TUTTO IL DENZINGER SENTENZA PER SENTENZA DAGLI APOSTOLI A S.S. PIO XII (2)
HENRICUS DENZINGER
ET QUID FUNDITUS RETRACTAVIT AUXIT ORNAVIT
ADOLFUS SCHÖNMATZER S. J.
ENCHIRIDION SYMBOLORUM DEFINITIONUM ET DECLARATIONUM
De rebus fidei et morum
HERDER – ROMÆ – MCMLXXVI
Imprim.: Barcelona, José M. Guix, obispo auxiliar
PARTE SECONDA
DOCUMENTI DEL MAGISTERO DELLA CHIESA (101-3997)
Da S. Clemente I al Concilio di Nicea
PIETRO: 30? – 67?
LINO: 67 – 76 (79?)
ANACLETO: 76 (80?) – 90 (88?)
CLEMENTE I ROMANO: 92 (88?)-101 (97?)
Lettera ai Corinzi, c. 96.
(lettera causata da disordini nella comunità; i presbiteri erano stati ingiustamente privati del loro ministero)
Ordine tra i membri della Chiesa
101 – (cap. 40, n. 1)… dopo aver scrutato le profondità della conoscenza divina, dobbiamo fare con ordine ciò che il Maestro ha ordinato di fare secondo i tempi stabiliti. (2) Egli ha ordinato che le offerte e le funzioni liturgiche non si svolgano a caso o senza ordine, ma in tempi e momenti prestabiliti; (3) dove e da chi vuole che si svolgano, lo ha stabilito Lui stesso con la sua sovrana decisione, affinché tutto si compia in santità secondo il suo beneplacito e sia gradito alla sua volontà. (4) Perciò coloro che offrono le loro offerte nei tempi stabiliti sono approvati e felici, perché seguendo i precetti del Maestro non sbagliano. (5) Infatti al sommo Sacerdote sono stati assegnati compiti speciali, ai leviti sono stati imposti servizi speciali. Chi è laico è tenuto a rispettare i precetti propri dei laici. (Cap. 41, n.1) Ognuno di noi, fratelli, si compiaccia (renda grazie) a Dio “nel suo grado particolare”. (1Co XV, 23) secondo una coscienza retta, con dignità, senza violare le regole stabilite per il suo ufficio… (Cap. 42, n. 1) Gli Apostoli ricevettero la buona novella per noi attraverso il Signore Gesù Cristo; Gesù, il Cristo, fu mandato da Dio. (2) Perciò Cristo è da Dio, gli Apostoli sono da Cristo; entrambe le cose uscirono in buon ordine dalla volontà di Dio. (3) Furono istruiti e, pieni di certezza dalla risurrezione del nostro Signore Gesù Cristo, rafforzati dalla Parola di Dio, con la piena certezza dello Spirito Santo, andarono a predicare la buona novella che il Regno di Dio stava arrivando. (4) Predicarono nelle campagne e nelle città e stabilirono le primizie, mettendole alla prova con lo Spirito, per farne gli episcopali e i diaconi dei futuri credenti.
L’autorità della Sede romana
102 – (Cap. 7, n.1) Per avvertirvi, vi scriviamo… (Cap. 58, n.2) Accogliete le nostre raccomandazioni e non vi pentirete. (Cap. 59, n.1) Ma se alcuni disobbediscono a ciò che abbiamo detto loro a nome suo (di Cristo), sappiano che si stanno impegnando in una colpa e in notevoli pericoli. (2) Quanto a noi, saremo innocenti da questo peccato. (Cap. 63, n. 2) Ci procurerete davvero gioia e letizia se obbedirete a quanto vi abbiamo scritto per mezzo dello Spirito Santo, se metterete fine all’ira colpevole che la gelosia vi ispira, secondo l’invito alla pace e alla concordia che vi rivolgiamo in questa lettera.
EVARISTO: 101 (97?) – 105?
ALESSANDRO I: 105 (107?) – 115 (116?)
