LA CRESIMA O CONFERMAZIONE
IV. La Cresima è uno dei Sacramenti oggi maggiormente colpito, direi quasi “minato”, occultato dalla chiesa modernista finto-cattolica usurpante il Vaticano e tutte le diocesi mondiali. Iniziamo col ricordare qualche elemento base di questo Sacramento, richiamando canoni di Concili ecumenici, come ad esempio il Decreto agli Armeni del Concilio di Firenze, o i canoni del Concilio di Trento. Nel Concilio di Firenze venivano ricordate agli Armeni e a tutti i Cattolici alcuni pilastri dei Sacramenti: “… abbiamo riassunto la verità dei Sacramenti della Chiesa, per una più facile istruzione degli Armeni presenti e futuri, nella seguente brevissima formula: i Sacramenti della nuova Legge sono sette, cioè il Battesimo, la Cresima, l’Eucaristia, la Penitenza, l’Estrema unzione, l’Ordine e il Matrimonio, che differiscono molto dai sacramenti dell’antica Legge. Questi non erano la causa della grazia, ma solo la figura della grazia che doveva essere data dalla Passione di Cristo. I nostri, invece, contengono la grazia e la conferiscono a chi li riceve come si deve. …. I primi cinque sono stati ordinati per la perfezione spirituale di ogni uomo in se stesso, gli ultimi due per la guida e la moltiplicazione di tutta la Chiesa. Infatti, con il Battesimo rinasciamo spiritualmente; con la Confermazione cresciamo nella grazia e siamo rafforzati dalla fede. Rinati e rafforzati, siamo nutriti dal cibo della divina Eucaristia. E se, a causa del peccato, cadiamo in una malattia dell’anima, siamo guariti spiritualmente con la penitenza. Spiritualmente e corporalmente, come si addice all’anima, con l’Estrema Unzione. Ma con l’Ordine la Chiesa è governata e moltiplicata spiritualmente, con il Matrimonio è accresciuta corporalmente. … Tutti questi Sacramenti sono realizzati da tre componenti: le cose che sono come la materia, le parole che sono come la forma e la persona del ministro che conferisce il Sacramento con l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa. Se manca uno di questi elementi, il Sacramento non si compie. Tra questi sacramenti ce ne sono tre, il Battesimo, la Cresima e l’Ordine, che imprimono nell’anima un carattere, cioè un certo segno spirituale che lo distingue da tutti gli altri, in modo indelebile. Per questo non si ripetono nella stessa persona. Gli altri quattro non imprimono un carattere e possono essere ripetuti. … Il secondo Sacramento è la Cresima, la cui materia è il crisma fatto di olio, che significa la luce di coscienza, e balsamo, che significa odore di buona reputazione, benedetto dal Vescovo. La forma è “Ti segno con il segno della croce e ti confermo con il crisma della salvezza nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Il suo ministro ordinario è il Vescovo. E mentre il semplice Sacerdote può impartire tutte le unzioni, solo il Vescovo deve conferire questa, perché solo degli Apostoli, di cui i Vescovi ricoprono il ruolo, leggiamo che abbiano conferito lo Spirito Santo con l’imposizione della mano, come dimostra la lettura degli Atti degli Apostoli. Infatti, poiché gli Apostoli, si dice, che erano a Gerusalemme, udirono che la Samaria aveva ricevuto la parola di Dio, mandarono da loro Pietro e Giovanni, i quali, arrivati, pregarono perché ricevessero lo Spirito Santo; poiché non era ancora entrato in nessuno di loro, ma erano stati battezzati solo nel Nome del Signore Gesù, imposero loro le mani e ricevettero lo Spirito Santo” (Atti VIII:14-17). Invece di questa imposizione delle mani, nella Chiesa si dà la Cresima. Tuttavia, a volte si legge che per dispensa della Sede Apostolica, per un motivo ragionevole e abbastanza urgente, un semplice Sacerdote con il crisma fatto dal Vescovo, amministrava il Sacramento della confermazione. A Trento invece si aggiunsero dei canoni con anatemi – per contrastare le falsità e gli errori dei protestanti – e che ribadivano i concetti già enunciati “… Se qualcuno dice che la cresima dei battezzati è una cerimonia vana e non un vero e proprio sacramento, o che in passato non era altro che una catechesi, con la quale coloro che si avvicinavano all’adolescenza rendevano conto della loro fede in presenza della Chiesa, sia anatema. … se qualcuno dice che chi attribuisce qualche virtù al santo crisma della confermazione fa ingiustizia allo Spirito Santo, sia anatema…. se qualcuno dice che il ministro ordinario della confermazione non è il solo Vescovo, ma qualsiasi semplice sacerdote, sia anatema ….” Qui abbiamo un quadro già abbastanza chiaro della Confermazione o Cresima secondo le intenzioni della Chiesa Cattolica. La falsa chiesa modernista usurpante si è molto data da fare per distruggere alla radice l’effetto di questo Sacramento nella gioventù e negli adolescenti, così da rendere sterili i semi loro piantati nell’anima con il Santo Battesimo. Oltre al cambio della forma sacramentale, oggi in lingua vernacolare e non