CRISTO-RE (1)
TOTH TIHAMER:
Gregor. Ed. in Padova, 1954
Imprim. Jannes Jeremich, Ep. Beris
INTRODUZIONE
L’11 dicembre 1925, gli annali della Chiesa registrarono un evento di grande importanza: Sua Santità Papa Pio XI, nella sua enciclica Quas primas, istituì una nuova festa; ordinò che una domenica dell’anno fosse consacrata come festa della “Regalità di Cristo”. È un tema così importante che gli dedichiamo questo libro. E nello sceglierlo come tema di questo libro mi sono basato su due considerazioni. La prima è il rispetto filiale e l’omaggio che noi, fedeli Cattolici, dobbiamo mostrare a tutte le parole e le azioni del Papa. È il Capo visibile della Chiesa. E mi preoccupa anche l’importanza del tema. Il tema della nuova festa è così inesauribile che temo non ci sia abbastanza tempo e spazio per svilupparne i punti necessari, cioè per spiegare correttamente la “Regalità di Cristo”. In che cosa consiste la nuova festa e qual è stato l’obiettivo del Papa nell’istituirla? Che cosa significa la Regalità di Cristo e che cosa possiamo aspettarci da essa? Come è migliorata la società da quando si è lasciata guidare da Cristo e che cosa sarebbe senza il Redentore? Cristo è il Re di tutti noi: è il Re della Chiesa, il Re del sacerdozio, il Re dei confessori, il Re dei tribolati, il Re dell’individuo e della società. Politica, matrimonio, sport, educazione, vita morale, infanzia, gioventù, donna, famiglia, dove arrivano quando seguono Cristo e qual è il risultato se fanno a meno di Lui? Questi sono i punti che intendo sottolineare. Chiedo ai miei gentili lettori di seguire il ragionamento con l’interesse e l’attenzione che la parola del Papa e l’importanza dell’argomento meritano.
CAPITOLO UNO
IL CONCETTO DI REGALITÀ DI CRISTO
I
Quando Pio XI istituì questa nuova festa, lo fece pensando al bene che avrebbe portato al mondo intero. Nel farlo, il Papa ha dichiarato esplicitamente che ciò che si aspettava da essa era un “rinnovamento del mondo”. Ha vissuto un’esperienza molto triste. La guerra mondiale si è conclusa con un trattato di pace, per il quale il Papa non è stato chiamato a collaborare. Che “patti di pace” sono quelli in cui il nome di Dio non viene nemmeno menzionato! E le assemblee di pace continuano, ma nessuno pronuncia il nome di Dio? Da qui i risultati che vediamo! Non viviamo in pace e non siamo in pace. Il nostro male sta proprio nel fatto che non siamo abbastanza Cristiani. – Il Papa è la sentinella della torre di guardia vaticana; spetta a lui indicare la strada. È lui che conosce meglio di tutti la salute spirituale del mondo. Cosa ci dice il Papa quando pubblica la festa di Cristo Re? Non avete la pace? Non l’avete perché lo cercate nei modi sbagliati. Si fa a meno di Cristo, quando Egli è il punto focale di tutta la storia. La peste è scoppiata nel mondo, la peste che distrugge le coscienze e la vita morale. Uomini! Questa peste sta corrompendo il mondo! Vi infettate quando bandite Cristo dalla vostra vita! Se continuate così, perirete….. – E ciò che dimostra quanto il Santo Padre abbia ragione è il fatto che non ci spaventiamo nemmeno quando sentiamo il suo grido d’allarme. Quanto poco se ne parla nei media, nelle riunioni, nelle conversazioni…! Dove sta accadendo davvero? Dove se ne parla? Da nessuna parte. E questo dimostra quanto la società sia gravemente malata. Dalle più alte cariche, la nostra attenzione viene attirata dalla malattia mortale di cui siamo affetti e non ci facciamo prendere dal panico, non alziamo nemmeno un dito. – A questo proposito, mi viene in mente un caso curioso. Un medico esperto portò i suoi giovani studenti in un grande reparto ospedaliero, li mise al centro della stanza e fece loro questa domanda: “Ditemi, da lontano, qual è il paziente più gravemente malato?”