MASSIMO VESCOVO E CONFESSORE
[23 GIUGNO – I Santi per ogni giorno dell’anno; Pia Soc. S. Paolo, Roma, 1933]
A Torino, nell’anno 380 circa nacque il nostro santo da nobile famiglia cristiana. I suoi parenti dopo avergli impartita una educazione seria e santa, pensavano fare di lui un valente magistrato, ed a tal fine lo mandarono a Roma, a perfezionarsi negli studi dell’eloquenza e della filosofia, come usavano i figli dei nobili d’allora. Furono tali i suoi progressi, che salì presto in voce di uno dei primi oratori del suo tempo, e venne tosto laureato in Filosofia. – Però al vedere tante miserie e calamità, che in quei tempi erano spaventose, Massimo decise di consacrarsi totalmente al servizio del Signore. Era allora Pontefice S. Innocenzo I, nativo di Alba in Piemonte, il quale non poté stare indifferente a tanta virtù che si manifestava in Massimo. Perciò quando questi decise di darsi a Dio, lo animò ad essere perseverante negli studi per prepararsi degnamente al sacerdozio. – Ordinato sacerdote, e laureato in Sacra Teologia, si diede con zelo instancabile ad esercitare il sacro ministero, specialmente fra la gente povera di Roma. Tanto ardore fece impressione al santo Pontefice, che, illuminato dallo Spirito Santo, ordinò Massimo Vescovo, e lo mandò a Torino, sua città natia, a reggere quel popolo, e me primo loro pastore. Quantunque i Taurini fossero ancora in gran parte pagani, tuttavia lo zelantissimo apostolato di S. Massimo in pochi anni li vinse, e molti ricevettero il battesimo. – Abilissimo e dotto scrittore ci lasciò copiosissime omelie, ed altre opere. Le continue incursioni barbariche avevano di molto impoverito il popolo della campagna, onde questo ricorreva alla città per potersi sfamare. Il cuore paterno e generoso di Massimo sanguinava al veder tanti suoi figli così ridotti, onde cercava di sollevarne quanti più poteva. Ogni giorno distribuiva il cibo necessario a quanti gli era possibile, e la sua casa era sempre rigurgitante di derelitti e di mendici. – La sua carità giunse a tal segno, da divenirne suo distintivo precipuo; ed ai forestieri che domandavano dove abitasse il vescovo, veniva risposto: “Là, ove troverete tutti i mendici alla porta, ivi è la casa di Massimo”. – Che ancor non fece per il suo gregge? Durante una lunga siccità, egli stesso, vecchio di oltre 60 anni, fece un pellegrinaggio a piedi, da Torino a Roma sulle tombe di S. Pietro e di S. Paolo, dei quali era devotissimo. Infatti per le fervide preghiere del Santo pastore cessò la siccità; la pioggia venne abbondante e benefica, e al suo ritorno Massimo fu accolto trionfalmente dai suoi fedeli. – Figlio tenero di Maria, predicò senza riposo la divina sua Maternità e Verginità e stabili a Torino un culto tale alla Consolata, che Papi e principi vi andavano a pregarLa. La Consolata, detta la Madonna di S. Massimo, diventò la roccaforte della città, ed ancor oggi se ne ammira il quadro originale nella sua sontuosa basilica. Per esso Torino fu chiamata la città di Maria SS. – Inoltre manifestò pure la sua sapienza al concilio di Milano dove confutò sapientissimamente gli errori di Nestorio e di Eutiche, e anatematizzò tremendamente quelli che falsificavano la divina incarnazione del Verbo. – Finalmente dopo tante fatiche, si riposò nel Signore, andando a godere in cielo il premio del suo immenso lavoro.
FRUTTO. — Ad imitazione di S. Massimo consacriamoci al Signore fin dalla nostra giovinezza.
PREGHIERA. — O Signore, che ad istruire i popoli, hai decorato il Beato Alassimo, tuo Confessore e Vescovo, concedi che, seguiti i suoi esempi, possiamo anche noi giungere in Paradiso. Così sia.