LA PREGHIERA DI PETIZIONE (7)

LA PREGHIERA DI PETIZIONE (7)

P- B. LAR – RUCHE

LA PREGHIERA DI PETIZIONE

OSSIA IL MEZZO Più INDISPENSABILOE E NELLO STESSO TEMPO INFALLIBILE PER IMPETRARE DA DIO OGNI BENE E SOPRATTUTTO L’ETERNA SALVEZZA.

ISTITUTO MISSIONARIO PIA SOCIETA’ S. PAOLO

N. H., Roma, 15 maggio 1942, Sac. Dott. MUZZARELLI

Imprim., Alba 25 maggiio 1942. Cn. P. Gianolio, Vic. Gen.

Tipogr. – Figlie di S,. Paolo. – Alba – giugno – 1942.

10. — Ecco la vera tavola di salvezza!

Ed ora riassumiamo brevemente quanto è stato scritto fin qui, per correre senz’altro ad individuare quel grande mezzo che il buon Dio ci ha messo a portata di mano, affinchè — servendocene — possiamo davvero evitare il peccato, divenire sempre migliori e raggiungere l’eterna salute. – Anzitutto abbiam visto, che, per poterci salvare, dobbiamo osservare i comandamenti di Dio. Lo disse Gesù: « Se vuoi entrare alla vita eterna, osserva i comandamenti » (Matt. 19, 17) E su questo punto è inutile tergiversare, nicchiare o recalcitrare. Iddio così vuole. Sia fatto così. – Poi abbiamo veduto che i comandamenti di Dio si possono osservare tutti e sempre, anche nelle più forti tentazioni e pur nei più gravi pericoli non ricercati volontariamente. E le prove da me addotte in sostegno di questa tesi, mi pare che siano state esaurienti e decisive. Nessuno infatti può ragionevolmente sostenere di non essere in grado di osservare i divini comandamenti. Chi osasse asserirlo, confesserebbe, con ciò stesso, di non volerli osservare. Ecco la verità. Abbiamo però dovuto in seguito candidamente riconoscere che noi, colle sole nostre forze naturali e coi mezzi puramente umani che abbiamo a nostra disposizione, non possiamo liberarci dalla colpa, non riusciamo a preservarci a lungo dal peccato mortale, anzi non abbiamo neppur la forza e la idoneità necessarie per compiere delle azioni che, a rigore di giustizia, abbiano valore presso Dio e merito soprannaturale. Ed infatti, dal momento che Gesù disse: « Nessuno può venire a me, se il Padre mio non lo attrae » e « Senza di me non potete far nulla » (Giov. 6, 44; 15, 5), non è più il caso di discutere. Tuttavia quel buon Dio, che vuol essere Egli stesso l’autore della nostra virtù, il promotore della nostra salvezza e il consumatore della nostra santità « affinché nessun uomo si glorii davanti a Lui » (1 Cor. 1, 29), ci comunica nei momenti del bisogno o dell’opportunità una luce, un calore, un’energia tutta soprannaturale e divina, che si chiama grazia attuale, assecondando noi la quale e corrispondendovi docilmente, veniamo portati — secondo i casi — a detestare il peccato, liberati dal medesimo, arricchiti della grazia santificante, aiutati ad evitare la colpa, a praticare opere virtuose, a vivere secondo il beneplacito di Dio. È questa, quella mirabil forza divina comunicataci dal Signore, che può darci perfino il coraggio di dire con S. Paolo: « Se abbiamo Dio con noi, chi oserà mettersi contro di noi? » (Rom. 8, 31). – Questi sono in riassunto gli argomenti che ho svolto fino a questo punto. Ora, dal momento che questa luce