TUTTO IL DENZINGER SENTENZA PER SENTENZA DAGLI APOSTOLI A S.S. PIO XII (13)
HENRICUS DENZINGER
ET QUID FUNDITUS RETRACTAVIT AUXIT ORNAVIT
ADOLFUS SCHÖNMATZER S. J.
ENCHIRIDION SYMBOLORUM DEFINITIONUM ET DECLARATIONUM
De rebus fidei et morum
HERDER – ROMÆ – MCMLXXVI
Imprim.: Barcelona, José M. Guix, obispo auxiliar
(Da Gregorio III a Benedetto III… )
GREGORIO III: 18 marzo 731-28 (29?) – Novembre 741
Lettera “Magna nos habuit” al vescovo Bonifacio, 732 ca.
Battesimo di dubbia validità.
582. Per quanto riguarda coloro che hai detto essere stati battezzati daI pagani, se è così, ti ordiniamo di battezzarli di nuovo nel nome della Trinità. … Ma ti ordiniamo anche che siano battezzati coloro che dubitano se siano stati battezzati o meno, o che siano stati battezzati da unpresbitero che sacrifichi a Giove e mangi carne sacrificale.
583. Avete chiesto se è lecito offrire oblazioni per i morti.La santa Chiesa ritiene che ognuno possa presentare oblazioni per i suoi morti veramente Cristiani, e che i presbiteri possano ricordarli. E anche se tutti siamo soggetti al peccato, è opportunoche il Sacerdote si ricordi dei Cattolici defunti ed interceda per loro. Ma questo non sarà permesso agli empi, anche se fossero Cristiani.
ZACCARIA: 10 (3?) dicembre 741-22 (15?) Marzo 752
586. Lettera “Suscipientes sanctissimae fraternitatis” all’Arcivescovo Bonifacio di Magonza, 5 novembre 744.
Simonia
(2) Abbiamo trovato (in una lettera di Bonifacio al Papa)… che ci è stato riferito da te che noi saremmo dei corruttori dei canoni e che cercheremmo di abrogare le tradizioni dei Padri, e che così facendo – Dio non voglia! – avremmo ceduto con i nostri chierici all’eresia simoniaca, accettando ricompense, o chiedendo a coloro a cui conferiamo il pallio di concederci ricompense chiedendo loro denaro, … (A Bonifacio viene chiesto di non scrivere più cose del genere), perché riteniamo impudente e offensivo che ci venga attribuito ciò che aborriamo totalmente. Lungi da noi e dai nostri chierici vendere per denaro ciò che abbiamo ricevuto per grazia dello Spirito Santo. … Anzi, anatematizziamo tutti coloro che osino vendere per denaro un dono dello Spirito Santo.
Concilio di Roma, terza sessione, 25 ottobre 745.
587. La discesa di Cristo agli inferi.
…Clemente, che nella sua stupidità rifiuta le determinazioni dei santi Padri e tutti gli atti sinodali, e che introduce anche il giudaismo per i Cristiani quando afferma che si può prendere in moglie la vedova di un fratello defunto, e che, inoltre, proclama anche che il Signore Gesù Cristo, scendendo agli inferi ne abbia tratto i pii e gli empi, deve essere spogliato di tutti gli uffici sacerdotali e gettato nelle catene dell’anatema.
588. Lettera “Virgilius e Sedonius” all’arcivescovo Bonifacio di Magonza 1 luglio 746 (745?).
L’intenzione e la forma richiesta per il Battesimo.
Ci è stato riportato che in questa provincia c’era un Sacerdote che ignorava totalmente la lingua latina e che, quando battezzava, non conoscendo la pronuncia latina, diceva, distorcendo la lingua “Baptizo te in nomine Patria et Filia et Spiritus Sancti”. E per questo motivo la vostra venerabile fraternità ha pensato di ribattezzare. Ma… se colui che battezzava, mentre battezzava, pronunciava come abbiamo appena detto, non per introdurre l’errore o l’eresia, ma solo per ignoranza della lingua romana, noi non possiamo accettare che siano ribattezzati…
589. Lettera “Sacris liminibus“, all’Arcivescovo Bonifacio di Magonza 1 maggio 748.
L’intenzione e la forma richieste per il Battesimo.
