IL CATECHISMO DI SPIRAGO (IV)

IL CATECHISMO DI F. SPIRAGO (IV)

CATECHISMO POPOLARE O CATTOLICO

SCRITTO SECONDO LE REGOLE DELLA PEDAGOGIA PER LE ESIGENZE DELL’ETÀ MODERNA

DI

FRANCESCO SPIRAGO

Professore presso il Seminario Imperiale e Reale di Praga.

Trad. fatta sulla quinta edizione tedesca da Don. Pio FRANCH Sacerdote trentino.

Trento, Tip. Del Comitato diocesano.

N. H. Trento, 24 ott. 1909, B. Bazzoli, cens. Eccl.

Imprimatur Trento 22 ott. 1909, Fr. Oberauzer Vic. G.le.

PRIMA PARTE DEL CATECHISMO

LA FEDE. (1)

I. LA CONOSCENZA DI DIO.

La conoscenza di Dio è la conoscenza delle sue qualità e perfezioni, delle sue opere, della sua volontà, delle fonti di grazia da Lui stabilite, ecc. “Crescete sempre nella conoscenza di Dio”. (Col. 1, 10.) Ora vediamo solo come in uno specchio e con enigmi (gli specchi degli antichi erano poco chiari), ma dopo la morte conosceremo Dio in modo chiaro. (I. Cor. XIII, 12.)

1. LA CONOSCENZA DI DIO È LA FELICITÀ DEGLI ANGELI E DEI SANTI.

Questa conoscenza è il nutrimento degli Angeli e dei santi; è di questo nutrimento che parlava l’Arcangelo Raffaelle quando diceva a Tobia: “Io uso un cibo e una bevanda invisibili agli uomini.” (Tob. XII, 19) Allo stesso modo Cristo dice: “Ora la vita eterna consiste nel conoscere te, l’unico vero Dio, e Gesù Cristo che tu hai mandato. “Tuttavia, la conoscenza che gli eletti hanno di Dio in cielo è diversa da quella che abbiamo sulla terra. I Santi hanno una conoscenza immediata (diretta) di Dio, che si chiama visione (beatifica). Noi, invece, conosciamo Dio solo mediatamente (indirettamente) attraverso le sue opere e la rivelazione. 11 Questa conoscenza è come la scienza geografica, si conosce un paese solo dalle carte geografiche (e se ne ha una conoscenza solo indiretta e imperfetta), l’altro lo conosce per averlo attraversato e osservato (e ne ha una conoscenza immediata e più perfetta). Il Salvatore ha detto degli Angeli buoni: “Gli Angeli del cielo vedono sempre il volto del Padre mio che è nei cieli”. Anche i santi vedono il volto di Dio, perché assomigliano agli Angeli” (S. Luca XX, 36.)

2. LA CONOSCENZA DI DIO È MOLTO IMPORTANTE; PERCHÈ SENZA DI ESSA SULLA TERRA NON CI PUÒ ESSERE NÉ FELICITÀ, NÉ VERA ONESTÀ.

Senza la conoscenza di Dio, non ci può essere felicità. Essa è in effetti il nutrimento della nostra anima. Se manca questo cibo, l’anima è tormentata dalla fame, l’uomo è scontento. “Se manca la pace interiore, tutti i beni della terra, le ricchezze, la salute, ecc. non potranno mai darci gioia”. (S. Grég. Nys.)

