IL SACRO CUORE DI GESÙ (66)

IL SACRO CUORE (66)

P. SECONDO FRANCO

SACRO CUORE DI GESÙ

TORINO – Tipgrafia di Giulio Speirani e fligli – 1875

V° per delegazione di Mons. Arciv. Torino, 1 maggio 1875, Can. Ferdinando Zanotti.

Qual sia il fine della devozione al Cuor NS. di Gesù.

Se la divozione al Cuor SS. di Gesù non avesse alcun fine speciale, ma fosse solo un rendere onore, gloria, adorazione al Cuore SS., sarebbe questo un fine oltre ogni dire eccellente e basterebbe per ogni cosa: ma Gesù nell’atto di manifestare questo culto, manifestò anche un suo speciale intendimento. Ed è che i fedeli onorino il suo Cuore in ispirito di riparazione per le offese che Egli riceve soprattutto nel Sacramento di amore. Per entrare in questo spirito considerate come Gesù 1° sia offeso dove meno dovrebbe essere; 2° con qual malizia; 3° e da quali persone. Donde ne conchiuderete quanto sia doverosa una sì santa riparazione.

I. Gesù non dovrebbe essere offeso nel Sacramento di amore. Non vi è mai stato né mai vi sarà tempo od occasione in cui si debba o si possa offendere Gesù: giacché la sola necessità che vi sia in Cielo ed in terra e negli abissi è quello di non offenderlo, anzi di amarlo. Tuttavia se potesse per impossibile trovarsi un tempo in cui fosse meno scellerato l’offenderlo, sarebbe quando Egli non pensasse a noi, oppure anche ci percuotesse. Ma offenderlo mentre ci ama, mentre ci dà la prova più affettuosa di un amore che tiene rapito in estasi di meraviglia tutto il Cielo, deh! Chi può pensare una scelleraggine così inaudita? Eppure è il nostro caso. Gesù nella Eucaristia prodiga le finezze dell’amor suo in modo tanto indicibilmente affettuoso che per crederlo ci vuole la certezza immutabile della fede. Qui Gesù dimentica di essere Dio, per trattare interamente alla dimestica coll’uomo. Qui è padre, qui è sposo, qui è amico, qui è amante, qui fa da medico, qui da pastore: qui si fa luce, qui medicina, qui vita, qui verità. Volete adorarlo? adoratelo. Volete accarezzarlo? accarezzatelo. Volete parlargli? parlategli. Volete abbracciarlo? abbracciatelo, stringetelo. Volete mangiarlo? ‘Non vi sarebbe mai caduto neppur in pensiero che fosse possibile: ma Egli vi assicura che potete mangiarlo, anzi lo vuole, anzi il comanda. Se considerate un momento la sua dignità naturale, la sua grandezza infinita vi parrà un amore sì nuovo, sì immenso, sì compiacente, sì umile che vi riempirà di stupore. Eppure questa è la verissima verità. Che cosa converrebbe adunque che si facesse dai Cristiani che conoscono un tanto vero se non se star di continuo intorno agli altari, fargli compagnia, visitarlo, adorarlo, riceverlo, anticipare qui sulla terra con Lui sacramentato, come diceva S. Teresa, quello che i Santi fanno con Gesù svelato nel Cielo? Egli è dunque chiaro che se in niun tempo ed in niun luogo ha da essere offeso Gesù, molto meno il dovrebbe essere in questo mistero.

