10. LA COMUNIONE DEI SANTI.
Consideriamo il passaggio degli israeliti attraverso il Mar Rosso. Possiamo distinguere tre parti in questa immensa folla; la retroguardia degli israeliti doveva ancora attraversare il mare ed era insidiata dai soldati egiziani; il centro era ancora minacciato dalle mura liquide e la testa aveva già fortunatamente guadagnato un punto d’appoggio sulla riva opposta. Questo gruppo di emigranti che lascia la terra della servitù per entrare nella Terra Promessa, è l’immagine dell’umanità; siamo in viaggio verso la nostra patria celeste, come dice San Paolo: “Non abbiamo una dimora fissa quaggiù, siamo in viaggio verso la nostra patria celeste”. (Eb. XIII, 14). Siamo come pellegrini che si danno appuntamento ad un santuario benedetto. Molti uomini sono già arrivati lì; altri, le anime del purgatorio, sono in cammino e sono molto vicini alla meta; altri, i fedeli quaggiù, stanno appena iniziando il loro viaggio. Tutti insieme, però, siamo un solo popolo, una sola grande nazione. Siamo tutti cittadini della stessa città dei santi e membri della famiglia di Dio. (Efes. II, 19). I tre figli di un padre possono trovarsi in situazioni molto diverse: uno è ancora a scuola, un altro in un istituto di istruzione superiore, il terzo è già avviato a una brillante carriera; questo non impedisce loro di essere della stessa famiglia, figli dello stesso padre, fratelli tra loro e co-eredi della fortuna paterna. Allo stesso modo, gli alunni delle classi medie e basse costituiscono un unico collegio; tutti perseguono lo stesso obiettivo. E così è per i fedeli sulla terra, le anime del purgatorio e i santi in cielo: tutti perseguono lo stesso obiettivo, l’intima unione con Dio, che li unisce in una comunione. – I membri di questa società sono chiamati Santi perché tutti sono stati santificati dal Battesimo (I. Cor. VI, 11) e tutti sono chiamati alla santità (I. Tessal. IV, 3). Molti di loro hanno già raggiunto una santità consumata, e S. Paolo chiama santi anche i Paolo anche i fedeli della Chiesa ancora in vita. (Ef. 1, 1).
1. SI CHIAMA COMUNIONE DEI SANTI LA COMPAGNIA E L’UNIONE INTIMA DEI FEDELI VIVENTI, DELLE ANIME DEL PURGATORIO E DEGLI ELETTI IN PARADISO. .
I fedeli viventi costituiscono la Chiesa militante, perché devono combattere contro un triplice nemico: il mondo (le insidie degli uomini perversi), la loro carne (le loro cattive inclinazioni), il diavolo e le sue tentazioni (Giob. VII, 1). Le anime del Purgatorio costituiscono la Chiesa sofferente, perché devono soffrire prima di entrare in in cielo. I Santi in cielo sono chiamati la Chiesa trionfante, perché hanno trionfato dei loro nemici e godono della loro vittoria. – Può sembrare strano che il nome Chiesa sia dato alle anime del Purgatorio e ai Santi ma bisogna rimarcare che chiunque abbia avuto il battesimo è diventato un membro della Chiesa, e per essendo in un altro st3, non cessano di appartenervi. Non sono quindi tre chiese, ma una sola chiesa in stati diversi.
2. I FEDELI VIVENTI, LE ANIME DEL PURGATORIO E GLÌ ELETTI DEL CIELO SONO UNITI A CRISTO COME LE MEMBRA DEL CORPO CON IL CAPO (Rm XII, 4).
