FESTA DEL SACRATISSIMO CUORE DI GESU’ (2023)

FESTA DEL SACRATISSIMO CUORE DI GESÙ (2023)

VENERDÌ DOPO L’OTTAVA DEL CORPUS DOMINI.

(Messale Romano di S. Bertola e G. Destefani, comm. di D. G. LEFEBVRE O. S. B; L. I. C. E. – R. Berruti & C. Torino 1950)

Doppio di Ia cl. con Ottava privilegiata di 3° ordine. – Param. bianchi.

Il Protestantesimo nel secolo XVI e il Giansenismo nel XVIII avevano tentato di sfigurare uno dei dogmi essenziali al Cristianesimo: l’amore di Dio verso tutti gli uomini. Lo Spirito Santo, che è spirito d’amore, e che dirige la Chiesa per opporsi all’eresia invadente, affinché la Sposa di Cristo, lungi dal veder diminuire il suo amore verso Gesù, lo sentisse crescere maggiormente, ispirò la festa del Sacro Cuore. L’Officio di questo giorno mostra « il progresso trionfale del culto del Sacro Cuore nel corso dei secoli. Fin dai Primi tempi i Padri, i Dottori, I Santi hanno celebrato l’amore del Redentore nostro e hanno detto che la piaga, fatta nel costato di Gesù Cristo, era la sorgente nascosta di tutte le grazie. Nel medio-Evo le anime contemplative presero l’abitudine di penetrare per questa piaga fino al Cuore di Gesù, trafitto per amore verso gli uomini » (2° Notturno). — S. Bonaventura parla in questo senso: « Per questo è stato aperto il tuo costato, affinché possiamo entrarvi. Per questo è stato ferito il tuo Cuore affinché possiamo abitare in esso al riparo delle agitazioni del mondo (3° Nott.). Le due Vergini benedettine Santa Geltrude e Santa Metilde nel XIII secolo ebbero una visione assai chiara della grandezza della devozione al Sacro Cuore:. S. Giovanni Evangelista apparendo alla prima le annunziò che « il linguaggio dei felici battiti del Cuore di Gesù, che egli aveva inteso, allorché riposò sul suo petto, e riservato per gli ultimi tempi allorché il mondo invecchiato raffreddato nell’amore divino si sarebbe riscaldato alla rivelazione di questi misteri (L’araldo dell’amore divino. – Libro IV c 4). Questo Cuore, dicono le due Sante, è un altare sul quale Gesù Cristo si offre al Padre, vittima perfetta pienamente gradita. È un turibolo d’oro dal quale s’innalzano verso il Padre tante volute di fumo d’incenso quanti gli uomini per i quali Cristo ha sofferto. In questo Cuore le lodi e i ringraziamenti che rendiamo a Dio e tutte le buone opere che facciamo, sono nobilitate e diventano gradite al Padre. — Per rendere questo culto pubblico e ufficiale, la Provvidenza suscitò dapprima S. Giovanni Eudes, che compose fin dal 1670, un Ufficio ed una Messa del Sacro Cuore, per la Congregazione detta degli Eudisti. Poi scelse una delle figlie spirituali di S. Francesco di Sales, Santa Margherita Maria Alacoque, alla quale Gesù mostrò il suo Cuore, a Paray-le-Monial il 16 giugno 1675, il giorno del Corpus Domini, e le disse di far stabilire una festa del Sacro Cuore il Venerdì, che segue l’Ottava del Corpus Domini. Infine Dio si servì per propagare questa devozione, del Beato Claudio de la Colombière religioso della Compagnia di Gesù, che mise tutto il suo zelo a propagare la devozioni al Sacro Cuore». (D. GUERANGER, La festa del Sacro Cuore di Gesù). – Nel 1765, Clemente XIII approvò la festa e l’ufficio del Sacro Cuore, e nel 1856 Pio IX l’estese a tutta la Chiesa. Nel 1929 Pio XI approvò una nuova Messa e un nuovo Officio del Sacro Cuore, e vi aggiunse una Ottava privilegiata. Venendo dopo tutte le feste di Cristo, la solennità del Sacro Cuore le completa riunendole tutte in un unico oggetto, che materialmente, è il Cuore di carne di un Uomo-Dio e formalmente, è l’immensa carità, di cui questo Cuore è simbolo. Questa festa non si riferisce ad un mistero particolare della vita del Salvatore, ma li abbraccia tutti. È la festa dell’amor di Dio verso gli uomini, amore che fece scendere Gesù sulla terra con la sua Incarnazione per tutti (Off.) che per tutti è salito sulla Croce per la nostra Redenzione (Vang. 2a Ant. dei Vespri) e che per tutti discende ogni giorno sui nostri altari colla Transustanziazione, per applicarci i frutti della sua morte sul Golgota (Com.). — Questi tre misteri ci manifestano più specialmente la carità divina di Gesù nel corso dei secoli (Intr.). È « il suo amore che lo costrinse a rivestire un corpo mortale » (Inno del Mattutino). È il suo amore che volle che questo cuore fosse trafitto sulla croce (Invitatorio, Vang.) affinché ne scorresse un torrente di misericordia e di grazie (Pref.) che noi andiamo ad attingere con gioia (Versetto dei Vespri); un’acqua, che nel Battesimo ci purifica dei nostri. peccati (Ufficio dell’Ottava) e il sangue, che, nell’Eucaristia, nutrisce le nostre anime (Com.). E, come la Eucaristia è il prolungamento dell’Incarnazione e il memoriale del Calvario, Gesù domandò che questa festa fosse collocata immediatamente dopo l’Ottava del SS. Sacramento. — Le manifestazioni dell’amore di Cristo mettono maggiormente in evidenza l’ingratitudine degli uomini, che corrispondono a questo amore con una freddezza ed una indifferenza sempre più grande, perciò questa solennità presenta essenzialmente un carattere di riparazione, che esige la detestazione e l’espiazione di tutti i peccati, causa attuale dell’agonia che Gesù sopportò or sono duemila anni. — Se Egli previde allora i nostri peccati, conobbe anche anticipatamente la nostra partecipazione alle sue sofferenze e questo lo consolò nelle sue pene (Off.). Egli vide soprattutto le sante Messe e le sante Comunioni, nelle quali noi ci facciamo tutti i giorni vittime con la grande Vittima, offrendo a Dio, nelle medesime disposizioni del Sacro Cuore in tutti gli atti della sua vita, al Calvario e ora nel Cielo, tutte le nostre pene e tutte le nostre sofferenze, accettate con generosità. Questa partecipazione alla vita eucaristica di Gesù è il grande mezzo di riparare con Lui, ed entrare pienamente nello spirito della festa del Sacro Cuore, come lo spiega molto bene Pio XI nella sua Enciclica « Miserentissimus » (2° Nott. dell’Ott.) e nell’Atto di riparazione al Sacro Cuore di Gesù, che si deve leggere in questo giorno davanti al Ss. Sacramento esposto.