– Pochi uomini, purtroppo, si preoccupano di questo nutrimento, che rimane per la vita eterna; essi si preoccupano solo del cibo che soddisfa solo per un momento. L’uomo che non conosce Dio è come un cieco, ha un passo instabile, cade spesso e sbatte contro le cose, si sente molto infelice, non ha piacere nella vita; tale è l’uomo senza Dio: non vede la sua meta, cade da un peccato all’altro non ha consolazione nella vita e non ha speranza nella morte. – Chi non ha conoscenza di Dio è un ignorante, anche se fosse il più grande studioso. (Marie Laïaste.). Guai all’uomo che sa tutto, ma non conosce Te, o mio Dio!” (S. Aug.) Infelice soprattutto perché manca di contentezza. Lo stesso Goethe, quell’uomo illustre, riconosceva (nelle conversazioni con l’amico Eckermann) che in 75 anni non aveva sperimentato che 4 settimane di vero benessere; egli paragonava tutta la sua vita ad una pietra, che deve sempre essere fatta rotolare in avanti su un pendio. Da dove veniva dunque l’insoddisfazione di un uomo del genere? – Senza conoscenza di Dio, non ci può essere vera onestà. Un campo incolto non può produrre buoni frutti, ed un uomo che non ha conoscenza di Dio non può fare buone azioni. Questa ignoranza è la causa della maggior parte dei peccati. Perché tanti falsi giuramenti, o prestati alla leggera ? Perché non si prega, perché non partecipiamo alle funzioni religiose, perché trascuriamo i Sacramenti? Perché questa ricerca appassionata di oro e onori, di piaceri sensuali, dove calpestiamo così audacemente i comandamenti di Dio? Perché non conosciamo Dio. L’imperatore Giuseppe II (+ nel 1790) si mescolava spesso con il popolo sotto mentite spoglie, e più di una volta fu maltrattato to dai suoi funzionari… Perché? Perché non lo riconoscevano, altrimenti lo avrebbero trattato in modo diverso. Lo stesso vale per Dio. Osea grida: “Perché non c’è conoscenza di Dio sulla terra”, insulti, menzogne, omicidi, furti… . si sono diffusi come un diluvio”. (IV. 2.) E S. Paolo assicura che i Giudei non avrebbero mai crocifisso Gesù Cristo, il Re della Gloria, se lo avessero conosciuto (I Cor. 11, 8). “Se gli uomini vi conoscessero, non vi offenderebbero mai”. (S. Ign. L.) L’esperienza dimostra che la maggior parte dei detenuti nelle carceri non sa nulla di “Dio“. Quando Federico II di Prussia ha riconosciuto che la scomparsa della conoscenza di Dio portava ad un aumento della criminalità, apostrofò il suo ministro dicendogli “Portatemi della religione”- Imparare e comprendere il catechismo, che è solo un riassunto del Vangelo di Gesù Cristo, sono due cose molto importanti. Tuttavia, la conoscenza delle verità religiose noncostituisce ancora onestà; perché uno può conoscerle ed essere comunque un uomo immorale. “Nella religione, la cosa principale non è la conoscenza e la fede, ma l’azione e la condotta”.

3. LA VERA CONOSCENZA DI DIO SI ACQUISISCE DALLA FEDE NELLE VERITÀ RIVELATE DA DIO.

Indubbiamente possiamo conoscere Dio con la ragione, con la considerazione delle creature (Rm I, 20); i cieli raccontano la sua gloria (Sal XVIII, 2), mostrano la sua onnipotenza e la sua sapienza. la sua la sua bontà, la sua bellezza. Ma la nostra ragione è debole e non arriveremmo mai ad una conoscenza esatta e chiara di Dio. – Sappiamo quali idee insensate avessero sulla Divinità e quale culto immorale praticassero i pagani, che pensavano solo in termini di ragione. “Se tanti oggetti su questa terra sono inspiegabili per l’uomo, quanto più grande è il pericolo di errore, quando cerca di scrutare ciò che è al di sopra del cielo” (Bellarmino). Nessuno può scrutare ciò che è al di sopra del cielo, se Dio non gli dà la sapienza e non gli manda il suo Spirito. (Sap. IX, 14-16); e questo aiuto ci è dato dalla fede.

