Preghiera per il Santo Padre Gregorio XVIII

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Preghiera per il Santo Padre, Gregorio XVIII. (*)

Invocazione: Signore Gesù, mettete il nostro Santo Padre, il Papa, sotto la protezione del vostro Sacro Cuore. Siate la sua luce, la sua forza e la sua consolazione.

Versicolo e risposta:

  1. Preghiamo per il nostro Pontefice Gregorio XVIII.
  2. Dominus conservet eum, et vivificet eum, et beatum faciat eum in terra, et non tradat eum in animam inimicorum ejus. [Il Signore lo preservi e gli dia vita, lo renda Beato sulla terra e non lo consegni alla volontà dei suoi nemici] (dal Breviario Romano, salmo XL)

Pater noster, Ave Maria, Gloria.

Preghiamo:    O Signore, noi tutti, credenti in Voi, umilmente inginocchiati ai vostri piedi, Vi supplichiamo di preservare, difendere e salvare il sovrano Pontefice per lunghi anni. Egli è il padre della grande schiera delle anime e quindi anche nostro padre. In questo giorno, come in ogni altro giorno, Egli prega per noi, offrendo a Voi, con fervore, la sacra Vittima di amore e di pace. E allora, o Signore, rivolgetevi verso di noi con occhi di pietà, verso di noi che, dimentichi di noi stessi, preghiamo per Lui. Unite le nostre preghiere alla sua e ricevetele nel seno della vostra infinita misericordia, come un soave frutto di viva carità, per cui i figli siano uniti nella Chiesa al loro Padre. Tutto ciò che Egli chiede a Voi in questo giorno, Ve lo chiediamo anche noi in unione con Lui.

Se Egli piange o gioisce, se Egli spera o offre se stesso come vittima di carità per il suo popolo, noi desideriamo essere uniti a lui; anzi di più, noi desideriamo che il grido del nostro cuore Vi giunga all’unisono con il suo. Nella vostra grande misericordia, concedete, O Signore, che noi non ci allontaniamo dalla sua mente e dal suo cuore nell’ora in cui Egli prega ed offre a Voi il Sacrificio del vostro Figlio Benedetto. E nel momento in cui il nostro venerabile Sommo Sacerdote tiene nelle sue mani il Corpo Santissimo di Gesù Cristo, rivolga a Voi per il suo popolo, sopra il calice benedetto e Santissimo, queste parole: “la pace del Signore sia con voi sempre” Concedete, o Signore, che la vostra dolce pace possa venire nei nostri cuori e su tutte le nazioni con potere nuovo e manifesto. Amen.

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Preghiamo:

O Dio, Pastore e sovrano di tutto il vostro popolo fedele, guardate con misericordia il vostro servo Gregorio XVIII, che Voi avete scelto come supremo Pastore a presiedere la vostra Chiesa; concedete a Lui, ve ne supplichiamo, di edificare con il suo esempio coloro sui quali egli governa, e possa così Egli raggiungere la vita eterna, insieme al gregge a Lui affidato. Per Cristo nostro Signore. Amen (Messale Romano).

Preghiamo:

Dio Onnipotente ed eterno, abbi pietà di tuo servo Gregorio XVIII, nostro Sommo Pontefice e dirigetelo, secondo la vostra benignità, verso l’eterna salvezza; possa Egli desiderare ciò che a Voi è gradito e realizzarlo con tutte le sue forze. Per Cristo nostro Signore. Amen (rituale romano).

(*) N.B.: il Gregorio XVIII non è certamente il sig. Sergio Maria Hernandez, capo della sedicente e falsa chiesa cattolica palmariana, una parodia satanica del vero Gregorio XVIII eletto validamente dai Cardinali di Giuseppe Siri (S.S. Gregorio XVII), ed attualmente in esilio. Altro Gregorio XVII si autoproclamò il prete apostata il sig. M. A. Collin, dando vita ad una altrettanto falsa e burlesca chiesa cattolica, con tanto di successori alla sua morte, tra i quali appunto un altro “gregorio xviii” (una vera inflazione!), evidentemente falso.

È il solito inganno di satana, la scimmia di Dio che, guidando ancora una volta i suoi “figli” (quelli che hanno per padre il diavolo), per generare confusione e disordine, ha dato vita a questi movimenti pseudo carismatici, con tanto di eventi miracolistici, millenarismi, messaggi mariani taroccati, finte estasi profetiche autoreferenziate, fonti di acque miracolose, ed altri “effetti speciali”, uniti ad una rigida disciplina paramassonica, ad una liturgia tradizionale officiata sacrilegamente da falsi preti e pittoreschi vescovi, e addirittura all’autoproclamazione del “papa”. Nel caso dei palmariani, per aumentarne lo sfarzo e la visibilità, c’è anche l’intervento economico dei soliti finanzieri mondialisti, a sostegno di tutto ciò che porta disguido e sgomento tra i cristiani. E guarda caso, tra i tanti nomi disponibili, questi millantatori hanno scelto, ovviamente teleguidati da coloro che “odiano tutti gli uomini”, il nome del “vero” Papa Gregorio. Qui è palese l’intento dei promotori di questi gruppi, organizzati da coloro che si sentivano insicuri nel controllo oramai totale della cattolicità, per poterla poi annientare, e che, intuendo che il loro “capo”, che aveva fatto già la pentola, si era dimenticato, come al solito, del coperchio, hanno cercato con queste ridicole parodie di ovviare e porvi rimedio.

Non lasciamoci ingannare, l’azione del capo della città del male è più che mai un torrente in piena ma, come dice il salmo XXXVI: “Observabit peccator justum, et stridebit super eum dentibus suis. Dominus autem irridebit eum, quoniam prospicit quod veniet dies ejus” (vv. 12-13). Il Capo della città del bene, lo Spirito Santo, trionferà, non dubitiamo!

pio IX

Sua santità, Papa Pio IX, Quartus Supra, 6 gennaio 1873:

Il principale inganno usato per nascondere il nuovo scisma è il nome cattolico, che gli autori e i seguaci di esso, osano mantenere (…) Infatti fu sempre usanza, per gli eretici e gli scismatici, dichiararsi cattolici e gloriarsene pubblicamente, per indurre in errore popoli e principi.

 

 

