LO SCUDO DELLA FEDE (254)
LA SANTA MADRE CHIESA NELLA SANTA MESSA (23)
SPIEGAZIONE STORICA, CRITICA, MORALE DELLA SANTA MESSA
Mons., BELASIO ANTONIO MARIA
Ed. QUINTA
TORINO, LIBRERIA SALESIANA EDITRICE, 1908
CAPO III
IL SACRIFICIO DIVINO
SECONDA PARTE DEL CANONE.
LA PARTECIPAZIONE
ossia la Comunione Divina.
ART. II.
L’Orazione: Corpus Domini, etc.
L’ATTO DI AMORE.
« Il Corpo del Signore nostro Gesù Cristo custodisca l’anima mia in vita eterna. »
Spiegazione dell’orazione Corpus Domini.
L’anima finalmente si dà vinta all’amor di Dio, il suo Dio l’occupa tutta, dimentica la sua miseria, gettasi fra le braccia del suo Gesù: « o buon Gesù, o buon Gesù, o mio Dio, deh! la Divinità vostra, ovunque presente, accolga in me la vostra Persona divina: festeggiatevi, amatevi in me medesimo; io vi ricevo. Il vostro Corpo mi custodisca a vita eterna. Sì, lo spirito è, che vivifica: e ricevendovi m’incorporerò e mi trasmuterò in amore ed unità del vostro Spirito, o Gesù mio! (De Imit. Chr. lib. 4.) Eccomi sono a Voi; in Voi è riposto tutto, che io mi sappia e convengami desiderare. Signore Gesù Cristo, consolate l’anima del vostro servo, che oramai non può più vivere senza di Voi. Datemi Voi stesso; e mi basta. Oh! chi mi concede, che io ritrovi Voi solo, e a Voi apra il mio cuore, e come è desiderio dell’anima mia, io goda di Voi: e già nessuno mi signoreggi più, né creatura mi muova, né guardi a me; ma Voi solo mi guardiate come l’amico, come l’amante tratta l’amato suo! Questo Vi prego, questo desidero, di trasformarmi tutto in Voi, il mio cuore divellere da ogni cosa creata. Ah! Signore, quando sarò tutto unito a Voi, e in Voi assorto, e di me medesimo affatto dimentico! Veramente Voi siete il mio eletto fra mille, nel quale si diletta di stare l’anima mia in tutti i giorni della sua vita; ah! non solo in questa, ma nell’eternità. Veramente siete il mio pacificatore, nel quale è somma pace e vero riposo; e fuori di Voi travaglio, dolore e miseria infinita. » – « Possiedo Voi tutto interamente, Voi, mio Dio! Oh! qual creatura avete Voi avuto sì cara come l’anima, a cui Voi Vi comunicate, per pascerla di vostra Carne? Signore, prendetevi tutto intiero il mio cuore, e con Voi stringetelo intimamente. L’anima mia con Voi sia unita: allora si scuoteranno di giubilo le viscere mie; e se volete esser con me, io voglio esser con Voi ; questo è il mio desiderio, esser con Voi, ora, nel tempo, e per tutta l’eternità. Al paradiso adunque con Voi, o mio Gesù. » « Oh grazia da non potersi spiegare in parole! Oh ammirabile degnazione! Oh sviscerato amore in singolar maniera portato all’uomo! Ma che renderò io al Signore per grazia tale, per carità sì eccellente? Io non ho cosa, che Vi sappia donare, la quale più Vi possa essere a grado, fuorché ricevere il calice del Vostro Sangue. (De imit. Chri.) »
(Qui prende in mano il calice santissimo, e dice l’orazione seguente nell’atto dell’assunzione del santissimo Sangue.)
Orazione: Quid retribuam.
« Che cosa retribuirò io al Signore per tutto che Egli mi ha retribuito? Prenderò il calice della salute, ed invocherò il nome di Dio. Lodandolo invocherò il Signore, e sarò salvo da’ miei nemici. »
Esposizione.
