Con questa lunga Lettera apostolica, il Santo Padre Leone XIII ribadisce ancora una volta il ruolo salvifico per il singolo, per la società e per il mondo intero, della Chiesa fondata e voluta da Cristo, e l’opera meravigliosa che il Cristianesimo ha diffuso intorno a sé nello spazio di quasi due millenni. Ecco una apologia del ruolo della Chiesa tra i popoli, la Chiesa Cattolica osteggiata da numerosi nemici tutti al servizio del nemico di Dio e dell’uomo, il serpente maledetto antico, padre della menzogna ed omicida fin dal principio, satana che S. S. riconosce ancora all’origine della massoneria e delle sette da essa guidate. Non di importanza minore è l’aspetto profetico della Lettera, che oggi vediamo realizzato a partire proprio dalla nuova “chiesa modernista dell’uomo” che si è prima lentamente infiltrata, e che oggi si spaccia per Chiesa Cattolica, usurpandone tutte le cariche, gli uffici e gli edifici un tempo custodi della fede e dei riti che Dio aveva stabilito attraverso la venuta del Figlio e la fondazione della sua unica vera Chiesa. Ma non togliamo spazio alla parola del Sommo Pontefice, invitando tutti noi “pusillus grex” a pregare il Dio degli eserciti perché perdoni le nostre offese e l’abbandono delle sue Leggi e della morale da Lui stabilita, cosicché faccia rifiorire la sua eterna Chiesa e stabilisca già su questa terra il Dominio eegale del suo unico Figlio-Dio con il Quale vivere in eterno nei Cieli nella beatitudine senza fine.
ANNUM INGRESSI
Lettera apostolica “Annum Ingressi” di Papa Leone XIII
19 marzo 1902
ANNUM INGRESSI
LETTERA APOSTOLICA DI SUA SANTITÀ PAPA LEONE XIII
A TUTTI I PATRIARCHI, PRIMATI, ARCIVESCOVI E VESCOVI DEL MONDO CATTOLICO
LEO XIII PAPA
Venerabili Fratelli, salute e benedizione apostolica.
Giunti al venticinquesimo anno del nostro ministero apostolico, e stupiti noi stessi della lunghezza del cammino percorso tra dolorose e continue preoccupazioni, ci viene spontaneo rivolgere il nostro pensiero a Dio sempre benedetto, che, con tanti altri favori, si è degnato di concederci un Pontificato la cui durata è stata difficilmente superata nella storia. Al Padre di tutti gli uomini, dunque, a Colui che tiene nelle sue mani il misterioso segreto della vita, sale, come un bisogno imperioso del cuore, il cantico del nostro ringraziamento. Certamente l’occhio dell’uomo non può penetrare tutte le profondità dei disegni di Dio nel prolungare così la nostra vecchiaia oltre i limiti della speranza: qui possiamo solo tacere ed adorare. Ma c’è una cosa che comprendiamo bene, e cioè che, poiché gli è piaciuto, e gli piace tuttora, conservare la nostra esistenza, un grande dovere incombe su di noi: vivere per il bene e lo sviluppo della sua immacolata sposa, la santa Chiesa; e, lungi dal perdere il coraggio in mezzo alle cure ed ai dolori, consacrare a Lui il resto delle nostre forze fino all’ultimo sospiro. – Dopo aver reso un giusto tributo di gratitudine al nostro Padre Celeste, al quale siano onore e gloria per tutta l’eternità, ci piace rivolgere il nostro pensiero e le nostre parole a voi, Venerabili Fratelli, che, chiamati dallo Spirito Santo a governare le porzioni designate del gregge di Gesù Cristo, condividete con noi la lotta ed il trionfo, i dolori e le gioie del ministero di pastori. No, non svaniranno mai dalla nostra memoria quelle frequenti ed eclatanti testimonianze di religiosa venerazione che ci avete profuso nel corso del nostro Pontificato, e che ancora moltiplicate con emulazione piena di tenerezza nelle circostanze attuali. Già intimamente uniti a voi dal nostro dovere e dal nostro amore paterno, siamo maggiormente attratti da queste prove della vostra devozione, così care al nostro cuore, non tanto per ciò che di personale esse hanno nei nostri confronti, quanto per l’inviolabile attaccamento che esse denotano a questa Sede Apostolica, centro e pilastro di tutte le sedi della cattolicità. Se è sempre stato necessario che, secondo i diversi gradi della gerarchia ecclesiastica, tutti i figli della Chiesa fossero seducentemente uniti dai vincoli della mutua carità e dal perseguimento degli stessi obiettivi, in modo da formare un solo cuore ed una sola anima, questa unione è diventata ai nostri giorni più indispensabile che mai. Infatti, chi può ignorare la vasta cospirazione di forze ostili che oggi mira a distruggere ed a far scomparire la grande opera di Gesù Cristo, cercando, con una furia che non conosce limiti, di derubare l’uomo, nell’ordine intellettuale, del tesoro della verità celeste e, nell’ordine sociale, di cancellare le istituzioni cristiane più sante e più salutari. Ma voi stessi siete colpiti ogni giorno da tutto questo. Voi che, più di una volta, ci avete riversato le vostre ansie e angosce, deplorando la moltitudine di pregiudizi, i falsi sistemi e gli errori che si diffondono impunemente tra le masse del popolo. Quali insidie sono tese da ogni parte alle anime di coloro che credono! Quali ostacoli si moltiplicano per indebolire e, se possibile, distruggere l’azione benefica della Chiesa! E nel frattempo, come se si aggiungesse la derisione all’ingiustizia, la Chiesa stessa viene accusata di aver perso il suo vigore incontaminato e di essere impotente ad arginare la marea di passioni traboccanti che minacciano di portare via tutto.
Vorremmo, Venerabili Fratelli, intrattenervi con argomenti meno tristi e più in armonia con la grande e propizia occasione che ci induce a rivolgerci a voi. Ma nulla suggerisce un simile tenore di discorso: né le dolorose prove della Chiesa che richiedono con insistenza pronti rimedi; né le condizioni della società contemporanea che, già minata dal punto di vista morale e materiale, tende verso un futuro ancora più cupo a causa dell’abbandono delle grandi tradizioni cristiane; una legge della Provvidenza, confermata dalla storia, che dimostra che non si può rinunciare ai grandi principi religiosi senza scuotere allo stesso tempo le fondamenta dell’ordine e della prosperità sociale. In queste circostanze, per consentire alle anime di riprendersi, per fornire loro una nuova provvista di fede e di coraggio, ci sembra opportuno ed utile soppesare attentamente, nella sua origine, nelle sue cause e nelle sue varie forme, l’implacabile guerra che viene condotta contro la Chiesa; e nel denunciarne le perniciose conseguenze indicare un rimedio. Che le nostre parole, dunque, risuonino forti, anche se non fanno altro che ricordare verità già affermate; che siano ascoltate non solo dai figli dell’unità cattolica, ma anche da coloro che differiscono da noi, e persino dalle anime infelici che non hanno più fede; perché sono tutti figli di un unico Padre, tutti destinati allo stesso bene supremo; che le nostre parole, infine, siano accolte come il testamento che, alla breve distanza che ci separa dall’eternità, vorremmo lasciare ai popoli come presagio della salvezza che desideriamo per tutti.
