DOMENICA XII. DOPO PENTECOSTE
(Discorsi di s. G. B. M. VIANNEY Curato d’Ars – vol. II, 4° ed. Torino, Roma; Ed. Marietti, 1933)
Sul primo Comandamento di Dio.
Dilìges Dominum Deum tuum.
(Luc. X, 27).
Adorare Dio, Fratelli miei, od amarlo è il più bell’ufficio dell’uomo sulla terra: poiché con questa adorazione ci rendiamo simili agli Angeli ed ai santi che sono in cielo. O mio Dio! quale onore e quale felicità per una vile creatura, poter adorare ed amare un Dio sì grande, sì potente, sì amabile e sì benefico! No, F. M., no: mi sembra che Dio non avrebbe dovuto farci questo comando: ma solo sopportarci prostrati alla sua santa presenza. Dio ci comanda di amarlo e di adorarlo! perché F. M.? Forseché Dio ha bisogno delle nostre adorazioni e delle nostre preghiere? Ditemi, F. M., siamo forse noi che circondiamo di raggi di gloria il suo capo? Siamo noi che aumentiamo la sua grandezza e potenza, poiché ci comanda di amarlo sotto pena di castighi eterni? Ah! meschino nulla noi siamo, creature immeritevoli di questa fortuna, di cui gli Angeli stessi, santi e puri quali sono, ci riconoscono infinitamente indegni, e, se Dio loro permette di prostrarsi davanti aLui, lo fanno tremando! O mio Dio! come l’uomo conosce poco la sua felicità ed il suo privilegio … Ma no, F . M., non usciamo dalla nostra semplicità ordinaria. Ah! F. M., questo pensiero che possiamo amare ed adorare un Dio sì grande, ci sembra così al disopra dei meriti nostri, che ci toglie il proposito della semplicità. Ah! poter adorare Dio, amarlo e pregarlo! Mio Dio, quale fortuna! chi potrà mai comprenderla?… No, F. M., tutte le nostre adorazioni e tutta la nostra amicizia nulla aggiungono alla felicità ed alla gloria del nostro Dio: ma siccome Dio vuole soltanto la nostra felicità quaggiù, così Egli sa che non la si trova se non nell’amore che avremo per Lui, e che tutti coloro i quali la cercheranno fuori di Lui non la troveranno mai. Di modo che, F. M., quando il buon Dio ci ordina di amarlo ed adorarlo, Egli vuole sforzarci ad essere f elici. Vediamo adunque tutti insieme:
1° in che consista questa adorazione che dobbiamo a Dio e che ci rende così felici; e
2° come dobbiamo rendergliela.
I. — Se mi domandate, F. M., che cosa è adorare Dio, eccolo: È ad un tempo credere a Dio e credere in Dio. Notate bene, F. M., la differenza che passa tra credere a Dio e credere in Dio. Credere a Dio, che è la fede anche dei demoni, è credere che vi è un Dio, che esiste, che ricompensa la virtù e punisce il peccato. Mio Dio! quanti Cristiani non hanno la fede dei demoni! Negano l’esistenza di Dio, e nella loro spaventosa cecità e frenesia osano sostenere che al di là di questo mondo non v’ha né punizione né ricompensa. Ah! disgraziati, se la corruzione del vostro cuore vi ha portati a questo eccesso di cecità, andate, interrogate un ossesso dal demonio; egli vi insegnerà ciò che dovete credere dell’altra vita: vi dirà che, necessariamente il peccato vien punito e la virtù premiata. Oh! qual disgrazia, F. M.! Quando la fede è spenta in un cuore, di quali stravaganze non si è capaci? Ma credere in Dio, significa riconoscere che Egli è il nostro Dio, il nostro Creatore, il nostro Redentore, e che lo prendiamo per nostro modello: è riconoscerlo come Colui dal quale dipendiamo in tutte le cose, per l’anima e pel corpo, per le cose spirituali e temporali: come Colui, dal quale tutto attendiamo, e senza del quale nulla possiamo. Leggiamo nella vita di san Francesco ch’ei passava le notti intiere senza far altra preghiera che questa: “Signore, voi siete tutto, ed io sono nulla; voi siete il Creatore di tutte le cose, voi siete il conservatore di tutto l’universo: ed io sono nulla.„ Adorare Dio, F. M., è offrirgli un sacrificio di tutto noi stessi, cioè, essere sottomessi alla sua santa volontà nelle croci, nelle afflizioni, nelle malattie, nelle perdite dei beni, ed essere pronti a dar la nostra vita, se occorre, per suo amore. Diciamo ancora di più : è fargli un a offerta universale di quanto siamo: cioè del nostro corpo col culto esteriore e dell’anima nostra e di tutte le sue facoltà col culto interiore. Spieghiamolo, F. M., in modo più semplice. Se domandassi ad un bambino: Quando bisogna adorare Iddio, e come si deve adorarlo? egli mi risponderebbe: “Mattina e sera, e spesso durante il giorno, cioè sempre. „ Il che vuol dire, F. M., che dobbiamo fare sulla terra ciò che gli Angeli ed i santi fanno in cielo. – Il profeta Isaia ci dice che vide nostro Signore seduto su un bel trono di gloria: i serafini l’adoravano con sì grande rispetto, che si facevano velo colle ali al volto ed ai piedi e cantavano continuamente: “Santo, santo, santo è il grande Iddio degli eserciti, gloria, onore, adorazione gli sian resi per tutti i secoli. „ (Isa. VI, 2,3). – Leggiamo nella vita della beata Vittoria, dell’ordine dell’Incarnazione, che v’era una religiosa del suo