IL CATECHISMO DI F. SPIRAGO (XXI)

IL CATECHISMO DI F. SPIRAGO (XXI)

CATECHISMO POPOLARE O CATTOLICO

SCRITTO SECONDO LE REGOLE DELLA PEDAGOGIA PER LE ESIGENZE DELL’ETÀ MODERNA

DI

FRANCESCO SPIRAGO

Professore presso il Seminario Imperiale e Reale di Praga.

Trad. fatta sulla quinta edizione tedesca da Don. Pio FRANCH Sacerdote trentino.

Trento, Tip. Del Comitato diocesano.

N. H. Trento, 24 ott. 1909, B. Bazzoli, cens. Eccl.

Imprimatur Trento 22 ott. 1909, Fr. Oberauzer Vic. G.le.

SECONDA PARTE DEL CATECHISMO

LA MORALE (1)

A. I COMANDAMENTI DI DIO.

Quali sono i comandamenti (leggi) che Dio ci ha dato?

Così come Dio ha stabilito delle leggi per i corpi celesti (Sal. CXLVIII, 6), ha dato i suoi comandamenti all’umanità. Li ha dati per renderci temporalmente ed eternamente felici.

Quando un padre proibisce al figlio di toccare un’arma da fuoco, ha in mente solo il suo bene. Così è per i comandamenti di Dio: “Dio non comanda mai nulla che non sia per il maggior bene di coloro ai quali dà i suoi ordini”. (S. Aug.) “Dio ordina solo per darci la grazia di ricompensare noi stessi”. (S. Paolino) L’ordine di Dio è quindi di per sé una grazia, (id.) un antico saggio diceva: “Senza leggi, l’umanità non sarebbe altro che una mandria di animali feroci il cui più forte ucciderebbe e divorerebbe il più debole”.

1. DIO HA IMPRESSO NELLANIMA DI OGNI UOMO LA LEGGE NATURALE CHE STABILISCE LE REGOLE FONDAMENTALI DELLE AZIONI UMANE.

Un bambino che non ha mai sentito parlare dei 10 Comandamenti di Dio, tuttavia, si vergogna e perde la vista quando compie una cattiva azione, come mentire o rubare (ecc.); egli è quindi consapevole di aver fatto qualcosa di sbagliato. Notiamo un fatto analogo innun pagano che, pur non avendo mai sentito parlare dei 10 comandamenti di Dio, si turba e si spaventa non appena ha fatto qualcosa di sbagliato, ad esempio rubare, uccidere (ecc.). Possiamo concludere che il cuore dell’uomo ha una legge naturale al suo interno. Questa legge non è scritta, ma innata. (Sant’Ambrogio). Proprio come una rondine sa istintivamente come debba costruire il suo nido, così l’uomo sa che deve agire in modo ragionevole. S. Paolo dichiara che i pagani per natura conoscono i loro doveri e che Dio, al momento del giudizio, li giudicherà secondo questa legge naturale (Rom. II. 14-16). “La tua legge, o Dio, è scritta nei nostri cuori e nulla può distruggerla”. (S. Aug.) Questa legge può essere momentaneamente oscurata, ma non estinta. (Tert.) Non c’è nessuno che non abbia la legge naturale incisa nel cuore (Cat. rom.). Essa ci insegna le regole morali più importanti, come il culto da rendere a Dio, i nostri doveri nei confronti di noi stessi e l’obbligo di non fare agli altri ciò che non vorremmo fosse fatto a noi (ecc.). Da queste regole morali derivano di conseguenza necessaria i 10 comandamenti di Dio (ad eccezione della santificazione del sabato). – La legge naturale non consiste quindi in una serie di verità razionali, ma in un comandamento divino, una volontà imperativa di Dio che la nostra ragione ci fa conoscere in ogni caso particolare. (Questo senso del dovere è la coscienza). Sbagliano, dunque, coloro che confondono la ragione stessa con la legge.

gli uomini, a causa del peccato, hanno dimenticato i principi della legge naturale,Dio ha nuovamente rivelato loro la sua volontà.

Le menti degli uomini, confuse e offuscate dalle loro numerose colpe, non erano più in grado di distinguere il bene dal male, così Dio ha rivelato, spiegato e completato la legge naturale. Quindi Dio non ha stabilito una nuova legge, ma ha completato quella esistente. (Cat. rom.) Quanto dobbiamo essere grati a Dio per averci manifestato due volte la sua volontà! (Cat. Rom.).

2. DIO HA RIVELATO LE LEGGI, IN PARTICOLARE I 10 COMANDAMENTI E I 2 COMANDAMENTI DELL’AMORE PER RICORDARE SPIEGARE E COMPLETARE LA LEGGE NATURALE.

Dio ha rivelato le leggi, cioè ha parlato agli uomini e ha manifestato loro la sua volontà, come vediamo nei rapporti di Dio con Mosè e nella promulgazione della legge sul Sinai. Appartengono alla legge rivelata: I° La legge ante-mosaica che Dio diede a Noè e ad Abramo. A Noè, Dio proibì di mangiare carni contenente sangue (Gen. IX); ad Abramo Dio ordinò la circoncisione. (Gen. XVII, 11). II° La Legge mosaica che Dio diede agli Israeliti attraverso Mosè. A questa legge appartengono: 1° il Decalogo, 2° le leggi rituali e 3° le leggi civili degli ebrei. – 1° I 10 Comandamenti di Dio non sono stati aboliti da Gesù Cristo, come Egli stesso dice (S. Matth. V, 17), ma solo perfezionati. 2° Le leggi rituali riguardanti le offerte, il Tempio (ecc.) sono state abrogate con la morte di Gesù Cristo (decisione del Concilio di Gerusalemme), perché queste usanze dell’AT erano solo figure del Salvatore. I messaggeri diventano inutili quando è presente colui che viene annunciato (S. Leone M.). 3° Le leggi che regolavano i rapporti civili dei Giudei tra di loro erano applicabili solo a loro. III° La legge cristiana, che contiene i 2 comandamenti dell’amore, richiede principalmente l’esercizio delle opere di misericordia (S. Matth. XXV,35) e la santificazione interiore (S. Giov. IV, 24), mentre la legge giudaica dava più importanza alle opere esterne e alle cerimonie. – La legge mosaica è incisa su su tavole di pietra, mentre i 2 comandamenti della carità sono incisi nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo (Ebr. VIII, 10), cioè lo Spirito Santo illumina i nostri cuori. Lo Spirito illumina la nostra intelligenza per farci conoscere questi 2 comandamenti e rafforza la nostra volontà per farceli osservare. Le leggi di un tempo erano imperfette (Ebr. VII, 19), quella di Cristo è perfetta, perché, osservandola, gli uomini possono raggiungere la meta più alta, quella dell’eternità beata. La nuova legge è stata data agli uomini dal Figlio di Dio stesso, mentre la legge mosaica, a causa della sua imperfezione, era stata data a Mosè attraverso il ministero degli Angeli. (Gal. III, 19).

3. DIO CI DÀ LE LEGGI ANCHE ATTRAVERSO I SUOI RAPPRESENTANTI SULLA TERRA, LE AUTORITÀ RELIGIOSE E CIVILI.

Queste leggi sono chiamate leggi della Chiesa e dello Stato.

La Chiesa comanda in nome di Cristo, poiché Egli disse ai suoi Apostoli: “Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me”. (S. Luc. X, 16). Anche l’autorità civile trae la sua forza da Dio. S. Paolo dice che chi si oppone all’autorità civile, si oppone a Dio stesso (Rom. XIII, 1). Le leggi religiose sono, ad esempio i 6 comandamenti della Chiesa; le leggi civili sono ad esempio: la legge militare, il codice penale, la legge sulla stampa, la legge sul diritto di riunione, ecc. La legge religiosa e la legge civile sono distinte dalla legge divina (naturale e rivelata), poiché la prima riguarda le nostre parole e le nostre azioni, mentre la seconda riguarda addirittura i nostri pensieri e i nostri desideri (S. Th. d’Aq.). Tuttavia, le leggi che ci vengono trasmesse dai rappresentanti di Dio di Dio sono vere leggi solo quando non sono in contraddizione con le leggi rivelate. – Qualsiasi legge contraria alla legge di Dio è nulla. Quando i rappresentanti di Dio ordinano qualcosa che Dio proibisce, dobbiamo ricordare le parole degli Apostoli: “È meglio obbedire a Dio che agli uomini” (Atti, Ap. V, 29), e ricordare il comportamento dei tre giovani nella fornace e quello dei 7 fratelli Maccabei.