Durante tutto il corso della sua storia, la Chiesa di Cristo ha dovuto combattere e soffrire per la verità e la giustizia. Istituita dallo stesso Divino Redentore per stabilire in tutto il mondo il Regno di Dio, essa deve, alla luce della legge evangelica, condurre l’umanità decaduta ai suoi destini immortali; cioè, farla entrare in possesso delle benedizioni senza fine che Dio ci ha promesso e alle quali la nostra forza naturale non potrebbe mai arrivare – una missione celeste, nel perseguimento della quale la Chiesa non poteva non essere contrastata dalle innumerevoli passioni generate dalla caduta primordiale dell’uomo e dalla conseguente corruzione – orgoglio, cupidigia, desiderio sfrenato di piaceri materiali: contro tutti i vizi ed i disordini che scaturiscono da queste radici velenose, la Chiesa è sempre stata il mezzo più potente di contenimento. Né dobbiamo stupirci delle persecuzioni che sono sorte, di conseguenza, da quando il Maestro divino le aveva preannunciate; e dovranno continuare finché durerà questo mondo. Quali parole rivolse ai suoi discepoli quando li inviò a portare il tesoro delle sue dottrine a tutte le nazioni? Sono familiari a tutti noi: “Sarete perseguitati di città in città, sarete odiati e disprezzati per amore del mio Nome, sarete trascinati davanti ai tribunali e condannati a pene estreme”. E volendo incoraggiarli nell’ora della prova, propose se stesso come esempio: “Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me”. (San Giovanni XV, 18).
Certamente nessuno che abbia una visione giusta e imparziale delle cose, può spiegare il motivo di questo odio. Quale offesa fu mai commessa, quale ostilità meritò il Divino Redentore? Sceso tra gli uomini per impulso della carità divina, aveva insegnato una dottrina irreprensibile, consolante, efficacissima per unire gli uomini in una fratellanza di pace e di amore; non aveva bramato né grandezza terrena né onori; non aveva usurpato i diritti di nessuno; al contrario, era pieno di pietà per i deboli, i malati, i poveri, i peccatori e gli oppressi: perciò la sua vita non era che un passaggio per distribuire con mano munifica i suoi benefici tra gli uomini. Dobbiamo riconoscere, di conseguenza, che è stato semplicemente per un eccesso di cattiveria umana, tanto più deplorevole perché ingiusta, che, tuttavia, Egli è diventato, in verità, secondo la profezia di Simeone, “un segno di contraddizione”.
Che meraviglia, dunque, se la Chiesa Cattolica, che continua la Sua missione divina ed è l’incorruttibile depositaria delle Sue verità, abbia ereditato la stessa sorte? Il mondo è sempre coerente nel suo cammino. Vicino ai figli di Dio sono costantemente presenti i satelliti di quel grande avversario del genere umano che, ribelle fin dall’inizio contro l’Altissimo, è chiamato nel Vangelo il “principe di questo mondo”. È per questo motivo che lo spirito del mondo, in presenza della legge e di colui che la annuncia in Nome di Dio, si gonfia dell’orgoglio smisurato di un’indipendenza che mal gli si addice. Ahimè, quante volte, in epoche più tempestose, con inaudita crudeltà e spudorata ingiustizia, e con evidente rovina dell’intero corpo sociale, gli avversari si sono coalizzati per l’avventata impresa di dissolvere l’opera di Dio! E non riuscendo con un modo di persecuzione, ne hanno adottati altri. Per tre lunghi secoli l’Impero romano, abusando della sua forza bruta, ha sparso i corpi dei martiri in tutte le sue province e ha bagnato con il loro sangue ogni metro di terra in questa sacra città di Roma; mentre l’eresia, agendo di concerto, nascosta sotto una maschera o con aperta sfrontatezza, con sofismi e insidie, cercava di distruggere almeno l’armonia e l’unità della fede. Allora si scatenarono, come una tempesta devastante, le orde di barbari dal nord e i musulmani dal sud, lasciando dietro di sé solo rovine in un deserto. Così si è trasmessa di epoca in epoca la malinconica eredità dell’odio da cui è stata travolta la Sposa di Cristo. Seguì un cesarismo tanto sospettoso quanto potente, geloso di ogni altro potere, indipendentemente dallo sviluppo che avrebbe potuto acquisire, che attaccò incessantemente la Chiesa, per usurpare i suoi diritti e calpestare le sue libertà. Il cuore sanguina nel vedere questa madre così spesso oppressa da angosce e dolori indicibili. Tuttavia, trionfando su ogni ostacolo, su ogni violenza e su ogni tirannia, ha piantato le sue tende pacifiche in modo sempre più ampio; ha salvato dal disastro il glorioso patrimonio delle arti, della storia, delle scienze e delle lettere; e impregnando profondamente l’intero corpo della società con lo spirito del Vangelo, ha creato la civiltà cristiana – quella civiltà a cui le nazioni, sottoposte alla sua benefica influenza, devono l’equità delle loro leggi, la mitezza dei loro modi, la protezione dei deboli, la pietà per gli afflitti e i poveri, il rispetto per i diritti e la dignità di tutti gli uomini e, quindi, per quanto è possibile in mezzo alle fluttuazioni degli affari umani, quella calma della vita sociale che nasce dalla giusta e prudente alleanza tra giustizia e libertà.