Tutti sono animati dallo Spirito Santo1 (I. Cor. XII, 13). L’anima vivifica tutte le tutte le membra del corpo, dà la vista all’occhio, l’udito all’orecchio, eccetera, allo stesso modo lo Spirito Santo. Lo Spirito anima tutte le membra del corpo di Gesù Cristo (S. Aug.). Ma siccome lo Spirito Santo procede dal Figlio, è proprio Gesù Cristo a muovere tutti i membri di questa grande comunità così come il capo è il principio motore di tutti i membri del corpo. Per questo Cristo è chiamato capo del corpo della Chiesa (Col. I, 18). Gesù Cristo è come la vite. (S. Giovanni XV, 5) che rende partecipi i tralci della linfa. – Ogni membro ha la sua funzione, e ogni membro della Chiesa ha i suoi doni particolari. (L Cor. XII, 6-10, 28}. Lo stomaco, per esempio funziona per il bene di tutto il corpo, e allo stesso modo ogni membro della Chiesa serve per il bene di tutti. Paesi diversi si scambiano i frutti che ciascuno produce. (S. Greg. M.). Ogni membro sente il benessere o il dolore dell’altro, ed è lo stesso nella Chiesa come risultato del legame di carità. “Se uno dei membri soffre, tutti gli altri soffrono con lui; o se uno dei membri riceve onore tutti gli altri si rallegrano con lui”. (I. Cor. XII, 26). I santi in cielo non sono dunque insensibili alle nostre pene. – I fedeli peccatori continuano a far parte del grande corpo, ma non quelli che sono stati tagliati fuori dalla Chiesa, come gli scomunicati; solo che i peccatori sono membri morti della Chiesa.
3. TUTTI I MEMBRI DELLA COMUNIONE DEI SANTI PARTECIPANO AI BENI SPIRITUALI DELLA CHIESA CATTOLICA E POSSONO AIUTARSI A VICENDA CON LE LORO PREGHIERE E LE OPERE BUONE. GLI ELETTI IN CIELO, TUTTAVIA, NON HANNO PIÙ BISOGNO DI AIUTO.
In una società tutti i cittadini partecipano ai suoi benefici: alle sue scuole, ai suoi ospedali, tutti hanno il diritto di chiedere giustizia davanti ai tribunali; nella famiglia, tutti i membri partecipano ai suoi beni: nobiltà, ricchezza, ecc. Nella Chiesa è lo stesso: tutti i suoi membri partecipano ai beni spirituali comuni. Tutti i sacrifici della Messa, tutte le fonti di grazia, tutte le preghiere, tutte le buone opere dei fedeli sono utili a tutti i membri della Chiesa. – Nel Padre Nostro preghiamo per tutti i fedeli, il S. Sacrificio è offerto per tutti i fedeli, vivi e defunti, ed il Breviario dei chierici è detto con la stessa intenzione. Possiamo concludere da questo perché un grande peccatore che conserva la fede si converte più facilmente di un massone che viene scomunicato; perché un Cattolico può sperare più facilmente di essere liberato dal purgatorio. San Francesco Saverio, durante il suo peregrinare apostolico, si consolava che tutta la Chiesa pregasse per lui e lo sostenesse nelle sue fatiche. – Inoltre, tutti i membri della comunione dei santi possono aiutarsi a vicenda. Nel corpo, la forza e la salute di un membro contribuiscono al bene degli altri membri, anche di un membro malato: uno stomaco sano, un polmone sano, ad esempio, contribuiscono potentemente alla guarigione di una persona malata. L’occhio non vede solo per sé, ma agisce a favore degli altri arti, perché se un ostacolo minaccia la mano o il piede, l’occhio li aiuta a evitare l’impatto; e lo stesso vale per gli altri arti. (S. Aug.). Nella Chiesa non è diverso: i meriti di alcuni agiscono a favore di altri. Dio avrebbe perdonato Sodoma se ci fossero stati 10 giusti,
1 . I Cattolici viventi possono quindi aiutarsi l’un l’altro attraverso la preghiera e le opere buone.
