TUTTO IL DENZINGER SENTENZA PER SENTENZA DAGLI APOSTOLI A S.S. PIO XII (21)
HENRICUS DENZINGER
ET QUID FUNDITUS RETRACTAVIT AUXIT ORNAVIT
ADOLFUS SCHÖNMATZER S. J.
ENCHIRIDION SYMBOLORUM DEFINITIONUM ET DECLARATIONUM
De rebus fidei et morum
HERDER – ROMÆ – MCMLXXVI
Imprim.: Barcelona, José M. Guix, obispo auxiliar
(da Eugenio IV a Callisto III)
EUGENIO IV: 3 marzo 1431-23 febbraio 1447.
CONCILIO DI FIRENZE (17° ecumenico) 26 febbraio 1439-agosto (?) 1445
Bolla sull’unione con i Greci, “Laetentur cæli“, 6 luglio 1439.
Decreto per i Greci.
1300. (La processione dello Spirito Santo. ) Pertanto, in nome della Santa Trinità, del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, con l’approvazione di questo santo Concilio universale di Firenze, definiamo questa verità di fede affinché sia creduta e accolta da tutti i Cristiani, e affinché tutti la professino: Che lo Spirito Santo è eternamente del Padre e del Figlio, e che deriva la sua Essenza e il suo Essere sussistente dal Padre e dal Figlio allo stesso tempo, e che procede eternamente da entrambi come da un unico principio e da un unico spirito (cfr. 2° Concilio di Lione 850).
1301. Dichiarando che ciò che dicono i santi dottori e Padri, cioè che lo Spirito Santo procede dal Padre attraverso il Figlio, tende a questa concezione, cioè che anche il Figlio è, secondo i Greci, la causa, secondo i Latini il principio della sussistenza dello Spirito Santo, oltre che del Padre. E poiché tutto ciò che è del Padre, il Padre stesso lo ha dato al suo Figlio unigenito generandolo, tranne il fatto di essere Padre, questa stessa cosa che lo Spirito Santo procede dal Figlio, il Figlio stesso la detiene eternamente dal Padre dal quale è stato anche eternamente generato.
1302. Definiamo inoltre la spiegazione contenuta in queste parole “… e del Figlio” come aggiunta al simbolo in modo lecito e ragionevole per far luce sulla verità, e per una necessità allora impellente.
1303. Allo stesso modo, nel pane di frumento, sia azzimo che fermentato, si forma veramente il Corpo di Cristo, e i Sacerdoti devono formare il Corpo stesso del Signore nell’uno o nell’altro pane, cioè secondo l’uso della sua Chiesa, sia occidentale che orientale.
1304. (La sorte dei defunti). Allo stesso modo, se coloro che sono veramente pentiti muoiono nell’amore di Dio, prima di aver riparato con frutti degni del loro pentimento le colpe commesse con azioni od omissioni, le loro anime sono purificate dopo la loro morte dalle pene purgatoriali, e affinché siano sollevati da pene di questo tipo, sono utili i suffragi dei fedeli viventi, vale a dire offerte di Messe, preghiere ed elemosine, e altre opere di pietà che sono ordinariamente compiute dai fedeli per altri fedeli, secondo le prescrizioni della Chiesa.
1305. Le anime di coloro che, dopo aver ricevuto il Battesimo, non si sono macchiati di alcun peccato e quelle che, dopo essersi macchiate di peccato, sia nel corpo sia dopo essere state spogliate del corpo, siano state purificate come è stato detto sopra, sono immediatamente accolte in cielo e contemplano chiaramente il Dio uno e trino, così come è; ma alcune più perfettamente di altre, secondo la diversità dei loro meriti.
1306. Quanto alle anime di coloro che scompaiono in stato di peccato mortale o solo originale, esse scendono immediatamente all’inferno, per esservi punite, però, con pene diseguali 856-858.
1307. (Il rango delle Sedi patriarcali; il Primato romano). Allo stesso modo definiamo che la Santa Sede Apostolica e il Romano Pontefice detengano il primato su tutto l’universo e che il Romano Pontefice è il successore del beato Pietro, Principe degli Apostoli, e il vero Vicario di Cristo, capo di tutta la Chiesa, padre e maestro di tutti i Cristiani, e che a lui è stato trasmesso da nostro Signore Gesù Cristo, nel beato Pietro, il pieno potere di pascere, dirigere e governare la Chiesa universale, come è contenuto negli atti dei Concili ecumenici e nei sacri Canoni.
1308. Rinnoviamo inoltre l’ordine attestato dai canoni per gli altri venerabili Patriarchi, in modo che il patriarca di Costantinopoli sia il secondo dopo il santissimo Pontefice Romano, il Patriarca di Alessandria il terzo, il Patriarca di Antiochia il quarto e il Patriarca di Gerusalemme il quinto, restando naturalmente intatti tutti i loro privilegi e diritti.
Decreto “Moyses vir Dei” contro il Concilio di Basilea, 4 settembre 1439.
La dipendenza del Concilio generale dal Papa.
