LA PREGHIERA DI PETIZIONE (3)

LA PREGHIERA DI PETIZIONE

P- B. LAR – RUCHE

LA PREGHIERA DI PETIZIONE (3)

OSSIA IL MEZZO Più INDISPENSABIE E NELLO STESSO TEMPO INFALLIBILE PER IMPETRARE DA DIO OGNI BENE E SOPRATTUTTO L’ETERNA SALVEZZA.

ISTITUTO MISSIONARIO PIA SOCIETA’ S. PAOLO

N. H., Roma, 15 maggio 1942, Sac. Dott. MUZZARELLI

Imprim., Alba 25 maggiio 1942. Cn. P. Gianolio, Vic. Gen.

Tipogr. – Figlie di S,. Paolo. – Alba – giugno – 1942.

3. — Quanto è buono con noi il Signore!

A questo punto sarei tentato di fare una domanda: vorrei cioè chiedere se — in fin dei conti – Dio non sia nel suo pieno diritto d’imporci i suoi, ordini e i suoi comandi, e di esigere che siano da noi prontamente, lealmente e perfettamente eseguiti. Infatti non è Egli inequivocabilmente il nostro supremo ed assoluto Padrone? e non siamo quindi noi necessariamente i suoi più stretti ed inalienabili sudditi, ai quali non può essere lecito tergiversare e discutere, e dev’essere invece propria la più assoluta, per quanto ragionevole sottomissione? Così infatti dovrebbe essere, almeno per chi è capace di ragionare. – Ma ahimè! viviamo in tempi nei quali a tanti, che pur difendono a spada tratta, ed esigono tal volta perfin colla violenza — che siano rispettati i diritti dell’uomo o, meglio, quelli che credono e ritengono diritti loro, non si può invece parlare dei diritti dì Dio, senza che essi s’indispettiscono assai gravemente. Essi pretendono per sè, e per sè soli, ogni libertà di pensiero, di parola e di azione. Gli altri invece, e Dio stesso, devono stare alle loro dipendenze, od almeno devono guardarsi dall’intralciane i loro progetti e le loro idee, i loro comandi e le loro azioni, qualunque esse siano. Così è purtroppo! – Ed allora cambiamo registro, e parliamo invece dell’amore che Dio ha dimostrato verso gli uomini, dando loro i suoi comandamenti. Se mai, dei propri diritti, a coloro che si ribellano perfino al suo amore, parlerà poi a tempo opportuno Dio medesimo con quella voce che non potrà esser soffocata, che non ammette replica e che avrà una infallibile sanzione eterna. Che sia adunque vero che Iddio, dandoci i suoi comandamenti, ci abbia dimostrato col fatto, in modo veramente tangibile, il suo grande amore verso di noi?… A me sembra di sì, nè vedo difficoltà alcuna a provarlo. A quanti infatti l’esperienza stessa della vita ha detto così: « Finché ti sei mantenuto fedele al tuo Dio, hai goduto la pace del cuore, hai conservata la benevolenza dei vicini e dei conoscenti, non t’è mai mancato il necessario alla vita e, per giunta, hai pur avuto l’intimo e non illusorio sentimento che il cielo stesso ti sorridesse e benedicesse; mentre invece, appena ti sei allontanato dalla via tracciatati dalla divina legge, hai pure subito sperimentato l’angustia e fors’anche l’inferno nel tuo cuore, ti sei visto guardare di malocchio dai vicini e fors’anche dai congiunti, ti sei procurate miserie e malattie colle intemperanze, sei andato a rischio di cadere e fors’anche sei caduto sotto il rigore delle leggi umane, hai sussultato di spavento in faccia ai pericoli e di fronte alle minacce alla tua vita ed hai pur avuta la certa coscienza che il cielo stesso t’era nemico! » Per quanti purtroppo, perchè non vogliono sottostare agli amorosi comandi di Dio e praticare seriamente la virtù, si avvera appuntino la dolorosa storia del Figliuol prodigo! (Luc. 15, 11-32). E su quanti disgraziati il Signore potrebbe ripetere le amare lamentevoli parole che già rivolse al popolo ebreo, per quanto prediletto, pur tanto instabile ed infedele: « Stupitevi, o cieli, ed anche voi, o porte della