SAN MARTINO I PAPA E MARTIRE
12 NOVEMBRE.
[da: I Santi per ogni giorno dell’anno, Soc. S. Paolo, 1933 –imprim.-]
Certamente la vita di questo martire del dovere, il quale con ammirabile eroismo bevette fino all’ultima stilla il calice delle continue amarezze perla difesa della Chiesa, dovette apparir grande ai suoi contemporanei! Martino nacque a Todi nell’Umbria e studiò a Roma, ove si rese celebre pel suo sapere non meno che per le sue rare doti e virtù. Era appena stato consacrato Sacerdote quando Papa Teodoro lo mandò come suo nunzio a Costantinopoli per tentare il richiamo dei Monoteliti all’unità della Fede. Ma morto pochi anni dopo il Papa (649), Martino fu richiamato a Roma a succedergli. Si portò egli sulla Sede Apostolica col dolore di aver lasciato l’Oriente in preda alle eresie ed alle più gravi ribellioni. Onde, per prima cosa, convocò un Concilio Lateranense, dove espose al venerando consesso le tristi situazioni e condannò gli eresiarchi principali: il Patriarca Sergio, Paolo e Pirro assieme all’editto dell’Imperatore Costante che tollerava i disordini, e per di più mandò un suo Vicario a Costantinopoli. – I monoteliti anziché sottomettersi, s’accesero maggiormente di rabbia e tosto inviarono a Roma l’esarca Olimpio, con disegno di uccidere il Pontefice, o almeno di impadronirsi della sua persona. – Non avendo, per palese miracolo, potuto consumare la loro congiura, ricorsero a mezzi ancor più diabolici, aggravando il S. Pontefice di mostruose calunnie presso l’Imperatore, il quale, già infetto di eresia, fu spinto ad assecondare i loro empi disegni. – Spedì tosto una seconda armata e parte colla violenza, parte colla calunnia, mentre che Vescovi e Clero gridavano: « Noi vivremo e morremo con lui », i nuovi giudei riuscirono a legarlo, e nella stessa notte 8 Giugno del 654, imbarcarlo per Costantinopoli. – Colà giunto, dopo lungo e dolorosissimo viaggio fra privazioni e crudeli trattamenti, il S. Pontefice provò con irrefragabili ragioni la sua innocenza; ma indarno. – Costante tentò costringerlo a sottoscrivere gli editti già da lui stesso solennemente condannati, ma il Papa disprezzando la minacce, l’esilio e la morte stessa, rispose: « Non possumus ». Allora fu dai magistrati vilmente spogliato delle insegne pontificie, incatenato ed esposto all’infamia per le vie della città, mentre i fedeli gemevano e struggevansi in lacrime. Fu così messo in prigione per alcuni mesi, finché il 10 marzo del 655 venne deportato definitivamente in Crimea, per attendervi l’esecuzione della sentenza. – Di là il S. Pontefice scriveva: « Vivo fra le angosce dell’esilio, spogliato di tutto, lontano dalla mia Sede; sostento il fragile mio corpo di duro pane, ma nulla più mi curo delle terrene cose. Prego continuamente Iddio che per intercessione dei SS. Pietro e Paolo, tutti rimangano nella vera fede. Confido nella divina misericordia che chiuderà presto la mia mortai carriera… ». Il Signore esaudì la preghiera del S. Pontefice e morì martire del dovere per la difesa della giustizia e della verità il 16 settembre del 655, dopo 6 anni di dolorosissimo pontificato. Il suo corpo, venne sepolto provvisoriamente in una cappella della B. Vergine, e poco dopo trasferito a Roma, presso la Basilica di S. Martino di Tours.
PRATICA. — Le sofferenze di questa vita, sopportate con pazienza, sono aumento di merito per la vita eterna. Preghiamo per quelli che sono più perseguitati e tribolati.
PREGHIERA. — Dio, che ci allieti ogni anno con la solennità del tuo beato Martino Papa e Martire; concedi, propizio che mentre ne celebriamo il natalizio, ci rallegriamo ancora della sua protezione. Così sia.
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Anche noi, come il Sommo Pontefice Martino I, gridiamo quest’oggi: “NON POSSUMUS”: accettare gli insulti alla Chiesa di Cristo, gli obbrobri del novus ordo, l’ipocrisia di tanti falsi e blasfemi prelati, la fede svuotata di tutti i contenuti soprannaturali, l’usurpazione della Cattedra di Pietro e delle diocesi, la cancellazione del Sacrificio della Croce offerto al Padre per i nostri peccati e la sua sostituzione con il falso rito offerto a lucifero, il massonico signore dell’universo, la forzata spinta finale a precipitare nel lago di fuoco di tantissime anime che Cristo ha riscattato dalla eterna morte a prezzo del suo sangue. No, “non possumus”, ed in questa situazione di esilio della vera Gerarchia cattolica e del Santo Padre GREGORIO XVIII, come già fu per il suo predecessore, Gregorio XVII card. Siri, analoga a quella di S. Martino I, i cattolici si uniscano in un solo coro, come coloro che sostenevano a suo tempo il Papa esiliato: « Noi vivremo e morremo con lui »! Intanto preghiamo anche per gli apostati adepti del novus ordo, perché ritornino alla vera fede cattolica, ed innalzino alla Santissima Trinità il canto del salmo LXIII: l’ “Exaudi, Deus” … con il finale “laetabitur justus in Domino”!
Psalmus LXIII
Exáudi, Deus, oratiónem meam cum déprecor: * a timóre inimíci éripe ánimam meam. – Protexísti me a convéntu malignántium: * a multitúdine operántium iniquitátem. – Quia exacuérunt ut gládium linguas suas: * intendérunt arcum rem amáram, ut sagíttent in occúltis immaculátum. – Súbito sagittábunt eum, et non timébunt: * firmavérunt sibi sermónem nequam. – Narravérunt ut abscónderent láqueos: * dixérunt: Quis vidébit eos? – Scrutáti sunt iniquitátes: * defecérunt scrutántes scrutínio. – Accédet homo ad cor altum: * et exaltábitur Deus. – Sagíttæ parvulórum factæ sunt plagæ eórum: * et infirmátæ sunt contra eos linguæ eórum. – Conturbáti sunt omnes qui vidébant eos: * et tímuit omnis homo. – Et annuntiavérunt ópera Dei, * et facta ejus intellexérunt. – Lætábitur justus in Dómino, et sperábit in eo, * et laudabúntur omnes recti corde.
[Esaudisci, o Dio, la mia preghiera, quando t’invoco; * dal timore del nemico libera l’anima mia. – Tu mi hai protetto dalla cospirazione dei maligni: * dalla moltitudine di quelli che operano l’iniquità. – Perché affilarono come spade le loro lingue: * tesero il loro arco, amara cosa, per saettare nell’oscurità l’innocente. – Lo saetteranno all’improvviso, e non temeranno: * si sono confermati nel perverso disegno. – Presero consiglio per nascondere i loro lacci; e dissero: * Chi li scoprirà? – Escogitarono iniquità; * gli indagatori vennero meno nelle ricerche. – L’uomo scenderà nel fondo del suo cuore: * ma Dio sarà esaltato. – Le ferite, che essi fanno, sono frecce di fanciulli: * e le loro lingue sono rimaste senza forza, voltatesi a loro danno. – Tutti quelli che li vedevano furono turbati, * ed ogni uomo fu preso da timore. – E annunziarono le opere di Dio, * e compresero le cose da lui fatte. – Il giusto si rallegrerà nel Signore, e spererà in lui; * e tutti i retti di cuore saranno lodati.]