MESSA DEL GIOVEDI’ SANTO (2021)

Feria Quinta in Cœna Domini ~

Stazione a S. Giovanni in Laterano. Feria di I cl. – Paramenti bianchi.

Durante parecchi secoli del Medioevo si celebravano in questo giorno, tre differenti Messe: la 1° per la riconciliazione dei pubblici penitenti, con paramenti violacei; la 2° la Missa Chrismatis, ossia della benedizione dei Sacri Oli, con paramenti bianchi e con Gloria; la 3a a un’ora tarda della giornata per venerare l’istituzione della SS. Eucarestia, con paramenti rossi. Verso la fine del Medioevo, alla prima Messa si sostituì una semplice cerimonia di assoluzione, e la seconda diventò, nelle cattedrali, una cerimonia integrale dell’unica Messa mantenuta, nella quale la maggior parte degli elementi è sostituita dagli inizi della Passione ed i resto dalla Eucarestia (per la quale d’altra parte la Chiesa ha istituito una speciale Messa solenne). – La Chiesa nell’Unica Messa di questo giorno celebra l’istituzione del Sacramento dell’Eucarestia e quella del Sacerdozio cattolico creato innanzitutto per la rinnovazione del Mistero (Secr.). Questa Messa realizza dunque in maniera tutta speciale l’ordine dato da Gesù ai suoi sacerdoti di rinnovare l’ultima Cena. Nel momento in cui si complottava la Sua morte, il Salvatore trovava modo di immortalare la Sua presenza tra noi, perciò la Chiesa, sospeso per un momento il lutto, con santa gioia celebra in questo giorno il santo Sacrificio. Essa ricopre il crocifisso di un velo bianco, riveste i suoi ministri con paramenti di festa, canta il Gloria mentre suonano tutte le campane. Poi, cantato quest’inno, le campane restano silenziose  fino al Sabato santo. Nell’Epistola, biasimati alcuni abusi dovuti al fatto che primitivamente il banchetto eucaristico succedeva ad un altro banchetto, com’era avvenuto nell’ultima Cena, S. Paolo ci dice che la Messa è il « memoriale della morte di Gesù ». Amare il S. Sacrificio significa « gloriarsi della Croce di Gesù » (Intr.). Dopo la Messa si spoglia l’altare per indicare che il Sacrificio resta  sospeso e fino a Sabato non sarà più offerto a Dio. Il Sacerdote infatti, ha consacrato due ostie perché nel Venerdì santo la Chiesa, tutta preoccupata dell’adorazione del legno della Croce, non osa rinnovare sull’altare l’immolazione del Golgota. – In questo Giovedì Santo, nel quale l’Epistola ed il Vangelo ci riproducono nei suoi particolari l’istituzione del Sacerdozio e del Sacrificio eucaristico, riceviamo dalle mani del sacerdote la Vittima santa che si è immolata sull’altare, compiremo così santamente il precetto pasquale.



Sancta Missa

Incipit

In nómine Patris, ✠ et Fílii, et Spíritus Sancti. Amen.

Introitus

Gal VI:14.
Nos autem gloriári opórtet in Cruce Dómini nostri Jesu Christi: in quo est salus, vita et resurréctio nostra: per quem salváti et liberáti sumus

[Quanto a noi non sia mai che ci gloriamo d’altro se non della croce del Signor nostro Gesù Cristo; in Lui è la salvezza, la vita e la resurrezione nostra; per mezzo suo siamo stati salvati e liberati.]

Ps LXVI:2
Deus misereátur nostri, et benedícat nobis: illúminet vultum suum super nos, et misereátur nostri.

[Dio abbia pietà di noi e ci benedica; faccia splendere su di noi il suo sguardo e ci usi pietà.]

Nos autem gloriári opórtet in Cruce Dómini nostri Jesu Christi: in quo est salus, vita et resurréctio nostra: per quem salváti et liberáti sumus

[Quanto a noi non sia mai che ci gloriamo d’altro se non della croce del Signor nostro Gesù Cristo; in Lui è la salvezza, la vita e la resurrezione nostra; per mezzo suo siamo stati salvati e liberati.]

Oratio

Orémus.
Deus, a quo et Judas reátus sui pœnam, et confessiónis suæ latro præmium sumpsit, concéde nobis tuæ propitiatiónis efféctum: ut, sicut in passióne sua Jesus Christus, Dóminus noster, diversa utrísque íntulit stipéndia meritórum; ita nobis, abláto vetustátis erróre, resurrectiónis suæ grátiam largiátur:

[Dio, da cui Giuda ricevette il castigo del suo delitto e il ladrone il premio del suo pentimento, fa a noi sentire l’effetto della tua pietà, affinché, come nella sua Passione Gesù Cristo Signor nostro diede all’uno e all’altro il dovuto trattamento, cosi tolte da noi le aberrazioni dell’uomo vecchio, ci dia la grazia della sua risurrezione.]

Lectio

Léctio Epístolæ beáti Pauli Apóstoli ad Corínthios.
1 Cor XI: 20-32.
Fratres: Conveniéntibus vobis in unum, jam non est Domínicam cœnam manducáre. Unusquísque enim suam cenam præsúmit ad manducándum. Et alius quidem ésurit: álius autem ébrius est. Numquid domos non habétis ad manducándum et bibéndum? aut ecclésiam Dei contémnitis, et confúnditis eos, qui non habent? Quid dicam vobis? Laudo vos? In hoc non laudo. Ego enim accépi a Dómino quod et trádidi vobis, quóniam Dóminus Jesus, in qua nocte tradebátur, accépit panem, et grátias agens fregit, et dixit: Accípite, et manducáte: hoc est corpus meum, quod pro vobis tradétur: hoc fácite in meam commemoratiónem. Simíliter et cálicem, postquam cœnávit, dicens: Hic calix novum Testaméntum est in meo sánguine: hoc fácite, quotiescúmque bibétis, in meam commemoratiónem. Quotiescúmque enim manducábitis panem hunc et cálicem bibétis: mortem Dómini annuntiábitis, donec véniat. Itaque quicúmque manducáverit panem hunc vel bíberit cálicem Dómini indígne, reus erit córporis et sánguinis Dómini. Probet autem seípsum homo: et sic de pane illo edat et de cálice bibat. Qui enim mandúcat et bibit indígne, judícium sibi mandúcat et bibit: non dijúdicans corpus Dómini. Ideo inter vos multi infirmi et imbecílles, et dórmiunt multi. Quod si nosmetípsos dijudicarémus, non útique judicarémur. Dum judicámur autem, a Dómino corrípimur,ut non cum hoc mundo damnémur.