La strana sindrome di nonno Basilio -15-

nonno

Caro direttore, le invio questa mia nuova sempre nella speranza di un aiuto, che umanamente tarda ad arrivare, per sollevarmi dagli interrogativi angosciosi che da tempo mi attanagliano, come ripetutamente le ho accennato nelle mie precedenti missive. Come se non bastasse, a complicare ancor più la matassa è comparsa questa nuova “fiamma” di Mimmo, come le ho già accennato recentemente, che ha deciso di confondermi ulteriormente le idee già in alto mare per le inquietanti asserzioni e novità moderniste oramai, mi pare di capire, imperanti in quella che una volta era la Santa Chiesa Cattolica Romana, come io l’avevo sempre conosciuta fin dai tempi dell’infanzia, guidato, come spesso le ho già ricordato, dal mai abbastanza compianto zio Tommaso, sacerdote integerrimo e fedele alla santa Tradizione ecclesiastica. L’altro giorno ero in preghiera e cercavo di illustrare ai miei nipoti Mimmo e Caterina, la accorata, stupenda “Preghiera infuocata” di San Luigi Maria Grignion de Monfort che io, ogni giovedì in particolare, secondo le raccomandazioni dello zio Tommaso appunto, recito per tutti i sacerdoti, vivi e defunti, raccomandandola anche a lei, come già in altra occasione ho fatto. Nel bel mezzo della lettura, là dove il Santo riporta i passi del salmo LXVII, piomba a casa Martina, questa volta pure accompagnata da un’amica svizzera che, guardandoci con commiserazione, esordisce dicendo che è inutile affannarci in chiacchiere inutili, tanto le opere, come le elemosine, il suffragio dei defunti, o qualunque altra opera di misericordia corporale o spirituale che siano, sono inefficaci per ottenere la salvezza: è solamente la fede che salva! Mimmo è sorpreso più di tutti, non si aspettava questa visita, e non sa che dire, … e allora comincio a parlare io, tanto per rompere il ghiaccio. “Cari ragazzi, vi ricordo che nella nostra Bibbia, quella approvata dai dottori della Chiesa e dai Padri conciliari, di Trento in particolare, c’è nel Nuovo Testamento, una lettera di un certo Apostolo San Giacomo, non so se ne abbiate mai sentito parlare, che dice esattamente il contrario: “Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere? Forse che quella fede può salvarlo?” (Giac. II-14). Poi prosegue illustrando l’importanza della “fides cum operibus”. Le opere di per sé, è vero non salvano, tuttavia manifestano la fede, e soprattutto la carità, cioè l’amore. Uno può avere una fede di bronzo, ma se manca di amore, la sua fede è vana, come dice espressamente anche san Paolo. In quanto a fede, se ci pensate bene, nessuno ha una fede più forte di “farfariello” (un nomignolo che mia nonna Margherita affibbiava con disprezzo agli angeli decaduti), che sa perfettamente che Dio esiste, che Gesù è il Cristo, Dio incarnato, che la Madonna gli schiaccia la testa, tuttavia questo non gli giova a nulla. Così come a coloro che utilizzano per i loro riti abominevoli, l’Ostia consacrata: credendo in piena coscienza che si tratta del Corpo di Cristo immolato, questa fede non giova affatto, anzi è motivo di perdizione eterna”. A questo punto però passo decisamente all’attacco e continuo: “ … e poi, non vi lasciate ingannare così facilmente, basterebbe semplicemente considerare che l’iniziatore della cosiddetta “riforma”, era uno che ha abiurato a tutti i doveri da lui liberamente scelti, come il celebrare Messa e recitare il Breviario, ispirato, a suo dire, dallo Spirito Santo !?!…., omicida ed infine suicida … che infanga il voto di castità sposando (beh si fa per dire!) una monaca altrettanto apostata, lasciando quindi l’esempio della banalizzazione di voti liberamente assunti, primo passo verso la disgregazione del sacerdozio e della famiglia, esempio di incapacità nel portare a termine un impegno assunto, di uno spirito di menzogna, di irresponsabilità, così come nel caso del divorzio, dell’apostasia, del non rispetto per la vita nascente e per quella in declino, tutte ideologie nate in ambito luterano ed ormai tracimate spudoratamente, finanche nel modernismo teologico propinato da volponi e lupi randagi, sotto l’impulso delle conventicole pseudo filantropiche, spinte dai “nemici di tutti gli uomini”, molti dei quali nascosi nella “quinta colonna” infiltrata nella Chiesa (come puntualizzava sempre lo zio Pierre!) anche nei Paesi una volta cattolici. Così si è svilito il valore della libertà, oramai incapaci di assumere un impegno assoluto. Liberismo ed anarchia, forme politico-sociologiche attuali, anche se nel passato propugnate in ideologie antiche (che cambiano il pelo, ma non la sostanza del vizio), sono figlie della stessa madre: la riforma anticattolica, e come sorellastra hanno il comunismo ateo ed un comune discendente, l’indifferentismo agnostico ed ultimo, il nichilismo assoluto, fine dello gnosticismo becero di ogni tempo e latitudine, diversamente mascherato, ma che tiene celata sempre, in definitiva, la dottrina del principe della città del male”. A questo punto interviene Mimmo che, vista l’aria plumbea che si comincia a respirare, e la mia decisa presa di posizione che non lasciava spazio a “dialoghi”, svia il discorso chiedendo a Martina di presentarci la sua amica svizzera, tale Jeanne, proclamatasi calvinista! Direttore, ma tutte a me devono capitare? Solo a sentire il nome dell’eretico ginevrino, mi si sono drizzati i pochi capelli rimastimi, e con fare indifferente (ma la pressione sarà certamente schizzata ai livelli massimi, anche se non l’ho misurata subito … per non far capire i miei veri sentimenti!) ho cercato di illustrare ai miei nipoti, che di questa tragica figura sanguinaria, per fortuna, non conoscono molto, e facendo appello alle mie residue facoltà mnemoniche, che la situazione all’epoca della “riforma” andò in ulteriore “maturazione” con l’apporto di Calvino, e della sua dottrina della “doppia predestinazione”, secondo la quale per salvarsi non c’è bisogno neppure della fede, ma uno è predestinato dalla nascita, qualunque sia il suo comportamento e qualunque azione si compia. Questa fu una prima tragica conseguenza della negazione del libero arbitrio: ora se l’uomo non è libero, è facile pensare che una potenza superiore ne determini il destino, in questo modo un concetto pagano, quello di “fato”, penetra nel Cristianesimo. Da qui il via, ad esempio, a tutte le idiozie degli oroscopi forniti in ogni salsa, oggi anche informatica, come tiene ad informarmi Caterina, senza contare poi le allucinazioni millenaristiche, gli amuleti e i talismani che “dirigono” i destini. Ricordo a tal proposito quella preziosa bolla del Santo Padre Sisto V, “Coeli et terrae Creator” del 1586, in cui venivano condannate espressamente tutte le pratiche divinatorie e stregonico-esoteriche, che evidentemente già in quell’epoca si facevano spazio tra i poveri allocchi che abboccavano all’amo dell’“assassino delle anime”! “Queste pratiche, pensa un po’ nonno, – si inserisce pure Caterina – oggi vengono allegramente propinate in spettacoli televisivi e mediatici, in qualsiasi ora del giorno, agli ignari e assopiti spettatori, incapaci del benché minimo discernimento e della benché minima reazione, con tanto di “maghetti” millantatori e streghette discinte e suadenti, che divulgano poi sulla carta stampata, anche quella pretesa “seria”, le loro predizioni e profezie, e sono presi incredibilmente sul serio, nonostante non ne abbiano mai azzeccata una!” Ecco come queste brillanti idee, risultato della deviazione dalla più elementare logica razionale, sono state partorite dalla comune madre protestante, ma che a ben vedere (e non lo diceva solo lo zio Pierre) è anch’essa un tentacolo della “piovra” rosa+crociana e massonica (il cui cervello occulto è sempre quello di chi “odia Cristo, la sua Chiesa e tutti gli uomini”, di chi, creato per godere dell’eternità, si è reso schiavo del “serpentone”), non hanno risparmiato morti, stragi anche tra fazioni opposte per imporre “democraticamente” questi aneliti di libertà, così come oggi si impone la democrazia con le armi e le tecniche moderne di distruzione di massa ad inermi popoli rei di abitare terre dal sottosuolo produttivo, o dai campi ricchi di “erba” da spacciare. Ma il progresso democratico bisogna pur pagarlo, perché inevitabilmente ha dei costi, in particolare per i poveri stupidi che credono alle baggianate di una stampa ben “orientata” ed ammansiti dalle necessità delle “crisi finanziarie” opportunamente giostrate. Ma Jeanne, che comprende molto bene l’italiano, non desiste ed attacca un altro punto di controversia caro alle sette protestanti più radicali: “il culto delle immagini”. Per chiarire subito la mia posizione, comincio con il chiedere retoricamente a Mimmo, il più imbarazzato in tanto contesto, sballottato da una tempesta di umori e affetti contrastanti: “… ma secondo te chi è che odia a morte la figura umana se non il nemico dell’umanità, il “farfariello”, colui che odia a morte l’Incarnazione, l’anima umana, il corpo umano, la sua forma, il colore, tutto, chiaramente introdottosi anche nell’arte figurativa (o presunta tale … oggi direi … sfigurativa!) contemporanea, nella quale operano notoriamente seguaci di sette eretiche e sataniche che hanno avviato, sostenuti da magnati corrotti ed altrettanto impegnati in peripezie iniziatico-esoteriche, il culto dell’orrendo, il disfacimento della figura umana, banalità, oscenità ed arroganze pseudo culturali, il tutto condito da messaggi subliminali oramai sotto gli occhi di tutti, ed imposte, con grotteschi rituali in combutta con critici opportunamente ammansiti da laute prebende, ad un pubblico che fa finta di apprezzare opere ripugnanti solo per non apparire culturalmente arretrato o “scorretto”, come il bambino della nota favola del “re nudo”. Questa “schifosa” e abominevole spazzatura artistica è purtroppo finita anche nelle rappresentazioni che adornano (o dissacrano ulteriormente!) le chiese moderniste, oramai simili a mega discoteche, a palazzetti o palazzoni dello sport, a capannoni industriali, a moschee, sinagoghe e … ancor peggio, a templi massonici ornati senza ritegno, e senza uno straccio di protesta da parte di chi dovrebbe comprendere ed agire, da simboli luciferini evidenti a tutti. Da questi concetti “farfarielleggianti” si è così pure sviluppato lo gnosticismo nichilista, rivitalizzazione della ripugnante mummia dell’eresia catara, eresia basata sul dualismo manicheo in cui si considera lo spirito come principio positivo, e la materia come principio negativo e perciò da combattere; ora, poiché l’immagine è un veicolo di amore, questo veicolo d’amore tra l’uomo e Dio va distrutto, come predicato sia dalle eresie iconoclastiche bizantine, sia dal puritanesimo calvinista. E allora vi chiedo: se tu porti la foto di tua figlia, tua moglie, fidanzata (… e guardo Mimmo) in tasca, questo è un modo di riaccendere un sentimento di amore, non ti pare? E voi credete che io non sappia distinguere la foto di mia moglie dalla mia vera Genoveffa? E non è lo stesso anche tra l’Essere ineffabile e divino e la Sua icona? L’arte, la bellezza delle immagini, è stata ed è tuttora un canale prezioso ed insostituibile di evangelizzazione: distruggerla è azione diabolica: è Dio stesso che ha voluto scendere tra noi ed assumere la forma umana, una falsa e malata idea di spiritualità estrema, di “deismo ex nihilo”, vorrebbe invece cancellare il volto umano di Dio, la sua Incarnazione garanzia di redenzione, ed ecco perché l’unica vera Chiesa ha ragioni profonde per difenderle. All’inizio, è vero c’era gente ancora primitiva che avrebbe potuto adorarle, ma quando la civiltà e l’intelletto migliorarono, apparvero le prime immagini angeliche, ovviamente sotto forma umana, nel Tempio di Salomone. Certo poi c’è stata la degenerazione delle immagini pagana, greca, e quella erotico-pornografica romana, ma c’era una differenza già all’epoca tra le rappresentazioni delle catacombe e quelle delle lascive case di tolleranza pompeiane”. Mia nipote Caterina, evidentemente dotata di qualità sensoriali particolari, si accorge che la mia pressione ha abbondantemente superato i livelli di guardia, per cui interviene usando modi un po’ forzosi e cercando di licenziare rapidamente le ospiti, che però prima di andarsene lanciano una sfida: “Non è finita qui, torneremo con chi è più preparato e così, caro nonnino “saputello”, la metteremo ko!” Caro direttore, ma è possibile che ci si mettano pure gli stranieri a confondere la mia povera mente già duramente provata dalle “strane vicende”? A lei ed ai suoi lettori l’ardua sentenza! Intanto, per calmarmi inizio la recita dei tre consecutivi salmi “confitemini Domino”, il CIV, il CV, il CVI, quelli del notturno del sabato, che mi fanno meglio delle benzodiazepine! La saluto cordialmente promettendole ( … e non inorridisca per favore!) di rifarmi vivo presto!

PREGHIERE ed “Esercizio di Virtù” PER OGNI GIORNO DELLA SETTIMANA -Giovedì-

PREGHIERE ed “Esercizio di Virtù” PER OGNI GIORNO DELLA SETTIMANA

-G I O V E D I ‘-

sacramento divino 

[da: La via del Paradiso, III edizione, Siena 1823 -imprimatur-]

Al Santissimo Sacramento.

  1. Deus in adjutorium etc. Gloria Patri etc.

Vi adoro, mio Sacramentato Gesù, come Frutto di eterna vita; e vi prego a consolare, e nutrire l’anima mia, preservandola dalla corruzione della colpa, e conferendole l’immortalità della Gloria.

Gloria Patri etc. tre volte.

Vi adoro, mio Sacramentato Gesù, come Roveto infocato, in cui arde in fiamma di amore la Divinità; e v i prego a riscaldare la freddezza del mio cuore, perché l’anima mia sia degna di ascoltare le vostre celesti inspirazioni.

Gloria Patri etc. tre volte.

Vi adoro, mio Sacramentato Gesù, come compendio, e ultima perfezione di tutti i Prodigi dell’antico, e nuovo Testamento, ma specialmente come Memoriale dell’acerbissima vostra Passione; e Vi prego a concedermi la grazia di vivere sempre ossequioso amante della vostra Mensa Divina.

Gloria Patri etc. tre volte.

Vi adoro, mio Sacramentato Gesù, come Amante fedele, che amorosamente mirate da codesto Eucaristico Velo chi Vi ama; e Vi prego a farmi degno de’ vostri sguardi Divini.

Gloria Patri etc. tre volte.

Vi adoro mio Sacramentato Gesù come Redentore del Mondo, e intendo di adorarVi anche per coloro, che in qualunque modo Vi oltraggiano; e Vi prego a farmi degno di cooperare all’onore dovutoVi nel Santissimo Sacramento in cui altamente risplende la vostra Carità, la vostra Sapienza, e la vostra Onnipotenza.

Gloria Patrie etc. tre volte.

Vi adoro, mio Sacramentato Gesù, come Viatico per l’Eternità e vi prego a farmi la grazia di riceverVi degnamente nel tempo della mia morte.

Gloria Patri etc. tre volte .

Vi adoro, mio Sacramentato Gesù, come Trionfante alla destra del Padre, e come Consolatore in quel Mistico Velo; e vi prego a darmi grazia, che dopo avere in fede adorata la Vostra Presenza invisibile venga un giorno ad adorarla, e riagraziarla visibile nel Regno della vostra eterna gloria. Così sia.

Gloria Patri etc. tre volte.

 

I N N O

Pange lingua, gloriosi

Corporis mysterium,

Sanguinisque pretiosi,

Quem in mundi pretium

Fructus ventris generosi

Rex effudit Gentium.

Nobis datus, nobis natus

Ex intacta Virgine,

Et in mundo conversatus,

Sparso verbi semine,

Sui moras incolatus

Miro clausit ordine.

In supremae nocte coenae,

Recumbens cum fratribus,

Observata lege plene

Cibis in legalibus

Cibum turbae duodenae

Se dat suis manibus.

Verbum caro, panem verum

Verbo carnem efficit,

Fitque sanguis Christi merum,

Et si sensus deficit,

Ad firmandum cor sincerum

Sola fides sufficit.

Tantum ergo Sacramentum

Veneremur cernui,

Et antiquum documentum

Novo cedat ritui:

Praestet Fides supplementum

Sensuum defectui.

Genitori, Genitoque

Laus, et jubilatio,

Salus, honor, virtus quoque

Sit, et benedictio;

Procedenti ab utroque

Compar sit laudatio. Amen,

.- Panem de Coelo praestitisti eis

.- Omne delectamentum in se habentem.

Oremus.

Deus, qui nobis sub Sacramento mirabili Passionis tuae memoriam reliquisti, tribue, quaesumus, ita nos Corporis, et Sanguinis tui sacra mysteria venerari, ut redemptionis tuae fructum in nobis iugiter sentiamus. Qui vivis, et regnas cum Deo Patre in unitate Spiritus sancti Deus per omnia saecula saeculorum. Amen

ALLO SPIRITO SANTO.

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  1. Deus in adjutorium etc. Glori Patri etc.