Queste prove dell’eccellenza intrinseca della Chiesa sono tanto eclatanti e sublimi quanto durature. Tuttavia, come nel Medioevo e nei primi secoli, così in quelli più vicini a noi, vediamo la Chiesa attaccata più duramente, almeno in un certo senso, e più angosciosamente che mai. Per una serie di cause storiche ben note, la pretesa Riforma del XVI secolo innalzò il vessillo della rivolta e, decidendo di colpire dritto al cuore della Chiesa, attaccò audacemente il Papato. Essa spezzò il prezioso legame dell’antica unità di fede e di autorità che, centuplicando potere, prestigio e gloria, grazie all’armonioso perseguimento degli stessi obiettivi, univa tutte le nazioni sotto un unico bastone ed un unico pastore. Essendo questa unità spezzata, un pernicioso principio di disintegrazione è stato introdotto tra tutti i ranghi dei Cristiani. – Non pretendiamo di affermare che fin dall’inizio ci sia stato un proposito preciso di distruggere il principio del Cristianesimo nel cuore della società; ma rifiutando, da un lato, di riconoscere la supremazia della Santa Sede, causa e vincolo effettivo dell’unità, e proclamando, dall’altro, il principio del giudizio privato, la struttura divina della fede fu scossa nelle sue fondamenta più profonde e si aprì la strada ad infinite variazioni, a dubbi e negazioni delle cose più importanti, in una misura che gli stessi innovatori non avevano previsto. La strada era aperta. Poi arrivò il filosofismo sprezzante e beffardo del XVIII secolo, che avanzò ulteriormente. Mise in ridicolo il sacro canone delle Scritture e rifiutò l’intero sistema delle verità rivelate, con lo scopo di riuscire alla fine a sradicare dalla coscienza del popolo ogni credenza religiosa e soffocare in esso l’ultimo soffio dello spirito del Cristianesimo. Da qui sono scaturiti il razionalismo, il panteismo, il naturalismo e il materialismo – sistemi velenosi e distruttivi che, sotto diverse apparenze, rinnovano gli antichi errori trionfalmente confutati dai Padri e dai Dottori della Chiesa; così che l’orgoglio dei tempi moderni, per l’eccessiva fiducia nelle proprie luci, è stato colpito da cecità; e, come il paganesimo, ha sussistito d’ora in poi su fantasie, anche per quanto riguarda gli attributi dell’anima umana ed i destini immortali che costituiscono il nostro glorioso patrimonio. – La lotta contro la Chiesa assunse così un carattere più grave che in passato, non tanto per la veemenza dell’assalto quanto per la sua universalità. L’incredulità contemporanea non si limita a negare o dubitare degli articoli di fede. Ciò che combatte è l’intero corpo di principi che la sacra rivelazione e la sana filosofia sostengono; quei principi fondamentali e santi che insegnano all’uomo l’oggetto supremo della sua vita terrena, che lo mantengono nell’adempimento del suo dovere, che ispirano il suo cuore con coraggio e rassegnazione e che, promettendogli una giustizia incorruttibile ed una felicità perfetta al di là della tomba, gli permettono di assoggettare il tempo all’eternità, la terra al cielo. Ma cosa prende il posto di questi principi che costituiscono l’incomparabile forza conferita dalla fede? Uno spaventoso scetticismo, che agghiaccia il cuore e soffoca nella coscienza ogni aspirazione magnanima. – Questo sistema di ateismo pratico deve necessariamente causare, come in effetti accade, un profondo disordine nel campo della morale, perché, come hanno dichiarato i più grandi filosofi dell’antichità, la religione è il fondamento principale della giustizia e della virtù. Quando si spezzano i legami che uniscono l’uomo a Dio, che è il Legislatore Sovrano ed il Giudice Universale, rimane un mero fantasma di moralità; una moralità puramente civica e, come viene definita, indipendente, che, astraendo dalla Mente Eterna e dalle leggi di Dio, discende inevitabilmente fino a raggiungere la conclusione finale di rendere l’uomo una legge per se stesso. Incapace, di conseguenza, di elevarsi sulle ali della speranza cristiana verso i beni dell’aldilà, l’uomo cercherà una soddisfazione materiale nelle comodità e nei piaceri della vita. Si accenderà in lui la sete di piacere, il desiderio di ricchezza e la ricerca affannosa di un benessere rapido e illimitato, anche a costo della giustizia. Si accenderà in lui ogni ambizione ed un desiderio febbrile e frenetico di soddisfarla anche in barba alla legge, e sarà influenzato da un disprezzo per il diritto e per l’autorità pubblica, oltre che da una licenziosità di vita che, quando la condizione diventerà generale, segnerà il vero decadimento della società. – Forse potremmo essere accusati di esagerare le tristi conseguenze dei disturbi di cui parliamo. No, perché la realtà è sotto i nostri occhi e giustifica fin troppo le nostre previsioni. È evidente che se non ci sarà presto un miglioramento, le basi della società crolleranno e trascineranno con sé i grandi ed eterni principi della legge e della morale.
È in conseguenza di questa condizione di cose che il corpo sociale, a partire dalla famiglia, soffre di mali così gravi. Lo Stato laico, infatti, dimenticando i suoi limiti e l’oggetto essenziale dell’autorità che esercita, ha messo le mani sul vincolo matrimoniale per profanarlo e lo ha privato del suo carattere religioso; ha osato quanto più possibile in materia di quel diritto naturale che i genitori hanno di educare i propri figli, ed in molti Paesi ha distrutto la stabilità del matrimonio dando una sanzione legale alla licenziosa istituzione del divorzio. Tutti conoscono il risultato di questi attacchi. Più di quanto le parole possano dire, hanno moltiplicato i matrimoni spinti solo da passioni vergognose, che vengono rapidamente sciolti e che, a volte, portano a tragedie sanguinose, altre volte alle più sconvolgenti infedeltà. Non parliamo poi della prole innocente di queste unioni, dei bambini che vengono abbandonati o la cui morale viene corrotta da un lato dal cattivo esempio dei genitori, dall’altro dal veleno che lo Stato ufficialmente laico riversa costantemente nei loro cuori. – Oltre alla famiglia, anche l’ordine politico e sociale è messo in pericolo da dottrine che attribuiscono una falsa origine all’autorità e che hanno corrotto l’autentica concezione del governo. Infatti, se l’autorità sovrana deriva formalmente dal consenso del popolo e non da Dio, che è il Principio supremo ed eterno di ogni potere, essa perde agli occhi dei governati la sua più augusta caratteristica e degenera in una sovranità artificiale che poggia su basi instabili e mutevoli, cioè sulla volontà di coloro da cui si dice che deriva. Non vediamo le conseguenze di questo errore nell’applicazione delle nostre leggi? Troppo spesso queste leggi, invece di essere una sana ragione formulata per iscritto, non sono altro che l’espressione del potere del maggior numero e della volontà del partito politico predominante. È così che la folla viene assecondata nel tentativo di soddisfare i suoi desideri; che viene dato libero sfogo alla passione popolare, anche quando disturba la tranquillità faticosamente acquisita dello Stato, quando il disordine all’ultimo stadio può essere sedato solo con misure violente e con lo spargimento di sangue.