1309. (I membri del Concilio di Basilea)… hanno pubblicato tre proposizioni che chiamano verità di fede, dichiarando eretici noi e tutti i principi, i prelati e gli altri fedeli devoti alla Sede Apostolica, e che sono parola per parola le seguenti: La verità sul potere del Concilio generale che rappresenta la Chiesa universale, dichiarato superiore a quello del Papa e di qualsiasi altro dai Concili generali di Costanza e attualmente di Basilea, è una verità di fede cattolica. È una verità di fede cattolica che il Papa non possa in alcun modo, di sua autorità, sciogliere un Concilio generale che rappresenti la Chiesa universale legittimamente riunito su una qualsiasi delle questioni esposte nella precedente verità, né può rinviarlo ad altra data, né trasferirlo in altro luogo, senza il consenso di quel Concilio. Chiunque si opponga ostinatamente alle suddette verità è da considerarsi eretico. (Condanna:)… le stesse proposizioni sopra ricopiate secondo la perversa interpretazione di questi basilesi, che mostrano essere contraria alla sana intenzione della Sacra Scrittura, dei Santi Padri e dello stesso Concilio di Costanza, senza dimenticare la suddetta cosiddetta sentenza di dichiarazione o privazione con tutto ciò che ne è seguito e ne potrà seguire in futuro, in quanto empia e scandalosa, nonché tendente ad una manifesta scissione nella Chiesa di Dio e alla confusione dell’intero ordine ecclesiastico e del principato cristiano.
Bolla sull’unione con gli Armeni, “Exsultate Deo”, 22 novembre 1439.
Decreto per gli Armeni.
(Si citano prima: 1 – la professione di Costantinopoli, con l’inserimento del “Filioque” 150 2 – la definizione del Concilio di Calcedonia sulle due nature in Cristo 301-303 3 – la definizione del Concilio sui due testamenti di Cristo 557 4 – il decreto sull’autorità del Concilio di Calcedonia e di Leone Magno)
1310. Nel quinto luogo abbiamo riassunto la verità dei Sacramenti della Chiesa, per una più facile istruzione degli Armeni presenti e futuri, nella seguente brevissima formula: i Sacramenti della nuova Legge sono sette, cioè il Battesimo, la Cresima, l’Eucaristia, la Penitenza, l’Estrema unzione, l’Ordine e il Matrimonio, che differiscono molto dai sacramenti dell’antica Legge. Questi non erano la causa della grazia, ma solo la figura della grazia che doveva essere data dalla Passione di Cristo. I nostri, invece, contengono la grazia e la conferiscono a chi li riceve come si deve.
1311. I primi cinque sono stati ordinati per la perfezione spirituale di ogni uomo in se stesso, gli ultimi due per la guida e la moltiplicazione di tutta la Chiesa. Infatti, con il Battesimo rinasciamo spiritualmente; con la Confermazione cresciamo nella grazia e siamo rafforzati dalla fede. Rinati e rafforzati, siamo nutriti dal cibo della divina Eucaristia. E se, a causa del peccato, cadiamo in una malattia dell’anima, siamo guariti spiritualmente con la penitenza. Spiritualmente e corporalmente, come si addice all’anima, con l’Estrema Unzione. Ma con l’Ordine la Chiesa è governata e moltiplicata spiritualmente, con il Matrimonio è accresciuta corporalmente.
1312. Tutti questi Sacramenti sono realizzati da tre componenti: le cose che sono come la materia, le parole che sono come la forma e la persona del ministro che conferisce il Sacramento con l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa. Se manca uno di questi elementi, il Sacramento non si compie.
1313. Tra questi sacramenti ce ne sono tre, il Battesimo, la Cresima e l’Ordine, che imprimono nell’anima un carattere, cioè un certo segno spirituale che lo distingue da tutti gli altri, in modo indelebile. Per questo non si ripetono nella stessa persona. Gli altri quattro non imprimono un carattere e possono essere ripetuti.
1314. Il primo posto di tutti i Sacramenti è occupato dal Santo Battesimo, che è la porta d’ingresso alla vita spirituale; con esso diventiamo membri di Cristo e del corpo della Chiesa. E poiché attraverso il primo uomo la morte è entrata in tutti (Rm 5,12), se non rinasciamo dall’acqua e dallo spirito non possiamo, come dice la Verità, entrare nel Regno dei cieli (Gv 3,5). La materia di questo Sacramento è l’acqua vera e naturale, e non importa se è fredda o calda. La sua forma è: “Io vi battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. – Tuttavia non neghiamo che con le parole: “Sia battezzato il tale e talaltro servo di Cristo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”, oppure: “Per le mie mani sia battezzato il tale e talaltro nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”, si compia un vero battesimo. Poiché la causa principale da cui il Battesimo trae la sua virtù è la Santissima Trinità, la causa strumentale il ministro che dà il Sacramento esterno; se l’atto che viene compiuto da questo ministro è espresso con l’invocazione della Santissima Trinità, il Sacramento è compiuto.
1315. Il ministro di questo Sacramento è il Sacerdote, che in virtù del suo ufficio è responsabile del Battesimo; ma in caso di necessità non solo un Sacerdote o un diacono, ma anche un laico o una donna, tanto più un pagano e un eretico, possono battezzare, purché rispettino la forma della Chiesa e intendano fare ciò che la Chiesa fa.