II. Eppure qui è offeso con malizia smisurata.

Notò S. Tommaso opportunamente che quasi tutto il culto della S. Chiesa è rivolto al Mistero dell’Eucaristia: ed è chiaro, perocché il culto Cristiano essendo il culto di Gesù Cristo, e Gesù essendo in questo mistero presente, a Lui dovevano rivolgersi i suoi fedeli. Ora che è accaduto? In cambio di questo culto di amore, la moderna empietà ha trovato il modo di offendere Gesù Cristo sacramentato in se stesso ed in tutto quello che gli appartiene. Alcuni eretici hanno osato negare la presenza reale di Cristo nel Sacramento. Ma gli empi moderni negano perfino la possibilità di questo mistero, negando che Cristo sia Dio. E poi congiungendo con solenne contraddizione l’infedeltà al sacrilegio, alcuni di loro sono giunti ne’ tenebrosi loro convegni a profanare la Sacra Ostia in maniere indegnissime. Da questa empietà procede poi quell’odio che portano a tutto quello che al divin Sacramento si riferisce. Non vanno più essi al tremendo e tanto salutare Sacrificio della Messa, oppure vi vanno per riempire la Chiesa di scandali colle irriverenze, colle risate, colle beffe ai Ss. Misteri si sono staccati al tutto dalla Mensa Eucaristica che per loro non ha sapore di alcuna sorta, e si sforzano d’impedire anche gli altri di parteciparne. Le processioni nelle quali Gesù sacramentato andava a ricevere le laudi de’ suoi figliuoli ed a spargere la sua benedizione sopra le intere città muovono loro stomaco e fanno quanto possono per attraversarle, per impedirle. I Sacramenti sono tutti ordinati, dice S. Tommaso, al massimo di essi che è l’Eucaristia o come disposizioni o come frutti di esso: ed a questi, ma soprattutto alla Comunione portano un odio diabolico. Il Sacerdozio quasi a primario suo oggetto è istituito in ordine alla Consacrazione e contro il Sacerdozio avventano i loro strali infiammati. Gesù in una parola, ha raccolto come in compendio tutte le prove del suo timore nella divina Eucaristia, e l’empietà contro la divina Eucaristia ha raccolto tutto il suo fiele. Or chi consideri tutto ciò come non arriverà a comprendere la necessità che vi ha di riparazione? Chi non vedrà che non basta che noi amiamo Gesù per questo debito personale che abbiamo con Lui, aia che dobbiamo eziandio dare qualche compenso ad un amore si oltraggiato?

III. Gesù è offeso gravemente da chi meno dovrebbe offenderlo. Si lamentava Gesù pel Profeta del tradimento di Giuda con queste parole. Se fosse stato un mio nemico a maledirmi, l’avrei comportato: ma tu mio guidatore, tu mio famigliare, tu che sedevi meco alla mensa, oravi meco nel tempio… oh non posso comportarlo. Si ininiicus meus maledixisset mihi, sustinuissem utique. Tu vero homo unanimes, dux meus et notus meus, qui dulces  mecum capiebas cibos, in Domo Dei ambulavimus cum consensu. (Ps. LIV, 13, 15). Lo stesso può ripetere ora Gesù nel divin Sacramento e lo stesso di fatto ripeté nell’atto d’istituire la devozione al suo Cuore sacrosanto. Si lagnò dell’indifferenza, della freddezza, della ingratitudine che trova nelle anime dei fedeli. In fatti qual indifferenza maggiore di quella di tanti Cattolici, che non si possono spingere per veruna guisa alla S. Mensa? Una volta per Pasqua e poi sono contenti di avere un anno dinanzi a sé libero da quella noia e da quel peso. Quale freddezza maggiore di quella che si vede in tante anime che non si curano di una Messa fuori di quella imposta, quando potrebbero così bene intenderla ogni giorno! Quanti non si curano né punto né poco che Egli se ne stia chiuso ne’ santi tabernacoli e mai non lo visitano, quanti non si degnano mai di ricevere la sua benedizione e quando intervengono dinanzi a Gesù come vi stanno? Ritti in piè, tesi della persona, affettando autorità, trattandolo come non farebbero un loro pari. Oh che freddezza! Oh che ingratitudine! Eppure ci si lamenta di peggio, dice che anche anime a Lui consacrate non gli portano amore. Questi sono Sacerdoti senza spirito che nei tremendi misteri lo strapazzano, sia pel cuore indisposto che vi apportano, sia per la maniera con cui celebrano il gran Sacrificio. Questi sono Religiosi senz’anima che, dopo d’aver consacrato a Gesù la loro vita, si dimenticano di Gesù e tornano ad amare quel mondo che avevano abbandonato, e si portano al S. altare da quei mondani che sono. Queste sono Religiose che, avendo scelto Gesù per isposo ora ne sono annoiate, e dissipate nello spirito aspirano ai carnami putridi dell’Egitto, perché hanno perduto il sapor della manna celestiale. Povero Gesù tradito dai nemici, abbandonato dagli amici, ansante di carità senza trovare ormai più cuori che vogliano saper di Lui! Ah chi non aspirerebbe a consolare un poco Gesù volgendosi al suo Cuore per ripararlo con amore più fervido, con Comunioni più numerose con apparecchi più solleciti, con ringraziamenti più affettuosi? Sia questo l’effetto, o lettore, della vostra devozione al Cuor SS. di Gesù ché ne avrete in questo e l’atto ed il premio!