nella lingua della Chiesa, il latino ecclesiastico, oltre alla mancanza di preparazione disposizioni (ricordiamo che essendo la Cresima un Sacramento dei vivi, richieda lo stato precedente di grazia), c’è stata una “bomba” ben più dirompente e catastrofica, come i nostri pochi lettori ricorderanno dai posts precedenti di qualche anno orsono, che parlavano della consacrazione episcopale inventata di sana pianta da G.B. Montini, il sedicente Paolo VI, cosa di cui è assolutamente vietato parlare per non incorrere nelle ire assurde ed immotivate degli pseudocattolici frequentanti la sinagoga del “baphomet signore dell’universo” ed i suoi riti sacrileghi e blasfemi. Il Ministro della Cresima è il Vescovo diocesano o un suo delegato che usi però il crisma preparato dal Vescovo, di solito il Giovedì Santo. A chi non ne avesse mai sentito parlare, ricordiamo che dal 18 giugno del 1968 fu totalmente cambiata la formula di consacrazione dei Vescovi, formula fissata appena una ventina di anni prima dal Sommo Pontefice Pio XII in “Sacramentum ordinis” (1947), in cui le formule venivano dichiarate immutabili, non modificabili da chicchessia. L’antipapa Montini, appunto perché non era Papa canonicamente eletto, essendo il Papa dell’epoca S.S. Gregorio XVII, modificò radicalmente la formula facendola diventare una formula per “Eletti manichei”, Vescovi invalidi sotto tutti gli aspetti canonici. Chi abba voglia di approfondire questa delicatissima questione, può leggerla sul nostro blog cattolico ExsurgatDeus.org. Per non essere prolissi, diciamo solo le conseguenze di questo vero e proprio “colpo di Stato”: dal 1968 non abbiamo più Vescovi ordinati validamente, quindi niente preti, anch’essi ordinati tutti invalidamente da quella data, né giovani cresimati, come vediamo tra i giovani attuali che non hanno alcune forza (tuttaltro!) di combattere per Cristo e la sua Chiesa, non avendone avuto mandato né forza. E allora, si domanderanno i pochi lettori ancora svegli ed incuriositi, come otterremo la grazia di questo Sacramento? Ma la Chiesa eclissata ha tutte le potenzialità per ottenere grazia e forza dallo Spirito Santo. In questo Sacramento, in unico momento, ed in un unico atto, otteniamo il sigillo e la forza per poter dispiegare i Doni dello Spirito Santo a difesa della fede e della Chiesa contro gli attacchi del maligno, del mondo, degli increduli. Però la Sapienza eterna ha disposto che in questi tempi finali, per avere gli stessi benefici dallo Spirito Santo, terza Persona della SS. Trinità, noi dobbiamo ricorrere ad Esso ogni giorno o momento, con la richiesta attuale dei Doni, mediante l’Inno canonico “Veni Creator Spiritus”, la sequenza di Pentecoste “Veni Creator Spiritus”, la Corona allo Spirito Santo ed altre preghiere sicuramente cattoliche con imprimatur ed indulgenze annesse. Non è certamente il Sacramento, che va comunque desiderato intensamente ed esplicitamente, ma un po’ di grazia arriverà, e con essa godremo dei frutti dello Spirito Santo, quelli che s. Paolo elencava ai Galati… gioia, amore, pace, pazienza, bontà, benevolenza, fedeltà, longanimità, modestia, mitezza, continenza, castità…
IL MATRIMONIO.
V. Il Matrimonio, come voluto da N. S. Gesù Cristo, è un Sacramento che dona la grazia necessaria a chi sceglie questo stato di vita, il cui scopo primario è proprio quello di formare una famiglia cristiana, sul modello della Santa Famiglia di Nazaret, con l’accoglienza di tutte le creature che il buon Dio manderà secondo i suoi disegni e volontà. Per sostenere questo gravoso impegno che richiede la vita matrimoniale agli sposi, sussistenza materiale, educazione cristiana dei figli, adattamento caratteriale e sopportazione dei reciproci difetti, difficoltà ambientali, familiari etc., è necessaria una grazia che viene elargita ai Cattolici che si uniscono in matrimonio secondo il rito di santa Madre Chiesa, stabilito dai sacri Canoni nei modi richiesti da Dio. Iniziamo col fare una breve, ma importante premessa: che il matrimonio agli occhi Dio è sempre valido, anche quello “civile” dei selvaggi o degli acattolici, increduli, atei (tra i quali spiritualmente non ci sono differenze sostanziali, avendo un’anima morta senza vita di grazia), mentre il matrimonio celebrato secondo i riti cattolici, oltre alla validità, apporta la liceità e dà diritto alla grazia matrimoniale. Ecco che questa, quindi, è una prerogativa essenziale per un Cattolico e per tutta la società, cristiana e non, garante di serenità dell’anima e di una vita fruttuosa sotto ogni aspetto. Detto questo, il Cattolico vero, cioè il Cattolico ostinato nella vera, immutabile dottrina cristiana, apostolica ad ecclesiastica, farà di tutto per assicurarsi questa grazia indispensabile per tutta la famiglia che vuole costituire. – Come detto e gridato da queste pagine da molto tempo, la Chiesa eclissata è oggi sostituita da un baraccone satanico-anticristiano, retto