SISTO I : 115 (116s) – 125?
TELESFORO: 125? – 136?
IGINO: 136? – 140?
PIO I: 140? – 155?
ANICETO : 155? – 166
SOTERO : 166? – 174 (175?)
ELEUTERIO : 174 (175?) – 189?
VITTORIO I : 189 – 198 (199?)
S. ZEFIRINO: 198 (199?)-217
Dichiarazioni dogmatiche di S. Zefirino e S. Callisto.
Il Verbo fatto carne (autenticità dubbia)
105 – Ma egli (Callisto) portò lo stesso Zefirino ad affermare pubblicamente: “Conosco un solo Dio, Cristo Gesù, e all’infuori di Lui nessun altro è stato generato e ha sofferto”. Ma dicendo poi: “Non è il Padre che è morto, ma il Figlio”, egli (Callisto) mantenne la disputa tra il popolo per un tempo indefinito.
URBANO I: 222 ? – 230
PONZIANO: luglio agosto 230 – 28 settembre 235
ANTERO: 21 (22?) novembre 235 – 3 Gennaio 236
FABIANO: 10 gennaio 236 – 20 gennaio 250
CORNELIO: marzo 251 – giugno (settembre ?) 253
Lettera. “Quantam sollicitudinem”. al Vescovo Cipriano di Cartagine, 251.
108 – “Sappiamo… che Cornelio sia stato eletto Vescovo della santissima Chiesa cattolica da Dio onnipotente e da Cristo nostro Signore; confessiamo il nostro errore; siamo stati vittime di una frode; siamo stati ingannati dalla perfidia e dalle chiacchiere ingannevoli. Infatti, anche se sembrava che fossimo in una certa comunione con un uomo scismatico ed eretico, il nostro cuore era sempre nella Chiesa; perché non ignoriamo che c’è un solo Dio, un solo Cristo Signore che abbiamo confessato, un solo Spirito Santo, e che ci deve essere un solo Vescovo nella Chiesa cattolica.
Lettera (di Cornelio) al Vescovo Fabiano di Antiochia, 251.
Ministeri e Stati nella Chiesa.
109 – Il vendicatore del Vangelo (Novaziano) non sapeva che in una Chiesa cattolica ci deve essere un solo Vescovo? In questa, non l’ha ignorata – come avrebbe potuto – ci sono quarantasei presbiteri, sette diaconi, sette suddiaconi, quarantadue accoliti, cinquantadue esorcisti, lettori e ostiari, più di millecinquecento vedove e poveri, tutti nutriti dalla grazia e dalla benignità del Maestro.
S. LUCIO: 25 (26?) giugno 253 – 5 marzo 254
STEFANO I: 12 (28?) maggio 254 – 2 agosto 257
Lettera (frammento) a Cipriano di Cartagine. a. 256.
Battesimo degli eretici
110 – (cap. 1)… “Se poi c’è qualcuno che viene da voi da qualche eresia, non innovate nulla se non secondo ciò che è stato tramandato, imponete loro le mani per la penitenza, poiché gli stessi eretici, quando uno dei loro viene in un altro gruppo, non battezzano, ma semplicemente lo ammettono alla loro comunione. “(Queste parole di Papa Stefano, Cipriano le respinge e continua:) (Cap. 2) (Stefano) proibì il battesimo nella Chiesa di chiunque provenisse da una qualsiasi eresia, cioè ritiene genuini e legittimi tutti i battesimi degli eretici.
Lettera (frammento) ai vescovi dell’Asia Minore, 256.
Battesimo degli eretici.