1316. L’effetto di questo Sacramento è la remissione di ogni colpa originale e presente, e di ogni pena dovuta per tale colpa; di conseguenza non si deve fare alcuna riparazione ai battezzati per i loro peccati passati, ma se muoiono prima di aver commesso qualsiasi colpa, ottengono subito il regno dei cieli e la visione di Dio.
1317. Il secondo Sacramento è la Cresima, la cui materia è il crisma fatto di olio, che significa la luce di coscienza, e balsamo, che significa odore di buona reputazione, benedetto dal Vescovo. La forma è “Ti segno con il segno della croce e ti confermo con il crisma della salvezza nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. “
1318. Il suo ministro ordinario è il Vescovo. E mentre il semplice Sacerdote può impartire tutte le unzioni, solo il Vescovo deve conferire questa, perché solo degli Apostoli, di cui i Vescovi ricoprono il ruolo, leggiamo che hanno conferito lo Spirito Santo con l’imposizione della mano, come dimostra la lettura degli Atti degli Apostoli. Infatti, poiché gli Apostoli, si dice, che erano a Gerusalemme, udirono che la Samaria aveva ricevuto la parola di Dio, mandarono da loro Pietro e Giovanni, i quali, arrivati, pregarono perché ricevessero lo Spirito Santo; poiché non era ancora entrato in nessuno di loro, ma erano stati battezzati solo nel Nome del Signore Gesù, imposero loro le mani e ricevettero lo Spirito Santo” (Atti 8:14-17). Invece di questa imposizione delle mani, nella Chiesa si dà la cresima. Tuttavia, a volte si legge che per dispensa della Sede Apostolica, per un motivo ragionevole e abbastanza urgente, un semplice Sacerdote con il crisma fatto dal Vescovo, amministrava il Sacramento della confermazione.
1319. L’effetto di questo Sacramento è che, poiché in esso viene dato lo Spirito Santo per la forza, come fu dato agli Apostoli nel giorno di Pentecoste, il cristiano certamente confessa con coraggio il Nome di Cristo. Perciò colui che deve essere cresimato viene unto sulla fronte, dove si trova la sede del pudore, affinché non si vergogni di confessare il Nome di Cristo e soprattutto la sua croce, che è “scandalo per i Giudei, ma stoltezza per i Gentili” (1 Cor 1, 23) secondo l’Apostolo, e per questo la sua fronte viene segnata con il segno della croce.
1320. Il terzo Sacramento è l’Eucaristia, la cui sostanza è il pane di grano e il vino di vite, a cui va mescolata un po’ d’acqua prima della consacrazione. L’acqua viene mescolata ad esso per il motivo che, secondo le testimonianze dei santi Padri e Dottori della Chiesa recentemente presentate nella discussione, si ritiene che il Signore stesso abbia istituito questo Sacramento per mezzo del vino mescolato all’acqua. Inoltre, perché è adatto alla rappresentazione della Passione del Signore. Il Beato Papa Alessandro, quinto del Beato Pietro, dice infatti: “Nelle offerte dei Sacramenti che nelle solennità delle Messe si offrono al Signore, si offrano in sacrificio solo pane e vino mescolati con acqua. Infatti nel calice del Signore non si deve offrire solo vino o solo acqua, ma una mistura di entrambi, perché entrambi, cioè il sangue e l’acqua, sgorgarono dal costato di Cristo”, dice (Gv XIX,34). E anche perché è appropriato per significare l’effetto di questo Sacramento, che è l’unione del popolo cristiano con Cristo. L’acqua infatti significa il popolo secondo questo passo dell’Apocalisse: molte acque, molti popoli, (Ap XVII, 15). – E papa Giulio, il secondo dopo il beato Silvestro, dice: “Il calice del Signore, secondo la prescrizione dei canoni, deve essere offerto mescolato con vino e acqua, perché vediamo che con l’acqua si intende il popolo e con il vino il sangue del Signore; perciò quando nel calice si mescolano vino e acqua, il popolo è unito a Cristo e la folla dei fedeli è attaccata e unita a Colui nel quale credono”. Pertanto, poiché la santa Chiesa romana, istruita dai beatissimi Apostoli Pietro e Paolo, così come tutte le altre Chiese dei Latini e dei Greci, in cui le luci di conoscenza, hanno rispettato questa usanza fin dall’inizio della Chiesa nascente e lo fanno oggi, sembra del tutto improprio che qualsiasi altra regione non sia d’accordo con questa osservanza universale e ragionevole. Decretiamo quindi che anche gli Armeni si conformino a tutto il mondo cristiano e che i loro Sacerdoti, al momento dell’offerta del calice, mescolino al vino un po’ d’acqua, come è stato detto.
1321. – La forma di questo Sacramento è costituita dalle parole del Salvatore per le quali Egli compì questo Sacramento. Infatti il Sacerdote compie questo Sacramento parlando in persona di Cristo. Infatti, in virtù di queste parole, la sostanza del pane si trasforma nel corpo di Cristo e quella del vino nel suo sangue, così che Cristo è contenuto interamente sotto l’aspetto del pane e interamente sotto l’aspetto del vino. Anche sotto qualsiasi parte dell’ostia consacrata e del vino consacrato, una volta effettuata la separazione, Cristo è intero.