Incipit

In nómine Patris, ✠ et Fílii, et Spíritus Sancti. Amen.

Adjutórium nostrum in nómine Dómini.
R. Qui fecit cælum et terram.
Confíteor Deo omnipoténti, beátæ Maríæ semper Vírgini, beáto Michaéli Archángelo, beáto Joánni Baptístæ, sanctis Apóstolis Petro et Paulo, ómnibus Sanctis, et vobis, fratres: quia peccávi nimis cogitatióne, verbo et ópere: mea culpa, mea culpa, mea máxima culpa. Ideo precor beátam Maríam semper Vírginem, beátum Michaélem Archángelum, beátum Joánnem Baptístam, sanctos Apóstolos Petrum et Paulum, omnes Sanctos, et vos, fratres, oráre pro me ad Dóminum, Deum nostrum.
S. Misereátur nostri omnípotens Deus, et, dimíssis peccátis nostris, perdúcat nos ad vitam ætérnam.
R. Amen.
S. Indulgéntiam, absolutiónem et remissiónem peccatórum nostrórum tríbuat nobis omnípotens et miséricors Dóminus.
R. Amen.

V. Deus, tu convérsus vivificábis nos.
R. Et plebs tua lætábitur in te.
V. Osténde nobis, Dómine, misericórdiam tuam.
R. Et salutáre tuum da nobis.
V. Dómine, exáudi oratiónem meam.
R. Et clamor meus ad te véniat.
V. Dóminus vobíscum.
R. Et cum spíritu tuo.

Introitus

Ps XXXII: 11; 19
Cogitatiónes Cordis ejus in generatióne et generatiónem: ut éruat a morte ánimas eórum et alat eos in fame.

[I disegni del Cuore del Signore durano in eterno: per strappare le anime dalla morte e sostentarle nella carestia.]


Ps XXXII: 1
Exsultáte, justi, in Dómino: rectos decet collaudátio.

[Esultate nel Signore, o giusti, la lode conviene ai retti.]

Cogitatiónes Cordis ejus in generatióne et generatiónem: ut éruat a morte ánimas eórum et alat eos in fame.

[I disegni del Cuore del Signore durano in eterno: per strappare le ànime dalla morte e sostentarle nella carestia.]

Kyrie

S. Kýrie, eléison.
M. Kýrie, eléison.
S. Kýrie, eléison.
M. Christe, eléison.
S. Christe, eléison.
M. Christe, eléison.
S. Kýrie, eléison.
M. Kýrie, eléison.
S. Kýrie, eléison.

Gloria

Glória in excélsis Deo. Et in terra pax homínibus bonæ voluntátis. Laudámus te. Benedícimus te. Adorámus te. Glorificámus te. Grátias ágimus tibi propter magnam glóriam tuam. Dómine Deus, Rex cæléstis, Deus Pater omnípotens. Dómine Fili unigénite, Jesu Christe. Dómine Deus, Agnus Dei, Fílius Patris. Qui tollis peccáta mundi, miserére nobis. Qui tollis peccáta mundi, súscipe deprecatiónem nostram. Qui sedes ad déxteram Patris, miserére nobis. Quóniam tu solus Sanctus. Tu solus Dóminus. Tu solus Altíssimus, Jesu Christe. Cum Sancto Spíritu ✠ in glória Dei Patris. Amen.

Oratio

Orémus.
Deus, qui nobis in Corde Fílii tui, nostris vulneráto peccátis, infinítos dilectiónis thesáuros misericórditer largíri dignáris: concéde, quǽsumus; ut, illi devótum pietátis nostræ præstántes obséquium, dignæ quoque satisfactiónis exhibeámus offícium.  

[O Dio, che nella tua misericordia Ti sei degnato di elargire tesori infiniti di amore nel Cuore del Figlio Tuo, ferito per i nostri peccati: concedi, Te ne preghiamo, che, rendendogli il devoto omaggio della nostra pietà, possiamo compiere in modo degno anche il dovere della riparazione.]

Lectio

Léctio Epístolæ beáti Pauli Apóstoli ad Ephésios. Eph III: 8-19

Fratres: Mihi, ómnium sanctórum mínimo, data est grátia hæc, in géntibus evangelizáre investigábiles divítias Christi, et illumináre omnes, quæ sit dispensátio sacraménti abscónditi a sǽculis in Deo, qui ómnia creávit: ut innotéscat principátibus et potestátibus in cœléstibus per Ecclésiam multifórmis sapiéntia Dei, secúndum præfinitiónem sæculórum, quam fecit in Christo Jesu, Dómino nostro, in quo habémus fidúciam et accéssum in confidéntia per fidem ejus. Hujus rei grátia flecto génua mea ad Patrem Dómini nostri Jesu Christi, ex quo omnis patérnitas in cœlis ei in terra nominátur, ut det vobis, secúndum divítias glóriæ suæ, virtúte corroborári per Spíritum ejus in interiórem hóminem, Christum habitáre per fidem in córdibus vestris: in caritáte radicáti et fundáti, ut póssitis comprehéndere cum ómnibus sanctis, quæ sit latitúdo, et longitúdo, et sublímitas, et profúndum: scire étiam supereminéntem sciéntiæ caritátem Christi, ut impleámini in omnem plenitúdinem Dei.