4. DALLA CONOSCENZA DELLA LEGGE DERIVA LA COSCIENZA, OSSIA LA SCIENZA CHE CI PERMETTE DI SAPERE SE UN’AZIONE È PERMESSA O MMENO.

La nostra ragione ci rende attenti nei casi concreti in cui dobbiamo agire e ci dice cosa dobbiamo fare secondo i precetti conosciuti. La ragione quindi ci inculca la conoscenza della legge e del nostro dovere. Questa conoscenza del dovere è la coscienza. La coscienza è quindi un’attività dell’intelligenza. Appena la conosciamo essa spinge potentemente la nostra volontà al bene. E poiché la nostra coscienza ci rende attenti alla volontà di Dio, molti Santi l’hanno chiamata la voce di Dio. “La coscienza è la voce di Dio, che si manifesta come legislatore e giudice” (S. Thom. d’Aq.).

La coscienza si rivela nel modo seguente: prima dell’azione, avverte e giudica. Dopo l’azione, tranquillizza o disturba, a seconda che l’azione sia stata buona o cattiva.

Caino e Giuda erano turbati dal rimorso di coscienza. Un giudice umano può essere corrotto o conquistato dalle lusinghe, dagli insulti o dalle minacce, ma il tribunale della coscienza mai!

(S. G. Cris.) La coscienza è dunque buona o cattiva.

Una buona coscienza rende allegri e scaccia la tristezza come il sole scaccia le nuvole (S. G. Cris.). Essa addolcisce tutte le amarezze della vita; assomiglia al miele che non solo è dolce di per sé, ma che addolcisce le bevande più amare. (S. Aug.) Una buona coscienza è un morbido cuscino. – Una cattiva coscienza rende arcigni ed inquieti; è un verme uscito dalla putredine del peccato (S. Th. d’Aq.) e che non muore (S. Marc. IX, 43). La cattiva coscienza avvelena tutte le gioie della vita; assomiglia alla spada di Damocle che pendeva da un capello sopra la sua testa durante il pasto, e la cui vista lo privava di ogni godimento. Chi ha la coscienza sporca è come un condannato a morte che, nonostante tutti i piaceri che gli sono stati concessi nelle sue ultime ore non riesce più ad essere sinceramente felice. (S. Bern.).

L’uomo può avere una coscienza delicata o una coscienza rilassata o ottusa.

La coscienza delicata avverte ogni più lieve mancanza; la coscienza ottusa appena delle più grandi. Una coscienza delicata è come una bilancia d’oro che rivela il minimo granelli di polvere; una coscienza ottusa assomiglia ad una bascuglia da fieno che si piega appena sotto il peso di una libbra. I Santi avevano una coscienza delicata; essi avevano paura della minima offesa fatta a Dio. I mondani hanno una coscienza lassa, quasi non si accorgono di ciò che è un evidente peccato mortale. Tuttavia, danno grande importanza alle sciocchezze; passano al setaccio il moscerino. (S. Matth. XXIII, 24). Un uomo con un carattere delicato di coscienza è un uomo coscienzioso, un uomo con una coscienza ottusa sarà un uomo senza coscienza. Un uomo può anche avere una coscienza larga (lassa) o una coscienza timorosa (scrupolosa). Chi ha una coscienza ampia considera leciti i più grandi peccati: il suo principio è: che una volta non è un abitudine, che una volta non conta, che sbagliare è umano, e così via. La sua vita depravata non gli permette più di ascoltare il rimprovero della sua coscienza, così come un uomo che vive vicino ad una cascata (o ad una ferrovia) diventa gradualmente si abitua gradualmente al loro rumore e poi dorme benissimo lo stesso. (S. Vinc. F.). Chi, invece, ha una coscienza scrupolosa, considera proibite anche le azioni permesse). Una persona scrupolosa è come un cavallo ombroso che si spaventa anche per l’ombra di un albero o di una pietra, come se fosse un leone o una bestia selvaggia, esponendo così l’intera carrozza che traina al massimo pericolo. La persona scrupolosa immagina pericoli anche dove non ce ne sono, e poi cade facilmente in una disobbedienza o nel peccato. (Scar.) La scrupolosità non viene ordinariamente dall’ignoranza, ma da una sensibilità malata che disturba la ragione: “La radice di tutti gli scrupoli è l’orgoglio”(S. Fr. S.). Ogni scrupoloso è timido e quindi non può diventare perfetto; assomiglia ad un soldato timido che non ha il coraggio di affrontare il nemico e si arrende alle armi prima dell’attacco. Una persona scrupolosa si ferma davanti ai suoi dubbi, perché sono come la pece o la colla che si aggrappano sempre di più (Scar.). La persona scrupolosa deve disprezzare i propri scrupoli e fare il contrario di ciò che i suoi scrupoli vietano (S. Alf.). Deve obbedire esattamente al suo confessore, altrimenti non guarirà e potrebbe impazzire. (S. Alf.). Lo scrupoloso deve diffidare del suo giudizio personale e del suo modo di vedere le cose e persino rinunciarvi completamente. In questo modo gli scrupoli che di solito sono il risultato dell’orgoglio e dell’ostinato attaccamento alle proprie idee. (Marie Lat.) Chi ha visto fare grandi cose per Dio, deve guardarsi dall’essere debole di cuore; se gli Apostoli fossero stati deboli di cuore, non avrebbero mai intrapreso la conversione del mondo. (S. Ign. Loy.).

Non si deve agire contro la propria coscienza, altrimenti si commette una colpa.

La coscienza non è altro che la legge applicata ai casi concreti; Chi agisce contro la propria coscienza agisce quindi contro la legge. S. Paolo dice che pecca chi agisce contro la propria convinzione. (Rom. XIV, 23). Pecca chi, per esempio di giovedì immagina che sia venerdì e tuttavia mangia volontariamente carne.

5. I COMANDAMENTI DI DIO NON TOLGONO IN NESSUN MODO LÀ VERA LIBERTÀ AGLI UOMINI.

Al contrario, li rendono indipendenti dalle creature, mentre il peccatore cade in una vergognosa schiavitù: è come un pesce preso all’amo. “Ovunque c’è lo Spirito di Dio, lì regna la libertà”. (II Corinzi III, 17). Il peccato ci rende schiavi, la virtù ci rende liberi. Da qui il motto: “Deo servire regnare est“. (Servire Dio è regnare). La libertà, infatti, non consiste nel poter fare tutto quello che ci pare. La libertà è limitata dai diritti del prossimo e consiste nel fare tutto ciò che sia permesso. Purtroppo oggi la parola libertà è abusata; alcuni la prendono come licenza e chiamano tirannia e dispotismo gli ostacoli posti dalle leggi alle loro inclinazioni malvagie. Altri vogliono la libertà per sé e la schiavitù per gli altri. Per questo motivo ci sono uomini che si definiscono liberali ma in realtà sono assolutamente intolleranti. Grillpartzer dice giustamente: “Imparate innanzitutto cosa significhi libertà, prima di scegliere quella parola come parola d’ordine, non solo per non diventare schiavo degli altri, ma anche per non far diventare gli altri vostri schiavi.

2. I 2 COMANDAMENTI DALL’AMORE.

1. I 2 COMANDAMENTI PIÙ IMPORTANTI SONO I 2 COMANDAMENTI DELL’AMORE, CIOÈ QUELLO DELL’AMORE DI DIO E QUELLO DELL’AMORE DEL PROSSIMO, PERCHÉ QUESTI CONTENGONO TUTTI GLI ALTRI.

