IL CATECHISMO DI F. SPIRAGO (VII)

IL CATECHISMO DI F. SPIRAGO (VII)

CATECHISMO POPOLARE O CATTOLICO

SCRITTO SECONDO LE REGOLE DELLA PEDAGOGIA PER LE ESIGENZE DELL’ETÀ MODERNA

DI

FRANCESCO SPIRAGO

Professore presso il Seminario Imperiale e Reale di Praga.

Trad. fatta sulla quinta edizione tedesca da Don. Pio FRANCH Sacerdote trentino.

Trento, Tip. Del Comitato diocesano.

N. H. Trento, 24 ott. 1909, B. Bazzoli, cens. Eccl.

Imprimatur Trento 22 ott. 1909, Fr. Oberauzer Vic. G.le.

PRIMA PARTE DEL CATECHISMO:

FEDE (4).

4. LA SANTISSIMA TRINITÀ.

Le tre Persone divine sono state rivelate nel battesimo di Cristo: il Padre, voce dal cielo, il Figlio battezzato, lo Spirito Santo sotto forma di colomba. (S. Math. III, 16).

1. LA SANTISSIMA TRINITÀ È UN DIO IN TRE PERSONE. LE TRE PERSONE SI CHIAMANO: Padre, Figlio e Spirito Santo.

Il numero 3 si trova spesso nei misteri della religione. Ci sono 3 soggiorni delle anime dopo la morte, 3 parti principali della Messa; 3 elementi in ogni Sacramento; 3 persone nella Sacra Famiglia. Gesù Cristo ha passato 3 ore sulla croce, 3 giorni nel sepolcro; la sua vita pubblica è durata 3 anni; Egli è rivestito della triplice dignità sacerdote, re e profeta. Il numero 3 compare anche in alcuni fenomeni della natura. Ci sono 3 regni nella creazione (minerale, vegetale e animale); 3 stati di corpi (solido, liquido, gassoso); 3 divisioni del tempo (passato, presente, futuro). – I mistici commentano anche il numero 4 nei misteri: ci sono 4 Vangeli, 4 virtù cardinali, 4 fiumi in paradiso, 4 punti cardinali da cui gli Angeli chiameranno l’umanità al giudizio; l’umanità ha atteso il Salvatore per 4 secoli; il tempio di Gerusalemme aveva 4 lati, ecc.. – Lo stesso vale per il numero 7: ci sono 7 giorni della Creazione, 7 sacramenti, 7 opere di misericordia, 7 virtù morali, 7 doni dello Spirito Santo, 7 ordini ecclesiastici, 7 richieste nel Pater, 7 parole di Cristo sulla croce, ecc. ecc., misteri che contribuiscono alla nostra somiglianza o unione con Dio. Il 7 si ritrova anche nel simbolismo della natura, ad esempio i 7 colori dello spettro, i 7 toni della scala musicale. – Il numero 3 è il numero divino; il numero 4, il numero della creazione (4 punti cardinali); il numero 7 rappresenterebbe l’unione del Creatore e della creatura.

2. È IMPOSSIBILE PER NOI CON LA NOSTRA DEBOLE RAGIONE COMPRENDERE QUESTA VERITÀ; PER QUESTO MOTIVO È CHIAMATO IL MISTERO DELLA SANTISSIMA TRINITÀ.

