forma primitiva ». (Apostolicae curæ, 1896). Si è preteso giustificarsi con delle menzogne [avendo per padre il diavolo, non poteva essere altrimenti!]; concludendo:

1) la forma citata “non” riproduce affatto la forma della pretesa ’Tradizione apostolica’ attribuita ad Ippolito.

2) la forma citata non è stata “mai” in uso nei riti copto e siriano occidentale.

3) Si è commesso un attentato contro lo Spirito-Santo, avendo avuto, come detto, l’audacia inaudita di rimpiazzare con una creazione puramente umana e mal congegnata, un rito invariabile nella sua forma essenziale e quasi bi-millenaria, di cui lo Spirito-Santo è stato garante della costanza, coronata poi dalla decisione infallibile di Pio XII (Sacramentum ordinis) meno di 21 anni prima dell’atto ignobile del marran Montini, (e quindi irreformabile da parte di un vero Papa – un vero Papa non avrebbe mai apportato, né poteva, una modifica al Magistero definito da un suo predecessore!). Ecco quindi le origini smascherate di un rito aberrante: une creazione puramente umana!

Allen Brent: Hippolytus & the Roman Church in the Third Century, Communities in tension before the Emergence of a Monarch-Bishop, Allen Brent, E.J.Brill, 1995

Stewart-Sykes, Hippolytus: On the Apostolic Tradition:

An English Version with Introduction and Commentary,

(New York: St. Vladimir’s Press 2001.)

J.A. Cerrato, Hippolytus Between East and West: The Commentaries

and the Provenance of the Corpus, (Oxford: U.P. 2002).

Bradshaw, M.E. Johnson, and L.E. Phillips, The

Apostolic Tradition; A Commentary, (Minneapolis

MN: Fortress Press 2002).

Alcuni volumi di specialisti che contestano con fatti evidenti la “pretesa” costituzione apostolica di Ippolito”! Ma anche questi sono superati dalle nuove menzogne … siriache ed abissine!

18 GIUGNO 1968: FONDAZIONE DELLA GERARCHIA DELLA SINAGOGA DI sATANA (3)

18 GIUGNO 1968: FONDAZIONE DELLA GERARCHIA NELLA “SINAGOGA DI sATANA” (1)

18 giugno 1968: Fondazione della gerarchia nella sinagoga di satana. (1)

(Studio redazionale dal comitato internazionale “Rore sanctifica”)

18 giugno del 1968? Che cosa è successo in questa data, vi chiederete? Alla maggior parte delle persone, e soprattutto a coloro che, militando nella anti-chiesa conciliare, infiltrata palesemente dalla sinagoga di satana, si reputano ancora cattolici, nonostante l’evidenza dei fatti dimostri che essi siano modernisti ultra-protestanti e non abbiano più alcuna idea di che cosa significhi essere Cattolici, non conoscendo più il Catechismo, la Tradizione dei Padri, e soprattutto il Magistero della Chiesa, credendo che il tutto si risolva nella frequentazione di un rito paganeggiante, protestantizzato, per certi aspetti demoniaco, blasfemo e sacrilego, che ancora essi osano definire “Messa”, della quale non hanno nemmeno la più pallida idea, o avvezzi a sacramenti canonicamente invalidi e illeciti somministrati da falsi sacerdoti invalidamente ordinati da falsi vescovi. A queste persone – dicevo – questa data non dice alcunché! Molto si dibatte sul “novus ordo missæ”, nuovo vero “mostro conciliare”, dal tenore gnostico-luciferino, schiaffo cruento a tutta la dogmatica cattolica ed ai dettami evangelici, oltre che alla tradizione bi-millenaria della Santa Chiesa Cattolica, rito mutuato dai rosa+croce, 18° livello massonico, che offrono nelle loro agapi sataniche un agnello decollato al “signore dell’universo”, cioè a lucifero, quale sacrificio redentivo … qualche sprovveduto ancora obietta: “ … ma non è stato concesso con il “summorum pontificum” del 2007 di celebrare in “forma straordinaria” la Messa antica?” A parte il fatto che questa è stata un’ennesima “presa per i fondelli” (mi si passi l’espressione rustica), il considerare cioè la “vera” Messa solo un rito straordinario, da celebrare “una tantum” per accontentare gli inguaribili antiquati e trogloditi legati alla tradizione, alla domanda si può rispondere tranquillamente così: “Quando sono oramai scomparsi i Sacerdoti validamente consacrati, ecco che i modernisti apostati hanno permesso la celebrazione della Messa “in latino”. Questo significa che viene permesso il rito cattolico “di sempre”, ma esso è comunque sacrilego, invalido ed illecito, perché celebrato da un falso prete, un laico travestito, mai consacrato, sia perché mai tonsurato, come la Chiesa ha sempre stabilito irreformabilmente nel Concilio di Trento, sia perché ordinato oltretutto da un finto vescovo, a sua volta mai consacrato, per il semplice motivo che il rito di consacrazione dei vescovi è totalmente mutato dal 18 giugno del 1968, dal momento che la formula valida, fissata infallibilmente ed immutabilmente da Pio XII nel 1947, è stata sostituita da una formula assurda, blasfema, eretica, offensiva per le pie orecchie, offensiva verso la Chiesa di Cristo e tuttala Tradizione apostolica pregna di definizioni antitrinitarie, anti-filoque, atta a consacrare un “eletto manicheo”, cioè un servo dell’anticristo, come vedremo più in avanti. In tal modo si è cercato di scardinare la Chiesa ed il Cristianesimo divino tutto, distruggendo la gerarchia cattolica, invalidando – oltretutto – il Sacramento della Cresima, quello che rende veri “soldati” i battezzati in Cristo, motivo principale per cui i giovani attualmente sono assolutamente privi delle manifestazioni dei Doni dello Spirito Santo, quelli che rendono un battezzato un vero Cristiano attivo e pronto a difendere la propria fede ed a comportarsi secondo i dettami della Chiesa Cattolica, l’unica vera Chiesa di Cristo, con i risultati che tutti possiamo osservare. Una “fava” che ha permesso di prendere due “grossi” piccioni: la Gerarchia e la gioventù cattolica, oramai entrambe “quasi” distrutte, materialmente l’una e spiritualmente l’altra. Questa verità sconvolgente purtroppo si è realizzata sotto una sapiente regia, non solo umana, come vedremo, ma anche e soprattutto luciferina!

     Ma procediamo con ordine, trattandosi di un argomento molto delicato, cioè della “consacrazione dei Vescovi”, la cui formula è stata modificata ed applicata appunto per la prima volta, nel fatidico, ormai lontano 18 giugno 1968, formula che costituisce un passaggio fondamentale ed obbligato nella costruzione della Gerarchia cattolica, nonché la base di tutti i Sacramenti. Scardinando con machiavellica lucidità questa “Consacrazione”, con il renderla cioè invalida nella “forma” e nella “intenzione”, tutto l’edificio Cattolico umanamente, crolla inesorabilmente nel giro di pochi decenni, esattamente come è accaduto negli ultimi anni, lasciando veramente la Chiesa Cattolica, come annunziato dalla Vergine alle apparizioni de La Salette, oscurata da una eclissi mostruosa: “… la Chiesa sarà eclissata!” …

L’argomento è della somma importanza in riferimento alla salvezza della nostra anima, che nella maggior parte dei casi è, nel mondo cattolico, affidata (si fa per dire …) a semplici laici travestiti, come da sacrilego carnevale, da vescovi, cardinali o preti (che in verità hanno già “coerentemente” dismesso l’abito sacerdotale, come ognuno può constatare). –  Iniziamo da considerazioni teologiche apparentemente barbose, ma indispensabili per una corretta comprensione dell’argomento. Dalla teologia dei Sacramenti apprendiamo che “L’ordinazione episcopale è fondamentale essendo la “sorgente” di tutti i Sacramenti, sia direttamente, [pensiamo alla Cresima e all’Ordine sacerdotale], sia Indirettamente: [i Sacerdoti ordinati amministrano a loro volta: Eucarestia, Battesimo, Confessione, Matrimonio, Unzione degli infermi].”

Affinché un Sacramento abbia validità, sono necessarie tre cose: “la materia, la forma e l’intenzione”. Ad esempio, per il Battesimo occorre l’acqua (materia), poi è indispensabile la forma (cioè le parole: “io ti battezzo nel Nome della Santissima Trinità … etc.”, ed infine l’intenzione conforme a quella della Chiesa Cattolica. Se nel bagnare la testa al bambino, l’officiante dice: “ io ti lavo la testa …”, pur in una cerimonia in chiesa con tutti gli elementi circostanti abituali validi, il Sacramento non ha alcuna efficacia, e rappresenta al massimo il tentativo di uno shampoo per il battezzando. Allo stesso modo se il celebrante dicesse: “io ti battezzo nel nome di Draghi, Bill Gates e Bergoglio, il Sacramento non sarebbe valido, poiché non conforme alle intenzioni della Chiesa che sono quelle di battezzare nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. A tutti è chiaro, allo stesso modo, che nel Sacramento dell’Eucaristia la “materia” è il pane azzimo e, se per caso si usasse un’ostia di cioccolato bianco, ci sarebbe invalidità del Sacramento anche nel proferire la “vera” formula della Transustanziazione. Nel caso del Sacramento dell’Ordine, la materia è rappresentata dal “contatto” fisico tra l’impositore ed il ricevente l’Ordine, come spiega mirabilmente San Tommaso nella “Summa” e quindi dall’imposizione delle mani. La sostanza di una “forma” sacramentale costituisce una cosa che è indipendentemente dagli accessori o cose accidentali che la circondano (v. tab. 1). Pertanto la “sostanza” di una forma sacramentale è il suo significato. “Il significato deve corrispondere alla grazia prodotta dal Sacramento”. Nel Concilio di Trento si definisce (Denziger 931): «Il concilio dichiara, inoltre, che nella somministrazione dei Sacramenti c’è sempre nella Chiesa il potere di decidere o modificare, lasciando salva la sostanza di questi sacramenti, così come Essa giudichi meglio convenire all’utilità di coloro che li ricevono, e nel rispetto dei Sacramenti stessi, secondo la diversità delle cose, dei tempi e dei luoghi.»

   Veniamo a chiarire già da subito che cosa sia la significatio “ex adjunctis” di un Sacramento, [significato adiuvante] elemento, questo, che costituisce il punto centrale della questione e di cui discuteremo pure ampiamente in seguito. Per il momento ci basti sapere:

• Il valore o l’efficacia dei Sacramenti viene da Cristo, non dalla Chiesa; e il Cristo ha voluto che essi si comportino nella maniera degli agenti naturali, “ex opere operato”.

.- Un ministro indegno o anche eretico amministra validamente i Sacramenti se utilizza “scrupolosamente” la materia e la forma proprie a ciascuno con l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa.

.- L’utilizzazione della materia e della forma del Sacramento, con l’integralità della “significatio ex adjunctis” garantisce che il ministro manifesti l’intenzione della Chiesa.

.- La “significatio ex adjunctis” deve esprimere il significato del Sacramento; se le modifiche introducono una “contraddizione”, il Sacramento non ha efficacia perché manca manifestamente l’intenzione.

.- Se la “significatio ex adjunctis” è tronca, il Sacramento può essere dubbio perché l’intenzione può praticamente mancare. – In questi casi è legittimo ricercare le intenzioni di coloro che hanno modificato il rito per valutare la sua validità (cf. notazione di Leone XIII in Apostolicæ Curæ).

In quel fatidico nefando giorno, il “18 giugno 1968” si è perpetrata l’“Eliminazione radicale” del rito romano antico, consacrato “infallibilmente” da Pio XII nel 1947! [Sacramentum ordinis]. Fortunatamente, con l’aiuto della Provvidenza, si è costituito un “piccolo resto” di consacrati “isolati”, in costante pericolo di vita, Vescovi, Cardinali e Sacerdoti usciti dalla “scuola” e dalle “mani” del Cardinale Siri (eletto per ben 4 volte in Conclave all’unanimità come Gregorio XVII e subito reso inoperante dalla “conventicola” abbondantemente infiltrata nel Conclave), che potranno così perpetuare, ad onta dei marrani-massoni, attuali usurpanti, la Chiesa Cattolica, l’unica Chiesa fondata da Cristo, fuori dalla quale non c’è salvezza eterna (extra Ecclesia nulla salus!), ed adempiere a tutte le promesse di “indefettibilità” (di assistenza continua) che il Signore Gesù ci ha fatto nel Santo Vangelo! Come questo sia potuto succedere, chi siano stati gli infami autori di questo sfregio alla Santa Chiesa Cattolica, e quindi a N.S. Gesù Cristo stesso, a Dio Padre Creatore, ed allo Spirito Santo (con una specifica eresia “anti-filioque” nella formula di non consacrazione), con quali assurdi e per certi aspetti ridicoli pretesti abbiano compiuto questo sacrilego aberrante misfatto, lo considereremo a breve.

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Tab. I

La sostanza di una forma sacramentale:

Sostanza:

– ciò che costituisce una cosa indipendentemente dagli accessori o cose accidentali che la circondano.

– La sostanza di una forma sacramentale è il suo significato.

– Il significato deve corrispondere alla grazia prodotta dal Sacramento-

– Il significato “attiene” particolarmente alla forma – Leone XIII in Apostolicæ curæ.

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Stiamo esaminando una delle questioni più inquietanti che sconvolgono i fedeli attenti della “tradizione” cattolica, che devono prendere atto ancor più, come se non bastassero le quotidiane eresie moderniste della “contro-chiesa” della setta del “va t’inganno”, attraverso i suoi “mediatici” ben oleati rappresentanti, che essi si trovino oramai al cospetto di una contro-religione totalmente “A-cattolica” di impostazione gnostico-luciferina, nella quale è stato reso “invalido” il Rito della Consacrazione episcopale, con la conseguente invalidità di TUTTE le Ordinazioni sacerdotali e di tutti i “Sacramenti”, in modo particolarmente “criminale” la Confermazione, sacramenti falsi, amministrati quindi illecitamente, invalidamente e sacrilegamente da laici, consapevoli o meno, “finti” preti e vescovi da operetta! Persino occupanti recenti ed attuali del “Soglio di Pietro”, non hanno mai ricevuto una Ordinazione sacerdotale e/o vescovile valida! “Si è trattato di un’operazione chirurgica mirata, di un cesello orafo “a sfregio”, della rimozione dell’ingranaggio fondamentale di tutto l’impianto gerarchico-ecclesiastico, strutturato come un perfetto “orologio svizzero”, e di cui l’orologiaio “perfido” conosceva esattamente il meccanismo, tutto incentrato sulla Consacrazione episcopale: rimuovendo la ruotina “cardine”, si è avviata una caduta con effetto “domino” che sta portando inesorabilmente alla distruzione totale della Gerarchia ecclesiastica, con la creazione conseguente di una falsa gerarchia composta da semplici laici, cosa della quale purtroppo non ci si è resi ancora conto in pieno ( … sperando che non ce se ne renda conto solo una volta sprofondati nell’inferno, quando cioè sarebbe troppo tardi!) … per non parlare poi della gioventù attuale, privata del Sacramento della Cresima, che li avrebbe resi “soldati” di Cristo, e che così non potranno mai sviluppare i doni dello Spirito Santo ricevuti al Battesimo, ed ottenerne i “frutti”. Dei frutti “marci” e putridi seminati tra i giovani, siamo tutti oramai tristemente testimoni. Ma veniamo ai fatti!

