LO SCUDO DELLA FEDE (266)

LO SCUDO DELLA FEDE (266)

P. Secondo FRANCO, D.C.D.G.,

Risposte popolari alle OBIEZIONI PIU’ COMUNI contro la RELIGIONE (9)

4° Ediz., ROMA coi tipi della CIVILTA’ CATTOLICA, 1864

CAPO IX.

RELIGIONE

I. Un galantuomo non cambia di religione.

Certe massime sono come le mode del vestire che in breve tempo fanno il giro del mondo. Quella che ho messa in fronte a questo capo, che un galantuomo non cambia di religione, è proprio una di esse. I protestanti, non meno che certi Cattolici, gli scismatici, non meno protestanti, l’hanno spesso sul labbro. In certe conversazioni poi è la rima obbligata, in cui vanno a finire tutti i discorsi di controversia o di notizie religiose; né manca perfino qualche Cattolico, al tutto indegno del nome che porta, il quale, per parere spregiudicato, la fa sentire all’occasione che altri riferisca qualche conversione dal protestantismo o dallo scisma alla cattolica verità. E ciò non ostante quel detto, per quanto volgarmente ricevuto, al modo con cui s’intende comunemente, non è altro che un gravissimo errore. – Volete vederlo? Se è vero universalmente che un galantuomo non cambia di religione, dovrà esser vero per tutti i paesi dell’universo. La verità non si muta col variare dei meridiani o dell’altezza polare: dunque il galantuomo cinese non dovrà mai lasciare la religione del suo Confucio, il galantuomo indiano dovrà starsene sempre attorno al suo Budda, il galantuomo maomettano intorno al suo Maometto, il galantuomo giudeo dovrà continuare a disconoscere ed a bestemmiare Gesù Cristo, e così andate dicendo; tutti gli idolatri, tutti i Gentili, benché sprofondati nel baratro delle più schifose superstizioni, non dovranno mai allontanarsi un passo dai loro errori. E come no? Se è vero che un galantuomo non cambia di religione, tutte quelle conseguenze sono innegabili. Più, tutto l’Apostolato stabilito da Gesù Cristo è affatto inutile. Andate, disse Egli ai suoi Apostoli, ed insegnate a tutte le genti che osservino quello che ho detto a voi. Ma gli Apostoli avrebbero dovuto rispondere prontamente: Signore, ed a qual fine ci mandate? E non sapete voi che mai non potremo rivolgerci ai galantuomini; perché questi non cambiano di religione? Scusate adunque se non vi possiamo servire. Che se essi sono andati senza questa replica, bisogna tutti condannarli senza riparo. E dietro a loro bisogna condannare tutti i successori di S. Pietro, che spedirono in tutti i secoli i loro inviati per far cambiare ai popoli gentili la religione, bisogna condannare i più gran Santi della Chiesa, i quali con tanto zelo si adoperarono per ottenere quel cambiamento, bisogna condannare tutti i Martiri, i quali sostennero al prezzo del loro sangue quel cambiamento improvvido. Bisognerebbe perfino (inorridisco a dirlo) condannare lo stesso Gesù, il quale, venuto sulla terra e presentatosi al popolo giudeo, sostituì all’antica la nuova legge, alle figure le verità, con un cambiamento né piccolo, né leggero. Eppure, se è vera quella premessa, l’illazione è innegabile. Il fatto è però che è falsissima quella premessa. Imperocché l’intelletto dell’uomo è fatto per aderire al vero, come il cuore per posarsi nel bene, e dove ei lo trovi è obbligato ad abbracciarlo. Quando poi si tratti del vero religioso è molto più grave un tal obbligo, quantoché il vero religioso non è solo perfezionamento dell’uomo nella vita presente, ma è anche mezzo unico per la beatitudine avvenire; e non solo riguarda il bene della creatura, ma principalmente la gloria del Creatore. Non può dunque l’uomo, quando Iddio gli rappresenti il vero, non abbracciarlo, senza fare un gravissimo danno a sé stesso. Danno a sé, perché, non abbraccia la verità conosciuta, in questo caso rinunzia