L’idolatria, i poveri e il Dio delle sorprese (???)
Uno sguardo critico all’omelia di M. J. Bergoglio, l’antipapa sedicente Francesco, che ha chiuso il Sinodo 2023.
L’edizione 2023 del Sinodo sulla sinodalità (cioè il sinodo della negazione del Cristianesimo) si è conclusa, ed il presunto “Papa” Francesco non ha mancato di tenere un’omelia carica di ideologia per la finta “Messa” di chiusura nella Basilica di San Pietro. Il tema dell’omelia, basata sul Vangelo del giorno (Mt XXII, 34-40), era l’amore di Dio e del prossimo. È uno degli argomenti preferiti dal sig. Bergoglio perché è così facile da manipolare e dirottare a favore della sua agenda apostatica. – Vediamone alcuni esempi, a partire dalla preoccupazione espressa dal sedicente Francesco per l’idolatria: « Nell’adorare Dio, riscopriamo di essere liberi. Ecco perché le Scritture associano spesso l’amore per il Signore alla lotta contro ogni forma di idolatria. Chi adora Dio rifiuta gli idoli perché mentre Dio libera, gli idoli schiavizzano. Gli idoli ci ingannano e non realizzano mai ciò che promettono, perché sono “opera di mani d’uomo” (Sal 115,4). La Scrittura è inflessibile nei confronti dell’idolatria, perché gli idoli sono fatti e manipolati dagli uomini, mentre Dio, il Dio vivente, è presente e trascendente; è colui “che non è come lo immagino, che non dipende da ciò che mi aspetto da lui e che può quindi sconvolgere le mie aspettative, proprio perché è vivo”. La prova che non sempre abbiamo l’idea giusta di Dio è che a volte siamo delusi: Pensiamo: “Mi aspettavo una cosa, immaginavo che Dio si sarebbe comportato così, e invece mi sono sbagliato. Ma in questo modo torniamo sulla strada dell’idolatria, volendo che il Signore agisca secondo l’immagine che abbiamo di lui. Rischiamo sempre di pensare di poter “controllare Dio”, di poter limitare il suo amore ai nostri programmi. Invece, il suo modo di agire è sempre imprevedibile, trascende il nostro pensiero, e il modo di agire di Dio richiede di conseguenza stupore e adorazione. Lo stupore è molto importante! Dobbiamo lottare costantemente contro tutti i tipi di idolatria; non solo quella mondana, che spesso deriva dalla vanagloria, come la brama di successo, l’egocentrismo, l’avidità di denaro – non dimentichiamo che il diavolo entra “dalle tasche” – le lusinghe del carrierismo; ma anche quelle forme di idolatria mascherate da spiritualità – la mia spiritualità: le mie idee religiose, le mie capacità pastorali… Vigiliamo, per non scoprire che stiamo mettendo al centro noi stessi anziché Lui. » Questo è un vecchio cavallo di battaglia bergogliano: la denuncia dell'”idolatria”. Naturalmente sta parlando di idolatria in senso figurato – e solo in senso figurato. Sebbene affermi di opporsi a “tutti i tipi di idolatria”, si noti che omette di menzionare il tipo più importante, quello delle persone che adorano letteralmente una creatura – “opera di mani d’uomo”! – come fanno i pagani politeisti. Questo, ironia della sorte, è l’unico tipo di idolatria con cui Bergoglio non ha problemi, (Pachamama docet!). Anzi, approva tutte le religioni, soprattutto le false invenzioni umane senza supporto di rivelazioni, come semplici “modi diversi di arrivare a Dio” e un “arricchimento” per l’umanità: « Se in passato le nostre differenze ci mettevano in contrasto, oggi vediamo in esse la ricchezza di diversi modi di arrivare a Dio e di educare i giovani alla convivenza pacifica nel rispetto reciproco. Per questo motivo, l’educazione ci impegna a non usare mai il nome di Dio per giustificare la violenza e l’odio verso altre tradizioni religiose, a condannare ogni forma di fanatismo e di fondamentalismo e a difendere il diritto di ogni individuo a scegliere e ad agire secondo la propria coscienza. » (Antipapa Francesco, Discorso ai partecipanti all’incontro “Religioni ed educazione: Verso un patto globale sull’educazione”, Vatican.va, 5 ottobre 2021). “Diverse vie per arrivare a Dio“! Quanto di più anticristico ci può essere? “Gesù gli disse: Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Gv 1XIV,6); “E non c’è salvezza in nessun altro. Non c’è infatti altro Nome sotto il cielo dato agli uomini, nel quale possiamo essere salvati” (At IV, 12). Inoltre, non dobbiamo dimenticare che con la