Già in precedenza abbiamo ricordato sommariamente i capisaldi teologici dei Sacramenti Cattolici, ma brevemente vogliamo ricordarli a noi stessi ed ai “distratti” [repetita juvant], soffermandoci in particolare ancora sul significato dell’“ex adjunctis”, elemento essenziale di un Sacramento. Che cos’è allora la “Significatio ex adjunctis” di un Sacramento (significato delle parole aggiunte)? Cominciamo col fissare alcuni punti essenziali:

.- Il valore o l’efficacia dei Sacramenti viene da Cristo, non dalla Chiesa; e il Cristo ha voluto che essi si comportino nella maniera degli agenti naturali, “ex opere operato” (attuati mediante un’operazione).

.- Un ministro indegno o anche eretico, amministra validamente i Sacramenti se utilizza scrupolosamente la materia e la forma proprie a ciascuno con l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa.

.- L’utilizzazione della materia e della forma del sacramento, con l’integralità della “significatio ex adjunctis” garantisce che il ministro manifesti l’intenzione della Chiesa.

.- La “Significatio ex adjunctis” deve esprimere il “significato del sacramento”; se le modifiche introducono una contraddizione, il Sacramento non ha efficacia perché “manca manifestamente l’intenzione”.

.- Se la significatio ex adjunctis è tronca, il Sacramento può essere dubbio perché l’intenzione può praticamente mancare.

– In questi casi è legittimo ricercare le intenzioni di coloro che hanno modificato il rito per valutare la sua validità (cf. notazione di Leone XIII in Apostolicæ Curæ, un’Enciclica dalla quale attingeremo abbondantemente in seguito, e che costituisce la “chiave” Magisteriale per risolvere l’apparente arcano).

L’antichità del rito tradizionale.

.- Il Padre Jean Morin (1591-1659), sapiente oratore, pubblicava nel 1655 un’opera rimarchevole sul soggetto degli “ordines” latini ed Orientali. Si tratta del: “Commentarius de sacris Ecclesiæ ordinationibus secundum antiquos et recentiores Latinos, Græcos, Syros et Babylonios in tres partes distinctus”, la cui seconda edizione apparve ad Amsterdam nel 1695.

.- Più tardi, un benedettino di Saint-Maur, Dom Martene (1654-1739), pubblicava nel 1700, una sapiente edizione, notevole per rigore, raccogliendo i “Pontificali” di ordinazione della Chiesa Cattolica antecedenti all’anno ‘300 fino alla sua epoca. – Si tratta del ”De antiquis Ecclesi ritibus libri quatuor”. Dom Martene fu discepolo di Dom Martin, e fu diretto per molto tempo da Dom Mabillon. Su queste autorevoli basi, e su una tradizione millenaria, S.S. Papa Pacelli, Pio XII, definì con Magistero solenne, “infallibile” ed “irreformabile” la formula definitiva (formula, si badi bene, che aveva consacrato un elenco lunghissimo di “fior” di Papi, Cardinali e Vescovi, Santi per vita, fede e dottrina, avallati da fatti straordinari e miracoli veri ovviamente!).

La decisione infallibile di Pio XII

.- I lavori scientifici di recensione e di giustapposizione dei riti (Padre Morin, Dom Martène, etc.) hanno permesso di identificare la “forma invariabile, essenziale, nel rito latino, da più di 17 secoli”. • A partire da tali lavori, Pio XII ha designato “infallibilmente” le parole del “prefazio” che costituiscono la “forma” essenziale del Sacramento (in: Costituzione Apostolica “Sacramentum Ordinis”, punto 5, del 30 nov. 1947). Eccole:

   “Comple in Sacerdote tuo ministerii tui summam, et ornamentis totius glorificationis instructum cœlestis unguenti rore sanctifica”. (« Compi nel tuo sacerdozio la pienezza del tuo ministero, e, rivestitolo con le insegne della più alta dignità, santificalo con la rugiada del celeste unguento »).

Pio XII cioè non ha creato o inventato un rito, Egli ha semplicemente designato la forma essenziale del Sacramento in un Rito di tradizione quasi bi-millenaria. Al termine della Costituzione Apostolica citata, chiude con le terribili parole, che dovrebbero far tremare l’inferno (ma non hanno fatto tremare il “santo-dannato” della sinagoga di satana: il marrano e capo degli “Illuminati di Baviera”, G.B. Montini, il sedicente Paolo VI, l’anti-Papa insediato al posto del Cardinale Siri, validamente eletto con il nome di Gregorio XVII, sotto minaccia atomica … ma questa è un’altra storia … l’abbiamo già raccontata in altra sede!): “Nulli igitur homini liceat hanc Constitutionem a Nobis latam infringere vel eidem temerario ausu contraire” (… a nessun uomo pertanto è lecito infrangere questa Costituzione o modificarla con temerario ardimento)…  quindi in realtà Pio XII non ha creato nulla: egli ha semplicemente constatato e quindi definito infallibilmente ed irreformabilmente la “forma essenziale” nel Prefazio del Rito di Consacrazione nel Pontificale (il volume che contiene tutte le cerimonie presiedute dai Vescovi ed Autorità Superiori).

A questo punto, incomprensibilmente, apparentemente senza motivazioni apostoliche, teologiche, liturgiche, il RIBALTONE!!!:

l’illecita “Eliminazione radicale della forma essenziale del rito latino”.

21 anni dopo la promulgazione infallibile di Pio XII della “forma” essenziale, rimasta invariata per oltre 17 secoli, G.B. Montini (il sedicente antipapa Paolo VI) la sopprime totalmente.

Pio XII, nel 1947, in”Sacramentum ordinis” ha designato le parole del prefazio che costituiscono la “forma” essenziale, le riportiamo ancora:Comple in Sacerdote tuo ministerii tui summam, et ornamentis totius glorificationis instructum cœlestis unguenti rore santifica”. Paolo VI, con un ribaltone senza precedenti, naturalmente illecito, sacrilego ed invalido, ha designato nel 1968 nel Pontificalis romani un’altra forma essenziale che non conserva NULLA della forma essenziale fissata “infallibilmente” da Pio XII. Ecco la nuova “assurda” formula: “Et nunc effúnde super hunc Eléctum eam virtútem, quæ a te est, Spíritum principálem, quem dedísti dilécto Fílio tuo Iesu Christo, quem ipse donávit sanctis Apóstolis, qui constituérunt Ecclésiam per síngula loca ut sanctuárium tuum, in glóriam et laudem indeficiéntem nóminis tui”. « Questo è un fatto di portata senza pari!! Non resta una sola parola, una sola sillaba della “forma” che S.S. il Papa Pio XII aveva (nel 1947) definito infallibilmente come essenziale ed assolutamente richiesta per la validità del sacro episcopato!

In breve … « la “forma” essenziale e necessaria alla validità è stata TOTALMENTE soppressa dal nuovo ordinale del “beato” marrano Paolo VI!» (Abbé V.M. Zins, 2005). Questo il fatto nudo e crudo, vedremo prossimamente gli infami autori di tale sfregio sacrilego e le blasfeme e ridicole ragioni addotte a sostegno del ribaltone, che è tra l’altro veicolo sottile di eresie perniciose e gravissime, contro la SS. Trinità, contro l’Incarnazione redentiva del Cristo, e contro lo Spirito Santo, configurando un assurdo gnostico-manicheo, peraltro già intrufolato nell’anglicanesimo e nel giansenismo, un movimento novatore, pre-modernista del 1700, condannato giustamente come eretico, e contro il quale il nostro S. Alfonso Maria de Liguori è stato un martello tenace ed implacabile nella sua denuncia e demolizione. Chi pensa che con questo rito, o partecipando a pseudo-funzioni (o meglio “finzioni”?!?) tenute da laici, falsi consacrati da questo rito, faccia parte della Chiesa Cattolica, è un illuso, poiché pensando di marciare sotto il vessillo di Cristo, in realtà segue lo stendardo fetido di satana. Aprite gli occhi, fratelli, il vostro pensiero costante, l’unico che conti per davvero, sia sempre e solo la conquista della salvezza dell’anima, che si ottiene con laboriosità ininterrotta, mediante la vigilanza, la prudenza, la preghiera incessante e la conoscenza della Tradizione Apostolica, delle Sacre Scritture, rigorosamente e correttamente interpretate ed approvate dalla Chiesa, e del Magistero autentico della Chiesa, Maestra di vita. Non c’è posto per la falsa misericordia che chiude i due occhi sul vizio impuro, l’adulterio amnistiato, la sacrilega peccaminosità, sull’apostasia ecumenista, misericordia che elude il pentimento e la penitenza, e prospettando infine … l’inferno gratis per tutti!!! … venite avanti c’è posto…

18 GIUGNO 1968: FONDAZIONE DELLA GERARCHIA NELLA SINAGOGA DI sATANA (2)

VISIONI DEGLI ULTIMI TEMPI DELLA SUORA DELLA NATIVITA’

Jeanne le Royer, Suora della Natività (1731-1798)

[resource: http://vincentdetarle.free.fr/catho/jeanne_le_royer.html] *

* [Questo sito riporta diversi messaggi relativi a presunte apparizioni o rivelazioni celesti, la maggior parte dei quali non ha mai ricevuto approvazione da parte di autorità della vera Chiesa cattolica. Pertanto, esse rientrano, come pressoché tutto il sito, sotto l’anatema di Officiorum ac munerum di S. S. Leone XIII e Pascendi di S. Pio X. – Il sito riporta numerosi riferimenti e scritti di personaggi della falsa chiesa modernista gestita dagli antipapi dall’ottobre del 1958 in poi.].

[N.B. Le visioni di J. le Royer sono pubblicate in 4 volumi in lingua francese e redatte da Sacerdoti in diverse edizioni – con l’approvazione dei superiori della Suora – che ne hanno curato la stesura conformemente alla teologia dogmatica e morale della Chiesa cattolica, dalla quale non si discostano minimamente in ogni punto, ed alle Sacre Scritture. All’epoca della pubblicazione non erano ancora in vigore le Costituzioni apostoliche citate di Leone XIII e S. Pio X, per cui l’imprimatur non era indispensabilmente richiesta. I volumi, pur non avendo il riconoscimento ufficiale della Chiesa, meritano comunque di essere letti pur senza richiederne l’assenso “de fide”, ma – come nei decreti di Urbano VIII – con una semplice fede umana – ndr. -]. Anche il grande scrittore francese A. Nicolas nelle sue note “Congetture …” riferisce diversi passi dai volumi della Suora, sovapponendoli e confrontandoli con i Commenti dell’Apocalisse del beato B. Holzhauser, già pubblicati a suo tempo sul blog.

Jeanne le Royer, conosciuta in ambito religioso come Suora della Natività, nacque il 23 gennaio 1731 nel villaggio di Beaulot, vicino a Fougères, in Bretagna, ed entrò nel convento delle Urbaniste l’8 luglio 1852, all’età di 21 anni. Si dice che fin da piccola avesse avuto delle visioni, una più straordinaria dell’altra. La sua educazione fu rudimentale, poiché imparò a leggere ma non a scrivere. Visioni, estasi e profezie caratterizzarono la vita di Jeanne in modo crescente. Un giorno vide il tabernacolo come una fornace. Ma ciò che più stupisce sono le rivelazioni sul futuro. È la profetessa della rivoluzione francese del 1789. Morì in odore di santità il 15 agosto 1798. – Qui riportiamo alcuni brevi estratti riguardanti gli ultimi tempi della vita del mondo. Ci riserviamo di pubblicare più in là, a Dio piacendo, tradotti dagli originali, più ampi ed interessanti interi paragrafi e capitoli.

Visione della Suora della Natività:

I santi ci parlano

“I figli della Chiesa, legati dalla carità, formeranno una specie di repubblica: la più perfetta che si sia mai vista sulla terra”.

Visioni e messaggi di Jeanne Le Royer (1731-1798) sulla fine dei tempi:

(7) La Suora della Natività profetizza il trionfo della Chiesa e della Generazione Santa. La mistica di Fougères vede che, dopo la catastrofe degli ultimi tempi, la Santa Chiesa sussisterà sulla terra, in grande pace ed in profonda tranquillità. La Chiesa non sarà in alcun modo distrutta. I peccatori che avranno conservato qualche residuo di fede, sentiranno la grazia rinascere nei loro cuori. Si convertiranno perfettamente al Signore. Saranno così contriti per le loro colpe che molti ne moriranno di dolore. Saranno tutti santi e l’assemblea dei fedeli risuonerà di ringraziamenti. – Si annuncia anche che le persone che non erano state battezzate e che non avevano mai conosciuto il vero Dio, confluiranno nel cuore della Chiesa e confesseranno a gran voce la loro infedeltà.  – I figli della Chiesa, legati dalla carità, formeranno una sorta di repubblica: la più perfetta che si sia mai vista sulla terra. Non ci saranno leggi civili, né giurisdizione, né polizia esterna: si conoscerà solo l’autorità di Dio. Tutti seguiranno la Legge Santa, per principio di coscienza e di amore, senza deviare da essa in un solo punto. Questa sarà la vera teocrazia; tale sarebbe stato l’unico governo del mondo, se l’uomo non avesse peccato. I beni saranno tenuti in comune, senza distinzione tra i “miei” e i “tuoi”; così che la Chiesa primitiva era solo un abbozzo di questa.  « Questa – dice la santa suora – sarà la nuova patria dei figli di Dio rispetto al resto del mondo. Gli altri vantaggi di questo luogo piacevole saranno goduti entro gli stretti confini di questa nuova terra di Gessen [cfr. Gen. 47], mentre negli altri Paesi, vicini o lontani, ci sarà solo un orribile caos ». Ella vede anche che i fedeli costruiranno per prima cosa dei templi per celebrare i santi misteri. Dio stesso fornirà i materiali per queste chiese ed indicherà il modo in cui debbano essere costruite. “I Sacerdoti ristabiliranno il bellissimo ufficio del culto, celebreranno, predicheranno, istruiranno e non smetteranno mai di preparare i cuori al ritorno del Messia, anche se non potranno conoscere il momento preciso della seconda venuta. Sulla base delle loro parole, Egli sarà atteso giorno per giorno. La Comunione sarà frequente, persino quotidiana, per tutti i fedeli. Il fervore della Chiesa primitiva sarà di gran lunga superato. Ognuno lavorerà più per ragione che per necessità, in modo moderato, con l’unico scopo di mantenere un corpo quasi già celeste e di sostenere una vita che si prevede finisca ogni giorno.  – La cura più grande di tutte sarà il culto degli altari. Si ascolteranno solo inni di gioia e mai canti profani con accenti lascivi.

Visioni e messaggi di Jeanne Le Royer (1731-1798) sulla fine dei tempi:

(6) La tribolazione

SATANA PREPARA I SUOI: LA LEGGE MALEDETTA (IL PATTO SATANICO)

Gli empi invocheranno satana che, nella loro assemblea, dirà loro:

«Non perdiamo altro tempo. Voglio farvi trionfare. Voglio rovinare tutte le nazioni che sono contro di voi. Voglio rendervi padroni dell’universo. Sarete adorati come dei, ricoperti d’oro e d’argento, come la sabbia del mare. – Vi darò un sovrano che sarà potente nelle opere e nelle parole, un sovrano che possederà tutte le scienze con eminenza. Non avrà dieci anni, ma sarà già più potente e più esperto di voi… Ma agirà in tutta la sua potenza solo dopo i trent’anni. Lo farò diventare un dio che sarà venerato come il Messia atteso. Fin dalla sua infanzia lo riconoscerete come vostro re… ».

