P. Secondo FRANCO, D.C.D.G.,
Risposte popolari alle OBIEZIONI PIU’ COMUNI contro la RELIGIONE (14)
4° Ediz., ROMA coi tipi della CIVILTA’ CATTOLICA, 1864
CAPO XIV.
RELIGIONE AMMODERNATA
I. Perché la religione non si piega un poco. Il. Progresso in religione. III. Esigenze dei tempi.
I. Il nostro secolo è secolo di conciliazione, dicono i moderati, or perché non si potrebbe fare anche un poco di transazione in fatto di religione? Se questa si piegasse un tantino, si adattasse e smettesse alquanto del suo rigore, e si conformasse ai tempi, non dovrebbero poi gli uomini del mondo guardarla sì di mal occhio…: tutto sarebbe che ci fosse un poco di discrezione, ed la religione cattolica potrebbe ancora sperare un avvenire. Questo modo di favellare è usitatissimo nel mondo, ed un cotale in questi ultimi tempi spese non so quanti volumi a persuadere questo ammodernamento del cattolicismo al Papa, ai Vescovi, ai Preti, a tutti i fedeli, e trovò non pochi dabben uomini di spirito conciliante che gli tennero bordone. Or che cosa volete che io dica a questa proposta? Mi sembra impossibile che, non dico empietà, ma stravaganze cotali possano annidarsi in mente cattolica. E per rispondere prima generalmente, che cosa è la religione cattolica? E una religione rivelata da un Dio, venuto sopra la terra a farsi maestro degli uomini, una religione che professa un determinato numero di verità da credere ed un determinato numero di esercizi da praticare. Ora, come può cadere in mente ad un Cattolico che tutto ciò si possa cangiare? Ma chi sarà e chi avrà il coraggio di mutare quello che è di divina istituzione? Se dunque il dicono per ischerzo, si rammentino che in materia sì grave non è lecito di scherzare; se il dicono da senno, hanno perduto il senno. – Quello che dà noia a molti e che perciò vorrebbero vedere cambiato, sono l’autorità della Chiesa, l’obbligo dei digiuni e delle astinenze, l’intervento alla Messa, le confessioni, le comunioni, la preghiera, l’indissolubilità del matrimonio e simili: ma e chi può apportare cambiamento a tutte queste leggi? La Chiesa stessa, sebbene di alcuni di questi obblighi può determinare praticamente il modo con cui soddisfarvi, non può mettervi mano al tutto, quanto all’abrogarli. Non può levare nè la Messa, nè la confessione, nè l’obbligo di pregare o di far penitenza, nè diminuire di un solo articolo la somma delle credenze rivelate, o scemare di un apice i precetti imposti. Quello che Cristo ha rivelato un tempo, rimane rivelato per sempre; quello che fu vero una volta, rimane sempre vero; come quello, che una volta fu comandato da Gesù, non fu mai più da Lui abrogato. Chi pertanto avrà diritto di porvi mano e modificarlo a sua posta? I protestanti, che si formano da sé la religione col giudizio privato, possono formare e riformare quanto vogliono; e così noi vediamo che usano di questo loro diritto con qualche ampiezza. Niun protestante, cinquant’anni dopo Lutero, credette più quello che credette Lutero; come la seguente generazione non credette più quello che la generazione che l’aveva preceduta: e dai cambiamenti che si fanno ogni giorno si può raccogliere che quelli, che verranno tra poco, non crederanno più quanto credono quei d’oggigiorno. Sì, per loro ciò è possibile, ma per noi che non siamo ancora giunti a cambiar di religione, come si fa degli abiti o delle mode; che professiamo di tenere quel solo che Gesù Cristo ha insegnato; che sappiamo esser chiusa da diciotto secoli la rivelazione e non essersene fatta più veruna posteriormente, per noi è al tutto impossibile.
