ASCENSIONE DEL SIGNORE (2022).
Stazione a S. Pietro,
Doppia di I cl. con ottava privilegiata di III ord. – Paramenti bianchi.
Nella Basilica di S. Pietro, dedicata a uno dei principali testimoni dell’Ascensione del Signore, si celebra oggi (Or.) l’anniversario di questo mistero, che segna il termine della vita terrena di Gesù. Durante i quaranta giorni, che seguirono la sua Risurrezione, il Redentore pose le basi della sua Chiesa, alla quale doveva poco dopo mandare lo Spirito Santo. L’Epistola e il Vangelo di questo giorno riassumono tutti gli insegnamenti del Maestro. Gesù lascia quindi questa terra, e tutta la Messa è la celebrazione della Sua gloriosa elevazione in cielo dove gli fanno scorta le anime liberate, dal Limbo (Ali.) che entrano al suo seguito nel regno celeste, ove partecipano più ampiamente alla sua divinità (Pref.). — L’Ascensione ci predica il dovere di innalzare i nostri cuori a Dio e infatti, l’Orazione ci fa chiedere di abitare in ispirito con Gesù nelle regioni celesti, dove siamo chiamati ad abitare un giorno con il corpo. Durante tutta l’Ottava si recita il Credo: «Credo in un solo Signore Gesù Cristo Figlio unico di Dio… che è asceso al cielo, dove siede alla destra del Padre ». Il Gloria dice pure: « Signore, Figlio unico di Dio Gesù Cristo, tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. Nel Prefazio proprio che si recita fino alla Pentecoste, si rendono grazie a Dio pel fatto che « il Cristo risorto, dopo essere apparso a tutti i suoi discepoli, si sia innalzato in cielo sotto i loro sguardi ». Durante tutta l’Ottava si recita ugualmente un Communicantes proprio a questa festa; con esso la Chiesa ci ricorda che « celebra il giorno sacrosanto nel quale Nostro Signore, Figlio unico di Dio, si degnò di introdurre nella gloria e porre alla destra del Padre la nostra fragile carne ». alla quale si era unito nel Mistero dell’Incarnazione. – Ogni giorno la liturgia ci ricorda, all’Offertorio (Suscipe Sancta Trinitas) e al Canone (Unde et memores) che essa, secondo l’ordine del Signore, offre il Santo Sacrificio « in memoria della beatissima passione di Gesù Cristo, della sua risurrezione dalla tomba, e della sua gloriosa Ascensione al cielo ». Infatti l’uomo è salvato solo per l’unione dei misteri della Passione e della Risurrezione con quello dell’Ascensione. « Per la tua morte e per la tua sepoltura, per la tua santa risurrezione, per la tua mirabile Ascensione, liberaci, Signore » (lit. dei Santi). — Offriamo a Dio il sacrifizio divino « in memoria della gloriosa Ascensione del Figliuol Suo » affinché, liberati dai mali presenti, giungiamo con Gesù alla vita eterna (Secr.).
Incipit
In nómine Patris, ☩ et Fílii, et Spíritus Sancti. Amen.
Adjutórium nostrum ✠ in nómine Dómini.
R. Qui fecit cælum et terram.
Confíteor Deo omnipoténti, beátæ Maríæ semper Vírgini, beáto Michaéli Archángelo, beáto Joánni Baptístæ, sanctis Apóstolis Petro et Paulo, ómnibus Sanctis, et vobis, fratres: quia peccávi nimis cogitatióne, verbo et ópere: mea culpa, mea culpa, mea máxima culpa. Ideo precor beátam Maríam semper Vírginem, beátum Michaélem Archángelum, beátum Joánnem Baptístam, sanctos Apóstolos Petrum et Paulum, omnes Sanctos, et vos, fratres, oráre pro me ad Dóminum, Deum nostrum.
S. Misereátur nostri omnípotens Deus, et, dimíssis peccátis nostris, perdúcat nos ad vitam ætérnam.
R. Amen.
S. Indulgéntiam, ✠ absolutiónem et remissiónem peccatórum nostrórum tríbuat nobis omnípotens et miséricors Dóminus.
R. Amen.
V. Deus, tu convérsus vivificábis nos.
R. Et plebs tua lætábitur in te.
V. Osténde nobis, Dómine, misericórdiam tuam.
R. Et salutáre tuum da nobis.
V. Dómine, exáudi oratiónem meam.
R. Et clamor meus ad te véniat.
V. Dóminus vobíscum.
R. Et cum spíritu tuo.
Introitus
Acta 1:11.