In seguito al ripudio di quei principi cristiani che avevano contribuito in modo così efficace a unire le nazioni nei legami di fratellanza e a riunire tutta l’umanità in un’unica grande famiglia, è sorto a poco a poco nell’ordine internazionale un sistema di geloso egoismo, in conseguenza del quale le nazioni si guardano ora, se non con odio, almeno con il sospetto di essere rivali. Così, nelle loro grandi imprese, perdono di vista gli alti principi della moralità e della giustizia e dimenticano la protezione che i deboli e gli oppressi hanno il diritto di chiedere. Nel desiderio di accrescere le loro ricchezze nazionali, considerano solo le opportunità che le circostanze offrono, i vantaggi di imprese di successo e l’esca allettante di un fatto compiuto, sicuri che nessuno li disturberà in nome del diritto o del rispetto che il diritto può reclamare. Questi sono i principii fatali che hanno consacrato il potere materiale come legge suprema del mondo e ad essi si deve imputare l’aumento illimitato degli stabilimenti militari e quella pace armata che, per molti aspetti, equivale ad una guerra disastrosa.- Questa deplorevole confusione nel regno delle idee ha prodotto inquietudine tra il popolo, scoppi ed un generale spirito di ribellione. Da qui sono nate le frequenti agitazioni popolari ed i disordini del nostro tempo, che sono solo il preludio di disordini molto più terribili in futuro. La condizione miserabile di gran parte delle classi più povere, che sicuramente meritano la nostra assistenza, offre un’opportunità straordinaria per i disegni di agitatori intriganti, in particolare delle fazioni socialiste, che fanno alle classi più umili le promesse più stravaganti e le usano per realizzare i progetti più terribili. – Chi inizia una discesa pericolosa viene presto scaraventato suo malgrado nell’abisso. Spinta da una logica inesorabile, si è organizzata una società di veri e propri criminali che, al suo primo apparire, ha sconvolto il mondo per il suo carattere selvaggio. Grazie alla solidarietà della sua costruzione e alle sue ramificazioni internazionali, ha già tentato la sua opera malvagia, perché non teme nulla e non indietreggia davanti a nessun pericolo. Rifiutando ogni unione con la società e disprezzando cinicamente la legge, la Religione e la morale, i suoi adepti hanno adottato il nome di anarchici e si propongono di sovvertire completamente le condizioni attuali della società ricorrendo a tutti i mezzi che una passione cieca e selvaggia può suggerire. E come la società trae la sua unità e la sua vita dall’autorità che la governa, così è contro l’autorità che l’anarchia dirige i suoi sforzi. Chi non prova un brivido di orrore, indignazione e pietà al ricordo delle molte vittime che negli ultimi tempi sono cadute sotto i suoi colpi, imperatori, imperatrici, re, presidenti di potenti repubbliche, il cui unico crimine era il potere sovrano di cui erano investiti? – Di fronte all’immensità dei mali che sovrastano la società e dei pericoli che la minacciano, il nostro dovere ci impone di mettere nuovamente in guardia tutti gli uomini di buona volontà, soprattutto coloro che occupano posizioni elevate, e di invitarli, come facciamo ora, a escogitare i rimedi che la situazione richiede e ad applicarli senza indugio con prudente energia.
Prima di tutto, è bene che si informino sui rimedi necessari e che esaminino bene la loro efficacia rispetto alle esigenze attuali. Abbiamo esaltato al massimo la libertà e i suoi vantaggi, proclamandola come un rimedio sovrano ed uno strumento incomparabile di pace e prosperità, che darà i migliori risultati. Ma i fatti ci hanno chiaramente dimostrato che non possiede il potere che gli viene attribuito. I conflitti economici, le lotte tra le classi stanno divampando intorno a noi come una conflagrazione da tutte le parti, e non c’è alcuna promessa dell’alba del giorno della tranquillità pubblica. In realtà, e non c’è nessuno che non lo veda, la libertà come viene intesa oggi, cioè una libertà concessa indiscriminatamente alla verità e all’errore, al bene e al male, finisce solo per distruggere tutto ciò che è nobile, generoso e santo, e per spalancare le porte al crimine, al suicidio e a una moltitudine di passioni più degradanti. – Si insegna anche che lo sviluppo dell’istruzione pubblica, rendendo il popolo più raffinato e più illuminato, sarebbe sufficiente a frenare le tendenze malsane ed a mantenere l’uomo nelle vie della rettitudine e della probità. Ma la dura realtà ci fa sentire ogni giorno di più quanto poco utile sia l’istruzione senza la Religione e la morale. Come necessaria conseguenza dell’inesperienza e dei suggerimenti delle cattive passioni, la mente dei giovani è affascinata dagli insegnamenti perversi del giorno. Assorbe tutti gli errori che una stampa sfrenata non esita a diffondere e che deprava la mente e la volontà dei giovani e fomenta in loro quello spirito di orgoglio e insubordinazione che così spesso turba la pace delle famiglie e delle città. – Così come la fiducia nel progresso della scienza. In effetti, il secolo che si è appena chiuso è stato testimone di un progresso grande, inaspettato, stupendo. Ma è vero che ci ha dato tutta la pienezza e la salubrità dei frutti che tanti si aspettavano da esso? Senza dubbio le scoperte della scienza hanno aperto nuovi orizzonti alla mente, hanno ampliato l’impero dell’uomo sulle forze della materia e la vita umana è stata migliorata in molti modi attraverso il suo strumento. Tuttavia, tutti sentono e molti ammettono che i risultati non hanno corrisposto alle speranze che si nutrivano. Non lo si può negare, soprattutto quando si guarda allo stato intellettuale e morale del mondo e ai dati sulla criminalità, quando si ascoltano i mormorii sordidi che si levano dagli abissi o quando si assiste al predominio del potere sul diritto. Per non parlare delle folle che sono preda di ogni miseria, basta uno sguardo superficiale alla condizione del mondo per convincerci dell’indefinibile dolore che grava sulle anime e dell’immenso vuoto che c’è nei cuori umani. L’uomo può sottomettere la natura al suo dominio, ma la materia non può dargli ciò che non ha, e alle domande che toccano più profondamente i nostri interessi più gravi, la scienza umana non dà risposta. La sete di verità, di bene, di infinito che ci divora non è stata placata, né le gioie e le ricchezze della terra, né l’aumento delle comodità della vita hanno mai lenito l’angoscia che tortura il cuore. Dobbiamo quindi disprezzare e gettare via i vantaggi che derivano dallo studio della scienza, dalla civiltà e dall’uso saggio e dolce della nostra libertà? Certamente no. Al contrario, dobbiamo tenerli nella massima considerazione, custodirli e farli crescere come un tesoro di grande valore, perché sono mezzi che per loro natura sono buoni, progettati da Dio stesso e ordinati dall’Infinita Bontà e Sapienza per l’uso e il vantaggio del genere umano. Ma dobbiamo subordinare il loro uso alle intenzioni del Creatore e impiegarli in modo da non eliminare mai l’elemento religioso in cui risiede il loro vero vantaggio, perché è quello che conferisce loro un valore speciale e li rende veramente fruttuosi. Questo è il segreto del problema. Quando un organismo deperisce e si corrompe, è perché ha cessato di essere sotto l’azione delle cause che gli hanno dato la sua forma e la sua costituzione. Per renderlo di nuovo sano e fiorente è necessario riportarlo all’azione vivificante di quelle stesse cause. Così la società, nel suo folle sforzo di sfuggire a Dio, ha rifiutato l’ordine e la rivelazione divina; e si è così sottratta all’efficacia salutare del Cristianesimo, che è manifestamente la più solida garanzia di ordine, il più forte vincolo di fraternità e la fonte inesauribile di virtù pubbliche e private.
