A. D. SERTILLANGES, O. P.
CATECHISMO DEGLI INCREDULI (XIII)
[Versione autoriz. Dal francese del P. S. G. Nivoli, O. P. – III ristampa. S. E. I. – Torino 1944]
LIBRO SECONDO
I MISTERI
VII. — La Vergine Madre.
D. Non dài tu un posto speciale alla Vergine nell’Incarnazione?
R. Questo posto si delinea da se stesso nel disegno, tal quale lo concepisce la nostra teologia cattolica. L’opera di Dio nell’Incarnazione ha un cominciamento, ed è la Vergine Madre. Maria è l’aurora che precede il giorno; la sua luce è fatta del giorno che Ella annunzia; questa luce non sarà forse della stessa essenza: spirituale, come la luce di Cristo è spirituale, e superiormente umana prima dello splendore sovrumano?
D. Che intendi con ciò?
R. Che Maria, Madre di Cristo, che è Dio, per conseguenza Madre di Dio, benché ciò sia unicamente secondo l’uomo, Maria, associata immediatamente ai più grandi misteri e oggetto della loro preparazione, Maria, che sempre è questo, dacché Cristo è predetto, dacché è preveduto, vale a dire dalla costituzione di questo disegno eterno, non può essere una madre ordinaria. Gli strumenti si preparano secondo l’opera. Maria è lo strumento dell’Incarnazione e della Redenzione; il suo caso dipende dall’Incarnazione e dalla Redenzione; primizia dell’opera e causa della sua Causa, Ella dev’essere il suo capolavoro.
D. Tanti grandi esseri hanno madri qualsisiasi e che la storia non ricorda.
R. I grandi esseri di cui parli possono essere grandi e benefici per rispetto a ciò che li segue; ma nulla possono per quello che li precede. La loro madre, dunque, nulla può ritrarre dalla loro grandezza prima della loro azione. Ma Cristo, che è «ieri, oggi e in tutti i secoli », regola, come Dio, le condizioni della sua propria venuta; è Lui che si dà una madre, come si darà dei discepoli, e se ha ricolmato i Dodici del suo Spirito perché lo continuassero degnamente, come non avrebbe disposto di sua madre in modo che Ella lo precedesse degnamente, precorritrice intima, associata ben diversamente da S. Giovanni Battista, poiché Cristo sarà la carne della sua carne, invitato così a fare di Lei, poiché lo può e in certo modo lo deve, lo spirito del suo Spirito.
D. Chi ti dice che questa convenienza fosse ubbidita?
R. La Chiesa; ma noi ne abbiamo la prova, se non altro il segno ben chiaro in ciò che ci raccontano gli Evangelisti. Noi vediamo che Maria è dichiarata piena di grazia e benedetta fra tutte le donne, perché l’Essere santo che nascerà da Lei sarà chiamato Figliuolo di Dio, ed è tutta la nostra dottrina. Noi non vediamo lì una madre che mette al mondo un bambino che poi formerà la sua gloria; ma la vediamo prevenuta del disegno, invitata ad associarvisi e, per il suo consenso, a provocarlo in una certa maniera. Ella ci dà veramente l’Uomo Dio; si tiene dal lato del Padre e dello Spirito come una libera cooperatrice; è la «porta del cielo »: chi dubiterà che Ella non sia come quelle porte della celeste Gerusalemme, che Giovanni vide risplendere come perle, o come quelle strade d’oro della Città di luce che conducono al Sole vivente?
D. Si riferisce forse a questo il vostro dogma dell’Immacolata Concezione?
R. Senza dubbio! Noi non vogliamo che Dio entri nel mondo per una porta lorda, che il nuovo Paradiso terrestre, « Paradiso animato, in cui dev’essere piantato l’Albero della vita » (San GIOVANNI DAMASCENO), sia un deserto immondo. Anzi noi domandiamo a Dio di preservarlo e di ornarlo; Egli ci dice che lo ha fatto, e noi gliene diamo lode.
D. Tuttavia questo dogma è nuovo.
R. Questo dogma non è nuovo; è nuova soltanto la sua dichiarazione. Sempre latente nella Chiesa, esso se ne è sprigionato, come una bolla nasce da particelle prima disperse in seno a un liquido.
D. Qual è la sua precisa nozione?
R. Figurati un battesimo anticipato. Quella purezza e quella ricchezza spirituale che i meriti di Cristo applicati per il battesimo conferiscono al neonato o all’adulto, Maria l’ottiene sovrabbondantemente e per i medesimi meriti nel momento della sua stessa Concezione. La redenzione la previene prima che Ella vi cooperi per conto suo; Ella è la prima riscattata da Cristo, riscattata prima di nascere e prima che Cristo sia nato; riscattata per nascere intatta e perché il Cristo, alla sua volta, nasca da una Madre intatta. «Infatti, non occorre forse, dice Bossuet, che giovi a Maria l’avere un Figliuolo che sia l’autore della sua nascita? ».