Viri Galilæi, quid admirámini aspiciéntes in cœlum? allelúia: quemádmodum vidístis eum ascendéntem in cœlum, ita véniet, allelúia, allelúia, allelúia.
[Uomini di Galilea, perché ve ne state stupiti a mirare il cielo? allelúia: nello stesso modo che lo avete visto ascendere al cielo, così ritornerà, allelúia, allelúia, allelúia].
Ps XLVI: 2
Omnes gentes, pláudite mánibus: iubiláte Deo in voce exsultatiónis.
[Applaudite, o genti tutte: acclamate Dio con canti e giubilo.]
Viri Galilæi, quid admirámini aspiciéntes in cœlum? allelúia: quemádmodum vidístis eum ascendéntem in cœlum, ita véniet, allelúia, allelúia, allelúia.
[Uomini di Galilea, perché ve ne state stupiti a mirare il cielo? allelúia: nello stesso modo che lo avete visto ascendere al cielo, così ritornerà, allelúia, allelúia, allelúia].
Kyrie
S. Kýrie, eléison.
M. Kýrie, eléison.
S. Kýrie, eléison.
M. Christe, eléison.
S. Christe, eléison.
M. Christe, eléison.
S. Kýrie, eléison.
M. Kýrie, eléison.
S. Kýrie, eléison.
Gloria
Glória in excélsis Deo. Et in terra pax homínibus bonæ voluntátis. Laudámus te. Benedícimus te. Adorámus te. Glorificámus te. Grátias ágimus tibi propter magnam glóriam tuam. Dómine Deus, Rex cæléstis, Deus Pater omnípotens. Dómine Fili unigénite, Jesu Christe. Dómine Deus, Agnus Dei, Fílius Patris. Qui tollis peccáta mundi, miserére nobis. Qui tollis peccáta mundi, súscipe deprecatiónem nostram. Qui sedes ad déxteram Patris, miserére nobis. Quóniam tu solus Sanctus. Tu solus Dóminus. Tu solus Altíssimus, Jesu Christe. Cum Sancto Spíritu ✠ in glória Dei Patris. Amen.
Oratio
Orémus.
Concéde, quǽsumus, omnípotens Deus: ut, qui hodiérna die Unigénitum tuum, Redemptórem nostrum, ad coelos ascendísse crédimus; ipsi quoque mente in coeléstibus habitémus.
[Concedici, Te ne preghiamo, o Dio onnipotente, che noi, che crediamo che oggi è salito al cielo il tuo Unigenito, nostro Redentore, abitiamo anche noi col nostro spirito in cielo].
Lectio
Léctio Actuum Apostólorum.
Act 1:1-11
Primum quidem sermónem feci de ómnibus, o Theóphile, quæ coepit Iesus facere et docére usque in diem, qua, præcípiens Apóstolis per Spíritum Sanctum, quos elégit, assúmptus est: quibus et praebuit seípsum vivum post passiónem suam in multas arguméntis, per dies quadragínta appárens eis et loquens de regno Dei. Et convéscens, præcépit eis, ab Ierosólymis ne discéderent, sed exspectárent promissiónem Patris, quam audístis -inquit – per os meum: quia Ioánnes quidem baptizávit aqua, vos autem baptizabímini Spíritu Sancto non post multos hos dies. Igitur qui convénerant, interrogábant eum, dicéntes: Dómine, si in témpore hoc restítues regnum Israël? Dixit autem eis: Non est vestrum nosse témpora vel moménta, quæ Pater pósuit in sua potestáte: sed accipiétis virtútem superveniéntis Spíritus Sancti in vos, et éritis mihi testes in Ierúsalem et in omni Iudaea et Samaría et usque ad últimum terræ. Et cum hæc dixísset, vidéntibus illis, elevátus est, et nubes suscépit eum ab óculis eórum. Cumque intuerétur in coelum eúntem illum, ecce, duo viri astitérunt iuxta illos in véstibus albis, qui et dixérunt: Viri Galilaei, quid statis aspiciéntes in coelum? Hic Iesus, qui assúmptus est a vobis in coelum, sic véniet, quemádmodum vidístis eum eúntem in coelum.
