Sacramento dell’ORDINE -2-

Sacramento dell’ORDINE -2-

[J. –J. Gaume, Catechismo di perseveranza. Vol. II cap. XLIV– Torino 1881]

Ordini minori. — Ostiarii: loro funzioni. — Cerimonie e preghiere che ne accompagnano l’ordinazione. — Lettori: loro funzioni. — Cerimonie e preghiere che ne accompagnano l’ordinazione. — Esorcisti: loro funzioni. — Cerimonie e preghiere che ne accompagnano l’ordinazione. — Accoliti : loro funzioni. — Cerimonie e preghiere che ne accompagnano l’ordinazione. Ordini maggiori: Suddiaconato; funzioni dei Suddiaconi. — Preghiere e cerimonie della loro crdinazione. — Diaconato ; funzioni dei Diaconi. — Preghiere e cerimonie della loro ordinazione. — Sacerdozio; funzioni e potestà dei Sacerdoti. — Cerimonie e preghiere della loro ordinazione. — Benefizi sociali del Sacramento dell’Ordine.

La Lezione precedente vi ha mostrato le relazioni degli Ordini fra di loro, e coll’augustissima Eucaristia. Egli è perciò tempo di spiegare partitamente ciascuno di essi.

– Il primo degli Ordini minori che si riceve dopo la cerimonia della tonsura è quello di Ostiario. Se nel palazzo di un re tutti gl’impieghi sono onorevoli, nella casa di Dio tutti i Ministri sono santi; donde nasce, che la Chiesa consacra tutti coloro a cui vengono affidati. L’Ordine dell’Ostiario era nei primi secoli indispensabile poiché non tutti erano Cristiani. Era ufficio degli Ostiarii d’impedire ai pagani di entrare nelle chiese, di nuocere ai fedeli, di profanare i santi Misteri. Dovevano inoltre far rimanere ciascuno nei luoghi destinati, tenere il popolo diviso dal clero, gli uomini dalle donne, far osservare il silenzio e la modestia, annunziare le ore della preghiera, custodire fedelmente il tempio, conservarlo con ogni accuratezza pulito ed ornato, provvedere a che nulla andasse perduto, aprire e chiudere a tempo debito le porte sì della chiesa che della sacristia, finalmente aprire il libro al Ministro che predicava. Scorgesi da ciò, che riunendo tutti questi uffici, l’incarico non era troppo leggiero: l’Ostiariato conferivasi a persone di età matura [FLEURY, Istituzioni di Diritto Canonico, part. I]. – Tutte codeste incombenze trovansi rammemorate nelle preghiere e nelle cerimonie della ordinazione. Dopo che il Vescovo le ha spiegate agli Ostiarii, l’Arcidiacono conduce i medesimi alle porte della Chiesa e facendola chiudere ed aprire, pone fra le loro mani la corda delle campane onde suonino qualche tocco, riconducendoli poscia a’ piedi dell’ altare. Cotali cerimonie che potrebbero forse sembrare superflue a chi non ne conosce né l’origine né il significato, agli occhi del Cristiano pio ed istruito si mostrano sommamente rispettabili. – Esse gli ricordano la santità della casa di Dio, la tremenda maestà dell’augusto Sacrificio, la gloriosa antichità della Chiesa, e finalmente quei giorni felici di fede e d’innocenza, che saranno eterno obbietto della nostra ammirazione e del nostro rammarico. Il Vescovo termina l’ordinazione degli Ostiarii chiedendo per essi al Signore la celeste benedizione e la grazia che possano santamente esercitare il loro ufficio, onde essere ammessi un giorno coi suoi eletti nel soggiorno della gloria eterna.

– L’ordine dei Lettori è più nobile di quello degli Ostiarii, giacché si riferisce più immediatamente all’Eucaristia. I Lettori, spesse volte più giovani d’età che non gli Ostiarii, servivano come segretari i Vescovi ed i Sacerdoti, e s’iniziavano al sapere, leggendo e scrivendo sotto la loro direzione. In tal guisa si addestravano agli studi quelli che vi si mostravano più abili, e che potevano poscia giungere al Sacerdozio. Le loro funzioni erano grandemente necessarie, poiché sempre fu costume di leggere nelle chiese le Scritture dell’antico e del nuovo Testamento, tanto nel tempo della Messa, quanto ancora degli altri uffici e principalmente della notte. Leggevansi eziandio ne’ primi secoli le epistole degli altri Vescovi; gli atti dei Martiri, le omelie ed i sermoni, come è pure usanza de’ nostri giorni, colla sola diversità, che in oggi tale ufficio è adempiuto da tutti i Ministri che risiedono in coro, mentre nei primordi apparteneva ai soli Lettori. – Fra la nave della Chiesa, che conteneva i fedeli ed il coro, ove risiedevano i Ministri dell’altare, vi era un palco a cui salivasi mediante sette od otto scalini, circondato da balaustrata e capace di contenere otto persone.. Questa specie di tribuna, era detta ambone, dacché vi si saliva per due gradinate e guardava tanto verso i l popolo che verso i Sacerdoti. Chiamavasi anche col nome di Jube, dalla circostanza che Lettore, innanzi di cominciare a leggere chiedeva al Vescovo la benedizione con le parole: Jube, Domine, benedicere; e di questa voce jube spesso ripetuta si valse il popolo per indicare il luogo destinato ai Lettori. Questa tribuna vedesi ancora in alcune antiche chiese, e serviva, come si è detto, alla predicazione ed alle altre letture religiose. – I Lettori erano altresì incaricati della custodia dei libri sacri, ufficio assai pericoloso in tempo di persecuzione. La formula della loro ordinazione, tolta come quelle degli altri Ordini inferiori dal quarto Concilio di Cartagine celebrato l’anno 398, ricorda ch’essi devono leggere per colui che predica, cantare le laudi, benedire il pane ed i nuovi frutti. Il Vescovo nell’ordinarli, dopo di aver chiesto per essi la grazia di poter compiere degnamente le sante funzioni, fa ai medesimi toccare un libro di sacre Letture e pronunzia in tal tempo le seguenti parole: « Ricevete questo libro e siate lettori della parola di Dio; se voi adempirete con fedeltà un tale incarico voi avrete parte fra quelli che sino dal principio hanno con saviezza dispensato la divina parola ».