. Non riuscirono a scoprirlo e nessuno osò rispondere. Quale? Guardate laggiù, in quell’angolo, quell’uomo che è pieno di mosche. È lui. Perché se un malato soffre in pace, con totale apatia, e le mosche gli atterrano sul viso, è segno che la sua fine è vicina…”. – La malattia della società non può più essere nascosta; le ulcere incancrenite stanno già apparendo; ma nessuno cambia posizione, nessuno ha paura…. – Ma dov’è il male, mi chiederanno alcuni, è che la Chiesa è perseguitata, è che non c’è libertà religiosa, è che il patibolo o la prigione attendono il credente? No, non ci sono più persecuzioni come quelle degli antichi Nerone e Diocleziano. La peste di oggi funziona in modo diverso. I suoi bacilli assottigliano l’aria intorno a Cristo e non ci permettono di essere Cattolici nella vita pubblica. Il mondo è un libro immenso; ogni creatura, una sua frase; l’autore, la Santa Trinità. Ogni libro ruota attorno a un tema fondamentale; se volessimo riassumere in una sola parola il pensiero fondamentale del mondo, dovremmo scrivere questo nome: Cristo! Ora non lo vediamo ancora chiaramente; lo capiremo solo quando il segno del Figlio dell’uomo apparirà nel cielo…. Allora vedremo senza nubi e nebbie che Egli era l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine, il centro e la meta. Ma anche se ora non lo vediamo chiaramente, noi crediamo; crediamo che dove manca il segno del Figlio dell’uomo, lì regna l’oscurità, lì il mondo spirituale è eclissato. Il Sole è eclissato per le anime! “Ma noi confessiamo Cristo! Ci consideriamo Cattolici”, potrebbe dirmi il mio amico lettore. Sì, chi altro, chi altro. Ma sono così pochi quelli che vivono Cristo! Cristo è Re nel mio cuore, è vero; Cristo è Re nella mia casa, è vero, ma non basta! Cristo è Re… anche nella scuola, nella stampa, nel Congresso, nella fabbrica, nel comune? Guardiamoci intorno: dove regna la Santa Croce di Gesù Cristo? Lo vediamo sui campanili delle chiese, in alcune scuole, sui letti di alcuni Cattolici. Ma nella vita pubblica, dove regna la Croce di Cristo? Non lo vediamo. – Una notte fredda, una notte senza Cristo avvolge le anime. Cristo, anche per molti di coloro che sono stati rigenerati dal santo Battesimo, non è che un vago ricordo che influenza appena la loro vita. Capite, dunque, qual è lo scopo della nuova festività? Per chiarire questa terribile verità: che Gesù Cristo, il Sole del mondo, non brilla in questo mondo. Nessuno perseguita la Religione di Cristo. Come ci suona questa frase: “non c’è posto per Lui”… Dove l’abbiamo sentita? Ah, sì… La notte di Betlemme: anche lì non c’era nessuno che perseguitasse Gesù…; solo le circostanze politiche, sociali ed economiche erano tali che non c’era posto per Lui. Oggi Cristo non è perseguitato, forse, ma…. “Non c’è posto per Lui”. Dove si può trovare Cristo oggi? Solo in Chiesa. Ma questo non è sufficiente. Ci chiede tutto, perché gli appartiene. Nel momento in cui lasciamo la Chiesa non abbiamo più l’impressione di vivere tra Cristiani. Cristo è il Re, ma noi lo abbiamo spogliato della sua corona e quindi non può regnare.
II
Come siamo arrivati a questo punto? Come il ragno sciocco della parabola di Jörgensen. In una bella mattina un piccolo ragno, attaccato con un filo sottile alla cima di un albero molto alto, scese a terra. Lì trovò un cespuglio di dimensioni più che regolari ed iniziò il suo lavoro: iniziò a tessere una tela. Legò l’estremità superiore al lungo filo con cui era sceso; le altre estremità le fissò ai rami del cespuglio. Il risultato del suo lavoro fu una magnifica ragnatela con la quale riusciva a catturare le mosche con grande facilità. Ma dopo qualche giorno la tela non sembrava abbastanza grande e il ragno cominciò ad allargarla in tutte le direzioni. Grazie al forte filo che scendeva dall’alto, il lavoro poteva essere eseguito alla perfezione. Quando nelle prime mattine d’autunno le perle scintillanti della rugiada mattutina coprivano l’ampia ragnatela, sembrava un velo di pietre preziose che scintillavano ai raggi del sole. – Il ragno era molto orgoglioso del suo lavoro. Stava bene, tanto che ingrassava di giorno in giorno e sfoggiava un addome di tutto rispetto. Non si ricordava più di quanto fosse affamato e stravaccato in cima all’albero qualche mese prima… Una mattina si svegliò di pessimo umore. Il