I fedeli possono pregare Dio gli uni per gli altri. I fedeli hanno pregato quando Pietro era in prigione e lo hanno liberato. Santo Stefano, durante la sua tortura, ha pregato per la conversione di Saulo (S. Aug.) e Santa Monica, dopo 18 anni di suppliche, per la conversione di suo figlio Agostino. – Già nell’Antico Testamento, Dio aveva promesso di ascoltare favorevolmente l’intercessione dei sacerdoti per il popolo (Lev. IV, 20; Numeri XVI, 48). Cristo disse a Maria Lataste: “Così come l’intercessione della regina Ester presso Assuero ottenne il perdono per il popolo ebraico, così la preghiera di una sola anima è spesso sufficiente a frenare il braccio vendicatore di Dio teso contro una nazione. Ecco perché San Giacomo ci fa questa raccomandazione: “Pregate gli uni per gli altri, affinché possiate raggiungere la vostra salvezza (V, 16)”. Gli altri Apostoli chiedevano spesso ai fedeli di pregare. Aiutatemi”, diceva San Paolo, presso Dio con le vostre preghiere” (Rm XV, 30). I bambini dovrebbero quindi pregare per i loro genitori e viceversa. Questa intercessione è un’opera di misericordia ed una doppia benedizione, su colui che prega e su colui per il quale si prega. Il fedele può anche, con le sue buone azioni (preghiera, digiuno, elemosina), rendere gli altri partecipi delle sue soddisfazioni (Rom. Catech.). Così è anche nella vita ordinaria: uno può pagare i debiti di un altro, ed il fedele può pagare a Dio il debito di pena contratto con il peccato. Nella Chiesa primitiva un peccatore veniva talvolta perdonato di una parte della sua penitenza perché un martire intercedeva per lui.
2. Possiamo anche aiutare le anime del Purgatorio con preghiere ed opere buone; essi a loro volta possono aiutarci con le loro preghiere, soprattutto quando sono entrati in cielo.
Già gli ebrei credevano che si potessero aiutare le anime del purgatorio; Giuda Maccabeo inviò 12.000 dracme d’argento a Gerusalemme per farvi offrire sacrifici per i suoi guerrieri morti in battaglia (I. Macch. XII). La Chiesa raccomanda di pregare per i defunti attraverso la campana e l’Angelus della sera; prega per loro anche durante la Messa nel memento dei defunti. “La preghiera per i morti, è la chiave che apre il paradiso* per loro, e il Concilio di Lione (1274) ci
insegna formalmente che l’intercessione dei fedeli vivi attraverso la santa Messa, la preghiera, l’elemosina e altre opere buone allevia le sofferenze delle anime del Purgatorio. – Essi possono anche aiutarci, ecco perché molti santi approvano la loro invocazione (Bellarmino, S. Alf. de Lig.). Santa Caterina da Bologna (+.1463) che aveva l’abitudine di, sostiene di non averli mai invocati invano. Le anime dei defunti sono grate a chi le aiuta, come dimostra la brillante vittoria di Giuda Maccabeo su Nicanore, (II. Macch. XV).
I Santi in Cielo ci aiutano con le loro preghiere davanti al trono di Dio, soprattutto quando li invochiamo (Apoc. VIII, 4).
I Santi sanno certamente quello che succede sulla terra, perché la beatitudine consiste nel perfetto adempimento dei desideri della creatura. Anche il diavolo mostra, con le sue tentazioni, di essere consapevole delle nostre debolezze, i Profeti prevedevano il futuro e conoscevano cose segrete, e i Santi dovrebbero essere meno avanzati? Essi sanno quando un peccatore si converte (S Luc. Xv, 7), a maggior ragione sanno quando vengono invocati. “Vedono in Dio, come in uno specchio, tutto ciò che accade quaggiù” (S. Ter.); non possono non vedere, loro che vedono Colui al quale nulla è nascosto (S. Tom. Aq.), non possono non vedere le cose esterne, coloro che vedono Dio interiormente. (S. Greg. M.) Quando invochiamo i Santi, essi pregano con noi in cielo (Catech. rom.). La loro intercessione ha una grande virtù, perché già su questa terra la preghiera fervente dei giusti può fare molto. (S. Giac. V, 16). Quale fu il valore dell’intercessione di Abramo per la città di Sodoma! E se i santi ancora viventi nella loro carne pregano con tale successo, possono certamente farlo una volta ottenuta la vittoria. (S. Ger.). I Santi obbligano Dio, per così dire, ad ascoltare le loro preghiere: essi si comportano come guerrieri di fronte alle potenze della terra: mostrano le ferite che hanno ricevuto nelle battaglie che hanno combattuto per Lui, e Dio non può rifiutare loro nulla. (S. G. Cris.). L’intercessione dei Santi è stata spesso segnalata da miracoli, come vediamo a Lourdes e nei risultati certi della canonizzazione.