Un giorno uno scriba chiese a Gesù Cristo quale fosse il primo di tutti i comandamenti, e Questi gli rispose: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore (con la volontà), con tutta l’anima (con l’intelligenza), con tutta la mente (con il sentimento e con tutta la tua forza (nelle azioni). Questo è il primo comandamento, ma il secondo è in tutto e per tutto simile al primo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso.” (S. Marco XII, 30). Già nell’A. -T. Dio aveva raccomandato negli stessi termini (Deut. VI, 5) l’amore di Dio e l’amore del prossimo (Lev. XIX, 18)..I due comandamenti dell’amore contengono tutti gli altri. Questo perché tutti i poteri dell’anima umana: ragione, comprensione, ecc. sono basati sull’amore. – La volontà e le azioni sono influenzate e dirette da esso, come risulta dalle parole di Cristo: come i rami di un albero crescono da un tronco comune, così i due comandamenti dell’amore generano tutti gli altri. Gli altri comandamenti specificano semplicemente ciò che quelli dell’amore richiedono. Gesù Cristo dice a questo proposito: “Questi contengono la legge e i profeti” (S. Matth. XXI1, 40). Nelle famiglie, nei paesi, negli Stati e nelle comunità, qualsiasi altra legge sarebbe superflua, se questa legge dell’amore fosse osservata ovunque e da tutti. (Àllioli).

Il comandamento dell’Amore di Dio contiene i primi 4 primi comandamenti del decalogo, e quello dell’Amore per il prossimo gli altri 6, con il precetto di fare opere di misericordia.

I primi quattro comandamenti si riferiscono a Dio. Come nostro Signore sovrano, Dio esige adorazione e fedeltà nel 1° comandamento, rispetto nel 2°; nel 3° servizio; nel 4° sottomissione ai suoi rappresentanti sulla terra. Gli altri sei comandamenti riguardano il nostro prossimo e ci proibiscono di fargli del male alla la sua vita (5° com.), alla sua innocenza (6° com.), alla sua proprietà (7° com.), al suo onore (8° com.), alla sua famiglia (9° e 10° com.). Il comando di Gesù Cristo di praticare le opere di misericordia (S. Matth. XXV, 31 e segg.) completa la seconda parte del decalogo che riguarda l’amore per il prossimo, perché prescrive di assisterlo nel bisogno. – Gesù Cristo, inoltre, dice chiaramente al giovane ricco, che gli ultimi sei comandamenti formano un tutt’uno, perché Egli enumera i comandamenti che riguardano il il prossimo, cominciando da quello che proibisce di uccidere. (S. Matth. XIX, 18; S. Luca. XVIII, 20) S. Paolo trova anche che, dal 5° al 10° comandamento, tutti formano una serie completa e metodica di leggi (Rom. XIII, 9).

2. CHI HA AMORE PER DIO E PER IL PROSSIMO ADEMPIE A TUTTI I PRECETTI E RAGGIUNGE LA VITA ETERNA.

Chi osserva i due comandamenti dell’amore osserva tutti gli altri, perché tutti i comandamenti sono contenuti in essi. Per questo San Paolo dice che: “La carità è la perfezione della legge”. (Rm XIII, 10). Senza amore per Dio e per il prossimo non c’è salvezza. S. Giovanni dice: Chi non ha la carità rimane nella morte (San Giovanni, III, 14). Chi vive senza carità è morto (S. Fr. de S.). S. Paolo dice: “Chi non ama Gesù Cristo sia anatema”. (I. Cor. XVI, 22). Per camminare ci vogliono due piedi, se vogliamo andare in cielo e raggiungere Dio, dobbiamo avere l’amore per Dio e per il prossimo. (S. Aug.) L’uccello può volare verso il cielo solo su due ali, e noi possiamo fare lo stesso solo sulle due ali dell’amore di Dio e del prossimo. – I beati in cielo amano Dio e si amano l’un l’altro. Se vogliamo andare in cielo, dobbiamo iniziare fin da ora ad amare Dio ed il nostro prossimo. Agostino disse a Dio: “Che cos’è l’uomo? Perché tu voglia essere amato da lui e lo minacci di una punizione così severa se non ti ama?

3. LA FACOLTÀ DI AMARE DIO ED IL NOSTRO PROSSIMO CI VIENE CONCESSA INSIEME ALLA GRAZIA SANTIFICANTE.

Da soli, non siamo in grado di amare Dio sopra ogni cosa. A causa del peccato originale, siamo come una palma trapiantata dalla sua terra d’origine alla nostra; essa cerca di dare frutti, ma non è in grado di produrre datteri maturi e gradevoli al gusto: può farlo solo in un clima più mite. È lo stesso per i nostri cuori: vorrebbero amare Dio, ma non ne hanno la forza; possono arrivare alla carità divina solo se vivificata dalla grazia dall’alto. (S. P. de S.) La volontà esiste in me, ma non posso da solo realizzarla, portarla a compimento. (Rom. VII, 18). È solo quando lo Spirito Santo entra in noi, con il Battesimo o con la penitenza, che Egli riversa in noi l’amore di Dio. Da qui le parole di San Paolo: “L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori dallo Spirito divino” (Rom. V, 5). L’amore per il prossimo entra nella nostra anima nello stesso tempo che l’amore per Dio (S. Aug.) L’amore di Dio e l’amore del prossimo sono una cosa sola; si differenziano solo per l’oggetto a cui si riferiscono. Sono due corsi d’acqua alimentati dalla stessa fonte, due rami dello stesso albero. Ecco perché Gesù Cristo ha dato lo 8. Spirito due volte ai suoi Apostoli (prima quando alitò su di loro e poi nel giorno di Pentecoste) affinché noi potessimo ricevere con lo Spirito Santo il duplice amore per Dio e per il prossimo. (S. Aug.). Lo Spirito Santo è stato mandato dal cielo, affinché Dio sia amato, e sulla terra, affinché il nostro prossimo sia amato (S. Onorio).

4. L’AMORE PER DIO È INSEPARABILE DALLAMORE PER IL PROSSIMO.

Come il seme contiene la pianta, così l’amore di Dio contiene l’amore del prossimo. I due comandamenti dell’amore sono tali che l’uno non può essere osservato senza l’altro. (S. Aug.) Per questo la Sacra Scrittura parla sempre e solo di “un solo comandamento dell’amore, a volte quello di Dio, a volte quello del prossimo, perché l’uno contiene l’altro.” (S. Aug.). – Se qualcuno dice: Io amo Dio, ma odia il suo fratello, è un bugiardo. (I. S. Giovanni IV, 20). Chi ama Dio non può odiare l’uomo, e chi odia l’uomo non può amare Dio. – La carità, cioè l’amore di Dio, è benevola, non invidia nulla e non pensa nulla di male. (I. Cor. XIII, 4-7). L’amore per il prossimo è la migliore pietra di paragone per l’amore di Dio. Chi nutre rancore nei confronti del suo prossimo anche uno solo, che lo odia, lo invidia, lo danneggia (sia nella salute, sia nell’innocenza, sia nella ricchezza o nel suo onore domestico, o chi non ama fare l’elemosina, non ama Dio. “L’ingiustizia è la prova che uno non possiede l’amore di Dio”. (S. Aug.) L’invidia è la prova che non si possiede l’amore di Dio (S. Efr.).

3. IL COMANDAMENTO DELL’AMORE DI DIO.

L’uomo è fatto in modo tale da provare un certo compiacimento di fronte a ciò che ha riconosciuto come buono e bello; questo piacere e il desiderio di possederlo si chiama amore.. Come si vede, l’amore è un atto della ragione, del sentimento e della volontà allo stesso tempo.