In questo (Sinodo degli Inglesi) è stata manifestamente prescritta con fermezza e dimostrata con cura che chiunque fosse purificato senza l’invocazione della Trinità non avesse il Sacramento della rigenerazione. Questo è vero, perché se qualcuno si immerge nella fonte del Battesimo senza l’invocazione della Trinità, non è perfetto, e se non è stato battezzato nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. … I Sacerdoti del suddetto sinodo vollero che fosse osservato anche che se qualcuno, nel Battesimo, ometta di nominare una sola delle Persone della Trinità, non possa essere un Battesimo, il che è certamente vero; perché chi non ha confessato una delle Persone della Trinità non può essere un perfetto Cristiano.
STEFANO II (III): 26 mars 752-26 Aprile 757
Risposte di Qierzy (Oise), 754
La forma del Battesimo.
592. (Risposta 14). Quanto a quel presbitero che battezzava in modo così rude: Io mi immergo nel nome del Padre, e mi immergo nel nome del Figlio e mi immergo nel nome dello Spirito Santo, e che anche come Sacerdote non sa se sia stato un Vescovo a benedirlo: costui, che ignora la sua ordinazione, deve assolutamente essere deposto; ma i bambini che ha battezzato, anche se in modo rude, dal momento che sono stati battezzati nel nome della Santa Trinità, rimangano in quel Battesimo.
PAOLO I: 29 maggio 757 – 28 giugno 767
STEFANO III (IV): 7 agosto 768 – 24 gennaio 772
ADRIANO I: 9 febbraio 772-25 Dicembre 795
Lettera “Institutio universalis” ai Vescovi di Spagna, tra il 785 febbraio el 791.
L’errore degli adozionisti.
595. … Dalla vostra regione ci è giunta la triste notizia che alcuni dei Vescovi che soggiornano lì, Eliphand ed Ascaricus, con altri che sono d’accordo con loro, non arrossiscono di confessare il Figlio di Dio come figlio adottivo, sebbene nessun eresiarca abbia osato pronunciare una simile bestemmia, ad eccezione di quell’empio di Nestorio, che ha confessato il Figlio di Dio essere un semplice uomo …
Predestinazione.
596. Ma non è vero quello che dicono altri nelle loro file, cioè che la predestinazione alla vita o alla morte sia in potere di Dio e non nostro. Alcuni dicono: “Perché ci sforziamo di vivere, visto che è in potere di Dio?” altri dicono: “Perché preghiamo Dio di non essere vinti dalla tentazione”, visto che è in nostro potere grazie al libero arbitrio? ” In verità non possono né giustificarlo né sentirne la ragione, dal momento che non conoscono gli scritti del Beato Fulgenzio al presbitero Eugippio contro le parole di un pelagiano: “Dio ha dunque predisposto nell’eternità della sua immutabilità opere di misericordia e di giustizia […]; ha quindi predisposto meriti per gli uomini che debbano essere giustificati; per gli stessi uomini, che devono essere glorificati, ha preparato per loro delle ricompense; ma per i malvagi non ha preparato volontà o opere malvagie, ma tormenti giusti ed eterni. Questa è la predestinazione eterna delle opere di Dio a venire, e noi la proclamiamo con tanta fiducia quanto sappiamo che ci venga sempre proposta dalla dottrina apostolica.
2° Concilio di NICEA (7° ecumenico)
24 settembre – 23 ottobre 787
7a sessione, 13 ottobre 787.