Divino Paraclito Spirito, che avete create tutte le cose, deh venite a visitare con la vostra grazia l’anima mia creata per Voi; purgatela da ogni macchia, riempitela de’ vostri Doni, e infiammatela del santo Amore: ve ne supplico per i meriti di Gesù. I meriti di Gesù suppliscano alle mie mancanze. Così sia.

l- O Divino Spirito di bontà, riempite il mio cuore del santo Timor di Dio, ma di quel filiale timore, che ci allontana per amore dall’offendere il nostro buon Padre, che merita di essere infinitamente amato, e glorificato.

Gloria Patri etc.

2Spirito Santo consolatore, Padre dei Poveri, e refrigerio dei cuori, accordatemi par amor di Gesù quella vera, e perfetta Pietà, che è fondatata su la stabile Pietra angolare delle dottrine, e degli esempi del mio divino Maestro, e Salvatore.

Gloria Patri etc.

3- O Voi, Divino Spirito, comunicatemi il Dono della Scienza, che m’insegni ad amare Dio sommo bene sopra ogni cosa, e con tutte le forze dell’anima mia.

Gloria Patri etc.

4- O Spirito Santo, con la vostra virtù onnipotente spezzate le catene, che tengono il povero mio cuore immerso nelle misere vanità del mondo; e datemi per amor di Gesù il Dono di Fortezza, onde rompa una volta tutti i lacci degli affetti terreni, e l’anima mia libera s’innalzi a Dio suo Creatore.

Gloria Patrietc.

5- Sapientissimo Spirito, luce delle nostre menti, direttore del nostro cammino, datemi il celeste Consiglio, onde la mia vita sia tutta santa, e ordinata alla vostra gloria.

Gloria Patri etc.

6- O Spirito santificatore delle anime, accordatemi il dono dell’Intelletto, onde obbedisca con perfezione alla sacra Legge, e ai consigli del mio Redentore.

Gloria Patri etc.

  1. O Sapienza del Padre, che disponete tutte le cose con fortezza, e soavità, venite a insegnarmi la via del Paradiso. O Dio d’infinita carità, arricchite il mio cuore della Sapienza divina, onde ami solo il Bene eterno, e disprezzi i piaceri, le ricchezze, e le vanità fugaci, e bugiarde del mondo. Cosi sia.

Antiph. Charitas Dei diffusa est in cordibus nostris per inhabitantem Spiritum ejus in nobis.

.- Emitte Spiritum tuum, et creabuntur.

.- Et renovabis faciem terrae.

Oremus :

Adsit nobis, quaesumus,Domine, Virtus Spiritus Sancti, quae et corda nostra clementer expurget, et ab omnibus tueatur adversis. Per Christum Dominum nostrum. Amen.

 

CARITA’

La carità verso i l Prossimo è una Virtù con la quale amiamo il Prossimo per amor di Dio; dimodoché l’amor di Dio, e l’amor del Prossimo costituiscono un solo abito, che per altro è il principio di atti differenti. Esercitatevi oggi in questa santa Virtù, ponderando attentamente, che il Nostro Signor Gesù Cristo disse:

“Questo è il mio Comandamento; che vi amiate scambievolmente, come io ho amato voi. Dal vostro vicendevole amore conoscerà il Mondo, che siete miei Discepoli, cioè veri Cristiani: Ciò che farete al minimo de’ miei, lo riguarderò, come fatto a me stesso”.

 

Quattro Gradi della Carità per il Prossimo.

  1. Sopportare con pazienta gli altrui difetti. Compassionare le miserie del Prossimo, e soccorrerlo più che si può.
  2. Non mormorare, né dire parole aspre, o impazienti.
  3. Non invidiare l’altrui felicità, anzi rallegrarsene come della propria.
  4. Far del bene anche ai Nemici, perdonar loro ogni ingiuria, amarli, e pregare di buon cuore Dio per i medesimi.

Preghiera.

O mio Divin Redentore, che non potendo morir per Noi che una sola volta, avete voluto per eccesso del vostro Amore, che si rinnovasse ogni giorno il Sacrificio che offeriste sul Calvario, per esser vittima di propiziazione sui nostri Altari, santificatemi, e fate, che io partecipi col mezzo di questo Sacramento di amore di quella Carità ineffabile, che vi mosse ad instituirlo, affinché, amandovi perfettamente, io riguardi il mio Prossimo come me stesso, e per lui nutri sempre nel mio Cuore sentimenti di tenerezza veramente Cristiana, e Santa. Così sia.

Gli infermi provvedano prima all’anima poi al corpo.

Gli infermi provvedano prima all’anima poi al corpo

[Cocilio Lateran. IV – Costituz. XXII]

Gesù guarisce

   L’infermità del corpo dipende talora dal peccato, come disse il Signore all’ammalato che aveva sanato: “Va e non voler più peccare, perché non debba accaderti di peggio (Jon. V: 14), col presente decreto pertanto stabiliamo e comandiamo severamente ai medici dei corpi che quando sono chiamati presso gli infermi, prima di tutto li ammoniscano e li inducano a chiamare i medici delle anime, cosicché dopo che è stato provvisto alla salute spirituale degli infermi, si proceda al rimedio della medicina corporale con maggior efficacia: cessando infatti la causa, cessa anche l’effetto.

medico dell'anima

Questo decreto è motivato dal fatto che alcuni, quando soffrono, e i medici cercano di persuaderli a provvedere alla salute della loro anima, cadono in una estrema disperazione, da cui segue più facilmente il pericolo di morte.

I medici che trasgredissero, dopo la sua pubblicazione da parte dei prelati locali, questa nostra costituzione, siano esclusi dall’ingresso in chiesa fino a quando non abbiano soddisfatto nel debito modo per questa trasgressione.

Del resto, poiché l’anima è molto più preziosa del corpo, proibiamo ai medici sotto minaccia di anatema di consigliare all’ammalato per la salute del corpo qualche cosa che si risolva in danno per l’anima.

Omelia della III Domenica dopo Pasqua

Omelia della III Domenica dopo Pasqua

[del canonico G.B. Musso, 1851]

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– Recidivi –

   “Miei cari (così Gesù Cristo a’ suoi discepoli nell’ultima cena, come abbiamo da S. Giovanni nell’odierno Vangelo), miei cari, fra poco più non mi vedrete, “Modicum, et non vìdebitis me”; e dopo un altro poco voi ritornerete a vedermi,” – “Modicuum, et videbitìs me”. Attoniti i discepoli a questo parlare si domandano a vicenda qual ne sia il significato, e si protestano di non intenderlo. Fra non molto (dir volea, secondo alcuni sacri spositori, il divino Maestro) fra non molto verrà l’ ora e la potestà delle tenebre, sarà percosso il pastore e disperso il gregge, avverrà quel che più volte ho predetto, il Figliuol dell’uomo sarà dato in man da’ gentili, sarà flagellato, deriso, crocifisso, sepolto, e perciò più non mi vedrete, “Modicum et non videbitis me”; ma poi dopo un altro poco, cioè dopo tre giorni, risorto da morte apparirò a voi in Galilea, e di nuovo mi rivedrete, “Modicum, et vìdebitis me”. Questa vicissitudine rinnovano in istrano senso colpevole non pochi cristiani. Dicono anch’ essi (almeno col fatto) a’ lor piaceri, a’ lor vizi , in vicinanza di Pasqua o di qualche altra solennità: convien accostarsi a’ santi Sacramenti, bisogna lasciar il peccato, male pratiche, giuochi, ridotti, fra poco non mi vedrete. “Modicum, et non videbitis me”; ma siccome ogni cosa ha il suo tempo, dopo poco, passati i giorni santi torneremo a vederci. “Modicum, et vìdebitis me”. Ad impedire, quanto per me fia possibile, questa dannevolissima alternazione dal male al bene, dal bene al male, io vengo a dimostrarvi, che il far passaggio dal peccato alla grazia, dalla grazia al peccato, in una parola, che il ricader nel peccato egli è un delitto, che merita maggior castigo, sarà il primo punto della presente spiegazione; egli è un delitto che porta all’ultimo de’ castighi, cioè l’impenitenza finale, sarà il secondo, se mi degnate di attenzione cortese.

I – Il ricadere in peccato merita maggior castigo. Volete vederlo? rammentate Caino, allorché tinte le mani del sangue di Abele, andava fuggiasco sulla faccia della terra. Ahimè, diceva egli preso dall’orror del suo misfatto, ahimè, chiunque m’ incontrerà vendicherà col sangue mio il sangue del mio tradito fratello. No, rispose Iddio, nol voglio. Perciocché ti porrò in fronte un tal segno, in cui ognun legga il mio divieto. Anzi chi avesse 1’ardire di ucciderti, sarà punito sette volte di più, “punietur septuplum”: ma come? Il primogenito de’ presciti uccide il primogenito degli elètti, e non dev’essere ucciso, e l’ uccisore di questo scellerato, sette volte di più sarà punito, “septuplum punielur” (Gen. IV, 15)? Adoro, o Signore, i vostri profondi giudizi; ma non gl’intendo. Scioglie la Glossa la difficoltà, per questa ragione, perché sarebbe questi un secondo omicida, del primo assai più reo, “quia est homicida secundus”. E qual differenza passa tra il primo, ed il secondo omicida? Eccola, il primo, cioè Caino, non avea ancor veduta in faccia la morte, né della morte i tristi effetti e le lagrimevoli conseguenze, e perciò in questo senso è meno grave il suo reato. Ma il secondo omicida, dopo aver veduto morto un simile a sé, a terra steso, senza colore, senza moto, senza respiro, e poco dopo putrido, fetente, inverminito, ridotto ad uno scheletro, risolversi poi a dar morte ad un altr’uomo, merita costui di essere più gravemente punito “septuplum punietur”.

Ecco il vostro caso, peccatori fratelli, voi quando la prima volta peccaste per bollore di gioventù, o per impeto di passione, o per debolezza d’animo, o per isconsigliato trasporto, foste in qualche modo degni di compassione e di scusa; ma dopo aver conosciuto che il vostro peccato vi ha ucciso l’anima in seno, dopo aver conosciuto che, secondo la giusta espressione di S. Paolo, avete, quanto è da voi, rinnovata la crocifissione e la morte al Figliuol di Dio, dopo aver provato angustie d’animo, riclami della sinderesi, timori della rea coscienza, frutti amarissimi del peccato, dopo averlo detestato e pianto a piè del confessore, a piè del Crocifisso, tornando di nuovo a commetterlo, la malizia si fa maggiore, maggior la gravezza, merita per conseguenza punizione maggiore, “septuplum punietur”.

Fingete che il figliuol prodigo, dopo essere stato accolto fra i dolci amplessi e le tenere lagrime del suo buon genitore, da lui distinto con ricco anello, con abito sontuoso, con lauto banchetto, co’ tratti dell’amor più sviscerato, colle dimostranze della più viva allegrezza, si fosse dopo pochi giorni nuovamente partito dalla casa paterna, senza dargli un addio, per portarsi in que’ lontani paesi a ricominciare le sue scostumatezze, e consumare le sue sostanze; che avreste voi detto? Figlio disleale? figlio snaturato! Mostro d’ingratitudine! Sarebbero state queste le vostre giuste invettive. Or queste stesse invettive ricadrebbero sopra di voi, se dopo esser tornati a Dio ritornaste al peccato. Voi come il prodigo fuggiste dal Padre celeste, e al par delle sue furono le vostre dissolutezze e le vostre disgrazie. Pentiti poi de’ vostri traviamenti faceste a lui ritorno, ed egli accogliendovi a braccia spiegate, e a cuore aperto vi rivestì dell’abito preziosissimo della grazia santificante, foste ammessi alla sacra mensa, pasciuti delle carni immacolate del divino Agnello, e si fece in cielo gran festa pel vostro ravvedimento, come ne assicura il Vangelo. Se dopo tali grazie e tal finezze voltaste di nuovo a Dio le spalle per ripigliare il primiero costume di vita licenziosa, qual termine potrebbe esprimere la vostra sconoscenza, e qual vi trarreste addosso esemplare castigo!