(Fratelli; quando vi adunate in sacra adunanza, non vi comportate come chi deve prepararsi a mangiare la Cena del Signore, poiché  ciascuno  pensa  a consumare la propria cena tanto che uno patisce la fame e l’altro si ubriaca. Ma non avete le vostre case per mangiare e bere? O avete in disprezzo l’assemblea di Dio e desiderate far arrossire coloro che non hanno nulla? Che devo dirvi? forse lodarvi? In questo certamente no, Quello infatti che io vi ho insegnato me l’ha comunicato il Signore, e cioè: II Signore Gesù la notte in cui fu tradito, prese il pane e, dopo aver reso le grazie a Dio [di qui il nome di «Eucaristia»], lo spezzò e disse: «Prendete e mangiate: questo è il mio Corpo, che sarà dato a morte per voi; fate questo in memoria di me». E similmente, dopo aver cenato, prese anche il Calice, dicendo: «Questo Calice è il nuovo Patto nel mio Sangue: fate questo tutte le volte che ne berrete in mio ricordo», Quindi ogni qualvolta mangerete questo Pane e berrete questo Calice annunzierete la morte del Signore, finché Egli non venga [per il Giudizio]. Chiunque dunque mangerà questo Pane o berrà il Calice del Signore indegnamente sarà reo del Sangue e del Corpo del Signore. Ognuno pertanto esamini se stesso e poi mangi di quel Pane e beva di quel Calice; perché chi ne mangia e ne beve indegnamente, non pensando che quello è il Corpo del Signore, mangia e beve la sua condanna. -Ecco perché tra voi ci sono molti malati e deboli [spiritualmente], e parecchi ne muoiono. Se ci esaminassimo bene da noi stessi, non saremmo condannati; invece se siamo giudicati dal Signore, Egli deve castigarci [con castighi materiali] per non condannarci col mondo [ma per farci ravvedere]. )

Graduale

Phil II:8-9
Christus factus est pro nobis obœ́diens usque ad mortem, mortem autem crucis
V. Propter quod et Deus exaltávit illum: et dedit illi nomen, quod est super omne nomen

[Il Cristo si è fatto per noi obbediente fino alla morte e morte di croce.
V. Perciò Dio lo ha esaltato e gli ha dato un nome, che è sopra ogni altro nome.]

Evangelium

Sequéntia +︎ sancti Evangélii secúndum Joánnem.
Joann XIII: 1-15
Ante diem festum Paschæ, sciens Jesus, quia venit hora ejus, ut tránseat ex hoc mundo ad Patrem: cum dilexísset suos, qui erant in mundo, in finem diléxit eos. Et cena facta, cum diábolus jam misísset in cor, ut tráderet eum Judas Simónis Iscariótæ: sciens, quia ómnia dedit ei Pater in manus, et quia a Deo exivit, et ad Deum vadit: surgit a cena et ponit vestiménta sua: et cum accepísset línteum, præcínxit se. Deinde mittit aquam in pelvim, et cœpit laváre pedes discipulórum, et extérgere línteo, quo erat præcínctus. Venit ergo ad Simónem Petrum. Et dicit ei Petrus: Dómine, tu mihi lavas pedes? Respóndit Jesus et dixit ei: Quod ego fácio, tu nescis modo, scies autem póstea. Dicit ei Petrus: Non lavábis mihi pedes in ætérnum. Respóndit ei Jesus: Si non lávero te, non habébis partem mecum. Dicit ei Simon Petrus: Dómine, non tantum pedes meos, sed et manus et caput. Dicit ei Jesus: Qui lotus est, non índiget nisi ut pedes lavet, sed est mundus totus. Et vos mundi estis, sed non omnes. Sciébat enim, quisnam esset, qui tráderet eum: proptérea dixit: Non estis mundi omnes. Postquam ergo lavit pedes eórum et accépit vestiménta sua: cum recubuísset íterum, dixit eis: Scitis, quid fécerim vobis? Vos vocátis me Magíster et Dómine: et bene dícitis: sum étenim. Si ergo ego lavi pedes vestros, Dóminus et Magíster: et vos debétis alter altérius laváre pedes. Exémplum enim dedi vobis, ut, quemádmodum ego feci vobis, ita et vos faciátis.

[Prima della festa di Pasqua, Gesù sapendo che per lui era venuta l’ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine: e fatta la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figliuolo di Simone Iscariota, il disegno di tradirlo: sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani, e ch’era venuto da Dio e a Dio se ne tornava: si leva da tavola, depone il mantello e, preso un asciugatoio, se Io cinge. Poi versa dell’acqua nel bacino, e si mette a lavare i piedi ai discepoli e a rasciugarli con l’asciugatoio. Viene dunque a Simon Pietro; e Pietro gli dice: Signore, tu lavare i piedi a me? Gesù gli rispose: «Quel che io faccio, tu adesso non lo sai; ma lo capirai dopo». Pietro gli dice: Tu non mi laverai i piedi, mai! E Gesù gli risponde: «Se io non ti laverò, non avrai parte con me». E Simon Pietro gli dice: Signore, non soltanto i piedi, ma anche le mani e il capo! E Gesù gli dice : «Chi è stato lavato, non ha bisogno di lavarsi, se non i piedi, ma è interamente mondo. E voi siete mondi, ma non tutti». Siccome sapeva chi era colui che l’avrebbe tradito, per questo disse: «Non tutti siete mondi». Come dunque ebbe loro lavato i piedi, ed ebbe ripreso il mantello, rimessosi a tavola, disse loro: « Lo capite quel che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore; e dite bene, perché lo sono. Orbene, se io, che sono il Signore e il Maestro , vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi l’uno all’altro. Poiché vi ho dato un esempio, affinché cosi come ho fatto io, facciate anche voi».]