Definizione sulle immagini sacre
600. … Avanzando sulla via regale ed aggrappandoci all’insegnamento divinamente ispirato dei nostri santi Padri e alla tradizione della Chiesa cattolica, che noi riconosciamo essere quella dello Spiritoche abita in essa, decidiamo, con tutta la precisione e l’accuratezza possibile, che per quanto riguarda larappresentazione della croce preziosa e vivificante, siano collocate le venerabili e sante immagini, mosaici o opere di qualsiasi altro materiale idoneo, nelle sante chiese di Dio, su oggetti o paramenti sacri, sui muri e sui quadri, nelle case e sulle strade; l’immagine dinostro Signore, Dio e Salvatore Gesù Cristo, quella della nostra Signora senza macchia, la santa Madre di Dio, quella degli Angeli, degna del nostro rispetto, quella di tutti i Santi e i giusti.
601. Anzi, più li vediamo, grazie alla loro rappresentazione in immagini, più siamo portati a ricordare e ad amare i modelli originali e a rivolgere loro un saluto ed una venerazione rispettosa; non la vera adorazione propria della nostra fede, che è propria solo della natura divina,ma come si fa per la rappresentazione della croce gloriosa e vivificante, per i santi Vangeli e per tutti gli altri oggetti sacri; ed in loro onore si porteranno incensi e lumini, secondo il pio costume degli antichi. Perché “l’onore tributato all’immagine va al modello originale,e chi venera l’immagine venera in essa la Persona di Colui che essa rappresenta”.
602. Così sono confermati gli insegnamenti dei nostri santi Padri, la tradizione della Chiesa cattolica, una Chiesa che da un capo all’altro della terra ha accolto il Vangelo; così ci atteniamo a Paolo, che ha parlato (in 2 Cor II,17) a tutta la divina assemblea degli Apostoli e alla santità dei nostri Padri, tenendo fede alle tradizioni che abbiamo ricevuto (2Th II, 15); così cantiamo profeticamente gli inni che celebrano la vittoria della Chiesa: “Rallegrati, o figlia di Sion, alza la voce, o figlia di Gerusalemme, esulta e rallegrati con tutto il cuore; il Signore ha tolto dall’intorno a te le ingiustizie dei tuoi avversari dalla mano dei tuoi nemici; il Signore è re in mezzo a te; non vedrai più il male.”, e la pace sarà su di te per sempre (So III,14ss.).
603. Coloro che osano pensare o insegnare diversamente, o che seguono i maledetti eretici, disprezzano le tradizioni della Chiesa e immaginano qualche novità, o rifiutano uno qualsiasi degli oggetti consacrati offerti allaChiesa, Vangeli, rappresentazioni della croce, immagini o sante reliquie di un martire; oppure immaginanomanovre tortuose ed ingannevoli per rovesciare qualcosa nelle legittime tradizioni della Chiesa cattolica; oppure far servire oggetti sacri o monasteri sacri a scopi profani: a tutti questi, se sono Vescovi o chierici, ordiniamo di essere deposti; se sono monaci o laici, di escluderli dalla comunione.
8a sessione, 23 ottobre 787.
Elezioni ai sacri ministeri
604. Qualsiasi elezione di un Vescovo, di un Sacerdote o di un diacono fatta dai principi è nulla, secondo ilcanone (Canone degli Apostoli 30) che dice: Se un Vescovo, ricorrendo a principi secolari, entra per mezzo di questi inpossesso di una chiesa, sia deposto e con tutti coloro che accettano la sua comunione. Infatti, colui che debba essere elevato all’Episcopato deve essere eletto dai Vescovi, come è stato deciso dai santi Padri riuniti a Nicea, nel canone (can. 4) che dice: È molto opportuno che un Vescovo sia stabilito da tutti i Vescovi della provincia; se ciò dovesse risultare difficile, o per necessità urgenti, o per la lunghezza del cammino, è necessario in ogni caso che tre Vescovi si riuniscano nello stesso luogo, e anche gli assenti diano il loro voto ed esprimano il loro consenso per iscritto – e poi procedere all’ordinazione. La piena autorità su ciò che venga fatto è datain ogni provincia al metropolita.
Sulle immagini, l’umanità di Cristo e la tradizione della Chiesa
605. Ammettiamo le immagini venerabili; chi non le giudica tali, lo sottoponiamo all’anatema.
606. Se qualcuno non confessa che Cristo nostro Dio sia circoscritto secondo l’umanità, che sia anatema…
607.