“Io primieramente ho trattato, o Teofìlo, delle cose che Gesù prese a fare e ad insegnare in fino al dì, ch’Egli fu accolto in alto, dopo aver dato i suoi comandi per lo Spirito Santo agli Apostoli ch’Egli aveva eletti. Ai quali ancora, dopo aver sofferto, si presentò vivente, con molte e sicure prove, essendo da loro veduto per lo spazio di quaranta giorni e ragionando con essi delle cose del regno di Dio. E trovandosi con essi, comandò loro che non si partissero da Gerusalemme, ma aspettassero la promessa del Padre, che, diss’Egli, avete da me udita. Perocché Giovanni battezzò con acqua, ma voi sarete battezzati con lo Spirito Santo fra pochi giorni. Essi adunque, stando con Lui, lo domandarono, dicendo: Signore, sarà egli in questo tempo, che tu restituirai il regno ad Israele? Ma Egli disse loro: Non spetta a voi conoscere i tempi e le stagioni, che il Padre serba in poter suo. Ma voi riceverete la virtù dello Spirito Santo, che verrà sopra di voi e mi sarete testimoni e in Gerusalemme e in tutta la Giudea e nella Samaria e fino alle estremità della terra. E dette queste cose, levossi a vista loro: e una nuvola lo ricevette e lo tolse agli occhi loro. E com’essi tenevano ancora fissi gli occhi in cielo, mentre se ne andava, ecco due uomini si presentarono loro in candide vesti e dissero loro: Uomini Galilei, perché state riguardando verso il cielo? Questo Gesù che è stato accolto in cielo d’appresso voi, verrà nella stessa maniera che l’avete veduto andarsene in cielo -. (Atti Apostolici, 1. I, 11). –
Alleluia
Allelúia, allelúia.
Ps XLVI:6.
Ascéndit Deus in iubilatióne, et Dóminus in voce tubæ. Allelúia.
[Iddio è asceso nel giubilo e il Signore al suono delle trombe. Allelúia.]
Ps LXVII:18-19.
V. Dóminus in Sina in sancto, ascéndens in altum, captívam duxit captivitátem. Allelúia.
[Il Signore dal Sinai viene nel santuario, salendo in alto, trascina schiava la schiavitú. Allelúia.]
Evangelium
Sequéntia ✠ sancti Evangélii secúndum Marcum.
Marc XVI:14-20
In illo témpore: Recumbéntibus úndecim discípulis, appáruit illis Iesus: et exprobrávit incredulitátem eórum et durítiam cordis: quia iis, qui víderant eum resurrexísse, non credidérunt. Et dixit eis: Eúntes in mundum univérsum, prædicáte Evangélium omni creatúræ. Qui credíderit et baptizátus fúerit, salvus erit: qui vero non credíderit, condemnábitur. Signa autem eos, qui credíderint, hæc sequéntur: In nómine meo dæmónia eiícient: linguis loquantur novis: serpentes tollent: et si mortíferum quid bíberint, non eis nocébit: super ægros manus impónent, et bene habébunt. Et Dóminus quidem Iesus, postquam locútus est eis, assúmptus est in cœlum, et sedet a dextris Dei. Illi autem profécti, prædicavérunt ubíque, Dómino cooperánte et sermónem confirmánte, sequéntibus signis.
“In quel tempo: Gesú apparve agli undici, mentre erano a mensa, e rinfacciò ad essi la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano prestato fede a quelli che lo avevano visto resuscitato. E disse loro: Andate per tutto il mondo: predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo: chi poi non crederà, sarà condannato. Ed ecco i miracoli che accompagneranno coloro che hanno creduto: nel mio Nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, maneggeranno serpenti, e se avran bevuto qualcosa di mortifero non farà loro male: imporranno le mani ai malati e questi guariranno. E il Signore Gesù, dopo aver parlato con essi, fu assunto in cielo e si assise alla destra di Dio. Essi se ne andarono a predicare per ogni dove, mentre il Signore li assisteva e confermava la loro parola con i miracoli che la seguivano.”
Recitato il Vangelo, viene spento il Cero pasquale, ne più si accende, se non il Sabato di Pentecoste per la benedizione del Fonte.