111 – (Cap. 18) “Ma… il nome di Cristo ha una grande efficacia per la fede e per la santificazione mediante il battesimo, in modo che chiunque, e ovunque, sia stato battezzato nel nome di Cristo, riceve immediatamente la grazia di Cristo”. “(Firmiliano scrive nella stessa lettera quanto segue a proposito della decisione di Stefano I:) (Cap. 5)… Stefano disse questo, come se gli Apostoli avessero proibito il battesimo a coloro che provenivano dall’eresia, e lo avessero trasmesso per essere mantenuto da coloro che avrebbero seguito… (Cap. 8)… Stefano e coloro che condividono il suo pensiero sostengono che la remissione dei peccati e la seconda nascita possono avvenire nel battesimo degli eretici nei quali, come loro si confessano, lo Spirito Santo non è… (Cap. 9)… pensano che non sia necessario chiedere chi sia che ha battezzato, perché chi è stato battezzato ha potuto ricevere la grazia attraverso l’invocazione della Trinità dei nomi del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo… Dicono che chi sia stato battezzato fuori può ottenere la grazia del battesimo con la sua disposizione d’animo e con la sua fede. (Cap. 17)… Stefano, che si vanta di detenere la cattedra di Pietro per successione, non è animato da alcuno zelo contro gli eretici, poiché concede loro un potere di grazia non piccolo ma grande, tanto da dire e assicurare che con il sacramento del battesimo essi cancellano le macchie dell’uomo vecchio, che perdona i vecchi peccati di morte, che rende figli di Dio mediante la rigenerazione celeste e che rinnova mediante la santificazione del bagno divino per la vita eterna.
SISTO II: 30 agosto 257 – 6 agosto 258
DIONISIO: 22 luglio 259 (260?)-27 (26?)
Dicembre 268
Lettera (frammento) ad Dionysium, Vescovo di Alessandria, 262.
Trinità e incarnazione
112 – (Cap. 1) Devo poi rivolgermi a coloro che dividono, separano e distruggono la monarchia, il più venerabile insegnamento della Chiesa di Dio, in tre poteri e ipostasi separati e in tre divinità. Ho sentito infatti che alcuni che predicano e insegnano la Parola divina tra voi professano questa opinione. Sono diametralmente opposti, direi, al pensiero di Sabellius. Bestemmia (egli) quando dice che il Figlio è il Padre e viceversa. Predicano, per così dire, tre dèi, dividendo la Santa Unità in tre ipostasi, estranee tra loro e totalmente separate. È necessario, infatti, che il Verbo divino sia unito al Dio dell’universo, ed è necessario che lo Spirito Santo abiti in Dio; è necessario, inoltre, che la Trinità divina sia ricapitolata e ridotta ad uno, come ad un vertice, cioè al Dio onnipotente dell’universo. La dottrina dello stolto Marcione, che taglia e divide la monarchia in tre principii, è un insegnamento diabolico, e non è quello dei veri discepoli di Cristo, né di coloro che si compiacciono degli insegnamenti del Salvatore. Perché questi sanno bene che la Trinità è stata predicata nelle Scritture divine, ma che né l’Antico Testamento né il Nuovo predicano tre dèi.
113 – (Cap. 2) Non meno biasimevoli saranno coloro che ritengono che il Figlio sia una creatura e pensano che il Signore sia stato fatto come una delle cose fatte, mentre le parole divine attestano una sua generazione adeguata e appropriata, ma non una fabbricazione e una creazione. Non è quindi una bestemmia qualsiasi, ma la più grande, dire che il Signore è in qualche modo una cosa fatta. Infatti, se il Figlio è diventato (tale), allora c’è stato un tempo in cui non era; ma è da sempre se è nel Padre, come dice Lui stesso (Gv XIV: 10 s.), se Cristo è il Verbo, la Sapienza e la Potenza – perché questo è Cristo, dice la Sacra Scrittura (Gv 1:14 – 1Co 1:24), come sapete; e queste sono le potenze di Dio. Se dunque il Figlio è stato creato, c’è stato un tempo in cui non c’era; e c’è stato un tempo in cui Dio ne era privo; il che è assolutamente insensato.