da un servo dichiarato e vicario dell’anticristo, la sinagoga di satana, come la chiamava già a suo tempo S.S. Pio IX, per cui un matrimonio celebrato in questa setta dell’antichiesa, pur contraendo un vincolo valido e definitivo, non conferisce lo stato di grazia matrimoniale, come ognuno può vedere tra i propri vicini o addirittura familiari. Inoltre, sappiamo che, tranne pochi anziani Sacerdoti apostati dalla fede e praticanti un modernismo, somma di tutte le eresie, secondo la sentenza del santo Papa canonizzato Pio X, tutti gli altri sedicenti preti non hanno mai ricevuto una ordinazione valida per difetto di forma ed intenzione, ed oltretutto da un falso Vescovo a sua volta invalidamente ordinato secondo il pontificale fasullo dell’antipapa G. B. Montini del 18 giugno del 1968. Per cui tutti si chiedono, e pure noi un po’ di tempo fa: come fare per ottenere questo stato di grazia matrimoniale per costituire una vera famiglia cristiana? La Santa Madre Chiesa nella sua immensa sapienza e preveggenza ha definito dottrine che sono adatte ai tempi di prosperità e libertà di culto cattolico, e canoni e definizioni dottrinali per i tempi di persecuzione e per la Chiesa “eclissata” o delle catacombe. Al giorno attuale così, il Matrimonio Cattolico tra i pochi, ostinati fedeli Cattolici fedeli alla dottrina bimillenaria della Chiesa, è possibile pure nella difficoltà pratica, per i più, di reperire un Sacerdote o prelato cattolico in comunione con il Santo Padre Gregorio XVIII, capace quindi di fornire, come detto, dei Sacramenti validi e leciti, e nello specifico di rendere possibile l’acquisizione della grazia santificante e particolare relativa ai fini del Sacramento stesso. In effetti i fedeli Cattolici che vogliono ad ogni costo evitare – giustamente – le sette acattoliche, e soprattutto la setta dei falsi profeti della sinagoga di satana [la cosiddetta setta del “Novus ordo” di istituzione massonico-kazara!] oggi usurpante il Vaticano e tutti gli edifici di culto un tempo appartenenti alla Chiesa Cattolica, con le relative false funzioni che, lungi dall’apportare grazia, assicurano la “disgrazia” personale, familiare e sociale, hanno perplessità ed indecisioni nell’approcciarsi correttamente al matrimonio senza commettere una serie di gravi sacrilegi e peccati mortali che comprometterebbero il cammino di salvezza per sé, il coniuge, i parenti ed i partecipanti a funzioni invalide ed illecite e – soprattutto – alla futura prole che verrebbe generata in regime di peccato mortale e fuori dalla Chiesa Cattolica, complicando in tal modo tutta la loro vita di grazia, di redenzione e di salvezza. Ma … nessun problema, la Santa Madre Chiesa, la parte militante del Corpo mistico di Cristo, guidata infallibilmente dallo Spirito Santo e che opera da “Maestra delle genti” attraverso il Magistero apostolico Ordinario e Universale e Straordinario esercitato dal Sommo Pontefice Romano e dalla sua Gerarchia, ha pensato proprio a voi in difficoltà, in questi tempi di apostasia e di impostura dottrinale e canonica, spianandovi la strada al Matrimonio cattolico, se ci è lecito così definire … delle catacombe. Possiamo ricorrere in tutta certezza e sicurezza al Motu Proprio: « Sulla disciplina del Sacramento del Matrimonio per la Chiesa Orientale di San Pio XII » del 22 febbraio 1949 (festa della Cattedra di S. Pietro). – Ferme restando tutte le altre disposizioni (ivi dettagliatamente riportate) in materia di impedimenti, dispense e preparazione al Matrimonio cattolico (per noi la retta vera dottrina, una pratica di vita cristiana, la frequentazione di “veri” Sacramenti materiali e formali – se possibile – o almeno spirituali: severo e sincero esame di coscienza, contrizione perfetta con implicito desiderio di Confessione sacramentale appena possibile, Comunione spirituale, stato di grazia …), un canone in particolare concerne le situazioni estreme che riguardavano allora i fedeli orientali, ma che oggi sono ubiquitarie e riguardano praticamente l’intero pianeta, in riferimento alla disponibilità di un Sacerdote o prelato cattolico della “vera” Chiesa “una cum Papa nostro Gregorio”. Il Canone rinuncia esplicitamente alla presenza di un Sacerdote alla celebrazione del matrimonio in determinate circostanze straordinarie, ma non rinuncia, anche in questo caso, alla richiesta che il matrimonio sia celebrato davanti ad almeno due testimoni. Il matrimonio è validamente celebrato davanti ai soli testimoni comuni (naturalmente Cattolici), quando è impossibile per le parti avere o avvicinare un Sacerdote autorizzato, purché si verifichi una di queste condizioni:
1) una delle parti parte è in pericolo di morte,
2) si prevede che non sarà disponibile alcun Sacerdote autorizzato per almeno un mese. In sintesi: In situazioni estreme per il matrimonio non è richiesto il Sacerdote!!! (i ministri del Sacramento, sono gli sposi).