[Fratelli: A me, minimissimo di tutti i santi è stata data questa grazia di annunciare tra le genti le incomprensibili ricchezze del Cristo, e svelare a tutti quale sia l’economia del mistero nascosto da secoli in Dio, che ha creato tutte cose: onde i principati e le potestà celesti, di fronte allo spettacolo della Chiesa, conoscano oggi la multiforme sapienza di Dio, secondo la determinazione eterna che Egli ne fece nel Cristo Gesù, Signore nostro: nel quale, mediante la fede, abbiamo l’ardire di accedere fiduciosamente a Dio. A questo fine piego le mie ginocchia dinanzi al Padre del Signore nostro Gesù Cristo, da cui tutta la famiglia e in cielo e in terra prende nome, affinché conceda a voi, secondo l’abbondanza della sua gloria, che siate corroborati in virtù secondo l’uomo interiore per mezzo del suo Spirito. Il Cristo abiti nei vostri cuori mediante la fede, affinché, ben radicati e fondati nella carità, possiate con tutti i santi comprendere quale sia la larghezza, la lunghezza e l’altezza e la profondità di quella carità del Cristo che sorpassa ogni concetto, affinché siate ripieni di tutta la grazia di cui Dio è pienezza inesauribile.]

Graduale

Ps XXIV:8-9
Dulcis et rectus Dóminus: propter hoc legem dabit delinquéntibus in via.
V. Díriget mansúetos in judício, docébit mites vias suas.

[Il Signore è buono e retto, per questo addita agli erranti la via.
V. Guida i mansueti nella giustizia e insegna ai miti le sue vie.]
Mt XI: 29

ALLELUJA

Allelúja, allelúja. Tóllite jugum meum super vos, et díscite a me, quia mitis sum et húmilis Corde, et inveniétis réquiem animábus vestris. Allelúja.

[Allelúia, allelúia. Prendete sopra di voi il mio giogo ed imparate da me, che sono mite ed umile di Cuore, e troverete riposo alle vostre anime. Allelúia

Evangelium

Sequéntia +︎ sancti Evangélii secúndum Joánnem.
Joannes XIX: 31-37
In illo témpore: Judǽi – quóniam Parascéve erat, – ut non remanérent in cruce córpora sábbato – erat enim magnus dies ille sábbati, – rogavérunt Pilátum, ut frangeréntur eórum crura, et tolleréntur. Venérunt ergo mílites: et primi quidem fregérunt crura et alteríus, qui crucifíxus est cum eo. Ad Jesum autem cum veníssent, ut vidérunt eum jam mórtuum, non fregérunt ejus crura, sed unus mílitum láncea latus ejus apéruit, et contínuo exívit sanguis et aqua. Et qui vidit, testimónium perhíbuit: et verum est testimónium ejus. Et ille scit quia vera dicit, ut et vos credátis. Facta sunt enim hæc ut Scriptúra implerétur: Os non comminuétis ex eo. Et íterum alia Scriptúra dicit: Vidébunt in quem transfixérunt.

[In quel tempo: I Giudei, siccome era la Parasceve, affinché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era un gran giorno quel sabato – pregarono Pilato che fossero rotte loro le gambe e fossero deposti. Andarono dunque i soldati e ruppero le gambe ad entrambi i crocifissi al fianco di Gesù. Giunti a Gesù, e visto che era morto, non gli ruppero le gambe: ma uno dei soldati gli aprì il fianco con una lancia, e subito ne uscì sangue e acqua. E chi vide lo attesta: testimonianza verace di chi sa di dire il vero: affinché voi pure crediate. Tali cose sono avvenute affinché si adempisse la Scrittura: Non romperete alcuna delle sue ossa. E si avverasse l’altra Scrittura che dice: Volgeranno gli sguardi a colui che hanno trafitto.]

OMELIA

(G. Colombo: Pensieri sui Vangeli e sulle feste del Signore e dei Santi; VI ediz. – Soc. Ed. Vita e pensiero.- Milano 1956.