istituto assai devota e ripiena dell’amor divino. Trovandosi un giorno ella in orazione, nostro Signore la chiamò per nome: questa santa gli rispose nella sua semplicità ordinaria: “Mio divino Gesù, che volete da me? „ Il Signore le disse: “Io ho dei serafini nel cielo che mi lodano, mi benedicono, m’adorano senza tregua: voglio averne anche sulla terra, voglio che voi siate di questo numero. „ Vale a dire, F. M., che il compito dei beati nel cielo è di essere occupati soltanto a benedire il buon Dio in tutte le sue perfezioni, e che noi dobbiam fare altrettanto mentre siamo sulla terra: i santi trionfando e godendo, e noi combattendo. S. Giovanni ci dice che vide sì gran numero di santi, che sarebbe impossibile contarli: stavano davanti al trono di Dio, e dicevano con tutto il cuore e tutta la forza: “Onore, benedizione, ringraziamenti sian resi al nostro Dio. „ (Apoc. V, 11)
II. — Dico adunque, F. M., che dobbiamo spesso adorare Dio, 1° col corpo: cioè dobbiamo metterci in ginocchio quando vogliamo adorarlo, per mostrargli il rispetto che abbiamo della sua santa presenza. Il santo re Davide adorava il Signore sette volte al giorno (Ps. CXVIII, 164), e stava così a lungo in ginocchio che, lo confessa egli stesso, a forza di pregare, e, pregare stando in ginocchio, le sue ginocchia erano divenute deboli ed inferme (Ps, CVIII, 23). Il profeta Daniele a Babilonia si voltava verso Gerusalemme, ed adorava Dio tre volte al giorno (Dan. VI, 12). Lo stesso nostro Signore, che non aveva alcun bisogno di pregare, per darcene l’esempio passava spesso le notti intere a pregare in ginocchio, il più delle volte con la faccia contro terra: come fece nel giardino degli Olivi vi fu un gran numero di santi che imitarono Gesù Cristo nella sua preghiera. S. Giacomo adorava spesso Iddio non solo in ginocchio, ma anche con la faccia contro terra: di modo che la sua fronte a forza di toccar la terra, era divenuta dura come la pelle d’un cammello. Leggiamo nella vita di S. Bartolomeo, che egli piegava il ginocchio a terra cento volte al giorno, ed altrettante la notte (Ribadeneira, 24 Agosto) . Se non potete, F . M , adorare il buon Dio così spesso ed in ginocchio, almeno fatevi un dovere di farlo sera e mattina, e di quando in quando durante il giorno allorché siete soli nelle vostre case, per mostrargli che l’amate e lo riconoscete per vostro Creatore e conservatore. Soprattutto, F . M., dopo aver dato il nostro cuore a Dio svegliandoci, ed esserci sbarazzati d’ogni pensiero che non abbia rapporto con Lui, e vestiti con modestia senza perder di vista la sua presenza, dobbiam fare la nostra preghiera con tutto il rispetto possibile, e se lo possiamo un po’ lunga. Bisogna guardarsi di evitare qualsiasi occupazione prima della preghiera: come rifare il letto, attendere a qualche faccenda domestica, metter la pentola sul fuoco, chiamare i servi od i figli, dar da mangiar alle bestie: né comandare mai niente ai figli ed ai domestici prima che abbiano detto le loro orazioni. Se lo faceste, sareste i carnefici delle povere anime loro, e se l’avete fatto, dovete confessarvene e non più ricadere. Ricordatevi bene che è al mattino che il buon Dio ci prepara tutte le grazie necessarie per passare santamente la giornata. Di modo che se facciamo male la nostra preghiera, o non la facciamo, perdiamo tutte le grazie che il buon Dio ci aveva destinate per render le nostre azioni meritorie. Il demonio sa come è vantaggioso ad un Cristiano far bene la preghiera del mattino, e non lascia alcun mezzo per farcela far male o tralasciarla. Esso diceva un giorno, per bocca di un ossesso, che se poteva avere il primo momento della giornata d’un Cristiano, era sicuro d’averne tutto il resto. Per fare la vostra preghiera come si deve, dovete prender l’acqua benedetta per scacciar il demonio, e fare il segno della croce, dicendo : “Mio Dio, per quest’acqua benedetta e per il Sangue prezioso di Gesù Cristo vostro Figlio, lavatemi, purificatemi da tutti i miei peccati. „ Dobbiamo persuaderci che se lo faremo con fede, cancelleremo tutti i nostri peccati veniali, supponendo che non ne abbiamo di mortali. O mio Dio! può un Cristiano commettere un peccato mortale, che gli rapisce il cielo, lo separa dal suo Dio per tutta l’eternità? … Dio mio! quale sventura, e, purtroppo, così poco conosciuta dal peccatore! Dobbiam fare la nostra preghiera in ginocchio, e non sdraiati sulla sedia, o contro il letto o davanti al fuoco, quantunque si possano appoggiar le mani allo schienale di una sedia. Bisogna cominciar la preghiera con un atto di fede, la più viva possibile, penetrandoci vivamente della presenza di Dio, cioè della grandezza d’un Dio così buono, che vuol tollerare alla sua santa presenza noi che da tanto tempo meriteremmo d’essere inabissati nell’inferno. Dobbiamo badar bene di non mai distrarci, né distrarre coloro che pregano, a meno che sia