II. Ma le ragioni del progresso? domanderà alcuno. Vi risponderò: rispetto alla verità rivelate il progresso non fa prova, perde sua forza e passa per un semplice ciarlatanismo. La religione è stazionaria, ferma, immobile, come quella rocca sopra cui è fondata. Tutti i Padri della Chiesa, tutti i Dottori, tutti i fedeli gridano concordemente ad una voce, che si deve tenere solo ciò che fu tenuto sempre, quello che fu tenuto dovunque (quod semper, quod ubique), che ogni novità è uno scandalo, che basta, affinché sia ripudiata una dottrina qualunque, il sapersi che essa non sia antica. Il perché quello che fu tenuto e fatto in antico, quello bisogna tenere e fare in presente. Ne’ primi secoli i fedeli non volevano aver niuna comunione di preghiere con gli eretici, niuna vuol aversene in presente. Allora i fedeli intervenivano nelle catacombe a celebrare i divini misteri e partecipare ai sacramenti, ed ora, cambiate solo le catacombe ne’ nostri templi sontuosi, bisogna intervenire ai medesimi misteri e partecipare agli stessi sacramenti. Allora Gesù intimava la sommissione intiera e completa all’autorità della Chiesa, pena l’essere avuto in conto di gentile e di pubblicano: ed ora pretende al tutto che dipendiamo dalla Chiesa e dai pastori che in essa sono stabiliti. Allora proibiva le ribellioni, le congiure, i diletti, ed imponeva la sommissione alle legittime autorità dei principi, fossero anche discoli, ed ora intima lo stesso e non accorda il far guerra e macchinare né contro il barbaro, né contro il civile. Un solo progresso è lecito in religione se lo volete, ed è amar più Dio che non l’amarono i vostri maggiori, essere più che essi non furono pii, limosinieri, caritatevoli, disinteressati, casti, abbondanti di ogni opera buona. In tutto ciò vi è pienissima libertà: ed è il solo progresso che sia pienamente consentito. Per nostra disgrazia però è il solo progresso di cui nessuno si cura.
III. Voi fate il soro, dirà taluno, con queste risposte, e mostrate di non intendere quello che a meraviglia già avete compreso. – Non vogliamo che si muti la religione quanto all’essenziale, tenete pure, se volete, anche i dogmi; ma dimandiamo solo che sia raffazzonata, soprattutto quanto alla pratica, che sia recata alle esigenze dei tempi…. Questa e non altra è la nostra dimanda. Ebbene, io vi Risponderò che ho afferrato benissimo il vostro concetto, così Dio vi conceda, o lettore, di comprendere tutto quello che in esso v’ha di falso e di iniquo. Di tanti errori che da tre secoli in qua si sono sparsi contro la Chiesa, niuno forse è più pernicioso di questo. Le aperte eresie dei riformatori del secolo XVI non possono far gabbo a uomini che cercano sinceramente la verità, sono espresse in chiare formole, sono apertamente contro la dottrina della Chiesa, e da questa in termini riprovate. Similmente le bestemmie sfrenate del passato sono così audaci e così svergognate, che, passato il momento di delirio, ne ebbero orrore quegli stessi che ne erano sedotti; ma la dottrina che si sparge ora di raffazzonare, ammodernare il Cristianesimo, di adattarlo al tempo ed al popolo, siccome è più benigna e non mostra nell’apparenza tutta la malignità che contiene intrinsecamente, si fa largo anche presso certi Cristiani non malvagi, ma leggieri e superficiali, i quali credono benissimo che la religione si possa spogliare, quasi d’una scoria che la ricopre, di certe asperità, durezze e forme esterne che le sono essenziali. Ad intelligenza di questo errore, avvertite adunque che la religione abbraccia due sorte di verità, naturali le une, soprannaturali le altre. A cagione di esempio, che Dio esista, che questo Dio sia uno, buono, santo, perfettissimo, sono verità alle quali può pervenire anche la sola ragione usata debitamente: ma che Dio sia uno nell’essenza e trino nelle Persone, che una di queste tre divine Persone si sia incarnata, sono verità a cui niuna ragione umana può pervenire, e bisogna al tutto che vi sia una rivelazione divina, la quale ce ne ammaestri. Similmente nell’ordine pratico vi sono dei precetti morali, ai quali può arrivare anche la sola natural ragione, come è il non rubare, non ammazzare, non fornicare, e Dio per mezzo della natura stessa ce li intima: vi sono dei precetti morali, ai quali non giunge la sola natura, come l’amare i nemici, dare la vita pel prossimo e adoperare per nostra santificazione certi riti, cerimonie, esercizii piuttosto che altri; e questi Gesù Cristo ce li intima con atti di sua positiva volontà. – Inoltre avete da sapere che il Cristianesimo abbraccia bensì anche tutti quei precetti naturali, ma consiste esso principalmente nella perfezione che a quei primi precetti volle aggiunta il Figliuolo di Dio, e per questo esso è legge più perfetta, più