Ma che dissi sconoscenza? Ingiuria invece, ingiuria atroce, insulto gravissimo. Udite come parla a Dio, colla voce del fatto più esprimente che le parole, chiunque dopo essersi riconciliato con Dio ritorna ai peccati di prima : Signore, ho provato quanto è tristo il mondo, quanto costa lo sfogo delle passioni, quanto è amaro il peccato, e punto da rimorsi, sazio di me stesso e stufo di peccare, sono a voi ricorso ravveduto e pentito. Ho allora sperimentato colla quiete di mia coscienza il bene della vostra amicizia, ho gustato il dolce della vostra grazia. Con tutto ciò mi sento ora nausea del vostro servizio, mi trovo allettato da’ miei trascorsi piaceri, voglio di nuovo provare se starò meglio, se sarò più contento con soddisfar nuovamente i miei sensi, i miei capricci, le mie passioni. À tanto affronto, a tanto insulto, lascio a voi considerare, uditori, quale e quanta convenga rigorosa punizione e tremenda vendetta.

Né solo il ricader in peccato merita maggior castigo, ma porta all’ultimo e massimo di tutti i castighi, qual è l’impenitenza finale.

II – Io leggo che tutti i veri penitenti, entrati una volta nella strada della salute, d’ordinario non si sono più voltati addietro. Cosi Adamo, cosi Eva, cosi Davide, così Manasse. Mirate Matteo, mirate Zaccheo, si convertono, fanno restituzioni e limosine, e usure non più. Piange Pietro, piange la Maddalena, questa abbandona per sempre le sue vanità, quegli abbomina per sempre i suoi spergiuri. Si converte Paolo, di persecutore si cangia in Apostolo, di lupo in agnello, e più non si muta, e compie col martirio l’intrapresa carriera. Si converte Agostino, scrive le sue Confessioni, e versa lagrime sui suoi trascorsi fino all’estrema agonia. Un S. Camillo, un S. Andrea Corsino , le sante Maria Egiziaca, Margherita da Cortona, escono dalla via di perdizione, e non ci metton piede mai più. Volgete 1’antico Testamento ed il nuovo, leggete la storia della Chiesa, e vedrete che un vero penitente d’ordinario non cangia più strada, non muta più volontà. Una volontà per l’opposto, che domani ripiglia quel che ieri lasciò, che colla stessa facilità pecca e si pente, si pente e torna a peccare, mostra che la sua conversione non è sincera, ma di sola apparenza; ciò non di meno quest’istessa apparenza va lusingando il peccatore recidivo per modo che, non ostante la sua incostanza, crede una cosa facile passare dal peccato alla giustificazione onde ingannato s’incammina ad un morbo insanabile, che lo porta a morire impenitente.

Insegnano i fisici che una piaga non si può rimarginare se non colla quiete e col riposo, e perciò se avvenga che si apra una piaga nel nostro polmone, difficilmente si può saldare; perché essendo questo sempre in moto giorno e notte, nella vigilia e nel sonno, per dare al corpo il necessario respiro, quel moto continuo impedisce che si chiuda la piaga, che congiunta con lenta etica febbre cagiona la morte. Non altrimenti passando voi, recidivi fratelli miei, con un movimento continuo dal peccato alla grazia, dalla grazia al peccato, o per dir meglio dalla confessione alla colpa, dalla colpa alla confessione, questo moto, questa incostanza farà che le piaghe della vostr’anima non possano rimarginarsi, e come avviene agli etici vi lusingherete di sempre star meglio, mentre sarete già marci, già morti agli occhi di Dio, e prossimi a chiudere la vita nell’ impenitenza finale, ultimo e massimo di tutt’i castighi.

Avverrà a voi, che Dio non voglia, ciò che avvenne ad Assalonne. Questo discolo figlio di Davide, dopo aver ucciso il suo fratello Ammone, fugge dall’indignato padre, esce fuori del regno; ma dopo tre anni, mal soffrendo il lungo esilio, tanto si adopra, tanto promette, che finalmente ottiene grazia e perdono. Eccolo di ritorno in Gerusalemme, eccolo nella reggia fra le braccia del genitore, che gl’imprime in volto mille teneri baci. “Post haec” (II Re, XV, 1), dopo sì amorevoli tratti chi il crederebbe? Macchina il perfido contro del padre, forma disegni a toglierli la corona di fronte, e gli eseguisce. Già innalzato lo stendardo della ribellione, gli ha contro sollevato tutto Israele, e già coll’armi alla mano s’impegna in sanguinosa battaglia: ma disfatto il suo esercito nella foresta di Efraim, si dà avvilito a precipitosa fuga, passa sul suo destriero sotto una quercia, il vento gli solleva la chioma, s’impaccia questa fra’ rami, gli sfugge di sotto il cavallo, ed ei resta in aria sospeso pe’ suoi capelli: si divincola in questo stato, si vuol liberare, ma non può, ma non vi riesce: veeie appressarsi Gioabbo, e come io ne penso, gli avrà detto al cuore un pensiero: quegli è Gioabbo mio parente, quegli, che già una volta si è tanto adoprato per riconciliarmi col padre, senza dubbio ei viene a liberarmi: porta in mano una lancia, con quella senz’altro reciderà l’impaccio della mia chioma. Si accosta Gioabbo, e gli trapassa il cuore con tre colpi di lancia.

Cristiani penitenti, già vel dissi, voi avete data la morte co’ vostri peccati a Gesù Cristo vostro fratello, che con questo nome s’è compiaciuto appellarsi. Iddio compatendo la vostra fragilità, mosso dal vostro pentimento, dalle vostre preghiere, dalle vostre promesse, vi ha accordato il perdono, ed abbracciandovi vi ha stampato in fronte il bacio di pace. “Post haec”, se dopo tratti così amorevoli, vi rivoltate contro un Dio sì pietoso, se armati di peccato gli muovete guerra, aspettatevi pure il tragico fine di Assalonne. Verrà sì, verrà anche per voi il giorno estremo, il punto di morte, in cui, come sospesi tra il tempo e l’eternità, agitati confusi non vi sarà dato di liberarvi da’ vostri affannosi timori. Chiamerete allora quel confessore, quel Gioabbo, che già vi riconciliò con Dio: verrà alla sponda del vostro letto; ma sarete in quel punto da tre pensieri, come da tre lance, trafitti. Il pensier del passato: Oh! io era in grazia di Dio, feci quella buona confessione, se mi fossi mantenuto a Dio fedele non mi troverei in queste angosce. Il pensier del presente: ecco il ministro di Dio che mi assolve, ma quest’assoluzione sarà forse un colpo per me di pesantissimo sacrilegio. Il pensier del futuro: Ah! che la spada della divina giustizia mi pende sul capo, e tra poco scaricherà su di me il colpo fatale della giusta sua collera, e della mia eterna condanna.

Ecco l’ordinario fine de’peccatori recidivi. Si rassomigliano costoro al cane, che torna a divorarsi quel cibo che vomitò: “Sicut canis qui revertitur ad vomitum suum”, così nei Proverbi: “Sicut canis reversus ad vomitimi” [Cap. XXVI, 11], così S. Pietro [2 Piet. II, 22]. Or che sarà di questi sordidi cani? Che ne sarà? Udite S. Giovanni. “Foris canes, et venefici, et impudici” [Apoc. XXII, 15], fuori del regno dei cieli, fuori questa razza di cani stomachevoli, che vomitano il veleno de’ propri peccati, e ritornano ad ingoiarlo colla stessa franchezza,“foris canes”!

I convertiti per lume celeste, conchiude l’Apostolo, i quali gustarono quanto è dolce star bene con Dio, e di nuovo cadono in peccato, egli è impossibile che si rialzino ad abbracciare un’altra volta la penitenza. “Impossibile est eos, qui semel sunt illuminati, gustaverunt bonum Dei, et prolapsì sunt, rursus reverti ad poenitentiam” [Ebr. VI, 4,5,6.]: non già che sia ciò assolutamente impossibile, come insegnano Padri e Teologi. Finché c’è vita, c’è speranza, c’è luogo a perdono; ma la scrittura santa in più luoghi e S. Paolo nel testo citato, si servono della parola impossibile” per significare la grande grandissima difficoltà di risorgere, e di salvarsi per quei che ricadono nel mortale peccato già detestato e pianto. Se questo tuono non ci riscuote, v’è a temere il fulmine che c’incenerisca; che Dio ci liberi!

Città del bene e città del male

 

Città del Bene e città del male!

(titolo redaz.)

Dal cap. XIX del “Trattato dello Spirito Santo”, vol. I

[di Mons. J.J. Gaume]

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   L’uomo compie il suo pellegrinaggio quaggiù tra i due eserciti nemici. Noi conosciamo questi formidabili eserciti, i loro Re, i loro Principi, la loro formazione, i loro piani. Resta da studiare i loro mezzi d’azione, le loro vittorie e le loro sconfitte. Nate nel cielo, la Città del bene e la Città del male, non aspettano che la creazione dell’uomo per stabilirsi sulla terra. Difatti, l’obiettivo della lotta è l’uomo. Adamo è creato; egli respira, apparisce agli sguardi dell’universo, nella maestà della sua regia potenza. Adorno di tutte le grazie dell’innocenza e di tutti gli attributi della forza, egli è bello della bellezza dello stesso Dio, la cui immagine risplende in tutto il suo essere.  Per mantenerlo nella sua dignità, durante la vita del tempo; per innalzarlo ad una più alta dignità, durante l’eternità, divinizzandolo, gli è data la Religione. Unire l’uomo al Verbo incarnato, in modo da fare di tutti gli uomini e di tutti i popoli altrettanti verbi incarnati; tale è il fine supremo della religione. Satana nel vedere svilupparsi sulla terra il concetto divino da lui combattuto in cielo, fremette. Per arrestare l’opera della infinita sapienza, il suo odio spiega tutti i suoi mezzi. Egli oppone alla religione che dee divinizzare l’uomo e condurlo ad una eterna felicità, una religione che dee renderlo una bestia e trascinarlo per sempre nell’abisso dell’infelicità. Tutto ciò che Dio fa per salvare 1’uomo, Satana lo scimmiotta per perderlo. Fra questi mezzi di santificazione e di perdizione il parallelismo è completo.

Il Re della Città del bene ha la sua Religione. Il Re della Città del male ha la sua. Il Re della Città del bene ha i suoi angeli; ha la sua Bibbia, i suoi profeti, le sue apparizioni, i suoi miracoli, le inspirazioni, le minacce, le sue promesse, i suoi apostoli, i suoi sacerdoti, i suoi templi, le formule sacre, le sue cerimonie, le sue preghiere, i sacramenti, i sacrifici. Il Re della Città del male ha i suoi angeli; ha la sua Bibbia, i suoi oracoli, le sue manifestazioni,‘i suoi prestigi, le sue tentazioni, le sue minacce, le sue promesse, i suoi apostoli, i suoi sacerdoti, i suoi templi, le sue formule misteriose, i suoi riti, le sue iniziazioni e sacrifici.

Il Re della Città del bene ha le sue feste, i suoi santuari privilegiati, i suoi pellegrinaggi.

Il Re della Città del male ha le sue feste, i suoi luoghi fatidici, i suoi pellegrinaggi, i suoi soggiorni preferiti.

Il Re della Città del bene ha le sue arti e le sue scienze; ha la sua danza, la sua musica, la sua pittura, la sua statuaria, la sua letteratura, la sua poesia, la sua filosofia, la sua teologia, la sua politica, la sua economia sociale, la sua civiltà.