firma e l’attuazione della dichiarazione di Abu Dhabi sulla fraternità umana nel 2019, Francesco ha dichiarato che l’idolatria è addirittura voluta da Dio! Tuttavia, il trasformista Francesco non si limita ad appoggiare il paganesimo in teoria, ma partecipa anche a cerimonie idolatriche se l’occasione lo suggerisce: Per “accedere al Sacro Cerchio degli Spiriti”: Francesco partecipa alla cerimonia dello smudge dei nativi americani … Francesco dice di non andare dal dottore, ma dalla “strega”. Ecco altre risorse sull’idolatria avallata da Francesco o sotto il suo controllo: Francesco: Le diverse religioni sono un “arricchimento” per l’umanità. – Ecoattivista indù: L’Enciclica Laudato Si’ di Francesco è come un testo sacro dell’Induismo. – Tempo di Diwali: Il Vaticano promuove l’idolatria nel messaggio agli indù. – Dare a Gaia ciò che è di Gaia? Il Vaticano emette una moneta “Madre Terra”! – Francesco difende i diritti della tradizione – della tradizione pagana, naturalmente! Alla faccia della sua preoccupazione che “gli idoli schiavizzano”! Ma anche per quanto riguarda l’idolatria figurativa, Francesco dovrebbe seguire il suo stesso consiglio, perché “adora” i rifugiati, i migranti, i poveri, i malati e gli emarginati – oltre che la coscienza soggettiva. Abbiamo visto da tempo che Francesco è un manipolatore straordinario. Dirà o insegnerà tutto ciò che “funziona” in una particolare circostanza, cioè ciò che è più utile alla sua agenda in quel particolare momento. Nel sermone in questione, il suo obiettivo è quello di preparare le persone ad accettare le novità come volontà di Dio, quindi le sta condizionando ad abbandonare la rivelazione divina con il pretesto di liberarsi delle proprie errate aspettative umane su Dio, che vengono definite “idoli“. Naturalmente si tratta di un’assurdità assoluta. Il “dio delle sorprese” che Francesco predica è il falso dio del capriccio dottrinale. Ieri Dio può aver condannato la sodomia e l’adulterio, ma domani potrebbe essere tutto diverso, quindi attenzione ai “segni dei tempi”! Dopotutto, non vorremmo confinare Dio nella stretta scatola delle nostre idee e dei nostri pregiudizi, no? – Ciò che Bergoglio offre qui è semplicemente un’operazione retorica e isterica al suo meglio. Il suo obiettivo è confondere le persone e farle dubitare della stessa rivelazione divina. Ma i dogmi sono verità cadute dal cielo, per così dire; sono perennemente validi: “Io sono il Signore e non cambio” (Malachia III, 6); “Gesù Cristo, ieri e oggi, e lo stesso per sempre. Non lasciatevi trascinare da dottrine diverse e strane” (Eb XIII, 8-9).
Con il suo nuovo Motu Proprio Ad Theologiam Promovendam, pubblicato il 1° novembre 2023, il falso Papa sta dando un ulteriore impulso alla rivoluzione neomodernista. Approvando i nuovi statuti della Pontificia Accademia di Teologia, Francesco porta gli errori del Vaticano II ad un livello superiore: Aprendosi al mondo e all’umanità, “con i suoi problemi, le sue ferite, le sue sfide, le sue potenzialità”, la riflessione teologica deve fare spazio a “un ripensamento epistemologico e metodologico”, ed è quindi chiamata ad “una coraggiosa rivoluzione culturale“. -È necessaria “una teologia fondamentalmente contestuale”, scrive l’antipapa, “capace di leggere e interpretare il Vangelo nelle condizioni in cui gli uomini e le donne vivono quotidianamente, nei diversi ambienti geografici, sociali e culturali”. Nel decreto Lamentabile di S. Pio X ci sono due proposizioni che condannano i modernisti di ogni tempo (modernismo è la somma di tutte le eresie, affermava S. Pio X): ai numeri 53 e 54 del decreto troviamo due anatemi (scomuniche) per quelli che affermano – Dio non voglia – : 53. La costituzione organica della Chiesa non è immutabile; ma la società cristiana, non meno della società umana, va soggetta a continua evoluzione. 54. I dogmi, i sacramenti, la gerarchia, sia nel loro concetto come nella loro realtà, non sono che interpretazioni ed evoluzioni dell’intelligenza cristiana, le quali svilupparono e perfezionarono il piccolo germe latente nel Vangelo con esterne aggiunte… e ce ne sono ancora altre che sarebbe lungo riportare (63, 64 ecc. ecc.), ma … le sopra enumerate proposizioni siano considerate da tutti come riprovate e condannate.