– Il terzo degli Ordini minori è quello dell’Esorcista. Uffizio degli Esorcisti si è quello di scacciare i demoni. Nei primi secoli del Cristianesimo frequentissimi erano gli ossessi, fra i pagani specialmente; e di questo noi abbiamo le prove autentiche nei Evangeli, negli atti degli Apostoli e nei Padri della Chiesa. Come attestato del più gran disprezzo pel nemico dell’umano genere e pel suo potere, la Chiesa attribuiva l’incarico di scacciarlo a’ suoi Ministri inferiori. Questi, nel solenne Battesimo esorcizzavano i catecumeni, e facevano uscire dalla Chiesa, innanzi che fosse fatta l’oblazione dei doni sacri, coloro che non si comunicavano, vale a dire, i catecumeni stessi e gli energumeni. In oggi la podestà di esorcizzare è riserbata ai soli Sacerdoti, né questi pure possono valersene senza avere espressa licenza dal Vescovo. Essendo il numero degli ossessi divenuto più ristretto, dacché il Signor Nostro Cristo ha debellato la possanza infernale, è stato mestieri, per evitare ogni impostura, di agire con più cautela, oculatezza ed autorità. Ed ecco perché la Chiesa, mentre ha conservato gli usi della sua venerabile antichità, ha limitato il potere di esorcizzare, né concede un tale ufficio se non se a’ Sacerdoti specialmente a ciò destinati, e dopo eziandio di aver fatto ad essi subire rigorosi e minutissimi esami [Spirito delle cerimonie, p. 133]. – Terminate le preghiere dell’ordinazione, il Vescovo fa posare agli Esorcisti la mani sul messale, e dice: « Ricevete ed imparate questo libro, ed abbiate il potere di imporre le mani agli energumeni, sia battezzati, sia catecumeni ». Scongiura poscia il Signore con fervide preghiere a volerli proteggere affinché adempiano santamente le loro funzioni, e qual medici irreprensibili risanino gli altri, dopo di essersi eglino stessi risanati.