e questa forza divina ci è offerta in sì larga e generosa misura, « non è lecito dire: Non posso. Sarebbe un accusare il Creatore. Infatti se ci avesse fatti incapaci e ci comandasse egualmente, l’accusa sarebbe contro di Lui» (Crisostomo). « Non si caricano nemmeno le bestie con pesi superiori alle loro forze ». Quindi « se anche un sol uomo al mondo, in una sola circostanza della vita, non potesse evitare il peccato mortale, Dio sarebbe ingiustissimo ed il tiranno più crudele; poiché punirebbe con un inferno eterno ciò che non si può evitare » (Ut vitam habeant, pag. 58, e Vivere in Cristo, pag. 67 – I ediz. di ambedue). « Come dunque molti non possono? Perché non vogliono. E come non vogliono? Per indolenza (proprio questo è il motivo precipuo, anche in questi nostri tempi. Ciò che è spirituale non interessa, e perciò vien trascurato): ed invero, se volessero, potrebbero benissimo. Infatti abbiamo Dio che ci dà l’aiuto e la forza. Basta che noi pure facciamo la scelta, che ci disponiamo agli atti che dobbiamo compiere come a un dovere, che abbiamo premura, che mettiamo attenzione, e tutto verrà da sè » (Crisostomo). Ma purtroppo — ecco, ecco il gran guaio! — purtroppo, dico, tanti non si decidono a far la scelta d’una vita veramente cristiana, non si dispongono agli atti necessari per raggiungerla, non si danno premura di afferrare le buone occasioni per convertirsi e per operare il bene. Essi invece seguendo il contegno dei più, si lasciano facilmente distrarre ed illudere dalle molteplici cianciafruscole che di giorno in giorno offre il mondo, non reagiscono contro le proprie cattive inclinazioni, si ripromettono di darsi a Dio quando saran cessati i bollori delle passioni giovanili, confidano in quella divina misericordia che è bensì da Dio promessa, ma solo a chi è pentito e non a chi ne abusa…; ed allora, per necessità di cose e quasi a dispetto di tutti i ben studiati puntelli che genitori pii, Dirigenti dell’Azione Cattolica, santi Sacerdoti e Missionari zelanti si sforzano di approntare e mettere dove ne vedono il bisogno, succede purtroppo ciò che chiaramente si vede da tutti, che cioè i peccatori non si convertono davvero, i tiepidi non divengono migliori ed i buoni non si fan santi; se pur non succede di dover vedere tutto il rovescio, cioè i santi medesimi divenire — adagio, adagio — prima appena buoni, poi tiepidi ed infine peccatori e pessimi peccatori anch’essi! Ah! certe floride promettenti giovinezze cristiane, prima illanguidite, poi afflosciate, poi appassite ed infine.., ah! In fine Dio solo sa ciò che è divenuto o diviene di esse! – Dunque — come già dissi — da tanti, da troppi non si coopera alle grazie di Dio, non si corrisponde fedelmente ad esse; e quindi si va, di precipizio in precipizio, fino all’ultimo: quello dell’inferno. – Ora io mi chiedo: Non ci sarà proprio alcun mezzo sicuro, che ci procuri delle grazie talmente forti alle quali noi infallibilmente corrispondiamo? E rispondo trionfalmente: Questo mezzo c’è: ed è precisamente e soltanto la preghiera di petizione. E per provarlo a sufficienza