Questa fede nelle verità rivelate da Dio ci dà una conoscenza esatta e distinta di Dio. Così sant’Agostino dice: “Credo per conoscere”, e sant’Anselmo: “Quanto più siamo nutriti dalla fede, tanto più siamo pieni di comprensione”. La fede è l’inizio di ogni conoscenza superiore di Dio. La fede è spesso chiamata una luce divina (Catech. Rom. – 1. Pietro II, 9) che risplende nella nostra anima”. (2. Cor. IV, 6). Infatti, così come la luce, il lampo, penetra le tenebre, allo stesso modo la fede penetra i misteri cristiani (S. Bern.). Come la luce illumina la casa, così la fede illumina l’anima (S. J. Chr.) La fede rassomiglia ad un osservatorio su un monte: da lì si scopre ciò che non si vede in pianura; dall’alto della fede si scopre ciò che non si nota nella semplice contemplazione delle creature. La fede è come un telescopio attraverso il quale si può vedere ciò che non si vede ad occhio nudo; attraverso la fede si vede ciò che non si riconosce dalla sola ragione. La fede è come uno specchio: in uno specchio si vede una torre altissima.; con la fede possiamo conoscere la maestà di Dio (S. Bonav.); assomiglia anche a un bastone, un bastone usato per sostenere le membra tremanti; con la fede sosteniamo la nostra ragione in modo da conoscere meglio Dio (S. J. Chr.) – Ci sono due libri in cui impariamo a conoscere Dio: un libro senza lettere, la Natura, ed un libro con lettere, la Sacra Scrittura, che ci comunica la Rivelazione.

2. LA RIVELAZIONE DIVINA.

Se qualcuno si trova dietro a delle tende trasparenti in una stanza, può vedere i passanti per strada, ma loro non vedono lui. Se tuttavia si manifesta con la voce, i passanti possono indovinare chi c’è dietro la tenda. 11 Lo stesso vale per Dio, che ci vede senza essere visto da noi (Is. XLV, 15), eppure si è manifestato agli uomini in vari modi: ai nostri primi genitori, ad Abramo (al quale si presentò in forma umana con due angeli), a Mosè nel roveto ardente, agli Ebrei sul Monte Sinai, ecc.

1. DIO SI È SPESSO RIVELATO AGLI UOMINI NEL CORSO DEI SECOLI. (Eb. I. 1, 21).

Cioè, Dio ha spesso parlato agli uomini delle sue qualità, dei suoi progetti (ad esempio della futura Redenzione), della sua volontà, e li ha illuminati sul loro destino, il loro futuro dopo la morte, ecc. – Questa rivelazione di Dio si chiama soprannaturale in contrapposizione alla manifestazione naturale che avviene attraverso la creazione visibile, cioè mediante la natura.

2. LA RIVELAZIONE DIVINA AVVENIVA DI SOLITO NEL MODO SEGUENTE: DIO PARLAVA A CERTI UOMINI IN PARTICOLARE E DAVA LORO L’ORDINE DI ANNUNCIARE PUBBLICAMENTE AGLI ALTRI UOMINI LE COSE CHE ERANO STATE RIVELATE LORO.

Dio parlò a certi uomini in particolare, per esempio a Noê, ad Abramo ed ai suoi figli e a Mosè, perché trovò in loro un’anima pura (S. J. Chr.). Dio mandò Noè agli uomini viziosi prima del diluvio, e Mosè agli israeliti perseguitati e al Faraone. – Come eccezione, Dio parlò a molti uomini a volte o si servì del ministero degli Angeli. Dio si è rivelato a un’intera folla in una sola volta dando la sua legge sul Sinai (Dio ha parlato a tutto il popolo d’Israele) e al battesimo di Gesù. (Dio Padre ha pronunciato queste parole: “Questo è il mio Figlio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto”). Dio si è servito anche degli Angeli per rivelarsi. Mandò Raffaele a Tobia. Quando Dio parlava agli uomini, assumeva una forma visibile; per esempio, quella di un Angelo o di un uomo, oppure parlava da una nuvola (sul Monte Sinai), in un roveto ardente (a Mosè), in una luce intensa (a Paolo), nel mormorio del vento (a Elia), o con un’illuminazione interiore (Levit. XII, 6-8). – Gli uomini a cui Dio aveva parlato e che aveva incaricato di rendere testimonianza davanti ad altri uomini (S. Giovanni I, 7) sono solitamente chiamati Inviati di Dio. Generalmente Dio scelse solo uomini di buoni costumi e li dotò del dono dei miracoli e della profezia, affinché la loro parola fosse creduta. Ricordiamo i miracoli di Mosè davanti al faraone, i miracoli dei profeti e degli Apostoli.