È impossibile per noi capire come tre Persone divine possano essere un solo Dio, quindi l’apparente identità di tre e uno! La Trinità è incomprensibile e inesprimibile (4 Conc. Lat.). S. Agostino racconta che abbia incontrato un bambino che attingeva l’acqua dal mare versandola in un piccolo buco. Egli espresse il suo stupore per questo e il bambino rispose: “Giungerò piuttosto a mettere il mare in questo buco, prima che tu possa afferrare il mistero della Santa Trinità”. – Chi fissa il sole rimane abbagliato, e chi continuerebbe a fissarlo perderebbe la vista. È lo stesso con i misteri della Religione: chi vuole capirli, rimane abbagliato e chi si ostina a scrutarli perderebbe completamente la fede. (S. Aug.). Chi si rifiuta di credere in questo mistero con il pretesto di non capirlo sarebbe come un cieco che contesta l’esistenza del sole perché non riesce a vederlo. Del resto, ci sono molte cose nella natura stessa che non siamo in grado di spiegare. Cos’è la luce, l’elettricità, il magnetismo? la crescita delle piante, eccetera, eccetera? Non lo sappiamo. E che cos’è in confronto ai 430 trilioni di vibrazioni che si dice l’etere produca al secondo quando percepiamo il colore rosso, e il doppio quando percepiamo il colore violetto? E si noti che per contare un singolo trilione ci vorrebbero 20.000 anni. Quanto di più siamo incapaci di comprendere ciò che riguarda Dio. “Tu sei grande, Signore, e impenetrabile ai nostri pensieri” (Ger. XXXII,19). Noi non potremmo comprendere Dio se non a condizione che fossimo noi stessi Dio. – Ma possiamo, per mezzo della ragione illuminata dalla fede, arrivare ad una conoscenza molto utile dei misteri, considerando alcune analogie della natura. (Concilio Vaticano: III, 4). Il sole si vede nel cielo, nell’acqua e nello specchio; vediamo quindi tre soli anche se ce n’è uno solo. Il raggio bianco può essere scomposto in rosso, giallo e blu; è quindi sia uno che triplice. L’ametista, dice S. Isidoro, brilla in tre colori diversi, a seconda del lato: essa è porpora, viola e rosa, pur essendo che una sola pietra. L’acqua è solida, liquida e gassosa in momenti diversi. L’acqua della sorgente, del ruscello o del fiume è la stessa acqua, ma ha nomi diversi. (S. Denys. Alex.). La superficie luminosa del sole, i raggi da esso emanati e il calore da esso prodotto sono tre cose in una (S. Cyr. Al.). L’anima ha in essa la trinità dell’essere, della conoscenza e della volontà: tre uomini possono avere la stessa idea. – Gli increduli semisapienti fanno la seguente obiezione: è impossibile che tre facciano uno e che uno sia tre; queste persone fraintendono l’intelligenza della Chiesa. Essi bestemmiano ciò che non conoscono (S. Giuda 10), perché la Chiesa non dice: che tre Persone siano una sola Persona, ma che tre Persone siano una sola sostanza.

3. LETRE PERSONE DIVINE HANNO HANNO IN COMUUNE SOSTANZA, QUALITÀ ED OPERE

Non ci sono quindi tre dèi, ma un solo Dio.

Il Padre è quindi effettivamente un altro rispetto al Figlio, perché si differenzia per la Persona; ma non è un altro essere, perché non ha un’altra sostanza. (4 Conc. Lat.).

Ciascuna Persona è dunque eterna, onnisciente, onnipotente, perfetta, come le altre.

È vero che Cristo, parlando del suo ritorno al Padre, ha detto: “Il Padre è più grande di me” (S. J. XIV, 28); ma parlava della sua umanità.

LA CREAZIONE DEL MONDO, LA REDENZIONE E LA SANTIFICAZIINE DELL’UMANITÀ SONO SRATRE REALIZZATE IN COMUNE SALLE TRE PERSONE.

Tuttavia, si usa dire: Dio Padre ha creato il mondo; Dio Figlio ha salvato gli uomini, Dio Spirito li santifica. Ne spiegheremo la ragione più avanti.

4. LE TRE PERSONE DIVINE NON SI DIISTINGUONO CHE PER LA LORO ORIGINE.

Il tronco dell’albero deriva dalla radice ed il frutto da entrambe. La stesso è delle tre Persone divine.

Il Padre non ha origine e non procede da nessun’altra Persona, ma il Figlio procede dal Padre e lo Spirito Santo da entrambi. (Cat. di Bellarmino).

Per designare l’ordine della processione, il Padre è chiamato prima Persona, il Figlio la seconda, lo Spirito Santo la terza. Ma va notato che non si tratta di una successione nel tempo; il Figlio procede dal Padre da tutta l’eternità e allo stesso modo la processione dello Spirito Santo dall’uno e dall’altro è eterna. Perché se il tempo producesse qualcosa in Dio, Egli non sarebbe più immutabile e cesserebbe di essere Dio. – Il Figlio è generato dall’essere eterno del Padre prima di ogni creazione. (Sal. CIX, 3) nel modo seguente: Dio con la conoscenza di se stesso ha generato un’immagine consustanziale, proprio come il nostro pensiero produce un’immagine, un’idea nella nostra mente. I seguenti paragoni ci aiuteranno a capire: il Fuoco genera il bagliore e quest’ultimo appare contemporaneamente al fuoco; se ci fosse un fuoco eterno ci sarebbe uno splendore eterno (S. Aug.). Ora, dice la Scrittura, il Figlio è lo splendore della luce eterna (Sap. VII, 26), lo splendore della gloria del Padre (Eb. i, 3). Quando gli studenti si appropriano perfettamente della scienza dell’insegnante, hanno la stessa scienza, ma con la differenza che la scienza del maestro è la scienza originale e quella degli allievi una scienza comunicata; allo stesso modo il Padre e il Figlio hanno la stessa sostanza (sapienza), con la differenza che quella del Figlio le è stata comunicata da tutta l’eternità. (Cl. d’Al.). Una fiaccola può essere accesa con un’altra fiaccola senza che quest’ultima perda nulla del suo splendore; allo stesso modo il Figlio procede dal Padre senza prendere nulla di Lui. (Tatiano). Il Figlio di Dio è chiamato anche il suo Verbo (S. Giovanni 1,1), perché è la parola parlata e parlante della sostanza divina. La parola è l’espressione fedele del pensiero, e Dio Figlio è l’immagine consustanziale del Padre. – Il Figlio procede per via di conoscenza e lo Spirito Santo per via di amore. Se qualcuno si guarda in uno specchio, crea la propria immagine; se ne percepisce la bellezza, ama se stesso. Dio si vede nello specchio della sua divinità e genera l’immagine consustanziale di sé. (Heb.I, 3); l’amore reciproco del Padre e di questa immagine, consustanziale, cioè del Figlio, è lo Spirito Santo (S. Aug., S. Anselmo, S. Thom. di Aq.). Lo Spirito Santo può essere considerato a maggior ragione come uno Spirito d’amore, perché produce nei nostri cuori l’amore per Dio e per il prossimo. La parola spirito (respiro) è ben scelta, perché designa la l’inclinazione reciproca, il movimento dell’amore. (S. Thom. d’Aq.) – Cristo stesso dice che lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figli; una volta dice che il Padre manderà lo Spirito (S. Giovanni XIV, 26); un’altra volta, che sarà Lui stesso a mandarlo. (Ibid. XVI, 7). Lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio come il calore viene dal sole e dal raggio (S. Thom. d’Aq ), come il frutto viene dalla radice e dal tronco. (Tert.).