Questo divorzio sacrilego ha portato ai problemi che oggi turbano il mondo. Perciò è nel palcoscenico della Chiesa che questa società perduta deve rientrare, se vuole ritrovare il suo benessere, il suo riposo e la sua salvezza. – Come il Cristianesimo non può penetrare nell’anima senza renderla migliore, così non può entrare nella vita pubblica senza stabilire un ordine. Con l’idea di un Dio che governa tutto, infinitamente saggio, buono e giusto, l’idea del dovere si impadronisce della coscienza degli uomini. Lenisce il dolore, calma l’odio, genera eroi. Se ha trasformato la società pagana – e questa trasformazione è stata una vera e propria resurrezione – perché la barbarie è scomparsa nella misura in cui il Cristianesimo ha esteso il suo dominio, così, dopo le terribili scosse che l’incredulità ha dato al mondo ai nostri giorni, sarà in grado di rimettere quel mondo sulla vera strada, e di riportare all’ordine gli Stati e i popoli dei tempi moderni. Ma il ritorno al Cristianesimo non sarà efficace e completo se non riporterà il mondo all’amore sincero per l’unica Santa Chiesa Cattolica e Apostolica. Nella ChiesaCattolica il Cristianesimo si incarna. Si identifica con quella società perfetta, spirituale e, nel suo ordine, sovrana, che è il Corpo mistico di Gesù Cristo e che ha per Capo visibile il Romano Pontefice, successore del Principe degli Apostoli. È la continuazione della missione del Salvatore, la figlia e l’erede della sua redenzione. Ha predicato il Vangelo e lo ha difeso a prezzo del suo sangue, e forte dell’assistenza divina e dell’immortalità che le è stata promessa, non scende a patti con l’errore, ma rimane fedele agli ordini che ha ricevuto di portare la dottrina di Gesù Cristo fino agli estremi confini del mondo ed alla fine dei tempi e di proteggerla nella sua inviolabile integrità. Legittima dispensatrice degli insegnamenti del Vangelo, non si rivela solo come consolatrice e redentrice delle anime, ma è ancora di più la fonte interna della giustizia e della carità, e la propagatrice e la custode della vera libertà e di quell’uguaglianza che solo è possibile quaggiù. Applicando la dottrina del suo Divino Fondatore, essa mantiene un saggio equilibrio e segna i veri limiti tra i diritti e i privilegi della società. L’uguaglianza che proclama non distrugge la distinzione tra le diverse classi sociali. Le mantiene intatte, come la natura stessa richiede, per opporsi all’anarchia della ragione emancipata dalla fede e abbandonata a se stessa. La libertà che essa concede non è in alcun modo in conflitto con i diritti della verità, perché questi diritti sono superiori alle esigenze della libertà. Né viola i diritti della giustizia, perché questi diritti sono superiori alle pretese del mero numero o del potere. Né attacca i diritti di Dio, perché sono superiori ai diritti dell’umanità. – In ambito domestico, la Chiesa non è meno feconda di buoni risultati. Infatti, non solo si oppone alle nefaste macchinazioni a cui ricorre l’incredulità per attaccare la vita della famiglia, ma prepara e protegge l’unione e la stabilità del matrimonio, di cui custodisce e sviluppa l’onore, la fedeltà e la santità. Allo stesso tempo, sostiene e consolida l’ordine civile e politico dando da un lato il più efficace aiuto all’autorità, e dall’altro mostrandosi favorevole alle sagge riforme e alle giuste aspirazioni delle classi governate; imponendo il rispetto per i governanti e imponendo l’obbedienza che è loro dovuta, e difendendo incrollabilmente i diritti imprescrittibili della coscienza umana. E così i popoli che sono soggetti alla sua influenza non hanno paura dell’oppressione, perché essa controlla i governanti che cercano di governare come tiranni. – Pienamente consapevoli di questo potere divino, fin dall’inizio del nostro Pontificato ci siamo sforzati di mettere nella luce più chiara i disegni benevoli della Chiesa e di aumentare il più possibile, insieme ai tesori della sua dottrina, il campo della sua azione salutare. Questo è stato l’oggetto dei principali atti del nostro Pontificato, in particolare nelle Encicliche sulla Filosofia Cristiana, sulla Libertà Umana, sul Matrimonio Cristiano, sulla Massoneria, sui Poteri del Governo, sulla Costituzione Cristiana degli Stati, sul Socialismo, sulla Questione del Lavoro, sui Doveri dei Cittadini Cristiani e su altri argomenti analoghi. Ma l’ardente desiderio della nostra anima non è stato solo quello di illuminare la mente. Ci siamo sforzati di commuovere e purificare i cuori, facendo uso di tutti i nostri poteri per far fiorire la virtù cristiana tra i popoli. Per questo non abbiamo mai smesso di dare incoraggiamenti e consigli per elevare le menti degli uomini ai beni dell’aldilà, per permettere loro di assoggettare il corpo all’anima, la vita terrena a quella celeste, l’uomo a Dio. Benedetta dal Signore, la nostra parola è stata in grado di accrescere e rafforzare le convinzioni di un gran numero di uomini, di illuminare le loro menti nelle difficili questioni del giorno, di stimolare il loro zelo e di far progredire le varie opere che sono state intraprese. – È soprattutto per le classi diseredate che queste opere sono state inaugurate, e hanno continuato a crescere in ogni paese, come dimostra l’aumento della carità cristiana che ha sempre trovato nel mezzo del popolo il suo campo d’azione preferito. Se il raccolto non è stato più abbondante, Venerabili Fratelli, adoriamo Dio che è misteriosamente giusto e supplichiamolo, allo stesso tempo, di avere pietà della cecità di tante anime, alle quali purtroppo può essere rivolta la terrificante parola dell’Apostolo: “Il dio di questo mondo ha accecato le menti degli increduli, perché non risplenda loro la luce del Vangelo della gloria di Cristo, che è l’immagine di Dio”. (II. Corinzi IV., 4.).
