S. IRENEO VESCOVO E MARTIRE
[Da: I SANTI PER OGNI GIORNO DELL’ANNO-Alba-Roma, 1933]
28 GIUGNO.
Il nome di S. Ireneo si lega colla schiera numerosa di quegli eroi che col glorioso martirio illustrarono la Chiesa di Lione. -Nato Ireneo l’anno 121 nelle vicinanze di Smirne, ebbe per primo precettore l’illustre vescovo di quella città S. Policarpo. Fu da questo insigne maestro che egli succhiò lo spirito apostolico ed apprese quella scienza che lo rese uno dei più belli ornamenti della Chiesa in quei tempi di lotta e di sangue. Ancora giovane, erudito in ogni scienza e dotato di meravigliosa facondia diede un primo assalto alle vituperose dottrine degli Gnostici e Valentiniani che avevano infarcito la dottrina di Cristo colle favole del paganesimo. Ma il desiderio di approfondirsi negli studi, lo spinse a Roma dove, assisi sulle cattedre, insegnavano i più celebri maestri del suo tempo. Di ingegno acuto, sagace memoria, e di profonda speculazione, fu tale il progresso che egli fece in quelle scuole che al fine dei corsi poteva ormai gareggiare con i suoi precettori. – Recatosi Ireneo nelle Gallie fissò la sua dimora a Lione dove sedeva Vescovo S. Potino. Questi conosciuto i talenti e le virtù eminenti del giovane lo promosse agli ordini sacri e al Sacerdozio. – Da quell’istante lo zelo del novello Levita non ebbe più misura. La sua parola trascinava, penetrava i cuori; la sua eloquenza conquideva; cadevano gli idoli e i delubri e la luce della verità irradiava le menti degli idolatri che a schiere chiedevano il S. Battesimo. – All’opera della predicazione quest’insigne dotto della Chiesa accoppiò numerosissimi scritti, fonti inesauribili di dottrina e di sapienza. Scritti che al dire di S. Girolamo, erano una barriera insormontabile dinanzi alla quale venivano ad infrangersi gli sforzi ed i sofismi dei nemici di Cristo della sua mistica sposa, la Chiesa. – Alcuni di essi andarono perduti, ma molti altri si conservano tra i quali i cinque libri contro gli eresiarchi, che sono una delle più belle ed intransigenti difese della Dottrina Cristiana. A questo lavoro di studio egli seppe pure accoppiare una profonda pietà dando i più ammirabili esempi di virtù. – Cinto colla corona del martirio il santo Vescovo Potino, il popolo Lionese unanime elesse alla sede Vescovile S. Ireneo, il quale dovendosi recare a Roma per la consacrazione portò al Papa S. Eleuterio una lettera ridondante del più sacro attaccamento al Vicario di Gesù Cristo, ritornando alla sua sede confortato dalla benedizione del Sommo Pastore. – Conscio della nuova missione che il Signore gli aveva affidato, non si diede più un istante di riposo. Predicò con la parola e con l’esempio, con la potenza dei miracoli, tutto a fine di condurre anime a Colui che tanto amava. – Essendo sorta in quel tempo la questione circa la celebrazione della Pasqua, il Papa Vittore minacciava della scomunica i Vescovi dell’Asia che su questo punto quasi tutti dissentivano dai loro fratelli nell’Episcopato. – S. Ireneo amante della pace vi intervenne colla sua autorità e mise nuovamente la concordia. Dopo queste ed altre numerose fatiche, dopo glorificato il nome di Dio e dilatato il suo regno, sigillò sotto Settimio Severo, col sangue quella fede che aveva predicato e per la quale aveva tanto sofferto. Benedetto XV ne estese la festa a tutta la Chiesa cingendolo coll’aureola del dottorato.
FRUTTO. — Impariamo da S. Ireneo l’attaccamento al Papa (il “vero” Vicario di CRISTO, da non confondere col vicario dell’anticristo -n.d.r.) e con Lui sappiamo combattere da veri soldati per essere degni di questo nome.