Ne riportiamo la sentenza dai trattati di teologia dogmatica e poi direttamente dal Motu proprio di S.S. Pio XII citato. Iniziamo dal Buscaren: «Sebbene i Canoni non concedano esplicitamente nessun’altra rinuncia alla celebrazione, c’è la dispensa all’obbligo della legge che richiede l’assistenza attiva di un Sacerdote autorizzato e l’assistenza di testimoni, almeno nel caso di estrema difficoltà che colpisce l’intera comunità. Il Sant’Uffizio ha dichiarato che i Cattolici della Cina non sono tenuti ad osservare la legge sulla forma del matrimonio finché continuano le circostanze create dal regime rosso ». (H. BOUSCAREN, CANON LAW DIGEST, III Ed. p. 408). – In questo Canone, sono riportate due importanti principii: – primo, che in pericolo di morte il matrimonio può essere contratto senza un Sacerdote ma davanti a due testimoni, e … – secondo, che nei luoghi dove non si possa avere un Sacerdote o le parti non possano recarvisi, non hanno bisogno di aspettare un mese intero, se c’è una buona ragione per giudicare che le stesse condizioni continueranno per un mese); ma senza ulteriori indugi riportiamo il canone succitato: (MOTU PROPRIO SULLA DISCIPLINA DEL SACRAMENTO DEL MATRIMONIO PER LA CHIESA D’ORIENTE PIO PP. XII – SUL SACRAMENTO DEL MATRIMONIO). CAPITOLO VI: Sulla forma della celebrazione del matrimonio. Canone 89: Se vi sia un grave incomodo per il parroco, o gerarca o Sacerdote con facoltà nell’assistere al matrimonio fatto a norma dei canoni 86, 87:
1° in pericolo di morte è valido e lecito il matrimonio contratto davanti ai soli testimoni; ed anche fuori dal pericolo di morte, quando stando le cose per cui si preveda prudentemente che si protraggano per un mese;
2 ° In entrambi i casi in cui non si possa al più presto chiamare un altro Sacerdote cattolico che possa venire ed assistere al matrimonio con i testimoni, salvo la validità dei coniugi, il matrimonio è valido e lecito… [validum et licitum est matrimonium contractum …] davanti ai soli testimoni.
Sursum corda, fedeli del “pusillus grex” cattolico, la Chiesa ha prevenuto i tempi e ci dà la possibilità in ogni tempo, anche nel nostro tempo di apostasia e paganesimo imperante, di ottenere la grazia necessaria alla vita dell’anima nostra in ogni condizione di vita. Deo gratias!
UNZIONE DEI MALATI O ESTREMA UNZIONE.
VI. Dal Sacrosanto Concilio di Trento: [Sess. XIV]“ … Questa santa Unzione degli infermi fu istituita da Cristo nostro Signore come vero e proprio Sacramento della Nuova Alleanza; questo Sacramento fu indicato in Marco (Mc VI, 13), raccomandato e promulgato da Giacomo, Apostolo e fratello del Signore. Egli disse: “Se qualcuno di voi è malato, chiami i presbiteri della Chiesa e questi preghino su di lui dopo averlo unto con olio nel Nome del Signore. La preghiera della fede salverà il malato e il Signore lo solleverà; e se è peccatore, gli saranno rimessi i peccati” (Giacomo V:14-15). Con queste parole, come la Chiesa ha appreso, tramandate di mano in mano dalla tradizione apostolica, egli insegna quali siano la materia, la forma, il ministro adatto e l’effetto di questo Sacramento salutare. La Chiesa ha infatti compreso che la materia è l’olio benedetto dal Vescovo, perché l’Unzione rappresenta in modo molto appropriato la grazia dello Spirito Santo, con la quale l’anima del malato viene invisibilmente unta. E la forma è costituita da queste parole: “Per questa Unzione, ecc. “
Capitolo 2. L’effetto di questo Sacramento.
La realtà e l’effetto di questo Sacramento sono spiegati da queste parole: “La preghiera della fede salverà il malato e il Signore lo solleverà; e se è in peccato, gli saranno rimessi i peccati” (Gc V,15) . La realtà è, infatti, la grazia dello Spirito Santo, la cui unzione purifica le colpe, se ancora da espiare, ed i postumi del peccato; lenisce e rafforza l’anima del malato (cf. 1717), ispirando grande fiducia nella misericordia divina. Alleggerito da questa grazia, l’ammalato, da un lato, sopporta più facilmente le difficoltà e le sofferenze della malattia e, dall’altro, resiste più facilmente alle tentazioni del diavolo che cerca di morderlo al tallone (Gn III, 15) talvolta, infine, ottiene la salute del corpo, quando questa è utile per la salvezza dell’anima.”
Tale è la dottrina stabilita al sacrosanto Concilio di Trento nella XIV Sess. del 25 novembre 1551 e corroborata dai canoni seguenti:
Canoni sul sacramento dell’estrema unzione. (da Enchiridion def. di H. Denzinger)
1716. (1) Se qualcuno dice che l’Estrema Unzione non sia veramente e propriamente un Sacramento istituito da Cristo nostro Signore, (Mc VI,13), e promulgato dall’Apostolo san Giacomo, (Gc 5,14-15), ma solo un rito ricevuto dai Padri o un’invenzione umana, sia anatema!.
1717. 2 Se qualcuno dice che la santa Unzione degli infermi non conferisca la grazia, non rimetta i peccati, non allevia i malati, ma che non esiste più, come se un tempo fosse stata solo una grazia di guarigione, sia anatema.