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Il Re della Città del male ha parimente tutte queste cose.

Il Re della Città del bene ha i suoi segni di riconoscenza e di preservazione: il segno della croce, le reliquie, le medaglie, l’acqua benedetta.

Il Re della Città del male ha i suoi segni cabalistici, le sue parole di passo, i suoi emblemi, i suoi amuleti, i suoi talismani, la sua acqua lustrale.

Il Re della Città del bene ha le sue congregazioni di propaganda e di devozione, legate a voti solenni.

Il Re della Città del male ha le sue società segrete, destinate ad estendere il suo regno, e legate da giuramenti terribili.

Il Re della Città del bene ha i suoi doni, i suoi frutti, le sue beatitudini.

Il Re della Città del male possiede la contraffazione di tutto ciò.

Il Re della Città del bene è adorato da una parte del genere umano.

Il Re della Città del male è adorato dall’altra.

Il Re della Città del bene ha la sua dimora eterna oltre la tomba.

Il Re della Città del male ha la sua nelle stesse regioni.

Svolgiamo alcuni punti di questo parallelismo tremendo e tanto poco temuto: la Bibbia, il culto ed il sacrificio.

L’uomo è un essere istruito. A fine di conservarlo eternamente simile a sé stesso, eterizzando l’insegnamento primitivo, il Re della Città del bene ha degnato fissare la sua parola mediante la scrittura: egli ha dettato la Bibbia.

La Bibbia dello Spirito Santo dice la verità, sempre la verità, nient’altro che la verità. Essa la dice intorno all’origine delle cose, intorno a Dio, intorno all’uomo e intorno a tutto quanto il creato. Essa la dice sul mondo soprannaturale, sui suoi misteri, sui suoi abitanti, e sopra i fatti luminosi che provano la loro esistenza ed il loro intervento nel mondo inferiore. Essa la dice sulle regole dei costumi, sulle lotte obbligate della vita, sul governo delle nazioni mediante la Provvidenza, sopra i castighi del delitto e sulle ricompense della virtù. Per illuminare il cammino dell’uomo attraverso ai secoli, consolare i suoi dolori, sostenere le sue speranze, essa gli annunzia mediante numerose profezie, gli avvenimenti che debbono compiersi nel suo passaggio, mostrando in lui tutto il termine finale verso cui deve camminare.

La Bibbia dello Spirito Santo dice tutta la verità. Da lei, come da un focolare sempre acceso, escono la teologia, la filosofia, la politica, le arti, la letteratura, la legislazione, in una parola, la vita sotto tutte le sue forme. Per quanto siano così numerosi e così varii tutti i libri della Città del bene, non sono né possono essere che il commento perpetuo del libro per eccellenza.

La Bibbia dello Spirito Santo non si contenta d’insegnare, ma canta le glorie ed i benefìzi del Creatore, canta la bellezza della virtù, la felicità dei puri cuori ; canta i nobili trionfi dello spirito sulla carne; e, per educare l’uomo alla perfezione, canta le perfezioni di Dio medesimo, suo modello obbligato e suo magnifico rimuneratore.

Ora a misura che il Re della Città del bene ispira la sua Bibbia, il Re della Città del male ispira la sua.

     La Bibbia di Satana è un miscuglio artificioso di molte menzogne e di alcune verità: verità alterate ed oscure per servire di passaporto alla favola. Essa mentisce intorno all’origine delle cose: mentisce su Dio, sull’uomo e sul mondo inferiore: essa mentisce nel mondo soprannaturale, sui suoi misteri ed i suoi abitanti, mentisce sulle regole dei costumi, sulle battaglie della vita, sui destini dell’uomo. Per mezzo d’oracoli sparsi in ogni sua pagina, essa inganna la curiosità umana, sotto pretesto di rivelarle i segreti del presente ed i misteri dell’avvenire.

Ad ogni popolo soggetto al suo impero, Satana dà un esemplare della sua Bibbia, lo stesso per il fondo, ma diverso nei particolari. Percorrete gli annali del mondo, voi non troverete una sola nazione pagana che non abbia per punto di partenza della sua civiltà un libro religioso, una Bibbia di Satana. Mitologie, libri sibillini, Vedas; sempre e dappertutto avete un codice che ispirato dà nascita alla filosofia, alle arti, alla letteratura ed alla politica.

La Bibbia di Satana diventa il libro classico della Città del male, come la Bibbia dello Spirito Santo diventa il libro classico della Città del bene. La Bibbia di Satana unisce alla prosa la poesia. Sotto mille nomi diversi essa canta Lucifero e gli angeli ribelli; essa canta le loro infamie e le loro malizie: inneggia tutte le passioni; e per attirare l’ uomo nell’abisso della degradazione essa gli mostra gli esempi degli dei. Oggetto di infiniti commenti, la Bibbia di Satana diviene un mortale veleno, anche per la Città del bene. Sant’Agostino ne piange le devastazioni, e san Girolamo denunzia in questi termini il libro infernale:

« La filosofìa pagana, la poesia e la letteratura pagana, sono la Bibbia dei demoni.» [Cibus est daemoniorum, secularis philosophia, carmina poetarum, rhetoricorum pompa verborum. Epist. de duób. filiis. ]!

All’insegnamento scritto o parlato non si limita il parallelismo della Città del bene e della Città del male: esso si manifesta in un modo forse più imponente nei fatti religiosi. Nella Città del bene, nessun ragguaglio del culto è lasciato all’arbitrio dell’uomo. Tutto è regolato da Dio medesimo. L’antico Testamento ce lo mostra dettando a Mosè, non solamente gli ordinamenti generali ed i particolari regolamenti, concernenti i sacerdoti e le loro funzioni; ma altresì dando il disegno del tabernacolo, determinandone le dimensioni e la forma, indicante la natura e la qualità dei materiali, il colore delle stoffe, la misura degli anelli, e persino il numero dei chiodi che devono essere adoprati nella sua costruzione. La forma dei vasi d’oro e d’argento, i turiboli, gli arnesi, le figure di bronzo, i sacri utensili, tutto è di ispirazione divina. Lo stesso è del luogo in cui l’Arca dee riposare, dei giorni in cui fa d’uopo consultare il Signore, delle precauzioni da prendere per entrare nel santuario, delle vittime che debbono essere immolate, o delle offerte che bisogna fare per piacere a Jehovah ed ottenere i suoi responsi e i suoi favori. [Exod, xxxv, e seg.]

In ciò per cui vi era legge sacra nella Sinagoga, continua ad esservene una non meno sacra nella Chiesa. Nessuno ignora che tutti i riti del culto cattolico, la materia e la forma dei sacramenti, le cerimonie che li accompagnano, gli abiti dei sacerdoti, la materia dei vasi sacri, l’uso dell’incenso, il numero ed il colore degli ornamenti, la forma generale, e il mobiliare essenziale dei templi, come pure i giorni più favorevoli alla preghiera sono determinati non per i particolari ma per lo stesso Spirito Santo, ovvero in suo nome, per la Chiesa. Si comprende quanto questa origine soprannaturale sia propria a conciliare al culto divino il rispetto dell’uomo, e necessaria per prevenire l’anarchia nelle cose religiose. Satana lha compreso meglio di noi. Questa grande scimmia di Dio ha regolato da se medesimo tutti i particolari del suo culto. Ecco ciò che bisogna sapere e ciò che non si sa, attesoché, a malgrado dei nostri dieci anni di studi alla scuola dei Greci e dei Romani, noi non conosciamo la prima parola dell’iniquità pagana. Le sue usanze religiose, la forma delle statue, la natura delle offerte e delle vittime, le formule di preghiere, i giorni fasti o nefasti, e tutte le altri parti dei culti pagani, ci appariscono come il risultato della ciarlataneria, dell’immaginazione e del capriccio degli uomini; ma è un errore capitale. La verità è, che niente di tutto ciò è arbitrario.

Ascoltiamo luomo, che meglio di tutti ha conosciuto i misteri della Religione di Satana. « É cosa costante, dice Porfirio, che i teologi del paganesimo hanno appreso tutto ciò che riguarda il culto degli idoli dalla scuola medesima dei grandi dei. Essi medesimi hanno loro insegnato i propri segreti più nascosti; le cose che loro piacciono; i mezzi di costringerli; le formule per invocarli; le vittime da offrirli e il modo di offrirle; i giorni fasti e nefasti; le figure sotto le quali volevano essere rappresentati; le apparizioni per le quali essi rivelavano la loro presenza; i luoghi che frequentavano con più assiduità. In una parola, non c’è assolutamente niente che gli uomini non abbiano appreso da essi per ciò che risguarda il culto da rendersi a loro, poiché tutto vi si pratica dietro i loro ordini ed i loro insegnamenti. »

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   Ed aggiunge: « Quantunque noi si possa affermare ciò che anticipiamo con una infinità di prove senza replica, ci limiteremo a citarne un piccolo numero, per mostrare che parliamo con cognizione di causa. Così l’oracolo di Ecate ci mostrerà, che sono gli dei che ci hanno insegnato come e di qual materia le loro statue debbano esser fatte. Quest’oracolo dice: Scolpite una statua di legno ben levigato come ve lo insegnerò : fate il corpo di una radice di ruta selvatica, poi ornatelo di piccole lucertole domestiche, stiacciate della mirra, dello storace e dell’incenso con gli stessi animali, e lascerete questo impasto all’aria aperta durante il crescer della luna; allora, indirizzate i vostri voti nei seguenti termini.

« Dopo aver dato la formula della preghiera, l’oracolo indica il numero delle lucertole che devonsi prendere: quante differenti formule pronunzierò tanti di questi rettili piglierete; e fate queste cose con diligenza. Voi mi costruirete una abitazione con i rami di un olivo selvatico ; e rivolgendo fervide preghiere a quella immagine, voi mi vedrete mentre dormirete. » Il gran teologo del paganesimo continua : «Quanto alle attitudini nelle quali devonsi rappresentare gli dei, essi medesimi ce l’han fatto conoscere; e gli statuari si sono religiosamente conformati alle loro indicazioni. Così Proserpina parlando di se stessa dice: Fate tutto ciò che mi spetta nell’ideare la mia statua. La mia figura è quella di Cerere adorna dei suoi frutti, con candide vesti e calzatura d’oro. Attorno alla mia figura scherzano lunghi serpenti che strisciandosi sino a terra, solcano le mie tracce divine; dalla sommità del mio capo, altri serpenti arrivano sino a miei piedi e avvolgenti intorno al mio corpo formano tante spire piene di grazia. Quanto alla mia statua essa deve essere di marmo di Paros, o d’ avorio molto liscio. »

Pan insegna ad un tempo la forma sotto cui vuole essere rappresentato e l ‘inno che si dee cantare in onor suo : « Mortale, rivolgo i miei voti a Pan, il dio che unisce le due nature ornate di corna, bipede, con le estremità di un capro e propenso all’ amore.» Non è dunque il medio evo che per primo abbia rappresentato il demonio sotto la forma di un montone. Prediligendo questa forma, Satana, libero o forzato, si faceva giustizia: e nel dargliela il paganesimo restava fedele ad una tradizione troppo universale per essere falsa, troppo inesplicabile per essere inventata. Lo stesso Spirito Santo lo conferma, insegnandoci che i demoni hanno costume di apparire e di eseguire de’ giri infernali, sotto la figura di questo animale immondo. A causa di questi delitti, il paese di Edon è condannato ad essere distrutto : E in mezzo a queste ruine danzano i demoni sotto la forma di caproni e di altri mostri conosciuti dall’antichità pagana.

