LO SCUDO DELLA FEDE (83)
[S. Franco: ERRORI DEL PROTESTANTISMO, Tip. Delle Murate, FIRENZE, 1858]
PARTE TERZA.
CONSEGUENZE DEL PERDERE LA S. FEDE E MODI DI PREVENIRLE
CAPITOLO VI.
COME DEBBONO DIPORTARSI QUEI CHE SONO TENTATI DAI PROTESTANTI CON LIBRI MALVAGI.
Oltre ai discorsi, impiegano i Protestanti anche il mezzo dei libri per trascinare nell’errore. Vi presentano certi libricciuoli galanti, pieni zeppi di veleno e ve li danno anche gratis, tanta è la loro carità. Questi libri sono: primieramente la Scrittura Sacra, ma tradotta male dal Diodati, come già vi ho detto; poi certi scritterelli di varii Apostati come il De Sanctis, il Borella e simili: libri che contengono molte empietà, contro la Chiesa, il Sommo Pontefice, il Sacerdozio, i Sacramenti, ec. che mettono in derisione le cose più sante della fede e della pietà. Ora voi potreste facilmente essere presi di curiosità a volerli almeno conoscere, almeno percorrere. Però ricordatevi che non si possono né leggere né ritenere. Se Eva non cominciava a rimirare il pomo con curiosità, non sarebbe stata alfine sedotta come purtroppo fu. Né vi muovano la eleganza, la bellezza ed i titoli pomposi con cui si inorpellano, perché sono veleno e non meno micidiale perché racchiuso in coppa d’oro. – Il solo ritenere quei libri è già un peccato, ricordatevene bene, è un altro peccato il leggerli, è un altro peccato il farli leggere anche ad altri. La S. Chiesa che ha legittima autorità sopra di noi, li ha proibiti sotto grave colpa e così non si possono tenere. – Il dire che la S. Chiesa non ha autorità di proibirceli è già un errore da Protestanti. Ma infine non sarebbe meglio il conoscere anche quel che dicono i nemici della S. Chiesa? Così sapremmo l’una e l’altra parte. Né la dottrina Cattolica, se è vera, deve temere il confronto. A questi sofismi ecco quello che io vi replicherò. Se voi trovate che è un’ingiustizia il non lasciarvi conoscere gli errori, perché non dite anche che è un’ ingiustizia il non lasciarvi assaggiare il veleno? E che? se noi prendiamo il veleno, abbiamo anche in pronto il contravveleno. Vi acconcereste voi a lasciarvi mordere da uno scorpione, perché avete in casa l’olio che ve ne guarirà? Mangereste volentieri un’insalata di cicute, quando sapeste di avere poi in pronto la panacea? Vi fareste così per trastullo una ferita in una mano o in un braccio, perché avete del balsamo che vi può risanare? Eh sono queste proposizioni da pazzo. Ma e perché non dite l’istesso rispetto alla vostra fede? Mentre per misericordia di Dio l’avete sana ed intatta nel cuore, si ha da permettere che essa riceva una ferita dalla lettura di quei libracci sul pretesto che sentirete l’una e l’altra parte? Chi ha mai detto che per istar meglio in salute bisogna provare anche l’infermità? Eppure si dice così rispetto all’anima. Che pazzia è mai questa! Molto più che forse pei mali del corpo potrete trovare un qualche rimedio: ma se leggete quei libri il rimedio forse non lo troverete mai: perocché, parliamo chiaro, siete voi tanto istruiti che possiate render conto dei misteri che credete, dei dommi che professate, di tutte le verità che vi propone la S. Chiesa? Ma e quando avete fatti cotesti studii? Avete imparato da fanciullo un poco di Catechismo e l’avete appreso con molta svogliatezza e però con molta superficialità. Fatta poi la prima Comunione avete sentito qualche spiegazione di Vangelo, qualche poco di Predica, e dico poco perché il più delle volte anche non v’interveniste, e non vi ricordate già più quasi di niente: e con questo bel corredo di scienza vi mettete a leggere un libro perverso? Ma come farete a scoprire le frodi e le fallacie che