Quanto più la Chiesa Cattolica si dedica a estendere il suo zelo per il progresso morale e materiale dei popoli, tanto più i figli delle tenebre si sollevano in odio contro di essa e ricorrono a ogni mezzo in loro potere per offuscare la sua bellezza divina e paralizzare la sua azione di riparazione vivificante. Quanti falsi ragionamenti hanno fatto e quante calunnie hanno diffuso contro di essa! Tra i loro espedienti più perfidi c’è quello che consiste nel ripetere alle masse ignoranti e ai governi sospettosi che la Chiesa si opponga al progresso della scienza, che sia ostile alla libertà, che i diritti dello Stato siano da essa usurpati e che la politica sia un campo che essa invade costantemente. Queste sono le folli accuse che sono state mille volte ripudiate e mille volte confutate dalla sana ragione e dalla storia e, di fatto, da ogni uomo che abbia un cuore per l’onestà ed una mente per la verità. – La Chiesa è nemica della conoscenza e dell’istruzione! Senza dubbio è la vigile custode del dogma rivelato, ma è proprio questa vigilanza che la spinge a proteggere la scienza ed a favorire la saggia coltivazione della mente. Nel sottoporre la sua mente alla rivelazione del Verbo, che è la verità suprema da cui devono scaturire tutte le verità, l’uomo non contraddice in alcun modo ciò che la ragione scopre. Al contrario, la luce che gli verrà dalla Parola divina darà più forza e più chiarezza all’intelletto umano, perché lo preserverà da mille incertezze ed errori. Inoltre, diciannove secoli di gloria raggiunta dal Cattolicesimo in tutti i rami del sapere bastano ampiamente a confutare questa calunnia. È alla Chiesa Cattolica che dobbiamo attribuire il merito di aver propagato e difeso la filosofia cristiana, senza la quale il mondo sarebbe ancora sepolto nelle tenebre delle superstizioni pagane e nella più abietta barbarie. Ha conservato e trasmesso a tutte le generazioni il prezioso tesoro della letteratura e delle scienze antiche. Ha aperto le prime scuole per il popolo e ha affollato le università che ancora esistono o la cui gloria si perpetua fino ai nostri giorni. Ha ispirato la letteratura più alta, più pura e più gloriosa, mentre ha raccolto sotto la sua protezione uomini il cui genio nelle arti non è mai stato eclissato. – La Chiesa nemica della libertà! Ah, come travisano l’idea di libertà che ha per oggetto uno dei doni più preziosi di Dio, quando si servono del suo nome per giustificarne l’abuso e l’eccesso! Cosa intendiamo per libertà? Significa forse l’esenzione da tutte le leggi, la liberazione da ogni vincolo e, come corollario, il diritto di prendere il capriccio dell’uomo come guida in tutte le nostre azioni? Questa libertà è certamente rimproverata dalla Chiesa e anche dagli uomini buoni e onesti. Ma intendono forse per libertà la facoltà razionale di fare il bene, in modo magnanimo, senza controlli od ostacoli e secondo le regole che la giustizia eterna ha stabilito? Questa libertà, che è l’unica degna dell’uomo, l’unica utile alla società, nessuno la favorisce o la incoraggia o la protegge più della Chiesa. Con la forza della sua dottrina e l’efficacia della sua azione, la Chiesa ha liberato l’umanità dal giogo della schiavitù predicando al mondo la grande legge dell’uguaglianza e della fraternità umana. In ogni epoca ha difeso i deboli e gli oppressi dal dominio arrogante dei forti. Ha rivendicato la libertà della coscienza cristiana versando a torrenti il sangue dei suoi martiri; ha restituito al bambino ed alla donna la dignità e le nobili prerogative della loro natura rendendoli partecipi, in virtù dello stesso diritto, della riverenza e della giustizia che spetta loro, ed ha ampiamente contribuito a introdurre ed a mantenere la libertà civile e politica nel cuore delle nazioni. – La Chiesa usurpatrice dei diritti dello Stato! La Chiesa che invade il dominio politico! La Chiesa sa e insegna che il suo Divino Fondatore ci ha comandato di dare a Cesare ciò che è di Cesare ed a Dio ciò che è di Dio, e che ha così sancito il principio immutabile di una distinzione duratura tra questi due poteri che sono entrambi sovrani nelle loro rispettive sfere, una distinzione che è molto pregnante nelle sue conseguenze ed eminentemente favorevole allo sviluppo della civiltà cristiana. Nel suo spirito di carità è estranea a qualsiasi disegno ostile contro lo Stato. Mira solo a far sì che questi due poteri procedano fianco a fianco per l’avanzamento dello stesso obiettivo, cioè per l’uomo e per la società umana, ma per vie diverse e in conformità al nobile piano che è stato assegnato per la sua missione divina. Voglia Dio che la sua azione sia accolta senza diffidenza e senza sospetti. Non potrebbe non moltiplicare gli innumerevoli benefici di cui abbiamo già parlato. Accusare la Chiesa di avere mire ambiziose significa solo ripetere l’antica calunnia, una calunnia che i suoi potenti nemici hanno più volte usato come pretesto per nascondere i propri scopi di oppressione. – Lungi dall’opprimere lo Stato, la storia dimostra chiaramente, se letta senza pregiudizi, che la Chiesa, come il suo Divino Fondatore, è stata, al contrario, la vittima più comune dell’oppressione e dell’ingiustizia. Il motivo è che il suo potere non si basa sulla forza delle armi, ma sulla forza del pensiero e della verità.
È quindi sicuramente con uno scopo maligno che si scagliano contro la Chiesa accuse come queste. È un’opera perniciosa e sleale, nel cui perseguimento è impegnata soprattutto una certa setta delle tenebre, una setta che la società umana in questi anni si porta dentro e che come un veleno mortale distrugge la sua felicità, la sua fecondità e la sua vita. Personificazione della rivoluzione, essa costituisce una sorta di società retrograda il cui scopo è quello di esercitare un’occulta sovranità sull’ordine costituito e il cui scopo è quello di muovere guerra a Dio e alla sua Chiesa. Non c’è bisogno di nominarla, perché tutti riconosceranno in questi tratti la società dei massoni, di cui abbiamo già parlato espressamente nella nostra Enciclica Humanum Genus del 20 aprile 1884. Pur denunciando la sua tendenza distruttiva, i suoi insegnamenti erronei ed il suo malvagio proposito di abbracciare nella sua vasta sfera quasi tutte le nazioni, e di unirsi ad altre sette che le sue influenze segrete mettono in moto, dirigendo prima e trattenendo poi i suoi membri con i vantaggi che procura loro, piegando i governi alla sua volontà, a volte con promesse e a volte con minacce, essa è riuscita a penetrare in tutte le classi sociali, e forma uno Stato invisibile ed irresponsabile esistente all’interno dello Stato legittimo. Piena dello spirito di satana che, secondo le parole dell’Apostolo, sa trasformarsi all’occorrenza in angelo di luce, dà risalto al suo oggetto umanitario, ma sacrifica tutto al suo scopo settario e protesta di non avere alcun fine politico, mentre in realtà esercita la più profonda azione sulla vita legislativa ed amministrativa delle nazioni e, pur professando a gran voce il suo rispetto per l’autorità e persino per la Religione, ha come scopo ultimo, come dichiarano i suoi stessi statuti, la distruzione di ogni autorità e del sacerdozio, entrambi additati come nemici della libertà. -Diventa ogni giorno più evidente che è all’ispirazione e all’assistenza di questa setta che dobbiamo attribuire in gran parte i continui problemi con cui la Chiesa è tormentata, così come la recrudescenza degli attacchi a cui è stata recentemente sottoposta. Infatti, la simultaneità degli assalti nelle persecuzioni che ci sono piombate addosso all’improvviso in questi ultimi tempi, come una tempesta a ciel sereno, cioè senza una causa proporzionata all’effetto; l’uniformità dei mezzi impiegati per inaugurare questa persecuzione, cioè la stampa, le assemblee pubbliche, gli spettacoli teatrali; l’impiego in ogni Paese delle stesse armi, cioè la calunnia e le rivolte pubbliche, tutto ciò tradisce chiaramente l’identità di intenti e un programma elaborato da una stessa direzione centrale. Tutto questo non è che un semplice episodio di un piano prestabilito che si svolge su un campo sempre più vasto per moltiplicare le rovine di cui parliamo. Così stanno cercando con ogni mezzo di limitare prima e di escludere poi completamente l’insegnamento religioso dalle scuole, in modo da rendere la generazione nascente non credente o indifferente a qualsiasi religione; così come si sforzano con la stampa quotidiana di combattere la moralità della Chiesa, di ridicolizzare le sue pratiche e le sue solennità. È naturale, di conseguenza, che il Sacerdozio cattolico, la cui missione è quella di predicare