– Il quarto degli ordini minori è quello di Accolito. La parola Accolito vuol dire seguace, ossia colui che accompagna. L’Ordine degli Accoliti è il più nobile dei quattro Ordini minori. Ne’ tempi antichi gli Accoliti erano giovani, di età fra i venti e i trent’anni, destinati a seguire ognora il Vescovo e a star pronti a’ suoi ordini. Portavano dovunque le sue ambasciate, recavano le Eulogie e talvolta l’Eucaristia, e servivano all’altare sotto la dipendenza de’ Diaconi. In oggi che son mutate le circostanze, il Pontificale non attribuisce loro altro ufficio che quello di portare le torce, accendere i ceri e preparare l’acqua ed il vino pel Sacrificio. – Nella cerimonia della loro ordinazione, il Vescovo ammonisce gli Accoliti di risplendere nella Chiesa, come faci ardentissime, mediante l’esempio di tutte le virtù; di farsi specchio immacolato ai fedeli, di condurre vita purissima, di essere, a dir breve, degni di presentare l’acqua ed il vino all’altare del Signore. Fa loro in seguito toccare un candeliere sostenente un cero, nonché un’ampolla vuota, dicendo: « Ricevete questo candeliere e questo cero, e non obliate giammai che nel nome del Signore voi siete eletti per accendere le fiaccole nella Chiesa. Ricevete quest’ampolla; essa deve servire per presentare l’acqua e il vino al Sacrificio del sangue di Gesù Cristo ». – Tali sono i quattro Ordini minori; tali erano nei tempi andati gli uffici che conferivano. – Non è a credersi che i Santi, i quali hanno governato la Chiesa nei primi tempi, cercassero soltanto dilettevole occupazione nel regolare con tanta cura il culto esteriore, e nello stabilire Ordini speciali per distribuire minutamente anche le più piccole incombenze. No; essi avevano compreso l’importanza di tutto ciò che colpisce i nostri sensi, come sarebbero, ad esempio, la beltà de’ luoghi, l’ordine delle congregazioni, il silenzio, il canto, la maestà delle cerimonie. Tutte queste cose aiutano anche le persone più spirituali ad innalzarsi a Dio, e sono poi assolutamente necessarie agli idioti per dar loro una grande idea della Religione, e per farne loro amare l’esercizio. Quando vediamo che il primo tempio di Gerusalemme, in cui non si conservava che l’Arca dell’Alleanza, e il secondo tempio egualmente, in cui più non si trovava, erano regolarmente amministrati da migliaia di Leviti; quando sappiamo che ivi le cerimonie si compievano colla massima pompa e maestà, noi dobbiamo provare estrema confusione nel vedere le nostre chiese, entro le quali riposa il Corpo di Gesù Cristo, e le sante nostre funzioni governate con tanta negligenza, da non poter gareggiare per questa parte di confronto con quei templi antichi! È sventura dei tempi, che ai giorni nostri coloro che sono insigniti degli Ordini minori possano di rado compierne gli onorevoli uffici. – Anticamente ogni chiesa aveva i suoi Chierici, laddove in oggi i Leviti vivono nei seminari onde prepararsi al Sacerdozio; e perciò nelle parrocchie, i Sacerdoti, i Diaconi, i Suddiaconi, i semplici Chierici, ed i laici persino, adempiono le funzioni che a quelli spetterebbero. Il Concilio di Trento avrebbe bensì desiderato che si fosse potuto ritornare all’antica disciplina pel maggior profitto dei fedeli; ma questo voto non si poté finora effettuare. Per altro, nel mentre si aspettano giorni più propizi, la Chiesa ha conservato i santi Ordini minori come monumento prezioso dell’antica disciplina, e come scala che conduce alla santità, e da percorrersi perciò dai Leviti che aspirano agli Ordini sacri [Spirito delle cerimonie, p. 146].