1. DOBBIAMO AMARE DIO, PERCHÉ GESÙ CRISTO LO COMANDA, PERCHÉ DIO È L’ESSERE PIÙ BELLO E PERFETTO, PERCHÈ CI ANA E CI COLMA DI BENEFICI.

.Gesù Cristo ci comanda di amare Dio: “Amerai il Signore, tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutte le tue forze ” (S. Marco, Xll, 30). – Dio è l’Essere più bello; se le cose terrene sono così belle, quale deve essere la bellezza del Dio che le ha create tutte. (Sap XIII, 3). Perché se ciò che non si possiede da se stesso non possiamo darlo agli altri. Chi dà credito di 100 scudi deve necessariamente prima averli lui stesso ed anche molto di più per poterne dare altrettanti. Dio deve quindi avere in sommo grado tutte le perfezioni che ammiriamo nelle creature. “Il motivo per amare Dio è Dio stesso” (S. Bern.) Dio attira a sé tutti i cuori e tutte le menti per la sua sovrana bellezza e incomprensibile bontà. – L’amore di Dio per noi si è manifestato soprattutto con l’invio del proprio Figlio sulla terra per salvarci. Gesù Cristo stesso ha detto: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo unico Figlio. unigenito” (S. Giovanni III, 16). Dio non ha mandato il suo Figlio come re della terra, ma sotto forma di schiavo, e non perché vivesse e morisse come un altro uomo, ma perché vivesse tra le fatiche del mondo e le persecuzioni e morisse su una croce (Alban. Stolz). Dio ci ha dato un Figlio che ha amato infinitamente. I genitori amano i loro figli tanto più quanti ne hanno di meno. A maggior ragione amano il loro unico figlio. Quanto più Dio deve aver amato il suo unico Figlio? Eppure lo ha sacrificato (Alb. Stolz). Supponiamo che un uomo stia passeggiando in riva al mare con suo figlio e il suo servo; quest’ultimo, per sbadataggine, cade in acqua e il padrone manda il figlio a salvarlo. Non è questo l’esempio più bello dell’affetto del padrone per il suo servo? E il servo non ricambierà l’affetto del padrone con l’affetto suo? Lo stesso vale per l’opera della Redenzione. Ecco perché Agostino grida: “Per salvare lo schiavo Voi, Signore, avete dato il vostro Figlio”. Da qui il consiglio di Giovanni: “Amiamo Dio, perché Egli ci ha amati per primo”. (I. S. Giovanni IV, 19). – Dio ci inonda di benedizioni, perché tutto ciò che amiamo viene da Lui. È lui che ci ha dato la vita, la salute, il cibo, il vestiario, il riparo e tutto ciò che ci è stato donato. Ciò che sono e quello che ho, Padre, mi è stato dato da te. Ogni dono perfetto viene dall’alto, dal Padre delle luci. (S. Giac. I, 17). Che cosa hai, o uomo, che tu non abbia ricevuto? (I. Cor. IV, 7). Il possesso ininterrotto di questi beni ci impedisce di apprezzarne il valore. Perciò dobbiamo spesso considerare coloro che ne sono privi, ad esempio i ciechi, i malati, i bisognosi. Vedremo in comparazione quanto siamo felici, e il nostro cuore sarà più infiammato dall’amore divino. Se dunque amiamo colui che ci fa un dono o che ci aiuta nel momento del bisogno, quanto più dobbiamo amare Colui che ci ha dato tutto ciò che siamo e abbiamo, che ha nominato gli Angeli per custodirci, che ci ha dato il sole, la luna e le stelle come nostri fari, e la terra come nostra casa, gli elementi, le piante e gli animali come cibo e per il nostro divertimento. I bambini e persino alcuni animali, come le cicogne, amano coloro che li hanno messi al mondo. Chi non ama il suo Creatore è quindi peggiore di un animale. La sola considerazione di ciò che Dio ha fatto per noi dandoci la vita ci impone di amare il nostro Creatore sopra ogni cosa (S. Bas.).

2. DIMOSTREREMO DI AMARE DIO SE LO DESIDERIAMO CONTINUAMENTE, SE FUGGIAMO DA TUTTO CIÒ CHE CI SEPARA DA LUI, SE LAVORIAMO PER LA SUA GLORIA E SE ACCETTIAMO CON SOTTOMISSIONE CIÒ CHE VIENE DA LUI.

Un bambino ama il suo libro illustrato, ci pensa spesso e lo guarda con piacere, lo loda ed è molto grato alla persona che glielo ha regalato. Lo stesso vale per l’uomo che ama Dio. È un errore credere che l’amore per Dio sia solo una questione di sentimento, una certa soddisfazione o gioia nel possedere Dio; al contrario, è un atto dell’intelligenza e della volontà. L’uomo riconosce Dio come Bene sovrano e lo pone al di sopra di tutte le creature. (Atto di intelligenza). La conseguenza di questo apprezzamento è l’aspirazione a possedere questo Bene sovrano, evitando il peccato e vivendo una vita gradita a Dio (Atto di Volontà). L’amore di Dio è dimostrato più dalle azioni che dai sentimenti. (Marie Lat.) L’amore di Dio non consiste in consolazioni sensibili, senza le quali Nostro Signore non avrebbe amato il Padre suo (S. Fr. S.) L’amore di Dio si chiama anche amore santo. Bisogna distinguere tra l’amore naturale, ad esempio l’amore che i genitori hanno per i figli, e l’amore santo, poi l’amore sensuale che si riferisce al corpo.

1. Chi ama Dio pensa a Lui continuamente, ama parlare di Lui e sentirne parlare.

L’amore è l’attrazione verso un oggetto con il desiderio di unirsi ad esso. Per questo motivo noi pensiamo continuamente a ciò che amiamo. Ecco perché Gesù Cristo ci dice: “Dov’è il tuo tesoro, là è anche il tuo cuore”. (S. Matth. VI, 21). L’anima che ama Dio compie tutte le sue opere con la giusta intenzione. Ogni opera è compiuta con la buona intenzione di onorarlo; assomiglia a una nave che naviga in diverse direzioni, ma la cui bussola punta sempre a nord. (S. Fr. di S.); o ai corpi terrestri che sono sempre attratti verso il centro della terra. Chi ama Dio fa delle preghiere giaculatorie durante il suo lavoro. Ad esempio, Gesù, mio Dio, ti amo sopra ogni cosa (Indulg. per 50 giorni). – per la maggior gloria di Dio (S. Ignat.). Tutto per l’onore del mio Dio, per aumentare la sua lode e la sua gloria (B. Clém. Hofbauer). Il mio Dio e il mio Tutto (S. F. d’Ass.). Chi ama Dio è come gli Angeli che godono continuamente della vista i Dio. (S. Bonav.) Considera sprecato tutto il tempo che non impiegate ad amare Dio (S. Bern.) – Chi ama Dio ama parlare di cose divine, perché la bocca parla dell’abbondanza del cuore (S. Matth. XII, 34). La lingua rivela i desideri del cuore, perché la bocca ruba i pensieri del cuore e li rende noti (S. Efr.). Tuttavia, le parole di un uomo infiammato dall’amore di Dio sono spesso accolte con ironia dai suoi simili; l’espressione di questo amore sembra barbara agli occhi di chi non lo ama (S. Bern.). Chi ama Dio ama sentir parlare di Lui, da cui le parole di Gesù Cristo: “Chi è da Dio ascolta le sue parole” (S. Giovanni, VIII, 47).

2. Chi ama Dio rifuggebdal peccato e non attacca il suo cuore ai beni e alle gioie della terra.

Chi ama Dio evita il peccato che lo separa da Lui. “Se uno mi ama – dice Gesù Cristo – osserverà la mia parola” (S. Giovanni XIV, 23). Chi ama Dio trema di fronte al timore di Dio, ma non di fronte al castigo, perché chi ama non ha alcun castigo da temere. Ecco perché san Giovanni dice: “L’amore perfetto dissipa ogni paura”. (San Giovanni IV, 18). – Un uomo che ha troppo caldo si toglie i vestiti ed un uomo infiammato dall’amore divino si spoglia del desiderio di beni e piaceri terreni.- La morte separa il corpo dall’anima e l’amore di Dio separa l’anima dalle cose sensibili. (S. Gr.) L’amore divino e l’amore per il mondo non possono coesistere nella nostra anima.