bastano, intanto, le seguenti citazioni: « Chi prega certamente si salva » (S. Alfonso de’ Liguori). « Troppo lo dimostra l’esperienza, che chi ricorre a Dio nelle tentazioni non cade, e chi non ricorre cade, e specialmente nelle tentazioni d’incontinenza » (S. Alfonso). « Bisogna persuaderci che dal pregare dipende tutto il nostro bene, dal pregare dipende la mutazione della vita, dal pregare dipende il vincer le tentazioni, dal pregare dipende l’ottener l’amor divino, la perfezione, la perseveranza, la salute eterna » (S. Alfonso). « Nessuna cosa può resistere a lungo alla soave e potente influenza della preghiera: non le passioni, non la forza delle tentazioni e dei pericoli. Trionfa di tutto. Trasforma insensibilmente i sentimenti, le idee, la volontà e i pensieri. Colla preghiera, senza accorgersi, l’uomo diventa un altro » (P. Meschler S. J.). « La preghiera fatta colle debite disposizioni ha, per divina promessa, l’infallibile efficacia d’impetrare ciò che si domanda » (Teol. Priimmer) « E’ certissimo che la preghiera fatta colle dovute condizioni impetra infallibilmente la grazia attuale efficace, quella cioè alla quale l’uomo, sempre liberamente, ma infallibilmente corrisponde. – In altre parole la preghiera ottiene infallibilmente la grazia non di potersi convertire (ìntendi: non solo la possibilità di convertirsi), ma di convertirsi di fatto; non di poter essere casti, ma di vivere realmente puri; non di poter odiare il peccato, ma di odiarlo effettivamente, ecc. ecc. – È certissimo che ciò vale anche della perseveranza nel vivere in grazia di Dio e della stessa perseveranza finale. Colla preghiera è certissimo che infallibilmente si ottiene la grazia non di poter perseverare, ma di perseverare di fatto nella grazia santificante; non di potersi salvare, ma di salvarsi davvero. Cioè pregando ci assicuriamo in modo infallibile non solo che Dio ci conceda le grazie attuali, ma altresì la corrispondenza alle grazie che ci vengono concesse; essa pure una grazia. Alla sola preghiera Dio ha promesso infallibilmente la grazia efficace; e perciò colla preghiera soltanto ce la possiamo assicurare infallibilmente » (« Ut vitam habeant » I, Ediz. pag. 92). « I comandamenti di Dio si possono osservare tutti e sempre, anche nelle più forti tentazioni, coll’aiuto della grazia, che Dio non nega mai a chi lo invoca di cuore » (Cat. di Pio X Dom. 1654. – Ed ora venga Dio stesso a confermare quanto dissero i suddetti. Egli in ben tre luoghi della Sacra Scrittura ci fa sapere che « chiunque avrà invocato il nome del Signore, sarà salvo » (Gioel. 2, 32; Att. 2, 21; Rom. 10, 13). Sarà salvo, soggiungo io, prima dal peccato e poi dall’inferno. E quanto dirò da adesso avanti non servir ad altro che a confermare questa consolantissima verità alla quale sono finalmente arrivato. Deh, mi si accompagni! Le cose che dissero Dio, i Santi e gli uomini grandi sulla preghiera, sono davvero meravigliose, apportatrici di conforto e conducenti a speranza; e ci conviene ascoltarle con attenzione e meditarle profondamente. Io stesso le medito per ordine che le stendo.