1322. L’effetto di questo Sacramento, che opera nell’anima di chi lo riceve degnamente, è l’unione dell’uomo con Cristo. E poiché per grazia l’uomo è incorporato a Cristo e unito alle sue membra, ne consegue che per mezzo di questo Sacramento la grazia è accresciuta in coloro che lo ricevono degnamente, e tutto l’effetto che il cibo e la bevanda materiali producono nei confronti della vita corporea, sostenendola, accrescendola, riparandola e dilettandola, questo Sacramento opera nei confronti della vita spirituale, poiché per mezzo di esso, come dice Papa Urbano (IV;) (cf. 846), riproduciamo nella nostra mente il ricordo pieno di grazia del nostro Salvatore, ci allontaniamo dal male, ci rafforziamo nel bene e progrediamo verso virtù e grazie maggiori.
1323. Il quarto Sacramento è la Penitenza, la cui materia è costituita dagli atti penitenziali, che si dividono in tre tipi: il primo è la contrizione del cuore, a cui è legato il dolore del peccato commesso con il proposito di non peccare più. La seconda è la confessione della bocca, per la quale è importante che il peccatore confessi per intero al suo Sacerdote tutti i peccati che ricorda. La terza è la riparazione dei peccati secondo il giudizio del Sacerdote; si fa soprattutto con la preghiera, il digiuno e l’elemosina. La forma di questo Sacramento è costituita dalle parole di assoluzione pronunciate dal Sacerdote quando dice: “Ti assolvo”. Il ministro di questo Sacramento è il Sacerdote che ha l’autorità di assolvere ordinariamente o per delega di un superiore. L’effetto di questo Sacramento è l’assoluzione dei peccati.
1324. Il quinto Sacramento è l’Estrema Unzione, la cui sostanza è l’olio d’oliva benedetto dal Vescovo. Questo Sacramento deve essere dato solo ad un malato di cui si teme la morte; deve essere unto in questi punti: sugli occhi per la vista, sulle orecchie per l’udito, sulle narici per l’olfatto, sulla bocca per il gusto e la parola, sulle mani per il tatto, sui piedi per la deambulazione e sui lombi per il piacere che vi ha vigore. La forma di questo Sacramento è la seguente: “Per questa unzione e per la sua misericordia, il Signore ti perdoni tutte le colpe che hai commesso con la vista” e così per tutti gli altri organi.
1325. Il ministro di questo Sacramento è il Sacerdote. Quanto al suo effetto, è la guarigione dello spirito e, nella misura in cui è utile all’anima, anche del corpo. Di questo Sacramento il beato Apostolo Giacomo dice: “Se qualcuno di voi è malato, mandi a chiamare i Sacerdoti della Chiesa perché preghino su di lui, ungendolo con olio nel Nome del Signore; la preghiera della fede salverà il malato e il Signore lo risusciterà e, se ha dei peccati, gli saranno perdonati” (Giacomo V:14).
1326. Il sesto è il Sacramento dell’Ordine, la cui materia è quella con cui l’Ordine viene conferito. Per esempio, il sacerdozio viene trasmesso con l’atto di tenere il calice con il vino e la patena con il pane. Il diaconato con la consegna del libro dei Vangeli e il suddiaconato con la consegna del calice vuoto con la patena vuota posta sopra. E allo stesso modo degli altri con l’assegnazione degli oggetti relativi ai loro ministeri. La forma del Sacerdozio è: “Ricevi il potere di offrire il Sacrificio nella Chiesa per i vivi e per i morti, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”. “E così le forme degli altri Ordini, come sono ampiamente contenute nel Pontificale Romano. Il ministro ordinario di questo Sacramento è il Vescovo. Il suo effetto è l’aumento della grazia, affinché si possa essere un ministro qualificato di Cristo.
1327. Il settimo è il Sacramento del Matrimonio, che è il segno dell’unione di Cristo e della Chiesa, secondo l’Apostolo che dice: “Questo è un grande sacramento, ve lo dico io, in Cristo e nella Chiesa” (Ef V,32). La causa efficiente del Matrimonio è regolarmente il mutuo consenso espresso oralmente con le parole. Al Matrimonio è assegnato un triplice bene. Il primo è quello di avere figli e di educarli al culto di Dio. Il secondo è la fedeltà che ogni coniuge deve mantenere nei confronti dell’altro. Il terzo è l’indivisibilità del matrimonio, perché significa l’unione indivisibile di Cristo e della Chiesa. E sebbene sia lecito separarsi dal letto a causa della fornicazione, non è permesso contrarre un altro matrimonio, poiché il vincolo del Matrimonio legittimamente contratto è perpetuo.