– Il primo degli Ordini maggiori o sacri è il Suddiaconato, Ad esso fu donato queste grado dal tempo in cui la Chiesa ha impesto al medesimo l’obbligo di conservare la castità [II più celebre ed il più autorevole degli storici protestanti dell’Alemagna moderna, Enrico LUDES, soprannominato il padre della Storia » Alammanica, non esita ad asserire quanto segue nel Volume VIII della sua — Istoria del Popolo Germanico — pubblicata nel 1833: « Noi andiamo debitori di tutto ciò che siamo e di tutto ciò che possediamo al celibato ecclesiastico; tutto egli ci ha conservato: l’intelligenza, la coltura dello spirito, il progresso, in una parola, del genere umano ». – Veggesi pure COBBET, Storia della riforma in Inghilterra; — l’Abate JAGÉR. Del Celibato ecclesiastico; le Memorie di Religione, Morale e letteratura di Modena, n. 47-48, 283]. Per lo innanzi il Suddiaconato annovera vasi fra gli Ordini minori, ed i Suddiaconi non erano che i segretari dei Vescovi, i quali li adoperavano nei viaggi e negli affari ecclesiastici. Essi erano incaricati delle elemosine e della amministrazione dei beni temporali, e fuori della Chiesa compievano le funzioni medesima dei Diaconi. Ai Suddiaconi ordinariamente si confidava la gestione dei patrimoni di San Pietro [Si chiamavano con tal nome i beni donati alla Chiesa di Roma] nelle diverse parti della Cristianità in cui erano collocati. Amministratori di queste sostanze sotto l’autorità dei Papi, eseguivano ad un tempo i loro comandi anche rispetto ad importantissimi affari ecclesiastici: e tali erano, per cagione d’esempio, il correggere gli abusi in quelle Provincie in cui erano situati i beni, il vegliare sulle congregazioni conciliari, trasmettere d’ordine del Pontefice parziali avvisi ai Vescovi riguardanti la loro condotta, e finalmente riferire con esattezza al Papa gli avvenimenti del paese in cui risiedevano [Si vedano le Lettere di San Gregorio]. – In oggi il ministero dei Suddiaconi è limitato al servizio dell’altare ed all’assistenza del Vescovo e del Sacerdote nelle ecclesiastiche solennità. Essi preparano gli ornamenti, i vasi sacri, il pane, il vino, l’acqua pel Sacrificio; cantano l’Epistola alla Messa solenne, tengono aperto innanzi al Diacono al tempo debito il libro degli angeli, servono il Diacono in tutte le sacre funzioni, ed è appunto per ciò che sono detti Suddiaconi; inoltre danno a baciare il libro dell’Evangelo al celebrante ed ai fedeli, preparano pel Diacono all’altare il calice e la patena, mettono l’acqua nel calice dopo che il Diacono vi ha posto il vino, versano l’acqua sulle mani del Sacerdote celebrante, lavano le animette, i corporali ed i purificatoi. – Maestose sono le cerimonie dell’ordinazione del Suddiacono. Vittime volontarie, che si presentano per fare a Dio un eroico sacrificio, stanno in atto di chi rinunzia al mondo ed alle sue speranze; tutto dimostra in essi la consacrazione e la natura di questo sacrificio. Assumono primieramente il contegno d’uomini che si apparecchiano a partire; un bianco pannolino, chiamato amitto, ricopre loro il capo, come il caschetto il capo del guerriero; un camice bianco li riveste interamente, simbolo di virtù specchiata; un cordone loro cinge le reni, contrassegno di castità; portano sul braccio sinistro una funicella, espressione della gioia del loro cuore; tengono in una mano il manipolo, emblema delle fatiche che li aspettano; nell’altra un cero acceso, immagine vivissima della loro carità. In tal modo preparate ed ornate, queste giovani vittime aspettano silenziose l’istante del Sacrificio. Ed ecco il Pontefice, rappresentante di Gesù Cristo, rivolger loro queste parole: « Miei figli dilettissimi, voi qui vi presentate per ricevere il Suddiaconato. Riflettete seriamente, e ponderate con tutta l’attenzione qual sia il peso a cui bramate sottoporvi. Voi siete tuttora liberi, siete tuttora in tempo di rimanervi nella vita laicale; ma ricevuto che abbiate quest’Ordine, non potrete giammai retrocedere dall’obbligo che state per assumere. Voi apparterrete a Dio per tutta la vostra vita, dovrete servirlo fedelmente, conservare la castità, ed esser pronti in qualunque ora pel ministero della Chiesa. Vi ripeto che siete ancora in tempo…. ma se perseverate nel vostro santo proposito, avvicinatevi». – Dopo tali parole, se gli aspiranti si sentono il coraggio e la forza di obbligarsi per tutta la vita, fanno un passo avanti. Passo immenso! che mette fra essi e il mondo uno spazio insuperabile. Ed a mostrare che sono per sempre morti al mondo ed alle sue speranze, si prosternano al suolo, e colla faccia volta a terra danno un eterno addio a questa terra medesima che abbracciano, ai loro parenti, agli amici, protestando che sono oramai, come Melchisedech, quell’antica figura del Sacerdozio cristiano, senza padre, senza madre, senza genealogia. – Ma chi donerà loro la forza sovrumana di cui abbisognano per sostenere tutto il tempo della vita questo eroico sacrificio? Quel Dio medesimo che ha ispirato la loro volontà. Ed ecco la ragione per la quale il Vescovo e tutto il popolo, inteneriti e in certo modo spaventati dalla grandezza dell’obbligo che assumono, cadono ginocchioni ed implorano su queste nobili vittime la benedizione del Cielo. Rivolgonsi alle tre Persone dell’augustissima Trinità, alla Vergine potentissima. agli Angeli, ai Patriarchi, ai Profeti, agli Apostoli, ai Martiri, ai Confessori, a tutta la Corte celestiale. Poscia il Vescovo sorge, benedice e consacra tutte queste vittime, facendo tre volte su di loro il segno della Croce. – Tutto è ormai compiuto, le vittime sono immolate; esse si rialzano, giacché devono vivere e continuare per tutto il tempo avvenire il sacrificio testé consumato. Il Vescovo prega tutti i fedeli presenti ad orare per questi novelli ministri che interamente si consacrano al loro servizio. Indica poscia ai Suddiaconi le funzioni del loro Ordine, del quale conferisce loro gli attributi facendo toccare il calice e la patena [Pare che il toccare, ossia la tradizione del calice e della patena costituisca tutta la materia dell’Ordine del Suddiaconato nella Chiesa Latina. Eugenio IV lo insegna nel decreto agli Armeni: “Subdiaconatus confertur per ealicis vacui cum patena vacua superposita traditionem”. Nella Chiesa Greca la materia del Suddiaconato è l’imposizione delle mani che il Vescovo fa sulla testa degli ordinandi, mentre la forma è la preghiera che è da lui nello stesso tempo recitata: null’altro ritrovasi nei loro Eucologii, vuoi antichi, vuoi moderni, cui possa darsi il nome di materia o di forma. – Mettendo loro l’amitto sul capo, così si esprime: «Ricevete questo amitto, che simbolizza la mortificazione della Croce, in nome del Padre, del Figliuolo, dello Spirito Santo; cosi sia » . La vigilanza sulle proprie parole e sui propri sensi saranno quind’innanzi gli obblighi e le virtù del novello Suddiacono. – Il Pontefice loro mette poscia sul braccio sinistro il manipolo e dice: «Ricevete questo manipolo; esso vi richiama alla memoria il frutto delle buone opere. Nel nome del Padre, ecc. »: indi li riveste della funicella, proferendo le parole: « Vi doni il Signore la tunica della felicità e il vestimento della fede. Nel nome del Padre, ecc. ». Finalmente loro porge il messale, pronunziando queste parole: «Ricevete il libro delle Epistole, e insieme la podestà di leggerle nella Chiesa, tanto pei vivi, quanto pei defunti. Nel nome del Padre, ecc. ». Tale si è, in compendio, l’ordinazione dei Suddiaconi. Noi ora chiediamo se v’abbia cosa più acconcia di questa per penetrare il popolo di rispetto profondo verso la santa Eucaristia e verso i suoi Ministri, e nello stesso tempo più efficace per insegnare ad essi le virtù che son necessarie alla santa e sublime loro vocazione? Questi salutari avvertimenti continuano nell’ordinazione dei Diaconi. Ascoltiamoli con religiosa attenzione.