proprio necessario: perché si è causa che essi si occupino di noi o di ciò che loro diciamo; così fanno male la loro preghiera, e di ciò ne siamo noi la causa. Se ora m i domandate anche come si deve fare per adorare, cioè pregar Dio continuamente, perché non si può stare i n ginocchio tutto il giorno, vi dico che non v’ha niente di più facile; ascoltatemi un istante e vedrete che si può adorare Dio e pregarlo, senza tralasciare il lavoro, in quattro modi; ma ciò dopo aver fatta bene la preghiera in ginocchio. Dico in quattro modi: col pensiero, col desiderio, colle parole, colle azioni. E 1° col pensiero. Quando si ama alcuno, non si prova un certo piacere di pensare a lui? Ebbene, P. M., chi ci impedisce di pensare a Dio durante il giorno, meditando spesso le sofferenze di Gesù Cristo per noi, ricordandoci quanto Egli ci ama e desidera di renderci felici, Egli che. volle morire per noi; e fu con noi sì buono che ci fece nascere nel seno della Chiesa cattolica, dove abbiamo tanti mezzi di renderci felici, cioè di salvarci, mentre molti altri non hanno la medesima fortuna? Di tratto in tratto, durante il giorno, portiamo i nostri pensieri e desideri verso il cielo, per contemplarvi anzi tempo i beni e la felicità che Dio ci prepara dopo un momento di lotta. Questo solo pensiero, P. M., che un giorno andremo a veder il buon Dio, e che saremo liberati da ogni pena, non dovrebbe consolarci nello nostre tribolazioni? Se siamo oppressi da qualche afflizione, pensiamo subito che seguiamo Gesù Cristo, il quale ha portato la croce per amor nostro: uniamo le nostre sofferenze e pene a quelle del divin Salvatore. Siamo poveri? portiamoci col pensiero al presepio: vediamo e contempliamo il nostro amabile Gesù coricato su poca paglia, senza alcun conforto umano. E, se volete, guardatelo anche morente sulla croce, spogliato persino delle sue vesti. Siamo noi calunniati? pensiamo, F. M., alle bestemmie vomitate contro di Lui durante la passione, contro di Lui che era la stessa santità. Di tratto in tratto, durante il giorno, pronunciamo nel nostro cuore queste dolci parole: “Mio Dio, vi amo e vi adoro con tutti i vostri angeli e santi che sono in cielo. „ Nostro Signore disse un giorno a S. Caterina da Siena: “Voglio che tu faccia un tabernacolo nel tuo cuore, e vi ti rinchiuda con me per tenermi compagnia. „ Qual bontà, F. M., da parte di questo buon Salvatore nel compiacersi di conversare con una misera creat ura! Ebbene, F. M., facciamo altrettanto: intratteniamoci col buon Dio, col nostro amabile Gesù, che trovasi nel nostro cuore colla sua grazia. Adoriamolo, dandogli il nostro cuore: amiamolo, donandoci interamente a Lui. Non passiamo mai giorno, senza ringraziarlo di tanti favori accordatici durante la nostra vita: domandiamogli perdono dei nostri peccati, pregandolo di non ricordarli più, e di dimenticarli per l’eternità. Domandiamogli la grazia di non pensare che a Lui, e di non desiderare altro che di piacergli, in tutto ciò che faremo durante la nostra vita. “Mio Dio, dobbiamo dirgli, desidero amarvi quanto tutti gli angeli e santi insieme. Voglio unire il mio amore a quello che ebbe la vostra santa Madre per Voi mentre era sulla terra. Mio Dio, quando avrò la felicità di venire a vedervi in cielo per amarvi più perfettamente? „ Se siamo soli in casa nostra, chi ci impedisce di metterci in ginocchio? Basterebbe dire : “Mio Dio, voglio amarvi con tutto il mio cuore, con tutti i miei affetti, pensieri e desiderii: quanto mi tarda di venire a vedervi in cielo! „ Vedete, miei cari, come è facile trattenerci col buon Dio e pregarlo continuamente? Ecco, F. M., che cosa vuol dire pregare tutto il giorno.
2 ° Adoriamo Dio col desiderio del cielo. Come non desiderare di posseder Dio, di vederlo, mentre Egli è tutta la nostra felicità? …
3° Dico inoltre che dobbiam pregarlo con la parola. Quando amiamo qualcuno, non abbiamo gran diletto di trattenerci a parlare con lui? Ebbene, F. M., invece di parlare dei fatti dell’uno e dell’altro, il che non avviene quasi mai senza offendere il buon Dio, chi ci impedisce di far cadere la nostra conversazione sulle cose di Dio, sia commentando qualche vita di santo, sia raccontando ciò che udimmo in una istruzione, in un catechismo? Parliamo soprattutto della nostra santa religione, della felicità che godiamo nella religione cristiana, delle grazie che il buon Dio ci fa. Ahimè! F. M., se basta una conversazione cattiva per perdere una persona, spesso una buona basta per convertirla, o farle evitare il peccato. Quante volte, dopo essere stato con alcuno che ci ha parlato di Dio, ci siam sentiti portati a Lui, abbiam pensato a far meglio! Ecco quanto facevano tanti Cristiani nei primi tempi della Chiesa: tutte le conversazioni, tutti i discorsi erano intorno a Dio. Per questo, i Cristiani si animavano gli uni gli altri, e sentivano sempre nuovo gusto delle cose di Dio.