terra, ammantatevi d’immensa desolazione per quanto è successo. Il mio popolo ha fatto contemporaneamente due mali: ha abbandonato me, fonte d’acqua viva, ed è andato a scavarsi delle cisterne, delle cisterne incapaci di contener acqua » (Ger. 2, 12-13). Proprio così! E ciò succede perchè è e sarà eternamente vero che « ogni, anima umana che opererà il male, avrà tribolazione ed angustia » e che « sulla via dei peccatori si trovano la sventura e l’infelicità » (Rom. II, 9; Salm. XIII, 3). Per ogni peccatore infatti verrà, e presto, l’ora in cui dovrà gemere col Salmista: « O Signore, i miei occhi versarono lagrime, perchè non osservarono la tua legge » (Salm. CXVIII, 136). Oh, quante sventure ci piombano addosso per causa dei peccati! E quanti peccati — e specialmente certi peccati si pagano palesemente cari anche in questo mondo! – Iddio invece, per il nostro stesso bene, non vorrebbe che noi fossimo colpiti da tali e tanti guai; e ci manifesta questa sua pietosamente benigna volontà col darci quei comandamenti che, se fossero da noi fedelmente osservati, ci preserverebbero, se non da tutte, certo però dalla maggior parte delle umane sofferenze. Ora non è questa una bella prova dell’amorosa bontà e delicatezza di Dio verso di noi?… Oh! come è santo e nello stesso tempo consolante immaginarci il Signore che, nell’atto di darci i suoi comandamenti, ci rivolga pure, come un buon padre, questo saggio avvertimento: « Ascolta, o figlio, le mie parole. Io che t’ho fatto, anche ti conosco, anzi ti conosco assai meglio che non ti conosca tu stesso. Essendo poi al mondo assai prima di te, ho per giunta maggiore esperienza della vita; e perciò conosco assai meglio di te ciò che ti fa bene e ciò che potrebbe farti male. Non te l’avrai quindi a male se Io, pel tuo stesso temporale ed eterno benessere, ti prescrivo di fare ciò che ti fa bene, e ti proibisco di operare ciò che ti farebbe male. Non vorrai tu amorevolmente obbedirmi, o figliuolo? » Ah! non fu questo forse il pensiero di Dio nel darti i suoi comandamenti?… Proprio così. Quanto ho messo in bocca al buon Dio non è affatto parto della mia fantasia, né finzione retorica; ma è la pura e genuina verità. Infatti sta scritto: « Che cosa chiede il Signore Dio tuo da te, se non che tu tema il Signore Dio tuo e tu cammini per le sue vie e tu lo ami e tu serva il Signore Dio tuo con tutto il cuore e con tutta l’anima; e che tu osservi i comandamenti del Signore e le sue prescrizioni, quali io oggi ti dò, affinché ti provenga bene?.. Se tu ascolterai la voce del Signore Dio tuo osservando ed eseguendo tutti i suoi comandamenti… il Signore Dio tuo ti eleverà sopra tutti i popoli che sono sulla terra; e verranno sopra di te tutte queste benedizioni, e saranno tue, purché tu ascolti i suoi precetti »; e seguono ben dodici versicoli pieni di grandi e preziose benedizioni per chi osserverà i divini comandamenti (Deut. X, 12-13 e XXVIII, 1-14). Dopo ciò chi oserà più chiamare esoso e crudele tiranno il buon Dio per averci prescritto l’osservanza dei suoi comandamenti?… Ma tant’è! Come vi sono dei malati che, nel delirio della febbre, disprezzano, respingono, offendono ed insultano il solerte, valente ed affettuoso medico che vorrebbe salvarli dalla morte colle sue giuste prescrizioni; così purtroppo vi sono pure degli uomini e perfino dei Cristiani — non so dire se più ignoranti o cattivi — i quali tacciano come sopraffattorie e tiranniche le amorose disposizioni di Dio a loro riguardo! Oh, quanto son miseri ed insensati! – O Padre celeste, ed anche voi, o buon Gesù, perdonate loro! Essi non sanno in che cosa consista il loro vero bene.