PREGHIERA. — O Dio, che desti al beato Martire e Vescovo Ireneo la grazia di espugnare l’eresia e di consolidare la pace nella Chiesa, deh! concedi al tuo popolo forza e costanza nella S. Religione. Così sia.
Oggi avremmo bisogno di tanti S. Ireneo, per confutare tutte le eresie, imbecillità e menzogne propagate dai settari di ogni risma, in primo luogo da coloro che indegnamente occupano i Sacri Palazzi e le Sedi Apostoliche lordandole con gnostico sterco fetido e disprezzando spudoratamente la dottrina del divino Maestro e la Liturgia Sacra della Chiesa. Preghiamo con S. Ireneo affinché il Signore Gesù-Cristo bruci, quanto prima, con il soffio della sua bocca l’anticristo con il suo vicario e i suoi lecchini già pronti per il fuoco eterno, premio a loro riservato per l’apostasia dalla fede in Cristo.
Intanto ci accontentiamo di leggere il passo di uno scritto del Santo Martire, che sembra parlare a noi per confortarci e confermarci nella fede incrollabile in Gesù-CRISTO e nella sua “vera” Chiesa, ed ai “lupi” ed ai “Caino” odierni. La speranza che qualcuno di questi possa rinsavire, con la grazia dello Spirito Santo, non deve mai lasciarci. Preghiamo!
Da: Libro 3 contro le Eresie cap. 18, ovv. 20, n.5-6
Il Signore conosceva quelli che dovevano subire la persecuzione; e sapeva pure chi erano quelli che sarebbero flagellati ed uccisi per Lui. E perciò esortando anche costoro, diceva: “Non temete quelli che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l’anima. Temete piuttosto colui che può mandare in perdizione all’inferno e l’anima e il corpo” e anche conservare quelli che gli hanno reso testimonianza. Difatti Egli permetteva di riconoscere davanti al Padre suo, quelli che avessero confessato il suo nome davanti agli uomini; e di rinnegare quelli che Lo avessero rinnegato; e di confondere quelli che avessero arrossito di confessarLo. Ora, stando così le cose, alcuni sono giunti a tanta temerità da disprezzare i Martiri e persino vituperare quelli che sono stati uccisi per aver reso testimonianza al Signore, o che sopportano tutte le prove che il Signore ha predetto, e, conforme alla sua parola, si sforzano di seguire le orme del Signore nella sua passione, divenuti i Martiri di Colui che s’è fatto passibile per noi, e noi li contiamo nel numero dei Martiri. Quando sarà ricercato il loro sangue, quando la gloria sarà stata la conseguenza delle loro sofferenze, allora saranno confusi da Cristo tutti quelli che si saranno rifiutati d’onorare il loro martirio. Lo stesso sarà di quelli che dicono aver Egli sofferto solo apparentemente. Perché se Egli non ha patito realmente, nessuna grazia per Lui, non avendo Egli sostenuto nessuna passione; e quando noi cominceremo a soffrire veramente, Egli ci apparirà un seduttore, esortandoci a farci battere e a porgere l’altra guancia, se veramente non l’ha sofferto Egli per il primo. E allora come avrebbe sedotto loro, facendosi vedere ad essi per quel che non era; così sedurrebbe anche noi, esortandoci a soffrire quello che Egli non ha sofferto. In questo caso saremmo da più del Maestro, mentre soffriamo e tolleriamo ciò che il Maestro né avrebbe sofferto, né tollerato. Ma siccome nostro Signore, il solo vero Maestro, il vero Figlio di Dio, è buono e paziente, Verbo di Dio Padre, Egli si è fatto il Figlio dell’uomo. Egli ha lottato ed ha vinto; Egli era uomo e combatteva per la famiglia dei suoi padri, e riparava con l’obbedienza la loro disubbidienza. Egli ha legato il forte, e ha sciolto i deboli, ed ha donato la salvezza sacrificando la sua vita umana, e distruggendo il peccato. Quelli dunque che dicono che Egli non si è manifestato che in apparenza, che non s’è rivestito di carne, che non si è veramente fatto uomo, essi sono ancora sotto l’antica condanna.
