LA SITUAZIONE (3)

LA SITUAZIONE (3):

DOLORI, PERICOLI, DOVERI E CONSOLAZIONI DEI CATTOLICI DEI TEMPI PRESENTI

OPERA DI MONSIGNORE G. G. GAUME PROTONOTARIO APOSTOLICO

Custos, quid nocte?

Sentinella: che è della notte?

ROMA tipografia Tiberina – 1861

Lettera Terza

Caro Amico

Come innanzi ho detto, io ritorno sulle parole tante rimarchevoli e sì poco attese di Pio IX. Queste parole, registrate in un atto solenne, non sono dette a caso. Noi vedremo che esse hanno un senso preciso, e molto più profondo che non sembra al primo colpo d’occhio. Esse sono un tratto di luce gittato sino nelle profondità del mistero d’iniquità che si appella Questione romana. – Il S. Padre col pronunziarle ha strappato l’ultima maschera alla rivoluzione. D’ora innanzi non è più permesso ad alcuno di prendere abbaglio sull’intima natura e sullo scopo finale del movimento che trascina il mondo. Dunque Pio IX ed il suo Vicario avvertono i Cattolici, che satana continua oggigiorno con un successo spaventevole gli sforzi che non mai ha cessato di fare da diciotto secoli in qua per rientrare in Roma, e rifarla capitale della Città del male; e che lo scopo della rivoluzione è di sostituire Roma pagana a Roma cristiana, e sì ricondurre il mondo al paganesimo. Ma che! è mai ciò possibile, e chi mai ha udito parlare di tal cosa? Il nostro secolo invero, così perfettamente estraneo che è a tutto quello che dovrebbe sapere, non mancherà di prendere le parole del Santo Padre per esagerazione e per figura rettorica. Voi stesso, caro amico, sarete forse meravigliato in intendere che il Vicario di Gesù Cristo esponendo all’Europa il programma della Rivoluzione si fa l’eco di tutta la tradizione. – I Padri della Chiesa più illustri, i teologi più rinomati, gl’interpreti della Scrittura meglio autorevoli hanno già espresso il pensiero del Pontefice. Di più, sono di accordo in affermare che satana riuscirà nel suo intento; di modo che la Chiesa diverrà, come ha cominciato, ad una lotta gigantesca, e Roma, diventata di bel nuovo pagana, ne sarà il centro ed il focolare. Che questo giorno si avvicini, io qui non cerco. Quello che io voglio dire si è che il tentativo attuale è un passo in avanti verso questo scopo, ed anche il più singolare che si conosca. Sotto tale rispetto, esso è uno degli avvenimenti più gravi che possano intrattenere lo spirito umano; ed io son sollecito di fissare la vostra opinione. Ma non comportando i limiti di una lettera tutte le testimonianze che vi sono di una tradizione tanto antica quant’è il Cristianesimo1 (Voi le troverete in Suarez, De Àntichisto, Lib. V. cap.VIII.et IX; in Bosio, De signis Ecclesiæ, Lib. XXIV. c. VI; in Cornelio a Lapide in cap. XVII e XVIII Apocal.; in Bellarmino De Sum. Pontif. Lib. III. c. XIII; in Malvenda de Anlich. Lib. IV. c. V; in Baronio Annal. ann. 58. etc. etc.), vogliate contentarvi di una fedele analisi. » Dietro dall’insegnamento degli Apostoli, dice la voce dei secoli, verrà un giorno, in cui satana pieno di rabbia contro Gesù Cristo ed i Cristiani, riconquisterà il terreno che ha perduto, assoderà il suo regno, e lo distenderà molto lungi. Allora egli si gitterà sopra Roma; perciocché essa è la sua rivale, dimora e Sede dei Pontefici. Egli se ne renderà padrone, caccerà il Vicario di Gesù Cristo, perseguiterà i veri fedeli, e scannerà i religiosi ed i sacerdoti (Certum et communi Patrum traditione, quæ   nobis eliam apostolica visa est, constare diximus. Suarez De Antich. Lib.V. c. 9. n. 14. – Odio babebit Romani, et c um ea pugnabit, eamque desolavit et incendet. Bellarm. de Summ. Pont. Lib. III. cap. 3.) » Roma, pagana sotto Nerone e sotto gli altri imperatori fino a Costantino, fu la vera Babilonia, la capitale della Città del male (2° Veram Babylonem fuisse primam Romam, et veram Romam fuissesecundam Babylonem. S. Aug. De Civ. Dei. L. XVIII. c. 2.). Sotto Costantino divenuta cristiana e pia, cessò di essere Babilonia, e cominciòessere la capitale della Città del bene, Città santa e fedele, Sionne prediletta di Dio, colonna della. fede, madre della pietà, maestra della santità. Verso la fine della sua esistenza essa abbandonerà la fede, la pietà, Gesù Cristo, il Sommo Pontefice; essa tornerà a divenire pagana, Babilonia, la capitale della Città del male (Deserens fidem, pietatem, Christum, Pontificem, rursum fiet Babylon. Corn. a Lap. in c. XVII. Apocal.) » Dio il permetterà, affinché noi distinguessimo la città dalla Chiesa, Roma dalla