Il diavolo ancora dirà loro, in quell’assemblea: « Infedeli al vostro Paese e alla vostra legge, ecco cosa siete… e quanto vi conquisto ogni giorno! Nonostante questo, siete infedeli e ingrati nei miei confronti ».

Il patto satanico: « Voglio, come vostro padrone, e pretendo che mi diate la vostra firma. Questa sarà la prova che, d’ora in poi, vi impegnate tutti a sacrificarvi per me, nel tempo e nell’eternità, a servirmi con fedeltà e senza riserve, a conquistarmi sudditi. »

Verrà stipulato un contratto con il quale il diavolo si obbliga a mantenere le sue promesse. « Ognuno – dirà satana – venga ad apporre la sua firma sul contratto e si impegni, con giuramento, ad essermi fedele fino alla morte! »

E questi infelici, pazzi di gioia, incantati dalle promesse del diavolo, deliziati dalle illusioni che gli spiriti della menzogna formeranno nella loro immaginazione, questi infelici firmeranno… volentieri e di gran cuore. Arriveranno a dire: “Se avessimo mille vite, le sacrificheremmo per te!

L’incantatore risponderà: “Non avete mille vite… Voglio solo che rinunciate a tutte le massime che il cosiddetto Figlio dell’Altissimo ha stabilito nella sua Chiesa. Voglio che quelli di voi che sono stati battezzati rinuncino al loro Battesimo… Dovete odiare questo cosiddetto Dio quanto me, ed in futuro dovrete adorarmi con adorazione ed amore: quell’adorazione che Egli esige per sé e che io giustamente merito di più. Vi darò tutto in abbondanza…”.  – Si deciderà di mettere in atto questa infelice legge… Essa contiene così tante bestemmie, imprecazioni e abomini contro il nostro adorabile Salvatore che la Suora non ha osato darne i dettagli. Gli empi esorteranno il popolo a rinunciare a questo Gesù che chiameranno falso profeta. Ma ci vorranno diversi anni prima che usino il rigore attraverso le loro diaboliche truppe di soldati.

LA TRIBOLAZIONE

Poi arriverà la persecuzione suprema e ci saranno tanti martiri quanti ce ne sono stati nei primi tempi della Chiesa. La veggente dice: « Quando i complici dell’anticristo cominceranno a fare la guerra, si collocheranno vicino a Roma, dove trionferanno… Ciò di cui sono certo è che Roma perirà del tutto; il Papa subirà il martirio e la sua sede sarà preparata per l’anticristo. Non so esattamente se questo sarà fatto un po’ prima di lui o dall’anticristo stesso quando entrerà nel corso delle sue vittorie.  – L’anticristo sarà circondato da una legione di demoni che, sotto le sembianze di angeli di luce, verranno a corteggiarlo. Al momento del suo trionfo, Dio invierà San Michele con le sue truppe di Angeli in aiuto della sua Chiesa. L’Arcangelo stesso apparirà per rafforzare i fedeli nella fede. La sua mano li nasconderà in ritiri segreti, dove rimarranno fino alla fine del mondo.  La tortura più comune inflitta ai martiri consisterà nel ripetere loro tutte le circostanze della crocifissione del loro Maestro, nell’odio e nel disprezzo della sua dolorosa Passione. Questa terra diventerà un luogo orribile, coperto da fitte tenebre, in cui si rifugeranno orrendi spettri. I poveri Cristiani che si saranno lasciati sorprendere e che avranno firmato questa legge maledetta, saranno sgomenti e scapperanno, spaventati, da una parte e dall’altra. Tuttavia, al momento della caduta nell’abisso più profondo dell’anticristo e dei suoi complici, Dio risparmierà un certo numero di suoi nemici: quelli che saranno stati i meno criminali. Permetterà loro di cadere a fianco dell’abisso di fuoco. – La grazia di Dio arriverà a coloro che vorranno riceverla. Sarà offerta a coloro che sono caduti accanto all’abisso. Due terzi saranno inghiottiti negli inferi. La metà del terzo conservato si convertirà al Signore. – Questi senza Dio avranno i loro altari ed i loro templi dove i loro sacerdoti cercheranno di imitare le cerimonie della vera religione.

Visioni e messaggi di Jeanne Le Royer sulla fine dei tempi:

(5) La Suora della Natività annuncia il regno dell’anticristo

LO SVILUPPO DEL SATANISMO, I FALSI PROFETI

Gesù: « Alcuni anni prima della venuta del mio grande nemico, satana susciterà falsi profeti, che annunceranno l’anticristo come il vero Messia promesso e che faranno distruggere tutti i titoli del Cattolicesimo… E farò profetizzare i bambini e i vecchi ».

Più si avvicina il regno dell’anticristo, più gli errori di satana si diffonderanno sulla terra e più i suoi satelliti faranno a gara per far cadere i fedeli nelle sue reti… Per copiare al meglio le sante istituzioni della Chiesa, i nemici della Religione creeranno organizzazioni di cosiddette suore, che faranno voto di castità e collaboreranno efficacemente all’azione distruttiva di satana. – Egli darà a queste donne una bellezza straordinaria e farà cose meravigliose attraverso di loro, in modo che tutti gli occhi saranno puntati su di loro; per questo, queste “vergini vestali” saranno considerate come una sorta di divinità. Le “vestali di satana” faranno sfoggio di estasi, predizioni e rivelazioni di cose occulte che tutti potranno ammirare. Si sentirà parlare solo di queste cose prodigiose e di quelle dei falsi maestri, che non di meno si sforzeranno di ingannare il popolo con fatti sensazionali in cui il diavolo avrà un ruolo importante.  – Questi cosiddetti santi, questi tanto onorati “benefattori”, avranno incontri notturni con le donne pseudo-religiose, che hanno fatto voto di castità. Una di queste “vergini vestali” di satana darà alla luce l’anticristo stesso, che probabilmente avrà come padre uno dei principali leader di questi incontri notturni.

LA LEGGE DANNATA

I servi di satana includeranno nella loro LEGGE l’errore che nega l’incarnazione del Verbo di Dio fatto uomo nel grembo della Vergine Maria. Pretenderanno di abolire completamente questo mirabile mistero. – All’inizio, terranno nascosta la loro legge maledetta… Questa legge sarà approvata da tutti i loro complici, ma uscirà solo pochi anni prima dell’arrivo dell’anticristo. Vedo in Dio che i Sacerdoti si stupiranno di questo cambiamento… Tuttavia, i ministri del Signore, più illuminati dallo Spirito Santo, saranno presi dalla paura per l’incertezza in cui si manifesterà… – O Dio! In quale agitazione vedo la Santa Chiesa, quando improvvisamente si accorgerà dei progressi di questi empi… Mai nessuna eresia fu così fatale!

DISORDINI NELLA CHIESA

Molto sangue sarà versato nella Chiesa in difesa di questa verità. I satelliti del diavolo, cioè gli empi, non vorranno soffrire i Sacerdoti, il Santo Sacrificio o gli altari. Non vorranno che appaia alcun segno di Religione; non tollereranno nemmeno un semplice segno di croce da parte di un Cristiano. – Questi empi avranno i loro altari e templi dove i loro sacerdoti cercheranno di imitare le cerimonie della vera Religione. Contraffaranno i Sacramenti. Ma poiché la loro religione è fondata solo sui piaceri dei sensi, disprezzeranno interiormente la vita crocifissa, la mortificazione e le sofferenze. Questi abili ciarlatani faranno a gara nell’inganno per sedurre i semplici che si faranno abbindolare. Questo si manifesterà presto nel loro pubblico disprezzo per la fede e la morale del Vangelo. Capiranno di essere stati scoperti, perché nessuno vorrà più avvalersi del loro ministero e nemmeno comunicare con loro. Ben presto perderanno l’onore e la reputazione presso tutti. La gente comune, invece di onorarli, li respingerà con un certo disprezzo. Quando si vedranno scoperti, andranno a chiedere consiglio ai loro capi nascosti nella città più famosa, a coloro che sono gli autori della loro fede ed i loro legislatori.

IL RITORNO DEI SACERDOTI PENTITI ALLA CHIESA

Ci sarà un’assemblea fatale. Lì, per effetto della grazia, alcuni prenderanno strade diverse e si diranno l’un l’altro: “Non perdiamo altro tempo; andiamo via subito e non ascoltiamo questi”. Diranno agli empi: “Non siamo più tra voi; torniamo alla Chiesa con cuore sincero e penitente”. Fuggiranno a gran velocità, per paura di essere arrestati dai satelliti di satana. Divenuti penitenti, diventeranno fedeli alla grazia e Dio li proteggerà. Non avranno paura di far conoscere, anche pubblicamente, ciò che erano prima. Saranno accolti con misericordia dalla Chiesa. Come i predicatori che predicano a bassa voce, andranno ad istruire i loro parenti, i loro amici e tutti coloro che sanno che hanno tradito con la loro ipocrisia. Sotto le loro azioni, si vedranno conversioni ammirevoli da tutte le parti. Gesù: « I malvagi tramano contro la mia Chiesa, ma secondo i decreti della mia giustizia, periranno e le loro leggi sacrileghe saranno abrogate. Sì… periranno; è deciso; la sentenza è pronunciata! Con il mio braccio potente li scaglierò come un fulmine nell’abisso, dove cadranno con la stessa rapidità e violenza di lucifero e dei suoi accoliti. »

Questa eresia si diffonderà a tal punto che sembrerà avvolgere tutti i Paesi e tutti gli Stati…

Visioni e messaggi di Jeanne Le Royer sui tempi finali:

La cospirazione modernista contro la Chiesa

QUESTI SFORTUNATI SEGUACI DI NUOVE DOTTRINE SI DIRANNO TRA LORO: « Non facciamoci scoprire. Non diciamo di cosa si tratta e qual è il nostro segreto… In apparenza, siamo sottomessi come piccoli bambini indifesi. Accostiamoci ai Sacramenti… Non lottiamo, ma agiamo con pace e dolcezza. »

Quando vedranno che hanno guadagnato un gran numero di discepoli, un numero grande come quello di un grande regno, allora questi lupi famelici usciranno dalle loro caverne, vestiti di pelli di pecora. Oh, come soffrirà la Santa Chiesa! Sarà attaccata da tutte le parti, non solo dagli estranei, ma anche dai suoi stessi figli che, come vipere le strapperanno le viscere e si schiereranno con i suoi nemici. – All’inizio terranno nascosta la loro legge maledetta. Questa legge sarà approvata da tutti i loro complici, ma non verrà fuori fino a pochi anni prima dell’arrivo dell’anticristo.

Vedo in Dio che i Sacerdoti si stupiranno di un tale cambiamento che è avvenuto senza che ci siano state più prediche come al solito. Tuttavia, i ministri del Signore, più illuminati dallo Spirito Santo, saranno presi dalla paura nell’incertezza di come andrà a finire…”.

O Dio! In quale agitazione vedo la Santa Chiesa, quando improvvisamente si accorge dei progressi di questi empi, della loro estensione e del numero di anime che hanno attirato nel loro partito! Questa eresia si diffonderà così tanto che sembrerà avvolgere tutti i Paesi e tutti gli Stati. Nessuna eresia è mai stata così fatale!

La Suora vede ancora che passerà molto tempo, forse mezzo secolo, dal momento in cui tutto è iniziato, al momento in cui la Chiesa se ne accorgerà. All’inizio questa eresia sembrerà magnifica. Si imporrà per la sua apparenza di bontà e persino di religione. Sarà una trappola seducente per molti.  Per avere successo, questi settari mostreranno innanzitutto un grande rispetto per il Vangelo e la cattolicità. Pubblicheranno persino libri di spiritualità… Inoltre, non ci saranno dubbi sulla loro santità. Per spirito di curiosità, le persone che vacillano nella loro fede si lasceranno incuriosire da ciò che accade in queste nuove religioni. Non si è mai visto tanto inganno sotto l’apparenza della religione… Questi orgogliosi ipocriti faranno bei discorsi per attirare anime vane e curiose, che correranno verso tutte queste novità e si lasceranno catturare più facilmente di un pesce nella rete. – Per evitare tante disgrazie, sarà necessario, con l’aiuto della grazia, aggrapparsi inviolabilmente alla fede. Dobbiamo sempre ricordare le nostre prime convinzioni, affinché la santa legge di Gesù Cristo rimanga, fino all’ultimo respiro, il sostegno e la regola di condotta… Per amore di Dio, dobbiamo respingere queste straordinarie singolarità.

La prima edizione (1817) di Vita e rivelazioni di Suor della Natività, volume IV, pp. 125-126, riporta il seguente testo: “Nostro Signore mi fece conoscere, e allo stesso tempo mettere in dubbio, se sarebbe stato alla fine del secolo del 1900, o in quello del 2000. Ma ciò che vidi fu che se il giudizio fosse venuto nel secolo del 1900, non sarebbe venuto che alla fine, e che se passerà questo secolo, il secolo del 2000 non passerà senza che venga, come vidi nella luce di Dio…”.

L’edizione successiva di padre Roberdel, conserva ovviamente questa stessa versione.

[Un facsimile dell’edizione originale del 1817 può essere consultato per una verifica tramite il link: http://books.google.fr/.]

Sarà ancora più grave e pericoloso per la Santa Chiesa che non si accorgerà di questi fuochi così presto.

Visioni e messaggi di Jeanne Le Royer sulla fine dei tempi:

(3) La grande apostasia, il fumo di satana.

LA GRANDE APOSTASIA

Vedo anche che più ci avviciniamo alla fine del mondo, più aumenterà il numero dei figli della perdizione e più diminuirà il numero dei predestinati. Questa diminuzione avverrà:

.1) Dal gran numero di eletti che il Signore attirerà [richiamerà] a sé, per salvarli dalle terribili piaghe che colpiranno la Chiesa,

2) dal gran numero di martiri, che diminuirà considerevolmente il numero dei figli di Dio sulla terra, ma la fede si rafforzerà in coloro che la spada non avrà raccolto.

3) Dalla moltitudine di apostati che rinunceranno a Gesù Cristo per seguire il partito del suo nemico.

[Apparirà la più disastrosa delle eresie. La fede si espanderà di nuovo: alcuni ordini religiosi rinasceranno, in numero ridotto; altri saranno fondati e il loro fervore sarà grande. La maggior parte di questi ordini durerà fino al tempo dell’anticristo, sotto il cui regno tutte le comunità subiranno il martirio, e saranno schiacciate e distrutte.

I FUMI DI sATANA

Poi annunciò un nuovo assalto alla Chiesa, attraverso un’eresia interna di cui diede i primi lineamenti; si riservò per dopo la descrizione completa di questa eresia fatale.

Lo Spirito di satana solleverà contro la Chiesa leghe, assemblee, società segrete… La Chiesa condannerà per prima la loro fatale dottrina.

Poi, gli scagnozzi di satana si nasconderanno nell’ombra e pubblicheranno molte opere che faranno molto male. Tutto avverrà in silenzio, avvolto in un segreto inviolabile.