all’ultimo suo fine: torto a Dio, perché chiudendo, come suol dirsi, le finestre in faccia al sole, ricusa di glorificare quel Dio che ha la degnazione immensa di farsi da lui conoscere. – Che se alcuno limitasse quel detto solo a coloro, i quali professano alcuna delle sette cristiane, neppure così schiverebbe l’empietà che qui si riprende. Imperocché forse delle varie società, che vantano d’appartenere a Gesù Cristo, ve ne può essere più d’una che possegga la verità? Se la verità non può essere in due proposizioni contraddittorie, in due sette che si avversano, in dottrine che a vicenda si escludono; convien dire che non possano essere tutte vere’. Se la verità è quella sola che fu rivelata da Gesù Cristo, e Gesù Cristo non ha fatto altro che una rivelazione, quella sola adunque, che possederà la rivelazione da Lui fatta, possederà il vero. Pertanto, ricorre la ragione Medesima “toccata di sopra, che dove alcuno abbia la ventura di conoscere dove sia la verità, è obbligato ad abbracciarla. – Sapete in qual caso solo si verifica che un galantuomo non cambia di religione? Quando si parla del cattolico, poiché egli ha tal moltitudine di ragioni e testimonianze in suo favore, che, per cambiare religione, bisogna che prima rinunzi alla stessa ragione. Solo la Chiesa cattolica sfolgora di tanta luce, che non può subito non riconoscersi per la fonte d’ogni verità. Ella sola ha quella perfettissima unità di dottrina data da Gesù Cristo per tessera della sua Chiesa; essa sola ha per suo fondamento la rocca, sopra cui Gesù Cristo protestò d’edificarla; essa sola ha quella pienissima santità che le fu lasciata in dote dal suo sposo divino; essa sola ha i doni straordinarii dei miracoli e dei carismi, che l’accompagnano; essa sola ha vedute tutte le potestà della terra avventarsele .contro, senza che abbiano mai potuto nulla a sterminarla; essa sola ha veduto tutte le eresie levatesi nel suo seno, l’una dopo l’altra cadere affrante ai piedi; essa sola, veleggiando tranquilla in mezzo a tutte le burrasche che le hanno saputo eccitare contro le passioni degli uomini congiurate con le furie dei demoni, i nemici estrinseci d’accordo cogl’interni traditori, non ha mai urtato nelle secche, non ha mai patito naufragio. Ed avendo essa sola queste ed altre infinite ragioni umane e divine in suo favore, chi vive nel suo seno, non può al certo, senza rinunziare all’aperta verità, cambiare di religione. Ma che un protestante, un anglicano possa dire altrettanto, questo è il più portentoso errore che mai siasi immaginato. – Essi sono nati ieri e ripetono la loro origine dagli uomini più sordidi e scellerati della terra. Colle stragi e col sangue hanno conquistato paesi e seguaci. Appena nati si divisero in tante sette, quanti sono i cervelli, con sempre nuove divisioni ogni giorno. Essi senza tradizione che risalga al Capo divino Gesù Cristo, senza miracoli che confermino la loro dottrina, senza carismi spirituali che la illustrino; essi che non formano una Chiesa, perché non hanno unità di credenza; che non formano una società religiosa, perché non hanno un’autorità infallibile che li levi di dubbio; essi che se sanno quel che credono quest’oggi, non sanno quel che porterà la dimane di nuove credenze; che essi in tal condizione debbano dire che un galantuomo non cambia di religione, chi può sopportarlo? Dunque, neppure se sfolgorasse loro limpida e serena la luce della verità non dovrebbero ammetterla? Ed un Cattolico può, per parere spregiudicato, accordar loro una tale assurdità? – Per buona sorte che vi sono tali verità che, malgrado tutti i sofismi, se si possono oscurare, non si possono togliere di mezzo. E questa è appunto una di quelle. Imperocché si è riconosciuto apertamente che dove un Cattolico è passato