cielo era nuvoloso, non si vedeva una mosca in giro; cosa avrebbe fatto in una giornata autunnale così uggiosa? “Farò almeno il giro della rete”, pensò infine; “vedrò se c’è qualcosa da riparare”. Esaminò tutti i fili, per vedere se fossero sicuri. Non riuscì a trovare il minimo difetto, ma il suo malumore non se ne andò. Mentre brontolava da una parte all’altra, notò all’estremità superiore della rete un lungo filo di cui non ricordava la destinazione. Degli altri fili sapeva molto bene: questo viene qui, alla fine di questo ramo spezzato; quello va laggiù verso la spina laggiù. Il ragno conosceva tutti i rami, l’intera trama della sua tela; ma cosa ci fa qui questo filo? E come se non bastasse, è del tutto incomprensibile che salga verso l’alto, semplicemente in aria. Che cos’è? Il ragno si alzò sulle zampe posteriori e, spalancando gli occhi il più possibile, guardò verso l’alto. Non c’è altro da vedere! Questo filo non finisce mai; da qualsiasi punto di vista lo si guardi, sta salendo dritto verso le nuvole! Più il ragno cercava di trovare la soluzione all’enigma, più si irritava. Ma a cosa serviva quel filo che saliva verso l’alto? Naturalmente, nel mezzo del continuo banchettare con la carne delle mosche, aveva completamente dimenticato che una mattina di mesi fa egli stessa fosse sceso su questo filo. Né ricordava quanto lo stesso filo l’avesse aiutato a tessere la rete e ad allargarla. Aveva dimenticato tutto. Non vide altro che un inutile, interminabile filo che portava verso l’alto; un filo inutile, un filo che pendeva nell’aria…. – Giù! – gridò infine, completamente fuori di sé, e con un solo morso spezzò il filo. La ragnatela crollò all’istante… e quando il ragno riprese i sensi giaceva a terra, paralizzato, ai piedi del cespuglio; la rovina di ciò che era diventata – una splendida ragnatela intessuta di perle e d’argento – l’avvolgeva come un umido brandello di straccio. In quel mattino nebbioso divenne un povero mendicante; in un secondo aveva gettato via tutto il suo lavoro, perché non capiva l’utilità del filo che lo guidava verso l’alto. – Questo per quanto riguarda la parabola di Jörgensen, una parabola dal significato profondo, una parabola che denuncia chiaramente quella colpa, quella malattia radicale di cui la società moderna soffre una crisi così acuta. Non c’è rispetto per l’autorità, non c’è rispetto per la legge. Non c’è rispetto per la conoscenza, per la virtù, per l’esperienza, per l’età. C’è una contraddizione incredibile: mentre c’è un enorme progresso tecnico, l’uomo è sempre più infelice! Perché? Perché solo una parte del nostro essere si è sviluppata. – Se a qualcuno dovessero crescere solo le mani, sarebbe un uomo distrutto. Questo è ciò che sta accadendo alla società: la scienza, la tecnologia, l’industria… si sono sviluppate molto, ma non c’è stato alcun progresso nell’integrità morale! Non c’è da stupirsi che sia un disastro. Che cos’è la storia dell’ultimo secolo se non una triste e sempre più nota apostasia? Nel Medioevo, tutte le manifestazioni della vita erano dominate da Cristo. Oggi non è più così, perché l’alto grado di sviluppo della scienza e della tecnologia ci ha reso orgogliosi e storditi…; da allora il nostro sguardo si è posato esclusivamente sulla terra. – E così continuiamo a vivere, e ci vantiamo! Ma arriva un momento in cui una miniera crolla, un’esplosione distrugge diverse fabbriche, un tornado devasta una regione e uccide centinaia di uomini… Allora l’uomo rabbrividisce per un attimo nella sua piccolezza, vedendo la mano potente di Dio; ma questo dura solo un attimo. Sentiamo quello che sentiva l’Invincibile Armada, il soffio di Dio, capace di disperdere gli eserciti più potenti; ma un attimo dopo, sopra le miniere in rovina, tra le pulsioni di morte dei moribondi, l’uomo senza Dio continua a vantarsi delle sue prodezze. Immaginate la scena: se Cristo scendesse di nuovo sulla terra, sarebbe di nuovo rifiutato come nella notte di Betlemme, quando i suoi genitori cercarono un alloggio per lui.
Dove potrebbe nascere Cristo?