Cuore di Gesù, delizia del Padre.

Che il Padre celeste abbia amato tutti gli uomini smisuratamente noi lo abbiamo dall’Evangelio, il quale ci testifica che il Padre amò il mondo sino a dargli il suo divino Unigenito. In questo dono ben si può raccogliere qual fosse l’affetto verso di noi del donatore. Ma che cosa poteva amare in noi figliuoli d’ira, schiavi della colpa, mancipati a satanasso? È chiaro che Egli ci amò nel suo divino Unigenito e guardandoci in Lui, in Lui ci volle ed elesse. Quanto dunque non dovette amare questo suo Unigenito divino, quali compiacenze non dovette trovare nel suo buon Cuore.

Raccoglietelo 1° da quello che esso è in sé; 2° da quello che esso fa; 3° da quello che in Lui facciamo.

.I. Il Padre si compiace nel Cuore SS. Di Gesù per quello che esso è.

Non è dubbio che il Padre celeste abbia sulla terra avuto molti e grandi servi che l’hanno onorato di tutto cuore. Fin dall’antica legge i santi Patriarchi, gli Abrami, gli Isacchi, i Giacobbi, ed altri molti lor somiglianti: poi i Profeti ed i giusti cominciando da Mosè sino a Malachia formano una catena mai non interrotta di servi fedeli del Signore. Molti più ne ha avuti la legge nuova incominciando dai santi Apostoli fino ai nostri giorni. Che però? Può il Padre divino di tanti suoi figliuoli (eccettuata la gran Vergine Maria per singolar privilegio) gloriarsi che tutti siano sempre stati totalmente secondo il suo cuore? Ah molti di loro furono un tempo anche peccatori gravi: ma quelli che non furono tali, quante imperfezioni, quante debolezze, quante infedeltà non commisero verso il Signore! Un solo cuore fu veramente tutto e sempre ed unicamente suo, pel quale fu immacolato anche il Cuore di Maria, ed è quello del divino Unigenito Gesù. Esso non ebbe un palpito, un atto di volere, un principio qualsiasi di volontà che non fosse totalmente conforme al volere dell’eterno Padre. Tantoché il Profeta annunziò di Lui che la divina legge la portava sempre in mezzo al cuore. Legem tuam in medio cordis mei. Ps. XXIX, 9. Ben poté dunque ilPadre annunziare a tutte le genti chequesti era il Figliuolo di tutta la suacompiacenza. Hic est Filius meus dilectus in quo mihi bene complacui. Matth. XXVII, 5.Ma è poco il dire che il Cuore di Gesùmai non ebbe ombra di volontà alienadal Padre: perché è vero il dire che ebbetutte le doti che il Padre seppe volere edesiderare in Lui. Non parliamo del donoincreato della divina Persona, per cuiessendo la sua Umanità cosa propria delVerbo, quel Cuore a tutto rigore deve dirsiil Cuore di Dio, parliamo anche solo delledoti create di cui è ricco. Tutti i doni delloSpirito Santo lo abbelliscono, tutte le virtùin grado ed eccellenza impossibile ad arrivarsida mente umana, lo adornano, imeriti di tutte le varietà di opere e dipatimenti lo arricchiscono, quindi il Padreceleste riceve da quel Cuore tutta quellapienezza di adorazione, di ringraziamento,di preghiera, di amore, di annientamento,di fiducia, in una parola di affetti e diculto a cui ha diritto. E però chi può direquale sia la compiacenza che il Padre hain Lui e per Lui dal quale è con tanta sovrabbondanza riveritoed amato. Oh Gesù mi rallegro con voi che siate collocato in sì alto seggio, e vi prego ad offrire anche per me al Padre vostro e mio tutta la disposizione del vostro Cuore sacrosanto.

Il. Il Padre si compiace nel Cuore SS. di Gesù per quello che esso fa.