4° Da ultimo dico che dobbiamo adorare Iddio colle nostre azioni. Niente di più facile, di più meritorio. Se desiderate sapere come si fa, eccolo. Perché le nostre azioni siano meritorie e siano una preghiera continua, dobbiamo subito al mattino offrire in generale tutte le nostre azioni; cioè tutto quanto faremo durante il giorno. Diciamo al buon Dio, prima di cominciare: “Mio Dio, vi offro tutti i pensieri, desiderii, parole ed azioni che farò in questo giorno: fatemi la grazia di farle bene e pel solo fine di piacervi. „ Poi, di tratto in tratto, nel corso della giornata rinnoviamo la nostra offerta, dicendo a Dio: “Sapete, mio Dio, sapete che vi ho promesso fin dal mattino di fare tutto per vostro amore. „ Se facciamo qualche elemosina, indirizziamo bene la nostra intenzione, dicendo : “Mio Dio, ricevete questa elemosina, o questo servizio che rendo al mio prossimo: è per domandarvi la tal grazia. „ Una volta la farete in onore della passione e morte di Gesù Cristo, per ottenere la vostra conversione, o quella dei vostri figli, dei vostri domestici o di altre persone che vi interessano: un’altra volta in onore della santissima Vergine, per domandare la sua santa protezione per voi e per gli altri. Se ci vien comandata cosa che ci ripugna, diciamo al buon Dio: “Mio Dio, vi offro questo per onorare il momento in cui foste fatto morire per me. „ Facciamo qualcosa che ci costa fatica? Offriamola al buon Dio, perché ci liberi dalle pene dell’altra vita. Quando ci riposiamo un momento, guardiamo il cielo che sarà un giorno la nostra dimora. Vedete, F. M., che se avessimo la fortuna di comportarci cosi, guadagneremmo assai pel cielo, solo compiendo le nostre azioni; ma facendole unicamente per Iddio, e pel solo fine di piacere a Lui. S. Giovanni Crisostomo c i dice che tre cose si fanno amare: la bellezza, la bontà e l’amore. “Ebbene, ci dice questo gran santo, Dio ha in sé tutte queste qualità. „ Leggiamo nella vita di S. Liduina (Ribadeneira, 14 Apr.) che mentre ella soffriva dolori fortissimi le apparve un angelo per consolarla. Ce lo dice ella stessa: la sua bellezza le parve così grande, e ne fu così rapita, che dimenticò completamente le proprie sofferenze. Valeriano avendo visto l’angelo che difendeva la purità di S. Cecilia, fu così incantato dalla sua bellezza, e ne ebbe talmente toccato il cuore, sebbene fosse ancora pagano, che si convertì sull’istante (Ribadeneira 14 Apr.). S. Giovanni, il discepolo prediletto, ci dice che vide un angelo di bellezza così grande che volle adorarlo: ma l’Angelo gli disse: “Non far questo, io non sono che un servo di Dio al pari di te (Apoc. XXII, 8,9) . „ Quando Mosè domandò al Signore la grazia di fargli vedere il suo volto, il Signore gli disse: “Mosè, è impossibile ad un uomo mortale veder il mio volto senza morirne, la mia bellezza è così grande, che chi mi vedrà non potrà vivere: bisogna che l’anima esca dal suo corpo al solo vedere la mia beltà. „ (Exod. XXXIII, 20). S. Teresa ci dice che Gesù Cristo le apparve spesso: ma che giammai alcuno potrà formarsi un’idea della grandezza di sua beltà, tanto essa è al di sopra di ciò che possiamo pensare. Ditemi, F. M., se avessimo la ventura di formarci un’idea della bellezza di Dio, potremmo noi non amarlo? Oh! quanto siam ciechi! Ahimè! è perché non pensiamo che alla terra ed alle cose create, e non alle cose di Dio, che ci solleverebbero sino a Lui, e ci rivelerebbero qualche poco delle sue perfezioni, e commuoverebbero i nostri cuori. Ascoltate S. Agostino: “O bellezza sempre antica e sempre nuova! vi ho amata troppo tardi. „ (Conf. L. X, cap. XXVII) Chi ama la bellezza di Dio sempre antica, perché essa è da tutta l’eternità; e la chiama sempre nuova, perché più la si vede più la si trova grande. Perché, F. M., gli Angeli ed i santi non si stancheranno mai di amar Dio e contemplarlo? Perché ne avranno sempre novello godimento e piacere. E perché, F. M., non faremo noi la medesima cosa sulla terra, giacché lo possiamo? Ah! F. M., qual vita felice condurremo noi, preparandoci il cielo! Leggiamo nella vita di S. Domenico, che egli aveva rinunciato così pienamente a se stesso, che non poteva pensare, né considerare, né amare altra cosa che Dio solo. Dopo aver passato il giorno, occupato ad accender nei cuori il fuoco dell’amor divino colle sue predicazioni, durante la notte se ne volava al cielo colle sue contemplazioni e coi suoi colloqui con Dio. Era questa tutta la sua occupazione. Nei viaggi non pensava che a Dio: niente era capace distrarlo da questo consolante pensiero: che Dio era buono, amabile e ben meritevole d’essere amato. Non sapeva comprendere come ci fossero sulla terra uomini che potessero non amare Dio, che è così amabile. Versava torrenti di lagrime sulla disgrazia di coloro che non volevano amare un Dio così buono, e così degno d’essere amato. Un giorno, avendo alcuni eretici cercato di farlo perire, ma avendolo il buon Dio salvato con un miracolo, uno di essi gli domandò che cosa avrebbe fatto se fosse caduto nelle lor mani. Gli rispose: “Sento un sì gran desiderio d’amare Dio, vorrei tanto soffrire e morire per Lui, che vi avrei pregato d’uccidermi non d’un colpo solo, ma di ridurre le mie membra in piccoli pezzetti, di strapparmi la lingua e gli occhi, e dopo avermi fatto spargere fino all’ultima goccia il sangue, tagliarmi la testa: e vorrei che tutti gli uomini avessero la mia stessa disposizione, perché Dio è così bello e buono, che per quanto si faccia, non si riuscirà mai ad avvicinarsi aciò che merita. (Ribad. 