Se qualcuno non ammette le presentazioni del Vangelo fatte con immagini, sia anatema…
608. Se qualcuno non saluta queste immagini, fatte nel nome del Signore e dei suoi santi, sia anatema.
609. Se qualcuno rifiuta tutta la tradizione scritta o non scritta della Chiesa, sia anatema…
Lettera “Si tamen licet” ai Vescovi di Spagna, tra il 793 e il 794.
L’eresia dell’adozionismo
610. La giustificazione addotta per l’eresia dell’adozione di Gesù Cristo, il Figlio di Dio, deve essere respinta come altre cose, perché si basa su argomenti falsi; in essa si può leggere la zizzania delle parole eretiche da una penna disordinata. Questo la Chiesa cattolica non l’ha mai creduto, non l’ha mai insegnato e non ha mai acconsentito a coloro che l’hanno creduto falsamente.
611. Infatti, egli stesso (Cristo) ha reso noto, a proposito di se stesso, di chi è Figlio, quando ha detto di aver proclamato agli uomini il nome del Padre. Egli dice: “Ho rivelato il tuo Nome agli uomini che mi hai dato dal mondo” Gv XVII,6 . Il Nome del Padre è stato fatto conoscere una volta agli uomini quando si è fatto conoscere come il vero Figlio, non putativo, proprio e non adottivo. Ma è necessario notare che si dice: “agli uomini che mi hai dato”. Di quegli uomini, infatti, che il Padre gli aveva dato e che aveva eletto prima della costituzione del mondo, non fanno parte coloro che lo confessano come figlio adottivo e non come Figlio suo, come se per un momento fosse stato estraneo al Padre o si fosse allontanato da Lui prendendo carne, mentre era un’unica volontà del Padre e del Figlio che il Verbo si facesse carne, come sta scritto: “Fa’ che io faccia la tua volontà; Dio mio, io l’ho voluta” Sal XXXIX, 9. Per questo dice altrove: “Salgo al Padre mio e Padre vostro” Gv XX, 17. Dice proprio “mio” e “vostro”, cioè suo non per grazia ma per natura, ma nostro per grazia di adozione. Inoltre, il Figlio non è mai stato, perché il Padre non è mai stato. Sempre e ovunque lo chiama espressamente suo Padre. Il Padre mio – dice – opera fino ad ora e anch’io opero” (Gv V, 17); e ancora: “Padre, glorifica il tuo Figlio, affinché il tuo Figlio glorifichi te” (Gv XVII, 1), e: “Quello che il Padre mio mi ha dato è più grande di tutte le cose” (Gv X, 29). – Ma se nelle loro astute prevaricazioni pensano che tutto ciò che abbiamo esposto sia da riferire solo alla divinità del Figlio di Dio, dicano dove Egli ha mai detto con un sentimento comune a noi “Padre nostro”. “Il Padre vostro – dice – sa di cosa avete bisogno”. Non dice “nostro”, come se fosse stato adottato con noi per grazia. E altrove: “Siate dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt V, 48). Perché non ha detto “nostro”? Perché Egli è altrimenti nostro ed altrimenti suo. Poi dice ancora: “Se voi, che siete cattivi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà uno spirito buono a coloro che lo pregano? “Lc XI, 13 ecc. Poi Paolo, il vaso scelto, dice: “Dio non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi”, Rm VIII, 32. Sappiamo infatti che non è stato consegnato secondo la divinità, ma secondo il suo essere vero uomo.
Concilio di Francoforte (sul Meno), intorno al giugno 794.
a) Lettera sinodale dei Vescovi del regno dei Franchi ai vescovi di Spagna.