FATE IL CUORE NOSTRO SIMILE AL VOSTRO

Viveva or sono molti anni, forse settecento, una santa di nome Ludgarda. Di lei non si potrà mai dimenticare una gentile e meravigliosa storia. Per le sue aspre penitenze e il molto amore, Dio le aveva fatto grazia di guarire i malati: a volte bastava che le sue mani bianche d’innocenza toccassero le piaghe perché rimarginassero; ed a volte bastava che l’ombra della sua persona sottile sfiorasse un infermo perché balzasse sanato da un male che né medici né medicine avevano potuto alleviare. Sicché da ogni parte si accorreva a lei, e tanta ressa si faceva alla porta del suo monastero, che non le restò più un’ora né  del giorno né della notte, per pregare in pace. Allora la Santa disse al Signore così: « A che scopo, Signore, questa grazia se m’impedisce di trattenermi intimamente con voi? Toglietemela: in modo però da cambiarmela in meglio ». Le rispose il Signore: « Che cosa vuoi in cambio? ». Ella supplicò: « Vorrei, per mia maggior devozione, diventar tanto intelligente da capire i salmi latini che leggo nel mio salterio ». E fu esaudita. Ora, davanti all’altare, santa Ludgarda leggeva e rileggeva con insaziabile dolcezza il salterio; le si illuminavano d’ogni più riposto senso le parole oscure, i versetti astrusi. Tutto capiva, anche quello che i dottori patentati allo Studio di Parigi o di Colonia non avrebbero mai potuto capire. Ma non durò molto in questa consolazione: s’accorse che il profitto non era così grande come se l’era immaginato, e restava un angolo di vuoto nella sua anima. Per ciò disse ancora al Signore: « A me, che sono ignorante e semplice, cosa giova conoscere i segreti della Scrittura? ». « Che cosa vuoi dunque? ». « Voglio il vostro Cuore, per possedere l’amore che v’è dentro ». « Questo, — rispose Gesù, — non è possibile, se prima non mi dài il tuo Cuore ». Offrendoglielo, tutta tremante, la santa esclamò: « E così sia, Signore! ». Cristiani, ciò che più vale non è essere scienziati e neanche compir miracoli; ma per tutti è necessario amar il Signore ed offrirgli il proprio cuore. Chi non possiede l’amore di Dio, non conosce Dio, il quale è Amore. Chi non conosce quest’amore non è Cristiano vero, perché i Cristiani sono quelli che conobbero e credettero nell’amore. Ma nessuno meglio di S. Paolo può commentarci l’episodio di S. Ludgarda. « Se distribuissi ai poveri tutte le mie sostanze fino all’ultimo quattrino, se anche mi buttassi nel fuoco per salvare qualcuno e bruciassi al suo posto, ma non avessi l’amore di Dio, non guadagnerei nulla; sapessi parlare le lingue degli uomini e quelle degli Angeli, ma non avessi l’amore di Dio, non sarei diverso da una campana squillante o da un tamburo battente. Fossi profeta che legge il futuro, fossi scienziato che scopre i misteri dell’universo, trasportassi perfino le montagne, se non ho l’amore di Dio, sono un bel niente ». Qualcuno potrà pensare: — Come posso amare Dio, se Egli abita una luce inaccessibile, e mai nessuno l’ha potuto vedere? — È vero; ma Egli si è abbassato fino a noi nel suo Figlio fatto uomo. E Gesù dischiuse una strada corta e facile per condurci tutti all’amore. Quando la lancia del soldato, passando tra costa e costa, squarciò il divinissimo Cuore, il cammino fu aperto. Per esso mettiamoci: entriamo, tremando, adorando, nel Cuore di Gesù. Osserviamo i suoi palpiti, i suoi sentimenti, per accodarvi quelli del nostro povero e fangoso cuore. Due sono i palpiti essenziali del sacro Cuore di Gesù: uno di religione verso il Padre, uno d’amore Verso gli uomini. Sono questi due palpiti che devono battere il ritmo anche al nostro polso. – 1. PALPITO DI RELIGIONE VERSO IL PADRE. Le creature, non essendo che un nulla coperto di polvere e di peccato e d’ignoranza, non sono capaci di adorare Iddio come conviene alla sua eccelsa maestà. Ora, Nostro Signore s’è fatto uomo appunto perché ci fosse un cuor di carne come il nostro, ma capace di rendere a Dio un omaggio degno. I falsi omaggi. Non occorre ricordare quante idee sbagliate di Dio la gente s’era fatte. Alcuni se l’erano immaginato come un grande Assente che dopo aver creato il mondo s’era ritirato in alto in alto, abbandonando tutto, disinteressandosi di tutto, dimentico di tutto. Così quaggiù ogni uomo poteva vivere per sé, a suo piacimento, senza un ricordo per l’Assente: bastava non offenderlo. Altri se l’erano immaginato come un Tiranno inesorabile che aveva emanato i suoi difficili comandamenti (i rabbini ne contavano 613) e poi s’era messo in vedetta, pronto con tuoni, con folgori, con diluvi, con incendi, con pestilenze e guerre a sterminare i trasgressori. Così gli uomini davanti a Lui non avevano palpito se non di paura, come quello dello schiavo davanti al suo proprietario, o del cane davanti al bastone. Altri infine avevano penetrato Dio come un Padrone giusto e obbligato a stipendiare con ricompense materiali le loro prestazioni. Così i loro omaggi erano tutti in forma: di meschini contratti: « Ti dò questo, se mi dai quello ». Uno di costoro è il fariseo della parabola, che con ostentazione snocciolava le sue opere di pietà: — Io digiuno tre volte alla settimana, pago puntualmente la decima…; e aspettava che Dio lo ricompensasse al più presto con adeguate controprestazioni. L’omaggio del Cuore di Gesù. Ma venne finalmente un cuore capace di adorare Dio: fu l’unico vero turibolo che dalla terra levasse al Cielo l’incenso dell’adorazione perfetta. — Esso è cuore di vero uomo. Per ciò si pone davanti a Dio come creatura davanti all’Onnipotente del Cielo e della terra, dei visibili e degli invisibili. Chi può descrivere i suoi palpiti di umiliazione, di sommissione, di sacrificio? « Ecco: son venuto spontaneamente a sostituirmi ai sacrifici che ti spiacquero; mi sono offerto e consacrato per immolarmi a gloria tua, in luogo delle vittime, per il peccato ». E si consuma in questa religiosa riconoscenza del Dio onnipotente. Per sé non ha più nome, per sé non ha più desideri né interessi: « solo il regno di Dio venga »; per sé non ha tenuto neppure la propria volontà, ma l’ha inserita energicamente in quella di Dio: « Non la mia volontà si compia, bensì la tua. Mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato ». — Ma il Cuore di Gesù è anche di vero Figlio di Dio. Perciò non solo i suoi palpiti di adorazione acquistano un valore infinito, ma diventano anche tenerissimi d’amore filiale. L’Onnipotente è suo Padre vero. Non è il gelido Assente, ma lo vede in ogni momento, dappertutto lo sente, lo ama. Se discendendo nella valle scorge ai margini un bianco giglio, il cuore gli sobbalza e gli fa dire: « Osservate: non fila né tesse, eppure di che bianco velluto è coperto! È mio Padre che lo veste ». Se uno stormo di passeri attraversa il cielo, con un segreto impeto di gioia li guarda ed esclama: « Osservate: non seminano, non mietono. È mio Padre che li nutre: nessun passero muore senza ch’Egli lo sappia ». Se il cielo della mattina, tutto rosso, preannunzia la pioggia, oppure un’alba freschissima promette una giornata serena, il suo cuore trema di riconoscenza e gli fa dire: « È mio Padre che manda il sole e la pioggia ». Se gli avviene, accarezzando la testa d’un bambino, di solcare con le dita i folti riccioli, subito trasale e pensa che suo Padre « ha contato fino all’ultimo i capelli che ogni uomo porta sul capo ». Come l’ago calamitato è costantemente