pura, più santa che non fu la legge data ai Patriarchi, od a Mosè, che non è quella che possa scoprirsi col solo lume della natura. Vedetelo in parte nel riscontro colla legge antica, sebbene data dallo stesso Dio, là come apparecchio della novella. La legge antica ordinava certamente di amare il prossimo, ma permetteva ancora in certi casi la legge del taglione. Gesù Cristo aggiunse invece l’amar perfino i nostri nemici, il far loro del bene per imitare il Padre celeste, il quale fa bene anche ai malvagi. La legge antica prevedeva l’uso onesto dei beni terreni, ma li lasciava godere, anzi prometteva, come rimunerazione del bene vivere, l’abbondanza di essi: la legge nuova vuole che distacchiamo il cuore da tutto il sensibile, e inclina, per renderci somiglianti a Gesù, all’amore della povertà, e ci propone dei beni spirituali invece dei temporali per premio. La legge antica concedeva perfino in certi casi la pluralità delle donne: la nuova non solo non ne consente più d’una , ma conforta quelli, che il vogliono, ad una illibatissima purità. La legge antica aveva riti e cerimonie che figuravano misteri avvenire e che non davano altra giustizia che l’esteriore e legale: la muova invece ha sacramenti, i quali giustificano pienamente l’uomo comunicandogli la grazia interiore. La legge antica guidava i suoi professori per via di timore più che d’amore: la nuova vi conduce per via d’amore più che di timore. E così andate dicendo di molte altre varietà che vi sono tra le due leggi, per le quali si vede quanto l’evangelica superi la passata. Ciò presupposto, ecco quello che interviene a dì nostri. Popoli eresiarchi hanno impugnata ora l’una, ora l’altra delle dottrine speculative di Gesù Cristo, ed hanno fatta opera di distruggere il Cristianesimo quanto alla credenza: a giorni nostri, data un poco di tregua alle credenze, si tenta di distruggere, tutta la pratica di esso, cioè tutta quella ulteriore perfezione, che Cristo aggiunse alla legge naturale ed alla legge scritta, per tornarci se fosse possibile, allo stato in che erano gli uomini prima di Gesù Cristo. – Ed ecco in qual modo Gesù Cristo mirava, come abbiam detto di sopra, nella formazione dei suoi seguaci a stabilire l’amore dei beni del cielo sul distacco dei beni della terra; e l’eresia moderna che così può benissimo chiamarsi) sotto pretesto di far discendere al popolo, al secolo, all’odierna civiltà la religione, inculca che non bisogna poi in grazia del cielo postergare la terra. – Cristo, per formarsi un popolo spirituale e per comprimere l’amor del mondo e dei piaceri carnali, proponeva la penitenza, il digiuno, la fuga delle occasioni ecc., e l’eresia moderna, sotto colore di moderazione, condanna le austerità e le penitenze siccome eccessi, la fuga delle occasioni come sciocca rusticità, ed a rin contro promuove e proclama tutto quello che sollecita i sensi e la carne. – Gesù Cristo, per sottomettere lo spirito pienamente a Dio, inculcava l’umiltà, il disprezzo di sé medesimo, l’abnegazione del proprio volere; e l’eresia moderna fa tutto l’opposto, chiama imbecillità, bassezza tutto quello che serve all’umiliazione di se stesso, e fanatismo tutto quello che ripugna e contraddice alla propria volontà. – Gesù Cristo, per ottenere la nostra santificazione, ha ordinato mezzi affatto superiori agli umani, cioè virtù soprannaturali, quali sono la fede, la speranza, la carità, mezzi soprannaturali che c’impetrino, o ci apportino la grazia interiore, quali sono l’orazione ed i sacramenti; e l’eresia moderna, disconoscendo tutto quello che è sopra natura, vi sostituisce le sue virtù tutto umane, cioè la filantropia, l’amor proprio, il sentimento della propria dignità e simili. – Gesù Cristo voleva che, nell’attuare i mezzi della salute noi dipendessimo totalmente dalla Chiesa che Egli sostituì in sua vece pel magistero dei fedeli; e questa eresia, disconoscendo l’autorità stabilita, crede superbamente di poter fare da sè, e fa veramente da sè, non curandosi nè punto, nè poco del magistero della Chiesa. – In breve, Gesù Cristo ordinò modi e vie tutto speciali per la salvezza di quelli che sarebbero stati suoi fedeli; e l’ eresia presente, dispettandoli tutti, tutti li prevarica iniquamente. Di che quale sarà la conseguenza? Che con questa riforma si viene a negare l’un dopo l’altro ogni articolo della legge cristiana e ad annientare tutto il Cristianesimo. In prova di che fingete pure che costoro osservassero quella legge qualunque di probità naturale che si propongono, e di cui sola si contentano, sarebbero così ancora Cristiani? Nulla meno. Imperocché un poco di probità naturale, l’amore umanitario degli uomini, il sentire la propria dignità, il rispettarsi, e cento altre di queste virtù, possono stare ottimamente in un