3. LA PRELDICAZIONE DELLA RIVELAZIONE DIVINA FU FATTA SOPRATTUTTO MEDIANTE I PATRIARCHI, I PROFETI, IL FIGLIO DI DIO GESÙ CRISTO (Eb. I, 1) E GLI APOSTOLI.

La rivelazione è semplicemente l’educazione del genere umano. Ciò che l’educazione è per l’individuo, la rivelazione è per l’intera umanità. La Rivelazione risponde alle alle esigenze delle età successive dell’uomo: l’infanzia, l’adolescenza e la maturità. I Patriarchi, che erano come bambini, avevano meno bisogno di leggi e Dio conversava con loro in modo familiare. Gli israeliti, ovr come negli adolescenti vi era sensualità ed amor proprio, avevano bisogno di essere educati con insegnamenti continui e leggi severe. Ma quando Dio volle che l’umanità entrasse nell’età matura, le leggi severe sono cadute e Dio ha dato attraverso il suo Figlio la legge dell’amore. (I Cor. XIII, 11; Gal. III, 24.) – Di tutti i predicatori della rivelazione, il Figlio di Dio è stato il testimone più fedele. (Apoc. I, 5) ed era venuto in questo mondo per testimoniare la verità. (S. Giovanni XVIII, 37) Ciò che disse, lo disse come il Padre gli aveva insegnato. (S. Giovanni XII, 50.) Poteva parlare con più precisione e chiarezza di tutti gli altri, perché, essendo il Figlio unigenito nel seno del Padre, vedeva la natura di Dio meglio di chiunque altro. (S. Giovanni I, 18) Testimoniò ciò che aveva visto, ma gli uomini non accettarono la sua testimonianza. (S. Giovanni III, 11.) – Anche gli Apostoli erano predicatori di rivelazioni. Dovevano rendere testimonianza di ciò che avevano visto, soprattutto della risurrezione del Salvatore (Atti X, 39 ss.), non solo a Gerusalemme, ma in tutta la Giudea, in Samaria, ma fino ai confini della terra. (I, 8) Così San Paolo diceva che il suo ministero consisteva nel rendere testimonianza al Vangelo. (XX,24). La rivelazione di Gesù Cristo e degli Apostoli è stata l’ultima parola di Dio agli uomini. (Héb. I, 1.); essa chiude la serie delle rivelazioni, che sono rivolte a tutta l’umanità.

4. ANCHE DOPO LA MORTE DEGLI APOSTOLI DIO SI È RIVELATO SPESSO AGLI UOMINI; MA QUESTE RIVELAZIONI NON SONO CONTINUAZIONI DELLA RIVELAZIONE EVANGELICA SU CUI SI BASA LA NOSTRA FEDE. (Ben. XIV. S. Thom. Aq.)