OMELIA

(Discorsi di San G. B. M. Vianney, curato d’Ars – Vol. II, IV. Ed. Marietti ed. Totino-Roma, 1933)

Caro mea vere est cibus.

La mia carne è veramente cibo. (S. Giov. VI, 56.)

Possiamo noi, fratelli miei, in tutta la nostra Religione, trovare un momento, una circostanza più felice, di quella dell’istante in cui Gesù-Cristo istituì il Sacramento adorabile dell’altare? No, fratelli miei, no! Perché questa circostanza ci richiama l’amore immenso di un Dio per le sue creature. È vero che in tutto ciò che Dio ha fatto, le sue perfezioni si manifestano infinitamente. Creando il mondo Egli fa brillare la grandezza della sua potenza. Governando questo vasto universo, ci prova una saggezza incomprensibile, ed anche noi possiamo dire con il salmista: « Si, Dio  mio Voi siete infinitamente grande nelle piccole cose, e nella creazione dell’insetto più vile. » (Quam magnificata sunt opera tua, Domine! … Animalia pusilla cum magnis. Ps CIII, 23-24) Ma nell’istituzione di questo grande Sacramento d’amore, Egli ci mostra non solo la sua potenza e sapienza, ma anche l’amore immenso del suo cuore per noi. Sapendo molto bene che era prossimo il suo tempo per tornare al Padre, non poté decidersi di lasciarci soli sulla terra, di fronte a tanti nemici, che cercavano tutti la perdita nostra. Sì, prima che Gesù-Cristo istituisse questo Sacramento d’amore, Egli sapeva pure a quanti disprezzi, profanazione, Egli andasse ad esporsi; ma tutto questo non fu capace di trattenerlo; Egli vuole che noi abbiamo la felicità di trovarlo tutte le volte che vorremmo cercarlo, e come questo grande Sacramento si obbliga a restar in mezzo a noi, giorno e notte; ed in Lui troviamo un Dio Salvatore che ogni giorno si offrirà per noi alla giustizia del Padre suo. O popolo fortunato! Chi ha mai compreso la tua felicità? Per ispirarvi un rispetto ed un grande amore verso Gesù-Cristo nel Sacramento adorabile dell’Eucaristia, vi mostrerò quanto Gesù-Cristo ci abbia amato nell’istituzione dell’Eucaristia. Quale fortuna, fratelli miei, per una creatura ricevere il suo Dio! nutrirsene, impinguarsene! O amore infinito, immenso ed incomprensibile! … Può un Cristiano, pensarvi e non morire d’amore e timore alla vista della sua indegnità? …