QUESTA DIFFERENZA DI ORIGINE È IL MOTIVO PER CUI AL PADRE SI ATTRIBUISCONO LE OPERE DELL’ONNIPOTENZA, AL FIGLIO QUELLE DELLA SAPIENZA, ALLO SPIRITO SANTO QUELLE DELLA BONTÀ.

In realtà, queste opere hanno una certa analogia con le proprietà personali relative alla loro origine. Il Padre genera il Figlio, e per questo gli viene attribuita anche la produzione di esseri contingenti dal nulla, cioè la creazione. (Symb. Ap ) Gli sono attribuite anche le opere di misericordia, perché accoglie i peccatori penitenti come suoi figli. S. Paolo lo chiama il Padre di misericordia (2 Cor. I, 3). – Il Figlio è la conoscenza eterna del Padre, la Sapienza. Per questo motivo, il magnifico ordine della creazione è attribuito a Lui. “Tutto è stato fatto da lui” (S. Giovanni I, 3). Così come l’artista disegna il piano della sua opera con un atto della sua intelligenza, allo stesso modo in cui il Padre ha creato l’ordine del mondo per mezzo del Figlio, il Figlio è anche il primo ad essere stato creato. Al Figlio spetta anche il merito di aver ristabilito l’ordine con la redenzione, e ciò è tanto più vero in quanto Egli ha assunto la natura umana per questo scopo. – Lo Spirito Santo è l’amore reciproco del Padre e del Figlio; è a Lui, quindi, che vengono attribuiti tutti i benefici di Dio, in particolare la comunicazione della vita nella creazione. Come l’uccello si posa sulle uova, per vivificare il germe con il calore, allo stesso modo lo Spirito di Dio aleggia sulle acque (S. Ger.) Lo Spirito Santo è quindi anche la comunicazione della vita soprannaturale per la grazia, cioè la santificazione degli uomini. È chiamato il dito di Dio in quanto autore dei miracoli; è Lui che ha operato il più grande atto dell’amore divino, l’Incarnazione: “La bontà di Dio ha sempre riempito il cuore dell’uomo di benefici ma la misura è debordata quando con l’Incarnazione del Verbo la misericordia è scesa sui peccatori, la verità su coloro che erravano, la vita sui morti (S. Leone M.).

