TUTTO IL DENZINGER SENTENZA PER SENTENZA (49)

TUTTO IL DENZINGER SENTENZA PER SENTENZA DAGLI APOSTOLI A S.S. PIO XII (49)

HENRICUS DENZINGER

ET QUID FUNDITUS RETRACTAVIT AUXIT ORNAVIT

ADOLFUS SCHÖNMATZER S. J.

ENCHIRIDION SYMBOLORUM DEFINITIONUM ET DECLARATIONUM

De rebus fidei et morum

HERDER – ROMÆ – MCMLXXVI

Imprim.: Barcelona, José M. Guix, obispo auxiliar

INDICE DEGLI ARGOMENTI -VIII-

G. – DIO CONGREGANTE LA CHIESA DELLA SALVEZZA.

1. Fondazione della Chiesa.

G1a. a. – ESISTENZA DELL’ASSEMBLEA DEI FEDELI DI CRISTO

Fede dei simboli nella Chiesa I 5 10-30 36 41//51 60-63 126 150: fede nella in remissione dei peccati, vita eterna mediante la Chiesa 21s; fede in un unico regno, Battesimo nella Chiesa 2-4.

G1b. b. – CRISTO FONDATORE DELLA CHIESA.

Cristo è primo e principale fondamento della Chiesa 774.

La Chiesa è comprata al prezzo del Sangue di Cristo 540 575.

La Chiesa è sorta -; dalla libera volontà di Cristo 3302s; -: dal fianco del secondo Adamo come dormiente sulla croce 3328.

Il primo apparire della Chiesa fu nel giorno di Pentecoste 3328.

Cristo per giuridica missione di per sé è colui che battezza per la Chiesa, insegna, regge, sacrifica 3806.

G1c. c. – FONDAMENTO GERARCHICO: COLLEGIO DEGLI APOSTOLI le

Fede dei simboli nella Chiesa apostolica 42-49 60 150.

Paritaria è l’elezione degli Apostoli, ma lo fu anche per la discrezione di potestà 282 2594.

G1d. d – FONDAMENTO MONARCHICO: PIETRO PRINCIPE DEGLI APOSTOLI

Cristo costituisce Pietro principe degli Apostoli 3055 ; da questo il primato di Pietro 350s 446 640 774s 3053s 3055 3308; vari appellativi di Pietro circa il suo primato 3308.

Pietro è il fondamento secondario della Chiesa 774 (3051); è il capo visibile di tutta la Chiesa 942 (944) 1207 3055; è principio di unità 3051.

Pietro ricevette la giurisdizione immediatamente da Cristo, non mediante (a.per decreti sinodali) la Chiesa a350 a640 3054 3055; fu Vicario di Cristo 942 1263.

Pietro assunse pienissima giurisdizione 1052; non solo un primato di onore 3055; Gli Apostoli non prendono la loro potestà senza Pietro e contro Pietro 3309; la loro giurisdizione è soggetta alla potestà di Pietro 1052; neanche Paolo fu pari a Pietro (ctr. L’errore circa il duplice capo della Chiesa) 1999 3555; riprov.: [Pietro non ebbe alcuna cognizione del suo primato] 3455.

2. Continutà della Chiesa.

G2a. a. — PERPETUITÀ DELLA CHIESA.

La Chiesa è perpetua ossia perenne. 2997 3303s; tempio eterno 3051.

È Costituita per rendere perenne l’opera di Cristo 3050; la salvezza dei popoli richiede la Chiesa perpetua 3328.

G2b. b. — CONTINUITÀ DELLA GERARCHIA.

La gerarchia è costituita dalla Ordinazione sacra. CdIC 109.

Apostoli constituiron Vescovi e diaconi 101; i Vescovi sono i successori degli Apostoli 101 1318 1778 3061

3307 3804 CdIC 329, § 1; si riprova: [La Potestà di legare e sciogliere è data solo agli Apostoli non ai loro successori] 732 (1476).

I Vescovi sono stabiliti dallo Spirito Santo, e per il loro ministero sono anche generati Padri onde reggere la Chiesa. 3328.

G2c. c. — CONTINUAZIONE DELLA MONARCHIA

Il Vescovo romano è successore di Pietro Apostolo 111, cap. 17; 133 136 181 233-235 861 1053 1264 1307 1868 2540 2593 3056s 3058 3059 3067 (3555) CdIC 218, § 1; pertanto la Sede Romana del Pontefice è “Sede Apostolica, “Sede di Pietro Ap.”, “Fonte Apostolica” 136 149 217s 238 etc.

I Pontifici Romani successero a Pietro nella stessa pienezza di potestà 1053.

Il Primato della Sede Romana non è ottenuta con decreti sinodali 350 640 874.

G2d. d. — CONTINUITÀ DEL POPOLO DI DIO.

Tra i finì del matrimonio si contempla anche l’aumento corporale della Chiesa. 1311 3143 3705.

G3. Unità della Chiesa di Cristo.

Fede nella Chiesa una ed a.unica (riprovate le affermazioni b.degli scismatici ossia della teoria dei rami silenti) 5 41s 44 46 a47s 51 150 350 b446 b468s 802 a870s 872 1050 b1159 ac2885-2888 b2937s 2997-2999 3300-3304;

in unico regno di Dio 3s.

La Ch. è una per unità di sposa, di fede, di Sacramenti, di carità 871;

In quanto Corpo mistico di Cristo 3300-3304.

Cristo non formò la Chiesa come comunità distinte plurime simili per genere 3303; l’unità consiste in ciò, che un solo gregge sia sotto un unico pastore in forza della comunione con il Romano Pontefice e della medesima professione di fede 3060; principio (radice, fondamento) è a. il primato e b. il Magistero a2888 b3113 ab3305-3310.

4. Costituzione giuridica della Chiesa.

G4a. a. – PERFEZIONE DELLA CHIESA QUALE SOCIETÀ GIURIDICA.

La Chiesa è una società perfetta nel genere e nel diritto (a.in possesso di ogni mezzo per il suo fine) 2919 a3167 3171 3685; pertanto è suprema nel suo ordine 3167s 3171 3685; non è inferiore al governo civile 3167; è ina delle due supreme potestà che reggono il mondo 347 362 (642) 767 873.