Sarà come un fuoco che brucia sotto la cenere, senza rumore, e che si diffonderà a poco a poco. Sarà tanto più grave e pericoloso per la Santa Chiesa perché Essa non si accorgerà di questi incendi così presto. Alcuni sacerdoti vedranno il fumo di questo fuoco maledetto. Si solleveranno contro coloro in cui noteranno particolarità di devozione che si allontanano dalle buone usanze della Chiesa.

Tutto ciò deve accadere prima che venga l’Uomo della Perdizione

Visioni e messaggi di Jeanne Le Royer (1731-1798) sulla fine dei tempi: (2)

Prima della venuta dell’anticristo.

Un giorno mi trovavo in spirito in una vasta campagna, tutta sola e con Dio solo, mi apparve Gesù Cristo e dall’alto di un’altura mi mostrò un bel sole fisso su un punto dell’orizzonte. Mi disse con uno sguardo triste: « Il mondo sta passando e si avvicina il momento della mia ultima venuta. Quando il sole tramonta, si dice che il giorno sia passato e la notte stia arrivando. Tutti i secoli sono un giorno davanti a me. Giudica, dunque, quanto debba essere lungo il mondo dallo spazio che il sole deve ancora coprire. Guardai attentamente e giudicai che al sole restavano al massimo due ore.

A una domanda della Suora, Gesù rispose: « Non dimenticare che non si deve parlare del mondo come di mille anni; la sua durata è di pochi secoli. »

« Ma ho visto – aggiunse la sorella – che si riservava la conoscenza precisa di questo numero, e non sono stata tentata di chiedergli di più su questo argomento, contenta di sapere che la pace della Chiesa e la restaurazione della sua disciplina dovevano durare un tempo considerevole.

Prima dell’arrivo dell’anticristo, il mondo sarà tormentato da guerre sanguinose. I popoli si solleveranno contro i popoli; le nazioni, a volte unite, a volte divise, combatteranno per o contro lo stesso partito. Gli eserciti si scontreranno in modo orribile e riempiranno la terra di omicidi e massacri. Queste guerre, interne ed esterne, causeranno enormi sacrilegi, profanazioni, scandali ed infiniti mali. I diritti della Santa Chiesa saranno usurpati; essa riceverà grandi afflizioni. Vedo la terra scossa in vari punti da tremendi tremori. Vedo montagne spaccate con grande rumore e terrore nelle vicinanze. Vortici di fiamme, fumo, zolfo e bitume ridurranno in cenere intere città. Tutto questo deve accadere prima della venuta dell’uomo della perdizione.

Visioni e messaggi di Jeanne Le Royer sui tempi della fine:

Il Grande Giorno del Signore sta arrivando

Il Signore disse un giorno alla Suora della Natività:

« Ti ho scelta fin dalla tua infanzia, per fermare la moltitudine di peccatori che ogni giorno cade all’inferno. Ti ho dato visioni e rivelazioni perché tu le pubblichi e le faccia conoscere alla mia Chiesa… Il tempo è breve. Quello che ti dico qui, figlia mia, sarà letto e raccontato fino alla fine dei secoli.  Il Giudizio generale è vicino e il mio Grande Giorno si avvicina. Ahimè! Quante disgrazie lo colpiranno! Quanti bambini periranno prima di nascere! Quanti giovani di entrambi i sessi saranno schiacciati dalla morte nel bel mezzo della loro corsa! I bambini nel grembo materno periranno con le loro madri. Guai ai peccatori che vivono ancora nel peccato senza aver fatto penitenza! [Quando Nostro Signore dice che il Giudizio è vicino e che il suo Grande Giorno sta per arrivare, non significa, osserva la veggente, che arriverà in un tempo molto breve. Il Signore le rinnova l’affermazione che nessun uomo sulla terra conoscerà con certezza il giorno e l’anno]. Guai! Guai! Guai al secolo scorso! Questo è ciò che Dio ha voluto mostrarmi nella Sua Luce. Ho cominciato a guardare alla luce di Dio il secolo che inizierà nel 1800; con questa luce ho visto che il giudizio non c’era e che non sarebbe stato l’ultimo secolo. Con la stessa luce ho guardato il secolo del 1900, verso la fine, per vedere positivamente se sarebbe stato l’ultimo. Nostro Signore mi fece sapere, e allo stesso tempo mi mise in dubbio, se sarebbe stato alla fine del secolo del 1900 o in quello del 2000.

TU SEI PIETRO (4)

Monsignor Tihamér Tóth

VESCOVO DI VESZPRÉM

“Tu sei Pietro

STORIA E ATTUALITÀ DEL PONTEFICE ROMANO (IV)

1956

CENSURA ECLESIASTICA

Nihil obstat: Dr. Vicente Serrano, Censore

IMPRIMATUR: † JOSE MARIA. Ob. Ausiliario e Vicario Generale

Madrid, 2 marzo 1956

Capitolo IV

IL PAPATO NELLA BILANCIA DELLA STORIA

Se un acattolico vuole offendere un Cattolico, e gli sembra che sia giunto il momento di affondare un pugnale doloroso ed offensivo nel suo cuore, è quando gli dice con tono sprezzante e con un ghigno di disprezzo: “Papista!”. È pienamente convinto di aver fatto centro con i più, perché secondo lui, non c’è vergogna, umiliazione e offesa più grande che sputare su un Cattolico con l’aggettivo “papista”, cioè definirlo dipendente dal Papa. Questi sono gli uomini dalla testa vuota, coloro che non hanno nemmeno un’idea della Storia, perché chi conosce – anche a grandi linee – la storia universale, qualunque sia la sua religione, che sia ebreo o maomettano, non potrà negare il suo rispetto per il Pontificato, per questa istituzione sovrana che ha lavorato come nessun’altra per la cultura spirituale e materiale, per la giustizia ed il diritto. È vero che noi Cattolici credenti non vediamo in questo il più grande merito dei Papi. La nostra gratitudine ed il nostro amore per il Pontificato sono, in primo luogo, per avere conservato pura e trasmessa senza adulterazioni la dottrina di Gesù Cristo, e per essere la “roccia” su cui poggia incrollabile la vera Chiesa. Sì, questi sono i principali motivi di entusiasmo e di gratitudine. – Tuttavia, non sarebbe superfluo esaminare anche i grandi meriti del Pontificato che la Storia riconosce, a vantaggio della cultura e del benessere umano, per rendere il nostro amore ed il nostro rispetto per la persona del Pontefice. Non sarà superfluo, nel presente capitolo, guardare al Papa con occhi meramente umani, soppesando i suoi meriti o demeriti nella bilancia della storia, e che ci si ponga questa domanda: da un punto di vista puramente umano, è davvero vergognoso essere chiamati “papisti”, o possiamo piuttosto dire con santo orgoglio: “Grazie a Dio, sono un papista! In questa esclamazione dobbiamo certamente esplodere se esaminiamo con attenzione i meriti che i Papi si sono guadagnati nel propagare il Cristianesimo: in primo luogo, il Cristianesimo e, in secondo luogo, la cultura.

I Papi ed il Cristianesimo.

A) A cosa servono i Papi? Questa è la domanda che intendiamo delucidare. I malintenzionati osano rispondere in questo modo: “I Papi servono solo a tiranneggiare e a schiavizzare il mondo, sottomettendolo ai ai loro capricci”. Non hanno ragione nell’affermare una cosa del genere. Se il Pontificato esiste, è per darci Cristo, per annunciare al mondo la lieta novella del Vangelo e di comunicare agli uomini la grazia redentrice. Per questo Pietro andò a Roma, per predicare Cristo; per questo morì. Per questo i Papi hanno inviato missionari in tutto il mondo per predicare Cristo. Per questo vennero ad affrontare le potenze della terra e a combattere con loro, ed hanno dovuto essere tagliati fuori ed espulsi dalla Chiesa, solo per questo, per difendere la dottrina di Gesù Cristo. Per questo consentirono il luccichio esteriore che li circonda, e l’omaggio reso alle loro persona, per meglio servire la propaganda del regno di Gesù Cristo. I Papi hanno sempre ricordato con commozione la triplice confessione di amore di Pietro, secondo dopo la quale fu investito da Cristo di un potere sovrano: Simone, figlio di Giovanni, mi ami tu più di questi? È stata la domanda del Signore. E Pietro rispose: “Sì, Signore, tu sai che ti amo”. Poi Cristo gli disse: “Pasci i miei agnelli” (Gv XXI,15). Una seconda ed una terza volta Cristo ha richiesto questa confessione d’amore a Pietro, e per la seconda e terza volta ha ripetuto il suo incarico. Come potrebbero i Papi dimenticare che è proprio dall’amore che hanno ricevuto il loro potere trionfale nel mondo? … che devono proclamare l’amore, la pace, la benedizione, la buona novella di Cristo a tutta l’umanità: che al di sopra di ogni malvagità, di ogni male, di ogni odio e inimicizia umana, devono far trionfare l’amore intenso e autosacrificante, eroico di Gesù Cristo?

B) Se vogliamo riassumere in un’unica frase la storia ventennale e secolare dei 263 Papi, potremmo farlo con queste parole del divino Salvatore: “Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecore”. Tutti i Papi, Vicari di Gesù Cristo, hanno fatto di queste parole il loro dovere. E quanto hanno fatto e sofferto i Papi per il gregge di Cristo! Le persecuzioni del primo secolo si abbattono sul gregge per distruggerlo. Dov’è il pastore? Il pastore mercenario sarebbe fuggito; ma il buon pastore è con il suo gregge. I Papi stanno con il loro gregge nelle catacombe sotterranee, confermandoli nella fede e andando con i martiri al supplizio, per testimoniare Cristo con il sangue del loro cuore. Leggiamo l’elenco dei Papi, che certamente ci sorprenderà: “Pietro, Pietro, Lino, Clemente, Clemente, Evaristo”…, dopo i nomi di tutti loro la parola “martire”, “martire”, “martire”, “martire”, “martire”. Continuiamo a leggere: “Alessandro, Igino, Pio, Aniceto, Sotero, Eleuterio, Vittore”…, e dopo il nome di tutti loro la parola “martire”, “martire”, martire”… Per ventinove volte viene ripetuto il sorprendente ritornello: “martire”, “martire”. Veramente il Pontificato è sempre stato la forza, l’incoraggiamento e la forza, il respiro e il cuore del Cristianesimo.

b) E sempre, fin dai primi anni della nostra fede, il Pontificato è stato lo splendido faro della nostra fede. Il Pontificato è sempre stato uno splendido faro che ha indicato le rotte, e la piccola nave di Pietro ha lasciato una scia di benedizioni. Questo è quanto affermano diciannove secoli. Roma è il punto di partenza ed il centro della fede e della cultura cristiana. Quante volte, nella storia dei Papi, si è ripetuta la scena di San Pietro che cammina sulla superficie del mare e comincia ad immergersi! La storia registra molti momenti che sono stati allarmanti per la Chiesa. Ricordiamo un periodo nero: il tempo dell’eresia ariana, quando solo il Papa e pochi credenti rimasero fedeli alla fede nella divinità di Gesù Cristo; quasi tutto il mondo divenne ariano. Leggiamo le atroci persecuzioni di Giuliano l’Apostata. Ripercorriamo la storia degli scismi, delle rivoluzioni, il dispotismo di Napoleone… Sempre, quando sembra che le onde stiano per chiudersi sulla testa del Pontefice, si è sempre ripetuto alla fine della scena di la scena di Gesù Cristo con Pietro: E subito Gesù stese la mano, lo prese e gli disse: “Tu, uomo di poca fede, perché esiti?” (Mt XIV, 31). Il fatto che la dottrina di Gesù Cristo si sia mantenuta intatta per mille e novecento anni deve essere ascritto al merito dei Papi. Il fatto che l’incessante lavoro dei missionari abbia conquistato i continenti ed il mondo intero per Gesù Cristo è merito dei Papi. “Se la propagazione del Cristianesimo è un merito”, scrive il protestante Herder (Ideen zur Philosophie der Geschichte, II, 350 (Idee per la filosofia della storia), “i Papi hanno una grande parte di questo merito”. Il fatto che l’Europa non sia caduta davanti agli Unni, i Saraceni, i Tartari e i Turchi, è innanzitutto merito dei Papi.

C) Ci viene in mente uno strano pensiero: cosa succederebbe se Cristo apparisse di nuovo sul monte e andasse in Vaticano? Ah, sì, cosa succederebbe, cosa farebbe Cristo? Se passasse in rassegna con il suo sguardo onniveggente la vita dei 263 Papi, troverebbe anche ombre e debolezze umane in coloro che, pur essendo stati esaltati alla più alta dignità ecclesiastica, erano tuttavia uomini? Li troverebbe? Ah, sì! O il suo sguardo divino non si rattristerebbe a volte, e non brillerebbe forse con con lampi di luce? Ah, sì! Eppure… Anche con la misura più ristretta, a quanti dei 263 Papi si può rimproverare la negligenza del proprio dovere, l’eccessiva mondanità o la mondanità o gravi difetti morali? Forse, al massimo, sei o sette Papi. Tutti gli altri sono stati integri, di grande carattere; molti di loro martiri e santi canonizzati. Se il Signore – che conosce così a fondo le debolezze della natura umana, come nessun filosofo o storico potrà mai conoscerle, e penetra fino in fondo le leggi che presiedono allo sviluppo della storia – passasse il suo sguardo divino attraverso l’intera successione dei Papi, vedendo che l’energia vitale di quel piccolo granello di senape, seminato da Lui, ha portato tante foglie e fiori e magnifici rami sul robusto albero della Chiesa, e rivolgesse all’attuale Pontefice Pio XII – il “Pietro” di oggi – quella domanda che rivolse a San Pietro, chi lo considerano gli uomini, il Papa, prostrandosi in ginocchio, gli ripeterebbe le immortali parole: “Tu sei Cristo, il Figlio del Dio vivente”… Certamente, ripeto, non pronuncerebbe parole di condanna contro il Pontificato, né avrebbe gravi obiezioni da rivolgere ad esso, ma avrebbe certamente ripetuto le parole che disse a Pietro: “Beato te, Pio, perché la mia Chiesa poggia saldamente su di te…”. Questo è il grande valore storico dei Papi: su di loro poggia la Chiesa di Gesù Cristo.

I Papi e la cultura

Tutto ciò che è stato detto finora sui meriti del Pontificato è citato solo tra coloro che amano il Cristianesimo. tra coloro che amano il Cristianesimo, ne apprezzano il valore e lo considerano la più grande benedizione dell’umanità. Ma nella bilancia della storia ci sono altri meriti che costringono anche i non Cristiani a guardare al Papa con il più profondo rispetto. Solo gli analfabeti, che disprezzano la storia della cultura, possono facilmente esprimere giudizi e sentenze di condanna sull’indegnità di questo o quel Sommo Pontefice. Mi sembra meglio dare credito al famoso storico a-cattolico Gregorovius, che così scriveva: “La storia non ha abbastanza titoli distintivi per delimitare anche solo approssimativamente le imprese e la gloria imperitura dei Papi…”. Quali sono i grandi meriti culturali dei Papi?

Quelli che si sono guadagnati A) nel campo della cultura, B) nel campo della verità e C) nella propagazione e nella difesa del diritto. Insisto ancora una volta sul fatto che per noi Cattolici questi non sono i loro meriti principali. Il merito principale risiede nel fatto che essi sono il fondamento roccioso della Chiesa di Gesù Cristo. Ma non ho ritenuto superfluo passare brevemente in rassegna i loro meriti storici, per renderci sempre più consapevoli del nostro rispetto per il vicario di Gesù Cristo in terra.