114 E devo soffermarmi ancora su questo argomento davanti a voi, davanti a uomini pieni di Spirito, che conoscono bene le incongruenze che sorgono quando si dice che il Figlio è una creatura? Coloro che promuovono questa opinione non mi sembra che li abbiano avuti in mente, e quindi hanno mancato del tutto la verità, dal momento che questo passo: “Il Signore mi ha creato come principio delle sue vie”, [Pr VIII, 22] (LXX.): lo hanno inteso diversamente da come lo intende la Scrittura divina e profetica. Perché non c’è, come sapete, un solo significato di “creò”. Infatti, “creò” va inteso nel senso di “pose sopra le opere fatte da lui”, ma fatte dal Figlio stesso. Ma “creò” non è detto qui nel senso di “fece”. C’è una differenza tra “creare” e “fare”. Questo tuo padre non ti ha forse acquistato, creato e realizzato? [Deut XXXII, 6] (LXX.) dice Mosè nel grande inno del Deuteronomio. A questi qualcuno potrebbe anche dire: O uomini stolti, è qualcosa di fatto, “il primogenito di tutta la creazione” (Col 1,15) “colui che è nato dal grembo prima della stella del mattino” [Sal. 1o9,3] (LXX.), colui che ha detto, come la Sapienza, “prima di tutti i monti mi ha generato”, [Pr. VIII, 25] (LXX.)? Si possono trovare anche molti passaggi di parole divine in cui si dice che il Figlio è stato generato, ma non che sia stato fatto. Per questi motivi, chi osa leggere che la sua divina e ineffabile generazione sia una creazione, è chiaramente convinto di dire falsità sulla generazione del Signore.
115 – (Cap. 3) Pertanto, l’unità mirabile e divina non deve essere divisa in tre divinità, né la dignità e la grandezza sovrana di Dio devono essere minate parlando di “fare”, ma si deve credere in Dio Padre Onnipotente e nel suo Figlio Gesù Cristo e nello Spirito Santo: il Verbo è unito al Dio dell’universo. Egli dice infatti: “Io e il Padre siamo una cosa sola” (Gv X, 30) e “Io sono nel Padre e il Padre è in me” (Gv XIV, 10). È così che la Trinità divina e la santa predicazione della monarchia saranno salvaguardate.
FELICE I: 5 (3?) 269 gennaio – Dic. 274
EUTICHIANO: 4 (3 ?) gennaio 275 – 8 (7 ?)
Dicembre 283
CAIO: 17 (16?) dicembre 283 – 22 aprile 295 (296?)
MARCELLINO: 30 giugno 295 (296 ?) – 25 ottobre (15 gennaio ?) 3
Concilio di Elvira (Spagna), 300-303
Indissolubilità del matrimonio
117 – Can. 9. Allo stesso modo una donna credente, che abbia lasciato il marito credente adultero e ne abbia sposato un altro, le è proibito sposarlo; se tuttavia lo sposa, non riceverà la comunione finché colui che ha abbandonato non abbia prima lasciato il mondo; a meno che forse la costrizione della malattia non la spinga a darla.
Il celibato clericale
118 – Can. 27. Un Vescovo, così come qualsiasi altro chierico, potrà avere con sé solo la propria sorella o figlia se consacrata a Dio; è stato deciso che in nessun modo potrà avere con sé un estraneo.
119 – Can. 33. Si è deciso di imporre ai Vescovi, ai presbiteri e ai diaconi, come pure ai chierici che esercitano il ministero, la seguente proibizione assoluta: si astengano dalle loro mogli e non generino figli; chi lo farà sarà espulso dal rango di chierico.
Battesimo e Cresima
120 – Can. 38. Quando si naviga lontano o se non c’è una chiesa nelle vicinanze, un fedele che ha mantenuto intatto il suo battesimo e non è bigamo, può battezzare un catecumeno che è sotto la costrizione della malattia, ma in modo tale che, se sopravvive, può portarlo al Vescovo perché sia perfezionato con l’imposizione delle mani.
121 – Can. 77. Se un diacono che guida il popolo ha battezzato alcuni di loro senza il Vescovo o il presbitero, il Vescovo li perfezionerà con la benedizione; ma se hanno lasciato il mondo prima di questo, qualcuno può essere giusto in virtù della fede con cui ha creduto.