I. È vero che in tutti Sacramenti che Gesù-Cristo ha istituito, Egli ci mostra una infinita misericordia. Nel Sacramento del Battesimo ci strappa dalle mani di lucifero e ci rende i figli di Dio suo Padre; ci apre il Cielo che ci era chiuso; ci rende partecipi di tutti i tesori della Chiesa, e se restiamo fedeli ai nostri impegni, ci viene assicurata una eterna felicità. Nel Sacramento della Penitenza, ci mostra e ci fa partecipe della sua misericordia fino all’estremo; poiché ci strappa dall’inferno, ove i nostri peccati di malizia  ci avevano trascinato, e di nuovo ci applica i meriti infiniti della sua morte e della sua Passione. Nel Sacramento della Confermazione, per condurci nel cammino della virtù, ci dà uno Spirito di luce, che ci fa conoscere il bene che dobbiamo fare, ed il male che dobbiamo evitare; per di più, ci dà uno Spirito di forza per superare tutto ciò che possa impedirci di giungere alla nostra salvezza. Nel Sacramento dell’Estrema Unzione vediamo con gli occhi della fede che Gesù ci ricolma dei meriti della sua Morte e Passione. In quello dell’Ordine, Gesù-Cristo dà tutti i suoi poteri ai suoi Sacerdoti; essi lo fanno poi scendere … In quello del Matrimonio, vediamo che Gesù-Cristo santifica tutte le nostre azioni, anche quelle in cui sembra che seguiamo le inclinazioni corrotte della natura. – Ecco, voi mi direte, delle misericordie degne di un DIO che è infinito in tutto. Ma nel Sacramento adorabile dell’Eucaristia, Egli va oltre: tutto questo non sembra essere che un primo assaggio del suo amore per gli uomini; Egli vuole, per la felicità delle sue creature, che il suo Corpo e la sua Anima e la sua Divinità si trovino in tutti gli angoli del mondo, affinché, tutte le volte che si vorrà, lo si possa trovare, e con Lui, noi troviamo ogni sorta di felicità. Se siamo nelle pene e nel dolore, Egli ci consolerà e ci allevierà. Siamo malati? Egli ci guarirà, ci darà forze onde soffrire in maniera da meritare il cielo. Se il demonio, il mondo e le nostre inclinazioni ci fanno guerra, Egli ci darà armi per combattere, per resistere e riportare vittoria. Se noi siamo poveri, Egli ci arricchirà con ogni tipo di ricchezze per il tempo e per l’eternità. – Sono abbastanza queste grazie, mi direte. – Oh, no! Fratelli miei, il suo amore ancor non è soddisfatto, Egli ha da farci ancora altri doni che il suo immenso amore, ha trovato nel suo cuore infiammato per il mondo, questo mondo ingrato che non sembra essere ricolmo di tanti beni se non per oltraggiare il suo Benefattore. Ma no, fratelli miei, lasciamo l’ingratitudine degli uomini per un momento, apriamo la porta del suo Cuore sacro ed adorabile, rinchiudiamoci per un istante nelle sua fiamma d’amore, e vedremo quel che possa un Dio che ci ama. O Dio mio! chi potrà comprenderlo e non morire d’amore e di dolore vedendo da una parte tanta carità e dall’altra tanto disprezzo ed ingratitudine! Leggiamo nel Vangelo che Gesù-Cristo, conoscendo molto bene che il momento in cui i Giudei dovevano farlo morire fosse giunto, disse ai suoi Apostoli che « Egli desiderava fortemente celebrare la Pasqua con essi. » (Luc. XXII, 15). Essendo giunto l’istante sempre memorabile, Egli si pose a tavola, volendo lasciarci un pegno del suo amore. Poi si alza dalla tavola, si toglie i vestiti, si cinge di un asciugatoio; e messa dell’acqua in un catino, comincia a lavare i piedi dei suoi Apostoli ed anche di Giuda, ben sapendo che egli stava per tradirlo. Egli voleva con questo dimostrarci la purezza che dobbiamo imparare da Lui [… per mostrarci due cose: la purezza e l’umiltà (Nota del venerabile)]. Ritornato a tavola, prende del pane tra le sue mani sante e venerabili, alzando gli occhi al cielo per rendere grazie al Padre suo, al fine di farci comprendere che questo grande dono ci viene dal cielo; lo benedisse e lo distribuì ai suoi Apostoli dicendo loro: « Mangiatene tutti, questo è veramente il mio Corpo che per voi sarà dato. » Avendo poi preso il calice, ove aveva mescolato vino con acqua, lo benedisse ugualmente, lo presentò loro dicendo: « Bevetene tutti, questo è il mio sangue che sarà sparso per la remissione dei peccati, e tutte le volte che voi pronuncerete le stesse parole, farete le stesso miracolo; cioè voi cambierete il pane nel mio Corpo ed il vino nel mio Sangue. » Quale amore, M. F. !? quello di un Dio nell’istituzione del Sacramento adorabile dell’Eucaristia! Ora ditemi, F. M., da quale sentimento di rispetto non saremmo noi stati penetrati se fossimo stati sulla terra e avessimo visto con i nostri occhi Gesù-Cristo quando istituì questo grande Sacramento d’amore. Eppure! F. M., questo grande miracolo si ripete ogni vota che il Sacerdote celebra la santa Messa, in cui il divin Salvatore si rende presente sugli altari. – Ah! se avessimo questa fede viva, di qual rispetto noi non dovremmo essere penetrati? Con qual rispetto e timore non compariremmo davanti a questo grande Sacrificio, nel quale Dio ci mostra la grandezza del suo amore e della sua potenza! È vero che voi lo credete; ma vi comportate come se non lo credeste! – Per bisogna farvi ben comprendere la grandezza di questo mistero, ascoltatemi, e vedrete quanto grande dovrebbe essere il rispetto che dobbiamo portarne. Leggiamo nella storia che un sacerdote, nel dire la santa Messa in una chiesa della città di Bolsena, e dubitando della realtà del Corpo e del Sangue di Gesù-Cristo nell’Ostia santa, dopo aver pronunciate le parole della consacrazione, cioè se le parole della Consacrazione avessero veramente mutato il pane in Corpo di Cristo, ed il vino nel suo Sangue, nel medesimo istante, la santa Ostia fu tutta coperta di sangue. Gesù-Cristo sembra che abbia voluto rimproverare al suo ministro, la sua infedeltà, indurre a piangere, riportalo nel ravvedimento, fargli riacquistare la fede perduta con il suo dubbio; e nello stesso tempo, mostrarci con questo grande miracolo, quanto dobbiamo essere convinti della sua santa presenza nella santa Eucaristia. Questa Ostia santa versò sangue con tale abbondanza, che il corporale, il telo e lo stesso altare ne furono interamente bagnati. Il Papa, al quale fu riferito il miracolo, ordinò che gli si portasse questo corporale tutto insanguinato; esso fu portato nella città di Orvieto, ove fu ricevuto in pompa straordinaria e riposto in chiesa. Si costruì poi un magnifico tempio onde ricevere questo prezioso deposito … tutti gli anni si porta in processione questa preziosa reliquia, il giorno del Corpus Domini. Vedete, F. M., quanto questo debba fortificare la fede di coloro che hanno un qualsiasi dubbio. Ma, Dio mio, come poter dubitare, dopo le parole di Gesù-Cristo stesso, che disse ai suoi Apostoli, e nella loro persona a tutti i Sacerdoti: « Tutte le volte che pronuncerete queste stesse parole, farete lo stesso miracolo, cioè voi farete come me: voi cambierete il pane nel mio Corpo, ed il vino nel mio Sangue »? Quale amore! Fratelli miei, quale carità, quella di Gesù-Cristo di scegliere la vigilia del giorno in cui lo si doveva far morire, per istituire un Sacramento col quale resterà in mezzo a noi per essere nostro Padre, nostro Consolatore e tutta la nostra felicità! Più fortunati ancora di coloro che vivevano la sua vita mortale, quando non era che in luogo, e bisognava fare tante leghe per avere la felicità di vederlo; oggi, noi invece lo troviamo in tutti i luoghi del mondo, e questo beneficio ci è promesso fino alla fine del mondo. O amore immenso di un Dio per le sue creature! No, F. M., niente può arrestar Dio, quando si tratta di mostrare la grandezza del suo amore. In questo momento avventurato per noi, tutta Gerusalemme è in ardente agitazione, tutta la popolazione in rivolta, tutti cospirano per la sua perdita; tutti vogliono spargere questo sangue adorabile; ed è precisamente in questo momento che si prepara loro il pegno più ineffabile del suo amore. Gli uomini tramano i più neri complotti contro di Lui, mentre Egli non è occupato che a dar loro ciò che ha di più prezioso, che è Egli stesso. Non si pensa che ad erigergli una croce infame per farlo morire, ed Egli non pensa che ad erigere un altare per immolarsi. Egli stesso ogni giorno per noi. Ci si prepara a versare il suo Sangue, Gesù-Cristo vuole che questo stesso Sangue sia per noi una bevanda di immortalità per la consolazione e la felicità delle nostre anime. – Sì, F. M. noi possiamo dire che Gesù-Cristo ci ama fino ad esaurire le ricchezze del suo amore, sacrificandosi in tutto quanto la sua sapienza e la sua potenza hanno potuto ispirargli. O amore tenero e generoso di un Dio per vili creature come noi, che ne siamo sì indegni! Ah! F. M., quale rispetto non dovremo noi avere per questo gran Sacramento in cui un Dio si fa uomo rendendosi presente ogni giorno sui nostri altari! Benché noi vediamo che Gesù-Cristo sia la bontà stessa, Egli non lascia talvolta il punire rigorosamente il disprezzo che si fa per la sua santa presenza, come vediamo in parecchi fatti storici . – (Ahimè! Quanti che non hanno la fede dei demoni che tremano alla sua presenza. Ahimè, noi non abbiamo che una fede languida e quasi morta – nota del Venerabile). – Si racconta che un Sacerdote di Friburgo, nel portare il buon Dio ad un malato, si trovò a passare in una piazza dove c’era tanta gente che danzava. Il suonatore, benché senza religione, si fermò dicendo: « Io sento la campanella, si porta il buon Dio ad un malato, mettiamoci in ginocchio. » Ma in questa compagnia, si trovava una donna empia ispirata dal furore dell’inferno: « Continuiamo, sono delle campanelle appese al collo delle bestie di mio padre; quando esse passano, non ci si ferma, né ci si mette in ginocchio. » Tutta la compagnia applaudì a questa empietà e tutti continuarono a danzare. Nello stesso momento arrivò un temporale così violento che tutte le persone che danzavano furono portate via e non si è mai potuto sapere che cosa di loro sia avvenuto. Ahimè! F. M., tutti questi miserabili pagarono caramente il disprezzo che ebbero per la presenza di Gesù-Cristo: il che deve farci ben comprendere quanto dobbiamo noi rispettare la presenza santa di Gesù-Cristo, sia nel suo tempio, sia quando vediamo che lo si porta ai poveri malati.