I nostri parenti e amici defunti in cielo intercedono per noi continuamente davanti al trono di Dio e ci proteggono nei momenti di pericolo.
I legami con i nostri fratelli e sorelle defunti non si spezzano con la morte, ma rimangono. (Orig.). La carità non muore (1. Cor. XIII, 8), quindi non cessa in cielo. Al contrario, è glorificata e quindi più intima. Anche il malvagio ricco conserva nell’inferno un certo attaccamento per i suoi fratelli ancora vivi. (S. Luc. XVI, 19). Nel limbo Geremia e il sommo sacerdote Onia pregavano per il popolo ebraico. (II. Macch. XV, 14). Cristo promise ai suoi Apostoli di pregare per loro (Giovanni XIV, 16; I. S. Giovanni II, 1). Questo spiega come S. Agostino abbia fatto grandi progressi nella santità dopo la morte di sua madre Monica, e S. Venceslao, dopo la morte della nonna Santa Ludmilla. – I Santi, attraverso la loro intercessione, soccorrono anche le anime del purgatorio. La santa Vergine ne salva ogni giorno un gran numero (Alano dell’Isola); Ella è la regina e la madre delle anime del purgatorio. (S. Brigida); nella festa della sua Assunzione ne libera a migliaia ogni anno. (S. Pier Dam., S. Alf.) e senza dubbio anche in altre feste. Papa Giovanni XXII ci dice nella Bolla Sàbbatina che la Beata Vergine libera molte anime. Vergine libera molte anime nel sabato a Lei dedicato. I SS. Angeli non sono insensibili nemmeno alle sofferenze delle anime che un giorno saranno in cielo con loro. San Michele in particolare è il loro santo patrono; la sua preghiera, dicono gli uffici liturgici, introduce le anime in cielo: il ruolo di questo principe della milizia celeste è quello di accompagnarle nel paradiso della gioia. – Gli Angeli custodi e gli Angeli che sono stati particolarmente onorati hanno una preoccupazione particolare per le anime del purgatorio. (P. Faber). Quanto è consolante, dunque, la dottrina cattolica della Comunione dei santi!
10. Articolo del Simbolo: la remissione dei peccati.
1 . NESSUNO SULLA TERRA È SENZA PECCATO. TUTTI HANNO BISOGNO DEL PERDONO DEI NOSTRI PECCATI.
Chi dice di essere senza peccato è un bugiardo (I. S. Giovanni I, 8); anche la persona giusta cade sette volte (spesso) al giorno. (Prov. XXIV, 16). Dio ci permette di cadere per mantenerci nella umiltà. (S. Franc. di S.) Poiché cadiamo ogni giorno, siamo obbligati ogni giorno a chiedere nel Padre Nostro il perdono per le nostre offese (S. G. Cris.) .
Senza un privilegio speciale, come quello ricevuto dalla Vergine, è impossibile trascorrere la vita senza alcuna colpa veniale (Conc. Tr.); ci vuole addirittura una grazia speciale per stare abbastanza a lungo senza colpa leggera (S. Aug.). La perfezione a cui può giungere la debolezza umana è quella di non cadere deliberatamente in una colpa veniale. (Sant’Alfonso).
2. IL PERDONO DEI NOSTRI PECCATI È POSSIBILE, PERCHÉ GESÙ CRISTO LO HA MERITATO SULLA CROCE ED HA DATO AGLI APOSTOLI IL POTERE DI PERDONARE I PECCATI.