– La parola Diacono significa servitore. Gli Apostoli ordinarono i primi Diaconi nella circostanza delle mormorazioni che si suscitarono tra i fedeli di Gerusalemme per la distribuzione delle elemosine, e confidarono loro l’incarico di vegliare all’amministrazione ed al regolamento delle mense con cui le vedove ed i poveri erano provveduti di quanto abbisognava al loro corporale sostentamento; attesoché i poveri, fin dal nascere della Chiesa, furono l’oggetto delle sue più affettuose sollecitudini. Esonerati in tal modo gli Apostoli da quell’ufficio affidato ai Diaconi, poterono dedicarsi interamente alla predicazione del Vangelo ed alla preghiera. Per altro non fu questo né l’unico e neppure il fine principale dell’istituzione de’ Diaconi; essi ben presto si videro chiamati a più nobili e più sante funzioni. – Ai servigi che dovevano essi prestare alle mense che alimentavano il corpo, si aggiunse l’amministrazione della Tavola santa nella quale si distribuiva ai fedeli l’Eucaristia per nutrimento spirituale delle anime. Né guari stette che venne loro conferito eziandio l’ufficio di predicare la parola divina e di conferire il Sacramento del Battesimo. Noi leggiamo infatti che Santo Stefano e San Filippo si dedicarono con molto zelo a tale ministero, che divisero in un cogli Apostoli; senza che per altro i Diaconi cessassero per questo dall’incarico primiero di governare le mense, alle quali le vedove ed i poveri gratuitamente si assidevano lutti i giorni. I Diaconi nei primi tempi del Cristianesimo, incaricati di sacre funzioni, ministri della Chiesa e degli Apostoli, accompagnavano i Vescovi in tutte le circostanze, vegliavano alla loro custodia quando predicavano, li seguivano ai Concili, li assistevano nelle ordinazioni e nell’amministrazione degli altri Sacramenti. I Vescovi non offrivano punto il Sacrificio senza essere assistiti dai Diaconi; siccome il glorioso San Lorenzo rammentò al pontefice San Sisto, allorché questi veniva condotto al martirio: «Padre santo, ei gli disse, dove n’andate senza il vostro Diacono? Giammai non avete offerto il Sacrificio senza di lui ». Erano i Diaconi che leggevano alla Messa il Vangelo, siccome è loro ufficio anche ai giorni nostri; essi presentavano al Sacerdote il pane ed il vino che dovevano esser cangiati nel corpo e nel sangue del Salvatore. Né soltanto amministravano il Battesimo, dispensavano le elemosine e vegliavano al nutrimento delle vedove e dei poveri: era inoltre loro obbligo di visitare e sollevare i Confessori ed i Martiri che gemevano nelle prigioni, onde esortarli, consolarli, animarli a soffrire coraggiosamente per la fede. Ai tempi nostri le funzioni dei Diaconi son limitate al servigio dell’altare in cui offrono l’augusto Sacrificio i Vescovi ed i Sacerdoti, ed a cantare l’Evangelio nelle Messe solenni. – Rispetto all’ordinazione dei primi Diaconi, i fedeli di Gerusalemme scelsero fra loro sette uomini di buona riputazione, pieni di Spirito Santo e di sapienza, e li condussero davanti gli Apostoli, i quali, fatta orazione, imposero loro le mani [Atti, VI, 5-6]. Donde scorgesi che in allora, siccome al presente, le cerimonie della loro ordinazione consistevano nell’orazione e nell’imposizione delle mani. Allorché il Vescovo è seduto sul suo faldistorio nel mezzo dell’altare, l’Arcidiacono gli dice : « Mio reverendo Padre, la santa Chiesa cattolica, madre nostra, vi domanda di conferire a questi Suddiaconi l’ufficio del Diaconato.— Sapete voi, risponde il Prelato, ch’essi ne siano degni?—Lo so, risponde l’Arcidiacono, e ne faccio testimonianza, per quanto è dato di conoscerlo all’umana debolezza. — Sia ringraziato Iddio, risponde il Vescovo. Poscia rivolgendosi al clero ed al popolo, loro dice: Coll’aiuto di Dio e del Salvator nostro Gesù Cristo noi scegliamo questi Suddiaconi per innalzarli alla dignità di Diaconi. Se alcuno ha contr’essi qualche reclamo da esporre, si avanzi arditamente e parli; ma non dimentichi lo stato suo. E ciò detto, si ferma qualche istante onde lasciare ai fedeli il tempo di rispondere. – Codesto avviso rammemora l’antica usanza della Chiesa, giusta la quale il clero ed il popolo erano consultati intorno alle ordinazioni dei sacri Ministri; in oggi le necessità dei tempi indussero la Chiesa a cangiar di sistema su questo punto di disciplina, ed a riserbare ai soli superiori l’incarico di esaminare gli aspiranti sulle loro doti e sulla loro vocazione. Ciò nondimeno per conservare, quant’è possibile, il rito antico, e per assicurarsi che l’eletto è veramente irreprensibile, la Chiesa ha stabilito delle pubblicazioni che si fanno prima di cominciare i discorsi parrocchiali, nonché la cerimonia che precede, siccome abbiamo detto poc’anzi, l’ordinazione dai Diaconi e dei Sacerdoti. – Se i fedeli non inoltrano alcuna lagnanza, il Vescovo si rivolge agli ordinandi, e loro ricorda la dignità dell’Ordini che sono per ricevere, le incombenze che vi sono annesse e le virtù che tali uffici esigono. Il Vescovo comincia poscia la lettura di un prefazio, che è come l’introduzione alla grand’opera che sta per compiere, ed arrestandosi ad un tratto a mezzo del medesimo, impone la mano destra sul capo di ogni ordinando, e gli dice: «Ricevi lo Spirito Santo onde aver forza di resistere al demonio ed alle sue tentazioni ». Non impone ad essi ambedue le mani, a fine di mostrare che i Diaconi non ricevono lo Spirito Santo con quella pienezza con cui lo ricevono i Sacerdoti. Compiuta questa cerimonia e terminato il prefazio, il Vescovo porge a ciascuno dei Diaconi la stola, simbolo della podestà che vien loro conferita: « Ricevi, egli dice, dalla mano di Dio, questa bianca stola, ed adempì il tuo ministero: Iddio è onnipossente, Egli aumenterà in te la sua grazia ». La stola del Diacono non è indossata alla guisa istessa con cui se ne rivestono i Sacerdoti, e ciò per mostrare che non hanno l’istessa dignità. Il Vescovo li veste in seguito della dalmatica: pronunziando le parole : « Ti doni Iddio il vestito della salute, e l’indumento della gioia, e per la sua potenza ti ricopra mai sempre colla dalmatica della giustizia. Così sia ». Finalmente il Vescovo presentando al Diacono il libro degl’Evangeli, gli dice: « Ricevi il potere di leggere gli Evangeli nella Chiesa pei vivi e pei defunti, in nome del Padre, ecc. ». L’ordinazione finisce colla preghiera del Vescovo e del popolo, che uniscono le loro voci ed i cuori onde invocare sui nuovi eletti protezione del Signore.