Quando i modernisti come il “Ciccio pasticcio” usurpante condannato e riprovato da Pio X usano la parola “coraggioso”, attenzione! Non è la virtù del coraggio che ha in mente, né il dono della fortezza. È semplicemente un modo ingannevole per esaltare l’orgogliosa e avventata passione modernista per la novità! La sua candida e spensierata ammissione che il suo obiettivo è niente meno che una “rivoluzione” serve solo a sottolineare che ” … Lontano, lontano dal clero l’amore per la novità! Dio odia la mente orgogliosa e ostinata”, ci avvertiva ancora Papa San Pio X nella Pascendi Dominici, n. 49. I dogmi che Francesco cerca di rovesciare – non tanto attaccandoli direttamente, ma cambiando la teologia sottostante in modo modernista, in modo che tutte le verità diventino soggette ad un cambiamento perpetuo – sono creduti fermamente dai cattolici perché il Dio onni-buono e onnisciente li ha rivelati. Qualsiasi “aspettativa” nei confronti di Dio, che segue con necessità logica da questi dogmi, non solo è permessa, ma è obbligatoria. È il falso Papa, Francesco, che cerca di rompere la certezza generata dalla Fede, facendo dubitare della rivelazione di Dio e delle sue implicazioni, con il falso pretesto che non è la verità di Dio ad essere decostruita, ma solo la nostra visione autocostruita e idolatrica di Dio. Ciò che Francesco propone assomiglia molto all’errore n. 22 del Sillabo degli errori modernisti di Papa San Pio X: I dogmi che la Chiesa professa come rivelati non sono verità cadute dal cielo, ma sono una sorta di interpretazione di fatti religiosi, che la mente umana ha preparato da sé con un laborioso sforzo … (Papa Pio X, Decreto Lamentabili Sane, n. 22; Denz. 2022). – Francesco sta cercando di neutralizzare la verità oggettiva della rivelazione divina riducendo il dogma (o almeno alcuni dogmi chiave) a mere idee autoprodotte che le persone hanno su Dio. Ironia della sorte, la sua arma principale in questa lotta sono le idee che ha su Dio, non l’effettiva rivelazione di Dio. In altre parole, Francesco si inventa cose su Dio che contraddicono la Fede ricevuta, e poi accusa le persone di aggrapparsi rigidamente a concezioni idolatriche ed artificiali di Dio invece di abbracciare la sua “sorprendologia” bergogliana. Un’inversione così diabolica richiede un tipo speciale di ispirazione, e non è di quelle buone!
Passiamo quindi alla seconda parte del sermone del riprovato apostata Francesco, in cui parla dell’amore come servizio al prossimo: « Amare è servire. Nel grande comandamento, Cristo lega Dio e il prossimo in modo che non siano mai separati. Non può esistere una vera esperienza religiosa che sia sorda al grido del mondo. Non c’è amore per Dio senza attenzione e preoccupazione per il prossimo, altrimenti rischiamo di diventare farisaici. Possiamo avere tante buone idee su come riformare la Chiesa, ma ricordiamoci: adorare Dio e amare i nostri fratelli e sorelle con il suo amore, questa è la grande e perenne riforma. Essere una Chiesa di culto e una Chiesa di servizio, che lava i piedi all’umanità ferita, che accompagna coloro che sono fragili, deboli e messi da parte, che va incontro con amore ai poveri. Abbiamo sentito nella prima lettura come Dio abbia comandato questo. » Si noti, innanzitutto, che l’usurpante parla di (non) avere una “vera esperienza religiosa“, segnalando ancora una volta il suo modernismo. L’uso di questo termine nel contesto dato è molto fuori luogo. Avrebbe potuto, e dovuto, dire semplicemente che un Cattolico non deve essere ignaro dei bisogni dei poveri. Invece, ha parlato di “esperienza religiosa”, e ancora una volta ha fatto una metafora parlando di “sordità” a un “grido”.