MARCELLO I: maggio-giugno 308 (307?)-16 Gennaio 309 (308?)
EUSEBIO: 18 aprile 309 (310?) – 17 agosto
309 (310 ?)
MILZIADE (MELCHIADE): 2 giugno 310 (311)? – 11 gennaio 314
SILVESTERO I: 31 gennaio 314 – 31 Dicembre 335
1° Concilio ARELATENSE (Arles) iniziato il 1° agosto 314.
Battesimo degli eretici
123 – Can. 9 (8). Per quanto riguarda gli africani che praticano una regola propria, quella del ribattesimo, è stato deciso che se qualcuno viene dall’eresia alla Chiesa, deve essere interrogato sul simbolo, e se si vede con certezza che sia stato battezzato nel Padre e nel Figlio e nello Spirito Santo, solo le mani devono essere imposte su di lui per ricevere lo Spirito Santo. Ma se, interrogato, non risponde proclamando questa Trinità, viene ribattezzato.
1° Concilio di NICEA (1° ecumenico)
19 giugno-25 agosto 325
125-126 Professione di fede nicena, 19 giugno 325.
125 – Versione greca Noi crediamo in un solo Dio, il Padre onnipotente, creatore di tutti gli esseri visibili e invisibili, e in un solo Signore Gesù Cristo, il Figlio di Dio, generato dal Padre, unigenito, cioè della sostanza del Padre, Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero, generato non creato, consustanziale al Padre, per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose, quelle del cielo e quelle della terra, che per noi è sceso e si è incarnato, si è fatto uomo, ha sofferto ed è risorto il terzo giorno, è salito al cielo e verrà a giudicare i vivi e i morti, e nello Spirito Santo.
Versione latina Crediamo in un solo Dio, il Padre onnipotente, creatore di tutte le cose visibili e invisibili. E nel nostro unico Signore, Gesù Cristo, Figlio di Dio, nato dal Padre, unigenito, cioè della sostanza del Padre, Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero, nato, non creato, di una sola sostanza con il Padre (che in greco si chiama homoousios), per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose, sia in cielo che in terra, il quale per la nostra salvezza È sceso e si è incarnato, si è fatto uomo, ha sofferto ed è risorto il terzo giorno, è salito al cielo e verrà a giudicare i vivi e i morti. E nello Spirito Santo.
126 – Versione greca – Coloro che dicono: “C’era un tempo in cui non era” e “Prima di essere generato non era” e “È diventato da ciò che non era” o da un’altra ipostasi o sostanza, o che affermano che il Figlio di Dio è creato o suscettibile di cambiamento o alterazione, questi la Chiesa cattolica e apostolica anatemizza.
Versione latina – Coloro che dicono: “C’era un tempo in cui non era” e “Prima di nascere non era” e “È diventato da ciò che non era”, o che dicono che Dio è di un’altra sostanza o essenza o che è suscettibile di cambiamento o alterazione, questi la Chiesa cattolica e apostolica anatemizza.
127-129 Canoni.
Battesimo degli eretici
127 – Riguardo a coloro che si definiscono puri (Catharos), ma che vorrebbero entrare insieme nella Chiesa cattolica e apostolica, è parso bene al grande e santo Concilio che si impongano loro le mani e che restino così nel clero; ma prima di tutto promettano per iscritto di conformarsi ai decreti della Chiesa cattolica e di seguirli, cioè di mantenere la comunione con coloro che si sono sposati la seconda volta nella loro vita e con coloro che hanno fallito nella persecuzione… (testo aggiuntivo di NICEA assente da DENZINGER) … ma che fanno penitenza per le loro colpe. Saranno quindi obbligati a seguire in tutto e per tutto l’insegnamento della Chiesa cattolica. Pertanto, quando nei villaggi o nelle città ci sono solo chierici del loro partito, essi devono rimanere nel clero e nel loro ufficio; Ma se tra loro si trovasse un Sacerdote o un Vescovo cattolico, è ovvio che il Vescovo della Chiesa cattolica deve conservare la dignità episcopale, mentre colui che è stato decorato con il titolo di vescovo dai catari avrà diritto solo agli onori riservati ai Sacerdoti, a meno che il Vescovo non ritenga opportuno fargli godere l’onore del titolo (episcopale). Se non vuole farlo, gli dia un posto come Vescovo corale o Sacerdote, in modo che appaia come un vero membro del clero e che non ci siano due Vescovi in una città.