volto a settentrione, così tutto il suo Sacro Cuore è orientato verso il Padre onnipotente. Padre e non tiranno; Padre e non padrone. Perciò, qualsiasi cosa capiti, Egli non si conturba mai. « Colui che m’ha mandato è con me, e non mi lascia solo, ed io faccio sempre ciò che piace a Lui ». E se capita la sofferenza, dal momento che è il Padre che gliela manda, è buona la sofferenza e beati sono quelli che piangono, beati quelli che sono perseguitati, beati i poveri! E se capita la morte, Egli « ubbidiente fino alla morte, anzi fino alla morte di croce », esclama: « Affinché il mondo conosca che Io amo il Padre, e che faccio come mi comanda, su, andiamo via di qui, andiamo a morire! ». I nostri omaggi. Poiché il Cuore di Gesù è la regola d’ogni cuore umano, se vogliamo piacere a Dio Padre, dobbiamo accordare i nostri palpiti a quelli del Sacratissimo Cuore. Imparando dal suo Cuore umile e mite, troveremo la pace delle anime nostre. Dunque anche i nostri devono essere palpiti di creatura davanti al Creatore onnipotente. Bisogna praticamente persuaderci che non siamo noi i padroni di noi stessi, che non siamo al mondo per i nostri perversi piaceri, ma unicamente per dare gloria a Dio, per conoscerlo e servirlo. Inoltre i nostri palpiti devono essere di figlio davanti a un vero Padre. Per ciò: 1) Dobbiamo ricordarci di Lui con affettuosa preghiera, ogni mattino ed ogni sera. Che pena, quando s’incontrano Cristiani che non pregano mai come se non avessero mai avuto un Padre nei cieli! 2) Dobbiamo sentire riconoscenza d’ogni utile o bella posa ch’Egli ci dona: della vita, della salute, della famiglia; del sole col quale ci illumina, del fuoco col quale ci riscalda; dell’acqua che beviamo, della terra che coltiviamo… 3) Dobbiamo infine credere al suo amore immenso quando Egli ce lo nasconde dentro alle afflizioni. Il bambino piange e soffre se la mamma lo costringe a sorbire la medicina amara, pure la beve con fiducia perché sente che non può essere veleno e che dopo gli verrà un gran bene. Bisogna crederlo, Cristiani: ogni tribolazione che Dio manda è una medicina amara ma efficace. Dio è Padre, e non fa soffrire nessuno per niente. Soltanto quando ci sforzeremo di sentire in noi quello che Gesù sente in sé, potremo mettere nel suo Cuore, fornace ardente, il nostro cuore piccolo come un granello d’incenso perché bruci davanti a Dio in odore di soavità. Allora i nostri omaggi diverranno una sol cosa con gli omaggi dell’Unigenito di Dio, e Dio Padre sarà amato e glorificato come desidera. – 2. PALPITI D’AMORE VERSO GLI UOMINI. Con tre parole si possono ricapitolare tutti i palpiti d’amore che Gesù ha per gli uomini: Incarnazione, Crocifissione, Eucaristia. Incarnazione. Immaginate un empio che il re sia stato costretto a condannare a morte. Mentre è trascinato per la via verso il supplizio, dall’alta finestra del palazzo reale il figlio unico del re guarda. E tanto amor di compassione lo prende al cuore, egli discende nella strada per mettersi al posto del condannato e morire in sua vece. Ma prima però, perché la cosa fosse possibile, nasconde lo splendore delle sue vesti gemmate sotto il rosso mantello d’un qualsiasi manuale. È gran miracolo se a questo mondo si trova uno cui basti il cuore di morire per un innocente, eppure a Lui è bastato il cuore di morir per un empio, e quell’empio eravamo noi, e quel cuore pazientissimo in amare è il Cuore di Gesù, di Colui che nascose la sua sfolgorante divisa nella carne per farsi uomo come noi, e morire in vece di noi. E non solo incarnandosi ci ha liberati dalla dannazione, ma ci ha resi figli del re, cioè di Dio, come che ci introduce nel palazzo del re, cioè il Paradiso, come in casa nostra. Crocifissione. Per la redenzione, non era necessario che Egli morisse: sarebbe bastato un solo sospiro di bocca, una lacrima, una goccia di sangue era quello che bastava alla nostra salvezza, non c’era bisogno della suprema prova dell’amore: la morte. Dopo una notte d’agonia e d’ingiurie, dopo una crudele flagellazione, per tre ore resiste inchiodato sulla croce. S. Brigida ebbe una rivelazione impressionante. Gesù le confidò nell’estasi che non è morto per il dolore, ma per l’amore. In quegli estremi istanti, fu sorpreso da un impeto d’amore per gli uomini, così veemente che il suo cuore si spezzò, ed emise lo spirito. Eucaristia. Perché il suo Cuore di carne rimanesse veramente vicino a noi per sempre, Gesù ha istituito la santa Eucaristia. Così ad ogni momento può rivolgere dall’altare quel dolcissimo invito: « Voi che soffrite e siete faticati, venite da me che vi ristorerò ». Né il timore della nostra indegnità ci tenga distanti dal suo Cuore Eucaristico, dal quale ancora sgorga la consolante parola: « Non son venuto per i giusti ma per i peccatori; sono gli ammalati che hanno bisogno del medico ». Se un padre è angosciato, s’accosti a questo divin Cuore palpitante di compassione dietro i veli dell’ostia, e si udrà ripetere come al capo della sinagoga: « Non temere: soltanto credi nel mio amore ». Se una mamma piange per un suo grande dolore, il Cuor di Gesù non sa resistere e tremante di pietà le s’avvicina, come un giorno alla donna di Naim, e le mormora: « Non piangere così! ». Quando alla Somenica la folla riempie le chiese, e ciascuno gli confida i secreti crucci della settimana, ancora il brivido della compassione assale il suo Cuore. Ancora ha tenerissimi palpiti per i bambini. Io credo che se un bimbo innocente s’avvicina al suo altare, Egli, non visto, ancora se lo stringe in grembo, e, non udito, ancora esclama: « Se non vi farete piccoli così da lasciarvi abbracciare sul mio Cuore, non entrerete nel regno dei cieli ». Quante volte mirando la bianca fede dei nostri fanciulli, il cuore ridondante di gioia gli erompe in un caldo inno di lode « Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti ed agli intelligenti e le hai manifestate ai piccoli ». — Pensino bene i genitori quanto amaro dispiacere fanno al Sacro Cuore, qualora trascurassero di avvicinare a Lui i propri figliuoli! Né le sue delicate preferenze per i malati, il Cuore di Gesù le ha smesse nell’Eucaristia. È quel medesimo Cuore che non era capace di mettersi a mangiare, se prima non avesse guarito l’ammalato ch’era entrato nella stanza. Ancora, Egli le più tenere e più squisite parole le rivolge ai sofferenti: « Figlio mio! Figlia mia!» Si pensi alla crudeltà di coloro che ritardano agli infermi il conforto del Cuore divino! Si pensi all’enorme sacrilegio di chi lasciasse morire un Cristiano senza la Comunione! – Quanto infinitamente lontano è il nostro misero cuore da quello di Gesù! Quanto poco amore del nostro prossimo, quanto poco amore di Dio,  lo fa palpitare! E invece quanto troppo amore di noi stessi… Ss. Ignazio ottenne grazia di cambiare il suo cuore d’uomo terreno ed ottenerne uno nuovo, celeste, ardentissimo, in tutto simile a quello di Gesù! È ben questo che al Cuore di Gesù dobbiamo chiedere nella sua festa. Che ci cambi il vecchio cuore egoistico, sensuale, pietroso, e ci dia un cuore nuovo, che ami Iddio Padre come Egli l’ama, che ami il prossimo come Egli l’ama. Per ciò lo supplichiamo come già lo supplicarono, pieni di fede, i nostri antichi padri: « Dischiuditi, piaga purpurea, lasciami dentro passare! Dischiuditi, rosa del Cuore, che esali profumo incantevole! Che il mio cuore s’accordi al tuo Cuore ».