5. LA SANTA TRINITÀ CI È STATA RIVELATA DALLE PAROLE DI GESÙ CRISTO.

Non possiamo conoscere la Trinità attraverso la creazione, perché Dio vi ha agito attraverso le perfezioni comuni a tutte le Persone.: onnipotenza, sapienza, bontà, ma non da ciò che differenzia le tre Persone. C’è qui un’analogia con il sole; esso agisce solo su due sensi: la vista ed il tatto, ma non sull’orecchio, sull’olfatto o sul gusto. Lo percepiamo quindi solo attraverso i primi due sensi, gli altri tre non possono darci alcuna idea del sole; allo stesso modo la nostra ragione non percepisce la Trinità, perché la Trinità non agisce su di essa. (S. Efrem.) Noi possiamo avere conoscenza della Santa Trinità solo attraverso la rivelazione. Nessuno, dice Gesù Cristo, nessuno conosce il Padre se non il Figlio e coloro ai quali il Figlio vuole rivelarlo (S. Math, XI, 27). Ora, Gesù Cristo ordinò ai suoi Apostoli, al momento della sua ascensione, di “andare e insegnare a tutte le genti e di battezzarle nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. (S. Math. XXVIII, 19). – L’Antico Testamento aveva già una vaga idea del mistero della Santissima Trinità. I sacerdoti ebrei dovevano, quando benedicevano il popolo, invocare il nome di Dio per tre volte (Numeri VI, 23). Isaia ci dice: (VI, 3) che i serafini cantano in cielo: Santo, santo, santo è il Dio degli eserciti. Si noti soprattutto lo strano plurale utilizzato da Dio nella creazione dell’uomo: Facciamo l’uomo a nostra immagine (Genesi I, 26). E Davide scrisse nel Salmo CIX: “Il Signore ha detto al mio Signore: siedi alla mia destra. Sebbene circondata da ombre, la rivelazione della Trinità era stata fatta nell’antico Testamento in modo che il Nuovo Testamento, dove questa rivelazione sarebbe stata chiara, non sembrasse contraddirla. (Bellarmino) – La Chiesa conosce questo mistero, la sinagoga lo rifiuta, la filosofia lo ignora. lo rifiuta, la filosofia lo ignora (S. Ilario).

6. LA FEDE IN QUESTO MISTERO È PROFESSATA PUBBLICAMENTE NEL SEGNO DELLA CROCE, NEL SIMBOLO DEGLI APOSTOLI, NEL BATTESIMO E NEGLI ALTRI SACRAMENTI, NELLE CONSACRAZIONI E CON LA FESTA DELLA SANTA TRINITÀ.

Questo mistero è il fondamento della religione cristiana. Senza di esso, è impossibile concepire la redenzione attraverso il Figlio di Dio. Sforziamoci quindi di produrre spesso degli atti di fede, soprattutto con la recita frequente della bella preghiera: Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, come era in principio, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Così sia. Indirizziamo a Dio questa lode, non solo quando ci inonda con le sue benedizioni, ma anche quando ci manda delle prove!

5. LA STORIA DELLA CREAZIONE.

La storia della creazione ci è stata raccontata da Mosè.

La storia della Creazione non è una favola; è un racconto vero, registrato da Mosè, ispirato dallo Spirito Santo; egli scriveva la parola di Dio, che potrebbe avergli mostrato i dettagli della creazione in una visione. – Il racconto di Mosè è pienamente in linea con le scoperte scientifiche. Gli scavi della crosta terrestre hanno dimostrato che gli esseri organici vi sono apparsi nell’ordine indicato dalla Genesi. Tutti i grandi scienziati hanno quindi ammirato questa storia di 3000 anni. – Questo racconto, inoltre, si riferisce solo all’attività creativa sul nostro pianeta.

1. IN PRINCIPIO DIO CREÒ IL MONDO SPIRITUALE ED IL MONDO CORPOREO (Concilio Vaticano III, i).

In principio, cioè all’inizio del tempo, quando all’infuori di Dio non esisteva nulla. Il tempo è iniziato con il mondo; non c’era quindi durata prima che Dio lo creasse. (S. Aug.) La Scrittura non dice quando il mondo sia stato creato, dice solo che non sia eterno e che sia stato fatto. Il mondo potrebbe quindi essere esistito milioni di anni prima della comparsa dell’uomo [qui siamo nel mondo delle ipotesi fantasiose antibibliche, degli pseudoscienziati copernicani eliocentristi, alle quali, purtroppo, è legato l’autore del catechismo, deviato dalla falsa (pseudo)scienza astronomica ndr.-]. – Ma noi non sappiamo, e mai sapremo, come lo spirito di Dio abbia prodotto la materia e le sue forze. – Invece del mondo spirituale e del mondo corporeo, S. Paolo dice: “le cose invisibili e le cose visibili”. (Col. 1,16). Mosè scrisse: “In principio Dio creò il cielo e la terra” (Genesi 1, 1). Sotto questo termine di cielo non si intende il firmamento, perché la creazione di questo è riportata solo nei versetti 6-8, 14-19, ma la dimora degli Angeli e degli eletti. (Solo i pagani avevano l’abitudine di confondere i due tipi di cielo; ponevano i loro eroi nelle stelle). Mosè chiama il mondo corporeo terra, perché per gli uomini è la parte principale della creazione visibile. Non dimentichiamo che queste prime parole della Bibbia: “In principio Dio creò il cielo….”. dovrebbero ricordarci che il cielo è la nostra destinazione finale nell’eternità.

IL MONDO SPIRITUALE COMPRENDE GLI ANGELI, LA CUI DIMORA È IL CIELO.