A) Avremmo bisogno di molti volumi per delineare anche solo ciò che è dovuto alla cultura – sia spirituale che materiale – ai Pontefici di Roma.

a) Innanzitutto, dovremmo fare riferimento a tutta la storia della conversione dei popoli. Il Pontificato è una grande potenza che si estende su tutto il mondo, eppure non ha cannoni o mitragliatrici. E con quanta rapidità ha conquistato il mondo! Ha parlato all’altezzoso romano, dominatore di cento popoli, ed egli ha chinato il capo davanti a Gesù Cristo. Ha parlato al popolo greco, educato con la filosofia di Platone e Aristotele, ed il popolo greco ha chinato il capo davanti a Gesù Cristo. Aristotele, e il popolo greco chinò il capo ed ha abbracciato la nuova ideologia e le nuove norme di vita cristiana. – Parlò alle tribù barbariche che devastavano l’Europa, e anch’esse piegarono il loro collo rigido al giogo di Gesù Cristo. E ovunque apparve la croce, un nuovo mondo morale, sociale e politico sorse sulla mappa dei popoli: sparpagliati, si trovavano in un’unica città. Popoli nomadi e animosi si trasformarono in pacifici coltivatori della terra, delle scienze e delle arti. Solo il Pontificato, attraverso l’unità di fede e di morale, ha potuto realizzare questa unità di pensiero e di morale, questa nobilitazione dei cuori e degli spiriti, che è stato il fondamento, più solido della nostra cultura occidentale, di cui siamo così orgogliosi.

b) Ma, oltre a questa conversione dei popoli, dobbiamo anche menzionare quell’impareggiabile magnificenza e quel gesto di mecenatismo, insuperato da qualsiasi istituzione, con la quale i Papi riuscirono a dare impulso alle scienze e alle arti. Chiunque visiti Roma si trova ad ogni passo davanti a edifici, statue e magnifiche fontane erette dai Papi. Chi abbia visto le mirabili sale del Vaticano ed i suoi mausolei pieni di incomparabili tesori artistici, ed ha trascorso qualche ora nell’immensa biblioteca o nell’archivio vaticano, non ha bisogno di molte spiegazioni per rendersi conto di ciò che debba al Papato la più nobile cultura umana. Qualsiasi semplice manuale di storia dell’arte proclama eloquentemente le lodi dei grandi protettori di Bramante, Raffaello, Michelangelo, Bernini, Maderna, in altre parole, le lodi dei Papi. Chiunque visiti il museo di antichità in Vaticano noterà con sorpresa che le fondamenta di tutto il nostro sapere e della nostra educazione classica sono state salvate dalla distruzione dai musei vaticani. Ciò che tutti noi conosciamo in una semplice riproduzione dai libri di testo di seconda elementare, possiamo vederlo lì nella sua forma originale: il gruppo di Laocoonte, Arianna che dorme coperta da una magnifica veste dalle bellissime pieghe, l’Apollo del Belvedere, la statua di Zeus di Otricolo e molte altre opere di arte antica di altissimo livello. Pio XI ha giustamente elencato nella sua Enciclica “Deus scientiarum Dominus”, pubblicata nel 1931, tutta una serie di Università che devono la loro esistenza al Papato. Molti saranno sorpresi di sapere che le seguenti Università sono state fondate dai Papi: quelle di Bologna, Parigi, Oxford, Salamanca, Tolosa, Roma, Padova, Cambridge, Pisa, Perugia, Colonia, Heidelberg, Lipsia, Montpellier, Ferrara, Lovanio, Basilea, Cracovia, Vilnius, Graz, Valladolid, Messico, Alcalá, Manila, Santa Fe, Lima, Guatemala, Cagliari, Lemberg, Varsavia.

B) E non minore è il merito dei Papi nella propagazione e nella difesa della verità.

a) La soluzione dei problemi temporali e terreni dipende sempre dalla concezione che abbiamo  delle cose eterne. La politica, l’educazione, la vita sociale, la vita giuridica e morale sono legate alla risposta che diamo alle domande ultime. Il merito imperituro dei Papi è quello di aver educato l’Occidente cristiano ad una tradizione culturale forte, sicura e unitaria, attraverso la conservazione intatta delle verità religiose. – Sono sempre stati i Papi a proclamare e difendere in questo mondo il primato dello spirito sulla materia, dell’anima sul corpo, quello della moralità sull’interesse, quello del diritto sul potere, quello della giustizia sull’acquiescenza. A chi può sfuggire il fatto che nel rispetto di queste verità, la vita umana, sociale e collettiva, come pure quella personale, sia diventato il primo fattore culturale dell’umanità?

b) A causa delle grida di aiuto che l’umanità lancia nella sua sfrenata ricerca delle fallacie delle idee sbagliate, abbiamo conosciuto il valore culturale del Pontificato nella propagazione della verità. Tutti i progetti, i desideri e l’essere dell’uomo antico erano strettamente uniti al soprannaturale. L’uomo moderno ha voluto rompere i legami di questa unione, ha creduto di essere autosufficiente e di potersi redimere da solo. Tuttavia, dopo incessanti sconvolgimenti sociali e continue rivoluzioni, oggi sta di nuovo riconoscendo che anche per il giusto ordinamento della vita naturale e terrena, l’unica solida garanzia è l’umile sottomissione all’ordine soprannaturale. Solo la concezione del mondo, proclamata dai Papi fin da mille e novecento anni fa, può appianare i contrasti e porre fine alle incertezze, e dare risposte soddisfacenti ai molteplici problemi della vita. Se i Papi non avessero fatto altro che innalzare la fiaccola della verità, solo questo sarebbe bastato per considerarli i più grandi benefattori dell’umanità.

C) Ma si sono anche guadagnati meriti illustri nella difesa del diritto.

a) Raffaello, il grande pittore famoso in tutto il mondo, ha lasciato, tra i suoi affreschi in Vaticano, uno splendido sull’incontro tra Attila e Papa Leone I. L’esercito devastante degli Unni sta avanzando da Venezia verso Roma e minaccia di travolgere l’intero mondo civilizzato. In una situazione di urgenza, Papa Leone va ad incontrare Attila per chiedergli un po’ di pietà. Questo incontro di alto profilo si svolse a Mantova nell’anno 452. Nell’affresco di Raffaello, si vede un vecchio dai capelli grigi (San Pietro) accanto al Papa, che minaccia il principe distruttore con una spada sguainata in un’immagine simbolica, che ben illustra l’incrollabile coraggio con cui i Papi hanno sempre alzato la voce in difesa del diritto. Questa difesa del diritto era certamente ciò che pensava  il famoso Veuillot, pubblicista francese, quando scrisse: “Privando il mondo di Pietro, verrà la notte, una notte in cui si formerà, crescerà e salirà sul trono …. Nerone”. – I Papi non solo pubblicarono la dottrina di San Paolo, Paolo, secondo il quale il potere legale dello Stato è mantenuto dalla grazia di Dio (Rm XIII,1), ma si sforzarono di pubblicarla di fronte agli eccessi dello Stato. I Papi condannarono, da un lato, quella forma di sovranità popolare che che deriva tutto il potere dal popolo; ma condannarono anche la dottrina dell’onnipotenza statale, che fa derivare tutto il potere dallo Stato. I Papi non hanno mai smesso di insegnare la relazione tra diritto e morale, impedendo così che le questioni giuridiche si trasformassero in questioni di potere. Il diritto è ciò che è giusto; ma ciò che è giusto è prescritto dalle leggi eterne di Dio e non dal capriccio umano. Pertanto, chi ama Dio rispetterà anche la legge; l’uomo religioso è, quindi, il miglior cittadino. Proclamando e difendendo questo modo di pensare, il Papa rendeva un importante servizio al diritto. Nelle più grandi crisi della vita dei popoli, i Papi non trascurarono di alzare la voce in difesa di un’autorità superiore, dell’autorità sociale, dei doveri sociali e dell’ordine giuridico, gettando le basi di una vita sociale degna dell’uomo. “Nel Medioevo dice il noto storico Leo Henkik, – che non è cattolico (Geschichte des Mittelalters, II, 19 – Storia del Medioevo) – i veri baluardi della libertà politica erano i Papi”. Eppure, questa fiera posizione è costata loro così tanti sacrifici e sofferenze che quasi tutti i Papi avrebbero potuto dire ciò che Gregorio VII disse prima di morire: “Ho amato la verità e odiato l’iniquità; perciò muoio in esilio”. Pertanto, se Gregorovius, il famoso storico di Roma, che non è un cattolico, ha potuto scrivere: “La religione cristiana è stata l’unico baluardo contro il quale si è schiantata la marea dei popoli barbari”, non sarà certo difficile comprendere quest’altra sua affermazione: “Il rispetto che i popoli del Medioevo mostravano nei confronti della città di Roma era illimitato”. Sì, era illimitato perché l’umanità trovava nel Pontefice la migliore garanzia di un giudizio sereno e giusto.

b) Anche oggi ci sono molti che attaccano il Papa: perché? Sono feriti dalla fede cristiana? No. Lo attaccano perché il Pontificato è il principale rappresentante dei principi dell’autorità. Questo è sempre stato il motivo principale degli attacchi al Papa. – Le scuole di pensiero dissolute sono state ben consapevoli che il pontificato stesso è l’unico baluardo che debba essere seriamente preso in considerazione. – Per capire bene cosa significhi il Papato per la cultura e per l’umanità, bisogna considerare dove saremmo arrivati senza il suo aiuto, che ne sarebbe stato dell’Europa se fosse mancata questa potente difesa della cultura, della verità e del diritto? Se fosse mancato questo araldo del primato dello spirito e questo più vigoroso rappresentante del rispetto dell’autorità? Non sono io ad affermarlo, ma il famoso discepolo di Kant, Herder, che nel suo libro intitolato “Ideen zur Philosophie Geschichte der Menschheit”, “Ideas zur Philosophie Geschichte der Menschheit”, “Idee per la filosofia della storia dell’umanità”, scrive: “Il fatto che gli Unni, i Saraceni, i Tartari, i Turchi e i Mongoli non abbiano inghiottita per sempre l’Europa, è opera del Pontificato. Senza la gerarchia romana, l’Europa sarebbe probabilmente diventata preda dei despoti, teatro di continui litigi, o un deserto mongolo”.

* * *

Permettetemi, amati lettori, di ripetere alla domanda: dobbiamo vergognarci se uomini incolti ci chiamano sprezzantemente “papisti”? “È forse motivo di vergogna per noi che la nostra fede poggi sulla roccia di un’istituzione così incomparabile? O è piuttosto fonte di vergogna che alcuni non siano nemmeno a conoscenza dei fatti storici, che sono per sempre memorabili, per i quali il Pontificato si è guadagnato l’eterna gratitudine del di ogni uomo colto?

Sarebbe difficile riassumere ciò che l’umanità deve al Pontificato. Gli deve il fatto che la fede di Cristo sia giunta a noi indenne, intatta. Deve ad esso il fatto che la morale cristiana sia proclamata nella sua interezza ed incolume. Deve ad esso l’estensione del regno di Cristo. Gli deve tutta la cultura cristiana, le arti e le scienze. Gli deve gratitudine per la sua vigilanza e la sua tenacia nel custodire i tesori più preziosi, che sono la sua ricchezza ed il suo ornamento: la vita familiare, l’educazione, la giustizia reciproca. È proprio negli ultimi decenni che gli occhi dell’umanità si sono spesso rivolti a Roma: nel fiume di sangue della guerra e nel mare di miseria del dopoguerra. Come una roccia sopra le onde, il Trono pontificio si erge in alto, rafforzato da un’autorità raddoppiata, in mezzo ad una autorità, in mezzo ad un mondo in cui i troni secolari sono stati frantumati in schegge e sembra avviarsi a perire in assenza di autorità o per il dispotismo dei forti. La tiara papale brilla, quando accanto ad essa decine di corone reali sono cadute nella polvere.

E se l’umanità è così sciocca da continuare a suicidarsi e ad inseguire il fuoco fatuo delle filosofie seducenti e delle monete fallaci, continua a dissipare follemente i migliori tesori e i valori spirituali raccolti nell’antichità, anche così, in mezzo alle macerie caotiche di una società e di culture in disfacimento, l’istituzione del Pontificato resterà in piedi e svetterà, così come le piramidi d’Egitto si ergono e si stagliano ancora sull’Egitto, sugli strati di sabbia con cui i secoli le hanno ricoperte una dopo l’altra.

* * *

Amico lettore: ringraziamo il Signore che siamo “papisti”… anche noi!

Ave, Santa Roma!

La città eterna attira i pellegrini con un’attrazione incessante. Non si può visitare Roma senza incontrare pellegrini provenienti da tutto il mondo. Al di fuori della Terra Santa, calpestata dalle divine suole di Gesù Cristo, e al di fuori della patria in cui sono sepolti i nostri antenati, non c’è luogo in tutto il mondo così caro ai Cristiani come questa città santa. Ma ciò che amiamo non è la capitale di un antico impero mondiale. Né amiamo la città, museo di tesori artistici incomparabili. Ciò che amiamo è la “pietra” di Roma, la roccia su cui Cristo ha costruito la sua Chiesa. Amiamo il cuore che vi batte e che trasmette il sangue della vita cristiana a tutti i membri della Chiesa universale, che si estende in tutto il mondo. Amiamo il capo che comanda e e ordina a Roma e che proclama la dottrina di Cristo. Amiamo la mano paterna che si leva a Roma per benedire il mondo intero. In questo sta il fascino misterioso e attraente della “Roma eterna”.

“Ave, Ave, Santa Roma”, gridavano entusiasti i pellegrini nell’anno 1300, durante il Giubileo del primo Anno Santo, dopo una lunga e faticosa marcia, quando, finalmente, sotto i raggi del sole al tramonto, intravidero dal sole al tramonto, la città santa dall’alto del monte Mario. Ave, Roma santa”, esclama oggi ogni credente che medita su ciò che le anime cristiane devono a Roma. La caratteristica dei fedeli Cattolici è sempre stata, in tutto il mondo, il loro fervente e amorevole attaccamento alla Città Eterna. Questo è un fatto così noto che non è necessario soffermarsi su di esso. Sarà invece più istruttivo studiare le cause di tale fatto e porsi questa domanda. Perché ci chiamiamo Cattolici romani, cioè perché amiamo la Città Eterna? Ovvero, perché amiamo Roma con tanto fervore? La nostra risposta sarà duplice: in primo luogo, amiamo Roma perché è lì che batte il cuore della Chiesa e, in secondo luogo, perché è lì che vive il capo della Chiesa.

La Chiesa vive lì!

A Roma batte il cuore della Chiesa

Diciamo, innanzitutto, che siamo Cattolici romani e che amiamo Roma perché lì batte il cuore della Chiesa; perché: a) come questa città è stata lo scenario del glorioso passato del Cristianesimo, così b) in modo analogo, rimane oggi il luogo di culto del Cristianesimo.