9. Se alcuni sono stati elevati al sacerdozio senza indagine, o se nel corso dell’indagine hanno confessato i loro crimini, l’imposizione delle mani, contrariamente a quanto comanda il canone, non è ammessa, perché la Chiesa cattolica vuole uomini di reputazione integra. 10. I “lapsis” che sono stati ordinati, sia perché coloro che li hanno ordinati non sapevano della loro caduta, sia perché la sapevano, non fanno eccezione alle leggi della Chiesa; saranno esclusi non appena l’illegalità sarà nota. 11. Quanto a coloro che hanno esitato durante la persecuzione di Licinio, senza esservi stati costretti dalla necessità, dalla confisca dei beni o da qualsiasi altro pericolo, il Concilio decide che siano trattati con dolcezza, anche se in verità non se ne sono mostrati degni. Coloro che sono veramente pentiti e sono già stati battezzati devono fare penitenza per tre anni con gli “audientes” e sette anni con i “substrati”; nei due anni successivi possono frequentare con gli “audientes” i “substrati”, il popolo al Sacrificio sacro, ma senza partecipare all’offerta. 12. Coloro che, chiamati dalla grazia, hanno prima proclamato la loro fede, abbandonando la cintura, ma poi, come cani che ritornano al loro vomito, arrivano a dare denaro e regali per essere reintegrati nel servizio pubblico, questi devono rimanere tre anni tra gli “audientes” e dieci anni tra i “substrati“. Ma per questi penitenti bisogna fare attenzione a studiare i loro sentimenti e il loro tipo di contrizione. Infatti, coloro che con timore, lacrime, pazienza e opere buone dimostrano con i fatti la sincerità di un vero ritorno, dopo aver completato il tempo della loro penitenza tra gli “audientes”, possono essere ammessi con coloro che pregano, e dipende anche dal Vescovo trattarli con un’indulgenza ancora maggiore. Quanto a coloro che sopportano con indifferenza (la loro esclusione dalla Chiesa) e pensano che questa penitenza sia sufficiente a espiare le loro colpe, saranno tenuti a fare tutto il tempo prescritto.
128 – 19. Per quanto riguarda i paulisti che successivamente si ritirano nella Chiesa cattolica, si è deciso di ribattezzarli in ogni caso. Nel caso in cui alcuni di loro siano stati in precedenza membri del clero, se appaiono irreprensibili e al di sopra di ogni sospetto, siano ordinati, una volta ribattezzati, dal Vescovo della Chiesa cattolica. 20. Poiché alcuni si inginocchiano la domenica e il giorno di Pentecoste, il Santo Concilio ha deciso che, per osservare una regola uniforme, tutti debbano rivolgere le loro preghiere a Dio in piedi.