la Religione e di amministrare i Sacramenti, venga attaccato con particolare ferocia. Prendendolo come oggetto dei loro attacchi, questa setta mira a diminuire agli occhi del popolo il suo prestigio e la sua autorità. La loro audacia cresce di ora in ora, nella misura in cui si illude di poterlo fare impunemente. Interpreta in modo maligno tutti gli atti del clero, fonda il sospetto sulle prove più deboli e lo sommerge con le accuse più infamanti. Così nuovi pregiudizi si aggiungono a quelli con cui il clero è già sommerso, come ad esempio l’assoggettamento al servizio militare, che è un ostacolo così grande per la preparazione al Sacerdozio, e la confisca del patrimonio ecclesiastico che la pia generosità dei fedeli aveva fondato. – Per quanto riguarda gli Ordini e le Congregazioni religiose, la pratica dei consigli evangelici li rendeva gloria della società e gloria della Religione. Proprio queste cose li resero più colpevoli agli occhi dei nemici della Chiesa e furono le ragioni per cui furono ferocemente denunciati e additati al disprezzo ed all’odio. È un grande dolore per noi ricordare qui le odiose misure, così immeritate e così fortemente condannate da tutti gli uomini onesti, con cui i membri degli Ordini religiosi sono stati recentemente travolti. Nulla valse a salvarli, né l’integrità della loro vita, che i loro nemici non riuscirono ad attaccare, né il diritto che autorizza tutte le associazioni naturali stipulate per uno scopo onorevole, né il diritto delle costituzioni che proclamavano a gran voce la loro libertà di entrare in quelle organizzazioni, né il favore del popolo che era così grato per i preziosi servizi resi nelle arti, nelle scienze e nell’agricoltura, e per la carità che si riversava sulle classi più numerose e più povere della società. Ed ecco che questi uomini e queste donne che erano nati dal popolo e che avevano spontaneamente rinunciato a tutte le gioie della famiglia per consacrare al bene dei loro simili, in quelle associazioni pacifiche, la loro giovinezza, il loro talento, la loro forza e la loro vita, sono stati trattati come malfattori, come se avessero formato associazioni criminali, e sono stati esclusi dai diritti comuni e prescrittivi proprio nel momento in cui gli uomini parlano a gran voce di libertà. Non dobbiamo stupirci che i figli più amati siano colpiti quando il padre stesso, cioè il Capo della Cattolicità, il Romano Pontefice, non è trattato meglio. I fatti sono noti a tutti. Spogliato della sovranità temporale e, di conseguenza, di quell’indipendenza che è necessaria per compiere la sua missione universale e divina; costretto a Roma stessa a rinchiudersi nella sua dimora perché il nemico lo ha assediato da ogni parte, è stato costretto, nonostante le derisorie assicurazioni di rispetto e le precarie promesse di libertà, ad una condizione di esistenza anomala, ingiusta ed indegna del suo eccelso ministero. Conosciamo fin troppo bene le difficoltà che ogni istante vengono create per vanificare le sue intenzioni e oltraggiare la sua dignità. Ciò non fa che dimostrare ciò che è ogni giorno più evidente: è il potere spirituale del Capo della Chiesa che a poco a poco si mira a distruggere quando si attacca il potere temporale del Papato. Coloro che sono i veri autori di questa spoliazione non hanno esitato a confessarlo. – A giudicare dalle conseguenze che ne sono seguite, questa azione non solo è stata in politica, ma è stata un attacco alla società stessa; perché gli assalti che vengono fatti alla Religione sono altrettanti colpi inferti al cuore stesso della società.
Nel fare dell’uomo un essere destinato a vivere in società, Dio, nella sua provvidenza, ha anche fondato la Chiesa, che, come dice il testo sacro, ha stabilito sul monte Sion affinché fosse una luce che, con i suoi raggi vivificanti, facesse penetrare il principio della vita nei vari gradi della società umana, dandole leggi divinamente ispirate, per mezzo delle quali la società potesse stabilirsi nell’ordine più favorevole al suo benessere. Quindi, se la società si separa dalla Chiesa, che è un elemento importante per la sua forza, di tanto in tanto declina, o i suoi guai si moltiplicano per il fatto che sono separati coloro che Dio ha voluto unire. – Per quanto ci riguarda, non ci stanchiamo mai, ogni volta che se ne presenta l’occasione, di inculcare queste grandi verità, e desideriamo farlo ancora una volta e in modo molto esplicito in questa occasione straordinaria. Che Dio conceda che i fedeli prendano coraggio da ciò che diciamo e siano guidati a unire i loro sforzi in modo più efficace per il bene comune; che siano più illuminati e che i nostri avversari comprendano l’ingiustizia che commettono nel perseguitare la Madre più amorevole e la più fedele benefattrice dell’umanità. – Non vorremmo che il ricordo di queste afflizioni diminuisse nell’animo dei fedeli quella piena e totale fiducia che dovrebbero avere nell’assistenza divina. Perché Dio, nei suoi tempi e nelle sue vie misteriose, porterà ad una vittoria certa. Quanto a noi, per quanto grande sia la tristezza che riempie il nostro cuore, non temiamo per il destino immortale della Chiesa. Come abbiamo detto all’inizio, la persecuzione è la sua eredità, perché provando e purificando i suoi figli, Dio ottiene per loro vantaggi maggiori e più preziosi. E nel permettere alla Chiesa di subire queste prove, Egli manifesta l’assistenza divina che le concede, poiché fornisce nuovi ed imprevisti mezzi per assicurare il sostegno e lo sviluppo della sua opera, rivelando al contempo l’inutilità delle potenze che le si oppongono. Diciannove secoli di vita trascorsi in mezzo al flusso e riflusso di tutte le vicissitudini umane ci insegnano che le tempeste passano senza mai intaccare le fondamenta della Chiesa. Siamo in grado di rimanere incrollabili in questa fiducia tanto più che il tempo presente offre indicazioni che vietano la depressione. Non possiamo negare che le difficoltà che ci si parano davanti siano straordinarie e formidabili, ma ci sono anche fatti davanti ai nostri occhi che testimoniano, allo stesso tempo, che Dio sta realizzando le sue promesse con ammirevole saggezza e bontà. – Mentre tante potenze cospirano contro la Chiesa e mentre essa procede nel suo cammino priva di ogni aiuto ed assistenza umana, non sta forse portando avanti la sua gigantesca opera nel mondo e non sta forse estendendo la sua azione in ogni tempo ed in ogni nazione? Scacciato da Gesù Cristo, il “principe di questo mondo” non può più esercitare il suo orgoglioso dominio come in passato; e anche se senza dubbio gli sforzi di satana possano causarci molte sofferenze, non raggiungeranno l’obiettivo a cui mirano. Già regna, non solo nell’anima dei fedeli ma in tutta la cristianità, una tranquillità soprannaturale dovuta allo Spirito Santo che provvede alla Chiesa e che dimora in essa; una tranquillità del cui sereno sviluppo siamo testimoni ovunque, grazie all’unione sempre più stretta ed affettuosa con la Sede Apostolica; un’unione che è in meraviglioso contrasto con l’agitazione, il dissenso e il continuo disordine delle varie sette che disturbano la pace della società. Esiste anche tra Cescovi e clero un’unione che è feconda di innumerevoli opere di zelo e di carità. Esiste anche tra clero e laici che, più strettamente uniti e più completamente liberati dal rispetto umano che mai, si stanno risvegliando ad una nuova vita e si organizzano con una generosa emulazione in difesa della sacra causa della Religione. È questa unione che abbiamo così spesso raccomandato e che raccomandiamo di nuovo, che benediciamo affinché si sviluppi ancora di più e si innalzi come un muro inespugnabile contro la feroce violenza dei nemici di Dio. – Non c’è nulla di più naturale che, come i rami che nascono dalle radici dell’albero, nascano, si rafforzino e si moltiplichino queste innumerevoli associazioni che vediamo fiorire con gioia ai nostri giorni nel seno della Chiesa. Non c’è forma di pietà cristiana che sia stata tralasciata, sia che si parli di Gesù Cristo stesso, dei suoi adorabili misteri, della sua Divina Madre o dei Santi le cui meravigliose virtù hanno illuminato il mondo. Né è stato dimenticato alcun tipo di opera caritatevole. Da tutte le parti c’è uno zelante tentativo di procurare l’istruzione cristiana ai giovani, l’assistenza ai malati, l’insegnamento morale al popolo e l’assistenza alle classi meno favorite nei beni di questo mondo. Con quale notevole rapidità questo movimento si propagherebbe e quali preziosi frutti porterebbe se non fosse contrastato dagli sforzi ingiusti ed ostili con cui si trova così spesso in conflitto.