D. Pensi tu che Maria non avesse altro figlio che Gesù?
R. È una questione di rispetto. La porta del Cielo vivo non dà punto passaggio ad altri.
D. Che sono dunque quei «fratelli di Gesù » di cui parla il Vangelo?
R. Sono dei cugini, chiamati fratelli secondo il costume giudaico.
D. E Gesù fu dato a Maria nelle condizioni ordinarie?
R. No affatto. Lo « credevano » figlio di Giuseppe; ma non era se non Figlio di Dio. Il Verbo che ha solo un Padre eterno, non vuole, neanche temporalmente, averne altro; il nuovo Adamo «secondo primo uomo » (P. LAGRANGE), nascerà da Dio solo, come il primo. Una partenogenesi d’onore si è effettuata qui, non a disprezzo del matrimonio; ma perché vi è qualcosa di più alto: il commercio con Dio solo per un’opera in cui la causalità divina deve risplendere.
D. Almeno la nascita di Gesù fu una nascita comune?
R. Neppure. L’integrità della Vergine fu in essa rispettata dalla delicatezza d’un Figliuolo onnipotente. Facendo uso di quelle proprietà del corpo « spirituale » che manifesterà più tardi il suo corpo risuscitato, Egli emana da un astro puro come un puro raggio (Sicut sidus radium profert virgo filium).
D. L’esistenza della Vergine finirà come ha cominciato e proseguito, per un miracolo?
R. Noi crediamo alla sua Assunzione, che pure non è un articolo di fede (Oggi lo è, dal 1954 -ndr.-). Il tempio vivo non deve conoscere la corruzione, benché a somiglianza del suo Figliuolo la Regina dei martiri debba gustare la morte. La corruzione sepolcrale è come una suprema mortificazione della concupiscenza primitiva e della concupiscenza volontaria del peccatore; ora «un essere perfettamente puro, come Cristo o la Vergine, non ha più niente da purificare. Il suo corpo non è più che il ritmo apparente dell’anima sua, la quale non ha più nessuna ragione di separarsene » (MARCELLO SCHWOB).
D. Nella serie dei tempi, quale compito attribuisci alla Vergine Madre?
R. Poiché Ella è stata associata alla nostra salute dandoci per consentimento Colui che la opera; poiché Dio stesso, richiedendo il suo consentimento, ha fatto conoscere il suo costante disegno di unirla all’opera sua redentrice, e poiché finalmente Ella ci è stata data sulla croce nella persona di S. Giovanni, come la intendono tutti i Padri della Chiesa, noi crediamo che Maria, Madre di Dio, è nello stesso tempo Madre degli uomini, Madre tenerissima, che non può rifiutare il suo cuore dopo aver dato il suo Tesoro; Madre potentissima, anzi onnipotente di una onnipotenza di supplicazione (omnipotentia supplex), in ragione dell’autorità effettiva che Ella esercitò sopra il suo Figliuolo e che le continua la filiale tenerezza. Ella è una mediatrice in secondo grado, mediatrice puramente ma squisitamente umana, al di sotto del Mediatore uomo e Dio.
D. Tu vedi così in lei il canale delle grazie?
E. Non è una dottrina definita, ma una piissima credenza. Maria continua in noi la sua maternità. Non siamo noi i membri di Cristo? Ella ha sofferto per noi a piè della croce, acconsentendo al grande Sacrifizio. Il sangue di Gesù e le lacrime di sua Madre non si separano punto, né per conseguenza la mediazione di Gesù e quella di sua Madre, l’umana mediatrice. Vi sono lì due casi essenzialmente differenti, e, checché ne dicano i protestanti, noi non li confondiamo affatto, ma li avviciniamo, perché la natura delle cose li avvicina. Il sole e la luna sono due astri; ma per via del sole, la luna stessa, illumina la nostra notte.
D. Non dici tu che ogni anima è associata così alla redenzione?
R. Ogni anima è associata alla redenzione; ogni anima è come Maria, con Maria, una nuova Eva data da Dio al nuovo Adamo come un aiuto simile a lui. Ma quello che noi siamo, come imitatori, Maria lo è come modello. Onde noi la chiamiamo nostra vita, nostra dolcezza e nostra speranza, come Cristo, benché ciò sia per via di Lui.