Le rivelazioni divine si verificano spesso ancora oggi, per ravvivare la fede tra gli uomini, come ad esempio le apparizioni della Vergine a Lourdes, in Francia, nel 1858. Anche se, da una parte, non dobbiamo essere troppo precipitosi nel credere a tali rivelazioni (Sap. XIX, 4), perché molto spesso ci sono state delle imposture, non dobbiamo però respingerle senza esaminarle (Tess. V, 20 ss.), come, ahimè gli uomini con sentimenti carnali di solito lo fanno. – Queste rivelazioni sono ancora fatte a uomini desiderosi di perfezione, come vediamo nella storia, soprattutto negli atti di canonizzazione dei santi. Cristo apparve a San Francesco d’Assisi in una chiesa (Origine della Porziuncola), il Bambino Gesù a Sant’Antonio di Padova (Immagine di questo santo con in braccio il Bambino Gesù); Santa Teresa vedeva spesso Cristo, Santi e Angeli e parlava con loro, ecc. Queste rivelazioni private (apparizioni, visioni, ecc.) sono doni di Dio il cui scopo è quello di staccarci completamente dalla terra e di elevarli a una perfezione superiore. (Scaramelli) Tuttavia, la santità non consiste in queste rivelazioni e consolazioni, ma nelle sofferenze e nella virtù eroica. Anche gli uomini empi possono avere visioni: Balthasar vide la mano che scriveva sul muro. (Dan. V.). Non possiamo quindi concludere logicamente dalle visioni di un uomo che egli sia santo. Queste rivelazioni private non sono una continuazione della rivelazione su cui poggia la nostra fede; riguardano solo gli individui, e, di norma, servono solo a rendere più comprensibili le verità rivelate. (Ne abbiamo un esempio nell’apparizione di Lourdes (1858): Maria vi dice: Io sono l’Immacolata-Concezione; sgorga una fonte le cui acque hanno prodotto molte guarigioni meravigliose. Ora, curiosamente, quattro anni prima (1854) Pio IX aveva solennemente definito il dogma dell’Immacolata Concezione della Madre di Dio.; questa apparizione servì a diffondere e chiarire il dogma e Dio ne confermò la verità con i miracoli. – È da notare, tuttavia, che in molte private, il demonio cerca di provocare delle imposture; nessuno quindi deve dare credito alle rivelazioni, anche a quelle riconosciute dalla Chiesa (come quelle di Santa Teresa, Santa Brigida, Santa Gertrude, ecc.), con una fede maggiore di quella in un uomo onesto. Se si hanno delle ragioni, si può anche in modo riservato rifiutare la sua fede. (Ben. XIV.)

5. LA RIVELAZIONE DIVINA ERA NECESSARIA, PERCHÈ SENZA DI ESSA, DOPO IL PECCATO ORIGINALE, GLI UOMINI NON AVREBBERO CONOSCIUTO NÈ DIO, NÈ LA SUA VOLONTÀ, E PERCHÈ L’UMANITÀ AVEVA BISOGNO DI ESSERE PREPARATA ALLA VENUTA DEL REDENTORE .

I tre Magi, nel profondo Oriente, non avrebbero mai trovato Cristo, se non si fosse rivelato a loro attraverso una stella; allo stesso modo, l’umanità, che dal peccato originale viveva lontano dalla propria patria, non sarebbe mai giunta a un’esatta conoscenza di Dio, se Egli non si fosse rivelato. “L’occhio corporeo ha bisogno di luce per vedere le cose della terra, e la ragione, l’occhio dell’anima, ha bisogno della luce della rivelazione divina per vedere le cose di Dio. (S. Aug.) Il peccato originale e i disturbi della carne avevano oscurato la ragione umana in modo tale da renderla incapace di riconoscere Dio nelle sue opere (Sap. IX, 16); lo dimostra la storia di tutti i popoli pagani. Essi adoravano migliaia di divinità, e tra queste i cattivi,

bestie, statue, e questo di un culto immorale, spesso crudele (sacrifici umani). Rappresentavano i loro dèi con tutte le loro debolezze e tutti i loro vizi, addirittura come protettori di questi vizi. Le più grandi menti dell’antichità caddero in grossolani errori: Cicerone approvava il suicidio, Platone l’esposizione dei bambini, il disprezzo per gli stranieri, l’ubriachezza in onore degli dèi; tutti loro erano ”in errore” sulla creazione, si contraddicevano l’un l’altro, cambiavano spesso opinione e csdevano in un contrasto tra la loro condotta e i loro discorsi. (Socrate insegnava l’unità di Dio e derideva la follia dell’idolatria, eppure prima di morire sacrificò un gallo ad Esculapio). La maggior parte di loro – Socrate e Platone fra tutti – riconosceva la propria miseria e confessava francamente l’impotenza della loro ragione a scoprire qualcosa di Dio e delle cose divine, e la necessità dell’intervento diretto e della manifestazione esplicita della sua volontà. – Senza la rivelazione divina gli uomini non avrebbero riconosciuto o onorato adeguatamente il Redentore.