La contraffazione satanica va anche più oltre. Il Re della Città del bene si chiama lo Spirito dei sette doni. A fine di scimmiottarlo e di ingannare gli uomini imitandolo, il Re della Citta del male si fa chiamare il Re dei sette doni. Quindi egli indica i giorni favorevoli per invocare i suoi sette grandi satelliti, ministri dei sette doni infernali. Nei suoi oracoli, Apollo pigliando in imprestito la forma biblica così parla: «Ricordati d’invocare nello stesso tempo Mercurio ed il Sole, il giorno consacrato al Sole: di poi la Luna, allorché apparirà il suo giorno; poi Saturno; finalmente Venere.

Tu adopererai le parole misteriose, trovate dai più grandi maghi, il Re dai sette doni conosciutissimo da tutti…. chiama sempre sette volte, a voce alta, ciascuno degli dei ». Sarebbe facile moltiplicare le testimonianze: ma a che giova? quelli che sanno le conoscono. Vale meglio affrettarsi a concludere, dicendo con Eusebio: « Che l’illustre filosofo dei Greci, il teologo per eccellenza del paganesimo, e interprete dei misteri nascosti, fa conoscere con tali citazioni la sua filosofìa per via di oracoli come racchiudenti i segreti ammaestramenti degli dei, allorquando evidentemente essa non rivela altro che le insidie tese agli uomini mediante le potenze nemiche, vale a dire per mezzo dei demoni in persona. » L’ispirazione satanica a cui si deve nel suo complesso e nei suoi ultimi particolari, la religione pagana dei popoli dell’antichità, prescrive con la stessa autorità e regola, con la stessa precisione i culti idolatri dei popoli moderni. Interrogate i sacerdoti, o come oggi noi diciamo i medium, i quali presiedono a queste forme differenti di religione, tutti vi diranno che esse vengono dagli spiriti, dai manitous o da qualche personaggio amico degli dei e incaricato di rivelare agli uomini il modo di onorarli: essi non mentiscono. Satana è sempre lo stesso, ed egli regna presso questi popoli infelici con lo stesso impero ch’egli esercitava anticamente tra noi. Cosi le formule sacre dei Tibetani, dei Cinesi, dei negri dell’Africa, dei selvaggi dell’America e dell’Oceania, i loro misteriosi riti, le loro pratiche, ora vergognose, ora crudeli e ridicole, la distinzione dei giorni buoni o cattivi, del pari che la forma bizzarra, orrida, spaventevole o lascivia dei loro idoli, non debbono essere imputati a malizia naturale dell’uomo, ai capricci dei sacerdoti od all’immaginazione ed alla inabilità degli artisti. [Chi crederà che i Chinesi per esempio, supposto che sieno Chinesi, non potessero rappresentare i loro dei, altrimenti che con fantocci ridicoli o idoli mostruosi? « In Cina, scrive un missionario, l’idolo principale è ordinariamente di una straordinaria grandezza, con un viso gonfio, col ventre di una ampiezza smisurata, una lunga barba finta e altri vezzi dello stesso genere…. Noi trovammo dentro una pagoda parecchi idoli’alti 12 piedi, il cui ventre aveva almeno18 piedi di circonferenza. » Annali etc., n° 72, p. 481;e n° 95, p. 341. — Si può dire la stessa cosa di tutti i popoli idolatri, antichi e moderni.]

Tutto viene dai loro dei, e tutti i loro dei sono tanti demoni: “omnes dii gentium daemonia”.

Preghiere per ogni giorno -Mercoledì-

PREGHIERE ed “Esercizio di Virtù” PER OGNI GIORNO DELLA SETTIMANA

MERCOLEDI‘-

 tutti santi

A tutti i Santi, e specialmente ai Santi Avvocati

[da: La via del Paradiso, III edizione, Siena 1823 -imprimatur-]

 

– In Nomine Patris, et Filii etc.

– Deus in adjutorium meum intende;

– Domine, ad adjuvandum me festina.

Gloria Patri, et Filio etc.

Benedictus Dominus in Sanctis suis.

Dio eterno, Dio infinito, vi benedico, e vi ringrazio, che abbiate già comunicata la vostra gloria a tanti Eletti di ogni età, di ogni sesso, e di ogni condizione, e vi supplico a concedermi di essere imitatore sulla terra di quelli che riconosco, e invoco per intercessori nel Cielo. Pater, Ave, Gloria.

Beati Cittadini della Santa Sionne, e specialmente Voi, Santo N., di cui porto il glorioso Nome, e Voi Santi N. N. miei Avvocati, e Voi Sante N. N. mie Protettrici, mentre mi rallegro, che liberi finalmente dalle miserie del mondo, siete giunti a godere la beatifica contemplazione della SS. Trinità, pregate per me il Signore, e ottenetemi dalla sua infinita misericordia, che si degni di purificare il mio cuore da ogni affetto terreno, e infiammarlo del suo santo Amore . Pater, Ave , Gloria .

Beati Cittadini della Santa Sionne, Santo del mio Nome, Santi miei Avvocati, e Sante mie Protettrici, supplicate il nostro Signor Gesù Cristo, che mi conceda la sua santissima Grazia, onde io vinca ogni viziosa voglia, e tentazione. Pater, Ave, Gloria.

Beati Cittadini della Santa Sionne, Santo del mio Nome, Santi miei Avvocati, e Sante mie Protettrici, mortificate con la vostra potente intercessione i miei sentimenti, riformate i miei cattivi costumi, fate che sempre io eseguisca l’adorabile Divina Volontà, e che ami e serva il Prossimo, come comanda Dio vivo, perenne Fonte di Carità. Pater, Ave, Gloria.

Beati Cittadini della Santa Sionne, Santo del mio Nome, Santi miei Avvocati, e Sante mie Protettrici, liberatemi dai nemici visibili, e invisibili, dalla morte improvvisa, e da ogni male; e impetratami dal Dio delle misericordie la grazia di riceverLo degnamente prima della mia morte; e finalmente ottenetemi la S, Perseveranza finale, onde io spirando alla vostra presenza nelle braccia di Gesù, di Maria, e di Giuseppe, e con i loro soavissimi Nomi su le labbra e nel cuore, venga a rallegrarmi eternamente con Voi per i meriti di Gesù Cristo Signor nostro. Così sia. Pater, Ave, Gloria.

 Antif.: Angeli, Archangeli, Throni, et Dominationes, Principatus, et Potestates, Virtutes Cœlorum, Cherubini, atque Seraphim, Patriarchæ, et Prophetæ, Sancti Legis Doctores, Apostoli, omnes Christi Martyres, Sancti Confessores, Virgines Domini, Anachoretæ, Sanctique omnes, intercedite pro nobis.

Domine, exaudi orationem meam.

– Et clamor meus ad te veniat.

Oremus

Protege, Domine, Populum tuum. et Apostolorum tuorum Petri, et Pauli, et aliorum Apostolorum patrocinio confidentem perpetua defensione conserva.

Omnes Sancti tui, quæsumus Domine, nos ubique adjuvent, ut dum eorum merita recolimus, patrocinia sentiamus, et pacem tuam nostris concede temporibus, et ab Ecclesia tua cunctam repelle nequitiam: iter, actus, et voluntates, nostras, et omnium famulorum tuorum in salutis tuae prosperitate dispone; Benefactoribus nostris sempiterna bona retribue, et omnibus Fidelibus defunctis requiem æternam concede.

Per Dominum nostrum Jesum Christum Filium tuum. etc.

POVERTÀ CRISTIANA

 La povertà è una virtù, che ha per oggetto di moderare la cupidigia, e l’attacco alle ricchezze, e ai beni di questa Terra, considerando quanto sieno vani, brevi, e pericolosi. Esercitatevi oggi in questa difficile Virtù. Se siete povero, sopportate volentieri la vostra indigenza, se ricco, staccate il vostro cuore dalle ricchezze, fatene sempre buon’uso, e moltiplicate le vostre elemosine, se non volete, che in voi si verifichi quanto disse il Signore: Oh quanto è difficile che un Ricco entri nel Regno dei cieli! Coloro, che sono, o vogliono dìventar ricchi, cadono nella tentazione, tutte le insidie del demonio, e in molti desideri inutili, e dannosi, che sono la cagione funesta della loro rovina, e della loro dannazione.

Cinque Gradi di Povertà Cristiana 

  1. Distaccare interamente il cuore dalle cose temporali, ed esser pronto abbandonarle, o a perderle, quando piacerà a Dio.
  2. Non desiderare maggior fortuna di quella, in cui la Divina Provvidenza vi ha collocato.
  3. Scacciare dall’animo ogni sentimento di vanità, di orgoglio, e di presunzione, e disprezzare interamente le pompe e i piaceri del mondo.
  4. Spogliare lo spirito d’ogni proprietà, e spregiare il proprio giudicio, e volontà con tutti que’ desiderj, che non siano conformi a quelli di Dio.
  5. Umiliarsi e riconoscere che in noi non vi è che debolezza, miseria, corruzione in qualunque grado noi siamo superiore agli altri.

Preghiera .

   Gesù mio, Signor mio, e Dio mio, che vestendovi con profonda incomprensibile Sapienza della nostra natura, voleste nascere così povero, che neppure aveste ove riposare il vostro Capo adorabile, e che dopo esser vissuto nella più grande indigenza, moriste nudo su la Croce, deh! fate, che a vostro esempio io rinunzi con tutto lo spirito agli onori, alle grandezze, e ai beni passeggieri di questo Mondo; che io comprenda essere un miserabile inganno il pretendere di arrivare al beato soggiorno della vostra gloria per altra via di quella, che Voi stesso avete calcata, e ci avete mostrata; e che penetrato da questa verità, io viva tra i commodi della vita, come se non gli avessi. Cosi sia.

Preghiere per ogni giorno – Martedì –

PREGHIERE ed “Esercizio di Virtù” PER OGNI GIORNO DELLA SETTIMANA

MARTEDI’

[da: La via del Paradiso, III edizione, Siena 1823 -imprimatur-]

Ai Santi Angeli

ang. gerarchie

 

Preghiera rivelata dal Nostro Signor Gesù Cristo a S. Metilde,

per cui ella vide innalzarsi al Cielo una scala d’oro di nove gradi, sopra ciascun de’ quali stava un Ordine di Angeli.

In conspectu Angelorurm psallam tibi Deus meus;

Adorabo ad Templum Sanctum tuum et confitebor Nomini tuo. – Gloria Patri etc.

O Angeli Santissimi, Nunzj e Ministri del sommo Re della Gloria, e fedelissimi Esecutori de’ suoi comandi, purificate, vi prego, le mie Orazioni; offritele alla Maestà dell’Altissimo; e fate che spirino un soave odore di Fede, di Speranza e di Carità.

Pater, Ave, Gloria.

O felicissimi Arcangeli, Capitani della Milizia Celeste, impetratemi il lume dello Spirito Santo, istruitemi ne’ Divini Misterj, e avvaloratemi contra il comune inimico.

Pater, Ave, Gloria.

O Principati sublimi, Direttori, e Governatori del Mondo, governate in tal guisa l’anima mia, che la superbia disordinata de’sensi sia sempre vinta, e domata dalla ragione.

Pater, Ave, Gloria.

O invittissime Potestà, raffrenate il maligno spirito, quando mi assale, e tenetelo lontano da me quando cerca di allontanarmi da Dio.

Pater, Ave, Gloria.

O potentissime Virtù, illustrate, e fortificate il mio spirito, affinché pieno del vostro valore, si avanzi in ogni santa virtù, e resista ad ogni assalto infernale.

Pater, Ave, Gloria.

O beatissime Dominazioni, impetratemi un perfetto dominio di me medesimo, ed una santa e lodevole libertà di ripugnare a tutto ciò che non è da Dio.

Pater, Ave, Gloria.

O Troni stabili, e sempiterni, insegnate all’anima mia la vera umiltà, acciocché divenga domicilio di quel Signore, che risiede benignamente negli umili.

Pater, Ave, Gloria.