– All’ordinazione dei Diaconi tiene dietro quella dei Sacerdoti. – Offrire il santo Sacrifizio; benedire il popolo nella Messa, nelle assemblee e nell’amministrazione dei Sacramenti, onde attirare sopra di lui le grazie del Cielo; presiedere alle adunanze che si tengono nella Chiesa per rendere a Dio il culto che gli è dovuto; predicare la divina parola di cui sono i banditori; battezzare ed amministrare gli altri Sacramenti, e quelli in ispecial modo che sono stati stabiliti per la remissione dei peccati: ecco quali furono, sino dai primordi della Chiesa, e quali sono ancora ai giorni nostri le funzioni dei Sacerdoti. Soltanto, nei primi secoli, la predicazione fu riserbata ai Vedovi, e ciò fino al tempo di San Giovanni Crisostomo e di Sant’Agostino, i quali idempirono cotale ministero per comando dei loro Vescovi, sebbene non fossero allora che semplici Sacerdoti. Laonde gli offici dei Preti sono di due sorta: gli uni riguardano il corpo naturale del Signor Nostro Gesù Cristo; gli altri riguardano il suo corpo mistico ch’è la Chiesa. Non esistono funzioni più auguste, né poteri più formidabili. – Prima di confidarli ad essi, il Vescovo, assiso nel mezzo dell’altare sul suo faldistorio, vuole assicurarsi se ne sono degni. Mio reverendo Padre, gli dice l’Arcidiacono, la santa Chiesa cattolica, madre nostra, domanda che voi consacriate Sacerdoti questi Diaconi che io vi presento. — « Sapete voi, ripiglia il Vescovo, ch’essi ne siano meritevoli? » Ed avuta risposta favorevole dall’Arcidiacono, il Prelato così prosegue: « Sia lodato il Signore. » Rivolgendosi poscia al popolo, e ricordandogli che il suo spirituale vantaggio esige che egli abbia de’ santi Sacerdoti, lo interroga, onde conformarsi all’antica disciplina della Chiesa, come la pensi de’ novelli Diaconi [L’elezione di San Basilio è un esempio illustre che ci dimostra fin dove spingevasi nei primi secoli della Chiesa la deferenza che i Vescovi avevano per la scelta e pei suffragi del popolo nelle ordinazioni, e come ancora vi si opponessero, allorquando si accorgevano che tali opposizioni erano suggerite dalla passione o dall’intrigo, anziché dall’osservanza delle regole, e dallo zelo per la gloria di Dio e pel vantaggio de’ fedeli]. Se nessuno si alza per reclamare, il Pontefice s’indirizza ai Diaconi, e li ammonisce sulla natura, sull’origine e sulle funzioni sublimi del Sacerdozio. I Preti, ei dice loro, sono i successori dei settantadue vegliardi, che Mose per comando di Dio, aveva scelti onde l’aiutassero nel suo ministero, amministrassero la giustizia, e vegliassero sull’osservanza dei dieci Comandamenti. – Questi vegliardi non erano che la figura de’settantadue discepoli che Gesù Cristo mandò a due a due per predicare ed istruire colla parola e coll’esempio. « Siate degni, o miei cari figli, soggiunge il Pontefice, di essere gli aiutanti di Mosè e dei dodici Apostoli, vale a dire, dei Vescovi cattolici, figurati da Mosè e dagli Apostoli, e stabiliti per governare la Chiesa di Dio ». – Dopo questa esortazione comincia maestosa cerimonia della prostrazione. Innanzi di essere ammesso al Battesimo l’uomo dové per tre volte rinunciare a satana; e così pure prima di venir ammesso al Sacerdozio, il Cristiano deve per tre volte rinunziare alla terra, alla carne ed al sangue. Egli è soltanto dopo di aver fatto questa triplice rinunzia che gli si apre l’adito per giungere fino al santo altare. Seguita poscia l’imposizione delle mani. Il Vescovo in silenzio impone le mani sul capo di ogni Diacono, e tutti i Sacerdoti assistenti all’augusta cerimonia rivestiti della sacra stola, imitano il suo esempio. Il Vescovo risale quindi all’altare, e rivolgendosi verso gli ordinandi stende sovr’essi le mani, imitato in ciò da tutti i Sacerdoti, e recita nello stesso tempo una preghiera colla quale scongiura il Signore a donar loro il suo Santo Spirito e la grazia del Sacerdozio. – La podestà di conferire gli Ordini sacri non spetta che al Vescovo, ed egli solo come consacrante può imporre le mani. Se i Sacerdoti presenti all’ordinazione impongono con lui, ciò è solo per conformarsi all’uso della Chiesa primitiva; uso venerabile che ricorda come l’Episcopato ed il Clero formino un solo Sacerdozio. Il Vescovo mette quindi sul petto degli ordinandi in forma di croce la stola, che a grado di Diaconi portavano sulla spalla sinistra, e loro dice: «Ricevete il gioco del Signore : Il suo giogo è dolce, e soave è il suo peso ». Li riveste poscia della pianeta, loro rivolgendo queste parole: « Ricevete l’abito sacerdotale, simbolo della carità » . E il sacerdote sarà per ciò un uomo di carità, anzi la carità personificata. La pianeta che il Vescovo porge ai Sacerdoti, non è distesa dal lato posteriore, ma rimane