3. Chi ama Dio lavora volentieri per la sua gloria.

Se qualcuno compra un libro che gli piace, esorta anche i suoi amici a procurarselo; vuole che venga distribuito. Così è per la persona che ama Dio. Egli desidera che sia sempre più conosciuto e amato dagli uomini. “Lo zelo è l’effetto dell’amore. Chi non ha zelo, non ama”. (S. Aug.) Chi ama Dio si desola e addirittura si ribella quando gli uomini lo offendono: così Mosè nella sua ira, distrusse le tavole della legge alla vista degli adoratori del vitello d’oro (Esodo XXXIII, 32). D’altra parte, chi ama Dio si rallegra nel vederlo glorificato (Fil. I, 18). Egli fa tutti gli sforzi possibili per recuperare i perduti. Quali difficoltà hanno superato gli Apostoli e i missionari per annunciare il Santo Vangelo? Cosa fece Monica per riportare in vita suo figlio Sant’Agostino! È anche l’amore di Dio che ispira gli Angeli a salvare l’umanità; è questo stesso amore che ci ispira a pregare: “Sia santificato il tuo nome”.

4. Chi ama Dio lo ringrazia per i suoi benefici e accetta volentieri le sofferenze che egli manda.

Una lettera di un amico è sempre un piacere, per quanto doloroso possa essere l’evento della consegna. Allo stesso modo, chi ama Dio accetta volentieri ciò che Egli gli manda, siano esse benedizioni o sofferenze. Dopo una benedizione, si comporta come Noè che esce dall’arca (Gen. VIII), come il lebbroso guarito (S. Luc. XVII, 16), come i tre giovani nella fornace (Dan. III) e non come il corvo che non tornò nell’arca e dimenticò colui che lo aveva nutrito (Gen. VIII, 6). Chi ama Dio non dimentica la preghiera della sera, né quella prima e dopo i pasti. Deve essere sempre grato anche per la più piccola benedizione. L’ingratitudine è sempre il segno della bassezza di un cuore. – Dovremmo addirittura, come Giobbe (I, 21), accettare di buon grado le prove che Dio ci manda. S. Paolo era gioioso nonostante tutte le sue pene (II Cor. VII, 4); gli Apostoli e i martiri sono morti con gioia, ed il motto di santa Teresa era: “Signore, soffrire o morire! Chi ama Gesù, ama anche la croce. (S. F. de S.) Quanto più grande è il nostro desiderio di soffrire e di essere umiliato per Dio, più grande è il nostro amore per Lui; questo desiderio è il segno più sicuro di questo fuoco celeste. (S. Vinc. de P.). Dio assomiglia al girasole che, anche nei giorni bui, si volge verso il sole. (S. Fr. de S.). Chi, invece, non ama Dio è uno stolto che considera tutti i fastidi di questa vita, come se fossero diretti contro di lui personalmente. (Sap. V, 21).

5. Chi ama Dio ama anche il suo prossimo.

Chi ama il Creatore ama anche le creature (1. S. Giovanni V, 1); ama il prossimo, perché quest’ultimo rappresenta Gesù Cristo stesso, come lo indicano le sue parole al Giudizio Universale. (Mt. XXV, 40); non ama solo i giusti, ma anche i peccatori. “Il peccato non deve essere confuso con il peccatore. Dobbiamo odiare il peccato sull’esempiodi Dio, ma amare il peccatore. (Mar. Lat.). Chi ama Dio ama anche gli Angeli, i Santi e le anime del Purgatorio. Solo i dannati devono essere esclusi dalla carità ed odiati, come li odierà Dio. (Mar. Lat.).

3. DOBBIAMO AMARE DIO CON TUTTE LE NOSTRE FORZE E SOPRA OGNI COSA.

L’amore per Dio deve quindi essere un amore speciale, un amore di preferenza. (S. Th. d’Aq.) Per questo Gesù Cristo non dice semplicemente: “Amerai Dio, ma amerai Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutto il tuo essere, con tutto il tuo cuore, e con tutte le tue forze”(S. Marco 12). L’unica misura dell’amore di Dio è che è senza misura. (S. Bern.).

Amiamo Dio con tutte le nostre forze, se mettiamo in relazione i nostri pensieri, le nostre parole e le nostre azioni a Dio (S. Th. d’Aq.). Dobbiamo quindi pensare a Dio quando ci alziamo, quando ci vestiamo, quando ci laviamo, quando mangiamo, quando lavoriamo, ecc. Tutte le creature, anche le più piccole (il canto degli uccelli, il profumo dei fiori, la musica, ecc.) offrono a chi ama Dio l’opportunità di pensare alla gloria del Creatore. L’universo parla un linguaggio silenzioso ma comprensibile a chi ama Dio. (S. Aug.).

Si ama Dio soprattutto se si è pronti a sacrificare tutto non appena lo richieda.

Dio è il nostro fine ultimo; le creature sono solo mezzi per questo fine. Per questo è nostro dovere sacrificarle se Dio lo richieda. Dobbiamo sacrificare la nostra vita per Dio, come i giovani di Babilonia; dobbiamo essere pronti a lasciare i nostri figli per Dio, come Abramo; sì, un padre deve anche essere pronto a sacrificare il suo unico figlio, come Abramo per Isacco. Dio è come un tesoro o una perla preziosa che si può ottenere solo a prezzo di tutto ciò che si possieda. (Matth. XIII, 46), Per questo Dio mette alla prova l’uomo giusto per vedere se lo preferisce davvero alle cose che passano. (Deut. XIII, 3). Tuttavia, Dio a volte si accontenta della nostra buona volontà (S. Fr. de S.). Egli non sempre toglie l’oggetto amato, quando si è disposti a sacrificarlo. Così fece con il sacrificio di Abramo sul Monte Moriah. – Chi si addolora troppo per le sue disgrazie non ama Dio sopra ogni cosa. Anche chi trascura la pratica delle buone azioni per rispetto umano non ama Dio, perché preferisce l’approvazione degli uomini a quella di Dio. Se l’uomo accetta ingiurie e punizioni per una creatura che amano, cosa non dobbiamo soffrire per amore di Dio?

È lecito amare anche le creature, ma solo per amore di Dio.

È quindi lecito trarre piacere dalle creature, usandole come mezzo per servire l’Altissimo; dobbiamo amare il Creatore nelle creature e non le creature per se stesse. Possiamo – dice San F. de Sales – amare altri oggetti, ma a condizione che non ce ne sia uno solo che non amiamo in Dio e per Dio. Dio è chiamato il Dio geloso (Es. XX, 5), perché non tollera alcun amore diverso dal suo. Egli vuole essere o il re dei nostri cuori o niente. (S. Fr. de S.). Dio non permise al pio Giacobbe di amare troppo suo figlio Giuseppe, lo portò via temporaneamente; più tardi fece lo stesso con Beniamino. Dio fa lo stesso con noi oggi. Gesù Cristo dice: “Chi ama il proprio padre e sua madre più di me non è degno di me.(S. Matth. 37). S. Agostino dice: “Ama troppo poco Dio chi ama una creatura al di fuori di Lui, a meno che non la ami per Lui. – “Se sapessi – dice San F. de Sales – che nel mio cuore c’è la più piccola inclinazione che non sia né di Dio né per Dio, la distruggerei immediatamente, perché preferirei non vivere piuttosto che non appartenere completamente a Dio” – Come il corpo muore se è staccato, così muore l’anima. Così la minaccia del profeta contro i Giudei idolatri: “I loro cuori sono stati divisi, ma è giunto il tempo della loro desolazione”, dimostra che l’anima di chi non ama Dio muore. Chi non ama Dio con tutto il cuore è morto.