O sapientissimi Cherubini, tutti intenti alla Divina contemplazione, fatemi apprendere perfettamente la mia viltà, e l’eccellenza del mio supremo Creatore.

Pater, Ave, Gloria.

O ardentissimi Serafini, accendete col vostro fuoco il mio cuore, acciocché ami e sospiri quella infinita bellezza, che è amata incessantemente da voi. E così sia.

Pater, Ave, Gloria.

O Serafini, o Cherubini, o Troni Celesti, date gloria per me all’Eterno Padre, e pregateLo per la salute dell’anima mia.

Gloria Patri etc.

O Virtù, e Potestà, o Angeliche Dominazioni, date gloria per me all’Eterno Figlio, e pregateLo per la salute dell’anima mia.

Gloria Patri etc.

O Principati, o Arcangeli, o Angeli Santi, date gloria per me allo Spirito Santo, e pregateLo per la salute dell’anima mia.

Gloria Patri etc.

O Celesti Angeliche Gerarchie, inchinate per me la Regina del Cielo, e della Terra, il rifugio dei poveri peccatori, la Madre di Dio Maria, e impetratemi la sua santa efficacissima protezione.

Salve Regina etc.

 

Antif. Angeli Domini, Dominum benedicite in æternum.

Domine exaudi Orationem meam.

– Et clamor meus ad te veniat.

Oremus

Deus, qui ineffabili providentis sanctos Angelos tuos ad nostram Custodiam mittere digneris, largire supplicibus tuis, et eorum semper protectione defendi, et æterna societate gaudere. Per Christum Dominum nostrum. Amen.

PAZIENZA 

   La Pazienza è una Virtù che sostiene lAnima contro i movimenti cagionati da un male presente o temuto, e le dà coraggio e forza di sostenere per amor di Gesù Cristo tutte le avversità, che le sopravvengono o da Dio, o dalle creature, senza turbarsi e senza allontanarsi dal suo dovere. Esercitatevi oggi in questa Santa Virtù, considerando che la Pazienza ci è necessaria per ottenere quanto ci è stato promesso, e che Gesù Cristo dice; Sarete beati quando gli uomini vi malediranno, e quando vi perseguiteranno, e quando contro la verità diranno di voi ogni male ; e perciò vi esorto a soffrire allora queste ingiurie non solamente con pazienza, ma ancora con letizia, e con esultanza. Rendete ben per male, amate sinceramente i vostri nemici e pregate per quelli, che vi calunniano, e vi perseguitano.

Quattro Gradi di Pazienza . 

1- Soffrire con rassegnazione le infermità, e i travagli, che ci vengono immediatamente della mano di Dio.

2- Soffrite egualmente quelli, che ci vengono dagli uomini, considerandoli come venuti da Dio, che gli vuole, o permette per nostro maggior bene.

3- Soffrite con lo spirito medesimo i torti, che ci vengono dai parenti, dagli amici, e dai beneficati .

4- Desiderare di patir qualche cosa per amor di Gesù Cristo, e rallegrarsi quando ciò ci avviene.

Preghiera.

Gesù Signor mio, Autore di tutti i beni, e vero specchio di pazienza, che avete sofferto il dolore della Circoncisione, le ingiurie, e gli obbrobri de’ perfidi Giudei, e i tormenti infiniti della vostra dolorosa Passione con una costanza affatto Divina, fatemi, vi prego, la grazia, che io superi con coraggio tutte le difficoltà che mi allontanano dal perfettamente servirvi; che sopporti pazientemente ogni ingiuria, e che il mio spirito nelle avversità, e nelle prosperità di questa vita si mantenga sempre eguale, e sottoposto alla vostra santissima volontà. Cosi sia.

La strana sindrome di nonno Basilio -14-

nonno

Esimio direttore mi rivolgo ancora alla sua cortese attenzione alla ricerca di un aiuto che possa dirimere questioni e risolvere dubbi che mi assalgono soprattutto nelle discussioni con i mie peraltro carissimi nipoti. Ora poi ci si è messa pure Martina, l’ultima “fiamma” di Mimmo, di fede non cattolica, come le accennavo nella mia ultima missiva; ma il mio sgomento non nasce dal fatto che questa ragazza sia protestante (ognuno è libero di esercitare il libero arbitrio!), ma da quello che Mimmo asserisce quando mi racconta che oramai anche nel Cattolicesimo sono penetrati concetti luterani, decisamente apostatici, propinati da coloro che dovrebbero essere i custodi del “Depositum Fidei” della Santa Romana Chiesa. Tanto per farle capire meglio: Mimmo, commentando l’incontro precedente con Martina, mi fa: “… ma nonno, anche molti preti cattolici sono oramai allineati su queste posizioni che tu ritieni aride e assurde, che offendono la ragione umana, e sono quindi tralci secchi, auto-amputati dalla vite da cui viene la linfa vitale, pronti per il fuoco che brucia … non per quello che purifica l’oro. Oramai ad esempio si professa che “… la comunità dei credenti rappresenta Dio in terra, cioè ogni credente che esercita il suo “libero esame” sulla Bibbia, è illuminato dallo Spirito Santo”. Ma sentitelo! … Ecco, se questo è vero, caro direttore, vuol dire che lo Spirito Santo cambia sovente opinione, anche in modo clamorosamente contrastante e contraddittorio, forse per il tasso alcoolemico! … per la verità questo “spirito” mi sa che non è Santo, e se non è santo, è uno spirito ingannevole, fumoso, sulfureo (qui c’è puzza di “farfariello”, come la nonna Margherita definiva il “nemico” omicida e bugiardo!) … e il suo libero esame è la ricetta ideale per una grande Babele, esattamente come è avvenuto per l’arcipelago protestante (oramai una immensa Micronesia … con tutto il rispetto per la Micronesia, o meglio una galassia di credenze e pseudofedi) che conta oltre 16.000 (sedicimila!, sì, ha letto bene) sette. Se questo era lo scopo, si è andati ben oltre le più rosee previsioni … e a proposito del Papato, ancora mi rivolgo a Mimmo :“Il primato di Pietro tra gli apostoli, è stato ripetutamente sottolineato nei Vangeli che parlano di “Simone e i suoi compagni” nominando Pietro ben 195 volte, a differenza del benamato Giovanni che figura solo 29 volte, a sottolineare appunto che la barca di Pietro, cioè la Chiesa di Cristo, doveva essere guidata dall’abile pescatore “di uomini” dalla mente pratica e dalla volontà energica, anche se difetti umani ne aveva, indicando così che la sequela di Cristo non è preclusa a nessun uomo, anche se poco istruito o titubante”. Del resto, esimio direttore, tutti gli Apostoli erano gente semplice, ah … nel frattempo giunge Caterina, e di eruditi e dotti ce n’erano anche allora, ma il Signore non li scelse, tranne uno, un giovane scaltro, poliglotta, abile nel fare conti e gestire finanze, che poteva diventare un ideale cortigiano, un politico, un burocrate inflessibile, un diplomatico, un cattedratico dal pensiero unico e politicamente corretto … o corrotto al bisogno, certamente un chierico dal “credo” modernista. Questo giovane di belle speranze, figlio di Karioth, non fece una carriera altrettanto brillante con Gesù, perché era convinto fino al midollo che “il regno di Dio” fosse di questo mondo, (come pensano per l’appunto anche i modernisti pseudo-cattolici e progressisti amanti panteisticamente del mondo ed aperti al mondo e quindi, affacciati sulla voragine infernale, alle influenze nefaste del “principe di questo mondo”, altrimenti detto nelle conventicole: “signore dell’universo” il baphomet …) e non aveva capito proprio nulla del messaggio di Gesù, anche dopo anni di permanenza con Lui (per la verità anche gli altri hanno faticato molto cominciando a realizzare l’importanza della loro missione solo dopo la Pentecoste) … solo i rozzi, modesti ed incolti pastori di Betlemme avevano capito tutto e subito”. Dai Vangeli è innegabile che Pietro avesse “il primato”, interviene decisamente Caterina: “su questa pietra …” Negli elenchi degli Apostoli è costantemente nominato per primo … il primo, Simone, detto Pietro, uno dei tre prediletti che assistono alla Trasfigurazione sul Tabor e qui è l’unico che prende la parola … Gesù monta sulla barca e paga il tributo per sé e Pietro …(evitando l’evasione fiscale!), l’espressione “la barca di Pietro” è diventata simbolo della Chiesa …, numerosissimi sono gli episodi citati, ne ricordo ancora uno: “chiunque cadrà su questa Pietra sarà schiacciato e chiunque sul quale la Pietra cadrà sarà schiacciato”. La grande Pietra è la Chiesa, l’unica Chiesa, nella sua essenza più profonda, che non può essere toccata dalle mancanze, dai tradimenti di troppi suoi prelati, chierici e comuni fedeli, una cosa è la Chiesa, Corpo mistico di Cristo e Sposa immacolata di Cristo, altro sono gli uomini di Chiesa, o come ricordava spesso lo zio Pierre, gli uomini “infiltrati” nella Chiesa, quelli della “quinta colonna”, i marrani, per pascersi e tradire. Poco prima della Passione Gesù dice, “Simone, Simone, ecco satana ha cercato di vagliarvi come il grano. Ma Io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno, e tu, ravveduto che sia, conferma i tuoi fratelli” (Luca XXII, 31, 32). Dopo la Resurrezione sulle rive del lago dice: Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro? E Pietro “Signore, tu lo sai che ti amo” e il Signore: “Pasci i miei agnelli”(Giov. XV;15-17), una chiara investitura non a semplice capo degli Apostoli, ma di tutta la Chiesa, perché il gregge è tutta la Chiesa … triplice investitura, che cancella la triplice negazione dettata dalla paura. “Ma Martina dice che questa è solo retorica”-ribatte Mimmo-, … “eh già sempre retorica, sempre retorica -sbotto io- … ma questo significa essere schiavi della parola, oltretutto tradotta in modo confacente alla idea di base o comunque finalizzata ad uso proprio, elemento tipico delle sette. Ma qui, caro Mimmo, devi dire a Martina, non abbiamo a che fare con parole semplicemente umane, ma col Verbo Incarnato, con la “Verità”, che non è un’idea, un’affermazione astratta, ma una Persona. Questa scrittura appena citata, testimonia l’elezione del primo Papa, mentre nelle sette si nega che questa elezione sia mai avvenuta … c’è una somiglianza tra questo e l’atteggiamento di scribi e farisei “custodi di scritture che non intendono” e “ciechi che guidano altri ciechi”. “E come la mettiamo con i papi indegni e simoniaci e gli antipapi, caro nonno”, … mi chiede Mimmo, un tantino su di giri? “Ti rispondo subito caro mio -ribatto io- la verità viene infangata e perde potere di persuasione se annunciata da un indegno? Ti chiedo: il cielo è azzurro? E cessa di esserlo se ad affermarlo è un assassino, un ladro, un corrotto, un adultero? Conta la verità, e solo quella, anche se annunziata da un indegno. Se l’indegno annunzia una blasfemia, chiunque esso sia, va respinto senza riguardo alcuno … e questo anche se la blasfemia o l’eresia viene proclamata da una persona apparentemente degna!” . “Adesso nonno voglio chiederti: ma che cos’è questa storia delle indulgenze, così importanti per la Chiesa Cattolica, e che per i protestanti, e purtroppo anche per molti cattolici attuali, non avrebbero alcuna validità? Caro Mimmo cercherò di chiarirti almeno sommariamente quello che è il nodo della indulgenze, così che tu possa affrontare l’argomento con un minimo di cognizione di causa. Le indulgenze rappresentano i mezzi che i viventi hanno per suffragare le anime dei morti in purificazione. Per negare questa semplice verità di fede, e quindi anche il Purgatorio, millantando le Sacre scritture, devi sapere che il genio di Lutero ha dovuto alleggerire le Bibbia, dando sforbiciate a destra e a manca, appunto per eliminare i testi che davano fastidio, tacciandoli di essere apocrifi …”; “sembra infatti -dice Mimmo “ignorantello” imbeccato evidentemente con malizia- che … si tratti di testi tardi, non scritti in ebraico, che non si trovano nel testo masoretico … sono scritti in greco e quindi non sono attendibili …”. Caro direttore, a questo punto ho dovuto con sforzo titanico ricorrere alla mia malconcia memoria, che in questa occasione però si è comportata mirabilmente (boh … i misteri della mente umana! …). “Caro Mimmo, per tua conoscenza devi sapere che La Bibbia greca, quella detta “dei Settanta” … è una traduzione di comodo, eseguita prima del terzo secolo prima di Cristo, per facilitare la conoscenza della Scrittura, dato che il greco era la lingua più diffusa all’epoca, e molti ebrei erano ellenizzati e pertanto non più in grado di leggere l’ebraico … e non si tratta affatto di scritti apocrifi … in realtà la Bibbia greca è un ponte, un punto di passaggio obbligato dal Vecchio al Nuovo Testamento …. I tagli effettuati servivano a portare acqua al mulino degli apostati …; ad esempio l’eliminazione, tra gli altri, dei libri dei Maccabei …, infatti nel secondo libro si legge che Giuda Maccabeo ordinò che nel tempio di Gerusalemme si tenessero riti di suffragio per le anime dei caduti in battaglia contro i pagani ellenistici. “Riti di suffragio”, molto prima della nascita di Cristo, perché sotto le vesti dei guerrieri morti erano stati trovati degli amuleti: essi erano stati fedeli al punto di dare la vita per la fede in Israele, ma non del tutto, perché avevano superstiziosamente confidato nella protezione di oggetti inanimati anziché affidarsi al Signore. Quindi pur essendo salvi dal fuoco eterno, avevano una colpa da espiare. Come mai Giuda Maccabeo avrebbe ordinato un rito di suffragio, se inutile? Il Purgatorio era allora una realtà già nota, ed il suffragio per le anime dei defunti era considerato valido dagli Ebrei che attendevano il Redentore ormai imminente e che prefigurano quindi assai vicino la Chiesa. I santi Ebrei come Abramo, i Patriarchi, Mosè, Elia, fino a Giuda Maccabeo e fratelli sono Santi anche per le Chiesa di Cristo, perché ispirati da Dio. Giuda Maccabeo sapeva bene quel che faceva quando ordinò il suffragio dei caduti … e quindi – caro Mimmo -tutto questo puoi pensare che sia apocrifo e non conti … ma vallo a raccontare agli asini come te, va …! Come compito ti aggiungo di meditare bene (visto che i suoi nuovi “frequentati” usano sempre questa espressione “meditate!”… invece di salvarsi … meditano ognuno a suo modo, ma mai secondo una verità garantita!) il versetto: “Io sono la vite, voi i tralci” … se non siete attaccati a me, cioè in unione spirituale con Me, Cristo Dio-uomo, disseccate. E che cosa sono i migliaia di tralci rappresentati dalle chiese protestanti, se non tralci staccati dalla vite e quindi seccati o in via di disseccamento, pronti per il fuoco o già in esso? Mimmo tenta ancora una sortita: “ma la Chiesa papista non può dimostrare di essere il tronco, i protestanti affermano che la Chiesa papista è eretica! I Modernisti finto-cattolici, contraddicendo tutto il Magistero di sempre, dicono oggi che “non c’è una sola Chiesa ma una varietà di chiese adatte alle diverse circostanze e culture dei differenti popoli …” per fortuna interviene Caterina che chiude per adesso la questione, “… e questo è il solito comodo ed accomodante relativismo, a braccetto con scismatici ed eretici di ogni risma, esploso dopo il conciliabolo “Tradimentino”, il cv2 (ma che vorrà dire, direttore? Boh!?), di cui non c’è traccia nei Vangeli, e di cui S. Paolo scrive: “Mi è stato segnalato infatti a vostro riguardo, … che vi sono discordie tra voi. Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: “Io sono di Paolo”, “Io invece sono di Apollo”, “E io di Cefa”, “E io di Cristo!”. Cristo è stato forse diviso? Forse Paolo è stato crocifisso per voi, o è nel nome di Paolo che siete stati battezzati?” (1 Cor. I-11,13). Direttore la saluto, la questione non è chiusa, io non ci capisco più nulla, ma che fino ha fatto la Chiesa Cattolica? La scongiuro, mi aiuti lei se può …!