al protestantismo, era tutt’altro che un uomo onesto; e per converso quelli che tra di loro sono venuti a noi, sono tutt’altro che disonorati. Ne abbiamo esempi sì chiari e solenni che non si possono non riconoscere. I Desanctis, gli Achilli, i Bonavini, i Gavazzi, che cosa son eglino? Son uomini che abbiano abbracciato il protestantismo per menare una vita più pura, più perfetta, più santa? Né essi il credono, né noi, quando la loro vita è sì abominevole, che i protestanti medesimi di qualche onestà li hanno a schifo. – Come pel contrario quei protestanti che hanno cambiato religione e si sono fatti Cattolici in questi ultimi tempi, forse hanno perduta la fama di persone oneste? Tutto l’opposto. L’Europa intiera li ha ammirati, mentre i protestanti stessi, se ne hanno provato dolore, non han potuto metterli in dispregio, giacché le loro virtù li mettevano al coperto da ogni calunnia. Abbiamo veduti principi e principesse della Germania, che sono diventati lo specchio d’ogni virtù. Abbiamo veduti nobili signori dell’Inghilterra, i quali colla fede, carità ed esempii di ogni maniera sono diventati il sostegno dei poverelli e l’edificazione persino dei protestanti nelle loro contrade. L’università di Oxford, ed in parte anche quella di Cambridge, ha mandati i suoi più profondi dottori, i suoi oratori più eloquenti, i suoi Ministri più esemplari alla Chiesa cattolica, e l’Europa ha veduto nella rinunzia, che dovettero fare anche molti di loro di ogni terreno interesse, la sincerità delle loro conversioni. – E per verità le virtù che esercita chi cambia religione in tal modo, sono sì cospicue, sì chiare, che meritano ogni ammirazione. Il protestante che torna al seno della cattolica Chiesa, vince la vergogna che, soprattutto in persone di buona nascita, di civile educazione, e molto più di lettere, è grandissima a dichiararsi vissuto sino a quel punto in errore; si sottomette ad un’autorità, che era avvezzo fino dalle fasce a considerare come avversaria: deve superare le difficoltà, che oppongono bene spesso gl’interessi, e sempre i congiunti, gli amici, i parenti; deve abbattere gli ostacoli che frappongono le abitudini della vita, passate ad esser quasi una seconda natura. Il far tutto ciò richiede tanta elevatezza di sentimenti, tanta grandezza di cuore, un amore alla verità così sincero che con ragione forma l’ammirazione d’ognuno che sia capace di comprenderlo. Le quali cose essendo così, chi non vede il torto che hanno quelli che pur proclamano che un galantuomo non cambia di religione? – È vero che alcuni pronunziano quella sentenza senza comprendere forse tutta la malizia, e chi sa che non anche per un cotal sentimento di compassione verso di loro: ma ciò non si può fare a spese della carità e della verità. Se volete compatire quei miseri son nati senza lor colpa nell’errore, e che pur troppo vi si convolgono per entro, compatiteli pure, e nella vostra compassione rivolgere a Dio un atto di ringraziamento, perché senza alcun merito ne abbia preservato voi. Andate anche più oltre: raccomandateli con tutto il fervore al Padre della misericordia, a Gesù che illumina ogni UOMO che viene nel mondo, affinché sia loro di scorta a conoscere il vero, e di virtù per abbracciarlo: e se a tanto vi basta la conoscenza della vostra religione e lo zelo della salvezza dei vostri prossimi, adoperatevi anche con industria per illuminarli, e questa sarà verissima compassione degna di cattolico. Ma il dar loro coraggio a perseverare nell’ errore, sul pretesto che un valent’uomo non cambia di religione, non solo non è compassione, ma è crudeltà: poiché è uno sviare dal bene, un confermare nel male, e uno stabilire sempre più il pessimo di tutti i disordini che è la indifferenza in fatto di religione.