(Seguono: 6 – la professione di fede detta di Atanasio; 7 – il decreto di unione con i Greci; 8 – un decreto che prescrive che alcune feste siano celebrate in comune con la Chiesa romana; poi tutto finisce così)
1328. Dopo aver spiegato questi punti, i suddetti oratori degli Armeni, a nome proprio e del loro Patriarca e di tutti gli Armeni, accettano, riconoscono e abbracciano con piena devozione e obbedienza questo salutarissimo decreto sinodale con tutti i suoi capitoli, le dichiarazioni, le definizioni, gli insegnamenti, le prescrizioni e gli statuti, e tutta la dottrina registrata in questo decreto, così come tutto ciò che è sostenuto e insegnato dalla Santa Sede Apostolica e dalla Chiesa Romana. Riconoscono inoltre con rispetto i Dottori ed i Santi Padri approvati dalla Chiesa romana. E tutte le persone e le cose che la Chiesa romana rimprovera e condanna, le ritengono anch’esse rimproverate e condannate.
Bolla sull’unione con i Copti e gli Etiopi, “Cantate Domino“, 4 febbraio 1442 (1441 secondo il computo di Firenze).
Decreto per i giacobiti.
1330. La santissima Chiesa romana, fondata dalla voce del nostro Signore e Salvatore, crede, professa e predica fermamente un solo vero Dio, onnipotente, immutabile ed eterno; il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo; uno in essenza, tre in Persone, il Padre non generato, il Figlio generato dal Padre, lo Spirito Santo che procede dal Padre e dal Figlio; il Padre non è il Figlio o lo Spirito Santo, lo Spirito Santo non è il Padre o il Figlio, ma il Padre è solo il Padre, il Figlio è solo il Figlio, lo Spirito Santo è solo lo Spirito Santo. Solo il Padre ha generato il Figlio dalla sua sostanza. Solo il Figlio è nato dal Padre. Solo lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio. Queste tre Persone sono un solo Dio, non tre dèi, perché delle tre una è la sostanza, una l’Essenza, una la natura, una la divinità, una l’infinità, una l’eternità, e tutte le cose sono una, dove non c’è opposizione di relazione.
1331. “In virtù di questa unità, il Padre è tutto nel Figlio, tutto nello Spirito Santo, il Figlio è tutto nel Padre, tutto nello Spirito Santo, lo Spirito Santo è tutto nel Padre, tutto nel Figlio. Nessuno di loro precede l’altro nell’eternità o lo supera in grandezza o lo supera in potenza. Perché eternamente e senza inizio il Figlio è nato dal Padre, ed eternamente e senza inizio lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio”. Tutto ciò che il Padre è o ha, non lo ha da un altro, ma da se stesso, ed è Principio senza principio. Tutto ciò che il Figlio è o ha, lo ha dal Padre ed è principio da principio. Tutto ciò che lo Spirito Santo è o ha, lo ha dal Padre e dal Figlio. Ma il Padre e il Figlio non sono due principi dello Spirito Santo, bensì un unico Principio, così come il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo non sono tre principi della creatura, bensì un unico Principio.
1332. Perciò tutti coloro che pensano cose opposte o contrarie, la Chiesa condanna, rimprovera, anatemizza e denuncia come estranei al corpo di Cristo che è la Chiesa. Di conseguenza condanna Sabellius che confonde le Sersone e toglie completamente la vera distinzione tra di esse, condanna gli ariani, gli eunomiani, i macedoniani che dicono che il Padre è l’unico vero Dio e pongono il Figlio e lo Spirito Santo tra le creature. Condanna anche tutti gli altri che stabiliscono gradi o disuguaglianze nella Trinità.
1333. Crede, professa e predica fermamente che il vero Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, è il Creatore di tutte le cose visibili e invisibili, il quale, quando volle, creò con la bontà tutte le creature, sia spirituali che corporee, buone sì, perché fatte dal sovrano Bene, ma mutevoli, perché fatte dal nulla, e afferma che il male non è di natura, perché tutta la natura, in quanto natura, è buona.
1334. Essa professa che un solo e medesimo Dio è l’autore dell’Antico e del Nuovo Testamento, cioè della Legge e dei Profeti e dei Vangeli, poiché fu per ispirazione dello stesso Spirito Santo che parlarono i Santi di entrambi i Testamenti, i cui libri la Chiesa riconosce e venera con i seguenti titoli.
1335. Cinque di Mosè, cioè: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio; Giosuè, Giudici, Rut, quattro libri dei Re, due dei Paralipomeni, Esdra, Neemia, Tobito, Giuditta, Ester, Giobbe, Salmi di Davide, Parabole, Ecclesiaste, Cantici di Salomone, Sapienza, Ecclesiastico, Isaia, Geremia, Baruc, Ezechiele, Daniele, i dodici Profeti minori, cioè Osea, Gioele, Amedeo, Amedeo, Geremia e Daniele: Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Nahum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria, Malachia, i due libri dei Maccabei, i quattro Vangeli di Matteo, Marco, Luca, Giovanni; le quattordici Epistole di Paolo, ai Romani, le due ai Corinzi, ai Galati, agli Efesini, ai Filippesi, le due ai Tessalonicesi, ai Colossesi, le due a Timoteo e Tito, a Filemone, agli Ebrei; due di Pietro; tre di Giovanni; una di Giacomo; una di Giuda; gli Atti degli Apostoli e l’Apocalisse di Giovanni.
1336. Perciò anatemizza la follia dei manichei, che hanno stabilito due principi primi, uno delle cose visibili e l’altro delle cose invisibili, e hanno detto che c’è un Dio del Nuovo Testamento e un altro dell’Antico.