4 Agosto). Ebbene, F. M., non è amare il buon Dio l’aver così belle disposizioni? Non è amarlo davvero, con tutto il cuore e più di se stesso? Ditemi, F. M., l’amiamo noi come l’amava questo santo, noi che, sembra, ci facciamo come un piacere di offenderlo, noi che non vogliamo fare il minimo sacrificio per evitare il peccato? Ditemi, F. M., è amare il buon Dio, omettere le nostre preghiere, o farle senza rispetto e divozione? Quante volte non ci mettiamo neppure in ginocchio? Amiamo noi il buon Dio quando non diamo ai nostri figli o ai nostri domestici nemmeno il tempo di pregare? Amiamo noi il buon Dio, F. M., quando mangiamo la carne nei giorni proibiti? Amiamo il buon Dio quando lavoriamo nei giorni di festa? Amiamo il buon Dio quando stiamo senza rispetto in chiesa, dormiamo, discorriamo, e giriamo qua e là la testa, ovvero usciamo fuori durante le funzioni? Ahimè, F. M.! diciamolo gemendo, quali larve di adoratori siamo noi! Ahimè, quanti Cristiani che son Cristiani solo di nome! Inoltre dobbiamo amare Dio perché è infinitamente buono. Quando Mosè domandò al Signore di fargli vedere il suo volto, Ei gli rispose: “Mosè, se ti faccio vedere il mio volto, ti mostro il compendio e la somma di ogni bene. „ (Ex. XXXIII, 18, 19). Leggiamo nel Vangelo che un giovine essendosi prostrato davanti a N. Signore, lo chiamò “O buon Maestro. „ N . Signore gli soggiunse: “Perché mi chiami buono? non v’ha che Dio solo che sia buono (Matt. XIX, 17): „ volendo indicarci che Dio solo è la sorgente di ogni bene. S. Maddalena de’ Pazzi c i dice che vorrebbe aver abbastanza forza per farsi intendere ai quattro lati del mondo, e dire a tutti gli uomini di amare il buon Dio con tutto il loro cuore, perché Egli è infinitamente amabile. Leggiamo nella vita di S. Giacomo, religioso domenicano (12 Ottob.), che andava per le campagne e pei boschi, gridando con tutta la sua forza: “O cielo! e tu, o terra! Non amate voi il buon Dio quanto le altre creature, perché è infinitamente degno di essere amato? O mio Salvatore! se gli uomini sono così ingrati di non amarvi, voi creature tutte amate il vostro Creatore, perché è così buono e così amabile!„ Ah! F. M., se potessimo comprendere, una volta, come si è felici amando il buon Dio, noi piangeremmo giorno e notte d’essere stati per tanto tempo privi di tal fortuna!… Ahimè! come l’uomo è miserabile! un semplice rispetto umano, un piccolo… “che si dirà?” gli impedisce di far conoscere ai suoi fratelli ch’egli ama il buon Dio! … O mio Dio! chi può comprendere onesta mostruosità?… Leggiamo nella storia che i carnefici nel tormentare S. Policarpo gli dicevano: “Perché non adori gli idoli? „ — “Non posso, rispose, perché adoro un solo Dio creatore del cielo e della terra. „ — “Ma, soggiungevano, se non fai ciò che vogliamo, ti faremo morire. „ —“Acconsento volentieri a morire, ma giammai adorerò il demonio. „ — “Ma che male c’è a dire Divo Cesare e a fargli sacrificio per salvare la tua vita? „ — “Non lo farò, preferisco morire. „ — “Giura per la fortuna di Cesare, disse gli il giudice, e fa ingiuria al tuo Cristo. „ Il santo rispose : “Come potrei ingiuriare il mio Dio? sono ottant’anni che lo servo, e mi ha sempre fatto del bene. „ Il popolo, furibondo per questo modo di rispondere al giudice, gridò: “È il dottore dell’Asia, il padre dei Cristiani: abbandonalo a noi. „ — “Ascolta, giudice, dissegli il santo Vescovo, ecco la mia religione: io sono Cristiano, io so soffrire, morire, ma non dire ingiurie al mio Salvatore, Cristo Gesù, che m’ha tanto amato, e tanto merita d’essere amato! “Se non vuoi obbedire, soggiunse il giudice, ti farò abbruciar vivo. „ — “Il fuoco di cui mi minacci non dura che un momento: ma tu non conosci quello della giustizia di Dio che abbrucerà eternamente gli empi. Perché indugi? ecco il mio corpo, pronto a soffrire tutti i tormenti che potrai inventare. „ I pagani si misero a gridare: “Merita la morte: sia abbruciato vivo. „ Ahimè! tutti questi disgraziati come tanti impazziti preparano il rogo, ed intanto S . Policarpo si prepara alla morte e ringrazia Gesù Cristo che lo fa partecipare al