II. Noi diciamo che Gesù-Cristo, per operare questo grande miracolo, scelse del pane che è il nutrimento di tutti, dei ricchi e dei poveri, di colui che è forte e di colui che langue, per mostrarci come questo celeste nutrimento sia per tutti i Cristiani che vogliono conservare la vita della grazia e la forza per combattere il demonio. Noi vediamo che quando Gesù-Cristo operò questo gran miracolo, levò gli occhi al cielo per rendere grazie al Padre suo, per farci vedere quanto questo momento felice per noi sia desiderato da Lui ed infine per provarci la grandezza del suo amore. Sì, figli miei, disse loro questo divin Salvatore, il mio Sangue è impaziente di essere sparso per voi; il mio Corpo brucia dal desiderio di essere distrutto per guarire le vostre piaghe; ben lungi dall’essere affranto dall’idea dell’amara tristezza che mi ha causato in anticipo il pensiero delle mie sofferenze e della mia morte, invece, è il colmo del mio piacere. Ciò che causa questo, è che voi troverete nelle mie sofferenze e nella mia morte un rimedio a tutti i vostri mali. Oh! Quale amore, fratelli miei, quello di un Dio per le sue creature! San Tommaso ci dice che il mistero dell’incarnazione, ha nascosto la sua divinità; ma che in quello del Sacramento dell’eucaristia, giunse persino a nascondere la sua umanità, ed è questo fatto un mistero di fede. (S. Tommaso, Ritmo Adoro te devote) – F. M., non c’è che la fede che possa agire in un mistero così incomprensibile. Sì, F. M., in qualunque luogo ci troviamo, volgiamo con piacere i nostri pensieri, i nostri desideri, dal lato ove trovasi questo Corpo Adorabile, per unirci agli Angeli che lo adorano con tanto rispetto. Guardiamoci bene dal fare come gli empi che non hanno rispetto in questi templi che sono così santi, così rispettabili e sacri per la presenza di un Dio fatto uomo, che giorno e notte abita in mezzo a noi! … – Spesso noi vediamo che il Padre eterno punisce rigorosamente coloro che disprezzano il suo divin Figlio. Leggiamo nella storia che un tale si era trovato in una casa ove si portava il buon Dio ad un malato, e coloro che erano vicino al malato, gli dissero di mettersi in ginocchio, ma egli non volle; con un’orribile blasfemia: « Io – disse – mettermi in ginocchio, io rispetto di più un ragno che è il più vile tra gli animali, che il vostro Gesù-Cristo che volete che io adori. » Ahimè!  F. M., di cosa è capace colui che ha perso la fede! Ma il buon Dio non lasciò impunito questo orribile peccato: all’istante medesimo un grosso ragno tutto nero si staccò dal soffitto e venne a posarsi sulla bocca del bestemmiatore pungendogli le labbra. Subito si gonfiò, e morì all’istante. Vedete, F. M., quanto siamo colpevoli quando non abbiamo questo grande rispetto per la presenza di Gesù-Cristo. – No, F. M., non stanchiamoci di contemplare questo mistero d’amore in cui un Dio, uguale al Padre suo, nutre i suoi figli non con un nutrimento ordinario, né con quella manna con cui il popolo giudeo era nutrito nel deserto; ma col suo Corpo adorabile e col suo Sangue prezioso. Chi potrebbe mai immaginarlo se questo miracolo non lo avesse annunziato ed operato Egli stesso ad un tempo? Oh! F. M., tutte queste meraviglie, sono degne della nostra ammirazione e del nostro amore! Un Dio, dopo essersi addossato le nostre debolezze, ci partecipa questi beni! O popolo cristiano, quanto sei felice nell’avere un Dio così buono e così ricco!  Leggiamo in San Giovanni che egli vide un Angelo al quale il Padre eterno affidava il calice del suo furore per versarlo su tutte le nazioni; ma qui vediamo il contrario. Il Padre eterno rimette nelle mani di suo Figlio il calice della misericordia per essere sparso su tutte le nazioni della terra. (Apoc. XV,). Parlandoci del suo Sangue adorabile, ci dice, come ai suoi Apostoli: « Bevetene tutti e vi troverete la remissione dei vostri peccati e la vita eterna. » (Matt- XVI, 27-28). O ineffabile felicità! … O beata sorgente! Chi dimostrerà fino alla fine dei secoli come questa credenza debba essere tutta la nostra felicità! Gesù-Cristo non ha cessato di far dei miracoli per portarci ad una fede viva nella sua Presenza reale. – Leggiamo nella storia, che eravi una donna cristiana, ma assai povera. Avendo avuto in prestito da un giudeo una piccola somma di denaro, ella gli diede in pegno i suoi migliori abiti. La festa di Pasqua era vicina, ella pregò il giudeo di restituirle per un giorno la roba datagli. Il giudeo le disse che non solo egli voleva condonargli le vesti, ma pure il suo denaro a condizione soltanto che gli portasse la santa Ostia che avrebbe ricevuta dalla mano del Sacerdote. Il desiderio di questa miserabile di riavere le cose sue e non essere obbligata a restituire il denaro imprestatole, la indusse ad un’azione orribile. All’indomani ella si recò nella chiesa della sua parrocchia. Dopo aver ricevuto l’Ostia santa sulla lingua, si affrettò a prenderla e metterla in un fazzoletto. La portò poi a questo miserabile giudeo che ne aveva fatto richiesta per esercitare il suo furore contro Gesù-Cristo. Questo uomo abominevole trattò Gesù-Cristo con una rabbia mostruosa; e noi vediamo che Gesù-Cristo medesimo rivelò quanto questo oltraggi gli erano sensibili. Il giudeo cominciò col mettere l’Ostia santa su un tavolo, gli diede dei colpi di temperino finché non fu sazio; ma questo disgraziato vide subito uscire dall’Ostia santa abbondante sangue, cosa che il figliuol suo ne fremette. Di poi, avendola con disprezzo tolta dal tavolo, la appese con un chiodo contro il muro e le diede dei colpi con uno staffile per un pezzo. La trafisse poi con una lancia, e ne uscì nuovamente sangue. Dopo tanta crudeltà, la gettò in una caldaia di acqua bollente: subito l’acqua sembrò mutarsi in sangue. L’Ostia apparve allora sotto la forma di Gesù-Cristo in croce: questo lo spaventò talmente che corse a nascondersi in un angolo della sua casa. Durante questo tempo i figli di quel giudeo che vedevano andare i Cristiani in chiesa, dicevano loro: « Ma dove andate, mio padre ha ucciso il vostro Dio; Egli è morto, non lo troverete più. » Una donna, che ascoltava ciò che dicevano questi bambini, entrò nella loro casa. Ed  infatti vide ancora l’Ostia santa sotto forma di Gesù-Cristo crocifisso; ma ben presto riprese la sua