« Che cosa retribuirò io al Signore per tutto che mi ha retribuito? » Col cuore così pieno di Dio, l’anima sente confusa che né tenerezza, nè gratitudine, nè tutti gli affetti umani non valgono a pezza a render merito e grazie, che degne siano. E che si debbe mai o potrà fare? Il Sacerdote nel bisogno di sfogargli in seno, se non le dovute grazie, almeno la nostra buona volontà, di essere infinitamente gratissimi, cerca collo sguardo se vi è chi lo intenda e l’aiuti in quel santissimo ufficio; ed oh! ha innanzi il calice del Sangue di Gesù Cristo: e sa, che Egli volle, che questo mistero d’amore sia eucaristico , cioè tutto fatto per ringraziare Dio di tutta sua bontà. Tremante d’amore, con tenerezza infinita, stringe subito fra le mani quel calice, e se lo pone in seno, dicendo col santo Profeta:
« Prenderò il calice della salute, ed invocherò il Nome di Dio. Chiamerò il mio Gesù a scendere dentro di me, e col mio a mischiare il suo Sangue SS., di questo riempirmi il cuore, sicché non d’altro palpiti che di gratitudine, e non per altro viva, che per rendergli grazie: e così Dio ringrazi Dio divinamente per sempre! » « Lodando invocherò il Signore. » – « Ah mio Signore (dobbiamo continuare col Sacerdote), troppo bene l’avete adempiuta la vostra promessa, di volere inebriare l’anime nostre ed il vostro popolo coll’abbondanza dei vostri doni (lerem. XXXI, 14). » Vi loderò sempre, sempre mi vi riposerò sul petto, a Voi tutto abbandonato. Ben sapendo che siete Voi il Signore onnipotente, tenendomi stretto a Voi v’ invocherò ad ogni istante, e da’ miei nemici andrò salvo sicuramente. Metterò la bocca al vostro Costato: e berrò io adunque il vostro Sangue? Ah! questo Sangue mi trasfonderà nelle vene quel sangue apostolico e sacerdotale, cristiano colle vostre virtù, eredità di eroi, per combattere colla forza della vostra Divinità i miei nemici. Ah! sorgano pure questi, e mi serrino intorno; io ho con me il Signore ! nelle loro battaglie otterrò salute e trionfo. »
(Prende qui il calice colla mano destra, fa con esso il segno di croce innanzi al petto, e dice):
Orazione: Sanguis.
« Il Sangue di Gesù Cristo Signor nostro custodisca l’anima mia nella vita eterna. »
Esposizione.
Egli segna di croce la persona sua, col Sangue di Gesù Cristo fra le mani, quasi per bagnarsi di quel Sangue divino le membra: anzi quasi volesse rinnovellare sopra delle sue membra le sacre stimmate del crocifisso suo Signore. Lo tiene un istante sollevato dinanzi, in atto di esclamare contemplandolo: « o Sangue divino, deh! scendi giù a mischiarti col sangue del povero uomo: e allora i palpiti del suo cuore pieno di questo Sangue saranno tanti slanci verso del Paradiso, dove finalmente vivremo eterna vita nel mio Dio.» – Beve il SS. Sangue, assumendo con esso anche il SS. Corpo, unito, come abbiamo detto, nel mistero della Risurrezione.
ART. IV.
Comunione del popolo.
Dio buono, a qual prodigio abbiamo noi assistito! Eh! si poteva, lo dobbiam dire ancora, si poteva immaginare un si grande miracolo di bontà di Dio? Dio si è abbassato all’uomo, l’uomo fu assorto in Dio. Così Gesù santissimo ci compenetra, e s’incorpora nelle nostre membra, mette in esse un’impressione delle sue piaghe, e sparge in noi l’unzione della Divinità. Colla bocca rosseggiante di Sangue divino, con l’anima in Dio rapita, e col cuor palpitante sul Cuore del Salvatore glorioso, appunto appunto noi non possiamo a meno che ricercargli ad una ad una le Piaghe sante! -;Ci si perdoni qui, se noi dimentichiamo l’ordine della santa azione. Il cuore colla potenza d’amore si slancia là, dove trova più tenero pascolo! E chi può frenare il cuore nei suoi impeti santi? Con in seno Gesù noi corriamo subito alla Madre del bell’amore perché ci aiuti nell’amarlo, come Ella sa troppo ben fare. Ora che faceva Maria? Povera Madre! si getta per terra sui sassi sotto la croce tutti bagnati del Sangue del Figliuol suo divino: e riceve Gesù morto, tutto straziato fra le sue braccia: lo stringe sul petto: e gli ripassa ad una ad una le piaghe. Par di vederla! con una mano a sollevargli i capelli tutti grommati di Sangue intorno al capo, e contandogli i fori delle spine: « Oh mio Gesù, esclamare, quante ferite han fatto quelle crude spine! Oh! ma queste ferite sono tante bocche, che gridano misericordia pei nostri figli. » Maria gli cercava le mani e i piedi e Maddalena doveva allora tentare di nasconderle, e dire col pianto: oh! non guardatele, o Madre, è troppo lo strazio !