Nelle cose essenziali la costituzione della Chiesa è fondata sull’ordinazione divina, immune dall’arbitraria disposizione degli uomini 3114; si riprovano gli errori del modernismo circa la costituzione della Chiesa 3452-3456 3492s.

La Chiesa si riserva il diritto esclusivo di costituire il clero 604 659 712 1063 1769 1777 CdIC 109 1352.

La Chiesa si riserva il diritto ai beni temporali; ctr. avversari 941 1126s 1137s 1160 1166 1168 1181//1189 1194 1274-1276 1491 2281 29242927 2975s CdIC 1495 1499.

G4b. b. – POTESTÀ LEGIFERANTE, GIUDIZIARIA, COERCITIVA

La Chiesa ha giurisdizione diretta nelle cose spirituali e suoi annessi CdIC 1553; al giudizio della Chiesa spetta il governo interno delle anime 2265-2268; partecipa il diritto di educare ed istruire religiosamente 2892 2945-2948 3685-3689 CdIC 1329-1348.

Alla Chiesa compete il diritto di perseguire i trasgressori con le pene spirituali e temporali (cioè scomuniche, interdetti, altre censure) 945 1129-1135 1161-1163 1180 1214//1219 1271-1273 1473s 2604s 2646- 2650 2914 CdIC 2214, § 1; la Ecclesia rifugge da ogni vendetta cruenta, accontentandosi del giudizio sacerdotale 283; rivendica tuttavia a sé il diritto di invocare il braccio secolare 1215 1272 1483s.

Si riprova l’asserzione postulante come necessaria all’esercizio della legittima potestà la dignità morale e la predestinazione (a.soprattutto del romano Pontefice) (1210) 1211-1213 ‘1220//1226 1230.

Circa le cose occulte (a.della mente e dell’intenzione della cosa interiore) la Chiesa non giudica 1814 2266s a3318.

Il diritto della Chiesa non riguarda i non battezzati 1671 CdIC 12; gli eretici non sono esenti dall’autorità della Chiesa, tuttavia sono privati dei bene della Chiesa 2568-2570.

G4c. c. – MEMBRI DELLA CHIESA ECCLESIAE

I membri della Chiesa sono coloro che hanno ricevuto il Battesimo, professano la vera fede, né mai si sono separati dalla compagine del Corpo di Cristo 3802.

Riprov. le asserzioni che restringono l’ambito dei membri -: alla Chiesa spirituale evangelicamente vivente distinta dalla Chiesa carnale papale 911; -: ai soli predestinati alla beatitudine 1201-1206 12201224 2476 3803; – : ai soli giusti, viventi in grazia 2474-2478 2615.

Riprov. Le asserz. estendenti l’ambito dei membri agli scomunicati per rito 1128//1163 1180 1217-1219 1271-1273 1473s 2491-2493.

Il diritto dei membri di ricevere i ben spirituali impone al clero l’obbligo di amministrare i a.mezzi necessari alla salvezza, b.il Sacrificio della Messa e dei Sacramenti , c.la dottrina cristiana CdIC a682 b785 b853 b886 b892 b939 a1329- 1348.

G4d. d. – ORDINE DEL REGIME

4da. In genere. La Potestà della Chiesa non deriva nei ministri dalla comunità dei fedeli 2602s; si riprova: (Cristo volle amministrare la Chiesa secondo gli usi di una repubblica) 2595.

Per il ministero del verbo (e a.dei Sacramenti) è richiesta (a.l’ordinazione) e la missione dalla potestà della Chiesa 760s (769) 796 809 866 1163s 1217s 1277s a1777.

La Potestà della Chiesa non si esttingue nel ministro peccatore o errante 912 1135 1158 1165 1212s (1220//1226) 1230.

Nella Chiesa sono noti la diversità del grado dell’ordine ecclesiastico 282 796 1765 1772 (1776) CdIC 108.

Varie distinzioni degli ordini nella Chiesa: chierici – laici CdIC 107; a.Sommo Sacerdote (“Vescovo uno”) – b.Vescovo – c. presbitero (o “secondo Sacerdote) – d.levita – e.diaconi – f.subdiaconi – g.accolito – h.esorcista – i.lettori – k.ostiari – I.salmisti o cantori – m.laici – n.vedove aedm101 e bc101. agekin bec119 bce121 bce187 b215s bcefghikl cefghikl326-329 cefghik765; ordini maggiori (presbiteriato, diacon., subdiacon.) – minori (accolitato, esorcist., lettor., ostiar.) CdIC 949.

La gerarchia di divina istituzione consta di Vescovi, presbiteri, ministri (a.diaconato) 1776 CdIC a108, § 3.

Nella gerarchia vi è distinzione di potestà, riprovata l’asserzione opposta: [tutti di Sacerdoti istituiti da Cristo sono di eguale giurisdizione9] 282 944 1265 1767 1777.

4db. Giurisdizione del Sommo Pontefice: primato. La Chiesa richiede per diritto divino l’unità di regime 3306; questa si trova nel primato: vd. G 3; la solidità della Chiesa consiste nel primato 3052.

Riconoscimento del primato — è richiesto (102) 109 132 181s 221 232-235 282 347 446 468s 638-641 774s 861 875 910 1051-1064 1191 1307s 2539 2592s 3059s 3064; — è eccellente 108 133-136 181s 1860 216s 264 306 661-664; —; è necessaria alla salute 233s 875 1051 1060 (1191) 3867; chi rinuncia alla sottomissione al S.Pontefice è scismatico CdIC 1325, § 2.

Riprovate le obiezioni ctr. il primato [tra le altre: a.la Dignità del Papa emanò da Cesare”; b.essa deriva dal diavolo: c. la Chiesa non ha bisogno di un capo terreno] b1187 1188 b1190 1192 a1209 c.1227-1229 1475s 2592-2597 3555.

Il S. Pontefice è il capo visibile della Chiesa 872 1307 2592s 3059 3113; è il vicario di Cristo 872 1054 (1118 1187) 1307 1448 (1475) 1868 2540 2592s 2603 3059; assume da Cristo immediatamente ogni potestà di giurisdizione 1054 (1187 2592s) 3060 3064 3113.