A) Il passato glorioso del Cristianesimo era indissolubilmente legato al nome di Roma.

a) L’antica Roma pagana doveva anche essere bella; ma quanto era misera l’anima umana lì! I Romani illustri vivevano in palazzi di marmo ornati d’oro. d’oro: leggevano Omero, Orazio, Virgilio. Nel Foro la vita traboccava di febbri d’agitazione; un tempio si scontrava con l’altro…: ma anche le porte del Colosseo si aprirono, e l’imperatore, il politico, il guerriero, lo scrittore, il poeta, il sacerdote e le vestali guardavano con l’avidità di occhi che saltavano fuori dalle orbite per la lotta tra la vita e la morte dei gladiatori. E la folla – circa 90.000 uomini – riunita nel Colosseo ululava e ruggiva. Il Colosseo ululava e ruggiva di indignazione quando i gladiatori si trattavano con delicatezza o finivano di combattere rapidamente. Quegli spettatori volevano vedere sangue, sangue umano che colava a lungo. Loro, i sacerdoti, le sacerdotesse! Loro, i grandi statisti! E se il vincitore guardava verso il palco imperiale implorando la vita del suo avversario, che rotolava a terra, pieno di ferite mortali, il pollice della mano dell’imperatore si girava verso il basso, con un gesto sanguinario: nessuna pietà, uccidetelo, uccidetelo, uccidetelo!

Questa era la Roma pagana.

b) Ma un giorno un pescatore di Betsaida venne a Roma per una delle strade magnifiche; il suo nome antico era Simone, ma a quel tempo si chiamava Pietro. Su un’altra strada regale i soldati romani conducevano un prigioniero inviato da Festo, procuratore della Giudea; il suo nome era Paolo di Tarso. E mentre Pietro e Paolo varcavano le porte della grande città pagana, la storia la storia del mondo si capovolse. La Roma che un tempo era stata un nido e un semenzaio di sensualismo, di giochi gladiatori, di idoli pagani, divenne da quel momento in poi il punto di partenza e il propagatore di una nuova cultura, nobile e santa come lo era e lo è lo spiritualismo cristiano: Roma fu da allora in poi il cuore della Chiesa. E poiché tutto il sangue va al cuore, il mondo intero iniziò il suo pellegrinaggio a Roma. È la città più antica che ha visto la gente affluire a frotte quando ancora non si parlava di traffico turistico. Era il cuore della Chiesa! Per questo motivo Roma è diventata la “Città eterna”. Sì, è eterna. Ma ciò che è eterno in essa è solo quello che proviene da Pietro e Paolo. Da allora Roma è stata un luogo sacro per noi. Migliaia e migliaia di compagni Cristiane sono morte nel suo Colosseo, dilaniati dai denti di leoni, tigri, pantere e orsi. Migliaia di Sacerdoti, Vescovi, madri, fanciulle, bambini e vecchi sono morti per la vittoria della croce, per la causa di Cristo. Dalle loro tombe la nuova Roma, la Roma santa, la Roma eterna.

B) Roma è stata la scena dei primi secoli del Cristianesimo. è la fonte più abbondante delle energie che sono all’origine della sua attuale fioritura.

a) L’Italia, e all’interno dell’Italia Roma, hanno esercitato per secoli una forza attrattiva su popoli e individui. È possibile che i Cimbri, i Teutoni e i Celti siano stati attratti dalla loro patria settentrionale, nebbiosa e fredda, solo dal calore del cielo del sud pieno di sole; ed è possibile che molti viaggiatori moderni visitino l’Italia per i suoi tesori artistici. Ma è possibile affermare che la maggior parte dei treni espressi e dei lunghi convogli di pellegrini che si precipitano a Roma non vanno nella Città Eterna per godere del suo sole ed ammirare i suoi tesori artistici, ma, piuttosto, proprio come nell’antichità, la gente veniva a Roma per ricevere norme giuridiche, politiche, artistiche ed economiche, per poi tornare nella loro patria lontana con un nuovo spirito di lavoro, in un modo simile a quello di Roma, che è il centro della cristianità, così che, in modo simile, i Cristiani di oggi si recano a Roma in modo che, risvegliati spiritualmente dal cuore della Chiesa, possano poi tornare con nuova energia alle faccende e alle lotte quotidiane della vita! – Si dice che Goethe, quando fece il suo famoso viaggio in Italia, andò a Roma in fretta, quasi senza fermarsi. In realtà non si trattava di un viaggio, ma di una fuga; fuggire dall’atmosfera angusta e meschina, carica di nebbie dell’incertezza, verso la luce di una concezione risoluta e ampia del mondo. – Questo è ciò che sente il pellegrino romano. Sente come sia ringiovanito spiritualmente; come la sua anima si riempia di pensieri grandiosi ed edificanti quando contempla da vicino i valori e le misure assolute di eterna validità. I fedeli non vanno a Roma come turisti, ma come pellegrini pentiti, come pellegrini assetati, come esseri deboli in cerca di un rafforzamento spirituale. Perché chi andasse a Roma solo per vedere l’arte, andrebbe con gli occhi bendati e vagherebbe con l’anima chiusa. Cosa significano i tesori deperibili di una Roma artistica rispetto ai problemi eterni dell’esistenza, ai quali l’altra Roma dà risposte, la Roma santa, la Roma eterna?

b) Non è possibile descrivere, bisogna vivere le sensazioni che lì si impadroniscono della nostra anima. Siete davanti alla tomba di colui che che ha parlato con Gesù Cristo. Siete nella città dove il Vangelo è stato predicato incessantemente da quando il primo Papa vi ha messo piede. Vi trovate nella Roma cristiana, fondata non da Romolo e Remo, come si dice della Roma pagana, ma da Pietro e Paolo. Lì si respira l’aria di Cristo e si è impregnati dell’azione vivificante del Vangelo, il lievito divino che ha reso cristiana l’anima pagana, come ha trasformato il pantheon degli dei in un tempio dei martiri, in Santa Maria sopra Minerva. il tempio pagano di Minerva, ed in Santa Sabina il tempio pagano di Diana.

c) E a questo punto vorrei sottolineare un pensiero: Roma è diventata la madre comune di tutti i Cristiani, senza che nessuno di loro debba rinnegare la propria nazione.

Sì, perché quando andiamo a Roma, non andiamo con l’intenzione di visitare la capitale d’Italia, ma per raggiungere il cuore del mondo cristiano. Questo è l’unico modo per capire che i pellegrini che si trovano a Roma, lungi dal dimenticare la propria patria, da nessuna parte pensano ad essa con tanta pietà, e in nessun luogo cantano il loro inno nazionale con più fuoco come lì, nella città santa ed eterna della cristianità.

Sottoscriviamo, dunque, tutte le parole del grande scrittore francese De Maistre, che mette questo paragrafo nel suo libro intitolato Du Pape, Del Papa: “O santa Chiesa romana! Finché potrò fare uso della mia lingua, Dio ti salvi, madre immortale della scienza e della santità, e madre immortale di, salve magna parens! Tu hai diffuso la luce fino agli estremi confini della terra, dove ogni potere ostinato non ha posto alcun ostacolo alla tua influenza, e spesso anche a dispetto di esso. Sei stato Tu a porre fine ai sacrifici umani, alle usanze barbare ed ignominiose, alla notte dell’ignoranza; e dove i tuoi inviati non sono riusciti a giungere, là manca la cultura umana. I vostri sono gli uomini eccelsi. I vostri insegnamenti purificano la scienza dal veleno dell’indipendenza e dell’orgoglio, che la rendono sempre pericolosa e spesso dannosa. I tuoi Papi saranno presto riconosciuti come i primi fattori della cultura umana, i creatori della cultura umana, i creatori della cultura umana, i creatori della cultura umana creatori della monarchia e dell’unità europea, guardiani dell’unità europea, guardiani della monarchia e dell’unità europea, guardiani delle arti, fondatori e difensori nati della libertà civica, distruttori della schiavitù, nemici della tirannia, benefattori del genere umano”.

A Roma vive il Capo della Chiesa

Amiamo Roma non solo perché in essa batte il cuore della cristianità, ma anche perché in essa vive il Capo della Chiesa; in essa vive: A), il Papa; B), il nostro Santo Padre.

A) Amiamo Roma perché a Roma vive il Papa.

a) E chi è il Papa? Cosa pensa di lui la Chiesa cattolica? Perché quello che il mondo pensa di lui lo vediamo ad ogni elezione del Papa. La stampa di tutto il mondo pubblica grandi articoli, fa delle combinazioni per indovinare chi sarà il nuovo Papa, cosa ci si possa aspettare da lui, quale orientamento politico seguirà… Questo è ciò che pensa il mondo. E la Chiesa?

Ordina una messa speciale da celebrare al momento dell’elezione:

Missa pro eligendo Summo Pontifice“, “Messa per l’elezione del Sommo Pontefice”; e la preghiera di questa santa Messa dimostra in modo magnifico ciò che la Chiesa si aspetta dal Papa. Rivediamo questa preghiera: che Papa chiede la Chiesa? Uno spirito ardente di artista, un grande costruttore, un grande politico, un diplomatico? Un grande politico, un diplomatico? Nessuno di questi, ma un Papa che, attraverso la sua fervente sollecitudine per le nostre anime – “pio in nos studio” – sia sempre accettabile agli occhi della divina deferenza e degno di rispetto agli occhi del popolo. È così che la Chiesa prega per il Papa. E abbiamo imparato questa preghiera da Gesù Cristo stesso, che una volta disse a San Pietro: “Simone, Simone! ecco, satana ti insegue per vagliarti come il grano”. Ma Io ho pregato per te, affinché la tua fede non perisca; e tu, quando ti sarai convertito, rafforza i tuoi fratelli.” (Lc XXII,31-32). – Che parole incomparabili, Cristo ha pregato per Pietro! Cristo prega per il Papa, perché conosce il suo immenso valore: il destino eterno di milioni e milioni di anime immortali dipende dalla sua infallibilità, dalla sua fede incrollabile. Da Cristo i fedeli cristiani hanno imparato a pregare anche per il Papa.. Si racconta che, quando Pietro soffriva in prigione, la Chiesa incessantemente Dio per lui (Atti XII, 5).

b) Ma dalle parole di Cristo ricaviamo un’altra cosa: l’obbedienza al Papa, incomparabilmente più sottomessa e traboccante di pietà filiale, che ha sempre caratterizzato i popoli in cui c’è una vita veramente cristiana. Infatti, se Cristo ha incaricato il Papa di confermare i suoi fratelli nella fede, è giusto che a noi venga comandato di essere figli obbedienti del Papa, la cui missione divina è quella di guidarci ed orientarci nella nostra fede.

Che “obbediamo ciecamente al Papa“? Sì, signore! Così così come ogni uomo che non è pazzo è abituato ad obbedire ciecamente alla sua testa, e non alla sua mano o alla sua lingua. Perché le mani, i piedi e il corpo della Chiesa siamo noi, i fedeli. Il Capo è Cristo e il suo Vicario è il Papa. – Rivedete ciò che la Lettera agli Efesini dice di Gesù Cristo: ” Tutto infatti (il Padre) ha sottomesso ai suoi piedi e lo ha costituito su tutte le cose a capo della Chiesa,la quale è il suo corpo,la pienezza di colui che si realizza interamente in tutte le cose.” (Efesini 1, 22-23). Chi non sa che il Capo della Chiesa è Cristo e che il Vicario di Gesù Cristo in terra è il Papa? Noi amiamo Roma perché in essa abita il Papa, il Vicario di Gesù Cristo.

B) Ma il nostro amore ha radici molto più profonde. Non solo il Papa è il capo visibile della Chiesa, il suo governatore, ma anche il Padre amoroso di tutta la cristianità, il nostro Santo Padre; ed è proprio questa espressione che spiega appieno tutto il nostro tenero amore che i fedeli ferventi fedeli hanno sempre professato per Roma.

a) Gli stessi Cattolici sono pervasi da un profondo rispetto e da un’emozione del tutto particolare quando incontrano il Santo Padre in udienza. Quanti hanno vissuto un’esperienza simile a quella del potente ministro di Luigi Filippo re di Francia, Thiers, che durante la sua permanenza a Roma a Roma chiese un’udienza al Papa, ma a condizione che, essendo un protestante, non dovesse inginocchiarsi davanti al Pontefice e baciargli la mano. Quando questa richiesta fu comunicata a Gregorio XVI, questi rispose sorridendo: “Fate come piace a Thiers”. Il presidente del Consiglio dei ministri francese entrò e, trovandosi di fronte al Papa, sentì un forte richiamo, un sentimento forte e indefinibile invadere la sua anima. Si inginocchiò davanti a lui e gli baciò il piede. Il Papa gli chiese in tono di grande dolcezza: “Signor Ministro, è inciampato in qualcosa?”. E il ministro francese rispose con grande arguzia: “Veramente, siamo tutti ad inciampare nella grandezza del Papato”. Questo è ciò che provano anche i non Cattolici quando si trovano faccia a faccia con il Papa.

b) Cosa devono provare i fedeli quando pronunciano queste parole: “Nostro Santissimo Padre”? “Che nome sublime e piissimo! Quante cose dicono queste tre parole: “Padre nostro santissimo”! Prima di tutto, sono parole di fiducia. Tu sei è la roccia su cui poggia la nostra fede. Tu sei il fondamento su cui è costruita la nostra casa familiare, la Chiesa cattolica. Tu sei l’uomo su cui poggia la nostra Chiesa, l’arco della Chiesa universale. Tu sei il pastore che guida il cammino della nostra anima. Tu sei il cuore che batte in noi. Ma queste parole sono anche un segno di profondo amore. Tu sei il capo della grande famiglia, e tutti noi ci sentiamo a casa con te. Tu sei il padre, e i tuoi figli vengono da te da tutto il mondo. Accanto a te c’è “la patria delle anime”, come Sienkiewtcz chiamava Roma. Non c’è stato nessun altro regno al mondo con una tale varietà di lingue e una storia così ricca; i cui membri erano così diversi sia esteriormente che nella loro formazione culturale interiore, come la Chiesa cattolica. E tutta questa varietà è mirabilmente unita in un unico punto centrale della Chiesa: il Papa. Egli è il supremo legislatore, la guida, la roccia, il fondamento, il centro, il Vicario di Cristo!

c) Leggiamo la descrizione di quella visione sublime di cui al capitolo LX del profeta Isaia: Alzati Gerusalemme, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. Poiché, ecco, le tenebre ricoprono la terra, nebbia fitta avvolge le nazioni; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te. Cammineranno i popoli alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere. Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio. (Is LX,1-4) Sembra di assistere alla scena di un’udienza generale dei pellegrini che il Santo Padre concede in occasione di un Anno Santo. Come se i colori vividi di Isaia fossero stati ispirati da essa! Migliaia e migliaia di persone riempiono con nervosa attesa le magnifiche sale secolari del Vaticano; persone provenienti da tutti gli angoli della Chiesa universale, e come fratelli in Gesù Cristo, con le loro anime immerse nella preghiera, sono fianco a fianco e attendono il Padre comune di tutti, il Papa. Bianchi e gialli, europei, asiatici, Egiziani, pellegrini dell’India orientale, tutti insieme. La loro lingua è diversa, il loro vestito, diversa è la forma dei loro occhi, diversa è la cultura, ma una è la loro fede, uno è il loro Cristo, e uno è il loro Vicario, che sta già venendo nella sua veste bianca, che già risplende da lontano…; tutti si inginocchiano e baciano la mano del padre che benedice; non c’è quasi nessuno che non abbia le lacrime agli occhi. Ora tutti sentono la gioia di essere Cattolici. Che orgoglio santo appartenere a questa Chiesa universale! Che serenità sapere che la mia fede poggia sulla Chiesa universale, sulla “pietra”, su quella pietra sulla quale Gesù Cristo ha posto le fondamenta della sua Chiesa e ha promesso che “le potenze dell’inferno non prevarranno mai contro di essa”!