1718. 3 Se qualcuno dice che il rito e l’uso dell’Estrema Unzione, osservati dalla santa Chiesa romana, siano contrari alle parole del santo Apostolo Giacomo, e che quindi debbano essere cambiati, affinché possano essere disprezzati senza peccato dai Cristiani, sia anatema.
1719. 4. Se qualcuno dice che i presbiteri della Chiesa, a cui san Giacomo raccomanda di portare l’unzione ad un malato, non siano Sacerdoti ordinati dal Vescovo, ma i più anziani di ogni comunità, e che per questo il ministro dell’Estrema Unzione non sia solo il Sacerdote, sia anatema.
Si tratta pertanto di un Sacramento molto importante ai fini della salvezza eterna, capace in molti casi di aprirci le porte del Paradiso e farci evitare il fuoco eterno degli inferi. Ma come fare oggi che la vera Chiesa è eclissata ed è estremamente difficile trovare un vero Sacerdote con missione canonica comunicata da un Vescovo validamente consacrato, con giurisdizione pontificia ed “una cum” il Pontefice romano impedito? – Ricorrendo alla Summa di S. Tommaso, abbiamo già ricordato che lo Spirito Santo, qualora non abbiamo possibilità di accedere in buona fede a veri, validi e leciti sacramenti, ci darà la grazia attraverso mezzi a Lui noti capaci appunto di conferire la Grazia che in situazioni “normali” si ottiene mediante i Sacramenti istituiti da Gesù Cristo ed amministrati nella sua vera Chiesa, cioè la Chiesa Cattolica. Ma questo non significa rimanere inoperosi, spiritualmente parlando, perché questa grazia va in qualche modo meritata dalla nostra attiva collaborazione. Ed allora possiamo attingere dagli scritti di grandi Santi del passato che hanno scritto pagine edificanti ed utilissime circa la “buona morte”. Nello specifico penso al nostro grande S. Alfonso M. De Liquori e a San Roberto Bellarmino nel suo “l’Arte del ben morire” scritto nel 1619 ma più che mai attuale oggi. Egli inizia subito affermando perentoriamente nel primo precetto da lui consigliato: chi desidera morire bene, viva bene! Poi passa ad annunciare gli altri precetti: in primis morire al mondo, praticare le tre virtù teologali e soprattutto la carità. Tenere accese le lampade nelle mani (Luc. XII, 35), vigilare continuamente sui nostri atti, pensieri e parole, evitare l’uso cattivo dei beni e delle ricchezze e l’avidità priva di elemosina, la pratica di tre altre virtù: la sobrietà, la giustizia la pietà. Ovviamente un posto importante è riservato alla preghiera (settimo precetto), al digiuno ed astinenza canonici (quaresimale, delle quattro tempora e vigilie); particolare rilievo è dato all’esame di coscienza con il pentimento sincero dei peccati commessi, e la penitenza. Ancora ci raccomanda la meditazione frequente della morte riguardata come ingresso alla eterna beatitudine, degli altri novissimi (giudizio, inferno e paradiso); fare testamento senza lasciare situazioni indefinite, nutrirsi dei Sacramenti se possibile, così da attuare la beatitudine ricordata da s. Giovanni nell’Apocalisse … beati quelli che muoiono nel Signore (XIV, 35). Insomma, c’è veramente da leggere e meditare attentamente questi santi consigli che in pratica si riducono a vivere una vita veramente cristiana secondo gli insegnamenti evangelici della Chiesa (pensiamo alle beatitudini!). Infine possiamo affidarci con fede ai Santi padroni della buona morte, innanzitutto s. Giuseppe, da invocare praticamente sempre per ottenere questa grazia (fondamentale è la preghiera del “sacro Manto di San Giuseppe”), poi s. Barbara, s. Disma (il buon ladrone che “rubò” il Paradiso diventando il primo Santo canonizzato direttamente dal Salvatore … oggi sarai con me in Paradiso. Concludendo abbiamo ampie possibilità, con un impegno serio e costante, di procurarci una buona morte, lontana dalle tentazioni estreme del “nemico”, cioè in grazia di Dio e pronti per l’entrata nel Cielo anche se non dovessimo avere la possibilità di ricevere un Sacramento valido e lecito. Ora non abbiamo pretesti o accampare scuse, siamo chiamati alla conversione del cuore, ad una vita santa, ad una morte gloriosa in Dio… è ciò che auguriamo a tutti i nostri lettori.