4. — Una delucidazione importantissima.

Basati dunque sulla parola di quel buon Dio, che è più inclinato a compatirci e soccorrerci, che ad imporci oneri incomportabili e castigarci, noi dobbiamo ritenere e credere che ci riesca possibile adempiere quei divini comandamenti, l’osservanza dei quali è richiesta perché possiamo dare il debito onore a Dio e così raggiungere il premio eterno del Paradiso. Di questo ci assicurano Iddio, la Chiesa, i peccatori convertiti e la nostra coscienza. E — come abbiamo visto – possiamo esser certi che i dannati stessi, se potessero ritentare la gran prova già per loro miseramente fallita, si dimostrerebbero certamente tutti ammirabili campioni di santità, e neppur uno solo di essi ritornerebbe più in quel luogo di tormenti, nel quale non è, né può esserci redenzione. Purtroppo quei miseri devono continuamente dire: « La mietitura è passata, l’estate è terminata; e noi non ci siamo salvati! » (Ger. VIII. 20). A questo punto però viene quasi spontanea una domanda: Quanti e quali sono i comandamenti di Dio? Sono forse quelli che si trovano elencati nel Decalogo mosaico? (Es. XX, 1-17; Deut. V, 6-21). — Si, a rigor di termini, i comandamenti di Dio (fatta la legittima variante al terzo) son proprio quei dieci. Però a scanso di malintesi avverto che, sotto la denominazione di: comandamenti di Dio, chi scrive intende includere anche i doveri dei nostri stati particolari ed i precetti della Chiesa. Non esiste forse per noi l’obbligo di fedelmente osservare anche questi?… Eh, sì! ognuno di noi deve osservare i divini comandamenti secondo i dettami suggeriti dalla particolare condizione di vita in cui si trova (seguo qui l’idea del Tissot (La vita interiore semplificata), il quale dice che i doveri del proprio stato vengono a precisare l’applicazione dei comandamenti e la maniera propria e personale con cui li dobbiamo praticare. I comandamenti sono generali, e la loro applicazione deve essere particolare. I comandamenti enunciano i principi generali, e i doveri del proprio stato precisano le loro applicazioni speciali nell’individuo.); ed al pari dei comandamenti di Dio, devono pur osservarsi i precetti della Chiesa; poiché a coloro dai quali emanano, Gesù disse: « Chi ascolta voi, ascolta me; chi disprezza voi, disprezza me; e chi disprezza Me, disprezza Colui che mi ha mandato » (Luc. 10, 16). Questi precetti, a differenza dei comandamenti, sono variabili e sono anche cassabili da parte della legittima autorità; ed è pur possibile ottenere, per giusti motivi, dispensa dalla loro osservanza. Il grave o gravissimo motivo potrà in qualche circostanza, esonerarci dall’osservarli; ma ciò non toglie che anch’essi, sia pur indirettamente, ci siano comandati da Dio. – Non credo poi di andare lungi dal vero se fra i divini comandamenti includo pure diverse obbligazioni di capitale importanza per chi vuol davvero condurre una vita cristianamente onesta, le quali — quantunque non siano esplicitamente menzionate nel Decalogo — vi si contengono però implicitamente e sono spesso dal Signore richiamate qua e là nella Sacra Scrittura e, per giunta, richieste quasi sempre dalla sana ragione. Ne enumero alcune delle più importanti: l’obbligo, per esempio, di credere a tutte le verità rivelate da Dio e proposteci come verità di fede dalla Chiesa; l’obbligo d’istruirci seriamente nelle cose che dobbiamo credere e fare per essere a Dio graditi e poterci salvare; l’obbligo di pentirci delle nostre colpe e di accusarcene presso il legittimo ministro di Dio; l’obbligo di pregare; l’obbligo di evitare — per quanto è possibile — le occasioni prossime di peccato; l’obbligo di attendere a correggerci almeno dei più gravi nostri difetti; l’obbligo di prendere dalla mano di Dio anche le inevitabili tribolazioni della vita… Come infatti può ritenere di essere in regola col Signore chi non ammette certe cose da Lui rivelate, ancorché siano inconcepibili alla ragione ed inspiegabili alla scienza umana? La potenza e la scienza di Dio non sono forse assai superiori alla nostra? E s’ha forse a credere che tutto il vero sia afferrabile dalla nostra debole mente e proporzionato alla nostra scarsa intelligenza?.. Così pure come può dirsi uomo veramente retto chi commette la gravissima imprudenza di non interessarsi scrupolosamente di quanto il suo supremo Padrone da lui esige perché possa evitare la condanna e sperarne invece il premio; chi non riconosce davanti a Dio (e, quando occorra, anche davanti agli uomini) il male commesso; chi stima male solo quello ch’egli percepisce come tale, e che, neanche per espiare questo, vuol piegarsi a compiere gli atti da Dio stesso prescritti all’uopo; chi non si cura o non si degna o si vergogna di pregare; chi stoltamente confida di poter schivare il peccato senza fuggirne i pericoli; chi non si cura di correggersi delle cattive abitudini e non si sforza di frenare e comprimere le proprie passioni e cattive tendenze; chi si dimostra ribelle o poco sottomesso alle divine disposizioni?.. Eh, no! tali maniere di contenersi non possono essere gradite a Dio; sono anzi spesso da Lui detestate e condannate nelle Ss. Scritture; e perciò chi le segue non può dire di essere in regola con Dio, nè può asserire con sincerità di essere prudente nel suo più grande ed importante negozio, che è quello di salvare l’anima. Conseguentemente le cose opposte a queste da me qui denunciate e già precedentemente elencate, devono ritenersi come da Dio stesso comandate, e perciò da osservarsi scrupolosamente da chi vuole essere davvero in regola con Dio e in pace colla propria coscienza. – Dunque coll’espressione « comandamenti di Dio » io intendo abbracciare tutto ciò che Dio, sia direttamente, sia indirettamente ci comanda di credere e di operare, affmchè possiamo riuscire a Lui graditi e salvare le anime nostre. Fatta questa necessaria dilucidazione riguardo all’estensione che in quest’opuscolo intendo dare all’espressione « divini comandamenti », vediamo ora insieme in qual condizione ci troviamo di fronte all’osservanza dei medesimi: cosa pure importantissima, per non dire assolutamente necessaria a sapersi.

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