IL CREDO

Offertorium

Orémus
Ps LXVIII: 21

Impropérium exspectávi Cor meum et misériam: et sustínui, qui simul mecum contristarétur, et non fuit: consolántem me quæsívi, et non invéni.

[Obbrobrii e miserie si aspettava il mio Cuore; ed attesi chi si rattristasse con me: e non vi fu; cercai che mi consolasse e non lo trovai.]

Secreta

Réspice, quǽsumus, Dómine, ad ineffábilem Cordis dilécti Fílii tui caritátem: ut quod offérimus sit tibi munus accéptum et nostrórum expiátio delictórum.

[Guarda, Te ne preghiamo, o Signore, all’ineffabile carità del Cuore del Tuo Figlio diletto: affinché l’offerta che Ti facciamo sia gradita a Te e giovi ad espiazione dei nostri peccati].

Præfatio
de sacratissimo Cordis Jesu

V. Dóminus vobíscum.
R. Et cum spíritu tuo.
V. Sursum corda.
R. Habémus ad Dóminum.
V. Grátias agámus Dómino, Deo nostro.
R. Dignum et justum est.

Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: Qui Unigénitum tuum, in Cruce pendéntem, láncea mílitis transfígi voluísti: ut apértum Cor, divínæ largitátis sacrárium, torréntes nobis fúnderet miseratiónis et grátiæ: et, quod amóre nostri flagráre numquam déstitit, piis esset réquies et poeniténtibus pater et salútis refúgium. Et ídeo cum Angelis et Archángelis, cum Thronis et Dominatiónibus cumque omni milítia coeléstis exércitus hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes:

 [È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Che hai voluto che il tuo Unigenito, pendente dalla croce, fosse trafitto dalla lancia del soldato, così che quel cuore aperto, sacrario della divina clemenza, effondesse su di noi torrenti di misericordia e di grazia; e che esso, che mai ha cessato di ardere d’amore per noi, fosse pace per le anime pie e aperto rifugio di salvezza per le ànime penitenti. E perciò con gli Angeli e gli Arcangeli, con i Troni e le Dominazioni, e con tutta la milizia dell’esercito celeste, cantiamo l’inno della tua gloria, dicendo senza fine:

Sanctus….

Preparatio Communionis
Orémus: Præcéptis salutáribus móniti, et divína institutióne formáti audémus dícere:

Pater noster

qui es in cælis. Sanctificétur nomen tuum. Advéniat regnum tuum. Fiat volúntas tua, sicut in cælo et in terra. Panem nostrum quotidiánum da nobis hódie. Et dimítte nobis débita nostra, sicut et nos dimíttimus debitóribus nostris. Et ne nos indúcas in tentatiónem:
R. Sed líbera nos a malo.
S. Amen.

Agnus Dei

Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi: miserére nobis.
Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi: miserére nobis.
Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi: dona nobis pacem.

Panem cæléstem accípiam, et nomen Dómini invocábo.
V. Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur ánima mea.
V. Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur ánima mea.
V. Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur ánima mea.

COMUNIONE SPIRITUALE

Communio

Joannes XIX: 34

Unus mílitum láncea latus ejus apéruit, et contínuo exívit sanguis et aqua.

[Uno dei soldati gli aprì il fianco con una lancia, e subito ne uscì sangue e acqua.]

Postcommunio

Orémus.
Prǽbeant nobis, Dómine Jesu, divínum tua sancta fervórem: quo dulcíssimi Cordis tui suavitáte percépta;
discámus terréna despícere, et amáre cœléstia:

[O Signore Gesù, questi santi misteri ci conferiscano il divino fervore, mediante il quale, gustate le soavità del tuo dolcissimo Cuore, impariamo a sprezzare le cose terrene e ad amare le cose celesti]

ACTUS REPARATIONIS ET CONSECRATIONIS

Iesu dulcissime, cuius effusa in homines caritas, tanta oblivione, negligentia, contemptione, ingratissime rependitur, en nos, ante altaria [an: conspectum tuum] tua provoluti, tam nefariam hominum socordiam iniuriasque, quibus undique amantissimum Cor tuum afficitur, peculiari honore resarcire contendimus. Attamen, memores tantæ nos quoque indignitatis non expertes aliquando fuisse, indeque vehementissimo dolore commoti, tuam in primis misericordiam nobis imploramus, paratis, voluntaria expiatione compensare flagitia non modo quæ ipsi patravimus, sed etiam illorum, qui, longe a salutis via aberrantes, vel te pastorem ducemque sectari detrectant, in sua infìdelitate obstinati, vel, baptismatis promissa conculcantes, suavissimum tuæ legis iugum excusserunt. Quæ deploranda crimina, cum universa expiare contendimus, tum nobis singula resarcienda proponimus: vitæ cultusque immodestiam atque turpitudines, tot corruptelæ pedicas innocentium animis instructas, dies festos violatos, exsecranda in te tuosque Sanctos iactata maledicta àtque in tuum Vicarium ordinemque sacerdotalem convicia irrogata, ipsum denique amoris divini Sacramentum vel neglectum vel horrendis sacrilegiis profanatum, publica postremo nationum delicta, quæ Ecclesiæ a te institutæ iuribus magisterioque reluctantur. Quæ utinam crimina sanguine ipsi nostro eluere possemus! Interea ad violatum divinum honorem resarciendum, quam Tu olim Patri in Cruce satisfactionem obtulisti quamque cotidie in altaribus renovare pergis, hanc eamdem nos tibi præstamus, cum Virginis Matris, omnium Sanctorum, piorum quoque fìdelium expiationibus coniunctam, ex animo spondentes, cum præterita nostra aliorumque peccata ac tanti amoris incuriam firma fide, candidis vitæ moribus, perfecta legis evangelicæ, caritatis potissimum, observantia, quantum in nobis erit, gratia tua favente, nos esse compensaturos, tum iniurias tibi inferendas prò viribus prohibituros, et quam plurimos potuerimus ad tui sequelam convocaturos. Excipias, quæsumus, benignissime Iesu, beata Virgine Maria Reparatrice intercedente, voluntarium huius expiationis obsequium nosque in officio tuique servitio fidissimos ad mortem usque velis, magno ilio perseverantiæ munere, continere, ut ad illam tandem patriam perveniamus omnes, ubi Tu cum Patre et Spiritu Sancto vivis et regnas in sæcula sæculorum.