SACRAMENTO DELL’ORDINE
VII. In questo numero trattiamo l’argomento più spinoso e cruciale della fede cattolica, solennemente definito dal Magistero ecclesiastico, a partire dal Sacrosanto Concilio di Trento, passando attraverso diversi documenti della Sede Apostolica, fino alla definitiva ed irreformabile Costituzione Apostolica di S.S. Pio XII data a San Pietro il 30 novembre dell’anno 1947 (vedi in: A.A.S., Vol. XL, n. 1-2 del gennaio-febbraio 1948): ci riferiamo cioè al Sacramento dell’Ordine, Sacramento fondamentale: 1) nel perpetuare la continuità apostolica della Chiesa di Cristo – l’unica vera Chiesa che assicura la salvezza eterna; – 2) garantire l’insegnamento dottrinale evangelico e tradizionale, fonte certa di pratica di pietà e retta moralità cristiana, ; – 3) somministrare gli altri Sacramenti divinamente istituiti e garantire il culto liturgico ecclesiastico. Ma procediamo con ordine. Concilio di Trento, Sess, XXIII, can 1: “Che poi questo sia stato istituito dallo stesso Signore e salvatore nostro, e che agli Apostoli e ai loro successori nel sacerdozio sia stato trasmesso il potere di consacrare, di offrire e di dispensare il suo corpo e il suo sangue; ed inoltre di rimettere o di non rimettere i peccati, lo mostra la Sacra Scrittura e lo ha sempre insegnato la tradizione della Chiesa cattolica… Capitolo IV … Poiché, poi, nel Sacramento dell’ordine, come nel battesimo e nella cresima, viene impresso il carattere, che non può essere né cancellato, né tolto, giustamente il santo Sinodo condanna l’opinione di quelli che asseriscono che i Sacerdoti del nuovo Testamento abbiano solo un potere temporaneo, e che quelli che una volta siano stati regolarmente ordinati, possano tornare di nuovo laici, se non esercitano il ministero della Parola di Dio.”. – Una cosa assolutamente rimarcata è la Tonsura clericale che deve essere praticata del Vescovo della diocesi di appartenenza dell’aspirante Sacerdote. Essa sancisce il desiderio di appartenere agli Ordini sacri offrendo la propria vita a Dio, rinunciando alla vita mondana e laica. Questo è un primo passo indispensabile tanto da poter affermare che senza tonsura non c’è Sacerdozio cattolico. Una volta praticata la tonsura (che non è quella degli istituti monastici) l’aspirante poteva accedere agli Ordini sacri, che procedevano secondo una sequenza ben determinata, in ascesa continua, distinguendosi in Ordini minori – Ostiariato, Esorcistato, Lettorato, Accolitato – ed Ordini maggiori: Subdiaconato, Diaconato, Presbiterato, fino alla pienezza dell’Ordine che è la dignità episcopale. Il conferimento del Sacramento, che imprime un sigillo [carattere] indelebile nell’anima del Sacerdote, avviene secondo le consuete disposizioni, cioè la materia, la forma [o formula] e l’intenzione. A scanso di equivoci e contestazioni, queste disposizioni, per altro millenarie, furono messe nero su bianco da S.S. Pio XII nell’accennata Costituzione Apostolica del novembre del 1947, nella quale veniva riportata la materia e la forma di ogni Ordine. Il ministro del Sacramento è il Vescovo e delle formule riportiamo quelle atte ad ordinare un Sacerdote ed un Vescovo cattolico appartenente alla successione apostolica che procede dagli Apostoli designati da Gesù Cristo. Nell’Ordinazione sacerdotale, la materia è la prima imposizione delle mani del Vescovo, quella che si fa in silenzio, e non la continuazione di questa stessa imposizione che si fa estendendo la mano destra, né l’ultima imposizione accompagnata da queste parole: « Accipe Spiritum Sanctum: quorum remiseris peccata, etc. » La forma è costituita dalle parole del Prefazio, delle quali le seguenti sono essenziali e pertanto necessarie per la validità; « Da, quæsumus, omnipotens Pater, in hunc famulum tuum Presbyterii dignitatem; innova in visceribus eius spiritum sanctitatis, ut acceptum a Te, Deus, secundi meriti munus obtineat censuramque morum exemplo suæ conversationis insinuet ».
(« Date, ve ne supplichiamo, Padre onnipotente, al vostro servo qui presente la dignità del Sacerdozio; rinnovate nel suo cuore lo spirito di santità, affinché egli eserciti questa unzione del secondo ordine [della gerarchia] che Voi gli affidate e che l’esempio della sua vita corregga i costumi »). Per la consacrazione episcopale: … Per la validità è pertanto richiesta: « Comple in Sacerdote tuo ministerii tui summam, et ornamentis totius glorificationis instructum cœlestis unguenti rore sanctifica ». … Noi ordiniamo – continua la Costituzione Apostolica – che nei confronti di ogni Ordine, l’imposizione delle mani si faccia toccando fisicamente la testa dell’ordinando, benché sia sufficiente il contatto morale per conferire validamente il Sacramento. Infine, non è affatto permesso interpretare ciò che stiamo dichiarando e decretando sulla materia e la forma, in modo da credersi autorizzato sia a trascurare, sia ad omettere le altre cerimonie previste nel Pontificale Romano; inoltre, Noi ordiniamo che tutte le prescrizioni del Pontificale Romano siano religiosamente mantenute ed osservate. Ecco, pertanto, ciò che Noi ordiniamo, dichiariamo e decretiamo, nonostante qualsiasi disposizione contraria, anche degna di speciale menzione. Di conseguenza, Noi vogliamo ed ordiniamo che le disposizioni sopramenzionate siano incorporate, in un modo o nell’altro nel Pontificale Romano.
NESSUNO AVRÁ DUNQUE IL DIRITTO DI ALTERARE LA PRESENTE COSTITUZIONE DA NOI DATA NÉ DI OPPORVISI CON TEMERARIO ARDIMENTO.