1337. Essa crede, professa e predica fermamente che una sola Persona della Trinità, vero Dio, Figlio di Dio nato dal Padre, consustanziale e coeterno con il Padre, nella pienezza dei tempi disposti dall’imperscrutabile profondità del disegno divino, assunse per la salvezza del genere umano nel grembo immacolato della Vergine Maria la vera e intera natura di uomo e la unì a Sé nell’unità di una Persona con un’unità così profonda che tutto ciò che in Lui è di Dio non è separato dall’uomo, e tutto ciò che è dell’uomo non è diviso dalla divinità, ma è una cosa sola e indivisibile, ciascuna delle due nature sussistendo nelle sue proprietà, Dio e uomo, Figlio di Dio e Figlio dell’uomo uguale al Padre secondo la divinità, inferiore al Padre secondo la sua umanità” (Professione di fede dello Pseudo-Atanasio: Simbolo. ” Quicumque”, dice Atanasio. immortale ed eterno per la natura della Divinità, passibile e temporale per la condizione dell’umanità assunta.
1338. Crede, professa e predica fermamente che il Figlio di Dio nell’umanità assunta è veramente nato dalla Vergine, ha veramente sofferto, è veramente morto e sepolto, è veramente risorto, è asceso al cielo, siede alla destra del Padre e verrà alla fine dei secoli per giudicare i vivi e i morti.
1339. Anatemizza, esecra e condanna tutte le eresie che sostengano tesi contrarie. In primo luogo condanna Ebio, Cerinto, Marcione, Paolo di Samosata, Fotino e tutti coloro che similmente bestemmiano, i quali, non riuscendo a comprendere l’unione personale dell’umanità con il Verbo Gesù Cristo, nostro Signore, hanno negato che Egli fosse vero Dio, riconoscendolo solo come un uomo che, per una maggiore partecipazione alla grazia divina che aveva ricevuto per merito della sua vita più santa, si era definito un uomo divino.
1340. Anatemizza anche Mani e i suoi seguaci, i quali, immaginando che il Figlio di Dio avesse assunto non un vero corpo ma uno apparente, sopprimevano del tutto la verità in Cristo.
1341. E anche Valentino, il quale sostiene che il Figlio di Dio non ha preso nulla dalla Vergine Madre, ma ha assunto un corpo celeste ed è passato attraverso il grembo della Vergine come l’acqua passa attraverso un acquedotto.
1342. Anche Ario, il quale, sostenendo che il corpo assunto dalla Vergine era privo di anima, avrebbe voluto che al posto dell’anima ci fosse stata la divinità.
1343. Ancora Apollinare, il quale, comprendendo che se si negava un’anima che informa il corpo, non c’era nemmeno una vera umanità in Cristo, poneva solo un’anima sensibile, ma diceva che la divinità del Verbo prendeva il posto di un’anima razionale.
1344. Anatemizza anche Teodoro di Mopsuestis e Nestorio, i quali sostengono che l’umanità sia stata unita al Figlio di Dio per grazia, e che per questo ci sono due persone in Cristo, così come professano che ci sono due nature, poiché non riuscivano a capire che c’era un’unione ipostatica dell’umanità con il Verbo, e per questo negavano che essa ricevesse la sostanza del Verbo. Infatti, secondo questa bestemmia, non fu il Verbo a farsi carne, ma il Verbo per grazia abitò nella carne, cioè non fu il Figlio di Dio a farsi uomo, ma fu il Figlio di Dio ad abitare nell’uomo.
1345. Anatemizza, esecra e condanna anche l’archimandrita Eutyches, il quale, comprendendo che secondo la bestemmia di Nestorio, la verità dell’Incarnazione sia esclusa, e che di conseguenza sia necessario che l’umanità sia stata unita al Verbo di Dio in modo tale che vi sia una sola e medesima Persona di divinità e umanità, e inoltre non potendo concepire l’unità della Persona se rimanesse la pluralità delle nature, come ha postulato che in Cristo c’è una sola persona della Divinità e dell’umanità, così ha postulato che in Cristo c’è una sola Persona della Divinità e dell’umanità. – Così come ha affermato che in Cristo c’è una sola Persona della Divinità e dell’umanità, ha anche sostenuto che c’è una sola natura, ammettendo con estrema blasfemia ed empietà sia che l’umanità sia stata mutata in Divinità, sia che la Divinità sia stata mutata in umanità.
1346. La Chiesa anatematizza, esecra e condanna anche Macario di Antiochia e tutti coloro che professano tesi simili, i quali, pur sostenendo con verità la dualità delle nature e l’unità della Persona, hanno tuttavia errato smodatamente riguardo alle operazioni di Cristo, dicendo che in Cristo le due nature non avevano che una sola operazione e una sola volontà. La sacra Chiesa romana anatemizza tutti questi uomini con le loro eresie, affermando che in Cristo ci sono due volontà e due operazioni.