L’eresia gnostica.
[Dom Guéranger, “l’anno liturgico” vol II)
La pietra su cui è basata la Chiesa era fin dai tempi di S. Ireneo incrollabile agli sforzi della falsa scienza. Eppure, non era certo un attacco senza pericoli quello della Gnosi, eresia molteplice, dalle trame ordite, in uno strano accordo, dalle potenze più opposte dell’abisso. Si sarebbe detto che, per mettere a prova il fondamento che aveva posto. Cristo avesse permesso all’inferno di saggiare contro di esso l’assalto simultaneo di tutti gli errori che si dividevano allora il mondo, oppure dovevano più tardi dividersi i secoli. Simon Mago, preso da Satana nelle reti delle scienze occulte, fu scelto come luogotenente del principe delle tenebre in questa impresa. Smascherato a Samaria da Simon Pietro, aveva iniziato contro di lui una lotta accanita che non ebbe termine purtroppo nemmeno alla morte del padre delle eresie, ma continuò più viva ancora nei secoli seguenti. Saturnino, Basilide, Valentino e molti altri escogitarono i sistemi più insidiosi e più stravaganti, lasciando libero sfogo agli istinti che faceva nascere intorno ad essi la corruzione della mente e del cuore. Nei loro sistemi trova connubio la coalizione delle filosofie, delle religioni e delle aspirazioni più contraddittorie della umanità. Non vi erano aberrazioni, dal dualismo persiano, dall’idealismo indù fino alla cabala ebraica e al politeismo greco, che non si dessero la mano nel santuario segreto della gnosi. Già si elaboravano in essa formule che annunziano le future eresie ldi Ario e di Eutiche. Già prendevano movimento e vita, in uno strano romanzo panteistico, le più bizzarre fantasie di certe metafisiche moderne. Dio, abisso che precipita di caduta in caduta fino alla materia, per prendere coscienza di se stesso nell’umanità e tornare mediante l’annientamento al silenzio eterno: era uno dei dogmi della gnosi sul quale si basava una morale talora rigorista fino al punto da spingere al suicidio cosmico, e che talora mescolava una mistica trascendente alle pratiche più immonde, o abbandonava l’uomo alle sue passioni. (Oggi la gnosi, oltre che infarcire di assurdità irrazionali le cosmogonie e le teogonie delle conventicole massoniche di tutte le obbedienze – anche se unica è l’obbedienza al baphomet-lucifero -, impregna la nuovelle théologie creata dalla menti di falsi e sacrileghi religiosi, menti bacate col verme del materialismo, del nichilismo e dell’ateismo anti-sovrannaturale, proprio oggi della setta ecumenista-montiniana attualmente usurpante –n.d.r.-).
Sant’Ireneo fu scelto da Dio per opporre alla gnosi gli argomenti della sua potente logica e ristabilire contro di essa il vero senso delle Scritture; egli eccelse ancor più quando, di fronte alle infinite sette che recavano così apertamente il marchio del padre della discordia e della menzogna, mostrò la Chiesa che custodiva piamente in tutto il mondo la tradizione ricevuta dagli Apostoli. La fede nella SS. Trinità che governa questo mondo opera delle sue mani, nel mistero di giustizia e di misericordia che, mentre abbandonava gli angeli decaduti, si è abbassato fino alla nostra carne in Gesù, ecco il deposito che Pietro e Paolo, che gli Apostoli e i loro discepoli avevano affidato al mondo (Contr. Haer. I, 10, 1). « La Chiesa dunque – costata sant’Ireneo – avendo ricevuto questa fede, la custodisce gelosamente, facendo come una sola casa della terra in cui vive dispersa: essa crede compatta, con una sola anima e con un sol cuore; con una stessa voce predica, insegna e trasmette la dottrina, come se avesse una sola bocca. Poiché, per quanto nel mondo siano diversi gli idiomi, ciò non impedisce che la tradizione resti una nella sua linfa » (ibid. 2).