OMELIA
IL GIORNO DELL’ASCENSIONE – SULLA GRANDEZZA DI GESÙ CRISTO NEL CIELO.
(M. Cochin – Prediche familiari, vol. I, M. Falconi ed. Firenze 1843
Excelsus super omnes gentes Dominus, et super cœlos gloria.
Il Signore è più grande di tutte le nazioni, la sua gloria è più dei cieli. Salmo CXXII, 5 v. 4.
La nostra conversazione è veramente nei cieli, secondo l’espressione dell’Apostolo S. Paolo. Tutti gli altri misteri della vita di Gesù Cristo, ci richiamano necessariamente alla nostra debolezza alla miseria ed alla corruzione della nostra natura. Questo in cui tutto è gloria, in tutt’è grandezza per Gesù Cristo, senza innesto d’umiliazione e d’obbrobrio, non ci offre che delle consolazioni e dei motivi della più viva speranza. Quantunque Gesù Cristo non avesse conservato alcuno dei tristi appannaggi della nostra mortalità, Egli abitava ancora questa valle di lacrime; ma innalzato ora al di sopra dei cieli, Egli vi procura alla sua umanità uno stato di grandezza e di gloria che i suoi patimenti gli avevano meritato. Ah! come gli Apostoli, teniamo in questi giorni gli occhi rivolti al cielo; e quantunque una folta nube lo involi ai nostri sguardi, che gli occhi della nostra fede trapassino questa nube. Non ci stanchiamo di contemplarvi Gesù Cristo assiso alla destra del Padre suo ch’è il nostro, circondato dai suoi Santi, che son i nostri fratelli, godente d’una felicità ch’Egli ci ha conquistata col suo sangue, e riunente in qualche modo, nel soggiorno della sua gloria, tutti i caratteri di grandezza che successivamente ci ha mostrati sulla terra. Gesù Cristo è grande nel cielo. Questa verità, o fratelli fra tutte quelle che ci offre la Religione, è la più facile a stabilirsi; e nel tempo stesso è la più istruttiva e la più consolante. Io ho osato avanzare ch’era cosa facile, lo stabilire la grandezza di Gesù Cristo nel cielo. Non già perché sia concesso all’uomo di formarsene una giusta idea; noi non possiamo neppur parlare degnamente della gloria dei Santi; come parleremo noi di quella del Capo dei predestinati? L’occhio non ha veduto, dice l’Apostolo, l’orecchio non ha inteso, il cuore dell’uomo non ha compreso i beni che Dio prepara a quelli che l’amano. Oseremmo noi, con sì limitate facoltà, descrivere la felicità di Colui che fin dall’eternità forma l’oggetto delle compiacenze del Padre suo? La sua generazione è ineffabile, dice il Profeta. la sua gloria e la sua felicità son indicibili; e se lo Spirito Santo non si fosse degnato, nelle divine Scritture di sollevarci un lembo del velo che occulta la sua maestà e la sua grandezza, noi saremmo ridotti ad adorare e tacere. Ma ch’io apra i nostri sacri libri e veggo glorificati in Gesù Cristo tre caratteri di grandezza. – Egli è grande per il posto ch’Egli occupa nel cielo, per le funzioni che vi esercita, per le grazie ch’Ei vi merita e spande su tutta la Chiesa. Grande per il rango che occupa nel cielo. Senza dubbio è per difetto d’espressione, che la Chiesa si contenta di farci dire, nel simbolo della nostra fede, ch’Egli è assiso alla destra di Dio: Ad dexteram Dei sedet. Ma questa locuzione, per quanto semplice ella sia, qual immagine non presenta ai nostri spriti! Egli è dunque vero ch’Egli è innalzato, come dice il Profeta al di sopra di tutte le nazioni: Excelsus super omnes gentes Dominus poiché niuna creatura può pretendere d’essere collocata a livello dello stesso Dio. Egli è dunque vero, ch’Egli è innalzato al disopra dei cieli, poiché gli spiriti celesti non sono che gli esecutori delle volontà dell’Altissimo, e non è stato detto ad alcuno di essi: Tu sei il mio Figlio prediletto. Come pure non è stato detto ad essi: Assidetevi alla mia destra, finché io riduca i vostri nemici a servirvi di sgabello. Perciò Egli esercita su tutte le creature, l’impero concessogli dal Padre. Perciò, come la Chiesa oggi ce lo fa considerare, Egli deve venire ad esercitare la sua potenza sovra ogni carne, la sua giustizia contro tutti i peccatori, la sua misericordia verso tutti gli eletti. Perciò Egli comanda da padrone, senza che niente possa resistere alla sua volontà suprema. Perciò pure Egli riceve i nostri omaggi ed i nostri voti; s’occupa delle nostre miserie e