612. .. Infatti, all’inizio della vostra lettera troviamo scritto che affermate: “Confessiamo e crediamo che Dio, il Figlio di Dio, sia stato generato dal Padre prima di tutti i secoli e senza inizio, coeterno e consustanziale, non per adozione ma secondo la discendenza”. Allo stesso modo, nello stesso luogo leggiamo: “Confessiamo e crediamo che, fatto da donna, fatto sotto la legge, Gal IV,4, non è Figlio di Dio per discendenza ma per adozione, non per natura ma per grazia. Questo è il serpente che si nasconde tra gli alberi da frutto del paradiso per ingannare tutti gli incauti…”.
613. Allo stesso modo, ciò che avete aggiunto di seguito, non lo abbiamo trovato affermato nella professione di fede del simbolo niceno: “in Cristo due nature e tre sostanze” Lettera “regi regum” all’Imperatore Costantino IV intorno all’agosto 682 e “uomo deificato” e “Dio umanizzato“. Qual è la natura dell’uomo, se non l’anima e il corpo? O qual è la differenza tra “natura” e “sostanza”, per cui dovremmo parlare di tre sostanze e non semplicemente, come dicono i santi Padri, confessare nostro Signore Gesù Cristo vero Dio e vero uomo in una sola Persona? Ma la persona del Figlio è rimasta nella Santa Trinità; a questa Persona è stata unita la natura umana, così che c’è una sola Persona, Dio e uomo, non un uomo divinizzato e un Dio umanizzato, ma Dio uomo e l’uomo Dio: per l’unità della Persona, un solo Figlio di Dio, e lo stesso Figlio dell’uomo, Dio perfetto, uomo perfetto. L’uomo è perfetto solo con l’anima e il corpo…; né neghiamo che in Cristo siano realmente presenti questi tre elementi, cioè la divinità, l’anima e il corpo. Ma poiché Egli è veramente chiamato Dio e uomo, nel nome “Dio” è designato tutto ciò che è di Dio, e in quello di “uomo” è compreso tutto ciò che è uomo. Perciò è sufficiente confessare in Lui l’uno e l’altro: la perfetta sostanza della divinità e la perfetta sostanza dell’umanità… L’uso ecclesiastico è di nominare in Cristo due sostanze, quella di Dio e quella di uomo….
614. Se dunque è vero Dio colui che è nato dalla Vergine, come può essere figlio adottivo o schiavo? Infatti non osate confessare Dio come schiavo o come figlio adottivo; e anche se il profeta lo chiamò schiavo, non fu per la condizione di servitù, ma per l’obbedienza dell’umiltà con cui divenne per il Padre “obbediente fino alla morte”.
b) Capitolare del Concilio.
Condanna degli adozionisti.
615. Can. 1… All’inizio dei capitoli l’empia e blasfema eresia dei vescovi Elifandro di Toledo e Felice di Urgel e dei loro seguaci, che nel loro falso pensiero affermavano per il Figlio di Dio un’adozione: cosa che tutti i suddetti santissimi Padri con una sola voce contraddissero e respingessero, e decisero che questa eresia dovesse essere estirpata del tutto dalla santa Chiesa.
LEONE III: 27 dicembre 795-12 giugno 816
Concilio del Friuli, 796 o 797: professione di fede. Symbolo.
La Trinità divina.
616. (Dopo il Simbolo di Costantinopoli segue questo): Ma la santa Trinità, perfetta, inseparabile, ineffabile e vera, cioè il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo, la confesso senza divisione nell’unità della natura, perché Dio è trino e uno; cioè trino per la distinzione delle Persone, uno per la sostanza inseparabile della Divinità. Crediamo, quindi, che queste tre Persone… non siano solo in apparenza o come ipotizzato, ma vere, sussistenti, coeterne, coeguali e consustanziali…
617. Il Padre, vero Dio, è veramente e propriamente Padre, che da Se stesso, cioè dalla sua sostanza, ha generato il vero Figlio fuori dal tempo e senza inizio, coeterno, consustanziale e coeguale con Lui. E il Figlio, vero Dio, è veramente e propriamente Figlio, che è stato generato dal Padre in tutti i secoli… E mai il Padre fu senza il Figlio, né il Figlio senza il Padre. … – E lo Spirito Santo, vero Dio, è veramente e propriamente lo Spirito Santo: non generato né creato, ma procedente dal tempo e inseparabile dal Padre e dal Figlio. Era, è e sarà sempre consustanziale, coeterno e uguale al Padre e al Figlio. E mai il Padre o il Figlio sono stati senza lo Spirito Santo, né lo Spirito Santo senza il Padre e il Figlio.