Il S. Pontefice è subordinato per diritto divino a Cristo per le disposizioni ecclesiastica, così da non poter mutare la sua costituzione3114.

Giurisdizione del S. Pontefice —: è est episcopale, ordinaria, immediata 3060 3064 CdIC 218, § 2.

—: se estende a tutta la Chiesa militante, ad ogni fedele 1053s 1307 3059 (3113) CdIC 218, § 2.

—: ha suprema potestà sia nelle cose di fede e di morale, sia in cose disciplinari e di regime ecclesiastico 3060 3064 (3307) CdIC 109 218, § 1 219; i decreti del S. Pontefice non richiedono il consenso della Chiesa affinché siano ut irreformabili 2284 2490 3074.

—: è di somma potestà legislativa, amministrativa, coercitiva 1057 1059 1061 1271-1273; questa non consiste dei soli diritti riservati (3064) 3113; può dispensare da tutto ciò di che la Chiesa universale stabilisce 1417.

—: è suprema la potestà giudiziaria eccles. 1055 1128-1135 2592 3063 CdIC 1569 1597; i fedeli devo sempre accogliere l’appello del S. Pontefice 133-135 639 641 861 3063 CdIC 1569; dal suo giudizio non è lecito discostarsi 133 135 182 221 232 235 641 3063; la prima Sede non deve essere giudicata da nessuno.638 873 943 1056 1058 1139 CdIC 1556; dalla sentenza del S. Pontefice a nessuno è dato appellarsi ad altro giudizio (a.nello specifico al Concilio generale) 641 1056 a1375 (a2935) 3063 CdIC a228, § 2 1880 2332.

—: ha la pienezza di potestà per elargire le indulgenze 819 868 1026 1059 1266 1398 1416.

—: è indipendente dall’autorità 2596 2603 CdIC 218, § 2.

-: è independente dalla probità morale e dalla predestinazione del Papa 912 914 1158 ( 1165).

Il S. Pontefice costituisce i Vescovi 2592 CdIC 329, § 2; precede gli altri Vescovi non solo per l’onore del grado ma anche per la suprema potestà 661 811 861 1308 2593 3067 CdIC 218; si riprova l’asserz circa la relazione del S. Pontefice con altri Vescovi e sedi 2595 2597 2935 3064; si rivendica il primato dall’accusa di centralismo ed assolutismo 3112-3116.

La Sede Romana per il primato è chiamata “madre”, “maestra” di tutte le chiese (particulari) 774 1616 1868 2781.

Il S. Pontefice ha autorità sul Concilio che giudica, b.trasferisce, c.proroga, d.scioglie, e.conferma (approva) e398-400 447 861 abd 11445 ‘18474850 2282s 2329 bcdS1309 CdIC abde222 e227.

4dc. Giurisdizione dei Vescovi. L’ordine dei Vescovi è proprio dell’ordine gerarchico (a.attinente all’intima constituzione della Chiesa a3307; la sua istituzione è (a.egualmente) divina (e b.immutabile) e ad eessa il a.il primato a3115 CdIC 329, § I.

La giurisdizione episcopale è a.immediata ed b.ordinaria (essa è c.potestà a sé propria, non vicaria del S. Pontefice) ab3061 ac3307 b3804 CdIC b329, § I.

I Vescovi reggono le chiese particolari sotto l’autorità del S. Pontefice (a.dal quale ricevono giurisdizione immediata) 1778 3308s a3804 CdIC 329, § 1; la potestà del S. Pontefice non si oppone alla potestà di giurisdizione dei Vescovi è non può assorbirla 3061 3112 3115 3310.

Si riprovano le asserzioni esageranti i diritti dei Vescovi 2594 2606-2608.

Sedi patriarcali (a.Constantinopoli, b.Alessandria, c.Antiochia, d.Gerusalemme e.ad esse si confermano tutti i diritti ed i privilegi bc351 abcd661 abcd 881 861 abcde1308.

Proprio dei Vescovi è ordinare i ministri della Chiesa e conferire il Sacramento della confermazione 1768 1777 (3328).

I Vescovi sono presbiteri superiori 1768 1777. –

Il Concilio generale dei Vescovi non può essere giudicato dal Sinodo particolare 447; non è invero superiore al. Papa 233 1151 (2935s) S1309; add. G 4db. (circa l’autorità del Pontefice sui Concili);

Si riprova: [lee definizioni del Concilio nazionale non ammettono dispute] 2936.

4dd. La funzione dei laici nella Chiesa. Al laico non è data missione canonica onde predicare 760s (770s) 796 809 866 1163s 1217s 1277 1777; i peccati non si devono confidare ai laici 866 1260 1463 1684 1700.

5. Costituzione spirituale carismatica della Chiesa.

G5a. a. – INDOLE SOPRANNATURALE IN GENERE.

La Chiesa (a.come proprio fine e mezzo per il fine) è soprannaturale a3167 3300s 3685; è spirituale.3167 3300s.

La Chiesa muove i doni dello Spirito nei carismi 575 3328; non vi sono uomini carismatici che manchino di essi homines.3801.

La Chiesa è chiamata “Santa” nei simboli 1-5 11-30 36 41s 47 51 60-63 150; è senza macchia e ruga 493 575.

G5b. b. – INDOLE VITALE MISTICA.

La Chiesa è chiamata “madre” dei fedeli 45 47 478 807 1507 1863; “coniuge (sposa) di Cristo” 901 3805.

La Chiesa è la pienezza di Cristo 3813; si descrive il modo in cui Cristo vive nella Chiesa 3806.

La Chiesa è il Corpo mistico di Cristo, di cii il capo è Cristo 493 575

870 3300s 3800-3816; spiegazione di questa nozione (ctr. gli errori) 3300s 3800 3809-3811 3816; cooperazione dei membri con il capo 3805; la sola fede non rende membro vivo del Corpo di Cristo 1531.

Lo Spirito Santo è concepito come anima della Chiesa 3328 3807s; add. B 2cb.

L’Eucharistia è deta anima della Chiesa (gerarchica) 3364.

6. Fine della Chiesa

G6a. a. — LA CHIESA MEZZO ESTERNO DI SALVEZZA.

Fine della Chiesa è la salvezza eterna delle anime 3166 3168.