San Giuseppe attraversa molte città e bussa alla porta di molte case. “Non possiamo accoglierne altri, non abbiamo spazio”. Bussa agli studi degli artisti. “Assolutamente no; l’arte non dovrebbe essere influenzata dalla morale”. Bussa agli uffici dei giornali; bussa nei cinema e nei teatri. Non lo lasciano entrare… “Non c’è posto per Lui. Bussa ai cancelli delle fabbriche. “È iscritto al sindacato?” è la domanda con cui viene accolto. “No? Allora perché sei qui?”. Cristo non conta nulla in questo mondo. “Cristo Re!” Oh povero Re senza terra! – Secoli fa i bacilli della pestilenza dell’immoralità si sono infiltrati subdolamente nel sangue dell’umanità; a costo di diluire sempre più la dottrina di Cristo, ora la troviamo tutta corrotta! Il bando di Cristo è iniziato nel mondo delle idee. Giorno dopo giorno pensavamo a tutto tranne che a Dio. La nostra fede diventava sempre più debole. Non è ancora morta, è vero – siamo ancora Cristiani – ma è addormentata. – Se avessimo una lampada di Aladino per scoprire cosa pensano gli uomini! Osservate, dunque, i pensieri di molti Cristiani durante la giornata; sono tanto diversi da quelli che i pagani onesti, i pagani retti, potevano avere prima della venuta di Cristo? Un po’ di gentilezza naturale, di onestà esteriore, di educazione; ma, in fondo all’anima, un mondo gelido, un mondo senza Cristo. E la grande apostasia continuò a parlare. – Parliamo delle cose che pensiamo, delle cose che ci riempiono il cuore. Dall’abbondanza del cuore la bocca parla. Non pensiamo a Cristo, alle sue leggi, alla sua Chiesa; per questo non entrano nemmeno nei nostri argomenti di conversazione. Di quante cose si parla anche tra Cattolici! Lo sport, le vacanze, il divertimento, le acconciature, le mode, il clima, la politica, la viticoltura, il dollaro, il cinema, la salute, le diete, gli studi… ma che dire di Cristo? Non parliamo di Lui, semplicemente perché non ci pensiamo. Siamo pronti a parlare a lungo di qualsiasi sciocchezza, ma arrossiamo a parlare di Dio, che ci ha creati. Facciamo un elenco dei nostri meriti e quando arriva il momento di parlare di Colui davanti al quale tutte le ginocchia devono inchinarsi, quando è il nostro turno di parlare di cose della Religione, ci tiriamo indietro. Nella cosiddetta Europa cristiana, quante volte all’anno si pronuncia il nome di Cristo, per non parlare del nome di Cristo Re! O povero Re bandito!
* * *
Questa è la triste condizione della società moderna. Abbiamo bandito il Re. “Non vogliamo che regni su di noi”. La politica ha detto: “Perché Cristo viene qui? La vita economica ha esclamato: gli affari non hanno nulla a che fare con la moralità. L’industria proclamava: Con Cristo non avremmo fatto tanto profitto. Agli sportelli bancari hanno detto: “Andate via, non avete nulla da cercare tra noi”. Nei laboratori e nelle università: Fede e scienza si escludono…. E, infine, siamo arrivati alla situazione attuale, che sembra scrivere un grande INRI: Cristo non esiste! Il Re è morto! – Poi Papa Pio XI proclama: Alleluia! Gesù Cristo non è morto, ecco il Re, Cristo vive e regna nei secoli dei secoli! Lungi da noi l’idea di annacquare il Cristianesimo! Proclamiamo che Cristo ha un diritto assoluto su tutte le cose: ha un diritto sull’individuo, sulla società, sul mondo e sul mondo, sull’individuo, sulla società, sullo Stato, sul Governo. Tutto è soggetto a Cristo: la stessa politica, la stessa vita economica, lo stesso commercio, la stessa arte, la stessa famiglia, lo stesso bambino, lo stesso giovane, la stessa donna…, tutto, tutto! – Sì, Cristo è il Re di tutti gli uomini, il Re dei Re, il Presidente dei Presidenti, il Governo dei Governi, il Giudice dei Giudici, il Legislatore dei Legislatori! La bandiera di Cristo deve sventolare ovunque: nella scuola, nell’officina, nella redazione, nel Congresso. Viva Cristo Re!
Il miracolo di Cana deve essere ripetuto: Signore, non abbiamo vino, stiamo bevendo acqua putrida a causa di tanto materialismo. Concedici di avere occhi diversi, di guardare tutto in modo diverso, di avere un cuore diverso ed altri desideri…; di vivere un Cristianesimo autentico. – Signore, sii con noi quando preghiamo, affinché sappiamo pregare come hai pregato Tu! Signore, sii con noi quando lavoriamo, affinché sappiamo lavorare come hai lavorato tu! Signore, vogliamo ricordarci di Te quando mangiamo e gioiamo, come Tu hai gioito con gli uomini alle nozze di Cana! Signore, sii con noi quando camminiamo per strada, come hai camminato con i tuoi discepoli sulle strade della Galilea! Signore, vogliamo essere presenti a te quando siamo stanchi e sofferenti, affinché tu possa confortarci e lenirci come hai fatto con i malati! Signore, sii di nuovo il nostro Re! Voi siete la nostra Vita!