618. Perciò le opere della Trinità sono sempre inseparabili, e nella Trinità non c’è nulla di diverso, dissimile o disuguale; nulla è diviso nella natura, nulla è confuso nelle Persone, nulla è maggiore o minore, nulla è prima o dopo, nulla è superiore; ma una sola e medesima potenza, una sola e medesima maestà, per sempre coeterna e consustanziale….
Cristo, Figlio di Dio per natura, non per adozione.
619. Ma di questa ineffabile Trinità, solo la Persona del Verbo, cioè del Figlio… è scesa dal cielo da cui non si è mai allontanata. Si è incarnato per mezzo dello Spirito Santo e si è fatto vero uomo dalla sempre vergine Maria, e rimane vero Dio. E la nascita umana e temporale non ha pregiudicato questa nascita senza tempo, ma il vero Figlio di Dio e il vero Figlio dell’uomo sono nell’unica Persona di Cristo Gesù; Egli non è: altro che è Figlio dell’uomo e altro che è Figlio di Dio, ma uno e lo stesso è Figlio di Dio e Figlio dell’uomo, in entrambe le nature, quella divina e quella umana, vero Dio e vero uomo; non è un Figlio di Dio putativo, ma vero; non un figlio adottivo, ma il suo stesso Figlio, perché mai la natura umana che ha assunto lo ha allontanato dal Padre. Perché solo Lui è nato senza peccato, perché solo Lui si è incarnato, uomo nuovo, dallo Spirito Santo e dalla Vergine immacolata. Egli è consustanziale a Dio Padre nella sua natura, cioè divina; consustanziale anche alla madre, senza macchia di peccato, nella nostra natura, cioè umana. Perciò confessiamo che in ciascuna delle due nature Egli sia Figlio di Dio e non figlio adottivo, perché, senza confusione e senza separazione, avendo assunto la natura umana, uno e lo stesso è Figlio di Dio e Figlio dell’uomo. È Figlio del Padre per natura secondo la divinità, e Figlio della madre per natura secondo l’umanità, ma propriamente Figlio del Padre in entrambi.
PASQUALE I: 25 gennaio 817 – 11 febbraio 824.
EUGENIO II: febbraio – maggio 824 – agosto 827
VALENTINO: agosto – settembre 827
GREGORIO IV: settembre (?)827 – gennaio 844
SERGIO II : gennaio 844 – 27 gennaio 847
LEONE IV : 10 aprile 847 – 17 luglio 855
Concilio di Pavia, 850.
Il Sacramento dell’unzione degli infermi.
620. (8) Anche questo salutare Sacramento, che l’Apostolo Giacomo raccomanda dicendo: “Se qualcuno di voi è malato?… gli sarà perdonato” (Giacomo V, 14), deve essere fatto conoscere al popolo con un’abile predicazione: si tratta infatti di un mistero grande e desiderabilissimo, con il quale, se viene chiesto con fede, il peccato viene perdonato e di conseguenza anche la salute corporale viene ristabilita… Ma bisogna sapere che se l’ammalato si dà alla penitenza pubblica, non può ricevere il rimedio di questo mistero, se prima non abbia ottenuto la riconciliazione e non ha potuto ricevere il corpo e il sangue di Cristo. Infatti, a colui al quale sono proibiti gli altri Sacramenti, non sarà in nessun caso permesso di usare questo.
Concilio di Quierzy, maggio 853
Libero arbitrio e predestinazione dell’uomo.