dei nostri travagli, addita a ciascuno de’ suoi eletti il posto che loro destina nel suo regno; e questa verità non è semplicemente speculativa; poiché la gloria del capo è quella dei membri, dice S. Agostino: Ascensio Domini glorificatio nostra. Innalzando, continua questo Padre, l’umanità alpiù alto dei cieli, Egli ci ha mostrato che la via n’era aperta. Egli stesso ci ha dischiusa, dice l’Apostolo, questa via nuova e vivente: viant nova et viventem. Nova, poiché avanti di Lui il cielo era chiuso alle nostre speranze ed ai nostri desiderii; vivente, poiché Egli stesso è questa via sempre sussistente, e poiché insegnerà a meritarla con i suoi esempi. Ma Egli ci avverte che se vi sono molti seggi nel regno del Padre suo, essi sono sempre proporzionati agli sforzi ed alle lotte sostenute. La Chiesa dunque vuole eccitare in noi una santa emulazione, quando ci parla del rango ch’Egli occupa nel cielo. Figlio mio, diceva la Madre dei Maccahei al più giovane de’ suoi tigli, io ti scongiuro a considerare il cielo: Peto, nate, ut aspicias ad cœlum. È questa in certo modo la voce della Chiesa in questa solennità. Questa tenera madre, che ci vede con inquietudine esposti alle tentazioni della vita presente, ci scongiura a considerare Gesù glorificato, e con questo solo pensiero ci fortifica per resistere a tutte le passioni, ci consola in tutte le nostre pene, e ci anima a praticare tutte le virtù; ma assai più eccita la nostra confidenza, allorché c’istruisce della funzione ch’Egli vi esercita. Era uno spettacolo ben penetrante per i Giudei, questa cerimonia che si osservava una volta l’anno: il Gran sacerdote, tenendo fra le mani il sangue delle vittime, e dei profumi ch’esalavano il più soave odore, penetrava al di là del velo, fino nel Santo dei Santi; egli solo aveva diritto d’esercitare questa funzione. I Sacerdoti, i Leviti ed il popolo attendevano il suo ritorno con un religioso timore. Questa cerimonia figurativa era fatta soltanto per fissare l’attenzione del giudeo carnale e grossolano, ma non era che una debole immagine del mistero di cui la Chiesa ci occupa. Gesù entra in cielo, ma Egli è il Pontefice eterno; Ei non ha bisogno, come i pontefici mortali, d’offrire sacrifici per i suoi propri peccati, d’accattare il sangue di vittime straniere, di bruciare il sangue di vittime materiali e terrene; Egli stesso ha squarciato il velo della sua umanità; attraverso di questo velo, dice l’Apostolo S. Paolo, ci si presenta davanti al Padre suo: Per velamen. Sempre, e fino alla consumazione dei secoli, Ei gli ripeterà le parole che disse venendo in questo mondo. Eccomi: Ecce venio. Sempre, e per tutta l’eternità Egli offrirà il sangue che sparse per espiare le nostre colpe; sempre, e fino nei secoli dei secoli, l’odore delle sue virtù, il merito della sua obbedienza e gl’incensi della sua preghiera s’eleveranno fino alla Maestà suprema come un profumo di soave odore. Ah! consoliamoci, dice l’Apostolo, noi abbiamo un Pontefice disposto a compatire alle nostre infermità: Non habemus Pontificem qui non possit compati infirmitatibus nostris. Purché siamo presenti al proprio cuore, Egli lo è al Padre suo, non vi è una sola delle nostre infermità che non lo trovi sensibile, non un solo dei nostri pericoli ch’Ei non prevenga, non uno dei nostri bisogni, ai quali non provveda, non una delle nostre cadute che non interessi la sua carità e la sua misericordia. Noi non meditiamo abbastanza le risorse che ci presenta la Religione per mezzo di questo Pontefice. Se ogni volta che, prostrati appiè dei santi altari, noi partecipiamo al Sacrificio della Messa dicessimo a noi stessi, che quegli che si offre quaggiù è offerto nel cielo, che il sangue prezioso che forma la nostra sicurezza davanti a Dio, peneremmo noi tanto ad elevare i nostri cuori quando il Sacerdote a ciò ne invita: sursum corda? E non saremmo noi per mezzo della vivacità della nostra fede, prostesi davanti l’altare sublime del cielo, allorché adoriamo la vittima, offerta sull’altare visibile sulla terra? È questo frattanto, o fratelli, il solo mezzo di partecipare alle grazie che Gesù Cristo merita, ottiene e sparge sopra tutta la Chiesa nel mistero della sua