suo calice. Preparato il rogo, il santo fu preso, e postovi in mezzo: ma le fiamme, meno crudeli dei carnefici, rispettavano il santo, e facevano attorno a lui come un velo, sicché il suo corpo non ebbe alcun danno: ciò che costrinse il persecutore a farlo uccidere sul rogo. Il sangue grondò con tanta abbondanza che il fuoco ne fu spento (Ribadeneira, 26 Gennaio). Ecco, P. M., che cos’è amar Dio perfettamente: è amarlo più che la stessa vita. Ahimè! dove troveremo noi, in questo secolo malaugurato, Cristiani disposti a far altrettanto per Iddio? Davvero, sono troppo rari. Ma sono anche ben rari quelli che andranno in cielo! – Dobbiamo amare Iddio anche per i benefici che riceviamo continuamente. Primo beneficio è la creazione. Abbiam la fortuna d’essere dotati di tante belle qualità: un corpo ed un’anima formati dalla mano dell’Onnipotente (Giob. X, 8): un’anima che non deve mai perire, che è destinata a passare la sua eternità con gli Angeli in cielo, un’anima, dico, che è capace di conoscere Dio, di amarlo e servirlo: un’anima che è l’opera più bella della Ss. Trinità, un’anima superata da Dio solo. Infatti, tutte le creature che sono sulla terra periranno, mentre l’anima nostra non verrà mai distrutta. Mio Dio, se noi fossimo compresi anche poco di questo beneficio, non passeremmo tutta la nostra vita rendendo a Dio grazie per un dono così grande e prezioso? Un altro beneficio non minore, F. M., è il dono che il Padre eterno ci ha fatto del suo Figlio, che ha sofferto e sopportato tanti tormenti per riscattarci, dopo che eravamo stati venduti al demonio pel peccato di Adamo. Qual altro beneficio più grande poteva farci che stabilire una religione così santa, e così consolante per tutti quelli che la conoscono ed hanno la fortuna di praticarla? S. Agostino dice: “Ahi religione bella: se sei disprezzata è perché non sei conosciuta. „ — “No, F. M., dice S. Paolo, non siete più vostri, siete stati tutti riscattati dal sangue d’un Dio fatto uomo „ — “Figli miei, ci dice san Giovanni, quale onore per vili creature l’essere stati adottati quali figli di Dio ed essere divenuti fratelli di Gesù Cristo! Quale carità, dice egli, essere chiamati figli di Dio ed esserlo veramente e, per questa qualità sì gloriosa, aver anche diritto al cielo! „ Esaminate ancora, se volete, tutti i benefici particolari: ci ha fatto nascere da parenti Cristiani; ci ha conservato l’esistenza, malgrado fossimo suoi nemici; ci ha tante volte perdonato i peccati, ci ha prodigato tante grazie in tutto il corso della nostra vita. Dopo tutto ciò, F. M., è possibile che non amiamo un Dio così buono e benefico? Mio Dio! questa è una sventura senza paragone! Leggiamo nella storia, che un uomo aveva tolto una spina dalla zampa d’un leone: questo fu preso dopo qualche tempo per essere messo con altri in gabbia. L’uomo che gli aveva estratta la spina fu condannato ad essere divorato dai leoni. Gettato nella fossa per esservi divorato, il leone lo riconobbe. Lungi dal divorarlo, si gittò a’ suoi piedi, e si lasciò sbranare dagli altri leoni per difendere il suo benefattore. Ah! ingrati che siamo, è possibile che passiamo la nostra vita senza vivere in modo da mostrare al buon Dio, che gli siamo riconoscenti di tutti i suoi benefici? Comprendete, se lo potete, F. M., quale sarà la nostra vergogna un giorno, quando Dio ci mostrerà che le bestie senza ragione sono state più riconoscenti pel minino beneficio ricevuto dall’uomo; e che noi ricolmati di tante grazie, lumi e benefici, invece di ringraziare il nostro Dio non facciamo che offenderlo! Mio Dio! Quale sventura è paragonabile a questa? Si racconta nella vita di S. Luigi re di Francia, quando andò in Terra Santa, che un suo cavaliere andando a caccia udì i gemiti d’un leone. Avvicinatosi, vide che un serpente l’aveva avvinghiato colla sua coda e stava per divorarlo. Il cavaliere riuscì ad uccidere il serpente: ed il leone ne fu così grato, che si mise a seguirlo come un agnello segue il pastore. Quando il cavaliere dovette attraversare il mare, il leone non potendo entrar nella nave, si mise a nuoto per seguire il suo benefattore, sinché perdé la vita nell’acqua. Quale esempio, F. M., una bestia perde la vita per testimoniare riconoscenza al suo benefattore! e noi, ben lungi dall’attestare gratitudine a Dio, non cessiamo di offenderlo col peccato, che tanto l’oltraggia! S. Paolo ci dice che chi non ama Dio non è degno di vivere (l Cor. XVI, 22): davvero, o l’uomo deve amar Dio o deve cessare di vivere. Dobbiamo altresì amar il buon Dio perché Egli ce lo comanda. S. Agostino esclama, parlando di questo comandamento: ” 0 amabile comandamento! Mio Dio! chi son io perché mi comandiate d’amarvi? Se non vi amo, mi minacciate gran di disgrazie: non è dunque una disgrazia piccola il non amarvi? Come, mio Dio, voi mi comandate di