Poiché gli Angeli sono stati creati prima della terra, per così dire all’alba, nella Scrittura vengono talvolta chiamati “stelle del mattino” (Giobbe XXXVIII, 7). – L’inferno non è stato come il cielo creato fin dall’inizio (S. Math. XXV, 34), Dio lo ha creato solo dopo la caduta degli angeli.

IL MONDO CORPOREO È COMPOSTO DA TUTTE LE COSE CONTENUTE NELL’UNIVERSO VISIBILE.

Gli uomini sono un composto di materia e spirito; essi furono creati solo per ultimi. (4 Concilio Lateranense).

2. IN PRINCIPIO IL MONDO MATERIALE ERA CAOS, SENZA FORMA NÉ LUCE.

Dio all’inizio creò solo la materia prima da cui formò tutti i corpi.

(S. Aug.) La scienza attuale riconosce circa 70 corpi semplici. Mosè dà a questa materia primitiva il nome di acque (S. Ger., S. Ambr.). Questi corpi erano all’inizio in uno stato di mescolanza, come la sabbia del deserto, senza forma e senza luce. (I Mosè 1, 2). Era quasi il nulla, perché mancava qualsiasi forma, eppure era un essere reale, perché questa materia poteva ricevere una forma. Questa materia primitiva creata da Dio è stata modificata per effetto delle leggi naturali da Lui stabilite, ma la ragione primaria di tutta questa evoluzione non risiedeva nell’essenza della materia, ma nella volontà di Dio, nella parola creatrice: “Fiat”. La scienza sostiene che questa materia primitiva creata da Dio era allo stato gassoso e riempiva tutto lo spazio. (Newton, Laplace, Kant). Non c’è nulla che ci impedisca di ammettere questa opinione, perché tutti i metalli e i minerali portati ad una temperatura sufficiente si volatilizzano e di conseguenza riempiono uno spazio più ampio;

Inoltre, l’analisi spettrale ha dimostrato che il sole, i pianeti e le stelle fisse sono composti dagli stessi elementi della Terra, il che porta alla conclusione di un’origine comune.

3. DIO HA DATO AL MONDO MATERIALE LA SUA FORMA ATTUALE NELLO SPAZIO DI SEI GIORNI. (Genesi, 3 -31).

Questi 6 giorni sono probabilmente lunghi periodi di diverse migliaia di anni (S. Cip.); infatti il settimo giorno, il giorno del riposo, durerà fino al giudizio ultimo, il che è un periodo enorme. Inoltre, prima del quarto giorno, quando il sole fu creato, non potevano esistere giorni di 24 ore. La parola giorno è stata impiegata perché la settimana della creazione doveva essere il tipo della settimana umana.

IL PRIMO GIORNO DIO CREÒ LA LUCE.

Mosè racconta che Dio disse: “Sia la luce, e la luce fu” (Genesi 1,3). Dio creò quindi una speciale forza luminosa o ignea (quando la Scrittura dice: Sia tale cosa, si produca tale cosa, si deve ammettere che sia stata aggiunta una nuova forza agli elementi primitivi). Il fluido luminoso, chiamato anche etere, trasmette la luce come l’aria trasmette il suono. La forza luminosa è indipendente dal sole, poiché esiste una luce al di fuori del sole (aurora boreale, ecc.). La scienza (su pure congetture fantastiche indimostrabili – ndr.-) ci dice che la nebulosa primitiva era caotica, cioè senza movimento e senza forza.. Dio ha introdotto una nuova forza, la gravità o gravitazione, in virtù della quale gli atomi esercitavano una forza gli uni sugli altri, si mettevano in movimento e si sono condensati in alcuni nuclei. Questo movimento, questo attrito questa condensazione produssero la luce ed infine il fuoco. (Questo fenomeno si verifica quando due pezzi di legno si sfregano tra loro). Il primo giorno, le masse in movimento presero fuoco, producendo così la luce; l’universo si trasformò così in una massa ignea.

II SECONGO GIORNO DIO CREÒ IL FIRMAMENTO.

Dio disse anche: “Si faccia il firmamento (una cosa solida) in mezzo alle acque e separi le acque dalla terra … e Dio chiamò il firmamento col nome di cielo. (Genesi 1, 6-8). Questo secondo giorno viene solitamente spiegato in termini di separazione, ordinamento e solidificazione delle masse create. Queste masse, originariamente unite furono divise in parti di diversa costituzione e dimensione, separate in in direzioni diverse con velocità proprie ed entrarono nelle orbite che Dio aveva tracciato per loro e dove le conserva. Questa solidificazione delle masse cosmiche nello spazio in orbite siderali è chiamata firmamento o cosa ferma. Poiché queste orbite si trovano nello spazio celeste, si usa chiamare questo spazio stesso, firmamento. “E Dio chiamò il firmamento: cielo” (Genesi I, 8); questo è il nome che gli diamo anche noi. Questo cielo è la volta stellata in contrapposizione al cielo degli spiriti. Dio riservò una parte di queste masse cosmiche alla terra, che è quindi composta dagli stessi elementi degli astri. – Mosè continua: “E Dio fece il firmamento e separò le acque che erano sotto il firmamento da quelle che erano sopra il firmamento” (ibid. v. 7). Senza dubbio lo scrittore sacro intendeva dire che Dio separò le masse siderali dai corpi destinati a riempire gli spazi intermedi.