Fede dei simboli nella Chiesa quale mezzo: “per” la Chiesa 21s; “nella” Chiesa 2-4.

Necessità della Chiesa per la salvezza 575 792 802 870 1191 1351 2720 2730s 2785 2865 2867 2917 2997-2999 3304 3821s 3866-3873; la divina legge tiene avvianti alla vera Chiesa CdIC 1322, § 2; in certe situazioni è sufficiente il voto = (anche implicito) o il desiderio (appartenenti alla Chiesa) 3821 3869-3872; anche fuoori dalla Chiesa è concessa la grazia 2429.

È riprovato l’indifferentismo o latitudinarismo 2720 2730s 2785 2865-2867 2915-2918 (2921 2977-2979).

G6b. b. — DESTINAZIONE UNIVERSALE DELLA CHIESA.

La Chiesa è destinata a comprendere tutto il genere umano. Ecclesia destinata est, ut complectatur totum genus humanum (a.non è circoscritta a nessun luogo o tempo) 350 a3166 3685 CdIC 1322, § 2.

Fede dei simboli nella Chiesa “cattolica” 3-5 12 15 19 21 23 27-30 36 41//51 60 126 150.

G6c. c.— CONOSCIBILITÀ DELLA VERA CHIESA.

La Chiesa è esterna, visibile 3300; Dio istituì la Chiesa con note manifeste affinché potesse essere riconosciuta da tutti. 3012.

Motivi vari di credibilità della Chiesa 2779 3013s; soprattutto la si può riconoscere dalle quattro note di: cattolicità, unità, santità apostolica successione 42 150 684 792 2888 2997.

Nessun uomo può accampare l’ignoranza invincibile della vera Chiesa. 2865 2866.

G6d. d. — RELAZIONE DELLA CHIESA CON I FINI NATURALI.

La Chiesa non vuole ostacolare la cultura, le comodità ed i beni (materiali) della società umana 2775 2940 3019 3178 3255; infatti anche questi beni. Se rettamente usati possono condurre a Dio 3019.

Nella questione sociale ed economica la Chiesa è maestra dei costumi morali: vd. H1 ba.

Si riprova: Recriminazioni circa la relazione della Chiesa con la cultura profana. 1179 2980 3457.

G6e. e. — RELAZIONI DELLA CHIESA CON IL POTERE.

In tutto ciò che attiene alla salvezza delle anime, è competente unicamente la Chiesa, indipendente e libera 345 347 362 638 642 941-945 1058 1063 2919 (2934) 3168 3171.

La Chiesa rivendica nella fattispecie —: l’elezione e la consacrazione per gli uffici ecclesiastici 604 659 712 1063 1769 1777; —: il regime spirituale ed il commercio tra il S. Pontefice ed i fedeli 663 2944 2949-2953 3062 CdIC 2333; —: la disposizione circa le cose ecclesiastiche 712; —: la celebrazione dei Concili 600; tuttavia talvolta si è tuttavia permessa la partecipazione dei principi secolari ai Concili. 343 639.

Si riprovano le asserzioni secondo cui la libertà della Chiesa debba essere repressa in favore del potere civile [in particolare: il potere civile è, definire i diritti della Chiesa; la forza delle leggi ecclesiastiche dipende dall’assenso del potere civile; nel conflitto tra leggi eccl. e civ. prevale il diritto civile] 2893-2896 2919s 29281/2948 2954s 3062.

Nei vari negoziati è da curare la modestia di entrambi gli ordini 642.

Nei negoziati misti è desiderabile che non vi sia secessione (separazione) tra autorità eccl. e civ., ma concordia, collegamento ordinato (a somiglianza del corpo e dell’anima) 2955 a3168 3172.

La Chiesa è indifferente alla forma di governo civile 2769 3150 3165 3173s.

TUTTO IL DENZINGER SENTENZA PER SENTENZA (50)

IL CATECHISMO DI SPIRAGO (IV)

IL CATECHISMO DI F. SPIRAGO (IV)

CATECHISMO POPOLARE O CATTOLICO

SCRITTO SECONDO LE REGOLE DELLA PEDAGOGIA PER LE ESIGENZE DELL’ETÀ MODERNA

DI

FRANCESCO SPIRAGO

Professore presso il Seminario Imperiale e Reale di Praga.

Trad. fatta sulla quinta edizione tedesca da Don. Pio FRANCH Sacerdote trentino.

Trento, Tip. Del Comitato diocesano.

N. H. Trento, 24 ott. 1909, B. Bazzoli, cens. Eccl.

Imprimatur Trento 22 ott. 1909, Fr. Oberauzer Vic. G.le.

PRIMA PARTE DEL CATECHISMO

LA FEDE. (1)

I. LA CONOSCENZA DI DIO.

La conoscenza di Dio è la conoscenza delle sue qualità e perfezioni, delle sue opere, della sua volontà, delle fonti di grazia da Lui stabilite, ecc. “Crescete sempre nella conoscenza di Dio”. (Col. 1, 10.) Ora vediamo solo come in uno specchio e con enigmi (gli specchi degli antichi erano poco chiari), ma dopo la morte conosceremo Dio in modo chiaro. (I. Cor. XIII, 12.)

1. LA CONOSCENZA DI DIO È LA FELICITÀ DEGLI ANGELI E DEI SANTI.

Questa conoscenza è il nutrimento degli Angeli e dei santi; è di questo nutrimento che parlava l’Arcangelo Raffaelle quando diceva a Tobia: “Io uso un cibo e una bevanda invisibili agli uomini.” (Tob. XII, 19) Allo stesso modo Cristo dice: “Ora la vita eterna consiste nel conoscere te, l’unico vero Dio, e Gesù Cristo che tu hai mandato. “Tuttavia, la conoscenza che gli eletti hanno di Dio in cielo è diversa da quella che abbiamo sulla terra. I Santi hanno una conoscenza immediata (diretta) di Dio, che si chiama visione (beatifica). Noi, invece, conosciamo Dio solo mediatamente (indirettamente) attraverso le sue opere e la rivelazione. 11 Questa conoscenza è come la scienza geografica, si conosce un paese solo dalle carte geografiche (e se ne ha una conoscenza solo indiretta e imperfetta), l’altro lo conosce per averlo attraversato e osservato (e ne ha una conoscenza immediata e più perfetta). Il Salvatore ha detto degli Angeli buoni: “Gli Angeli del cielo vedono sempre il volto del Padre mio che è nei cieli”. Anche i santi vedono il volto di Dio, perché assomigliano agli Angeli” (S. Luca XX, 36.)