Che cosa significa avere una vera esperienza religiosa, rispetto ad una falsa? E chi è lui per giudicare quali sono quelle “vere” e quali quelle “false”? Se almeno avesse detto che non ci può essere vera esperienza religiosa se non c’è la vera Religione, ma naturalmente questa è la cosa più lontana dalla sua mente! Papa San Pio X ha evidenziato il problema del concetto modernista di esperienza religiosa: « Cosa impedisce che tali esperienze si trovino in qualsiasi religione? In effetti, non pochi sostengono che lo siano. Su quali basi i modernisti possono negare la verità di un’esperienza affermata da un seguace dell’Islam? Rivendicheranno il monopolio delle esperienze vere solo per i Cattolici? In realtà, i modernisti non negano, ma anzi sostengono, alcuni in modo confuso, altri con franchezza, che tutte le religioni sono vere.» (Papa San Pio X, Enciclica Pascendi Dominici, n. 14). Non sorprende quindi che “pap’occhio” Francesco abbia affermato nel 2016 che: “… le vere religioni [sic] sono lo sviluppo della capacità che l’umanità ha di trascendersi verso l’assoluto”. Capito? – In secondo luogo, notiamo che nella sua omelia, come di consueto, Bergoglio riduce tutto il servizio al prossimo alle opere di misericordia corporale, cioè all’assistenza al prossimo nelle sue necessità temporali – al punto da omettere, o almeno sminuire notevolmente, le opere spirituali. Non si pensa a ciò che, in ultima analisi, è molto più utile per il prossimo del suo benessere corporeo, e cioè, naturalmente, il suo benessere spirituale. Infatti, mentre la vita temporale termina con la morte, alla quale nessuno può sfuggire, l’eternità non avrà mai fine: “Che gioverà infatti ad un uomo se guadagnerà il mondo intero e perderà la sua anima?”. (Mc VIII,36).
Francesco si preoccupa solo dei corpi, della terra, del clima, di questa vita presente, perché è lì che si concentra praticamente tutta la sua attenzione. Per questo è estremamente popolare tra i secolaristi, che non si preoccupano nemmeno della vita soprannaturale dell’anima: “Essi sono del mondo; perciò parlano del mondo e il mondo li ascolta” (1 Gv IV, 5). Lo sguardo del Cattolico, invece, è rivolto alle cose celesti: “Non badate alle cose di lassù, ma a quelle della terra” (Coloss. III,2).
L’autore spirituale irlandese P. Edward Leen (1885-1944) ha spiegato quanto siano inutili gli sforzi di coloro che vorrebbero “salvare il mondo”, ma poi alla fine periscono con esso: « I riflessivi della terra, contemplando la scena presentata da un’attività umana che cambia continuamente il suo scopo ed è impotente ad assegnarsi uno scopo che la ragione umana non può mettere immediatamente in discussione, devono sentire il pathos di molti sforzi umanitari e ben intenzionati. Viene dimostrata una grande generosità ed una vera gentilezza nei lodevoli tentativi di arrestare le devastazioni della mortalità, soprattutto tra i giovani. “Salvate i bambini” è un appello che trova una pronta risposta nei cuori delle persone umane e gentili. Non con cinismo, ma con vera simpatia, ci si può chiedere: “Salvarli per cosa?”. Per la vita adulta che si affanna nel vano tentativo di darsi un’adeguata ragione di vita? Vale la pena di preservare i bambini per ciò che, a rigor di logica, qualsiasi persona riconoscerebbe non valere? [Nota: si tratta solo di coloro che non hanno la visione degli scopi e degli oggetti della vita fornita dalla vera fede o anche dalla sana filosofia]. Questa carità del cuore gentile è dettata dalla speranza che in qualche modo la vita di questi bambini possa rivelarsi diversa da quella che è stata per coloro che hanno cercato di salvarli dalla morte e dalla malattia? C’è motivo di sperare che i piccoli, una volta raggiunta l’età adulta, possano trovare per caso una soluzione al problema dell’esistenza che è sfuggita ai loro benefattori adulti? A cosa serve donare la salute se non si può dare con essa la chiave per un uso della vita che porti alla felicità? La vita è un dono prezioso quando è accompagnata dalla conoscenza di come vivere