– La scienza (la scienza della fantasia antibiblica – ndr. -) ci dice (senza prove – ndr – ) che la condensazione dei nuclei della nebulosa primitiva ha prodotto masse gassose ignee di diverse composizioni e dimensioni, che si sono attratte l’una con l’altra, entrando così in orbite specifiche. Secondo questa teoria, anche la nostra Terra era una massa incandescente, un piccolo sole che diffondeva calore e luce nello spazio e che è stato attirato nell’orbita del sole stesso.

IL TERZO GIORNO DIO CREÒ IL SUOLO E LE PIANTE.

Le stelle, staccatesi dalla massa primitiva, non rimasero come erano entrate nelle loro orbite, ma continuarono a formarsi. Mosè tratta solo della terra, senza dirci nulla delle stelle se non ciò che ci interessa in modo particolare [qui l’autore si lancia in spericolate fantasiose teorie scientifiche, rigorosamente antibibliche, con l’intento di conciliare la fede scritturale con la pretesa scienza dell’epoca. Noi naturalmente le eliminiamo perché veramente non compatibili con la dottrina cattolica che qui vogliamo studiare – ndr.-] (….) Dio è stato anche in grado, fin dall’inizio, di comunicare alla materia le forze necessarie per produrre gli esseri organici. Ma gli atomi inorganici non avrebbero mai potuto combinarsi per produrre esseri organici per generazione spontanea. Tutti gli scienziati dell’universo non sarebbero in grado di produrre una pianta o un animale con delle combinazioni. Inoltre, è impossibile che corpi così mirabilmente organizzati si siano formati da soli; anche una macchina inerte non si produce da sola, ma nasce dall’intelligenza umana. –

IL QUARTO GIORNO DIO CREÒ IL SOLE, LA LUNA, LE STELLE.

In questo giorno Dio stabilì definitivamente la relazione tra le stelle e la terra. [Qui continuano le elucubrazioni pseudoscientifiche dell’autore che non considera minimamente l’onnipotenza divina che poteva creare in un solo attimo dal nulla ed in modo stabile e definitivo tutte le cose, dando poi all’uomo la possibilità di migliorare se stesso ed il proprio habitat naturale. Ndr. -]. – Dio non ha soluzione al problema della pluralità dei mondi abitati, perché non è di alcuna utilità per la salvezza delle nostre anime. Sappiamo solo che la creazione delle stelle ha reso felici gli angeli. (Giobbe XXXVIII, 7) e che le stelle sono state create per rivelarci la maestà di Dio (Rom. I, 20). – (omissis). Dio ha fatto la terra veramente bella! e noi gli dobbiamo un profondo ringraziamento.

IL QUINTO GIORNO DIO CREÒ PESCI E UCCELLI.

IL SESTO GIORNO DIO CREÒ GLI ANIMALI DELLA TERA FERMA ED INFINE L’UOMO.

Gli animali sono stati creati per proclamare la gloria e la potenza del Creatore con il loro numero, la loro varietà, le loro dimensioni, la loro forza, la loro agilità; esistono anche per il beneficio dell’uomo. Vengono utilizzati per il cibo, il vestiario, le medicine, ecc. Per la qualità più caratteristica del loro istinto, la maggior parte degli animali è simbolo di una virtù o di un vizio. (La volpe è il simbolo dell’astuzia; il cane della fedeltà; la pecora della pazienza, ecc.). L’uomo è l’ultimo degli esseri viventi, ma li supera tutti in grandezza; è il coronamento della creazione. Dio ha creato l’uomo per ultimo per onorarlo. Quando un sovrano arriva in una città, viene preceduto da tutti i suoi servitori per preparare il suo ingresso. È così che Dio ha creato prima ciò che era necessario per il mantenimento dell’uomo e poi solamente l’uomo (S. Giov. Chr.). Il re doveva apparire solo dopo che il regno fosse stato organizzato (S. Grég. Naz.). Dio ha costruito prima il palazzo per poi introdurvi il re (Latt.). L’onore reso all’uomo da Dio si manifesta anche nelle parole della creazione. Alla creazione dell’uomo Egli non disse: “Sia l’uomo”, ma tenne. Per un consiglio con se stesso, per così dire.