128 – Castrazione
1. Se qualcuno si è sottoposto a un’operazione medica, che rimanga nel clero; ma se qualcuno si è castrato mentre era in buona salute, è giusto che cessi di essere classificato come ecclesiastico e che in futuro non venga ammesso nessuno che lo abbia fatto. Ma come ciò che è stato appena detto riguarda ovviamente solo coloro che lo fanno deliberatamente e osano castrarsi, così se alcuni sono stati resi eunuchi dai barbari o dai loro padroni e si trovano altrimenti degni, la norma ecclesiastica li ammette al clero. 2. Così, a uomini che erano appena passati dalla vita pagana alla fede, e che erano stati istruiti solo per poco tempo, veniva concesso il bagno spirituale e, con il battesimo, la dignità di Vescovo o sacerdote; È giusto che in futuro questo non venga fatto, perché il catecumeno ha bisogno di tempo (per il battesimo) e dopo il battesimo di un processo più lungo (per gli ordini). È saggio che l’Apostolo dica in 1 Tm III, 6 che il Vescovo non debba essere un neofita, per evitare che per orgoglio cada nel giudizio e nella trappola del diavolo. Se in seguito un chierico commette un reato grave, testimoniato da due o tre testimoni, deve cessare di essere un ecclesiastico. Chi agisce contro questa ordinanza ed è disobbediente a questo grande Concilio rischia di perdere il suo ufficio clericale.
3. Il grande Concilio proibisce assolutamente ai Vescovi, ai Sacerdoti, ai diaconi, in una parola a tutti i membri del clero di avere (con sé) una persona non del proprio sesso, a meno che non si tratti di una madre, di una sorella, di una zia, o delle sole persone che sfuggono ad ogni sospetto. 4. Il Vescovo deve essere stabilito da tutti i Vescovi dell’eparchia (provincia); se l’urgenza o la lunghezza del percorso lo impediscono, almeno tre Vescovi si riuniscono e procedono alla cheirotonia (incoronazione), purché abbiano il permesso scritto degli assenti. La conferma di ciò che è stato fatto spetta di diritto in ogni eparchia al metropolita. 5. Per gli scomunicati, siano essi chierici o laici, la sentenza emessa dai Vescovi di ciascuna provincia avrà valore di legge, secondo la regola per cui chi è stato scomunicato da uno non deve essere ammesso dagli altri. Bisogna però accertare che il Vescovo non abbia emesso questa sentenza di scomunica per ristrettezza di vedute, per spirito di contraddizione o per qualche sentimento di odio. Affinché questo esame abbia luogo, è sembrato bene ordinare che in ogni provincia si tenga due volte l’anno un concilio composto da tutti i Vescovi della provincia; essi faranno tutte le indagini necessarie affinché ciascuno possa constatare che la sentenza di scomunica sia stata giustamente inflitta per una provata disobbedienza e finché non piacerà all’assemblea dei Vescovi ammorbidire questo giudizio. Questi concili devono essere tenuti, il primo prima della Quaresima, affinché, eliminato ogni sentimento di bassezza, si possa presentare a Dio un’offerta gradita; il secondo in autunno.
Viatico per i moribondi
129 – 13. Per quanto riguarda coloro che completano il loro viaggio quaggiù, si osservi anche ora la legge antica e canonica, in modo che colui che completa il suo viaggio non sia privato dell’ultimo e più necessario viatico, Se, in uno stato disperato, ottiene la comunione con la Chiesa e partecipa all’offerta, e poi è di nuovo annoverato tra i vivi, starà tra coloro che hanno la sola preghiera di comunione. In generale, per qualsiasi moribondo che chieda di partecipare all’Eucaristia, il Vescovo, dopo la verifica, gli dia una parte (dell’offerta). 14. Il Santo e Grande Concilio ordina che i catecumeni che non hanno adempiuto ai loro doveri siano solo “audientes” per tre anni; poi possono pregare con gli altri catecumeni. 