Amen.

[ATTO DI RIPARAZIONE AL SACRATISSIMO CUORE DI GESÙ

Gesù dolcissimo, il cui immenso amore per gli uomini viene con tanta ingratitudine ripagato di oblìo, di trascuratezza, di disprezzo, ecco che noi prostrati dinanzi ai tuoi altari intendiamo riparare con particolari attestazioni di onore una così indegna freddezza e le ingiurie con le quali da ogni parte viene ferito dagli uomini l’amantissimo tuo Cuore.

Ricordando però che noi pure altre volte ci macchiammo di tanta indegnità e provandone vivissimo dolore, imploriamo anzitutto per noi la tua misericordia, pronti a riparare con volontaria espiazione, non solo i peccati commessi da noi, ma anche quelli di coloro che errando lontano dalla via della salute, o ricusano di seguire Te come pastore e guida ostinandosi nella loro infedeltà, o calpestando le promesse del Battesimo hanno scosso il soavissimo giogo della tua legge.

E mentre intendiamo espiare tutto il cumulo di sì deplorevoli delitti, ci proponiamo di ripararli ciascuno in particolare: l’immodestia e le brutture della vita e dell’abbigliamento, le tante insidie tese dalla corruttela alle anime innocenti, la profanazione dei giorni festivi, le ingiurie esecrande scagliate contro Te e i tuoi Santi, gli insulti lanciati contro il tuo Vicario e l’ordine sacerdotale, le negligenze e gli orribili sacrilegi ond’è profanato lo stesso Sacramento dell’amore divino, e infine le colpe pubbliche delle nazioni che osteggiano i diritti e il Magistero della Chiesa da Te fondata.

Oh! potessimo noi lavare col nostro sangue questi affronti! Intanto, come riparazione dell’onore divino conculcato, noi Ti presentiamo — accompagnandola con le espiazioni della Vergine Tua Madre, di tutti i Santi e delle anime pie — quella soddisfazione che Tu stesso un giorno offristi sulla croce al Padre e che ogni giorno rinnovi sugli altari: promettendo con tutto il cuore di voler riparare, per quanto sarà in noi e con l’aiuto della tua grazia, i peccati commessi da noi e dagli altri e l’indifferenza verso sì grande amore con la fermezza della fede, l’innocenza della vita, l’osservanza perfetta della legge evangelica specialmente della carità, e d’impedire inoltre con tutte le nostre forze le ingiurie contro di Te, e di attrarre quanti più potremo al tuo sèguito. Accogli, Te ne preghiamo, o benignissimo Gesù, per intercessione della Beata Vergine Maria Riparatrice, questo volontario ossequio di riparazione, e conservaci fedelissimi nella tua ubbidienza e nel tuo servizio fino alla morte col gran dono della perseveranza, mercé il quale possiamo tutti un giorno pervenire a quella patria, dove Tu col Padre e con lo Spirito Santo vivi e regni, Dio, per tutti i secoli dei secoli. Così sia.] .

Indulgentia quinque annorum.

Indulgentia plenaria, additis sacramentali confessione, sacra Communione et alicuius ecclesiæ aut publici oratorii visitatione, si quotidie per integrum mensem reparationis actus devote recitatus fuerit.

Fidelibus vero, qui die festo sacratissimi Cordis Iesu in qualibet ecclesia aut oratorio etiam (prò legitime utentibus) semipublico, adstiterint eidem reparationis actui cum Litaniis sacratissimi Cordis, coram Ssmo Sacramento sollemniter exposito, conceditur:

Indulgentia septem annorum;

Indulgentia plenaria, dummodo peccata sua sacramentali pænitentia expiaverint et eucharisticam Mensam participaverint (S. Pæn. Ap., 1 iun. 1928 et 18 mart. 1932).

[Indulg. 5 anni; 7 anni nel giorno della festa – Plenaria se recitata per un mese con Confessione, Comunione, Preghiera per le intenzioni del Sommo Pontefice, visita di una chiesa od oratorio pubblico. – Nel giorno della festa del Sacratissimo Cuore di Gesù, 7 anni, e se confessati e comunicati, recitata con le litanie de Sacratissimo Cuore, davanti al SS. Sacramento solennemente esposto: Indulgenza plenaria].

LITANIA SACRATISSIMI CORDIS IESU

Tit. XI, cap. II

Indulg. septem annorum; plenaria suetis condicionibus, dummodo cotidie per integrum mensem litania, cum versiculo et oratione pia mente repetita fuerint.

Pius Pp. XI, 10 martii 1933

KYRIE, eléison.

Christe, eléison.

Kyrie, eléison.

Christe, audi nos.

Christe, exàudi nos.

Pater de cælis, Deus, miserére nobis.

Fili, Redémptor mundi, Deus, miserére.

Spiritus Sancte, Deus, miserére.

Sancta Trinitas, unus Deus, miserére nobis.

Cor Iesu, Filii Patris ætèrni, miserére.