avvolta sulle spalle. Essi non hanno ancora ricevuto tutta la grazia del Sacerdozio; allora soltanto deve essa distendersi compiutamente, quando il Vescovo avrà ad essi conferito il potere di rimettere i peccati. – Dopo la recita di un bel prefazio, che annunzia un’opera sublime, il Vescovo intona il Veni creator, onde chiamare sugli ordinandi lo Spirito santificatore con tutti i suoi doni. Mentre il coro prosegue nel canto dell’inno, il Pontefice consacra le mani dei nuovi Sacerdoti mediante copiosa unzione coll’olio de’ catecumeni. Egli dice intanto: « Degnatevi, o Signore, di consacrare e di santificare queste mani colla santa unzione e colla vostra benedizione ». Fa poscia il segno della croce, e continua: « Possa, nel nome di Gesù Cristo Signor Nostro, esser benedetto tutto ciò ch’essi benediranno, e consacrato e santificato tutto ciò che consacreranno e santificheranno». Ognuno degli ordinandi risponde : « Così sia ». – Si legano dopo di ciò le mani dei nuovi Sacerdoti con un nastro, e le dita consacrate sono disgiunte dalle altre col mezzo di una fettuccia di pane che servirà a purificarle; il Vescovo fa loro poscia toccare il calice, in cui v’ha e vino ed acqua, e fa toccare egualmente la patena sulla quale è un’ostia, loro dicendo nello stesso tempo: « Ricevete il potere di offrire a Dio il Sacrificio e di celebrare la Messa, tanto pei vivi quanto pei defunti». Ed eccoli Sacerdoti per sempre secondo l’ordine di Melchisedech! La prima funzione del Sacerdote è di offrire il Sacrificio, e tosto essi l’offrono in compagnia del Vescovo. La Messa celebrata in tal modo ricorda il rito praticato nei primi secoli: allorché in tutte le chiese non si faceva che un officio solo, il Vescovo stava all’altare, e tutti i Sacerdoti offrivano insieme con lui. Compiuta la Comunione, il Vescovo recita il bellissimo responsorio, composto colle parole che il Salvatore nell’effusione del suo cuore rivolse agli Apostoli, dopo di averli fatti partecipi del suo corpo e del suo sangue: « Io non vi chiamerò più miei servitori, o amici dilettissimi, poiché sapete tutto ciò che ho fatto in mezzo a voi. Voi siete i miei amici; fate quello che vi ho comandato». – Il Vescovo, dopo aver pronunziate queste parole, si assicura della fede dei novelli Sacerdoti facendo loro recitare il Simbolo degli Apostoli. Essi sono inviati per predicare; essi devono annunziare la fede in tutta la sua purezza. I nuovi eletti vengono poscia a prostrarsi a piedi del Prelato, ed egli impone loro le mani, dicendo: « Ricevete lo Spirito Santo: saranno rimessi i peccati a chi li rimetterete, e saranno ritenuti a chi li riterrete »; ed a fine di mostrare ai medesimi la pienezza della loro podestà scioglie la pianeta tuttora avvolta sulle spalle, dicendo: « Iddio vi rivesta del manto della innocenza »; vale a dire, siate puri e santi onde render santi anche gli altri. – Esige poscia da ciascuno d’essi rispetto ed obbedienza, perciocché la Chiesa è bella e terribile come esercito schierato a battaglia. Cotal dote di beltà e di forza non può sussistere senza l’ordine, né l’ordine senza subordinazione. Questa per altro è dolce e mite nella Chiesa, ed è rivolta a fare di tutti i cuori de’ suoi Ministri un cuor solo ed un’anima sola, poiché si fonda interamente sulla carità. Ed ecco perché il Vescovo, finite tutte queste nobili e splendide cerimonie, dona il bacio di pace a tutti i novelli Sacerdoti. Ripetiamolo ancora una volta: si tenga dietro al complesso di tutte queste magnifiche cerimonie, e poi si dica se il culto cattolico non soddisfaccia ad un tempo la ragione, il cuore ed i sensi! Che potremmo ora dire dell’importanza del Sacramento dell’Ordine? – Una sola parola basta per provare la sua necessità sociale: non esiste società senza Religione, non Religione senza Sacerdoti, non Sacerdoti senza il Sacramento dell’Ordine; dunque senza il Sacramento dell’Ordine non può esistere società. E con questo intendo di dire vera società, vale a dire, consorzio d’uomini fra loro legati per conservare e perfezionare il loro essere fisico, intellettuale, morale. – Le società antiche, tranne la giudaica, erano piuttosto aggregazioni d’individui vincolati dalla forza, e non aventi altro scopo che l’esistenza e lo svolgimento degli interessi materiali. Le società protestanti, se, pur son degne di tal nome, non vanno debitrici del loro perfezionamento, per quanto il posseggono, che a quelle tradizioni cattoliche cui hanno conservate; giacché i popoli non possono vivere che per le verità cristiane; e vero cristianesimo non esiste fuori della Chiesa, né è che dal Sacerdozio cattolico debbono i nostri fratelli separati riconoscere la loro vita sociale, ossia tutto quello che loro rimane di credenze e di costumi.