4. L’AMORE DIO CI È UTILISSIMO: QUESTO DIMOSTRA CHE DIO GIÀ IN QUESTO MONDO, ILLUMINA LA NOSTRA RAGIONE. RAFFORZA LA NOSTRA VOLONTÀ E CI OTTIENE IL PERDONO DEI PECCATI, LA PACE DELLANIMA E MOLTI SLTTI FAVORI R DOPO LA MORTE, LA GIOIA DEL CIELO.

La concupiscenza è la radice di ogni male, mentre il vero amore è la radice di ogni bene (S. Aug.). L’olio è il simbolo dell’amore di Dio, galleggia, illumina, calma il mare e addolcisce tutto: lo stesso vale per l’amore di Dio. Anche il fuoco agisce come la carità; si eleva, illumina, riscalda e purifica. Anche l’oro è simbolo dell’amore divino (Sal. XLIV, 10). – Chi ama Dio possiede il S. Spirito che lo unisce a Dio. “L’amore di Dio lo rende presente nei nostri cuori come in cielo” (S. Aug.). Amate Dio e lo possederete, perché non si può amare Dio senza possederlo, mentre le cose terrene, come l’oro e gli onori, possono essere amate senza essere acquistate (S. Aug.). Gesù Cristo ha detto: “Chi ama me sarà amato dal Padre mio, e noi verremo a lui e faremo la nostra casa con lui. (S. Giov. XIV, 23). S. Giovanni dice anche: “Chi ama Dio vive in Dio e Dio in lui” (XIV, 23). L’amore di Dio e la grazia santificante sono dunque inseparabili, dove c’è l’uno c’è anche l’altro. Chi ama Dio è già in cielo quaggiù e possiede già il cielo se ama da Cristiano. Non è così dell’anima come per il corpo: se il corpo volesse salire in cielo, dovrebbe cambiare posto. Ma per elevare il cuore al cielo basta volerlo: amare è già essere beati (S. Aug.). Non dobbiamo quindi chiederci se siamo graditi a Dio, ma se ci compiacciamo in Dio (S. F. de S.). – Chi ama Dio ottiene, attraverso lo Spirito Santo che abita in lui, la luce della comprensione, la forza di volontà, il perdono dei peccati e la vera pace dell’anima. – La nostra anima è come uno specchio che riflette gli oggetti che le vengono presentati. (Diez). Se rivolgiamo la nostra anima verso l’amore di Dio, la divinità risplenderà, essa cioè capirà meglio le cose divine, sarà illuminata. La sapienza consiste nell’amore di Dio (Sir. I, 14). Non ci si rende conto della dolcezza del miele se non gustandolo, e si conoscerà Dio solo se si gusta il suo amore. (S. Ch. B.) L’amore è il manuale di tutta la teologia. Ad uomini ignoranti.come San Paolo eremita, Sant’Antonio e San Francesco, ha dato loro la conoscenza di Dio..(S. Fr. de S.). S. Domenico amava dire: “Ho imparato più dal libro dell’amore che da tutte le Sacre Scritture”. (Corn. a L.) Il ferro rovente è facile da forgiare, un’anima infiammata dall’amore di Dio è più sensibile alle ispirazioni dello Spirito Santo. – Niente dà più forza e coraggio dell’amore. L’amore materno della gallina, altrimenti impaurita, la porta, quando i suoi pulcini sono in pericolo, a difenderli anche contro gli uomini. Una madre che ama i suoi figli non teme la fatica. L’amore per la caccia, la pesca ecc. rende un uomo insensibile alla fatica che accompagna questi esercizi, l’Amore sopporta tutto e soffre tutto (1. Cor. XIII, 7). Le cose che ci piace fare non costano alcuna pena, perché si ama anche la pena. (S. Aug.) Se l’amore naturale dà già. simili forze, che dev’essere dell’amore divino? “Se amate Dio, sarete capaci delle più grandi cose (Mar. Lat.). Grazie all’amore di Dio, otteniamo il perdono dei nostri peccati . Gesù Cristo disse della Maddalena peccatrice: “Molti peccati le saranno perdonati, perché ha molto amato (S. Luc. VII, 47). L’amore copre la moltitudine delle colpe. (I. S. Pietro IV, 8). Il fuoco consuma la ruggine, e la carità consuma la ruggine del peccato (S. Bon.). Nulla pulisce più rapidamente un terreno pieno di rovi e spine di un fuoco, così come una sola scintilla di amore divino purifica la nostra anima da tutte le sue colpe. L’amore di Dio non tollera nemmeno la vicinanza del male (S. G. Cr.). Lo Spirito ritorna nell’anima di chi ama Dio, inondandola di pace soprannaturale. Lo Spirito Santo Spirito Santo è il Consolatore. (S. Giovanni XIV, 26). Chi ama Dio si sente penetrato dalla sua presenza, e questo gli dà più piacere di di tutte le gioie del mondo. Solo chi ama Dio possiede la vera pace dell’anima. (S. Th. d’Aq.). Chi ama è gioioso e chi non ama trema. (Th. Kemp). Chi ama Dio ha la vera pace, perché la sua volontà è conforme alla sua. Questa conformità e questa pace sono una cosa sola (Mar. Lat.) Attraverso la carità otteniamo da Lui molti favori divini. Diversi santi, ad esempio, hanno avuto rivelazioni celestiali. Questo è il significato della promessa di Gesù Cristo: Chi mi ama, il Padre mio lo amerà e io lo amerò e mi rivelerò a lui. (S. Giovanni XIV, 11). È per questo che i Santi hanno avuto apparizioni di di Gesù Cristo, della Beata Vergine, di Angeli o di altri Santi (Dio è apparso accompagnato da due Angeli ad Abramo, un altro Angelo gli apparve al momento del sacrificio di Isacco; l’arcangelo Raffaele apparve a Tobia; gli Angeli sono apparsi spesso alla Beata Vergine e a San Giuseppe. S. Stefano, mentre veniva lapidato, vide il cielo aperto), oppure ottennero straordinarie luci interiori e consolazioni che nessuno al mondo avrebbe potuto dare loro, oppure le loro preghiere venivano prontamente esaudite. Gli amici si confidano i loro segreti, affinché il loro affetto reciproco si rafforzi (Hurter); anche Dio confida i suoi segreti a coloro che lo amano per accrescere il loro amore per Lui, Per questo motivo Gesù Cristo disse una volta ai suoi Apostoli: “Vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho annunciato a voi.” (S. Giovanni XV, 15). S. Paolo ha detto: “Sappiamo che tutte le cose concorrono al bene di coloro che amano Dio”. (Rm VIII, 28). Anche la sofferenza serve al bene di chi ama Dio. Le prove di Giuseppe, le disgrazie di Giacobbe e Tobia, hanno dato loro la gioia più grande. “Dio si prende cura delle preoccupazioni di chi ha tutti i pensieri rivolti a Lui.” (S. F. de S.) – Attraverso l’amore di Dio otterremo le gioie del cielo. S. Paolo dice: “L’occhio dell’uomo non ha visto, l’orecchio non ha udito, né il suo cuore ha sperimentato ciò che Dio ha in serbo per coloro che ama”. (I. Cor. Il, 29). “L’uomo che ama Dio è ricco di opere buone. Il fuoco è insaziabile e si espande sempre di più, e non appena un’anima viene invasa dall’amore di Dio, è instancabile nell’esercizio delle opere buone (Scar.). Così San Paolo ci dice: “L’amore di Dio ci pressa” (II Cor. V, 14). L’amore di Dio durerà per tutta la vita (I. Cor. XIII, 8). Vedere Dio e amarlo sono inseparabili in cielo; non si può vedere un bene così grande senza necessariamente amarlo (S. F. de S.) L’amore è nel mondo degli spiriti beati ciò che la gravità è nel mondo materiale. Il centro verso cui tutto converge è Dio (S. Bonav.). – Chi ha gustato il piacere e la dolcezza della carità, perde gradualmente le gioie del mondo (S. Alfonso).