* * *

Una delle strade più famose di Roma si chiama Via Appia. È una strada triste, fiancheggiata da tombe che sorgono sotto pini e cipressi. Ad un incrocio, una piccola cappella segna il luogo in cui, secondo la tradizione, Pietro, fuggito da un’isola, si sarebbe rifugiato. Pietro, che era fuggito dalla prigione mamertina e intendeva lasciare Roma, incontrò il Signore Gesù Cristo macchiato di sangue e gli chiese, con l’animo commosso: Quo vadis, Domine, “Dove vai, Signore?”. Al che Gesù Cristo rispose queste bellissime e indimenticabili parole: “Vado a Roma, per farmi crocifiggere una seconda volta”. Pietro allora capì Gesù Cristo e tornò in città e, disprezzando la morte, lavorò per Cristo, fino al giorno in cui fu crocifisso il 29 giugno dell’anno 67, con la testa rivolta verso il basso, nel circo di Nerone, non lontano dalla sua tomba attuale, nella Basilica del suo nome. Il primo Papa diede la vita per Cristo nella città di Roma. A Roma vive ancora oggi il 263° successore di Pietro. E da allora, ubi Petrus, ibi Ecclesia; ubi Ecclesia, ibi Vita aeterna, “dove c’è Pietro, c’è la Chiesa, e dove c’è la Chiesa, c’è la vita eterna”. Queste parole sempre belle del grande vescovo di Milano, Sant’Ambrogio, non solo risplendono sulla cupola del Duomo di Milano, iscritte in lettere d’oro, ma vivono anche in lettere d’oro, ma vivono anche, in modo prodigioso e indelebile, in tutte le anime cristiane. Come non capire perché una tale moltitudine di pellegrini cristiani affluisca a Roma e perché, al primo sguardo sulla cupola della grande Basilica di San Pietro, scoppiano in questo grido entusiasta: “Ave, santa Roma“? Ave, Roma santa! Sotto il tuo pavimento attraversano i corridoi sotterranei, le catacombe sotterranee, le catacombe che custodiscono le tombe dei martiri cristiani che hanno dato la loro vita per Gesù Cristo. Santi sono questi corridoi, perché proclamano forte e chiaro con le loro immagini bibliche e le loro scene liturgiche, dipinte con linee crude, primitive e spigolose, che la nostra fede è la stessa di quella del popolo cristiano, che la nostra fede è la stessa di quei martiri e di quei primi fedeli, e perché è in questi corridoi, intrisi di sangue di martiri, che la nostra religione affonda le sue radici. Ave, Roma santa! In te sorge, sopra la tomba di San Pietro, la sua Basilica.

Ave, Roma santa! In te c’è la Basilica di San Giovanni con l’iscrizione cattolica sulla facciata. L’iscrizione cattolica sulla sua facciata: “Madre e capo di tutte le chiese.”.

Ave, Roma santa! In te si erge l’enorme obelisco di Piazza San Pietro, che proclama al mondo intero: Christus vincit, Christus regnat, Christus imperat“, “Cristo vince, Cristo regna, Cristo regna”.

Ave, Roma santa! In te batte il cuore della Chiesa e in te vive il capo di questa stessa Chiesa. Ecco perché dal profondo della nostra anima scaturisce sempre la preghiera, che sulle ali di una melodia che inviamo al cielo: “Dove giace la tomba di San Pietro e dove batte il cuore di Roma, da mille labbra, su mille lingue, dolcemente e fervidamente una preghiera: Custodisci, o Signore, il nostro santo Padre, il Vicario di Gesù Cristo”.

VIVA IL SANTO PADRE IMPEDITO!!

TU SEI PIETRO (3)

Monsignor Tihamér Tóth

VESCOVO DI VESZPRÉM

“Tu sei Pietro”

STORIA E ATTUALITÀ DEL PONTEFICE ROMANO (III)

1956

CENSURA ECLESIASTICA

Nihil obstat: Dr. Vicente Serrano Censore eccl.

IMPRIMATUR: † JOSE MARIA. Ob. Ausiliario e Vicario Generale Madrid, 2 marzo 1956

Capitolo III

LA CORONA DI SPINE DEL PAPA

Quanto sono misteriose e profonde le parole con cui Gesù Cristo ha voluto mostrare il futuro a Pietro, il primo Papa! “In verità, in verità, in verità io ti dico che quando eri più giovane, ti cingevi le vesti e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio, tenderai le mani e un altro ti cingerà e ti condurrà dove tu non vuoi.” (Gv XXI, 18). Che strano e misterioso! Pietro le ha capite? Allora è probabile che non le abbia capite. Non aveva ancora visto la croce che, il 29 giugno 67, sarebbe stata eretta sul colle del Vaticano, e sulla quale lui, il primo Papa, sarebbe stato eretto, a testa bassa, con la testa rivolta in giù, per suggellare con la vita la sua fedeltà a Gesù Cristo. Ma il Signore ci stava pensando. Pensava al martirio del primo Papa e di tutti gli altri. San Giovanni Evangelista non ha mancato di riportarlo: “Disse questo per indicare con quale tipo di morte Pietro avrebbe glorificato Dio” (Gv. XXI,19). Gesù Cristo vide molto bene che, nel corso dei secoli, i suoi nemici mortali avrebbero attaccato con accanimento proprio quell’istituzione dalla cui esistenza dipende il destino della Chiesa. Egli vide molto bene che la triplice corona, la tiara dei Papi, non sarebbe stata, in realtà, una corona reale, ma una triplice corona di spine, che insanguinava la fronte dei suoi Vicari. Studiando, dunque, in questa serie di capitoli, l’istituzione del Papato, il presente capitolo, che tratterà la seguente tesi, non sarà superfluo.

“La sollecitudine di tutte le Chiese” (2 Corinzi XI:28).

La prima corona di spine è l’accumulo di fatiche e doveri che il Papa deve compiere per la causa di Cristo, e che San Paolo esprime con queste parole: “…la cura di tutte le chiese” (2 Corinzi XI, 28).

A) Si sentono qua e là commenti infantili ed ingenui sulla vita del Papa: ha centinaia di stanze in Vaticano, può andare in giro per il suo Vaticano, può andarsene in giro come vuole, mangia e beve come vuole, tutti si inchinano a lui, lui è un “signore sorprendentemente grande”. Chi non ha mai visto il Papa lo immagina così.

Invece, coloro che conoscono i suoi orari, i suoi doveri ed il suo lavoro sovrumano;

chi sa come si alza presto e come lavora incessantemente fino a tarda notte; quelli che sanno che dal primo gennaio al 31 dicembre, giorno dopo giorno, riceve 3.000 interpellanze ed invia altrettante risposte; chi sa che concede costantemente innumerevoli udienze a visitatori che arrivano da tutto il mondo, dai più modesti ai più illustri. Chi sa a quanti consigli e riunioni partecipi e come non solo guidi la vita spirituale dei 460 milioni di fedeli cattolici, ma anche come spiani la strada per la conversione dei non credenti. Chi sa tutte queste cose non invidierà ingenuamente questa “grande signoria” del Papa, ma guarderanno a lui con rispetto e ammirazione, in quanto primo operatore della causa di Gesù Cristo. Vedranno nel Papa il “servo dei servi di Dio”, al quale si possono applicare, in senso stretto, le parole di San Paolo, secondo cui su di lui pesa “la sollecitudine di tutte le Chiese”.

B) E quanto è ammirevole: i compiti e i doveri si moltiplicano ai nostri giorni. Il fatto è che la sua autorità stia crescendo sempre più in tutto il mondo. Notiamo con particolare gratitudine alla divina Provvidenza, che quando nel caos che ha seguito la guerra mondiale, grandi imperi scomparvero, diversi troni crollarono, e la fiducia che gli uomini avevano riposto nelle monete, nelle scuole e nelle filosofie andò in frantumi, fu proprio allora che la voce delle trombe d’argento che risuonava nella Basilica di San Pietro, si fece più penetrante e robusta; e, giorno dopo giorno andò crescendo il numero di uomini, popoli e Paesi, la cui attenzione, speranza, aspettativa ed omaggio sono rivolti verso il Vaticano, da dove giunge ovunque il suono trionfale delle trombe: Tu sei Pietro e… su questa pietra edificherò la mia Chiesa (Mt XVI, 18).

È con gioia e quasi con orgoglio che vediamo come, soprattutto dal dopoguerra, sia cresciuta in modo costante e al massimo grado, l’autorità del Papa agli occhi del mondo. Quante milioni di persone guardano a Roma ed ascoltano la parola del Papa!

Non dobbiamo dimenticare, in mezzo al nostro mondo, quanti milioni di persone guardano a Roma e ascoltano la parola del Papa, e come l’enorme compito del Papa di guidare il mondo intero sia in costante crescita.

Il lavoro del Papa di guidare il mondo intero.

Chi è malato, perché io non sia malato con lui?

(2 Corinzi XI, 29)

La seconda corona di spine – più pesante e dolorosa della prima – è l’accumulo di ansie e di preoccupazioni, e le innumerevoli pene e dolori causati dalla persecuzione contro il Signore. “Chi è malato, che io non sia malato con lui?”. -Il Papa potrebbe ripetere con San Paolo: “Chi si scandalizza che io non sia addolorato?” (2 Cor XI, 29). A volte incontriamo esseri stanchi, privi di umorismo, che si lamentano tristemente: “Come sono stanco? Non ce la faccio più, ho tante fatiche, tanti dolori, tante responsabilità sulle mie spalle! Ebbene, cosa deve provare il Papa che deve gestire non una scuola, non una banca, non un ministero, non un Paese, ma la più grande comunità universale, che conta i suoi membri non a migliaia, non a centinaia di migliaia, ma a centinaia di milioni, e il cui campo d’azione non si limita ad un villaggio o ad un paese, a una provincia, a una regione o a un Paese, ma si estende a tutto il mondo, da Est a Ovest, da Sud a Nord? Ogni giorno giungono al Papa notizie sullo stato della Chiesa in tutto il mondo e sulle sorti, prospere o avverse, della stessa, ovunque. Ognuna di queste notizie ha una risonanza speciale nel suo cuore paterno. Tutte le lamentele, tutti i dolori e tutte le disgrazie di tutti i Paesi, isole e continenti e persino delle regioni polari, hanno un’eco nel suo cuore paterno. Quando si dichiara guerra ai principii cristiani, quando si vuole estirparli dalle anime degli uomini e delle donne, con la religiosità di un popolo con astuzia e furbizia, su chi sferrano i colpi più terribili, se non sul Papa? Come si può calcolare l’immenso dolore che deve aver riempito il cuore del Papa a causa dell’inumana persecuzione religiosa del Soviet russo e la sanguinosa persecuzione della Chiesa in Spagna e in Messico? Osserviamolo mentre quando riceve i pellegrini di un paese: quale ansia, quale compassione, quale amore vibra nelle sue parole! Lui che conosce tutte queste cose, cerca di mitigare tanto dolore; perché è giusto che i figli vogliano mitigare le preoccupazioni dei genitori. Come possiamo addolcire le pene del Papa? a) Innanzitutto con le nostre preghiere. Preghiamo per l’intenzione del Papa. Che bella abitudine inserire nelle nostre preghiere i mille dolori, le ansie, e dolori di colui che è il Capo di tutta la cristianità, “affinché perché Dio lo custodisca e non lo consegni nelle mani dei suoi nemici”!

b) I fedeli possono anche mitigare le pene del Papa con un contributo materiale. So che questo suona strano in mezzo alle difficoltà moderne. So quanto sia difficile la vita oggi in tutto il mondo. Eppure, da ogni parte del mondo il denaro di San Pietro viene inviato al Santo Padre. Questo nome non è già molto significativo? Il denaro di San Pietro! Non “denaro di Benedetto”, non “denaro di Pio”, ma denaro di San Pietro. L’obolo di Pietro. Questa è la fonte delle grandi somme di denaro che il Papa investe… In cosa? Nella sua cucina, nella sua casa, nei suoi vestiti…? Ah, no. Non ne ha bisogno,

perché vive come un modesto religioso. La somma esorbitante con cui il Papa è solito aiutare i poveri di tutto il mondo, quelli che soffrono la miseria, gli sfortunati ed i missionari. Per questo motivo, ovunque ci sia un amore un po’ vivo per il Padre comune del Cristianesimo, si cerca almeno di aiutarlo con un modesto contributo, perché si vede che su di lui grava la sollecitudine di tutte le Chiese. E non c’è da temere per il cambio della propria Nazione a causa di questi oboli. Non mancano coloro che ci accusano che questi oboli diminuiscano il valore della propria moneta. Mi sembra che basti rispondere con una sola frase. Non so esattamente a quanto ammonti ogni anno il denaro di San Pietro. Ma una cosa la so: che non è nemmeno un decimo di quello che noi ungheresi permettiamo di mandare all’estero, per esempio, per comprare le arance o altri prodotti di cui il nostro mercato interno è carente.

La persecuzione del Papa.

Il Papa ha anche una terza e dolorosissima corona di spine: l’odio e la persecuzione costante a cui il Papato è esposto da mille e novecento anni, che non è altro che il compimento di tre profezie di Gesù Cristo.

Tre profezie di Gesù Cristo.

Di quali profezie si tratta?

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A) La prima: Un altro vi cingerà e vi condurrà dove voi non volete (Gv XXI, 18).

Come si è adempiuta, parola per parola, in tutta la storia della Chiesa! – Ripercorriamo la serie dei Papi. Nei primi secoli, essere Papa equivaleva ad essere un martire. Fino a Costantino il Grande ci sono stati 32 Papi; 30 di loro morirono da martiri e gli altri due finirono la loro vita in esilio. Dov’è la dinastia che ha iniziato il suo regno con trenta martiri? La maggior parte di loro non raggiunse nemmeno i trenta monarchi. Ma anche dopo Costantino, quali sofferenze accompagnarono la va del Pontefice! Basterà citare alcuni fatti. Innocenzo I e San Leone Magno sono assediati da Alarico e dai Vandali. Giovanni I muore in prigione. Agapito muore in esilio. Silverio viene portato su un’isola, dove muore di fame. Vigilio viene bandito. Martino I deve portare le sue catene fino al Mar Nero. Sergio I vive per sette anni in esilio. Stefano III è costretto a ricorrere all’aiuto dei principi franchi. Leone III viene maltrattato. Leone V muore in prigione. Giovanni X viene strangolato a morte. Benedetto VI, nel castello di Sant’Angelo. Giovanni XIV muore di fame in prigione. Gregorio V viene bandito da Roma. Silvestro II, avvelenato. Gregorio VII muore in esilio a Salerno. Pasquale II, a Benevento, di pura miseria. Innocenzo II viene catturato da Rogerio, principe di Sicilia. Lucio II viene ferito in una ribellione. Alessandro II deve fuggire dal Barbarossa. Lucio III muore in esilio. Gregorio IX deve assistere alla distruzione dei templi di Roma da parte dei Saraceni. I Saraceni distruggono i templi di Roma. Innocenzo IV fugge da Federico II. Alessandro IV muore in esilio a Viterbo. Bonifacio VIII si ritrova nelle mani di di Filippo il Bello. Clemente V inizia la prigionia di Avignone, che dura settant’anni. Urbano VI deve assistere al grande scisma. E poi seguono i dolori della Riforma! Sotto Urbano VIII, scoppia il giansenismo; sotto Alessandro VII, il gallicanesimo; sotto Innocenzo VII, il Re Sole; Clemente XI e Clemente XII hanno dovuto sopportare le offese dei monarchi di Napoli, Madrid, Parigi e Vienna. Benedetto XIV (il Papa più saggio) deve subire il sarcasmo di Voltaire. Clemente XIII e XIV dovettero assistere alla persecuzione dei gesuiti. Pio VI fu costretto a fuggire a Venezia. Pio VII, a Fontainebleau. Pio IX, a Gaeta. Durante il pontificato di Leone XIII il Kulturkampf, la “guerra culturale” tedesca, si scatena. San Pio X muore rattristato

dall’infedeltà della Francia e dal modernismo. Pio XI vive nell’amarezza dalla persecuzione della Chiesa in Russia, Messico e Spagna… Gregorio XVII, appena eletto viene impedito nel suo operato e vive da recluso nel palazzo di Genova (ndr. -) … un altro ti cingerà e ti condurrà dove tu non vuoi andare…. Come si sono realizzate le parole del Signore!