La questione, almeno per quanto possiamo noi illustrare in questo contesto giornalistico, ci sembra definita in modo chiaro ed esaustivo dalla dottrina della Chiesa, che ci offre la possibilità di ben distinguere tra veri Sacerdoti e veri Vescovi, ed impostori senza Sacramento dell’ordine né sigillo sacerdotale, i briganti ed i ladri ricordati nel santo Vangelo (S. Giov. X, 8) dal nostro Redentore che entrano nella Chiesa non dalla porta. a devastare le anime riscattate da Cristo a prezzo del suo preziosissimo sangue. E allora ricapitoliamo con chiarezza e senza tema di essere teologicamente o canonicamente smentiti: Sacerdote della Chiesa di Cristo, una, santa ed apostolica è colui che: 1) abbia ricevuto la tonsura ecclesiastica per mano del suo Vescovo diocesano; 2) abbia ricevuto il Sacramento dell’Ordine con la formula di S.S. Pio XII da un Vescovo a sua volta consacrato con la formula del Pontificale Romano sopra riportata, [abolita truffaldinamente dall’antipapa eresiarca Montini – sedicente Paolo VI – dal 18 giugno 1968, come abbondantemente illustrato su questo blog in passato], con missione canonica e giurisdizione pontificia annessa e documentata per iscritto. Tutti coloro che non possono soddisfare a queste due condizioni essenziali, sono da considerarsi dei laici travestiti sacrilegamente e che occupano usurpandole le cariche, i privilegi, le prebende, gli onori che detengono, che gli uomini non conoscono, ma che Dio conosce benissimo attendendoli al varco della vita eterna perché siano degnamente ricompensati per il loro operato. Non vorremmo veramente trovarci nei loro panni in quel momento e preghiamo quindi che il Signore li illumini in tempo perché salvino la loro anima pericolante. – Nella nostra terra ci sono Sacerdoti ancora validamente ordinati e con giurisdizione richiesta per la valida Confessione, anche se apostati dalla fede cattolica e scismatici dalla vera Chiesa Cattolica e dalla vera Gerarchia, aderenti all’antipapa usurpante attuale e celebranti uno pseudo-rito demoniaco con sacramenti sacrileghi ed illeciti, ma volendo … possono tornare al vero culto ripudiando la setta della sinagoga di satana a cui oggi appartengono legati dal filo della … congrua e della pensione (… meglio la pensione oggi che il Paradiso domani!) e che si spaccia per Chiesa di Cristo. A questi poveri derelitti voglio solo ricordare la profezia del Profeta Zaccaria alla fine del Cap. XI: “… Io susciterò nel paese un pastore, che non avrà cura di quelle pecore che si perdono, non cercherà le disperse, non curerà le malate, non nutrirà le affamate; mangerà invece le carni delle più grasse e strapperà loro perfino le unghie. Guai al pastore stolto che abbandona il gregge! Una spada sta sopra il suo braccio e sul suo occhio destro. Tutto il suo braccio si inaridisca e tutto il suo occhio destro resti accecato”. È parola di Dio.
LA SANTA MESSA.
VIII. Sulla Messa Cattolica abbiamo già da anni scritto tante volte, per cui qui ci limiteremo a ricordare le cose essenziali che un vero tenace Cattolico, cioè il Cattolico radicato nella fede della Chiesa di sempre, debba conoscere e ricordare attentamente per evitare le pene eterne dell’infero ed aspirare alla beatitudine senza fine. Il tutto ovviamente secondo il pensiero ed i Canoni della Chiesa Cattolica, attualmente sostituita da un baraccone posticcio di cui rimane solo una facciata logora e sfigurata che solo può attrarre chi non abbia mai conosciuto, né voglia conoscere, la meravigliosa realtà della Chiesa fondata dall’Uomo-Dio ed affidata al suo Vicario, capo in terra, il successore del Principe degli Apostoli, il vero Papa, riconoscibile non dalla talare bianca, ma dalla infallibilità nella fede e nella morale gelosamente custodita nel deposito della fede che racchiude l’insegnamento di Cristo e dei suoi Apostoli e successori. Cominciamo col dire cosa sia la Messa cattolica: essa è essenzialmente il rinnovo del Sacrificio di Cristo sulla croce, offerto in modo non cruento sull’altare a Dio Padre per riscattare gli uomini dai peccati e riconciliarli col Padre onde permetterne la vita dello spirito e quindi l’ingresso nel regno dei Cieli. La sua frequentazione, per chi ne abbia possibilità, è obbligo di precetto ecclesiastico nella Domenica ed in tutte le feste liturgiche comandate. Ora dobbiamo riflettere sul fatto che la Messa, che nella sua essenza, ripete le parole e gli atti dell’ultima cena di Gesù, sia stata regolamentata infallibilmente ed irreformabilmente dal Concilio di Trento (Sess. IV) e messa “nero su bianco” da un santo Pontefice canonizzato, cioè da Papa S. Pio V in una celeberrima bolla, “Quo primum” del 1570, ulteriormente approvata da altri suoi successori e celebrata da sempre in tutto l’orbe cattolico. È chiaro che, secondo dottrina, nessuno possa abrogare una legge o definizione di un Papa autentico, un po’ come se lo Spirito Santo che dirige le azioni del Sommo Pontefice, cambiasse