Il Padre, come abbiam detto, amò infinitamente gli uomini da tutta l’eternità e li avrebbe voluto collocare nel regno della via gloria. Ma che? Le ragioni della divina Giustizia si opponevano. Che cosa fece Gesù il quale amava il Padre e noi d’immenso amore? Tolse sopra di sé di fornire la grande opera della Redenzione. E cosi al Padre somministrò il modo di soddisfare alla divina Giustizia e di contentare la sua brama della nostra salvezza. In questo però quanto ebbe da fare il suo Cuore pietoso! Dovette abbandonarsi a tutti i patimenti che alla nostra salute erano richiesti, e però in tutto il corso della sua vita mortale ebbe a soffrire umiliazioni, nascondimento e poi calunnie, ingiurie, percosse, agonia e morte. Che lunghi strazi e quanto dolorosi! Né bastando a questo Cuore una redenzione qualunque, ma volendo che fosse sovrabbondante, copiosa apud eum redemptio. Ps. CXXIX, 7, accrebbe secondo il suo amore le pene che per noi prese. Lasciò che il suo Cuore fosse ad un tempo straziato dai dolori, sopraffatto dalla tristezza, angustiato dalle noie, naufrago in un mare di non più intese carneficine. Or il Padre che conosceva tutto ciò che faceva per noi Gesù acciocché ridondasse alla sua gran gloria, come non dovette formare di quel Cuor divino l’oggetto delle sue più amorose compiacenze? E come non sarà per noi altrettanto, quando siamo quelli che ne godiamo tutti i vantaggi? Oh chi internandosi in quel Cuore amoroso vedesse quello che Egli ha fatto e patito per noi, dovrebbe pure una volta sentirgliene qualche riconoscimento e rendergliene qualche amore!

III. Per quello che facciamo in Lui. Ma la compiacenza del Padre doveva avere se non una intensità maggiore, una più larga estensione. Il Padre celeste stende le sue compiacenze dal suo Gesù anche a tutti quelli che appartengono a Gesù e ciò per amore di lui. Ora sapendo ciò Gesù Cristo prese ad amarci ardentemente con che trasse il suo Padre ad amare anche noi per quanto ne fossimo indegni. Fece di più. Dal tesoro del suo Cuore versò in noi tutte quelle qualità che potessero renderci amabili. Niuno vi ha tra i Cristiani che ignori che Gesù è la cagione meritoria non solo di tutte le grazie che noi riceviamo. Ma eziandio la fonte, la sorgente, o per parlar coll’Apostolo, la pienezza dalla quale tutti attingiamo. De plenitudine eius nos omnes accepimus. Joan. 1, 16. Quanti non sono i carismi, i doni, le maniere di santificazioni che rendono le anime accette a Dio! Or tutte queste grazie provengono dal suo Cuore. Per la carità e lo zelo onde rifulgono, i santi Apostoli sono le prime stelle del firmamento. Or tutta quella carità e zelo è una comunicazione che loro fa il Cuore divino. I santi Martiri sono insigni per la costanza e fortezza onde sostennero la S. Fede e formano le ammirande legioni che ora glorificano la divina Maestà. Ma tutta quella fortezza è una partecipazione di quella fortezza smisurata onde Gesù Cristo li ha agguerriti. Dite lo stesso delle opere dei santi Confessori, delle sante Vergini, di tutti i Giusti. Tanta virtù esercitata con sì eroica perfezione, tante opere di gloria divina condotta con intenzione sì pura, tante infermità, travagli, persecuzioni, tollerate con sì intera rassegnazione e costanza sono un inno di lande perenne alla Maestà divina: ma sono tutte virtù che dal Cuore divino sono provenute, sono state partecipate, poniamo pure che abbiano trovato fedeltà nella cooperazione. E però quanta estensione di gloria per tutta la SS. Ed Augustissima Trinità la quale tutta provenne dal Cuore di Gesù Cristo! Si può dire che Gesù non contento di quanto aveva fatto Egli in Persona a lande del Padre, si venne come moltiplicando in tanti servi suoi fedeli e tutti accese e tutti infiammò di amore per Lui, acciocché in tutti i secoli, la tutti i luoghi, da tutte le genti si esaltasse e magnificasse la Maestà divina. Ora essendo questa glorificazione divina tutto quello che può volere dagli uomini il Padre nostro che sta nei cieli, con quanto suo diletto debba mirare quel Cuore che dopo d’avere agli nomini meritato tanto bene, si è così tanto suo amore adoperato, perché gli uomini di fatto lo amassero e servissero sì perfettamente? Ah non credo di aver torto dicendo che il Cuore divino è la delizia del Padre celeste. Così ci concediate, o Gesù, che conformandoci col vostro Padre divino formiamo anche noi del vostro Cuore ogni nostra delizia.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.