Dio, che dona alla Chiesa una così grande vitalità nei Paesi civili dove si è stabilita per tanti secoli, ci consola anche con altre speranze. Queste speranze le dobbiamo allo zelo dei missionari cattolici. Senza lasciarsi scoraggiare dai pericoli che affrontano, dalle privazioni che sopportano, dai sacrifici di ogni genere che accettano, il loro numero aumenta e conquistano interi Paesi al Vangelo ed alla civiltà. Nulla può diminuire il loro coraggio, anche se, alla maniera del loro Maestro divino, ricevono solo accuse e calunnie come ricompensa delle loro instancabili fatiche. – Così i nostri dolori sono mitigati dalle più dolci consolazioni, ed in mezzo alle lotte ed alle difficoltà che ci spettano abbiamo di che rinfrancare le nostre anime e di che ispirare la nostra speranza. Questo dovrebbe suggerire riflessioni utili e sagge a coloro che guardano il mondo con intelligenza e che non permettono alle passioni di accecarli; perché dimostra che Dio non ha reso l’uomo indipendente per quanto riguarda l’ultimo fine della vita, e come gli ha parlato in passato così parla di nuovo ai nostri giorni attraverso la sua Chiesa che è visibilmente sostenuta dall’assistenza divina e che mostra chiaramente dove si possono trovare la salvezza e la verità. Sia quel che sia, questa assistenza eterna ispirerà nei nostri cuori una speranza incredibile e ci persuaderà che nell’ora segnata dalla Provvidenza e in un futuro che non è remoto, la verità disperderà le nebbie in cui gli uomini cercano di avvolgerla e risplenderà più brillante che mai. Lo spirito del Vangelo diffonderà nuovamente la vita nel cuore della nostra società corrotta e nei suoi membri in via di estinzione. ‘ Per quanto ci riguarda, Venerabili Fratelli, per affrettare il giorno della misericordia divina non mancheremo al nostro dovere di fare di tutto per difendere e sviluppare il Regno di Dio sulla terra. Quanto a voi, la vostra sollecitudine pastorale ci è troppo nota per esortarvi a fare altrettanto. Che la fiamma ardente che arde nei vostri cuori si trasmetta sempre più ai cuori di tutti i vostri Sacerdoti. Essi sono a contatto immediato con il popolo. Se pieni dello spirito di Gesù Cristo e mantenendosi al di sopra delle passioni politiche, uniranno la loro azione alla vostra, riusciranno con la benedizione di Dio a compiere meraviglie. Con la loro parola illumineranno la moltitudine; con la loro dolcezza di modi conquisteranno tutti i cuori e, soccorrendo con carità i loro fratelli sofferenti, li aiuteranno a poco a poco a migliorare la condizione in cui si trovano. – Il clero sarà saldamente sostenuto dalla collaborazione attiva e intelligente di tutti gli uomini di buona volontà. Così i figli che hanno assaporato la dolcezza della Chiesa la ringrazieranno in modo degno, cioè riunendosi intorno a lei per difendere il suo onore e la sua gloria. Tutti possono contribuire a quest’opera che sarà così splendidamente meritoria per loro: i letterati ed i dotti, difendendola nei libri o nella stampa quotidiana, che è uno strumento così potente ora utilizzato dai suoi nemici; i padri di famiglia e gli insegnanti, dando un’educazione cristiana ai bambini; i magistrati ed i rappresentanti del popolo, mostrandosi saldi nei principi che difendono, così come nell’integrità della loro vita e nella professione della loro fede senza alcuna traccia di rispetto umano. La nostra epoca esige ideali elevati, progetti generosi e l’esatta osservanza delle leggi. È con una perfetta sottomissione alle direttive della Santa Sede che questa disciplina sarà rafforzata, perché è il mezzo migliore per far scomparire o almeno per diminuire il male che le opinioni di partito producono nel fomentare le divisioni; e ci aiuterà a unire tutti i nostri sforzi per raggiungere quel fine più alto che è il trionfo di Gesù Cristo e della Sua Chiesa. Questo è il dovere dei Cattolici. Per quanto riguarda il suo trionfo finale, essa dipende da Colui che veglia con saggezza e amore sulla sua Sposa immacolata, e di cui è scritto: “Gesù Cristo, ieri, oggi e sempre”. (Eb. XIII., 8). – È dunque a Lui che in questo momento dobbiamo elevare i nostri cuori in umile e ardente preghiera, a Colui che amando con infinito amore la nostra umanità errante ha voluto rendersi vittima espiatoria con la sublimità del suo martirio; a Colui che seduto, sebbene invisibile, nella mistica corteccia della sua Chiesa, può da solo placare la tempesta ed ordinare alle onde di calmarsi ed ai venti furiosi di cessare. Senza dubbio, Venerabili Fratelli, voi con noi chiederete a questo Divino Maestro la cessazione dei mali che stanno travolgendo la società, l’abrogazione di tutte le leggi ostili; l’illuminazione di coloro che, forse più per ignoranza che per malizia, odiano e perseguitano la Religione di Gesù Cristo; e anche l’unione di tutti gli uomini di buona volontà in una stretta e santa unione.
Che il trionfo della verità e della giustizia sia così accelerato nel mondo, e per la grande famiglia degli uomini possano sorgere giorni migliori; giorni di tranquillità e di pace.
Intanto, come pegno del più prezioso e divino favore, la benedizione che vi diamo con tutto il cuore scenda su di voi e su tutti i fedeli affidati alle vostre cure.
Dato a Roma, presso San Pietro, il 19 marzo 1902, nel venticinquesimo anno del nostro Pontificato.
LEO XIII