Cor Iesu, in sinu Virginis Matris a Spiritu Sancto formàtum, miserére.

Cor Iesu, Verbo Dei substantiàliter unitum, miserére.

Cor Iesu, maiestàtis infinitæ, miserére nobis.

Cor Iesu, templum Dei sanctum, miserére.

Cor Iesu, tabernàculum Altissimi, miserére.

Cor Iesu, domus Dei et porta cæli, miserére.

Cor Iesu, fornax ardens caritàtis, miserére.

Cor Iesu, iustitiæ et amóris receptàculum, miserére.

Cor Iesu, bonitàte et amóre plenum, miserére.

Cor Iesu, virtùtum omnium abyssus, miserére.

Cor Iesu, omni laude dignissimum, miserére.

Cor Iesu, rex et centrum omnium córdium, miserére.

Cor Iesu, in quo sunt omnes thesàuri sapiéntiæ et sciéntias, miserére.

Cor Iesu, in quo habitat omnis plenitùdo divinitàtis, omiserére.

Cor Iesu, in quo Pater sibi bene complàcuit,miserére.

Cor Iesu, de cuius plenitudine omnes nos accépimus, miserére.

Cor Iesu, desidérium cóllium æternórum, miserére.

Cor Iesu, pàtiens et multæ misericórdiaæ, miserére.

Cor Iesu, dives in omnes qui invocant te, miserére.

Cor Iesu, fons vitae et sanctitàtis, miserére nobis.

Cor Iesu, propitiàtio prò peccàtis nostris, miserére.

Cor Iesu, saturàtum oppróbriis, miserére.

Cor Iesu, attritum propter scelera nostra, miserére.

Cor Iesu, usque ad mortem obédiens factum, miserére.

Cor Iesu, làncea perforàtum, miserére.

Cor Iesu, fons totius consolatiónis, miserére.

Cor Iesu, vita et resurréctio nostra, miserére.

Cor Iesu, pax et reconciliàtio nostra, miserére.

Cor Iesu, victima peccatórum, miserére.

Cor Iesu, salus in te speràntium, miserére.

Cor Iesu, spes in te moriéntium, miserére.

Cor Iesu, deliciæ Sanctórum omnium, miserére.

Agnus Dei, qui tollis peccata mundi,parce nobis, Dòmine.

Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, exàudi nos, Dòmine,

Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, miserére nobis.

V. Iesu, mitis et hùmilis Corde.

R. Fac cor nostrum secùndum Cor tuum.

Orèmus.

Ominipotens sempitèrne Deus, réspice in Cor dilectissimi Filii tui, et in laudes et satisfactiónes, quas in nòmine peccatórum tibi persólvit, iisque misericórdiam tuam peténtibus tu véniam concede placàtus, in nòmine eiùsdem Filii tui Iesu Christi:

Qui tecum vivit et regnat in sæcula sæculórum.

R. Amen.

[Litanie del S. Cuore di Gesù

(Signore, abbi pietà di noi

Cristo, abbi pietà di noi.

Signore, abbi pietà di no:

Cristo, ascoltaci

Cristo, esaudiscici.

Dio, Padre celeste, abbi pietà di noi (ogni volta)

Dio, Figlio Redentore del mondo, abbi …

Dio, Spirito Santo, ….

Santa Trinità, unico Dio …

Cuore di Gesù, Figlio dell’Eterno Padre, abbi pietà di noi (ogni volta)

Cuore di Gesù, formato dallo Spirito Santo nel seno della Vergine Madre …

Cuore di Gesù, sostanzialmente unito al Verbo di Dio …

Cuore di Gesù, di maestà infinita …

Cuore di Gesù, tempio santo di Dio …

Cuore di Gesù, tabernacolo dell’Altissimo, …

Cuore di Gesù, casa di Dio e porta del Cielo, …

Cuore di Gesù, fornace ardente di carità, …

Cuore di Gesù, ricettacolo di giustizia e di amore, …

Cuore di Gesù, pieno di bontà e di amore, …

Cuore di Gesù, abisso di ogni virtù, …

Cuore di Gesù, degnissimo di ogni lode, …

Cuore di Gesù, Re e centro di tutti i cuori, …

Cuore di Gesù, in cui sono tutti i tesori di sapienza e di scienza, …

Cuore di Gesù, in cui abita la pienezza della divinità, …

Cuore di Gesù, in cui il Padre ha posto le sue compiacenze, …

Cuore di Gesù, dalla cui abbondanza noi tutti ricevemmo, …

Cuore di Gesù, desiderio dei colli eterni, …

Cuore di Gesù, paziente e misericordiosissimo, …

Cuore di Gesù, ricco con tutti coloro che ti invocano, …

Cuore di Gesù, fonte di vita e di santità, …

Cuore di Gesù, propiziazione pei peccati nostri. …

Cuore di Gesù, satollato di obbrobrii, …

Cuore di Gesù, spezzato per le nostre scelleratezze, …

Cuore di Gesù, fatto obbediente sino alla morte, …

Cuore di Gesù, trapassato dalla lancia, …

Cuore di Gesù, fonte d’ogni consolazione,

Cuore di Gesù, vita e risurrezione nostra, …

Cuore di Gesù, pace e riconciliazione nostra. …

Cuore di Gesù, vittima dei peccati, …

Cuore di Gesù, salute di chi in Te spera, …

Cuore di Gesù, speranza di chi in Te muore, …

Cuore di Gesù, delizia di tutti i Santi, …

Agnello di Dio che togli peccati del mondo, perdonaci o Signore.

Agnello di Dio che togli peccati del mondo, esaudiscici, o Signore

Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.

V. Gesù, mansueto e umile di cuore,

R. Rendi il nostro cuore simile al tuo.

Preghiamo

O Dio onnipotente ed eterno, guarda al Cuore del tuo dilettissimo Figlio, alle lodi ed alle soddisfazioni che Esso ti ha innalzato, e perdona clemente a tutti coloro che ti chiedono misericordia nel nome dello stesso tuo Figlio Gesù Cristo, che vive e regna con te, Dio, in unità con lo Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli.

R. Così sia.]

PREGHIERE LEONINE (dopo la Messa).

RINGRAZIAMENTO DOPO LA COMUNIONE (1)

ORDINARIO DELLA MESSA.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.