… E Maria: « lascia fare, son la sua Madre! » Nel veder quei piedi orribilmente squarciati diceva con gemito: « ma si avvieranno in Paradiso tanti che s’andavan perduti! » Maria pigliava tra le sue’ l’una mano santissima, e cogli occhi tutti in quella piaga e con ansioso lamento: « oh mio Gesù, prorompeva, che largo squarcio vi han fatto quei chiodi! » E ponendosela sul cuore, « questa, diceva, mi condurrà i figli dei nostri dolori in seno a Dio. » Maria prendeva l’altra mano trafitta, e ponendo la santa bocca su quella larghissima piaga: « salvatemeli tutti. » diceva gemendo, a grosse lagrime intanto le piovevano dagli occhi sulle piaghe immobili, Maria allargava il Costato, guardandovi dentro nella ferita. «Ah che largo squarcio vi ha fatto la lancia! oh Cuor mio, come vi vedo dentro! gemete Sangue ancora! »… e colla bocca convulsa sopra il Costato, versava dentro tutto il suo cuore: « e qui, qui, sclamava singhiozzando, qui metterò l’anime degli agonizzanti, che spirando con Voi o Gesù mi chiameran ad -aiutarle! E le porteremo in paradiso ….. » Maria… Ma baciamo col cuore in braccio a Maria le piaghe a Gesù, e diciamo: « O Gesù; io vi bacio il vostro Capo traforato di spine, e vi prometto sopra esso che appena mi verrà un brutto pensiero, griderò subito: Gesù e Maria, vi raccomando l’anima mia. O Gesù, io vi bacio i vostri Occhi grommati di Sangue per le cattive occhiate, la vostra bocca pesta di pugni per le bestemmie, piena di Sangue per i cattivi discorsi: e appena sarò tentato di occhiata, di parola cattiva, griderò subito): Gesù e Maria, vi raccomando l’anima mia! O Gesù, io vi bacio i vostri Piedi squarciati per le disobbedienze e per le «cattive occasioni; io vi prometto che quando sarò tentato di disobbedire, o di andare con persone e in occasioni pericolose, di andare a perdermi lontano da Voi, griderò subito: Gesù e Maria, vi raccomando l’ anima mia! O Gesù, io vi bacio il vostro Cuore lacerato; e Vi prometto che quando sarò affranto dai travagli, e non potrò più della vita, e nelle tentazioni più forti, farò la Comunione spirituale; mi getterò in braccio a Voi, o Gesù, appiè di Voi, o Maria: Io farò fino all’agonia, spirando in comunione spirituale nel vostro Costato tra le braccia a Voi, o Maria! » – Sì: abbiamo voluto fermarci in questo sfogo di pietà: perché sono diciotto secoli, che anime generose rispondono di atti eroici di virtù ad ogni piaga di Gesù; ed è nella Messa che vi depongono sopra di essa i più generosi proponimenti. – Comprendiamo anche che il Sacerdote, come l’Apostolo della carità, il tenero Giovanni, appresso appresso al Cuor di Maria addolorata, pigli sul Gesù la virtù di rigenerare figliuoli al cielo nel ministero dei Sacramenti. e come ne è cooperatore nel Sacrificio, così ne diventa poi delle anime Eccolo, eccolo quest’uom di Dio, che si rivolge al popolo, mostra sul petto sollevato il Santissimo, e dice: « Ecco l’Agnello di Dio, ecco Colui che toglie i peccati del mondo tutto. » Oh! bontà di Dio, pare voglia esclamare: Figliuoli, quanto è beata la nostra sorte; guardate qui! Iddio è nelle nostre mani, vedetelo; Egli è l’agnello che toglie tutti i peccati!… Ecco è Dio che viene a noi; umiliatevi, troppo vi è ragione di farlo, e dite pure che non siete degni, Domine, non sum dignus! umiliatevi ancora: Domine, non sum dignus! ma fatevi presso, non esitate, non vi ritirate per pietà; qui, qui, i miei figliuoli! O Signore, non siamo degni: Domine, non sum dignus! … Ma è il Corpo di Gesù Salvatore cotesto!