sono in essi senza una cognizione alquanto ampia della dottrina Cattolica? Se avete in mano un orologio che non cammina, conoscete voi perciò il motivo per cui non cammina? Eh bisogna aver pratica di tutto il suo meccanismo interiore per iscoprire dove stia il difetto. Lo stesso è a dirsi nel caso nostro. Dovreste conoscere tutta la Scrittura con tutti i suoi fondamenti per ravvisare subito in che siano riposti gli errori che essi v’insinuano, e non avendo voi mai fatti quegli studii, beverete grosso yutto quello che essi vi presenteranno; troverete buoni tutti i sofismi, vi parranno verità tutti gli errori, e riuscendovi al tutto impossibile di conoscere le frodi, le arti, le insidie che quei perversi mettono in campo, rimarrete alla fine miseramente sedotti. Ecco quello che è accaduto ad altri, ed ecco quello che avverrà anche a voi. Aggiungete che voi dite di voler conoscere l’una e l’altra parte: ma nel fatto poi non è vero. Vi conducete volentieri a leggere quei sofismi, ma quando è che leggete poi la verità? Su qual libri, a quale scuola l’apprendete? Anche nelle città dove vi è maggior copia di libri e d’istruzione, l’esperienza insegna che non si leggono né punto né poco i libri che espongono la S. Fede, che la illustrano, che la difendono, che ne mostrano i saldissimi fondamenti, che questi libri non si conoscono e non si vogliono conoscere: tanto che si giudica sempre della S. Fede da quel che ne dicono i nemici di lei: ma nelle campagne non solo non si fa nessuno studio della Religione, perché non si trova il tempo, ma non vi è pur possibilità alcuna di farlo perché mancano al tutto i libri opportuni. Laonde se si beve il veleno, il contravveleno affatto non vi è. – E ciò per non dir nulla di quel che accade molte volte, che Dio per gastigo della disobbedienza fatta alla Chiesa quando si legge quello che essa divieta, permette poi che chi si fidava di sé provi con l’esperienza la sua debolezza e venga a prevaricare. Che se non si giunge sino a quest’ultimo eccesso, la Fede rimane almeno indebolita, sorgono poi dei dubbi, delle angustie, e così o l’anima resta molto tempo travagliata oppure si apre una strada funesta che può mettere col tempo sino all’incredulità. Ma le vostre precauzioni in fatto di libri non si hanno a restringere solamente a quelli che apertamente malvagi assaltano senza riguardo la S. Fede; si deve stendere anche a quelli, che il fanno forse con maggior efficacia, perché più copertamente. Iovoglio significare con ciò una turba di Romanzi i quali avventano qua e là come di passaggio i loro colpi contro la Chiesa, certe storie maligne che mettono sotto false vedute le gesta dei Romani Pontefici, certe novelle scostumate che deridono i Sacerdoti ed i Religiosi, certe gazzette maligne che ne’ racconti infami delle loro appendici non rispettano nulla di quello che è più venerando in cielo ed in terra: tutte queste letture feriscono se non sempre direttamente, almeno indirettamente la S. Fede e le tolgono la vivezza, il lustro e lo splendore che dovrebbe avere. Il perché ricordatevi bene che avete obbligo strettissimo di rigettare quei libri funesti non accettandoli né conservandoli presso di voi, non leggendoli né prestandoli a leggere a veruno. E se siete padroni di casa, capi di bottega, padri di famiglia o in qualunque modo superiori ad altri, non dovete e non potete permettere ai vostri figliuoli. ai vostri subordinati e dipendenti che li tengano o comunque li leggano. Sapete quel che dice il proverbio? Tanto ne va a chi ruba quanto a chi tiene il sacco: tanto ne va a chi tiene come a chi scortica. E questo giudizio si pronunzia nell’altro mondo non meno che in questo.