2. LA CONOSCENZA DI DIO È MOLTO IMPORTANTE; PERCHÈ SENZA DI ESSA SULLA TERRA NON CI PUÒ ESSERE NÉ FELICITÀ, NÉ VERA ONESTÀ.

Senza la conoscenza di Dio, non ci può essere felicità. Essa è in effetti il nutrimento della nostra anima. Se manca questo cibo, l’anima è tormentata dalla fame, l’uomo è scontento. “Se manca la pace interiore, tutti i beni della terra, le ricchezze, la salute, ecc. non potranno mai darci gioia”. (S. Grég. Nys.)

– Pochi uomini, purtroppo, si preoccupano di questo nutrimento, che rimane per la vita eterna; essi si preoccupano solo del cibo che soddisfa solo per un momento. L’uomo che non conosce Dio è come un cieco, ha un passo instabile, cade spesso e sbatte contro le cose, si sente molto infelice, non ha piacere nella vita; tale è l’uomo senza Dio: non vede la sua meta, cade da un peccato all’altro non ha consolazione nella vita e non ha speranza nella morte. – Chi non ha conoscenza di Dio è un ignorante, anche se fosse il più grande studioso. (Marie Laïaste.). Guai all’uomo che sa tutto, ma non conosce Te, o mio Dio!” (S. Aug.) Infelice soprattutto perché manca di contentezza. Lo stesso Goethe, quell’uomo illustre, riconosceva (nelle conversazioni con l’amico Eckermann) che in 75 anni non aveva sperimentato che 4 settimane di vero benessere; egli paragonava tutta la sua vita ad una pietra, che deve sempre essere fatta rotolare in avanti su un pendio. Da dove veniva dunque l’insoddisfazione di un uomo del genere? – Senza conoscenza di Dio, non ci può essere vera onestà. Un campo incolto non può produrre buoni frutti, ed un uomo che non ha conoscenza di Dio non può fare buone azioni. Questa ignoranza è la causa della maggior parte dei peccati. Perché tanti falsi giuramenti, o prestati alla leggera ? Perché non si prega, perché non partecipiamo alle funzioni religiose, perché trascuriamo i Sacramenti? Perché questa ricerca appassionata di oro e onori, di piaceri sensuali, dove calpestiamo così audacemente i comandamenti di Dio? Perché non conosciamo Dio. L’imperatore Giuseppe II (+ nel 1790) si mescolava spesso con il popolo sotto mentite spoglie, e più di una volta fu maltrattato to dai suoi funzionari… Perché? Perché non lo riconoscevano, altrimenti lo avrebbero trattato in modo diverso. Lo stesso vale per Dio. Osea grida: “Perché non c’è conoscenza di Dio sulla terra”, insulti, menzogne, omicidi, furti… . si sono diffusi come un diluvio”. (IV. 2.) E S. Paolo assicura che i Giudei non avrebbero mai crocifisso Gesù Cristo, il Re della Gloria, se lo avessero conosciuto (I Cor. 11, 8). “Se gli uomini vi conoscessero, non vi offenderebbero mai”. (S. Ign. L.) L’esperienza dimostra che la maggior parte dei detenuti nelle carceri non sa nulla di “Dio“. Quando Federico II di Prussia ha riconosciuto che la scomparsa della conoscenza di Dio portava ad un aumento della criminalità, apostrofò il suo ministro dicendogli “Portatemi della religione”- Imparare e comprendere il catechismo, che è solo un riassunto del Vangelo di Gesù Cristo, sono due cose molto importanti. Tuttavia, la conoscenza delle verità religiose noncostituisce ancora onestà; perché uno può conoscerle ed essere comunque un uomo immorale. “Nella religione, la cosa principale non è la conoscenza e la fede, ma l’azione e la condotta”.

3. LA VERA CONOSCENZA DI DIO SI ACQUISISCE DALLA FEDE NELLE VERITÀ RIVELATE DA DIO.

Indubbiamente possiamo conoscere Dio con la ragione, con la considerazione delle creature (Rm I, 20); i cieli raccontano la sua gloria (Sal XVIII, 2), mostrano la sua onnipotenza e la sua sapienza. la sua la sua bontà, la sua bellezza. Ma la nostra ragione è debole e non arriveremmo mai ad una conoscenza esatta e chiara di Dio. – Sappiamo quali idee insensate avessero sulla Divinità e quale culto immorale praticassero i pagani, che pensavano solo in termini di ragione. “Se tanti oggetti su questa terra sono inspiegabili per l’uomo, quanto più grande è il pericolo di errore, quando cerca di scrutare ciò che è al di sopra del cielo” (Bellarmino). Nessuno può scrutare ciò che è al di sopra del cielo, se Dio non gli dà la sapienza e non gli manda il suo Spirito. (Sap. IX, 14-16); e questo aiuto ci è dato dalla fede.

Questa fede nelle verità rivelate da Dio ci dà una conoscenza esatta e distinta di Dio. Così sant’Agostino dice: “Credo per conoscere”, e sant’Anselmo: “Quanto più siamo nutriti dalla fede, tanto più siamo pieni di comprensione”. La fede è l’inizio di ogni conoscenza superiore di Dio. La fede è spesso chiamata una luce divina (Catech. Rom. – 1. Pietro II, 9) che risplende nella nostra anima”. (2. Cor. IV, 6). Infatti, così come la luce, il lampo, penetra le tenebre, allo stesso modo la fede penetra i misteri cristiani (S. Bern.). Come la luce illumina la casa, così la fede illumina l’anima (S. J. Chr.) La fede rassomiglia ad un osservatorio su un monte: da lì si scopre ciò che non si vede in pianura; dall’alto della fede si scopre ciò che non si nota nella semplice contemplazione delle creature. La fede è come un telescopio attraverso il quale si può vedere ciò che non si vede ad occhio nudo; attraverso la fede si vede ciò che non si riconosce dalla sola ragione. La fede è come uno specchio: in uno specchio si vede una torre altissima.; con la fede possiamo conoscere la maestà di Dio (S. Bonav.); assomiglia anche a un bastone, un bastone usato per sostenere le membra tremanti; con la fede sosteniamo la nostra ragione in modo da conoscere meglio Dio (S. J. Chr.) – Ci sono due libri in cui impariamo a conoscere Dio: un libro senza lettere, la Natura, ed un libro con lettere, la Sacra Scrittura, che ci comunica la Rivelazione.