5. DALLA GRANDEZZA DEL NOSTRO AMORE PER DIO DIPENDERÀ IL VALORE DELLE NOSTRE OPERE BUONE ED IL GRADO DELLA NOSTRA FELICITÀ ETERNA.

Le nostre opere avranno un valore tanto maggiore quanto più le praticheremo con maggiore carità. (S. F. de S.) Dio considera meno la grandezza dell’opera che la grandezza dell’amore. Le opere di minore importanza fatte con un maggiore amore di Dio hanno ai suoi occhi un merito molto più grande delle grandi opere fatte con una carità mediocre. Il contributo della povera vedova era più prezioso per Lui che tutti i doni dei ricchi (S. Marco XII, 14). Infatti, come dice S. Bonaventura: “L’amore è la spezia delle buone azioni. Più si possiedono in sé di queste spezie, più le nostre opere sono gradite al gusto di Dio. Ogni opera che non è fatta per amore di Dio è priva di merito. – Paolo dichiara che il dono delle lingue, le scienze, il dono dei miracoli e delle profezie, le elemosine e le mortificazioni non hanno alcun valore se manca la carità. (I. Cor. XIII, 1-3). Le buone opere senza la carità sono come una lampada senza olio (S. Matth. XXV, 8). La luna trae il suo splendore dal sole e non ha brillantezza senza il sole, allo stesso modo la virtù senza amore di Dio è senza merito (S. Bern.). I cibi senza condimento non hanno sapore, così le nostre opere, se manca l’amore, non sono di gradimento di Dio (S. Bon.). La nave non può navigare senza vele, e tutte le nostre azioni sono infruttuose senza amore. (S. Cris.) – La nostra felicità sarà tanto più grande quanto più grande è il grado del nostro amore quando moriremo. Più abbiamo amato, più saremo glorificati in cielo. (S. Fr. de S.) Anche un padre dà di più a colui che gli ha dimostrato più affetto. S. Agostino dice: “l’amore è il peso dell’uomo”. Questo significa che più si ama, più si ha valore davanti a Dio. – Già su questa terra riceve più grazie. Gli vengono perdonati più peccati. Ecco perché il Salvatore disse della Maddalena in casa di Simone: “Molti peccati le saranno perdonati, perché ha molto amato. Poco sarà perdonato a chi ama poco (S. Luc. VII). Chi ha maggiore carità giunge a una conoscenza più perfetta di Dio. Così è per il fuoco: più brucia, più la sua luce è brillante (Card. Hugo). Quanto più amiamo Dio, tanto più siamo sensibili (Mar. Lat.) Se amate Dio, siete più ricchi di coloro che possiedono tutti i tesori della terra e non lo amano (id.): Siete ricchi dietro a Dio (S. Luc. XII, 21). Chi non ama Dio è povero, nonostante tutti i suoi titoli e le sue qualità (S. Bas.); tra i Santi, invece, ci sono molti che non hanno brillato sulla terra per la loro situazione. (Col. II, 3-4).

L’amore di Dio può essere accresciuto dalla meditazione delle perfezioni e benedizioni di Dio, dal distacco dalle cose terrene e da frequenti atti di carità.

Il fuoco si mantiene aggiungendo legna o carbone; l’amore divino si mantiene meditando le verità divine. (S. Lor. Giu..) Soprattutto, la meditazione delle sofferenze di Gesù Cristo ha lo scopo di sviluppare questo amore in noi. (S. Fr. de S.) Anche nella gloria celeste la morte del Salvatore è la migliore scuola d’amore. Nella gloria celeste la morte del Salvatore sarà il motivo più potente per la carità degli uomini. (id.) – Anche il distacco dalle cose di questo mondo contribuisce ad accrescere l’aumento della carità. La legna brucia meglio quando è più secca e meno umida, così la fiamma dell’amore divino incendia tanto più le nostre anime quanto più esse sono distaccate dai vizi (Scar.). Proprio come una pietra che non incontra ostacoli, cade direttamente al centro della terra, allo stesso modo la nostra anima si innalza direttamente verso Dio, il suo centro e la sua meta, se ci liberiamo di tutte le catene che la legano alla terra. (Rodr.) La diminuzione della concupiscenza porta ad un aumento dell’amore (S. Aug.). Anche noi dobbiamo produrre spesso atti di carità. Ogni facoltà si sviluppa attraverso l’esercizio, così la facoltà di amare Dio si perfeziona con la ripetizione di atti di carità. S. Francesco d’Assisi ripeteva spesso, giorno e notte, queste parole: “Mio Dio e mio tutto”. Questi atti di carità sono tanto più importanti perché sono un dovere imposto dalla legge dell’amore (S. Thom. Aq.). Colui che non produce atti di carità trasgredisce il dovere dell’amore. “Chi, dunque, per un mese non produce atti di carità, non è scusato di peccato mortale (S. Alf.). Sicome Dio è immenso, l’amore per Lui deve essere sconfinato. (S. Leone M.) L’amore assomiglia a un cerchio, perché non ha fine. (S. Dion. l’Ar.) Tuttavia l’amore non aumenta necessariamente in modo sensibile, l’anima diventa solo più abile nell’amare con l’esercizio dell’amore” (S. Th. d’Aq.).

L’amore di Dio si perde per colpe gravi.

Quando le nubi dell’uragano si alzano nel firmamento, il sole cessa di splendere e di riscaldare; lo stesso è dell’amore divino nell’anima peccatrice, (S. Th. d’Aq.) Un getto d’acqua spegne all’istante il fuoco fisico, e il peccato mortale il fuoco dell’amore divino. Chi ha perso l’amore di Dio si è allontanato da Lui verso le creature. – Solo il peccato è in grado di privarci della carità. Per questo San Paolo dice: “Sono certo che né la vita né la morte, né gli Angeli né i principati né le potenze, né le cose presenti, né le cose future, né alcuna creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio (Rm VIII, 38).

IL CONTRARIO DELL’AMOR DI DIO, L’AMORE PER IL MONDO

Per quanto crudele e malvagio possa essere un uomo, il suo cuore avrà sempre un certo affetto per qualche creatura, la sua stessa natura lo porta ad esso. Chi non ama Dio al di sopra di tutto, amerà necessariamente una creatura al di  sopra di ogni altra cosa

1. CHI PREFERISC L’ORO, IL BUON CIBO, GLI ONORI TERRENI SOPRA OGNI SLTRA COSA, È POSSEDUTO DA UNA UN AMORE MONDANO.

L’amore per qualsiasi creatura non è di per sé un peccato. Diventa peccato solo quando quella creatura viene preferita al Creatore. (Marie Lat.). Chi ama una creatura sopra ogni altra cosa è un figlio del tempo. Tutti i figli del secolo sono idolatri (Ef. V, 5); essi dedicano alla creatura l’amore dovuto al Creatore, uno all’oro, come Giuda; un altro al buon cibo, come il ricco epulone e molti altri che non conoscono altro dio che il proprio ventre (Fil. III, 19); uno agli onori, come Assalonne, un altro ai piaceri terreni, come Salomone: altri al bere, al gioco d’azzardo, ecc. Tutti assomigliano ai Giudei che danzavano ai piedi del Sinai intorno al vitello d’oro. La massima dei figli del secolo è che bisogna godersi la vita, perché si vive una volta sola, pertanto: “Mangiamo e beviamo, perché domani dobbiamo morire” (Eccl. XXII, 13). Da qui le parole di San Paolo: “La sapienza di questa terra è stoltezza davanti a Dio”(I Cor. 111, 19). – I figli del mondo sono i più colpevoli di alto tradimento, perché hanno vigliaccamente abbandonato il loro Supremo Sovrano.