forma ordinaria. Questa donna, avendo preso un vaso che presentò, l’Ostia santa vi si andò a posare dentro. Questa donna felice, e piena di gioia, la portò successivamente alle chiesa di San Giovanni in Grève, dove fu posta in luogo conveniente per essere adorata. A questo disgraziato giudeo, gli si offrì il perdono se volesse convertirsi facendosi Cristiano; ma egli era così ostinato, che preferì bruciare vivo, piuttosto che farsi Cristiano. Tuttavia sua moglie, i suoi figli, ed una quantità di Giudei, si fecero battezzare. In seguito a questo miracolo che Gesù-Cristo aveva operato, e perché non se ne perdesse la memoria, si trasformò quella casa in una chiesa ove si stabilì una comunità, affinché vi fossero persone che continuamente facessero ammenda onorevole a Gesù-Cristo per gli oltraggi che questo disgraziato giudeo aveva fatto. (Prodigio conosciuto come Miracolo di Billettes). Noi non possiamo ascoltare questo, fratelli miei, senza fremere! Ebbene! F. M., ecco a cosa si espone Gesù-Cristo per nostro amore, ed a cosa sarà esposto fino alla fine del mondo. Che amore! F. M., di un Dio per noi! A quali eccessi non lo porta verso le sue creature! – Gesù-Cristo. tenendo il calice stretto tra le sue mani, disse agli Apostoli: « ancora un po’ di tempo e questo Sangue prezioso sta per essere sparso in maniera cruenta e visibile, ed è per voi che sta per essere sparso, l’ardore che Io ho di versarlo nei vostri cuori, mi ha fatto utilizzare questo mezzo. È vero che la gelosia dei miei nemici è certo una causa della mia morte, ma essa non è una delle principali; le accuse che essi hanno inventato contro di me per perdermi, la perfidia del discepolo che sta per tradirmi, la lassezza del giudice che sta per condannarmi, e la crudeltà dei carnefici che stanno per uccidermi, sono altrettanti strumenti di cui il mio amore infinito si serve per provarvi quanto vi ami. » Sì, F. M., è per la remissione dei nostri peccati. Vedete, fratelli miei, quanto Gesù Cristo ci ami, poiché Egli si sacrifica per noi alla giustizia del Padre con tanta premura; in più Egli vuole che questo Sacrificio si rinnovi tutti i giorni in tutti i luoghi del mondo. Qual felicità per noi, F. M., sapere che i nostri peccati, anche prima di averli commessi, sono stati espiati nel momento del grande Sacrificio della Croce! Veniamo spesso, F. M., ai piedi dei nostri tabernacoli, per consolarci nelle nostre pene, per fortificarci nelle nostre debolezze. Abbiamo la grande sventura di aver peccato? Il Sangue adorabile chiederà grazia per noi. – Ah! F. M., quanto più viva della nostra era la fede dei primi Cristiani! Nei primi tempi, una quantità di Cristiani attraversavano i mari per andare a visitare i luoghi santi ove si era operato il mistero della nostra Redenzione. Quando si mostrava loro il cenacolo in cui Gesù-Cristo aveva istituito questo divin Sacramento che è stato consacrato a cibare le nostre anime, quando si faceva loro vedere dove aveva irrorato la terra con le sue lacrime ed il suo Sangue durante la sua preghiera e la sua agonia, essi non potevano lasciar questi luoghi santi senza versare lacrime in abbondanza. Ma quando li si conduceva al Calvario, ove aveva Egli sopportato tanti tormenti per noi, essi sembravano non poter vivere più; erano inconsolabili, perché questi luoghi richiamavano il tempo, le azioni ed i misteri che si sono operati per noi; essi sentivano in essi la fede riaccendersi, il loro cuore bruciare di un fuoco nuovo. O luoghi fortunati! Esclamavano, in cui si sono operati tanti prodigi per salvarci. Ma, F. M., senza andare tanto lontano, e senza darci la pena di attraversare i mari, esporci a pericoli … non abbiamo noi qui, Gesù-Cristo in mezzo a noi non solamente come Dio, ma in Corpo ed Anima? Le nostre chiese non sono degne per noi di rispetto come i luoghi sacri ove questi pellegrini andavano? Oh! F. M., la nostra bella sorte è troppo grande; no, no noi non lo comprenderemo mai abbastanza. O Nazione beata quella dei Cristiani! Veder rinnovarsi ogni giorno tutti i prodigi che l’onnipotenza di Dio operò un tempo sul Calvario per salvare gli uomini. – Perché dunque, F. M., non vediamo questo amore, questa medesima riconoscenza, questo stesso rispetto, dal momento che ogni giorno si rinnovano sotto i nostri occhi gli stessi miracoli? Ahimè! Tanto noi abbiamo abusato delle grazie che il buon Dio, per punizione delle nostre ingratitudini, ci ha tolto in parte la nostra fede; appena noi la sentiamo, e comprendiamo di essere alla presenza di Dio. Mio Dio! Quale disgrazia per colui che ha perso la fede! Ahimè! F. M., da quando abbiamo perso la fede, noi non abbiamo più che disprezzo per questo augusto Sacramento, e quanti si lasciano trascinare fino all’empietà, deridendo coloro che sono così beati di attingervi le grazie e le forze necessarie per salvarsi. Temiamo, F. M., ché il buon Dio non ci punisca del poco rispetto che abbiamo per la sua adorabile presenza; eccone un esempio dei più terribili. – Il Cardinal Baronio riporta nei suoi Annali che vi era nella città di Lusignan, presso Poitiers, una persona che nutriva un gran disprezzo per la Persona di Gesù-Cristo; egli derideva e disprezzava coloro che frequentavano i Sacramenti; metteva in ridicolo la loro devozione. Frattanto il buon Dio, che preferisce la conversione del peccatore alla sua perdita, gli diede diverse volte dei rimorsi di coscienza, per cui vedeva benissimo di far male, che coloro che derideva erano più felici di lui; ma quando si ripresentava l’occasione ella ricominciava, e con tal mezzo, poco a poco, finì per soffocare questi rimorsi che il buon Dio gli dava. Ma per meglio nascondersi, cercò di guadagnare l’amicizia di un santo religioso, superiore del monastero di Bonneval. Luogo assai vicino. Vi andava spesso, gloriandosene anche, benché empio, e voleva essere creduto buono quando era con questi buoni religiosi. Il superiore che intuiva quasi ciò che aveva nell’anima, gli dice più volte: « Mio amico caro, voi non avete rispetto per la presenza di Gesù-Cristo nel Sacramento adorabile dei nostri altari; ma io credo che se volete convertirvi, vi converrà lasciare il mondo e ritirarvi in un monastero a farvi penitenza. Voi stesso sapete quante volte avete profanato i Sacramenti, siete ripieno di