1347. Essa crede, professa e insegna fermamente che nessuno concepito da un uomo e da una donna sia mai stato liberato dal dominio del diavolo, se non per fede nel Signore nostro Gesù Cristo, mediatore tra Dio e gli uomini, (1 Tm II,5), il quale, concepito, nato e morto senza peccato, solo con la sua morte ha abbattuto il nemico del genere umano, ha distrutto i nostri peccati e ci ha riaperto l’ingresso al regno celeste, che il primo uomo ha perso con il proprio peccato insieme a tutta la sua discendenza, e la cui futura venuta è stata annunciata da tutti i sacrifici, i sacramenti e le cerimonie dell’Antico Testamento.
1348. Crede, professa e insegna fermamente che le prescrizioni legali dell’Antico Testamento, che si dividono in cerimonie, sacrifici sacri e sacramenti, in quanto istituite per significare qualcosa di futuro, sebbene a quel tempo fossero adatte al culto divino, una volta che nostro Signore Gesù Cristo, che era significato da esse, era venuto a mancare, e i Sacramenti del Nuovo Testamento erano iniziati. Chi ancora dopo la Passione ripone la sua speranza nelle prescrizioni legali e si sottomette ad esse credendole necessarie per la salvezza, come se la fede in Cristo non potesse salvare senza di esse, ha peccato mortalmente. Non nega, tuttavia, che dalla Passione di Cristo fino alla promulgazione del Vangelo, esse possano essere state osservate almeno nella misura in cui erano ritenute necessarie per la salvezza. Ma dopo la promulgazione del Vangelo, la Chiesa afferma che non possano essere rispettati senza l’annullamento della salvezza eterna. Perciò denuncia come estranei alla fede di Cristo tutti coloro che da allora hanno osservato la circoncisione, il sabato e altre prescrizioni legali, e afferma che non possano avere alcuna parte nella salvezza eterna, a meno che un giorno non tornino indietro da questi errori. Pertanto, a tutti coloro che si fregiano del nome di Cristiani, prescrive assolutamente che in qualsiasi momento, sia prima che dopo il Battesimo, si debba rinunciare alla circoncisione, sia che si riponga in essa la propria speranza, sia che non la si possa osservare senza che ciò annulli la salvezza eterna.
1349. Riguardo ai neonati, a causa del pericolo di morte che spesso si può incontrare, poiché non è possibile aiutarli con altro rimedio che il Sacramento del Battesimo, con il quale vengono strappati al dominio del diavolo e adottati come figli di Dio, avverte che il Battesimo non debba essere differito di quaranta o ottanta giorni o di qualsiasi altro periodo, come fanno alcuni, ma che sia conferito il più presto possibile, ma in modo tale che, se c’è un pericolo immediato di morte, siano battezzati senza alcun indugio, anche da un laico o da una donna, nella forma della Chiesa, se manca un Sacerdote, come è più ampiamente contenuto nel decreto degli Armeni (cf. 1315).
1350. Crede, professa e predica fermamente che ogni creatura di Dio è buona” “e che nulla è da rifiutare, se accolto con rendimento di grazie” (1Tim IV, 4)perché secondo la parola del Signore: “Non è ciò che entra nella bocca che contamina l’uomo” (Mt XV,11), e afferma che la differenza fatta dalla Legge di Mosè tra cibi puliti e cibi impuri appartiene a ciò che è cerimoniale, che con la comparsa del Vangelo si è affievolito e ha cessato di essere efficace. Dice anche che la proibizione fatta dagli Apostoli “delle carni sacrificate agli idoli, del sangue, delle carni soffocate” (At XV, 29), era appropriata per il tempo in cui Giudei e Gentili, che vivevano con cerimonie e costumi diversi, erano nati in un’unica Chiesa, così che anche i Gentili osservavano alcune cose in comune con i Giudei, e che si offrisse l’opportunità di riunirsi nello stesso culto di Dio e nella stessa fede, e che si eliminasse un argomento di dissenso, dato che i Giudei, a causa della loro antica tradizione, consideravano abominevoli il sangue e la carne soffocata, e si poteva pensare che mangiando carne immolata i Gentili sarebbero tornati all’idolatria. Ma quando la Religione cristiana si diffuse a tal punto che non si vide più un solo giudeo carnale, ma tutti coloro che passavano per la Chiesa partecipavano agli stessi riti e cerimonie del Vangelo, credendo che “per i puri tutte le cose sono pure” (Tito I: 15), la causa di questa proibizione apostolica cessò. Proclama quindi che non si debba condannare nessun tipo di cibo accettato dalla società umana e che non si debba fare alcuna distinzione tra gli animali da parte di nessuno, maschi o femmine, e di qualunque tipo di morte essi muoiano, anche se per la salute del corpo, per l’addestramento alla virtù, per la disciplina regolare ed ecclesiastica molti di essi che non sono proibiti debbano essere scartati; infatti, secondo l’Apostolo “tutti sono permessi, ma non tutti sono vantaggiosi” (1Cor VI,12 -1Cor X,23)