Preghiere per ogni giorno – Lunedì –

PREGHIERE ed “Esercizio di Virtù” PER OGNI GIORNO DELLA SETTIMANA

LUNEDI’

Anime-purganti

Corona in Suffragio delle Anime del Purgatorio

(i 33 Pater noster)

arricchita di giorni cento d’Indulgenza dal S. P. Pio VI

[da: La via del Paradiso, III edizione, Siena 1823 -imprimatur-]

– Adjutorium nostrum in Nomine Domini;

– Qui fecit Cœlum et Terram.

De profundis clamavi ad te, Domine etc.:

De profundis clamavi ad te, Domine;

Domine, exaudi vocem meam. Fiant aures tuæ intendentes in vocem deprecationis meæ.

Si iniquitates observaveris, Domine, Domine, quis sustinebit?

Quia apud te propitiatio est; et propter legem tuam sustinui te, Domine.

Sustinuit anima mea in verbo ejus;  speravit anima mea in Domino.

A custodia matutina usque ad noctem, speret Israel in Domino; 

quia apud Dominum misericordia, et copiosa apud eum redemptio.  Et ipse redimet Israel ex omnibus iniquitatibus ejus”.  

I. Consideriamo lo stato compassionevole delle povere Anime del Purgatorio. Elle son giuste, amiche di Dio, e destinate al Cielo, ma trovandosi rinchiuse in oscura prigione sotto la sferza della Divina Giustizia acerbamente tormentate, senza poter far opera, che sia loro di merito, tutte perciò rivolte a noi chiedono per pietà l’aiuto delle nostre orazioni.

Un’Ave Maria, con dieci Pater noster, in fine “Requiem æternam etc.”.

II. Consideriamo quanto facilmente possiamo noi per mezzo delle nostre orazioni ajutare le Anime del Purgatorio, e l’obbligo, che per natura abbiamo di suffragarle. Elle non sono più in istato di potersi ajutare da se medesime, ed a noi sono tuttavia congiunte per vincolo di santa Carità. Mentre però Iddio si degna di accettar per loro suffragio le nostre orazioni, è cosa ragionevole, e giusta il pregare per loro, affinché possano uscire da quell’incendio di fuoco, che le tormenta, ed entrare nel Paradiso a goder la faccia amabilissima di Dio, ed in essa ogni contento .

Un’Ave Maria, con dieci Pater noster, in fine “Requiem æternam etc.”

III. – Consideriamo che le Anime soccorse, giunte che saranno al Cielo, come Spose singolarmente amate da Dio, intercederanno presso Sua Divina Maestà per chi con tanta pietà liberolle dalle pene sì atroci del Purgatorio. In verità questo dovrebbe essere a noi motivo bastante di suffragare abbondantemente quelle Anime, per mandarle ben presto al Cielo, ove ci sieno particolari avvocate, ed efficaci interceditrici presso il Signore.

Un’Ave Maria, con dieci Pater noster, in fine “Requiem æternam etc.”.

Unite a quelle voci, con cui sempre vi parlano, o Eterno Padre, le Piaghe amorose di Gesù vostro Figliuolo, e Salvator nostro, vi offeriamo queste orazioni, supplicandovi ad accettarle in conto di suffragio per le Anime Purganti, e particolarmente per quelle, che sono state divote di questo santo Esercizio.

Un’Ave Maria, con tre Pater noster, in fine “Requiem æternam etc.”.

Di poi il Salmo “Miserere mei Deus”: 

Miserere mei, Deus,

secundum magnam misericordiam tuam; et secundum multitudinem miserationum tuarum, dele iniquitatem meam.

Amplius lava me ab iniquitate mea, et a peccato meo munda me.

Quoniam iniquitatem meam ego cognosco, et peccatum meum contra me est semper.

Tibi soli peccavi, et malum coram te feci; ut justificeris in sermonibus tuis, et vincas cum judicaris.

Ecce enim in iniquitatibus conceptus sum, et in peccatis concepit me mater mea.

Ecce enim veritatem dilexisti; incerta et occulta sapientiae tuæ manifestasti mihi.

Asperges me hyssopo, et mundabor; lavabis me, et super nivem dealbabor.

Auditui meo dabis gaudium et laetitiam, et exsultabunt ossa humiliata.

Averte faciem tuam a peccatis meis, et omnes iniquitates meas dele.

Cor mundum crea in me, Deus, et spiritum rectum innova in visceribus meis.

Ne projicias me a facie tua, et spiritum sanctum tuum ne auferas a me.

Redde mihi lætitiam salutaris tui, et spiritu principali confirma me.

Docebo iniquos vias tuas, et impii ad te convertentur.

Libera me de sanguinibus, Deus, Deus salutis meæ, et exsultabit lingua mea justitiam tuam.

Domine, labia mea aperies, et os meum annuntiabit laudem tuam.

Quoniam si voluisses sacrificium, dedissem utique; holocaustis non delectaberis.

Sacrificium Deo spiritus contribulatus; cor contritum et humiliatum, Deus, non despicies.

Benigne fac, Domine, in bona voluntate tua Sion, ut ædificentur muri Jerusalem.

Tunc acceptabis sacrificium justitiæ, oblationes et holocausta; tunc imponent super altare tuum vitulos.”

in fine “Requiem æternam etc.”. 

Oremus.

Fidelium Deus omnium Conditor, et Redemptor, animabus famulorum, famularumque tuarum remissionem cunctorum tribue peccatorum, ut indulgentiam, quam semper optaverunt, piis supplicationibus consequantur. Qui vivis, et regnas etc. Amen.

Esercizio di virtù:

UBBIDIENZA

L’ Ubbidienza è una Virtù, con la quale ci soggettiamo a Dio, e alla sua Santa volontà, e agli Uomini per amor di Dio. Esercitatevi oggi in questa Santa Virtù, rammentandovi, che Gesù Cristo fu obbediente fino alla morte, e morte di Croce; e ch’egli stesso diceva : Io sono sceso dal Cielo non già per fare la mia Volontà, ma la volontà di quello, che mi mandato. Non entreranno nel regno de Cieli tutti quelli che dicono, Signore, Signore, ma chi farà la volontà di mio Padre. Quello, che ascolta i suoi Superiori, ascolta Me; quello, che gli disprezza , disprezza Me.

Quattro Gradi di Ubbidienza.

1. Obbedire con puntualità alle Leggi di Dio, della Chiesa, e dei Superiori.

  1. Obbedire con volontà, non solo eseguendo, ma volendo ancora la cosa comandata.
  2. Obbedire con l’intelletto, credendo, che la cosa comandata sia la più conveniente, e cercando anzi ragioni per sostenerla, sempreché non sia peccaminosa.
  3. Riconoscere Dio in qualunque Superiore, prendendo la sua voce, e i suoi Ordini, come da Dio; e perciò eseguirli con semplicità, con prontezza, con umiltà, e con coraggio, e perseveranza.

Preghiera.

   Dolcissimo, Gesù Creatore, e Signore del Mondo, per quella obbedienza, che vi assoggettò sì strettamente alla volontà dell’Eterno Padre, e che anteponeste alla vostra medesima vita, chiamandola il vostro cibo, e la più cara vostra delizia, datemi, vi supplico, questa santa Virtù, perché io sia sempre inviolabilmente sottoposto ai vostri Divini Comandi, alle vostre Sante Ispirazioni, alle Leggi della Chiesa, e al volere dei Superiori. Così sia.