sacrilegi; se doveste morire, sarete gettato nell’inferno per tutta l’eternità. Date retta a me, pensate a riparare le vostre profanazioni; come potete vivere in tale miserevole stato? » Questo povero uomo sembrava ascoltarlo ed anche profittare dei suoi consigli, perché sentiva bene che la sua coscienza era carica di sacrilegi; ma non voleva fare qualche piccolo sacrificio che doveva, di modo che con tutti i suoi pensieri, restava sempre lo stesso; ma il buon Dio stanco della sua empietà e dei suoi sacrilegi, l’abbandonò: cadde malato. L’abate si premurò di andare a visitarlo, sapendo quanto la sua anima fosse in cattivo stato. Questo povero uomo vedendo questo buon padre, che era un santo e che veniva a visitarlo, si mise a piangere di gioia e, forse nella speranza che andasse a pregare per lui, per aiutarlo a far uscire la sua anima dal fango dei suoi sacrilegi, pregò l’abate di restare un po’ di tempo. Sopraggiunta la notte, tutti si ritirarono tranne l’abate che restò con il malato. L’infelice si mise a gridare spaventosamente: “Ah! Padre mio, soccorretemi! ah! Padre mio, venite, venite in mio soccorso! „ Ma, ahimè! non v’era più tempo: Dio l’aveva abbandonato per castigo de’ suoi sacrilegi e delle sue empietà. Ah! Padre mio, ecco due leoni terribili che vogliono trascinarmi via! Ah! Padre mio, aiuto! „ L’abate, tutto spaventato, si gettò in ginocchio domandando grazia per lui: ma era troppo tardi; la giustizia di Dio l’aveva abbandonato al potere dei demoni. L’ammalato tutto ad un tratto cambia voce, e prende un tono calmo; si mette a parlare come uno sano, e che è nel possesso delle sue facoltà:  « Padre mio, gli dice, quei leoni che prima mi circondavano, ora si sono ritirati. „ Ma intanto che parlavano insieme familiarmente, l’ammalato perse la parola e restò come morto. Il religioso, che tuttavia lo credeva morto, volle veder la fine disgraziata di quella faccenda, e si fermò tutto il resto della notte. Dopo un po’ di tempo l’infelice ritornò in sé, riprese la parola come prima, e disse al superiore:  « Padre mio, sono stato citato davanti al tribunale di Gesù Cristo, e le mie empietà e sacrilegi m’hanno fatto condannare a bruciar nell’inferno. „ Il superiore, spaventato, si mise a pregare, per ottenere, se eravi ancor speranza, la salvezza dello sventurato: il moribondo, vedendolo, gli disse: « Padre mio, tralasciate di pregare; il buon Dio non vi esaudirà mai per me; i demoni sono già ai miei fianchi; non aspettano che la mia morte, che non tarderà, per trascinarmi all’inferno ad abbruciarvi per tutta l’eternità. „ Ad un tratto, colpito da terrore: “Ah! Padre mio, il demonio mi trascina via: addio, Padre mio, ho disprezzato i vostri consigli, e sono dannato. „ Così dicendo esalò la sua anima maledetta all’inferno. Il superiore se ne partì versando lagrime sulla sorte del disgraziato che dal suo letto era precipitato nell’inferno. – Ahimè! F. M., quanto grande è il numero dei profanatori, dei Cristiani che hanno perso la fede per i loro sacrilegi! Ahimè! Fratelli miei, se vediamo tanti Cristiani che non frequentano più i Sacramenti o che non li frequentano raramente, non cerchiamo altra ragione che i sacrilegi. Ahimè! Quanti altri sono lacerati dai rimorsi di coscienza, e si sentono colpevoli di sacrilegi e che, in uno stato che fa inorridire il cielo e la terra, attendono la morte. Ah! F. M., non andate oltre, non arrivate allo stesso misero stato di questo riprovato del quale abbiamo parlato. Come potete sapere se prima della morte non sarete abbandonati da Dio come costui, e gettati nel fuoco? O Dio mio, come poter vivere in uno stato così spaventoso? Ah! Fratelli miei, c’è ancora tempo, torniamo allora a gettarci ai piedi di Gesù-Cristo che riposa nel Sacramento adorabile dell’Eucaristia. Egli nuovamente offrirà il merito della sua morte e passione per noi al Padre suo e noi saremo sicuri di ottenere misericordia. – Sì, F. M., noi siamo sicuri che se abbiamo grande rispetto per la presenza di Gesù-Cristo nel Sacramento adorabile dei nostri altari, otterremo tutto ciò che vorremo. E poiché, fratelli miei, queste processioni son tutte consacrate per adorare Gesù-Cristo nel Sacramento adorabile dell’Eucaristia, per ricompensarlo degli oltraggi che ha ricevuto, seguiamolo nelle nostre processioni, camminiamo al suo seguito con il rispetto e la devozione con cui lo seguivano i primi Cristiani nelle sue predicazioni, in cui Egli non passava mai in un luogo senza spandere ogni tipo di benedizioni (vedete il profeta nel deserto, Zaccheo, la beata madre di San Pietro, la Maddalena, la donna malata emorroissa, Lazzaro resuscitato – Nota del Venrabile). Sì, F. M., noi vediamo nella storia con tanti esempi come il buon Dio punisce i profanatori della presenza adorabile del suo Corpo e del suo Sangue. – Si narra che, essendo entrato un ladro di notte in una chiesa, prese tutti i vasi sacri ove erano rinchiuse le sante Ostie; li portò infino ad un luogo, cioè, una piazza che era nei pressi di San Dionigi. Qui giunto, volle vedere i vasi per sapere se ancora vi erano delle ostie. Egli ne trovò ancora una che, una volta aperto il vaso, saltò in aria e volteggiava sopra di lui; fu questo prodigio che fece scoprire il ladro da alcuni passanti che lo arrestarono. L’Abate di San Dionigi ne fu avvertito, e ne diede avviso al Vescovo di Parigi;  l’Ostia santa rimase miracolosamente sospesa in aria. Essendo venuto il Vescovo con tutti i suoi Sacerdoti, ed una quantità di altre persone in processione, l’Ostia santa di andò a posare nel ciborio del Sacerdote che l’aveva consacrata. La si portò in una chiesa ove si celebrò una gran Messa un giorno di ciascuna settimana in memoria di questo miracolo. Ora ditemi, F. M., non ci deve questo ispirare un grande rispetto per la presenza di Gesù-Cristo, sia che siamo nelle nostre chiese, sia che lo seguiamo nelle nostre processioni? Veniamo a Lui con grande confidenza; Egli è buono, è misericordioso; Egli ci ama, e pertanto siamo certi di ricevere tutto quel che gli domandiamo; ma abbiamo l’umiltà, la purezza, l’amore di Dio, il disprezzo della vita; … guardiamoci bene dal non lasciarci andare nelle distrazioni. Amiamo il buon Dio, F. M., con tutto il nostro cuore e così avremo il nostro Paradiso già in questo mondo …     