Ascensione. Pete mater: Chiedi o madre, diceva Salomone a quella che lo aveva portato nel suo seno. Gesù Cristo, dall’alto dei cieli, tiene il medesimo linguaggio alla Chiesa sua sposa e madre di tutt’i suoi membri. Chiedi, le dice, i bisogni della tua famiglia sono immensi, le ricchezze della mia misericordia però sono maggiori di essi. Chiedi: un pieno potere mi è stato accordato nel cielo, in terra e nell’inferno. Di qualunque natura siano le grazie tu chiedi per essa, i tesori dei miei meriti le sono aperti. – Grazia di conversione. Son io che ispiro lo spirito di timore, che infondo turbamento nel peccatore, in mezzo de’ suoi disordini; lo spirito di compunzione che lo affligge, alla vista delle sue cadute, lo spirito di umiltà che lo commuove, considerando il suo nulla e la sua miseria. Lo spirito di vigilanza e di preghiera che lo fa gemere, supplicare e combattere, lo spirito di giustificazione, che lo converte e lo cangia. – Grazia di perseveranza. Son io che animo il giusto al combattimento, che lo sostengo in mezzo alle tentazioni, che inspiro ad esso una giusta diffidenza della propria debolezza„ che assicuro il suo avanzamento ed i suoi progressi nella virtù e che consumo, per mezzo della mia grazia, l’opera della sua santificazione. – Grazia di pazienza. Dal seno della mia gloria io veggo i miei amici in preda all’amarezza ed alla tristezza; io compatisco ai loro mali, addolcisco le loro disgrazie, sostengo il loro coraggio e corono la loro sommessione e la loro fede. – Grazia di penitenza e di rinunzia. Sono io che inspiro il disprezzo ed il disgusto delle cose della terra, che spargo la dolcezza e l’unzione sulle più penose pratiche, sui più generosi sacrifici, e sulle mortificazioni più ributtanti per la natura. – Grazia di carità e d’amore. Io amo il Padre mio, e ne sono amato, e comunico le impressioni ed i sentimenti di questo reciproco amore, alle anime che mi sono fedeli. Io so, per mezzo di questo amore che desse non hanno altra volontà che quella del loro Dio, altre tendenze che quelle che le ravvicinano al loro Dio, altro desiderio che d’essere eternamente unite al loro Dio. – Nella prossima solennità Gesù Cristo comincia a soddisfare a queste consolanti promesse, sopra i suoi Apostoli, e nel progresso dei secoli sopra a tutta la sua Chiesa. Per mezzo di Gesù Cristo, dice l’Apostolo S. Pietro, Dio ci ha recati i più grandiosi ed i più consolanti vantaggi: Per Christum maxima et pretiosa nobis promissa donavit. Sempre in mezzo di noi, per mezzo del suo spirito, Ei dissipa le nostre tenebre, istruisce la nostra ignoranza, fortifica la nostra debolezza, purifica le nostre affezioni, rende ferventi le nostre preci, sante le nostre opere, docile la nostra volontà, viva la nostra fede, e certe le nostre speranze. – O Gesù, egli è dunque vero che abbandonando questa valle di lacrime, Voi non avete già voluto lasciarci orfani? Sempre nostro Redentore: Nostra redemptio, voi non cessate di farne le funzioni presso il Padre vostro. Sempre animato dall’ istesso amore per noi, Voi ponete ogni vostra delizia nell’essere con noi, col mezzo del vostro Spirito, egli è ben giusto che noi facciamo nostro dovere l’amarvi, e nostro più ardente desiderio il possedervi: Amor et desiderium. La vostra tenera carità per noi non si raffredderà giammai, essa vi solleciterà, vi presserà e vi costringerà, per così dire, ad attendere alle nostre miserie, ed a porgere sollievo ai nostri mali: Ipsa te cogat pietas et mala nostra superes. Noi siamo peccatori, e da Voi viene la remissione e la grazia. Noi siamo deboli e per mezzo vostro otteniamo il soccorso e la forza. Noi siamo esuli ed insieme con Voi godiamo del riposo della patria: Parcendo et voti compotes, nos tuo vultu saties. Fate o Signore che noi non conosciamo quaggiù altra felicità ed altra gioia che quella di appartenervi: Tu esto nostrum gaudium. Fate o Signore, che noi non serbiamo sulla terra altro desio che quello di possedervi un giorno: Qui es futurus præmium; che noi riponiamo la nostra gloria nell’umiltà, nella penitenza e nella croce per ottenere di riporla eternamente nel possedimento di Voi stesso: sit nostra in te gloria, per cuncta semper sæcula. Amen.