Dio ha agito come un re che vuole fare il suo ingresso solenne in una città e che annuncia il suo arrivo con molto anticipo. – Abbiamo questa rivelazione divina.e dobbiamo ringraziare Dio, come il cieco deve ringraziare il medico che gli ha restituito la vista. Dobbiamo compatire coloro che non si preoccupano della rivelazione; sono come l’uomo che, a mezzogiorno, tiene le imposte chiuse e rimane nelle tenebre.

3. LA PREDICAZIONE DELLA RIVELAZIONE.

1. LE VERITÀ RIVELATE AGLI UOMINI DA DIO SONO, PER SUO ORDINE, ANNUNCIATE A TUTTI I POPOLI DELLA TERRA DALLA CHIESA CATTOLICA, E COL MEZZO DELLA PAROLA PARLATA, VALE A DIRE CON LA PREDICAZIONE.

L’ordine di proclamare a tutti i popoli le verità rivelate da Dio è stato impartito ai capi della Chiesa da Gesù Cristo al momento della sua ascensione. Cristo disse allora agli Apostoli: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra”. Andate dunque e insegnate a tutte le nazioni e battezzatele nel nome del Padre, del Figlio e del Santo, ed ecco, Ko sono con voi tutti i giorni, fino alla fine dei secoli”. Gli Apostoli e i loro successori non lasciarono che alcun potere civile proibisse loro di predicare il Vangelo. Quando il Sinedrio proibì agli Apostoli di predicare, San Pietro e gli altri dichiararono categoricamente: “Dobbiamo obbedire a Dio piuttosto che agli uomini” (Atti 29). E ancora oggi la Chiesa non ammette alcuna interferenza da parte dello Stato nell’esercizio del mandato di insegnamento conferitogli da Cristo. In molti Paesi, e anche nel nostro tempo, diversi Stati rivendicano il cosiddetto luogo reale, secondo il quale i decreti della Chiesa anche quelli dogmatici, siano soggetti alla censura governativa. La Santa Sede ha minacciato di scomunica tutti coloro che direttamente o indirettamente, impediscono la pubblicazione o l’esecuzione dei decreti pontificii. (Pio IX, 12 ottobre 1869). È difficile spiegare l’esistenza di queste leggi nel nostro tempo, in cui, in base alle legislazioni liberali sul diritto, ognuno è libero di esprimere pubblicamente la propria opinione. E poiché la Chiesa ha il compito di annunciare le verità rivelate a tutti gli uomini, i Papi inviano continuamente missionari nei Paesi ed Encicliche al mondo cristiano. I Vescovi indirizzano lettere alle loro diocesi e inviano sacerdoti nelle loro diocesi: ogni domenica questi sacerdoti tengono un sermone nelle loro chiese parrocchiali e impartiscono l’istruzione religiosa nelle scuole. – Mentre la nostra Chiesa diffonde le verità rivelate con la predicazione, i maomettani, per esempio, propagano la loro fede con il ferro e il fuoco, i protestanti con la Bibbia.

SONO NELL’ERRORE QUELLI CHE CREDONO CHE LA BIBBIA SOLA ABBIA COME SCOPO DI COMUNICARE LE VERITÀ RIVELATE A TUTTA I POPOLI DELLA TERRA.