15. I numerosi disordini e le divisioni hanno reso opportuno abolire l’usanza che, contrariamente alla regola, si è affermata in alcuni Paesi, cioè quella di vietare a Vescovi, sacerdoti e diaconi di passare da una città all’altra. Se qualcuno osasse agire contro l’attuale ordinanza e seguire la precedente pratica errata, il trasferimento sarebbe nullo e dovrebbe tornare alla Chiesa per la quale è stato ordinato Vescovo o sacerdote. 16. I sacerdoti, i diaconi o in generale i chierici che, per sconsideratezza e non avendo più il timore di Dio davanti agli occhi, abbandonano la propria Chiesa in spregio alle leggi ecclesiastiche, non devono in alcun modo essere accolti in un’altra; devono essere costretti in tutti i modi a tornare nella loro diocesi e, se si rifiutano di farlo, devono essere scomunicati. Se qualcuno osa, per così dire, rubare un soggetto appartenente a un altro (Vescovo) e osa ordinare quel chierico per la propria Chiesa senza il permesso del Vescovo a cui quel chierico appartiene, l’ordinazione sarà nulla. 17. Come molti chierici, pieni di avarizia e di spirito di usura e dimentichi della parola sacra: “Il santo e grande Concilio decide che se qualcuno, dopo la pubblicazione di questa ordinanza, prende interessi per qualsiasi motivo, o fa questa attività di usura in qualsiasi altro modo, o se pretende la metà e più, o se indulge in qualsiasi altro modo di guadagno scandaloso, tale persona debba essere espulsa dal clero e il suo nome cancellato dalla lista. 18. Il grande e santo Concilio è venuto a conoscenza del fatto che in alcuni luoghi e in alcune città i diaconi distribuiscono l’Eucaristia ai sacerdoti, sebbene sia contrario ai canoni e alla consuetudine che il Corpo di Cristo venga distribuito a coloro che offrono il Sacrificio da coloro che non possono offrirlo; il Concilio ha anche appreso che alcuni diaconi ricevono l’Eucaristia anche prima dei Vescovi. Tutto questo deve cessare; i diaconi devono mantenersi nei limiti delle loro attribuzioni, ricordando che sono servi dei Vescovi e vengono solo dopo i sacerdoti. Devono ricevere la comunione solo dopo i sacerdoti, come richiede l’ordine, sia che si tratti di un Vescovo o di un sacerdote che la distribuisce loro. I diaconi non devono nemmeno sedere tra i sacerdoti, perché ciò è contrario alla regola e all’ordine. Se qualcuno rifiuta di obbedire a queste prescrizioni, sarà sospeso dal diaconato.
Lettera sinodale agli Egiziani
L’eresia di Ario
130 –(Cap. 1, n. 2) Prima di ogni altra cosa, furono esaminate l’empietà e l’iniquità di Ario e dei suoi seguaci, e fu unanimemente ritenuto opportuno colpire con un anatema la sua empia opinione, le parole e le espressioni blasfeme con cui bestemmiava il Figlio di Dio, dicendo che “è venuto dal nulla”, che “prima di essere generato non era”, che “c’era un tempo in cui non era”, e dicendo che il Figlio di Dio era di sua spontanea volontà capace di male come di virtù, e chiamandolo uno e creato e un essere fatto. Tutto questo il santo Concilio lo colpì con un anatema, non potendo sopportare nemmeno di sentire l’enormità di questa opinione empia, di questa follia e di queste parole di bestemmia.
Altri canoni del 1° Concilio di Nicea
(questi testi non compaiono in DENZINGER)
131 – 6. Che si mantenga l’antica consuetudine in uso in Egitto, Libia e Pentapoli, cioè che il vescovo di Alessandria mantenga la giurisdizione su tutte (queste province), perché c’è lo stesso rapporto che per il vescovo di Roma. Anche le Chiese di Antiochia e le altre eparchie (province) devono essere conservate nei loro antichi diritti. È abbastanza evidente che se qualcuno è diventato vescovo senza l’approvazione del metropolita, il Concilio gli ordina di rinunciare all’episcopato. Ma poiché l’elezione è stata fatta da tutti con discernimento e in modo conforme alle regole della Chiesa, se due o tre si oppongono per pura contraddizione, la maggioranza prevarrà. 7. Poiché la consuetudine e l’antica tradizione impongono di onorare il vescovo di Aelia, si dia a lui la precedenza nell’onore, senza pregiudicare la dignità che spetta alla metropoli.
TUTTO IL DENZINGER SENTENZA PER SENTENZA (3) “Da S. Marco I a S. Damaso”.