… Ricevetelo, perché mira a questo fine il santo mistero di tutta la Redenzione, a venire cioè Dio Redentore in voi per portarvi seco in Paradiso. Ecco il fine della vita dei figliuoli di Dio, unirsi qui con Gesù, affine di essergli per sempre uniti a dar gloria a Dio in Paradiso. Adunque: « Il Corpo di Gesù Cristo custodisca l’anima vostra a vita eterna. » – Questo pensiero vale bene per tutto, affine di far vivere in modo i fedeli, da poter ricevere tutti i giorni il divin Redentore, come espresse il desiderio della Chiesa nel Concilio di Trento (Sess. 22, cap. 6.). Sicché il maggior castigo per i fedeli dovrebbe essere l’andarne privi per alcuni dì; per non esser ben disposti a poterlo fare (Imit. Chr., lib. 4.). Questo pensiero, più che tutto, dovrebbe animare i Sacerdoti a spendere ogni più cura, e fare della propria vita l’occupazione più cara nel preparare i fedeli, e condurli seco a questa Comunione ammiranda. Questa é la felicità del lor ministero: essere assunti in Dio, e dal seno a Dio ministrare le divine cose ai loro figliuoli (Heb. V,1). Destinati, i Sacerdoti ad ardere continuamente colle canoniche preci, come i Cherubini in cielo i loro incensi intorno a Gesù, che ci degna di sua presenza, questi uomini del Signore, amici del Dio vivente, ministri delle sue misericordie, angeli del nuovo Testamento, sposi della Divinità, che portano Cristo continuamente nel proprio petto, possono vivere nel mondo; ma saran collo spirito sempre nei tabernacoli del Signore. Devono conversare cogli uomini, coi quali camminano di conserva per compiere questo peregrinaggio; ma il cuor loro è là fisso, dove è tutto il tesoro. Partecipi dei disegni di Dio, essi hanno la missione degli Angioli custodi di accompagnare i fedeli, di salvarli dai pericoli e condurli a Dio. Né possono fare altrimenti, quando tutte le mattine, posando il capo sul Petto di Gesù, s’innebrian di carità al suo Costato. Ecco scendono giù dall’altare e corrono, come i buoni servi dell’Evangelo, in cerca dappertutto dei fedeli, e pregarli, eccitarli, fare istanza, sino all’importunità (2 Tim. IV,2) per fare ogni modo di obbligarli ad entrare al Convitto, perché partecipino di tanta beatitudine, tutti (Luc. XIV, 23), tutti i giorni, se lo potessero. E i fedeli?… O buon Gesù, non sapeste almeno con quale indifferenza ricevono i vostri inviti!… Eh! rispondono essi, che hanno i campi da coltivare, interessi da custodire, sposalizi e famiglie, a cui non possono togliere né anche un minuzzolo di tempo: né hanno voglia di donarsi per poco a Voi, a cui devono tutto! Se pure non rispondono di peggio, e la perdonano a chi ardisce venire ad essi cogli inviti divini a disturbarli di mezzo ai piaceri, che vogliono del miglior cuore godere (Luc. XIV). – Quindi il Sacerdote già si rivolgeva per dare nella santa Messa in comunione Iddio; ma ohimè! ora mai non vi è più chi ricevere lo voglia; tanto gli uomini sono sconoscenti! Il povero Sacerdote confuso e mortificato, che dovrà fare? Deh! esso almeno con quelle poche anime buone, che il Signore si conserva anche nei più poveri tempi si rivolga a far provare a Gesù, che vi è ancora sulla terra qualche cuore, che, si, lo sa amare teneramente! Essi si stringano al cuore Gesù con carità tenerissima, e lo preghino di perdonare a cotesti infelicissimi.
ORAZIONE DELLA PURIFICAZIONE,
Colle orazioni: Quod ore sumpsimus, et Corpus tuum, che darem tradotte nella spiegazione, il Sacerdote con ogni più fina cura, con tutto il cuor negli occhi e nelle mani, raccoglie i frammenti; e nell’atto di purificare il calice esclama in segreto a nome di tutti: « Quello che abbiamo ricevuto colla bocca, o Signore, concedeteci, di grazia che lo riceviamo anche collo spirito: e che, da questo dono che ci fate nel tempo, sempiterno rimedio noi riceviamo. » Intanto riceve nel calice un po’ di vino, con cui lo asterge. Di poi tenendo stretto al cuore Gesù, come si usa con persona carissima, a noi venuta, gli fa istanza a non volerlo più abbandonare, neppure colla reale sua presenza, e gli va dicendo: « il corpo vostro, che ho ricevuto, ed il vostro Sangue, che ho bevuto, compenetri le viscere mie, che così più non rimanga macchia di colpa in me, ricreato che sono da così puri e santi sacramenti. » E termina la preghiera rammentandogli che, essendo divenuto suo membro, ha un certo quale diritto di restar sempre con Lui, che vive e regna per tutti i secoli.