Gentile, che mai non ha inteso parlare di Gesù Cristo. – Cristianesimo è muoversi per fede, è aspirare ai beni eteni colla speranza, è operare per carità. Cristianesimo è star sottomessi al sommo Pontefice, ai Vescovi che Dio ha proposti a reggere la Chiesa. Cristianesimo è praticare quelle virtù speciali che Gesù Cristo portò al mondo ed insegnò ai mortali, la purezza, l’umiltà, il distacco dai beni terreni, l’amore soprannaturale di Dio e del prossimo. Cristianesimo è onorare Iddio non a capriccio, ma con quei modi determinati da Gesù, quali sono il sacrifizio della Messa, l’orazione, la partecipazione all’Eucaristia ed agli altri sacramenti nei tempi e modi da Lui assegnati. Tutte quelle altre maniere possono esser buone prese in sè stesse, ma per un Cristiano al tutto non bastano. – Ed è evidente anche da ciò, che se queste bastassero, gl’insegnamenti di Gesù, il suo magistero, la grand’opera della fondazione della Chiesa, con tutti i tesori di grazie, onde la fece depositaria per nostro vantaggio, sarebbero affatto inutili. La croce di Gesù Cristo resterebbe, per parlare coll’Apostolo, pienamente invanita, e non porterebbe più un frutto che nol potesse portare allo stesso modo la nostra corrotta natura. E come no? Se bastavano quelle virtù senza le pratiche positive del Cristianesimo, i Gentili fino ad un cotal punto vi potevano pervenire. Certamente poi non era mestieri d’abrogare la legge dei Giudei, i quali avevano già tutti quegli obblighi imposti nella loro legge. Al naturalismo in religione doveva bastare la natura. Se Gesù è venuto sulla terra, se ci ha innalzati ad uno stato soprannaturale per essere seguaci suoi, bisogna ammettere tutto quello che costituisce la detta elevazione e perfezione. Dio buono! che sorta di errore è mai questo! È la distruzione pratica di tutto il Cristianesimo. – Eppure in questo errore giacciono turpemente Cristiani senza fine. Io ve ne accennerò alcune schiere, perchè le possiate meglio conoscere. – Vi sono in primo luogo quei protestanti, i quali di negazione in negazione son pervenuti fino al razionalismo, dei quali è piena l’Allemagna, che, non accettando più dalle mani di santa Chiesa quel che devono credere ed operare, non si guidano se non se con la cortissima loro ragione, e praticamente trascinati poi dalle passioni non esercitano più nessun culto. Vi sono anche tra i Cattolici quei mondani, i quali tutti immersi nella grande opera di far danari o di sollazzarsi continuamente, non conoscono più neppur quello che sia Cattolicesimo, e non vivono diversamente dai protestanti. Vi sono di quelli che pur conoscono alcun poco le dottrine cattoliche, ma essendo carnali, femminieri, dediti al senso ed alla voluttà, per non contristare la loro carne, e non diminuire i loro diletti, si danno attorno a persuadere sè ed altrui, che non sono essi che hanno da piegarsi alle esigenze della religione, ma che la religione dee piegarsi alle loro. Vi sono dei progressisti fanatici, i quali, piena la mente delle mirabilità del progresso, hanno bisogno per farsi passare quali filosofi, di declamare tutto giorno che la religione ha da avanzare. – Vi sono dei riformatori, i quali pensano che, come si ha da ristorare la politica e metterla in armonia con la civiltà moderna, così si ha da fare altrettanto colla religione. – Vi sono poi certi fanciulloni di università, i quali, per fare i maestri addosso al padre, alla madre ed alle sorelle nella famiglia, non trovano altro mezzo che quello di scaraventare le più strane proposizioni contro le divine istituzioni del Cristianesimo. – Credereste? vi ha persino delle donne, che, piene di vanità fin nelle viscere e svogliate al tutto delle pratiche religiose, che mal possono combinare col lusso sformato, colle genialità, colle tresche e colle dissolutezze, onde son contaminate, hanno bisogno di far passare sotto colore filosofico la non curanza dei doveri religiosi ed il segreto dispetto che loro portano. Vi ha persino qualche ecclesiastico, il quale, avendo bisogno di farsi perdonare dal mondo il collare che porta, dichiara e propaga che si può combinare la religione col secolo, purché si distingua il Cattolicismo dal gesuitismo, le pratiche superstiziose dalle religiose, il culto sincero dalle forme estrinseche onde si riveste, e, che so io. – Tutti costoro, qual più, qual meno, sono in questo errore spaventosissimo ed in questa pratica negazione del Cristianesimo. Per spogliarlo delle sue asperità e durezze gli tolgono quello che è a lui essenziale e vitale, cioè tutto quello che Gesù Cristo ha apportato sulla terra di positivo, tutto quello che più espressamente ha voluto da noi. Ecco dove ricade poi finalmente l’ammodernare la religione, il raffazzonarla, il conciliarla col secolo e colla civiltà.