cattedra di Pietro; e ancora perché i Romani imparassero che né al loro merito, né alla maestà della loro città sono essi debitori dell’insigne onore di possedere la Santa Sede e la metropoli di tutto il mondo cattolico. » Questo lugubre destino di Roma non è per nulla contrario alle promesse fatte alla Chiesa ed alla Sede Apostolica. L’una e l’altra persevereranno sempre nella fede e nel possesso della cattedra di Pietro. Collocata in un luogo o in un altro, questa cattedra non perirà, come non perirà la fede che ne deriva. Sarà ella sempre la stessa. La Chiesa durerà sempre visibile, fosse anche obbligata a fuggire in sulle montagne, ed a nascondersi in gran parte nelle caverne e nei deserti. (Non est contra promissiones factas Ecclesiæ et Sedi Apostolicæ de perseverantia in fide, et in Cathedra Petri, quod Roma illo modo destruatur, quia cathedra nunquam defìciet, nec fides ejus, sive in hoc, sive in illo loco consistat; ubique enim eadem erit, semperque Ecclesia visibilis durabit, etiam si vi persecutionis cogatur ad montes fugere, vel in locis occultis magna ex parte se abscondere. Suarez ibid. c. VII). « Anziché nuocere alla Chiesa, questa rivoluzione aumenterà la sua gloria: che Roma cristiana non fu veramente gloriosa, se non quando Roma pagana, assetata di sangue, la perseguitava colla maggior rabbia. E di certo non si mostrò mai di maggiore costanza e di virtù più eroiche sfolgorante. Onde farà lo stesso, allorché Roma sarà di nuovo divenuta pagana. La gloria del Vicario di Gesù Cristo e dei veri fedeli che resteranno nel suo seno, brillerà d’uno splendore molto più vivo, che se Roma fosse sempre rimasta cristiana e pia ». – Tutto questo, mio caro, amico, presuppone un fatto a cui nessuno badava due anni fa, cioè che Roma tornerà a divenire la città capo di un potente impero essenzialmente ostile alla Chiesa; che essa racquisterà il suo antico splendore pagano, e con le sue corruttele ripiglierà il suo dispotico andamento. Or tutte codeste strane cose la tradizione le conobbe. « Roma ritornerà al suo splendore pagano, ed alla idolatria. (Romanam urbem tunc redituram ad pristinam suam gloriam pariter et idololatriam. Corn. a Lapide. Ibid. Ad paganismum rediens, Christum et Christianos, ac maxime Pontificem persequetur, expellet vel occidet. Id.). Pagana, spoglierà il Romano Pontefice delsuo potere temporale, anzi lo caccerà via. E rivestita dellasua primiera potenza, essa se ne servirà in perseguitarei Santi con più furore, ed immolare i martiricon più crudeltà che non fecero i primi Cesari » . (Sanctos persequetur acerbius, et martyriis crudeliorìbus afficiet, quam sub imperatoribus ethnicis passi fueriut. – Malvend. ubi supra.). Per tal quale simiglianza di caso che non so contenermi dal farvi notare, Pio IX per contrassegnare le promesse della presente rivoluzione, adopera gli stessi termini di cui gli antichi Dottori si sono serviti a segnalarne il compimento. Hanno essi detto sono già molti secoli: a Roma ritornerà al suo antico splendore, alle sue ricchezze, alla sua potenza, alla sua gloria, regina e padrona del mondo » (Romam ad pristinum splendorem, opes, vires et pompam redituram; sicut olim fuit regina orbis et domina mondi. Corn. a Lapide in Apocal. cap. XIII. v. 7.) – Pio IX dice oggidì: « Per alienare lo spirito degli Italiani dalla Religione cattolica, i nemici della Chiesa non arrossiscono di affermare e di gridare dappertutto che la Chiesa Romana é l’ostacolo che si infraoppone alla gloria d’Italia, alla sua grandezza, alla sua prosperità, e l’impedisce d’acquistare di nuovo il primiero splendore dei tempi antichi, cioè dei tempi pagani ». (Ecclesiæ hostes . . . ad Italorum animos a fide catbolica abalienandos asserere etiam et quaquaversus ciamitare non erabescunt, catbolicam religionem Italæ gentis gloriæ, magnitudini, et prosperitati adversari … quo Italia pristinum veterum temporum, idest ethnicorum, splendorem iterum acquirere possit. Encycl. ubi supra.). La tradizione aggiunge: « Inebriata della sua novella gloria Roma dirà: Io ho cacciato il mio sposo, e non sono vedova: io son piena di popolo. Il mio re è partito: ma io son meno, anzi sono d’assai meglio regina: tutti a me ubbidiscono, io non ubbidisco ad alcuno, sedeo regina ». – In verità, mio caro amico, tale linguaggio, antico di più secoli, non vi pare egli singolare? Non è quel desso che noi udiamo tutti i giorni? I così detti emancipatori di Roma e dell’Italia non hanno essi incessantemente