11. — La gran forza dell’uomo.

Dunque chi invoca di vero cuore il buon Dio avrà da Lui un aiuto tale per cui di fatto certamente osserverà sempre, anche nelle più forti tentazioni e pur nei più gravi non ricercati pericoli, tutti i suoi comandamenti, anche i più difficili. Anzi è unicamente la preghiera — intesa nel senso da me esposto e che determinerò sempre meglio nel decorso dell’esposizione — quel grande mezzo che senza fallo c’impetra dal Signore le grazie efficaci che ci sono necessarie per uscire dallo stato di peccato, per ottenere la grazia santificante, per evitare nuove gravi colpe, per accrescere le nostre virtù e i nostri meriti presso Dio, e infine salvarci. Ma — dirà più di uno — non è pur necessario applicarci a conoscere il bene, le verità che dobbiamo credere, le cose che dobbiamo fare ed i mezzi che dobbiamo adoperare per renderci a Dio graditi? — E’ necessariissimo anche questo; poiché chi intende salvarsi davvero e rendersi a Dio gradito, deve pur ricercare ciò che Egli esige da lui perché possa raggiungere lo scopo della sua vita, che è quello di conoscere, di amare e di servire il suo supremo Signore per averne il promesso guiderdone. Però la passione di apprendere tutte queste cose ci sarà comunicata da Dio, se noi Gliela chiederemo colla nostra preghiera. Invece, se non la domanderemo, noi non l’avremo mai in modo che veramente ci giovi a salute. E non si devono pur fuggire le cattive occasioni che potrebbero trascinarci o spingerci al peccato? — Certamente, poiché sta scritto; « Chi ama il pericolo in quello perirà. Il vino e le donne fan perdere il buon sentimento perfino ai più saggi.., Fuggi dalla faccia del peccato, come fuggiresti alla vista d’un serpente » (Eccl. 3, 27; 19, 2; 21. 2). Ma anche questa grazia veramente grande ci sarà procurata dalla sincera e fervida preghiera, -assai più e meglio che dalla più oculata attenzione che non dobbiamo mai trascurare in proposito. Il Signore. da noi cordialmente invocato, le toglierà o le farà svanire o ci darà la forza di eluderle, neutralizzarle, evitarle. Non si deve anche vegliare sopra noi stessi, reprimere le nostre malvagie passioni, sforzarci di correggere le nostre perverse tendenze e cattive abitudini, e per giunta scacciare le tentazioni al male e declinare i perfidi inviti dei mondani? – Guai  chi lo nega! Infatti « chi ha creato te senza di te, non salverà te senza di te », cioè senza la tua cooperazione (S. Agostino), e « non è detto che dobbiamo lasciare unicamente a Dio la cura della nostra salute. Ha diritto di aspettarsi aiuto e salvezza da parte di Dio sol chi impiega da parte sua tutte le forze per meritarselo » (Scheeben). E deve pur sapersi che né Dio, né i Santi si presterebbero mai a nutrire la nostra poltroneria » (Curato d’Ars), poiché « il Paradiso non è fatto pei poltroni » (S. Filippo Neri). Anzi guai anche a chi resta passivo in questa lotta. Infatti Dio già a Caino aveva detto: «Frena il tuo malvagio appetito, e così lo dominerai (Gen. 4, 7). Tuttavia come potremo noi riuscire vittoriosi in questo combattimento, se di fronte alle insinuazioni diaboliche, alle esigenze dei sensi ed alle lusinghiere seduzioni del mondo, siamo come fragili canne esposte alle bufere e come tenere erbe sotto lo scrosciar della grandine?… Perciò anche qui ci vuole la forza di Dio, che possiamo senza dubbio impetrare colla istante, fiduciosa e fervente preghiera. « Mentre combattiamo in questo agone, domandiamo l’aiuto del Signore. Se Egli non ci aiutasse, nonché vincere, noi non potremmo neppur combattere » (S. Agostino, Serrn. 156). Le amarezze poi della vita son tante! Or come potremo noi conservare sempre in mezzo ad esse la necessaria pazienza e rassegnazione? — Oh! assai più facilmente chiedendola con la insistente preghiera, che non con tutte le più sagge considerazioni, coi più tenaci sforzi e coi nostri più seri propositi, che pur non debbono assolutamente omettersi. E dobbiamo anche meditare sopra le grandi verità eterne, sui benefici della Redenzione, sui mezzi di santificazione, sulle virtù cristiane, sulla nostra responsabilità di fronte al nostro prossimo e soprattutto di fronte a Dio, ed approfittarci delle prediche, delle istruzioni religiose e delle pie letture? — Certo bisogna che facciamo anche questo. Infatti chi non s’approfitta di queste pratiche e non medita seriamente sugli argomenti da me proposti, ed anche su diversi altri ricordati dai buoni maestri spirituali, « poco conosce i difetti, poco i pericoli di perdere la divina grazia, poco i mezzi per superare le tentazioni e poco