1351. Essa crede, professa e predica fermamente che “nessuno di coloro che sono al di fuori della Chiesa cattolica, non solo i pagani, ma anche i Giudei o gli eretici e gli scismatici, possa diventare partecipe della vita eterna, ma andrà “nel fuoco eterno che è preparato dal diavolo e dai suoi angeli” (Mt XXV, 41) se prima della fine della loro vita non si saranno uniti ad essa. Professa inoltre che l’unità del corpo della Chiesa ha una tale forza che i Sacramenti della Chiesa sono utili alla salvezza solo per coloro che rimangono in essa, per i quali solo i digiuni, le elemosine e tutti gli altri doveri di pietà e gli esercizi della milizia cristiana producono ricompense eterne, e che “nessuno possa essere salvato, per quanto grande sia la sua elemosina, anche se versa il suo sangue per il nome di Cristo, se non è rimasto nel seno e nell’unità della Chiesa cattolica”. “
1352. Ma poiché nel decreto degli Armeni sopra riportato non è stata spiegata la formula che è sempre stata consueta nella consacrazione del Corpo e del Sangue del Signore da parte della sacrosanta Chiesa romana, stabilita dalla dottrina e dall’autorità degli Apostoli Pietro e Paolo, riteniamo necessario introdurla nel presente. Nella consacrazione del Corpo del Signore essa usa questa formula: “Questo è il mio corpo”; in quella del Sangue: “Perché questo è il calice del mio sangue, nuova ed eterna alleanza, mistero di fede, che per voi e per molti sarà versato per la remissione dei peccati”. Per quanto riguarda il pane di frumento in cui si compie il Sacramento, è assolutamente irrilevante che sia stato cotto in quel giorno o in precedenza; poiché, purché la sostanza del pane rimanga, non c’è dubbio che, dopo che le parole citate nella consacrazione del corpo siano state pronunciate dal Sacerdote con l’intenzione di compierla, esso sarà subito transustanziato nel vero Corpo di Cristo.
1353. Poiché, si afferma, alcuni respingono come condannati i quarti matrimoni, per evitare che si pensi che ci sia peccato dove non c’è [peccato], poiché secondo l’Apostolo quando il marito è morto la moglie è liberata dalla sua legge ed è autorizzata a sposare chi vuole nel Signore (Rm VII,2 1 – Cor VII,39) e non distingue se l’uomo morto è il primo, il secondo o il terzo marito, noi dichiariamo che non solo il secondo e il terzo, ma anche il quarto e più, possono essere contratti legittimamente, se non vi siano impedimenti canonici. Tuttavia, diciamo che sono più lodevoli coloro che si astengono dal matrimonio e rimangono casti, perché riteniamo che se la verginità è preferibile alla vedovanza, una vedovanza casta è giustamente lodata come preferibile al matrimonio.
NICOLÒ V: 6 marzo 1447 – 24/25 marzo 1455
CALLISTO III: 8 Aprile 1455 – 6 agosto 1458.
Costituzione “Regimini universalis” al Vescovo di Magdeburgo, Naumburg e Halbertstadt.
Usura e contratto di censo.
1355. Una supplica recentemente indirizzata a Noi diceva che da molto tempo, e a memoria d’uomo nessuno ricorda il contrario, in varie parti della Germania, per il bene comune degli uomini tra gli abitanti di queste terre e coloro che vi soggiornano, fosse stata stabilita e mantenuta fino ad oggi la seguente usanza: gli abitanti e i residenti, almeno quelli la cui condizione o i cui vantaggi lo suggerivano, erano soliti vendere i proventi o gli affitti annuali in marchi, fiorini e grossi – monete correnti in questi Paesi – dei loro beni, case, campi, terre, possedimenti o eredità, e, per ogni franco, fiorino o grosso ricevere in contanti dagli acquirenti di tali entrate o rendite un adeguato prezzo fisso, variabile di volta in volta, secondo gli accordi presi al riguardo tra i venditori e gli acquirenti stessi, ipotecando di fatto con il pagamento di tali entrate o rendite le proprietà, le terre, i campi, i tenimenti, i possedimenti e gli immobili espressamente menzionati in tali contratti. A favore di tali venditori è stato aggiunto quanto segue: Se questi ultimi restituiscono agli acquirenti, in tutto o in parte, la somma da loro ricevuta, sono del tutto liberi, in proporzione a tale restituzione, dall’obbligo di pagare le entrate o le rendite relative alla somma restituita, ma che gli stessi acquirenti, anche se tali beni, case, terre, campi, possedimenti e immobili. fossero interamente distrutti o devastati con il passare del tempo, non potrebbero recuperare la somma pagata di per sé, nemmeno ricorrendo ai tribunali.
1356. Alcuni, tuttavia, sono titubanti e preoccupati, chiedendosi se contratti di questo tipo debbano essere considerati leciti. Pertanto, alcuni che li considerano usurari, colgono l’occasione per rifiutare il pagamento delle rendite e dei vitalizi dovuti. …
1357. Noi dunque…, per eliminare ogni equivoco ed incertezza in materia, in virtù della nostra autorità apostolica, dichiariamo che i suddetti contratti siano leciti e conformi alla legge, e che questi venditori, cessata ogni opposizione, siano effettivamente tenuti al pagamento di queste rendite e redditi secondo il tenore dei contratti in questione.
TUTTO IL DENZINGER SENTENZA PER SENTENZA DAGLI APOSTOLI A S.S. PIO XII (22): “da PIO II a LEONE X”