sulle labbra che Roma è schiava; che, banditone il Papa, la città eterna si tornerà libera fatta regina come già altra volta? Non dicono essi alla medesima: Rallegrati dei gloriosi destini che noi ti promettiamo! Siamo noi oggi i tuoi soldati, perché domani vogliamo essere tuoi figli e tuoi cittadini. Se combattiamo, ciò è per renderti la tua antica maestà, l’antico Campidoglio, i tuoi antichi trionfi: È per fare di te la splendida città capitale di un grande impero. » (Parole di Cavour al parlamento di Torino il dì 11 Ottobre 1860.). La Città dei Papi divenuta di nuovo la Città dei Cesari; tale è dunque il supremo destino di Roma, e l’ultimo trionfo di satana. Or come si compirà quest’apostasia mille volte annunziala? Al certo con chiarezza sovrumana la tradizione già vide il cammino che menerà Roma a questo termine fatale. « La trasformazione di Roma cristiana in Roma pagana non si farà tutta ad un tratto. I Romani degli ultimi tempi faranno lor passi e i marmi e il porfido. Ch’ei faranno consistere la loro gloria negli splendidi edifici, nei templi di idoli, nelle statue di oro e di argento, nelle pietre preziose rappresentanti Venere, Cupido, e le altre abbominevoli divinità dell’antico paganesimo. Ei ameranno i giuochi, gli spettacoli, tutte quelle cose, per le quali gli antichi Romani corruppero i popoli e li tirarono al culto dei falsi Dei ». « Ei si avvezzeranno a riguardare con orgoglio i delitti dei loro antenati: ne faranno soggetto delle loro lodi: onde ambizione loro sarà il contraffare i fatti di Cesare, di Pompeo, di Trajano. Vorranno emularli, e risuscitare la loro gloria, non meno che tutta la vana grandezza di Roma antica. Essi invocheranno i sonori nomi dei Catoni: parleranno di grandezza, di potenza, di libertà: fumi Romani, onde già vediamo che molti si pascono ». (Etiamnum aliquos priscis hisce Romanorum fumis pasci et gloriari videmus. Corn, a lap. ibid.v. 17.). – « Preparati in tal guisa i Romani da gran tempo, che ne avverrà? Ecco che sarà, tenendo sempre dietro ai detti dei Padri, e dei dottori, che tanto predissero: « I confidenti di satana, gli atei, pervertiranno le alte classi fra i Romani. Ei faranno risplendere ai loro sguardi tutta la gloria antica dei loro avi: ei li ecciteranno a riconquistarla, ed a restaurare il culto degli Dei, ai quali l’impero dovette la sua magnificenza. Ei li attireranno alla voluttà, ed alla indipendenza, affin di menarli all’ateismo, come si è bene avverato molte volte in altri paesi. E per non citarne che un esempio, una città non meno santa, non meno provvidenziale che Roma, Gerusalemme fu pagana sotto i Cananei, fedele sotto i Giudei, cristiana sotto gli Apostoli, pagana di nuovo sotto i Romani, maomettana sotto i Saraceni. – « In punizione della sua apostasia, Roma perirà. E Dio permetterà questa grande rovina per vendicare il sangue degli antichi e dei nuovi martiri, di cui Roma sarà abbeverata. I Romani saranno dunque puniti più severamente degli altri, poiché avranno più gravemente peccato. Discendenti degli antichi persecutori, ed abitanti della medesima Città, diverranno essi partecipi alle iniquità dei loro antenati, intesi che sono ad imitarli, ed a rendere a Roma la gloria, lo splendore e la potenza di cui essa si godette sotto il paganesimo ». (Quocirca Deus in iis majorum peccata puniet: quia illis, propter approbationem et imitationem, majorum peccata imputabuntur …eo quod illis placebunt sederà majorum, eaque aemulari volent, ut Romæ pristinum sub gentilisino splendorem, pompam, et imperiuua restituant. Idem, ibid.).  – Gli uomini che fanno questo parlare sono i più grandi nomi della Storia cristiana. E si chiamano Tertulliano, Lattanzio, Cirillo , Crisostomo, Ambrogio, Girolamo, Agostino, Vittorino, Ecumenio, Cassiodoro, Sisto da Siena, Baronio, Bellarmino, Suarez, Cornelio a Lapide, Bosio, ed altri venti, et alios viginti. Devoti fino al sacrifizio del sangue a Roma ed alla Chiesa, nessun altro affetto quello infuori della verità li ha indotti a predire umiliazioni e calamità che essi deplorano nel tempo stesso che le annunziano. Le loro opere, accolte con rispetto come sorgente di vera dottrina, figurano le fiaccole che il passato ha posto in mano al presente per illuminare l’avvenire. Che altro rimane, se non che inchinarsi davanti a tanto grave testimonianza? Ben dappoco sarebbe la ragione che non vedesse sin là.

Tutto vostro ecc.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.