amarvi? Non siete voi infinitamente amabile? Non è già troppo che ce lo vogliate permettere? Qual fortuna per creature così miserabili, come siamo noi, il poter amare un Dio così amabile! Ah! grazia inestimabile, quanto poco sei conosciuta! „ Leggiamo nel Vangelo (Matt. XXII, 36), che un dottore della legge disse un giorno a Gesù Cristo: “Maestro, qual è il maggiore dei comandamenti? „ Gesù Cristo così rispose: “Amerai il Signore con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua, con tutte le tue forze. „ S. Agostino ci dice: “Se avete la ventura di amare il buon Dio, diverrete in certo qual modo simili a Lui: se amate la terra diverrete terrestre: ma se amate le cose del cielo diverrete tutto celeste. „ Mio Dio! qual felicità è per noi quella di amarvi: poiché amandovi riceviamo ogni sorta di beni. No, F. M., non restiamo meravigliati se tanti grandi del mondo hanno abbandonato il tumulto del secolo per andare a seppellirsi nelle foreste o dentro quattro mura, per non attendere ad altro che ad amare Dio. Vedete un san Paolo eremita, la cui sola occupazione per ottant’anni fu quella di pregare ed amare il buon Dio giorno e notte. Vedete ancora S. Antonio, al quale sembra che le notti non siano abbastanza lunghe per lodare nel silenzio il suo Dio ed il suo Salvatore, e si lamenta che il sole venga troppo presto (Vita dei Padri del deserto). Amare il buon Dio, F. M., ah! quale felicità quando avremo la sorte di comprenderla! Sino a quando, F. M., avremo ripugnanza a far ciò che dovrebbe formare tutta la nostra felicità in questo mondo, e nell’eternità? Amar Dio, ah! qual ventura! … Mio Dio, dateci la fede e vi ameremo con tutto il cuore. Aggiungo che dobbiamo amare Dio pei grandi beni che da Lui riceviamo. “Dio, ci dice S. Giovanni, ama quelli che lo amano (Giov. XVI, 27). „ Ditemi, F. M., possiamo avere in questo mondo una più grande fortuna che l’essere amati da Dio stesso? Di più, F. M., Dio ci amerà come noi l’avremo amato, cioè se l’amiamo molto, ci amerà molto: il che ci dovrebbe spingere ad amare il buon Dio quanto possiamo e quanto ne siamo capaci. Quest’amore sarà la misura della gloria che avremo in paradiso: essa sarà in proporzione dell’amore che avremo avuto per Lui durante la nostra vita: quelli che più avranno amato il buon Dio in questo mondo, avranno maggiore gloria nel cielo, e l’ameranno di più; perché la virtù della carità ci accompagnerà durante tutta l’eternità e riceverà in cielo nuovo incremento. Oh! F. M., qual felicità aver amato molto Iddio nel corso di nostra vita! l’ameremo assai in paradiso. S. Antonio ci dice che il demonio nulla teme quanto un’anima che ama Dio; e che chi ama Dio porta con sé il segno della predestinazione, poiché solo i demoni ed i reprobi non amano Dio. Ahimè! F. M., la più grande di tutte le loro sventure è questa: essi non avranno mai la sorte di amarlo. Mio Dio, si può pensarvi e non morirne di dolore?… Leggiamo nella vita di S. Caterina da Genova che, essendo ella presente mentre si esorcizzava un ossesso, gli domandò come si chiamava. Il demonio le rispose che si chiamava: Spirito senza amor di Dio. “E che? gli disse la santa, tu non ami Dio che è così amabile? „ — “Oh! no, no, gridò esso. „ — “Ah! io non avrei mai creduto che fossevi una creatura la quale non amasse Dio. „ E cadde svenuta. Ritornata in sé, siccome le si domandò che cosa l’avesse fatta svenire, rispose che giammai avrebbe potuto credere che vi fosse una creatura che non amasse Dio: ciò l’aveva talmente sorpresa, che si era sentita venir meno. Ma dite, F. M., non aveva ella ragione, giacché non siamo creati che per questo solo? Quando cessiamo di amare Dio, non facciamo più quello che Dio vuole da noi. Infatti, F. M., qual è la prima domanda che ci è stata fatta quando siam venuti al catechismo per istruirci intorno alla religione? “Chi vi ha creato e conservato sino al presente? „ Abbiamo risposto: “Iddio. „ — “E perché? „ — “Per conoscerlo, amarlo, servirlo e per questa via raggiungere la vita eterna. „ – Sì, F. M., la nostra occupazione sulla terra è amare Dio: cioè cominciare a fare ciò che faremo per tutta l’eternità. Ancora: perché dobbiamo amare Dio? Perché, F. M., tutta la nostra felicità si trova, e non si può trovare che nell’amor di Dio. Di modo che, F. M., quando non ameremo Dio saremo sempre infelici: e se vogliamo avere qualche consolazione e sollievo nelle nostre pene non ne troveremo che nell’amore che avremo per Dio. Se volete convincervene avvicinate l’uomo più felice secondo il mondo: se non ama il buon Dio, egli non sarà che sventurato; al contrario: se avvicinate l’uomo anche più sventurato del mondo, e vi risponderà che ama Dio, egli è felice sotto tutti i rapporti. O mio Dio! aprite dunque gli occhi dell’anima nostra, e cercheremo la nostra felicità dove solo possiamo trovarla!