2. L’AMORE PER IL MONDO PORTA A PERDERE LA GRAZIA SANTIFICANTE E LA BEATA ETERNITÀ.

L’uomo terreno non ha la grazia santificante. Lo Spirito di Dio non abita in un uomo carnale (Gen. VI, 3). La colomba non si riposa nel fango né su un cadavere; allo stesso modo lo Spirito Santo non abita in un’anima colpevole e carnale. (S. Amb.) La colomba ama la pulizia, vuole che il suo piumaggio sia immacolato e si compiace vicino a fonti di acqua pura, così è per lo Spirito Santo (S. F. de S.). Colui che è puro per eccellenza non può abitare in un cuore sporcato dal peccato. Come può Dio riempire il vostro cuore di miele se è già pieno di aceto? Deve prima essere svuotato e accuratamente purificato. (S Aug) Chi non ha lo Spirito Santo, cioè la veste nuziale della grazia santificante, sarà gettato nelle tenebre esterne. (S. Matth. XXII, 12). Ecco perché Gesù Cristo minaccia l’uomo terreno di dannazione eterna. Egli dice: “Chi ama la propria vita (cioè chi cerca di goderne troppo) sarà condannato alla dannazione eterna”. (S. Giovanni XII, 25). E aggiunge: “Guai a voi che siete sazi, perché avrete fame! Guai a voi che ridete ora, perché allora sarete tristi e piangerete.” (S. Luc. VI, 25). Come una nave che getta l’ancora sulla terraferma non può navigare verso il porto, così l’uomo che ama le cose terrene non può raggiungere il porto della salvezza. “Scegli: vuoi amare la terra ed essere perduto, o amare Gesù Cristo e vivere in eterno? (S. Aug.). Non vivere per questo mondo, per non perdere la vita eterna (S. Aug.). Chi vuole divertirsi con il demonio in questo mondo non potrà rallegrarsi di Gesù Cristo nell’altro mondo. (S. P. Chr.) Chi dissipa la vita eterna per un piacere passeggero è uno stolto (S. Bonav.).

3. L’AMORE PER IL MONDO ACCECA L’UOMO E LO ALLONTANA DA DIO.

L’amore per il mondo acceca lo spirito dell’uomo. Quando l’anima è separata da Dio dagli oggetti terreni, è nelle tenebre, come la luna quando la terra si frappone tra essa ed il sole. (C. Hugo). Proprio come il vecchio Tobia fu accecato dagli escrementi di una rondine, così l’anima è accecata dalle preoccupazioni terrene. (S. Cris.). Così i figli del mondo non hanno gusto per gli insegnamenti del Vangelo; li chiamano stoltezza (I. Cor. II, 14). Come i raggi del sole non possono penetrare nell’acqua fangosa, così la luce dello Spirito Santo non penetrerà mai nell’anima dell’uomo terreno. Chi non ama Dio, dice San Giovanni, non lo conosce. (I. S Giovanni IV, 8). Attraverso l’amore terreno, l’uomo si è allontanato da Dio. La terra è come un bastone ricoperto di colla, l’uccello, che vi si posa diventa incapace di alzarsi in volo (S. Nil.) Le preoccupazioni terrene soffocano la parola di Dio in Dio nell’uomo carnale, come le spine soffocano il seme (S. Matth X III, 22). I figli del mondo sono gli invitati di cui parla il Vangelo, che hanno rifiutato di partecipare al banchetto di nozze, alcuni a causa delle loro mogli, altri a causa dei loro poderi, altri a causa dei loro buoi (S. Luc. XIV, 16).

4. L’AMORE PER IL MONDO FA PERDEEE LA PACE INTERIORE E CI FA TEMERE LA MORTE.

Un uomo terreno non ha pace interiore. Un illustre poeta disse giustamente: “L’uomo ha solo l’inquietante scelta tra la felicità sensuale e la pace interiore”. L’una non può sussistere con l’altra. Il cuore che aspira solo ai piaceri terreni non può soddisfare se stesso più di quanto possa riempire un barile senza fondo. (Ld. Gren.) I figli del secolo, non possedendo mai la pace interiore, cercano di ottenerla variando i loro piaceri, proprio come un paziente che soffre di insonnia cambia continuamente posizione nel suo letto, sperando di trovare il sonno. (S. Gr. M.) Solo Gesù Cristo ci darà la vera soddisfazione. Egli dice ai suoi Apostoli: “Vi lascio la mia pace, vi do la mia pace, ma non come la dà il mondo. (S. Giovanni XIV, 27). S. Agostino esclama: Il nostro cuore è inquieto e agitato finché non riposi in te, Signore”! – L’uomo terreno teme tanto la morte, perché poi dovrà rinunciare al suo idolo, ed è la fine della felicità a cui aspira. Così i figli del mondo sentono già le conseguenze della morte e muoiono sempre nell’angoscia e nella disperazione. I prigionieri vivono nella paura costante, ma questa paura aumenta quando vengono portati davanti al loro giudice. Lo stesso vale per il peccatore; egli vive in una paura continua, ma questa paura diventa molto più forte quando l’anima, separata dal corpo, è costretta a comparire davanti al Giudice supremo (S. Cris.). I pesci presi all’amo sentono la loro sofferenza solo quando vengono tirati fuori dall’acqua; lo stesso vale per chi è preso nella rete dell’amore del mondo; è nella sua ultima ora che ha le pene più amare. (L. de Gren.) Se le gioie che il diavolo vi promette sono già mescolate a tante amarezze, quali tormenti ha in serbo per voi per l’eternità?

5. L’amore per il mondo porta all’odio per Dio e per i suoi servi.

È impossibile che un uomo che ama le cose della terra possieda l’amore di Dio. Un anello che cinge un dito non ne può cingere allo stesso tempo un altro. E il cuore umano incatenato dall’amore per un oggetto terreno non può allo stesso tempo amare Dio. (L. de Gren.). S. Giovanni dice: “Se qualcuno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui. (1 Giovanni II, 15). Non possiamo guardare il cielo e la terra dallo stesso punto di vista. (S. Giovanni Clim.) L’uomo terreno arriva ad odiare Dio e le cose divine. Ecco perché Gesù Cristo ha detto: “Non si possono servire due padroni, perché amerete l’uno e odierete l’altro, oppure vi sottometterete all’uno e disprezzerete l’altro. (S. Matth. IX, 24). Così conosciamo il valore di un uomo quando lo ascoltiamo ingiuriare i Sacerdoti e deridere le cose divine. – I figli del mondo sono nemici di Dio. Chi vuole essere amico di questo mondo sarà nemico di Dio. (S. Giac. IV, 4). Se dunque non vuoi essere nemico di Dio, sii nemico di questo mondo. (S. Aug.).

6. L’amore del mondo cessa con la morte.

L’amore terreno dura solo per un certo periodo di tempo, perché o sarete voi ad allontanarvi dall’oggetto che amate, oppure l’oggetto che amate vi sarà tolto.
Non bisogna mettere il vostro amore dove l’amante e l’oggetto amato possono scomparire, ma solo amare ciò che dura per l’eternità. (S. Aug.) Non attaccate mai il vostro cuore alle cose terrene. Un vero servo di Dio non è più attaccato ai suoi beni di quanto lo sia ai suoi vestiti, che indossa e toglie a suo piacimento; il cattivo Cristiano, invece, sta con loro come un animale con la sua pelle. – Il vero Cristiano deve assomigliare all’aquila che sta continuamente sulle vette e scende solo per cercare il suo cibo. (S. Ign. de Loy.). Egli deve assomigliare agli alberi che affondano le loro radici solo nella terra, ma i loro rami arrivano fino al cielo. Non bisogna aspirate alle cose terrene se non solo nella misura in cui vi sono necessarie. Tutte le vostre aspirazioni devono essere rivolte alle cose eterne. (S. Bem.). Noi dobbiamo cercare ciò che è in alto (Col. III, 1). Scegliete come amico Colui che non vi abbandonerà quando tutti vi abbandoneranno. (S. Th. de Const.).

IL CATECHISMO DI F. SPIRAGO (XXII)