2. LA RIVELAZIONE DIVINA.

Se qualcuno si trova dietro a delle tende trasparenti in una stanza, può vedere i passanti per strada, ma loro non vedono lui. Se tuttavia si manifesta con la voce, i passanti possono indovinare chi c’è dietro la tenda. 11 Lo stesso vale per Dio, che ci vede senza essere visto da noi (Is. XLV, 15), eppure si è manifestato agli uomini in vari modi: ai nostri primi genitori, ad Abramo (al quale si presentò in forma umana con due angeli), a Mosè nel roveto ardente, agli Ebrei sul Monte Sinai, ecc.

1. DIO SI È SPESSO RIVELATO AGLI UOMINI NEL CORSO DEI SECOLI. (Eb. I. 1, 21).

Cioè, Dio ha spesso parlato agli uomini delle sue qualità, dei suoi progetti (ad esempio della futura Redenzione), della sua volontà, e li ha illuminati sul loro destino, il loro futuro dopo la morte, ecc. – Questa rivelazione di Dio si chiama soprannaturale in contrapposizione alla manifestazione naturale che avviene attraverso la creazione visibile, cioè mediante la natura.

2. LA RIVELAZIONE DIVINA AVVENIVA DI SOLITO NEL MODO SEGUENTE: DIO PARLAVA A CERTI UOMINI IN PARTICOLARE E DAVA LORO L’ORDINE DI ANNUNCIARE PUBBLICAMENTE AGLI ALTRI UOMINI LE COSE CHE ERANO STATE RIVELATE LORO.

Dio parlò a certi uomini in particolare, per esempio a Noê, ad Abramo ed ai suoi figli e a Mosè, perché trovò in loro un’anima pura (S. J. Chr.). Dio mandò Noè agli uomini viziosi prima del diluvio, e Mosè agli israeliti perseguitati e al Faraone. – Come eccezione, Dio parlò a molti uomini a volte o si servì del ministero degli Angeli. Dio si è rivelato a un’intera folla in una sola volta dando la sua legge sul Sinai (Dio ha parlato a tutto il popolo d’Israele) e al battesimo di Gesù. (Dio Padre ha pronunciato queste parole: “Questo è il mio Figlio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto”). Dio si è servito anche degli Angeli per rivelarsi. Mandò Raffaele a Tobia. Quando Dio parlava agli uomini, assumeva una forma visibile; per esempio, quella di un Angelo o di un uomo, oppure parlava da una nuvola (sul Monte Sinai), in un roveto ardente (a Mosè), in una luce intensa (a Paolo), nel mormorio del vento (a Elia), o con un’illuminazione interiore (Levit. XII, 6-8). – Gli uomini a cui Dio aveva parlato e che aveva incaricato di rendere testimonianza davanti ad altri uomini (S. Giovanni I, 7) sono solitamente chiamati Inviati di Dio. Generalmente Dio scelse solo uomini di buoni costumi e li dotò del dono dei miracoli e della profezia, affinché la loro parola fosse creduta. Ricordiamo i miracoli di Mosè davanti al faraone, i miracoli dei profeti e degli Apostoli.

3. LA PRELDICAZIONE DELLA RIVELAZIONE DIVINA FU FATTA SOPRATTUTTO MEDIANTE I PATRIARCHI, I PROFETI, IL FIGLIO DI DIO GESÙ CRISTO (Eb. I, 1) E GLI APOSTOLI.

La rivelazione è semplicemente l’educazione del genere umano. Ciò che l’educazione è per l’individuo, la rivelazione è per l’intera umanità. La Rivelazione risponde alle alle esigenze delle età successive dell’uomo: l’infanzia, l’adolescenza e la maturità. I Patriarchi, che erano come bambini, avevano meno bisogno di leggi e Dio conversava con loro in modo familiare. Gli israeliti, ovr come negli adolescenti vi era sensualità ed amor proprio, avevano bisogno di essere educati con insegnamenti continui e leggi severe. Ma quando Dio volle che l’umanità entrasse nell’età matura, le leggi severe sono cadute e Dio ha dato attraverso il suo Figlio la legge dell’amore. (I Cor. XIII, 11; Gal. III, 24.) – Di tutti i predicatori della rivelazione, il Figlio di Dio è stato il testimone più fedele. (Apoc. I, 5) ed era venuto in questo mondo per testimoniare la verità. (S. Giovanni XVIII, 37) Ciò che disse, lo disse come il Padre gli aveva insegnato. (S. Giovanni XII, 50.) Poteva parlare con più precisione e chiarezza di tutti gli altri, perché, essendo il Figlio unigenito nel seno del Padre, vedeva la natura di Dio meglio di chiunque altro. (S. Giovanni I, 18) Testimoniò ciò che aveva visto, ma gli uomini non accettarono la sua testimonianza. (S. Giovanni III, 11.) – Anche gli Apostoli erano predicatori di rivelazioni. Dovevano rendere testimonianza di ciò che avevano visto, soprattutto della risurrezione del Salvatore (Atti X, 39 ss.), non solo a Gerusalemme, ma in tutta la Giudea, in Samaria, ma fino ai confini della terra. (I, 8) Così San Paolo diceva che il suo ministero consisteva nel rendere testimonianza al Vangelo. (XX,24). La rivelazione di Gesù Cristo e degli Apostoli è stata l’ultima parola di Dio agli uomini. (Héb. I, 1.); essa chiude la serie delle rivelazioni, che sono rivolte a tutta l’umanità.