Non c’è nulla di così consolante per l’uomo come il perdono dei peccati, perché nulla ci causa più tormento delle nostre colpe. Socrate si rallegrava già al pensiero che un mediatore inviato da Dio sarebbe venuto per insegnare agli uomini come purificarsi dai loro peccati. – Questo perdono è stato meritato da Gesù Cristo attraverso la sua passione sulla croce (Conc. Tr. cap. 7); egli è l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo (S. Giovanni 1, 29). È con il suo sangue che abbiamo ottenuto la redenzione, il perdono dei peccati (Col. I, 14); Egli è la vittima di propiziazione per i nostri peccati, e non solo per i nostri, ma anche per quelli del mondo intero. (Giovanni II, 2). – Cristo ha dato il potere di rimettere i peccati solo agli Apostoli e ai loro successori; Lui stesso aveva questo potere, e lo ha usato con la Maddalena, Zaccheo, il buon ladrone e ha detto espressamente, quando ha guarito il paralitico, che: “Affinché sappiate che il Figlio dell’uomo ha potere sulla terra di rimettere i peccati, io ti dico: alzati, prendi il tuo letto e va’ a casa tua.” (S. Matth. IX, 6). Questo potere che possedeva, Gesù Cristo lo ha comunicato agli Apostoli dicendo loro, dopo la sua risurrezione: Ricevete lo Spirito Santo. I peccati saranno rimessi a coloro ai quali li rimetterete, e ritenuti a quelli ai quali li riterrete. (S. Giovanni XX, 23). Se, dunque, uno desidera ottenere la remissione dei peccati, deve rivolgersi agli Apostoli, cioè ai Vescovi o ai Sacerdoti ordinati da loro. La remissione dei peccati esiste solo nella Chiesa cattolica, perché solo essa ne ha ricevuto il pegno nello Spirito Santo. Spirito. (S. Aug.).
3. I PECCATI MORTALI SONO PERDONATI DAI SACRAMENTI DEL BATTESIMO E DELLA PENITENZA., i peccati veniali, dalle opere buone compiute in stato di grazia; come la preghiera, il digiuno, l’elemosina, la partecipazione alla Messa, la ricezione della Santa Comunione, l’uso dei sacramentali, le indulgenze, il perdono delle offese, ecc.
Il Battesimo è la nave su cui siamo stati imbarcati per il cielo. Quando commettiamo un peccato mortale, siamo come dei naufraghi che si salvano solo se afferrano una tavola e vi si aggrappano. Questa tavola di salvezza è il sacramento della penitenza. La remissione del peccato mortale non può essere ottenuta con la preghiera, il digiuno o l’elemosina. Queste opere possono solo prepararci alla penitenza che, sola, rimette veramente il peccato.
“Né gli Angeli né gli Arcangeli possono cambiare questo ordine. Gesù Cristo stesso non ci perdonerà senza la penitenza” (S. Aug.). I peccati veniali possono essere perdonati con l’uso dell’acqua santa, con la preghiera, la comunione, la benedizione del Vescovo ecc.
4. QUALSIASI PECCATO, PER QUANTO GRAVE, PUÒ ESSERE PERDONATO DA DIO QUAGGIÙ, QUANDO CI SI PENTE E CI SI CONFESSA SINCERAMENTE.
“Quando anche i vostri peccati fossero rossi come lo scarlatto, diventeranno, dice il Signore, bianchi come la neve, e quando fossero rossi come il vermiglio, saranno bianchi come la lana. (Is. 1, 18), Dio non fa differenza per il potere di perdonare i peccatori: permette al Sacerdote di perdonarli tutti senza eccezione. (S. Ambr.) Nessuno, dunque, è tanto empio, tanto malvagio, da perdere ogni speranza di essere perdonato, se si pente seriamente dei suoi errori. (Cat. rom.). Sembra addirittura che Dio accolga più volentieri il grande peccatore, perché questa infinita misericordia lo onora di più; è come un pescatore a cui piace prendere i pesci grossi. – Il peccato contro lo Spirito Santo è l’unico che non possa essere perdonato, perché consiste proprio nella volontà di non correggersi. Il peccato, pertanto, non è da parte di Dio, ma da parte dell’uomo che, pur riconoscendo il male, non vuole smettere di commetterlo, non vuole pentirsene. E senza pentimento, senza conversione, non ci può essere perdono.
5. UNA VOLTA CHE UN PECCATO SIA STATO PERDONATO, NON TORNA MEI PIÙ, ANCHE SE IL PECCATORE RICADE NEL PECCATO. (S. Thom. Aq.).
11. Lo stesso non vale per le opere buone: i loro meriti rivivono non appena l’uomo si riconcilia con Dio. Oh quanto è grande la sua misericordia!