correttamente e dai mezzi per esercitare questa vita corretta. […]. La morte non è una rottura, ma un trampolino di lancio per passare da uno stadio all’altro della stessa esistenza. Ma l’uomo si sforzerà perversamente e ciecamente di operare una scissione in questa linea e di persuadersi che il bene della vita umana che precede la morte possa essere diverso dal bene della vita umana che segue la morte. Il risultato è che si trova necessariamente in contrasto con Dio. Non è sorprendente che la creatura, cercando di ottenere il fine della vita – cioè la felicità – attraverso un uso dei poteri e delle energie della vita in contrasto con il disegno del Creatore, sia continuamente frustrata nel suo obiettivo principale, non goda di pace, sia coinvolta nella contraddizione e diventi preda di una perpetua insoddisfazione. Qual è la via d’uscita da questa impasse? La via d’uscita è una comprensione approfondita della Religione del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo e una pratica basata su tale comprensione. » (Rev. Edward Leen, Why the Cross? [London: Sheed & Ward, 1938], pp. 23-24,35-36). Cristo Gesù è l’ultimo servitore dell’umanità: “Come il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti” (Mt XX, 28; cfr. Mt XXIII,11). Tuttavia, il suo servizio all’umanità non si è limitato a curare i malati o a fare l’elemosina ai poveri. In realtà, il miglioramento delle condizioni temporali delle persone non era nemmeno l’obiettivo principale del suo ministero. I passi [del Vangelo] che rivelano Gesù nell’esercizio delle opere di misericordia, nella guarigione delle malattie, nella consolazione del dolore e nel superamento della morte, ricevono un’enfasi eccessiva [dai naturalisti]. In questo modo viene oscurata la verità centrale, ossia che il conflitto del Redentore era principalmente con il male spirituale e solo incidentalmente con il male fisico. Il suo scopo era quello di bandire dalla terra i mali che appaiono a Dio come tali, non quelli che appaiono tali alla natura dolorosa dell’uomo… Il Vangelo non è il resoconto di una missione filantropica più o meno riuscita. Per i Cristiani che si ostinano a pensare che la funzione del Cristianesimo sia quella di fornire agli uomini cose buone e di bandire dalla loro vita le cose cattive – intendendo per bene e male ciò che appare tale alla natura umana decaduta – la vita si rivelerà presto incomprensibile. Per gli uomini con una simile visione il mistero del dolore diventa insolubile. Di fronte alla dura realtà dell’esistenza, le loro convinzioni sono condannate. Non hanno una risposta da dare alla domanda sempre ricorrente: se Dio è buono e gentile e tenero nei confronti della sofferenza umana, perché la sofferenza continua ad esserci non solo per quelli che la meritano, ma anche per quelli che non la meritano? Il fatto che Gesù, nella sua potenza e bontà, non abbia posto fine a tutte le sofferenze umane dimostra che, ai suoi occhi, la sofferenza non è la vera fonte dell’infelicità umana. (Leen, Why the Cross?, pp. 54-56). Il vero Vangelo si occupa principalmente del soprannaturale/spirituale e solo secondariamente del naturale/fisico. È interessante notare che l’osservazione di p. Leen secondo cui i naturalisti “non hanno una risposta da dare alla domanda sempre ricorrente: se Dio è gentile, buono e tenero nei confronti della sofferenza umana, perché la sofferenza continua ad esserci non solo per coloro che la meritano, ma anche per coloro che non la meritano?” è verificata nientemeno che da Jorge Bergoglio, che ha dichiarato più di una volta di non avere una risposta sul perché Dio permetta ai bambini di soffrire. Peggio ancora, nella sua omelia del 31 dicembre 2021, l’apostata di Buenos Aires ha esplicitamente ripudiato l’idea che ci sia uno scopo soprannaturale nella sofferenza dei mali temporali. L’antipapa Francesco non vuole solo andare all’inferno, ma vuole portare con sé il maggior numero possibile di persone, per il momento ci sta riuscendo molto bene. Preghiamo perchè la Vergine SS. lo fermi!