conoscerà ancora la stessa necessità di pregare ». Tuttavia « che serve conoscere ciò che siamo obbligati a fare e poi non farlo, se non per renderci più colpevoli innanzi a Dio? Leggiamo e meditiamo (e assistiamo a prediche) quanto vogliamo: non soddisferemo mai le nostre obbligazioni, se non chiediamo a Dio l’aiuto per adempierle» (S. Alfonso de’ Liguori). Ecco dunque necessaria la preghiera anche per valorizzare le nostre meditazioni e quanto ci vien proposto nelle prediche ed istruzioni religiose. – Tanti poi, a periodi, sentono grande ripugnanza per tutto ciò che sa di religione e di virtù. È questa una gravissima tentazione del demonio; e potrà anch’essa facilmente farsi svanire per mezzo della preghiera; la quale, se allora sarà più difficile e pesante, sarà appunto per questo più meritoria e quindi anche più facilmente esaudita da Dio. – E chi è in peccato mortale, oltreché pentirsi convenientemente del male fatto e proporre sinceramente di evitarlo e di rimediare — per quanto è possibile — alle sue conseguenze, non è forse pur obbligato a confessarsene sacramentalmente, se vuol essere perdonato da Dio? Oh! certamente! Lo vuole Gesù, nostro divin Redentore; e quindi anche questo è un precetto divino. Ma come potrà il misero vincere la ripugnanza di compiere quest’atto salutarissimo, apportatore di misericordia e di pace?… Ah! stia pur certo che, se è di cuor retto, il Signore da lui cordialmente invocato farà svanire gl’immaginari ostacoli; ed egli piegherà volentieri le sue ginocchia davanti al ministro di Dio, che gli dirà la certa e sicura parola del divino perdono. E chi non vedesse la necessità della S. Comunione neppure a Pasqua? — Anche costui preghi il buon Iddio ad illuminarlo; ed egli certamente verrà a conoscere che la S. Comunione è il più forte e sostanzioso cibo dell’anima, il più efficace preservativo dal peccato, il più potente generatore di virtù e quell’alimento misterioso che gli farà gustare e vedere quant’è soave il Signore (Salm. 33, 9); e — dopo ciò — non potrà fare a meno di accostarsi spessissimo a questa mensa celeste, nella quale si riceve Colui che è « via, verità e vita » (Giov. 14, 6), e « pegno di vita eterna » (Liturg.). E chi sentisse la propria volontà recalcitrante all’osservanza della divina legge, dovrà dirsi perduto? — No; attivi tutta la sua energia per domarla e piegarla al bene; ma se — con tutto ciò — non riesce a sottometterla, ricorra con fiducia al Signore. Se « l’uomo non può colle sole sue forze cambiare la sua cattiva volontà » (Scheeben), la Chiesa ha però una preghierina anche per questi miseri. « Placati, te ne preghiamo, o Signore, — essa dice nella Messa della IV Dom. dopo Pentecoste — e benignamente spingi verso di Te le nostre sia pur ribelli volontà »; e nelle grandi Litanie: « Liberaci, o Signore, dalla cattiva volontà ». E chi non volesse riconoscere la sua miserabile condizione di fronte a Dio, ancorché fosse carico di peccati e di perverse abitudini? — Oh! avrà anche costui una moglie, una figlia o una mamma la quale possa pregare per lui! Noi sappiamo che Dio ha in mano le chiavi delle menti e dei cuori di tutti; e c’è pur noto che Gesù esaudì anche le preghiere fattegli per altri e se uno avesse perfin perduta la fede? — Il caso purtroppo non è raro. Anzi oggidì è assai frequente; ed è gravissimo. Tuttavia il rimedio c’è anche per questi; ed è quello indicato or ora: se c’è chi prega per lui, non bisogna mai disperare. Ma non potrebbe egli stesso tentare di far questa breve preghiera: « O Signore, se è vero che Tu esisti e che vuoi qualcosa da me… se è proprio vero quanto insegna la Chiesa Cattolica, ti prego istantemente d’illuminarmi e di darmi la forza di assecondare i tuoi voleri! »? — Certamente a tempo opportuno egli sperimenterà quanto è buono il Signore. E lo stesso dicasi per qualsiasi caso che possa prospettarsi nella vita umana, poiché « la preghiera è bensì una; ma con essa si ottengono tutte le cose » (Teodoreto). E dev’essere proprio così. Gesù infatti afferma: « In verità, in verità vi dico, che qualunque cosa voi domanderete al Padre nel nome mio, Egli ve la concederà» (Giov. 16, 33). E la parola di Gesù non può fallire. Dopo ciò come oseremo noi temere che Dio possa, anche una sola volta, mancare alla sua promessa? Ah! fra gli uomini purtroppo sono abituali le mancanze alla parola data; ma in Dio ciò è impossibile. Infatti « chi mai lo invocò, e ne fu disprezzato » (Eccli. 2, 12), rimanendo così deluso nelle sue speranze? Oh! si faccia pure avanti!

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