621. Cap. 1. Dio onnipotente creò l’uomo integro, senza peccato e dotato di libero arbitrio, e lo pose in Paradiso, con l’intenzione di farlo dimorare nella santità della giustizia. L’uomo, avendo abusato del suo libero arbitrio, peccò e cadde, e divenne “una massa di perdizione” (Sant’Agostino), di tutto il genere umano. Ma Dio, buono e giusto, ha scelto da questa massa di perdizione, secondo la sua prescienza, quelli che ha predestinato per grazia (Rm VIII, 29; Eph I, 11) alla vita, e li ha predestinati alla vita eterna; gli altri, quelli che il giudizio della sua giustizia ha innalzato nella massa di perdizione, sapeva in anticipo che si sarebbero persi, ma non li ha predestinati alla perdizione; tuttavia, li ha predestinati ad un castigo eterno, perché è giusto. E per questo si parla di un’unica predestinazione, che ha a che fare o con il dono della grazia o con il castigo della giustizia.
622. Cap. 2. Abbiamo perso il libero arbitrio nel primo uomo, e lo abbiamo ricevuto per mezzo di Cristo nostro Signore, e il libero arbitrio lo abbiamo per il bene, aiutato dalla grazia, e il libero arbitrio lo abbiamo per il male, abbandonati dalla grazia. Ma il libero arbitrio lo abbiamo, perché è liberato dalla grazia e guarito dalla corruzione per mezzo della grazia.
623. Cap. 3. Dio onnipotente vuole che “tutti gli uomini”, senza eccezione, “siano salvati” (1 Tm II, 4), anche se non tutti sono salvati. Il fatto che alcuni si salvino è un dono di Colui che salva; il fatto che alcuni si perdano è la retribuzione di coloro che si perdono.
624. Cap. 4. Come non c’è stato, non c’è e non ci sarà nessun uomo la cui natura non sia stata assunta in Cristo Gesù nostro Signore, così non c’è, non c’è stato e non ci sarà nessun uomo per il quale Egli non abbia sofferto, anche se non tutti sono redenti dal mistero della sua Passione. Il fatto che non tutti siano redenti dal mistero della sua Passione non riguarda la grandezza o l’abbondanza della Redenzione, ma la parte degli infedeli e di coloro che non credono in quella fede che “opera per mezzo della carità”, (Gal V, 6); perché il calice della salvezza degli uomini, composto dalla nostra debolezza e dalla potenza divina, contiene ciò che è utile per tutti; ma se non si beve da esso, non si è guariti.
Concilio di Valencia, 8 gennaio 855.
Predestinazione.
625. Can. 1… Evitiamo, con ogni sforzo, nuove espressioni e discorsi presuntuosi che possono avere più effetto nell’accendere la brace delle dispute e degli scandali tra i fratelli che nell’apportare qualsiasi edificazione nel timore di Dio. Tuttavia, senza esitare, ascoltiamo con riverenza e sottomettiamo le nostre menti con obbedienza a quei maestri che trattano la parola di verità in modo pio e giusto, e a coloro che hanno spiegato le Sacre Scritture in modo particolarmente luminoso, cioè a Cipriano, Ilario, Ambrogio, Girolamo, Agostino e altri che riposano nella pietà cattolica, e con tutte le nostre forze abbracciamo ciò che hanno scritto per la nostra salvezza. Infatti, sul tema della prescienza di Dio e della predestinazione, e su altre questioni per le quali è apparso che i fratelli abbiano provato non poco scandalo, riteniamo di dover tenere ben fermo solo ciò che per la nostra gioia abbiamo tratto dal grembo materno della Chiesa.