ART. V.
CONCLUSIONE DELLA SECONDA PARTE.
Deh! ci si permetta ancora uno sguardo sopra questo cumulo di misteriose maraviglie, in cui tutto, sì, tutto veramente è consumato! Questa è la vera magione del Padre celeste: e qui si rende immagine della città eterna descritta (Apoc. VI,9) da s. Giovanni. In mezzo alla Basilica, in fondo all’abside, ecco nel pontefice, o celebrante, quella figura umana, in cui Dio apparve al rapito Evangelista: nei preti i seniori, che genuflettono in adorazione: non vi mancano i candelabri ardenti, e i simbolici animali, e le coppe dei profumi, e l’Agnello… sì,l’Agnello divino, splendore del paradiso, in mezzo anche qui sull’altare! .. Altare di Dio santissimo! racchiude i santi corpi degli uccisi per la testimonianza resa al Verbo di Dio; mentre le anime beate di loro contemplano dal cielo. Sopra quelle vittime di trionfanti si posa il Salvatore che per tutti patì: e stanno a Lui d’intorno quelli, i quali per la passione di Lui sono redenti. Intanto già in Paradiso fu data una stola bianca a ciascuno, e fu detto loro di cantar l’Alleluia, e di darsi pace ancora per poco, fino a tanto che sia compiuto il numero dei conservi. Ora qui il buon padre di famiglia (Aug. serm. II de san. S. Giust. mur. 11; 4.) aduna i figli intorno alla mensa, ed aspetta che giungano tutti per la refezione comune. In questa dà il pegno di resurrezione anche dei corpi; nella quale sarà data anche un’altra stola, di che risplenderanno nell’eternità. Noi in questo tremendo istante e beatissimo, col cuore che palpita in Gesù Cristo, sublimati in tanta contemplazione, cerchiamo, se ci è dato, di comprendere la somma dei misteri, che nell’azione sacrosanta si sono compiuti, per più vivamente animarci al tenerissimo ringraziamento. Ecco in compendio tutto nel canone. Nella santa Messa si adora, si placa, si supplica, si ringrazia il Signore: perché sono questi i quattro fini, per cui si offerisce il gran Sacrificio. Ora noi crediamo di scorgere alla meglio questi quattro atti particolari nelle seguenti orazioni:
1° L’adorazione, nella quarta orazione del Canone, che consta di queste quattro parti:
Haec quotiescumque ecc.
Unde memores ecc.
Supra quae ecc.
Supplices te rogamus. ecc.
Qui secondo il volere di Dio preparata la vittima (Haec quotiescumque), con questo spettacolo divino dinanzi al cielo ed alla terra, nei misteri che si vanno misticamente rinnovando, della passione, risurrezione ed ascensione, se ne fa l’offerta solenne (nell’ oraz. Unde memores ). In essa tutte le promesse e le figure hanno compimento in modo degno di Dio (nell’ oraz. Supra quae). Il gran Pontefice eterno penetra a presentarla nel più alto dei cieli: e noi gli teniamo appresso coi cuori aperti, colle anime aspettanti la grazia, a cui ci acquista merito (nell’oraz. Supplices te rogamus). E qui al grande uopo dal Sacerdote si segna la croce sulla vittima, e dalla vittima, diremmo si deriva la croce sopra di noi per presentarci coperti delle Piaghe di Gesù Cristo a supplicare propiziazione.
2° La propiziazione si chiede nella quinta orazione del Canone, la quale consta del Memento ecc.