4. IL SETTIMO GIORNO DIO SI RIPOSÒ (Genesi 2).

Il riposo di Dio non è come quello di un artigiano stanco: consiste semplicemente nel non creare nessuna nuova specie, cioè nessun essere che non sia già contenuto nell’opera dei sei giorni. (S. Thom. d’Aq.) Il riposo di Dio non è altro se non la sua volontà di mantenere l’ordine esistente (Clém. d’Al.). Tuttavia

Dio non cessa di agire (S. Giovanni V, 17), perché se l’azione di Dio cessasse, la creazione cesserebbe di esistere. – Seguendo l’esempio di Dio, un giorno riposeremo in Lui quando il nostro lavoro sarà finito. (S. Aug.).

Il racconto della creazione ci mostra che Dio ha fatto il mondo secondo un piano preciso.

Dio procede dall’imperfetto al più perfetto. Egli crea prima gli esseri di cui avranno bisogno quelli che li seguono: dapprima le piante, poi gli animali che se ne nutrono. – Nei primi tre giorni, Dio separa gli esseri l’uno dall’altro, nei tre successivi abbellisce ciò che esiste. – C’è un legame tra le due serie di giorni: il primo giorno creò la luce, il quarto un corpo luminoso; nel secondo separò le acque dall’atmosfera, nel quinto popolò l’una di pesci e l’altra di uccelli; nel terzo creò la terraferma e nel sesto pose gli animali.

Il racconto della creazione ci mostra anche che il mondo non è eterno.

Nella sua preghiera dopo l’Ultima Cena, Cristo disse: “Padre, glorificatemi pressi di Voi con la gloria che avevo in Voi prima che il mondo fosse (S. Giovanni XVII, 5). I pagani immaginavano che il mondo si fosse formato dall’incontro casuale di atomi eterni, cioè di corpuscoli molto tenui e indivisibili. (teoria di Epicuro). Si può replicare che non possono esistere più esseri eterni; che un essere eterno non può essere dipendente da un altro essere, il che sarebbe il caso degli atomi che si uniscono; che gli atomi non possono né incontrarsi da soli, né formare, da un incontro fortuito il magnifico ordine dell’universo. Una massa di lettere gettate insieme a caso non formerà mai un libro. L’esistenza degli atomi non è impossibile, ma non possono essere eterni o muoversi con le proprie forze. – Altri pensavano che il mondo fosse stato formato dalla materia eterna dagli angeli o da Dio., che quindi non sarebbe il Creatore, ma solo l’architetto dell’universo. (La teoria di Aristotele e di alcuni materialisti moderni). La materia, tuttavia, essendo mutevole e divisibile, non può essere eterna; non può essere la fonte dello spirito né della vita degli esseri organici. – Altri pensavano che la terra sia lo sviluppo dell’Essere divino stesso, come la farfalla emerge dal bruco, e che tutto l’essere sia Dio (teoria degli antichi saggi indiani e dei moderni panteisti). Ma se il mondo fosse Dio, dovrebbe essere indivisibile ed immutabile, o almeno che ogni parte fosse eterna, il che è contraddetto dai fatti. In questa ipotesi, l’uomo sarebbe Dio, indipendente da tutti gli altri uomini, il che rovinerebbe la società. Anche gli animali sarebbero Dio, e infatti gli Egizi li adoravano. Anche le rane, le mosche e le formiche sarebbero Dio, il che è semplicemente ridicolo (Latt.). In questa teoria, solo questo è vero: tutto ha origine da Dio, tutto si è sviluppato successivamente e tutto ciò che è, esiste in Dio, come abbiamo spiegato quando abbiamo parlato della sua ubiquità; ma tutto ciò che esiste è totalmente distinto da Dio.

Da questo, perché e per quale scopo Dio ha creato il mondo?

1 . DIO HA CREATO IL MONDO DAL NULLA; SOLO LA SUA VOLONTÀ È SUFFICIENTE.

Gli uomini possono agire solo sulla materia preesistente: ma Dio ha fatto la materia stessa, con la quale ha formato tutte le cose (S. Iren).

Gli uomini hanno bisogno di strumenti per il loro lavoro, e vi dedicano tempo e fatica. Dio ha solo voluto e tutto è esistito (Sal. CXLVII, 5), la parola che gli viene attribuita non è altro che la sua volontà. – Dio ha portato l’universo e tutte le sue meraviglie. – Dio si è limitato a dire: Fiat e subito il cielo e la terra sono esistiti. Epicuro obietta che nulla è fatto dal nulla; questo è verissimo, ma noi non diciamo che la terra sia fatta dal nulla, ma che sia stata fatta da Dio dal nulla.

Tutto ciò che Dio aveva fatto è molto buono.