Preghiera

O mio Dio, che siete tutto amore, ringrazio che abbiate stabilito diversi Ordini di Ministri nella vostra Chiesa. Ciò è per vostra gloria e per mia salute: concedetemi la grazia di poter essere figlio docile e rispettoso di questa Chiesa così santa, così bella, così tenera pei suoi figli. Mi propongo di amar Dio sopra tutte le cose e il prossimo come me stesso per amor di Dio, e in prova di questo amore avrò il più profondo rispetto per le persone consacrate a Dio.

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(Nota redazionale: Questo è il vero sacerdozio cattolico istituito dalla Chiesa di Cristo da secoli e millenni. Tutto ciò che si discosta dal conferimento di questo Ordine Sacro, definito infallibilmente ed irreformabilmente dal Santo Concilio di Trento, non si può definire cattolico, ma è blasfemo e sacrilego. Questo vale per la setta del Novus Ordo, che ha usurpato l’etichetta di “cattolica”, che non le appartiene più da tempo e serve per ingannare gli sprovveduti, nonché per le sette senza giurisdizione e missione canonica, lupi e briganti, melma che cola dal sepolcro imbiancato del massone Lienart [si, il grande eletto, il cavaliere Kadosh, l’iniziato perfetto, il cavaliere dell’aquila bianca e nera, quello di Nekam Adonai !!] e dello psicopatico famelico Thuc! Che Dio conservi la Chiesa Cattolica e le dia nuovamente splendore e visibilità … non praevalebunt …!)

 

 

 

 

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.