Nobis quoque peccatoribus ecc. Per quem omnia ecc. Per ipsum. ecc. cioè nella seconda parte del Canone. In questa parte il Redentore, raccolti intorno a Sè sotto la croce tutti i figli del suo Sangue, dà soddisfazione per tutti: per le anime del Purgatorio, per cui si chiede la pace eterna (nel Memento): poi peccatori per cui si domanda una parte di paradiso (nel Nobis quoque peccatoribus): Poi si stende l’influsso del divin sacrificio a tutte le creature (nel Per quem omnia). Finalmente, per usare l’espressione di san Bernardo, se santissimo e purissimo è Dio e troppo impuri e miserabili siamo noi, attaccandoci a Gesù Cristo, che ora penetra nel santuario celeste, noi troviamo in cielo la redenzione in esso (nel Per Ipsum). Di fatto abbiamo osservato, come col Corpo SS. fra le mani sollevato, a nome di tutti si dica dal celebrante: Per esso: cioè per Gesù così sacrificato non vi ha genere di riparazione che non si adempia: per Esso l’eternità di Dio onorata, la santità riverita, riconosciuta la sua giustizia, l’immensità divina dappertutto adorata. Finalmente assecondata la sua misericordia. Poiché coi peccati si fece un gran torto a Dio impedendo di usarla a tutti come vorrebbe la sua infinita bontà. Si dice con Esso; perché sì veramente qui tutto dai fedeli in unione con Gesù si eseguisce. Sì col Sacerdote alziamo gli occhi, e stendiamo le mani, e con Gesù, Pontefice e Vittima nostra: sospiriamo al Padre dal mistico Calvario: con Gesù allarghiamo le braccia vermiglie del Sangue divino: con Gesù imploriamo clemenza, mettendo innanzi al Padre l’immagine di quella orribile tristezza di sentirci quasi dal Padre abbandonati. Diciamo ancora: in Esso: perché troviamo la santità, e il fervore che ci manca, in Esso; come in Esso avremo la salute e la gloria. Poiché placato il Padre, lo Spirito Santo, Amor Sostanziale che unisce il Padre e il Figlio, perfezionerà l’opera della carità coll’unirci in Paradiso a cantare l’inno immortale 30 all’Eterno che ci redense.
3° L’ impetrazione delle grazie è nel Pater noster ecc., e nel Libera nos ecc. e nella preghiera della pace.
Come abbiamo osservato, Gesù in sacrificio, e noi, attaccatici a Gesù, ci slanciamo con Lui in seno al Padre: gli chiediamo la sua gloria, il suo regno, la sua giustizia, e per noi tutti i beni e la liberazione di tutti i mali (nel Pater noster, e nel Libera nos). Qui il Signore ci apre i tesori della bontà del suo Cuore divinamente paterno. Per compiere il misterioso sfogo della bontà divina, per la formazione della Chiesa versa dal Cuore aperto il Sangue, diremo, più vitale misto all’acqua, sopra di noi e in Lui nel bacio santo conglutinati della carità in Dio vivremo eternamente beati. (Vedansi Pax Domini ecc.: Haec commixtio ecc.) (Questo è il Canone della Chiesa Romana, come dalla madre di tutte le chiese dell’orbe fu ricevuto. Per questo troviamo in esso, massime nell’orazione Communicantes, i nomi dei Santi specialmente venerati in Roma – Card. Bona Iter. liturg. lib. 2, c. 17, n. 5.).
4° Il Ringraziamento, per compiere il quale noi ci abbracciamo a Gesù nella Comunione. Ah! qui noi allora unificati in Gesù Cristo ci gettiamo fra le braccia del Padre divino, rosseggianti del Sangue del suo Figlio, col calice in mano per ringraziarlo. Pretendiamo noi forse di avere compreso l’ordine degli altissimi misteri? Ah no! siamo troppo poveri di spirito. Resteremo col volto nella polvere ai piedi del santo Monte; mentre più pure anime e più sciolte dai legami terreni , salirono più in alto a contemplare da vicino il Roveto, che sempre arde e non mai si consuma. Noi qui anche ci consoliamo dal conforto di tanti Vescovi, i quali il Signore pose a reggere la sua Chiesa. Essi ci vanno assicurando che questo nostro lavoro, interpreta le intenzioni di nostra Madre, e riesce al bene dei nostri fratelli. Si vedano in parte le approvazioni al principio di questo Volume. – Vogliamo aggiungere coi palpiti della più viva consolazione l’approvazione che in modo privato ci mandò il SS. Papa Pio IX per mezzo di S. E. Mons. Sallua Arcivescovo di Calcedonia e Commissario Generale del S. Officio: mandandoci poi con grandissima degnazione una Medaglia d’oro, per mano del nostro Vescovo Mons. Sallua degnossi di scriverci che a questo nostro Libro è come tutto scritto col caldo Sangue di Gesù Cristo.