B) E si compì anche un’altra profezia: Simone, Simone, ecco, satana ti insegue per vagliarti come il grano (Lc XXII, 31).

Quando Satana vide che il trono del Pescatore era saldo anche in mezzo ai mari di sangue che minacciavano di straripare, e che stava in piedi anche dopo le rivoluzioni, le eresie e i bandi, cambiò la sua tattica per una molto più pericolosa: si spinse fino alla roccia stessa del Papato quando, nel IX e X secolo, sulla sede di Pietro sedevano uomini che non erano certo i più adatti a far fiorire la Chiesa con con fiori di santità e slancio di vita. L’istituzione del Papato avrebbe dovuto crollare con la forza, non in mezzo a ondate di sangue, né tra il fragore delle eresie, ma nella calma corrosiva di quei secoli. Questa roccia granitica non fu nemmeno smossa.

satana vi insegue per vagliarvi come grano“. Diverse volte nella storia si è ripetuta la scena più triste della Santa Passione: il tradimento di uno degli apostoli. Qualsiasi altra istituzione sarebbe crollata irrimediabilmente. Ma questa, se non è stata creata da Dio il giorno della creazione, è stata chiamata a vivere dalla parola specialissima e creativa del Figlio di Dio: “Tu sei Pietro…”.

satana vi insegue per vagliarvi come il grano“. La storia della Chiesa è una lotta continua di terribili persecuzioni, interrotte da brevi intervalli di pace. Il monarca più potente d’Europa, Federico Barbarossa, assedia Roma, e non sembra che abbia intenzione davvero di farla finita con il Papato, privo di aiuti umani e senza possibilità di salvezza. Ma ecco, i formidabili accampamenti che circondano Roma… Che cosa è successo, intendono forse incendiare la città? No. La peste imperversa nell’accampamento, e stanno bruciando i cadaveri di migliaia e migliaia di soldati. I falò non bastano più e i morti vengono portati a migliaia sulla riva del mare e gettati in acqua. Poco dopo Federico Barbarossa arriva a piedi nudi per fare penitenza… Il sultano Saladillo invia a Pio II il seguente messaggio: “Vengo a Roma; intendo trasformare la Basilica di San Pietro in una moschea”. Il Papa rispose: “La nave può essere sballottata dalla tempesta, ma non affonda”. E non affondò! Queste lezioni sono servite alle generazioni successive? No. Napoleone disprezzò le minacce del Papa, deridendo Pio VII ed esclamando altezzosamente: “Il Papa crede davvero che questa scomunica farà cadere le armi dei miei soldati?” Ma arrivarono fuoco…, neve…, ghiaccio…, carestia…, e le armi, nel senso più reale del termine, caddero dalle mani morte dei soldati, che stavano morendo di freddo. E poi vennero Waterloo e Sant’Elena. Solo rimane nelle pagine della storia, come qualcosa che non doveva più essere, il ricordo di quell’imperatore. Il papato, invece, è ancora in piedi, e il Papa porta ancora in testa la sua triplice corona di spine,

C) Sta in piedi perché il Signore ha fatto una terza promessa, e anche questa si è realizzata: E le porte degli inferi non prevarranno contro di essa (Mt XVI,18).

16, 18).

a) Si è adempiuta nel passato e b) si adempirà anche nel futuro.

Non vi ricordate la favola del leone malato? Il leone giaceva malato nella sua tana. Gli animali andarono a visitarlo uno dopo l’altro. Arrivò anche la volpe, ma si fermò all’ingresso, non volendo non volendo entrare. – Perché stai fuori? -gli chiesero. – Le impronte mi spaventano”, rispose, “vedo che molti animali sono entrati, sì, ma nessuno è tornato. Questa è la favola; ed è chiaro che l’arciduca Rodolfo vi alludeva quando, esortato ad attaccare il Papa e la Chiesa, rispose solo: “Sì, molti animali sono entrati, ma nessuno è tornato”. – L’altare di Giove della capitale è affondato per sempre, e tutto ciò che rimane è il ricordo degli imperatori e dei re che dichiararono guerra senza quartiere al Papa… Ma l’istituzione del Papato vive, fiorisce e risplende sempre di più. La tomba del pescatore di Galilea è stata, da mille e novecento anni a questa parte, una fonte di vita e di valori eterni ed inesauribili. L’ovvia verità di quell’adagio francese si è sempre avverata: “Qui mange du Pape, en meurt“, “Chi mangia dal Papa, ne muore”.

Quante cose hanno visto e vissuto i Papi in una successione infinita! Hanno visto come l’odio degli imperatori romani sia stato rivolto contro la giovane Chiesa…, e hanno visto come la maggior parte dei persecutori è stata annegata nel proprio sangue. Hanno visto sotto l’arco di trionfo di Tito le masnade germaniche, bionde e vittoriose, stupiti del fasto di Roma, che guardavano con occhi azzurri e e stupefatti…, ed hanno visto anche la morte dei capi germanici e udirono le marce funebri dei loro guerrieri, che li accompagnarono alla tomba. Hanno visto Carlo Magno risplendere di maestà imperiale ed hanno anche visto la fine dei Carolingi. Hanno visto quando hanno combattuto la Chiesa gli Hohenstaufen, e come, finalmente, hanno visto la testa bionda dell’ultimo Hohenstaufen rotolare sotto la scure del boia! Hanno visto molte dinastie sorgere e cadere sui troni d’Europa. Hanno visto sorgere i Carolingi, i Capetingi, ed i Valois. dei signori sassoni, danesi e normanni d’Inghilterra; delle famiglie dei Plantageneti, dei Lancaster, York, Tudor e Stuart. Hanno visto l’ascesa dei mongoli e degli zar di Russia; hanno visto i Romanov e i Gottorpo. Hanno visto gli Arpadi, gli Angiò, gli Asburgo, gli Orléans, gli Angulema, i Borboni. Hanno visto il Re Sole nel pieno del suo sfarzo; ma hanno anche ascoltato le parole che un grande oratore, Massillon, pronunciò sulla bara di quel monarca: “Fratelli, fratelli miei, sorelle mie, fratelli miei, solo Dio è grande! Hanno visto brillare la gloria di Napoleone e l’hanno vista spegnersi a poco a poco. E non è stata la forza delle armi a sostenere la Chiesa. Dietro non ci sono cannoni, né baionette; solo una promessa divina che aleggia sopra di essa, ed è la parola di Dio, e questa è la parola del suo Fondatore: “Le porte dell’inferno non prevarranno mai“.

(b) La promessa di Cristo si realizzerà anche in futuro.

– Verrà mai un giorno in cui il Papato perirà? … potrebbe chiederci qualcuno. Risponderemmo, con tutti coloro che sanno studiare la storia: non sembra che sia in via di estinzione. In passato ha saputo resistere a tutte le eresie, a tutti gli scismi, a tutte le rivoluzioni e agli intrighi umani; ai nostri giorni cresce ai nostri occhi e diventa sempre più forte. Quanto più spaventosamente le onde di un mare ruggente, pieno di neri presagi, sballottano il mondo, tanto più fiduciosamente sollevano il clamore del loro sguardo verso l’unico punto fermo che non vacilla, all’unica luce che ancora risplende imperterrita in mezzo al cataclisma, all’unico potere che rimane saldo. – Chi sa studiare la storia è obbligato a meditare sulla forza misteriosa che, superando tutti i calcoli di probabilità, e persino in mezzo a troni e regni in disfacimento, solleva in alto, con bellezza incontaminata e con una forza di attrazione sempre maggiore, il pontificio Trono. Se possiamo parlare di miracoli nella storia, dobbiamo chiamare un miracolo questa salda istituzione del Pontificato, che rimane quando tutto il resto soccombe e non proprio nella calma dell’Oriente, che finora ha goduto di una certa immobilità, ma in mezzo ai continui sconvolgimenti e turbamenti dello spirito europeo. Sicuramente il famoso storico anglicano MACAULAY pensava a tutte queste cose, quando scrisse le seguenti belle parole: “Quale istituzione, con l’eccezione della Chiesa cattolica, che sia stata testimone di quei tempi in cui dal Pantheon saliva ancora il fumo dei sacrifici e quando leopardi e tigri ruggivano nell’anfiteatro di Flavio? Le case reali più orgogliose risalgono a ieri, se le confrontiamo con la serie dei Papi. La repubblica di Venezia era quella che più si avvicinava al Pontificato. Ma la repubblica veneziana, molto poco in confronto al potere dei Papi, scomparve per sempre, e il Papato sussiste. E sussiste non nella decadenza o come un residuo antiquato di tempi che non sarebbero mai più tornati, ma traboccante di vita e di forza giovanile. E non c’è il minimo segnale che indichi la fine di questo lungo regno della Chiesa cattolica … Questa Chiesa ha visto l’origine di tutte le forme di governo e di istituzioni religiose che esistono oggi nel mondo, e non siamo sicuri che non sia chiamata a vederne la fine di tutte. Questa Chiesa era grande e rispettata già prima che gli Anglosassoni mettessero piede nella terra di Britannia e prima che i Franchi passassero il Reno; ed era grande e rispettata quando gli accenti dell’eloquenza classica risuonavano ancora in Grecia e nel tempio della Mecca si adoravano idoli pagani. E può anche darsi che sia ancora in piedi, con il vigore di una giovinezza intatta, quando un giorno qualche viaggiatore della Nuova Zelanda, in mezzo ad un deserto, si appoggerà ad una colonna crollata del London Bridge per disegnare le rovine del tempio di San Paolo”. – È la trasposizione nel linguaggio di uno storico di queste parole senza tempo della Sacra Scrittura: “Le porte degli inferi non prevarranno contro di essa“. (MACAULAY: Saggi critici e storici. Lipsia, 1850. Volume IV, p. 98).

* * *

Chi può dire cosa riserva il futuro se non Dio, che conosce ogni cosa? Verrà mai un giorno in cui il Pontificato riacquisterà tutto il lustro e il potere che aveva  nel Medioevo, o verrà un tempo in cui il Papa sarà di nuovo povero, come il Papa è stato nel Medioevo, povero, povero come Pietro, e vagabondo e senza una patria dovrà predicare Cristo? Non lo sappiamo. Ma una cosa la sappiamo di sicuro:

Sappiamo che ci sarà un Papa finché ci sarà un uomo sulla terra.

Come facciamo a saperlo? Perché, molto semplicemente, finché ci sarà un uomo sulla terra, avrà un cuore umano con una fame di nobile e di bello, e avrà un’intelligenza con una fame di verità, e avrà un’anima sempre insoddisfatta, che non potrà essere placata né da radio, né da aeroplano, o qualsiasi altra meraviglia della tecnologia futura, (né dal transumanesimo distopico – ndr. -) né dalle meraviglie della tecnologia futura, ma avrà voglia di Dio … e finché ci sarà un uomo sulla terra, un uomo che anela a Dio, la Chiesa cattolica, che è l’unica scelta da Dio per comunicare con l’uomo, deve restare in piedi, ed il Pontificato, cioè la solida roccia su cui si fonda la Chiesa, deve stare in piedi. – Per mille e novecento anni i più grandi odi della storia si sono infranti contro questa solida roccia, e ci sono stati attacchi, guerre e persecuzioni incessanti; ma è essa rimasta salda, ferma ed incrollabile, vedendo la nascita e la morte nei secoli di dinastie, e l’ascesa e la caduta di Nazioni. Le sue fondamenta più profonde sono perse nel divino e non c’è nessun potere in grado di raggiungere quelle fondamenta. La mano di Dio, che la difende, è troppo alta perché la malvagità umana possa raggiungerla. La roccia si erge ancora, la Chiesa si erge ancora, salda su quella roccia. E da quella salda roccia, come un faro dell’eternità, si leva la fiaccola della luce che è tenuta dalle mani di Pietro, il pescatore. E per quanti numerosi millenni la terra possa esistere, quella fiaccola divina non cesserà mai di brillare, coronata da una triplice corona di spine pungenti, fino a quando lo splendore di quella luce non si perderà nei bagliori del grande giorno del Giudizio. Fino a quando non si perderà nel suono delle trombe angeliche, la voce di Pietro, il pescatore, risuonerà, guidando i mortali. Perché le parole di Gesù Cristo sono eterne: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa“. E le porte dell’inferno non non prevarranno contro di essa.

[Nota redazionale: Questo dovrebbero ben considerare gli usurpanti apostati che occupano truffaldinamente il Soglio di S. Pietro, e tutti i poteri mondialisti guidati dalle bestie massoniche dei kazari, tutti i governanti attuali di Nazioni schierate compatte contro la Chiesa di Cristo, Nazioni apparentemente tra loro antitetiche ma in realtà tutte unite nella unica feroce lotta contro Cristo ed il suo Vicario (si, la Cina, la Russia, l’Impero anglo-americano, l’India, tutta la Comunità europea, sono tutti diretti dallo stesso manipolo di burattinai che tirano i fili come ai pupazzi siciliani). Cosa pensate di poter fare perché Dio non vi distrugga all’improvviso e proprio quando penserete di aver raggiunto i vostri obiettivi? Credete forse di poter uccidere Dio immortale e distruggere la sua Chiesa? Se oggi avete il controllo apparente del Vicario di Cristo, relegato all’impotenza forzata e sacrilega dalla vostra malvagità, questo è solo perché Dio vi dimostrerà l’insensatezza dei vostri pensieri e … irridebit vos. … si riderà dei vostri progetti che sfumeranno in un solo attimo lasciandovi sbigottiti, ma nel contempo condannati senza appello in eterno allo stagno di fuoco ove piomberete con la bestia che avrete servito, con i falsi profeti e gli eretici apostati corruttori e millantatori, e con il dragone primordiale degli inferi! Il vostro orgoglio, come quello di Lucifero, e che vi fa paragonare a Dio, sarà miseramente schiacciato da un delicato piedino, quello della Vergine Maria, la Madre del Dio-Uomo e del Corpo mistico di Cristo di cui è parte militante la Chiesa Cattolica guidata da Pietro … et non prævalebunt, allora, oggi e sempre. Convertitevi e salvatevi, siete ancora in tempo!]

TU SEI PIETRO (4)