4. ANCHE DOPO LA MORTE DEGLI APOSTOLI DIO SI È RIVELATO SPESSO AGLI UOMINI; MA QUESTE RIVELAZIONI NON SONO CONTINUAZIONI DELLA RIVELAZIONE EVANGELICA SU CUI SI BASA LA NOSTRA FEDE. (Ben. XIV. S. Thom. Aq.)

Le rivelazioni divine si verificano spesso ancora oggi, per ravvivare la fede tra gli uomini, come ad esempio le apparizioni della Vergine a Lourdes, in Francia, nel 1858. Anche se, da una parte, non dobbiamo essere troppo precipitosi nel credere a tali rivelazioni (Sap. XIX, 4), perché molto spesso ci sono state delle imposture, non dobbiamo però respingerle senza esaminarle (Tess. V, 20 ss.), come, ahimè gli uomini con sentimenti carnali di solito lo fanno. – Queste rivelazioni sono ancora fatte a uomini desiderosi di perfezione, come vediamo nella storia, soprattutto negli atti di canonizzazione dei santi. Cristo apparve a San Francesco d’Assisi in una chiesa (Origine della Porziuncola), il Bambino Gesù a Sant’Antonio di Padova (Immagine di questo santo con in braccio il Bambino Gesù); Santa Teresa vedeva spesso Cristo, Santi e Angeli e parlava con loro, ecc. Queste rivelazioni private (apparizioni, visioni, ecc.) sono doni di Dio il cui scopo è quello di staccarci completamente dalla terra e di elevarli a una perfezione superiore. (Scaramelli) Tuttavia, la santità non consiste in queste rivelazioni e consolazioni, ma nelle sofferenze e nella virtù eroica. Anche gli uomini empi possono avere visioni: Balthasar vide la mano che scriveva sul muro. (Dan. V.). Non possiamo quindi concludere logicamente dalle visioni di un uomo che egli sia santo. Queste rivelazioni private non sono una continuazione della rivelazione su cui poggia la nostra fede; riguardano solo gli individui, e, di norma, servono solo a rendere più comprensibili le verità rivelate. (Ne abbiamo un esempio nell’apparizione di Lourdes (1858): Maria vi dice: Io sono l’Immacolata-Concezione; sgorga una fonte le cui acque hanno prodotto molte guarigioni meravigliose. Ora, curiosamente, quattro anni prima (1854) Pio IX aveva solennemente definito il dogma dell’Immacolata Concezione della Madre di Dio.; questa apparizione servì a diffondere e chiarire il dogma e Dio ne confermò la verità con i miracoli. – È da notare, tuttavia, che in molte private, il demonio cerca di provocare delle imposture; nessuno quindi deve dare credito alle rivelazioni, anche a quelle riconosciute dalla Chiesa (come quelle di Santa Teresa, Santa Brigida, Santa Gertrude, ecc.), con una fede maggiore di quella in un uomo onesto. Se si hanno delle ragioni, si può anche in modo riservato rifiutare la sua fede. (Ben. XIV.)

5. LA RIVELAZIONE DIVINA ERA NECESSARIA, PERCHÈ SENZA DI ESSA, DOPO IL PECCATO ORIGINALE, GLI UOMINI NON AVREBBERO CONOSCIUTO NÈ DIO, NÈ LA SUA VOLONTÀ, E PERCHÈ L’UMANITÀ AVEVA BISOGNO DI ESSERE PREPARATA ALLA VENUTA DEL REDENTORE .

I tre Magi, nel profondo Oriente, non avrebbero mai trovato Cristo, se non si fosse rivelato a loro attraverso una stella; allo stesso modo, l’umanità, che dal peccato originale viveva lontano dalla propria patria, non sarebbe mai giunta a un’esatta conoscenza di Dio, se Egli non si fosse rivelato. “L’occhio corporeo ha bisogno di luce per vedere le cose della terra, e la ragione, l’occhio dell’anima, ha bisogno della luce della rivelazione divina per vedere le cose di Dio. (S. Aug.) Il peccato originale e i disturbi della carne avevano oscurato la ragione umana in modo tale da renderla incapace di riconoscere Dio nelle sue opere (Sap. IX, 16); lo dimostra la storia di tutti i popoli pagani. Essi adoravano migliaia di divinità, e tra queste i cattivi,

bestie, statue, e questo di un culto immorale, spesso crudele (sacrifici umani). Rappresentavano i loro dèi con tutte le loro debolezze e tutti i loro vizi, addirittura come protettori di questi vizi. Le più grandi menti dell’antichità caddero in grossolani errori: Cicerone approvava il suicidio, Platone l’esposizione dei bambini, il disprezzo per gli stranieri, l’ubriachezza in onore degli dèi; tutti loro erano ”in errore” sulla creazione, si contraddicevano l’un l’altro, cambiavano spesso opinione e csdevano in un contrasto tra la loro condotta e i loro discorsi. (Socrate insegnava l’unità di Dio e derideva la follia dell’idolatria, eppure prima di morire sacrificò un gallo ad Esculapio). La maggior parte di loro – Socrate e Platone fra tutti – riconosceva la propria miseria e confessava francamente l’impotenza della loro ragione a scoprire qualcosa di Dio e delle cose divine, e la necessità dell’intervento diretto e della manifestazione esplicita della sua volontà. – Senza la rivelazione divina gli uomini non avrebbero riconosciuto o onorato adeguatamente il Redentore.

Dio ha agito come un re che vuole fare il suo ingresso solenne in una città e che annuncia il suo arrivo con molto anticipo. – Abbiamo questa rivelazione divina.e dobbiamo ringraziare Dio, come il cieco deve ringraziare il medico che gli ha restituito la vista. Dobbiamo compatire coloro che non si preoccupano della rivelazione; sono come l’uomo che, a mezzogiorno, tiene le imposte chiuse e rimane nelle tenebre.

3. LA PREDICAZIONE DELLA RIVELAZIONE.

1. LE VERITÀ RIVELATE AGLI UOMINI DA DIO SONO, PER SUO ORDINE, ANNUNCIATE A TUTTI I POPOLI DELLA TERRA DALLA CHIESA CATTOLICA, E COL MEZZO DELLA PAROLA PARLATA, VALE A DIRE CON LA PREDICAZIONE.