Offertorium
Orémus
Ps XLVI:6.
Ascéndit Deus in iubilatióne, et Dóminus in voce tubæ, allelúia.
[Iddio è asceso nel giubilo e il Signore al suono delle trombe. Allelúia.]
Secreta
Súscipe, Dómine, múnera, quæ pro Fílii tui gloriósa censióne deférimus: et concéde propítius; ut a præséntibus perículis liberémur, et ad vitam per veniámus ætérnam.
[Accetta, o Signore, i doni che Ti offriamo in onore della gloriosa Ascensione del tuo Figlio: e concedi propizio che, liberi dai pericoli presenti, giungiamo alla vita eterna.]
Præfatio
V. Dóminus vobíscum.
R. Et cum spíritu tuo.
V. Sursum corda.
R. Habémus ad Dóminum.
V. Grátias agámus Dómino, Deo nostro.
R. Dignum et justum est.
de Ascensione Domini
Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Qui post resurrectiónem suam ómnibus discípulis suis maniféstus appáruit et, ipsis cernéntibus, est elevátus in cælum, ut nos divinitátis suæ tribúeret esse partícipes. Et ídeo cum Angelis et Archángelis, cum Thronis et Dominatiónibus cumque omni milítia cœléstis exércitus hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes:
[È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: per Cristo nostro Signore. Il quale dopo la sua resurrezione apparve manifestamente a tutti i suoi discepoli, alla cui vista salí al cielo, per farci partécipi della sua divinità. E perciò con gli Angeli e gli Arcangeli, con i Troni e le Dominazioni, e con tutta la milizia dell’esercito celeste, cantiamo l’inno della tua gloria, dicendo senza fine:]
Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt cæli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.
Preparatio Communionis
Orémus: Præcéptis salutáribus móniti, et divína institutióne formáti audémus dícere:
Pater noster
qui es in cælis. Sanctificétur nomen tuum. Advéniat regnum tuum. Fiat volúntas tua, sicut in cælo et in terra. Panem nostrum quotidiánum da nobis hódie. Et dimítte nobis débita nostra, sicut et nos dimíttimus debitóribus nostris. Et ne nos indúcas in tentatiónem:
R. Sed líbera nos a malo.
S. Amen.
Agnus Dei
Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi: miserére nobis.
Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi: miserére nobis.
Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi: dona nobis pacem.
Panem cæléstem accípiam, et nomen Dómini invocábo.
V. Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur ánima mea.
V. Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur ánima mea.
V. Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur ánima mea.
Communio
Ps LXVII: 33-34
Psállite Dómino, qui ascéndit super cœlos coelórum ad Oriéntem, allelúia.
[Salmodiate al Signore che ascende al di sopra di tutti i cieli a Oriente, allelúia.]
Postcommunio
Orémus.
Præsta nobis, quǽsumus, omnípotens et miséricors Deus: ut, quæ visibílibus mystériis suménda percépimus, invisíbili consequámur efféctu.
[Concedici, Te ne preghiamo, o Dio onnipotente e misericordioso, che di quanto abbiamo ricevuto mediante i visibili misteri, ne conseguiamo l’invisibile effetto].