III. — Ma, qui sul finire, mi domanderete in qual modo dobbiamo amare Dio? — Come si deve amarlo, F. M.? Ascoltate S. Bernardo ; che ce lo insegna, dicendoci che dobbiamo amar Dio senza limiti. “Siccome Dio è infinitamente amabile, così non potremo mai amarlo come si merita.„ Del resto Gesù Cristo medesimo, ci insegna la misura secondo cui dobbiamo amarlo, dicendoci: “Amerete il vostro Dio con tutta l’anima vostra, con tutto il vostro cuore, con tutte le vostre forze. „ Imprimetevi bene questi pensieri nello spirito, ed insegnateli ai figli vostri. S. Bernardo ci dice che amare Dio con tutto il nostro cuore, vuol dire amarlo coraggiosamente e con fervore: cioè esser pronti a soffrire quanto il demonio ed il mondo ci facessero soffrire, piuttosto che cessare d’amarlo. Vuol dire preferirlo a tutto, e non amar nulla se non per amor suo. S. Agostino diceva a Dio: “Quando il mio cuore, o mio Dio, sarà troppo grande per amarvi, allora amerò qualche altra cosa insieme con Voi: ma siccome il mio cuore sarà sempre troppo piccolo per Voi, e Voi siete infinitamente amabile, non amerò mai altri che Voi solo. „ Dobbiamo amare Dio, non solo come noi stessi, ma altresì più di noi stessi, ed esser sempre risoluti di dare la nostra vita per Lui. Possiamo dire che tutti i martiri l’hanno davvero amato così, poiché preferirono soffrire la perdita dei loro beni, il disprezzo, la prigionia, i flagelli, le ruote, gli eculei, il ferro ed il fuoco, tutto insomma quanto la rabbia dei tiranni poté inventare, piuttosto che offenderlo. Si racconta nella storia dei martiri del Giappone, che quando si annunciava loro il Vangelo, e venivano istruiti intorno alle grandezze di Dio, alla sua bontà ed al suo amore per gli uomini; specialmente quando si insegnavano loro i grandi misteri della nostra santa Religione, tutto ciò che Dio aveva fatto per gli uomini; un Dio nato per loro nella povertà, un Dio sofferente e morto per la loro salute, “oh! com’è buono esclamavano, com’è buono il Dio dei Cristiani! oh! quanto è amabile! „ Ma quando sì diceva loro che il medesimo Dio ci ha fatto un comando col quale ci ordina di amarlo, e se non l’amiamo ci minaccia un castigo eterno, ne erano così meravigliati e sorpresi che non potevano persuadersene. Ecché? dicevano, fare ad uomini ragionevoli un precetto d’amar Dio, che tanto ci ha amato!… non è la più grande delle sventure il non amarlo, e non è la più gran felicità l’amarlo? Ecchè? forse i Cristiani non sono sempre ai piedi degli altari per adorare il loro Dio, penetrati di tanta bontà, ed infiammati del suo amore? „ Ma quando si insegnava loro che v’erano Cristiani che non solo non l’amavano, ma anzi passavano tutta quasi la vita nell’offenderlo: “O popolo ingrato, popolo barbaro! esclamavano con indignazione, è possibile che vi siano Cristiani capaci di tali orrori. Ah! in qual terra maledetta abitano dunque! questi uomini senza cuore e senza sentimento? „ Davvero, F. M., se questi martiri tornassero! sulla terra, e loro si raccontassero gli oltraggi che i Cristiani ad ogni momento arrecano a Dio, ad un Dio così buono che non vuole e non cerca altro che la loro felicità eterna; ahimè! oserebbero crederlo? Triste pensiero, F. M.! sino ad ora non abbiamo amato Dio! …! Non solo un buon cristiano deve amare Dio! con tutto il cuore, ma deve altresì fare ogni sforzo per farlo amare dagli altri. I padri e i le madri, i padroni e le padrone debbono usare tutto il loro potere per farlo amare dai figli e dai domestici. Oh! qual merito avranno presso Dio, un padre ed una madre se tutti i quelli che sono con loro l’amano quanto è possibile! … Oh! quante benedizioni spanderà Iddio su quelle case!… Oh! quanti beni per il tempo e per l’eternità! … – Ma quali sono i segni dai quali conosceremo che amiamo Dio? Eccoli, F. M.: Se pensiamo spesso a Lui, se il nostro spirito ne è spesso occupato, se ci piace sentir parlare di Lui nelle istruzioni, ed in tutto ciò che può i rammentarcelo. Se amiamo Dio, F. M., temeremo grandemente di offenderlo, staremo sempre in guardia, veglieremo su tutti i movimenti del nostro cuore, per timore d’esser ingannati dal demonio. Ma l’ultimo mezzo di domandare spesso a Dio il suo amore, perché esso viene dal cielo. Bisogna sollevarvi il nostro pensiero durante il giorno, anche di notte svegliando ci col fare atti d’amor di Dio, dicendogli: “Mio Dio, fatemi la grazia di amarvi quanto è possibile ch’io vi ami. „ Bisogna avere una gran divozione alla Ss. Vergine che ha amato Dio da sola più che tutti i santi insieme: avere una gran divozione allo Spirito Santo, e rammentarlo ogni giorno, massime nell’ora in cui discese sugli apostoli per infiammarli del suo amore, le nove del mattino (Act. II, 15). – A mezzodì dobbiamo ricordarci il mistero dell’Incarnazione, quando il Figlio di Dio si incarnò nel seno della beata Vergine Maria, domandandogli di scendere nei nostri cuori, come discese nel seno della sua benedetta Madre (La tradizione della Chiesa è che la S. Vergine era in orazione, a mezzanotte, quando l’angelo Gabriele venne ad annunciarle il mistero dell’incarnazione). Alle tre dobbiamo raffigurarci questo buono e caritatevole Salvatore, che muore per meritarci l’eterno amore. Dobbiamo in questo momento fare un atto di contrizione, per attestargli il dolore che abbiamo d’averlo offeso. – Concludiamo, F. M.: poiché la nostra felicità non può trovarsi che nell’amore di Dio, dobbiamo grandemente temere il peccato; questo solo ce lo fa perdere. Andate, F. M., ad attingere quest’amore divino nei Sacramenti che potete ricevere! accostatevi alla sacra Mensa con gran timore e gran confidenza, poiché Egli è il nostro Dio, il nostro Salvatore e Padre, che vuole soltanto la nostra felicità: ve l’auguro …