L’ordine di proclamare a tutti i popoli le verità rivelate da Dio è stato impartito ai capi della Chiesa da Gesù Cristo al momento della sua ascensione. Cristo disse allora agli Apostoli: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra”. Andate dunque e insegnate a tutte le nazioni e battezzatele nel nome del Padre, del Figlio e del Santo, ed ecco, Ko sono con voi tutti i giorni, fino alla fine dei secoli”. Gli Apostoli e i loro successori non lasciarono che alcun potere civile proibisse loro di predicare il Vangelo. Quando il Sinedrio proibì agli Apostoli di predicare, San Pietro e gli altri dichiararono categoricamente: “Dobbiamo obbedire a Dio piuttosto che agli uomini” (Atti 29). E ancora oggi la Chiesa non ammette alcuna interferenza da parte dello Stato nell’esercizio del mandato di insegnamento conferitogli da Cristo. In molti Paesi, e anche nel nostro tempo, diversi Stati rivendicano il cosiddetto luogo reale, secondo il quale i decreti della Chiesa anche quelli dogmatici, siano soggetti alla censura governativa. La Santa Sede ha minacciato di scomunica tutti coloro che direttamente o indirettamente, impediscono la pubblicazione o l’esecuzione dei decreti pontificii. (Pio IX, 12 ottobre 1869). È difficile spiegare l’esistenza di queste leggi nel nostro tempo, in cui, in base alle legislazioni liberali sul diritto, ognuno è libero di esprimere pubblicamente la propria opinione. E poiché la Chiesa ha il compito di annunciare le verità rivelate a tutti gli uomini, i Papi inviano continuamente missionari nei Paesi ed Encicliche al mondo cristiano. I Vescovi indirizzano lettere alle loro diocesi e inviano sacerdoti nelle loro diocesi: ogni domenica questi sacerdoti tengono un sermone nelle loro chiese parrocchiali e impartiscono l’istruzione religiosa nelle scuole. – Mentre la nostra Chiesa diffonde le verità rivelate con la predicazione, i maomettani, per esempio, propagano la loro fede con il ferro e il fuoco, i protestanti con la Bibbia.

SONO NELL’ERRORE QUELLI CHE CREDONO CHE LA BIBBIA SOLA ABBIA COME SCOPO DI COMUNICARE LE VERITÀ RIVELATE A TUTTA I POPOLI DELLA TERRA.

Dio ha voluto che gli uomini conoscessero la rivelazione e quindi giungessero alla fede in Lui attraverso la predicazione e non, come sostengono i protestanti, attraverso le sole Scritture. Cristo ha solo predicato, senza scrivere nulla. Agli Apostoli disse: “Andate ed ammaestrate tutte le nazioni (Matth. XXIII 79), non: “Scrivete a tutte le genti”. Quindi gli Apostoli, ad eccezione di due, non scrissero vangeli, ma si limitarono a predicare. Erano”, dice Sant’Agostino, “i libri dei fedeli”. S. Paolo dice: “La frde viene dall’udito”. (Rom. X, 17), e non dalla semplice lettura. L’insegnamento orale, inoltre, risponde perfettamente alla natura dell’uomo: preferiamo imparare da un insegnante piuttosto che fare una grande ricerca. Se la Scrittura fosse l’unico mezzo per conoscere la Rivelazione, sarebbe difficile capirla, prima di tutto, nonostante la predicazione di Cristo e degli Apostoli, gli uomini, vivendo prima della scrittura delle Sacre Scritture non sarebbero stati in grado di raggiungerla (cioè tutti gli uomini prima di di Mosè, quindi prima della composizione dei Vangeli). Anche oggi sarebbe il caso di tutti coloro che non saprebbero leggere, che sarebbero troppo poveri per comprare una Bibbia, o troppo poco istruiti per capire certi passaggi molto difficili della Bibbia. Eppure Dio vuole che tutti gli uomini giungano alla conoscenza della verità (I Tim. II, 4). – I libri sacri stessi perderebbero il loro valore se la Chiesa, attraverso la parola vivente, non ci assicurasse la loro origine divina e la loro perfetta integrità. S. Agostino dice: non crederei nel Vangelo se non vi fossi condotto dall’autorità della Chiesa.

UNA VERITÀ CHE LA CHIESA CI RAPPRESENTA COME RIVELATA DA DIO SI CHIAMA DOGMA O ARTICOLO DI FEDE.

I Concili generali (i Vescovi di tutta la Chiesa riuniti insieme) e il Papa da solo hanno il diritto di dichiarare che una verità sia divinamente rivelata. Il Concilio di Nicea ha definito come articolo di fede la divinità di Cristo (325) e Pio IX l’Immacolata Concezione della Beata Vergine. Ma non si trattava della creazione di una nuova verità, bensì della semplice dichiarazione che questa verità fosse realmente rivelata da Dio e sempre creduta dalla Chiesa. Non si tratta di un nuovo seme seminato nel campo della Chiesa, è semplicemente il seme gettato dagli Apostoli che sta arrivando ad una più ampia fioritura. (S. Vinc. de P.) il bambino, avanzando nella conoscenza della religione, non cambia la sua fede, ma piuttosto il suo modo di vivere la religione, non cambia la sua fede, e come poco l’insieme dei fedeli, la Chiesa accetta dottrine, quando all’apparire di alcune eresie discute e spiega più chiaramente alcune verità e rende la fede obbligatoria per tutti. – Una verità accettata nella Chiesa da sempre, ma non ancora dichiarata come rivelata da Dio, si chiama pia opinione. La fede nell’Assunzione della Beata Vergine, ad esempio, è una pia opinione (oggi dogma definito da Pio XII).

2. LA CHIESA CATTOLICA TRAE LE VERITÀ RIVELATE DA DIO DALLA SACRA SCRITTURA E DALLA TRADIZIONE.

La Sacra Scrittura e la Tradizione hanno pari autorità e devono essere ricevute con uguale rispetto e sottomissione. (Conc. Tr. 4.) La Sacra Scrittura è la Parola scritta di Dio, la Tradizione è la Parola non scritta di Dio. S. Paolo esorta i fedeli ad attenersi non solo a ciò che è stato loro scritto, ma anche a ciò che è stato comunicato oralmente. (Il Tessal. 11, 14).

IL CATECHISMO DI F. SPIRAGO (V)