IL CREDO

Offertorium

Orémus
Ps CXVII:16 et 17.
Déxtera Dómini fecit virtútem, déxtera Dómini exaltávit me: non móriar, sed vivam, et narrábo ópera Dómini.

[La destra del Signore ha mostrato la sua potenza; la destra del Signore mi ha esaltato: non morrò, ma vivrò e narrerò le opere del Signore.]


Secreta

Ipse tibi, quǽsumus, Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus, sacrifícium nostrum reddat accéptum, qui discípulis suis in sui commemoratiónem hoc fíeri hodiérna traditióne monstrávit, Jesus Christus, Fílius tuus, Dóminus noster:

[O Signore santo, Padre onnipotente, eterno Dio, ti renda accetto questo nostro sacrificio quegli stesso, che con l’odierna istituzione insegnò ai suoi discepoli di offrirlo in sua memoria, Gesù Cristo, Figlio tuo, Signore nostro; il quale con te vive e regna.]


Præfatio


de Sancta Cruce
Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: Qui salútem humáni géneris in ligno Crucis constituísti: ut, unde mors oriebátur, inde vita resúrgeret: et, qui in ligno vincébat, in ligno quoque vincerétur: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Cæli cælorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admítti júbeas, deprecámur, súpplici confessióne dicéntes:

Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt cæli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

[È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Che hai procurato la salvezza del genere umano col legno della Croce: cosí che da dove venne la morte, di là risorgesse la vita, e chi col legno vinse, dal legno fosse vinto: per Cristo nostro Signore. Per mezzo di Lui la tua maestà lodano gli Angeli, adorano le Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtú celesti e i beati Serafini la célebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di ammettere con le loro voci anche le nostre, mentre supplici confessiamo dicendo:

Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli esérciti I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell’alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell’alto dei cieli.]

COMUNIONE SPIRITUALE

Communio


Joann 13:12, 13 et 15.
Dóminus Jesus, postquam cœnávit cum discípulis suis, lavit pedes eórum, et ait illis: Scitis, quid fécerim vobis ego, Dóminus et Magíster? Exemplum dedi vobis, ut et vos ita faciátis.

[Il Signore Gesù, come ebbe cenato con i suoi discepoli, lavò loro i piedi, e disse: comprendete quel che io, Signore e maestro ho fatto a voi? Io vi ho dato l’esempio, perché così facciate anche voi.]

Postcommunio

Orémus.
Refécti vitálibus aliméntis, quǽsumus, Dómine, Deus noster: ut, quod témpore nostræ mortalitátis exséquimur, immortalitátis tuæ múnere consequámur.

[O Signore Dio nostro, ristorati da questi vitali alimenti, concedici di conseguire, col dono della tua immortalità, ciò che celebriamo durante la nostra vita mortale.]

PREGHIERE LEONINE (dopo la Messa)

RINGRAZIAMENTO DOPO LA COMUNIONE (1)

ORDINARIO DELLA MESSA

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.