idea a seconda dei tempi o dei capricci degli uomini, cosa aberrante solo a pensarlo. E allora si chiederanno molti, come è stato possibile introdurre un “papocchio” liturgico composto da un massone 33° ed approvato da un Illuminato di Baviera? La risposta è già contenuta nella domanda così come posta: solo un impostore, un falso pontefice poteva modificare ciò che fosse stato stabilito infallibilmente da un Concilio ecumenico e da un vero Papa. Sappiamo infatti, come don Luigi Villa, sollecitato da padre Pio da Pietralcina ed incaricato da S.S. Pio XII, abbia documentato questa impostura, anche se non è l’unico, e noi più volte l’abbiamo riportato. A parte l’uso della lingua volgare, riprovato dal Concilio tridentino e tutte le preghiere e gli atti liturgici modificati (chi ci segue ricorderà gli articoli su questo blog che commentavano le osservazioni dei Cardinali Ottaviani e Bacci alla nuova pseudo-messa, e che qui non è il caso di riprendere). Solo vogliamo segnalare due fatti “illuminanti”. In primo luogo, la “messa modernista” viene offerta al “signore dell’universo” che, sempre in precedenza, abbiamo spiegato essere il baphomet-lucifero adorato nelle logge massoniche di alto livello. Da questo punto di vista il rito si configura come un’agape rosa+croce (18° livello della Massoneria scozzese A. A.) durante la quale un agnello vivo (figura di Cristo crocifisso) inchiodato e coronato di spine, viene decapitato ed immolato al demonio. Quindi il povero pseudo-fedele, che pensa di onorare e rendere culto al vero Dio-trino, in realtà rende culto a satana e reca offesa gravissima a Dio Padre e al S. N. Gesù Cristo, riportando in luogo della grazia divina, la disgrazia infernale.. Ci fermiamo qui su questo punto già sufficientemente illustrato in altri articoli del blog. – Il secondo punto che vogliamo toccare qui, riguarda la formula di consacrazione del pane e del vino transustanziato – nella vera Messa – nel vero Corpo e Sangue di Cristo. Qui la formula vera riporta le parole di Cristo pronunciate nell’ultima cena; ad un certo punto Gesù dice … bevete il mio sangue offerto in sacrificio, versato per voi e per molti (pro multis, in S. Matteo XXVI, 28); questa è la versione biblica riportata fedelmente nel Canone della Messa cattolica. Nella messa farlocca invece c’è … versato per voi e per tutti… Sembra una inezia a prima vista, ma dire “per molti” e “per tutti”, cambia completamente la prospettiva dell’opera della divina Redenzione. Dire “per molti”, vuol dire essersi immolato per coloro che, partecipando al Corpo mistico di Cristo, cioè la Chiesa Cattolica, lo riconoscono come vero Dio e Redentore, e sono nella sua grazia. Dire invece “per tutti” significa che la redenzione di Cristo è operata indifferentemente per i credenti e per i miscredenti, gli infedeli, gli atei, gli increduli, i pagani, gli empi, etc. il che ovviamente è una proposizione eretica, offensiva per l’opera di Cristo e della sua Chiesa, offensiva per le orecchie pie, lesiva per i diritti di Dio e per l’azione dello Spirito Santo, in breve: un vero e proprio abominio anticattolico. Quindi, anche a voler prescindere da altre considerazioni liturgiche o dottrinali pur giustissime, questa modifica del Canone rende totalmente invalida la transustanziazione. C’è poi da considerare che una vera Messa debba essere celebrata da un Sacerdote con missione canonica concessa da un vero Vescovo con giurisdizione comunicata dal vero Santo Padre, cioè attualmente il successore di Gregorio XVII, Giuseppe Siri, Papa impedito come il suo successore eletto dal 1991. Ed allora la domanda … sorge spontanea: come fare per assolvere al precetto domenicale ed ottenere la grazia che il Sacramento e la partecipazione alla Messa possono dare? Ci affidiamo, come sempre al Catechismo cattolico (tipo S. Pio X, o del Cardinal Gasparri, o Spirago, S. Pietro Canisio, ecc.ecc.). Qui la risposta è chiara, nel senso che dobbiamo partecipare ad una Messa sicuramente cattolica, approvata da una vera Autorità ecclesiastica ed officiata da un vero Sacerdote con le caratteristiche su riportare. Se questo non sia possibile o richiederebbe l’esporsi a pericoli o danni per la vita o la salute (viaggi lunghi e pericolosi, etc.) se in buona fede, si è dispensati dall’obbligo della presenza fisica in Chiesa, fermo restando l’obbligo di santificare il giorno di festa (3° Comandamento) con la preghiera, lo studio della dottrina, le opere di misericordia e potendo, leggendo la Messa con omelie relative di autori approvati antecedenti al 1958. Oggi il vero Cattolico si “arrangia” così con il desiderio ardente di poter partecipare ad un vero Sacrificio offerto al Deus Sabaoth… l’opposto del suo e nostro nemico, il demoniaco “signore dell’universo”. Si salvi chi vuole!
Si ringrazia il prof. A. Morgillo, direttore del mensile “Valle di Suessola” che ci ha consentito di riprodurre articoli tratti dal giornale da lui diretto.