Dio ha voluto che gli uomini conoscessero la rivelazione e quindi giungessero alla fede in Lui attraverso la predicazione e non, come sostengono i protestanti, attraverso le sole Scritture. Cristo ha solo predicato, senza scrivere nulla. Agli Apostoli disse: “Andate ed ammaestrate tutte le nazioni (Matth. XXIII 79), non: “Scrivete a tutte le genti”. Quindi gli Apostoli, ad eccezione di due, non scrissero vangeli, ma si limitarono a predicare. Erano”, dice Sant’Agostino, “i libri dei fedeli”. S. Paolo dice: “La frde viene dall’udito”. (Rom. X, 17), e non dalla semplice lettura. L’insegnamento orale, inoltre, risponde perfettamente alla natura dell’uomo: preferiamo imparare da un insegnante piuttosto che fare una grande ricerca. Se la Scrittura fosse l’unico mezzo per conoscere la Rivelazione, sarebbe difficile capirla, prima di tutto, nonostante la predicazione di Cristo e degli Apostoli, gli uomini, vivendo prima della scrittura delle Sacre Scritture non sarebbero stati in grado di raggiungerla (cioè tutti gli uomini prima di di Mosè, quindi prima della composizione dei Vangeli). Anche oggi sarebbe il caso di tutti coloro che non saprebbero leggere, che sarebbero troppo poveri per comprare una Bibbia, o troppo poco istruiti per capire certi passaggi molto difficili della Bibbia. Eppure Dio vuole che tutti gli uomini giungano alla conoscenza della verità (I Tim. II, 4). – I libri sacri stessi perderebbero il loro valore se la Chiesa, attraverso la parola vivente, non ci assicurasse la loro origine divina e la loro perfetta integrità. S. Agostino dice: non crederei nel Vangelo se non vi fossi condotto dall’autorità della Chiesa.

UNA VERITÀ CHE LA CHIESA CI RAPPRESENTA COME RIVELATA DA DIO SI CHIAMA DOGMA O ARTICOLO DI FEDE.

I Concili generali (i Vescovi di tutta la Chiesa riuniti insieme) e il Papa da solo hanno il diritto di dichiarare che una verità sia divinamente rivelata. Il Concilio di Nicea ha definito come articolo di fede la divinità di Cristo (325) e Pio IX l’Immacolata Concezione della Beata Vergine. Ma non si trattava della creazione di una nuova verità, bensì della semplice dichiarazione che questa verità fosse realmente rivelata da Dio e sempre creduta dalla Chiesa. Non si tratta di un nuovo seme seminato nel campo della Chiesa, è semplicemente il seme gettato dagli Apostoli che sta arrivando ad una più ampia fioritura. (S. Vinc. de P.) il bambino, avanzando nella conoscenza della religione, non cambia la sua fede, ma piuttosto il suo modo di vivere la religione, non cambia la sua fede, e come poco l’insieme dei fedeli, la Chiesa accetta dottrine, quando all’apparire di alcune eresie discute e spiega più chiaramente alcune verità e rende la fede obbligatoria per tutti. – Una verità accettata nella Chiesa da sempre, ma non ancora dichiarata come rivelata da Dio, si chiama pia opinione. La fede nell’Assunzione della Beata Vergine, ad esempio, è una pia opinione (oggi dogma definito da Pio XII).

2. LA CHIESA CATTOLICA TRAE LE VERITÀ RIVELATE DA DIO DALLA SACRA SCRITTURA E DALLA TRADIZIONE.

La Sacra Scrittura e la Tradizione hanno pari autorità e devono essere ricevute con uguale rispetto e sottomissione. (Conc. Tr. 4.) La Sacra Scrittura è la Parola scritta di Dio, la Tradizione è la Parola non scritta di Dio. S. Paolo esorta i fedeli ad attenersi non solo a ciò che è stato loro scritto, ma anche a ciò che è stato comunicato oralmente. (Il Tessal. 11, 14).

IL CATECHISMO DI F. SPIRAGO (V)