Dio stesso lodò le sue opere (Genesi, I, 31). L’universo era buono, perché nulla era contrario alla volontà divina e tutto era conforme ad essa (S. Amb.). Dio stesso lodava la sua opera, perché noi e tutte le creature siamo incapaci di lodarla adeguatamente (S. Giov. Chr.); almeno dobbiamo imitare i tre giovani che lodavano le opere di Dio nella fornace. (Dan. III.) Ciò che è cattivo era diventato tale per l’abuso che le creature hanno fatto del loro libero arbitrio. Tuttavia, nessun essere può diventare cattivo nella sua essenza; ogni essere è necessariamente buono sotto qualche aspetto (S. Aug.).

2. DIO È STATO PORTATO DALLA SUA BONTÀ A CREARE IL MONDO. Egli ha voluto rendere felici le creature ragionevoli. Un buon padre mostra ai suoi figli belle immagini per deliziarli e farli amare. Dio ha voluto mostrare la sua gloria agli esseri ragionevoli per darci gioia e felicità. per darci gioia e felicità. “Noi siamo, perché Dio è buono” (S. Aug.). La sua bontà, che ha voluto comunicare agli altri, è il motivo della creazione (S. Th. Aq.) Quindi tutto l’universo esiste per il nostro bene: alcuni esseri per la nostra conservazione: la terra, le piante, gli animali; altri per la nostra istruzione: le stelle: altri per il nostro piacere: i colori, i profumi, la musica; altri, infine, per metterci alla prova: la povertà altri per metterci alla prova: la povertà, le malattie, le disgrazie, le bestie cattive. “Mio Signore e mio Dio – dobbiamo gridare – tutto ciò che vedo mi dice che l’avete fatto Voi. per il mio bene e mi dice di amarti. (S. Aug.). -Dio non è stato costretto da nulla a creare l’universo, non ne aveva bisogno (Atenagora). E proprio per dimostrare che ha agito secondo il suo beneplacito, ha creato gli esseri non tutti insieme, ma in successione. (Bossuet).

3. LO SCOPO DELLA CREAZIONE È QUELLO DI RIVELARE ALLE CREATURE RAGIONEVOLI LA GLORIA DI DIO.

L’opera doveva elogiare l’autore per la sua perfezione, come una bella tela dà la gloria ad un pittore. È importante distinguere tra lo scopo dell’operaio (il motivo che lo spinge ad agire) e lo scopo dell’opera (ciò a cui una cosa sia destinata); l’orologiaio fa un orologio per guadagnarsi da vivere, ma la funzione dell’orologio è quello di segnare le ore. In Dio, il motivo del suo atto creativo è la sua bontà, lo scopo della sua opera è di glorificarlo e di rendere felici le sue creature ragionevoli. – L’innumerevole quantità e l’immensa varietà, piante e animali, l’enorme numero di stelle (Sal. XVIII, 1) esistono solo perché gli angeli e gli uomini possano riconoscere e ammirare la maestà divina. “Ciò che vedo grida: “O Dio, quanto siete grande, quanto siete buono.” – Da parte loro, gli Angeli e gli uomini esistono solo per riconoscere e glorificare la maestà divina. Sappiamo anche che gli Angeli santi contemplano Dio e lo lodano incessantemente (ls. VI, 3); e S. Agostino dice dell’uomo: “Tu sei un uomo, un uomo, un uomo”. Agostino dice dell’uomo: “Voi ci avete creati per Voi, Signore! e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Voi!”- Anche i diavoli sono obbligati a contribuire alla gloria di Dio, perché con i loro tormenti mostrano la grandezza della santità e della giustizia di Dio, e Dio trasforma tutte le loro astuzie nella sua gloria e nella salvezza degli uomini. – I reprobi non sottraggono a Dio la sua gloria; essi glorificheranno la giustizia di Dio per tutta l’eternità. mentre gli eletti proclamano la sua misericordia (Marie Lataste). Il Signore ha creato tutto per sé stesso (Prov. XVI, 4); ha creato per la sua gloria tutti coloro che invocano il suo nome (Is. XLIII, 7). Tuttavia, non ha creato l’universo per accrescere la sua gloria o per procurarsela (Conc. Vat. I, 3), perché Egli è sovranamente beato e non ha bisogno di nulla; né è ambizioso, perché pretende solo l’onore che gli spetta.

Poiché esistiamo per la glorificazione di Dio, noi dobbiamo agire con questa intenzione in ogni cosa.

S. Paolo ci comanda, quindi, “qualsiasi cosa facciamo, sia che mangiamo sia che beviamo, di fare tutto a gloria di Dio” (1 Cor. X, 31). Niente di più facile, perché le più piccole azioni possono essere offerte a Dio per questa intenzione. (S. Giov. Chr.). – Non dimentichiamo di fare il buon proposito al mattino e di rinnovarlo spesso durante la giornata. (Il catechista farà recitare qui il voto della buona intenzione).