626. Can. 2. Noi riteniamo fedelmente che “Dio conosca ed abbia conosciuto in anticipo da tutta l’eternità sia il bene che il bene avrebbe fatto, sia il male che il male avrebbe commesso”, perché abbiamo la parola della Scrittura che dice: “Dio eterno che conosce le cose nascoste, che conosce tutte le cose prima che siano”; e ci compiacciamo di ritenere che “sapeva in anticipo, in modo assoluto, che i buoni sarebbero stati buoni per la sua grazia, e che avrebbero ricevuto per questa stessa grazia la ricompensa eterna; e sapeva in anticipo che i malvagi sarebbero stati malvagi per la loro stessa malvagità, e che sarebbero stati condannati dalla sua giustizia alla pena eterna”; come secondo il Salmista: “Perché Dio ha potenza e il Signore ha misericordia, che dà a ciascuno secondo le sue opere” (Sal. LXI, 12ss.), e come nella dottrina apostolica: “A coloro che con la perseveranza nel bene cercano la gloria, l’onore e l’incorruttibilità, la vita eterna; ma a coloro che per ribellione non aderiscono alla verità, riponendo la loro fiducia nell’iniquità, ira e sdegno, tribolazione e angoscia per ogni anima umana che commette il male” (Rm II, 7-10). Nello stesso senso lo stesso dice altrove: “Nella rivelazione del Signore nostro Gesù Cristo dal cielo con gli angeli della sua potenza, che si vendicherà con fuoco ardente di coloro che non conoscono Dio e non obbediscono al vangelo del Signore nostro Gesù Cristo, i quali subiranno la pena eterna nella rovina,… quando verrà per essere glorificato nei suoi santi e per essere ammirato in tutti coloro che credono” (2Ts I,7-10).
627. Inoltre, la prescienza di Dio non ha imposto a nessun malvagio una necessità che gli avrebbe impedito di essere altro, ma ciò che sarebbe stato per sua volontà, in quanto Dio che conosce tutte le cose prima che siano, lo sapeva in anticipo a motivo della sua onnipotente ed immutabile maestà. “Né crediamo che qualcuno sia condannato a causa di un giudizio che egli (Dio) ha emesso in anticipo, ma a causa della propria iniquità. E questi malvagi non periscono perché non hanno potuto essere buoni, ma perché non hanno voluto esserlo e con il loro vizio sono rimasti nella massa della dannazione, o per demerito originario o anche per demerito attuale”.
628. Can. 3. Anche sul tema della predestinazione abbiamo deciso, e lo manteniamo fedelmente, secondo l’Autorità Apostolica che dice: “Il vasaio non ha forse il potere di fare della stessa pasta un vaso destinato ad essere un vaso nobile e un altro destinato ad un uso ignobile? ” (Rm IX, 21), aggiungendo subito: “Se dunque Dio, volendo mostrare la sua ira e manifestare la sua potenza, sopportò con grande pazienza i vasi d’ira pronti o preparati per la perdizione, per mostrare le ricchezze della sua grazia nei vasi di misericordia che ha preparato per la gloria” (Rm IX, 22 ss.). Affermiamo con fiducia la predestinazione degli eletti alla vita e la predestinazione degli empi alla morte; nell’elezione di coloro che devono essere salvati, tuttavia, la misericordia di Dio precede il merito, mentre nella dannazione di coloro che devono perire, il demerito precede il giusto giudizio di Dio. “Con la predestinazione Dio ha determinato solo ciò che Egli stesso avrebbe fatto o con la misericordia gratuita o con il giusto giudizio”, secondo la Scrittura, che dice: “Egli ha fatto ciò che sarà”, (Isaia XLV:11; Sept.); nei malvagi, tuttavia, Egli conosceva in anticipo la loro malvagità, perché proveniva da loro; non l’ha predestinata, perché non proveniva da Lui.
629. Ma il castigo che segue il loro demerito, come Dio che vede tutte le cose in anticipo, lo conosceva e lo destinava in anticipo, perché è giusto, Colui presso il quale, come dice Sant’Agostino, c’è sia un giudizio fisso che una certa prescienza per ogni cosa. A questo corrisponde la parola del Saggio: “I giudizi sono preparati per gli schernitori e le mazze che colpiscono per i corpi degli stolti” (Pr XIX, 29). Da questa immutabilità della prescienza e della predestinazione di Dio, per cui le cose future sono già avvenute ai suoi occhi, si possono comprendere anche le parole dell’Ecclesiaste: “Ho visto che tutte le opere che Dio ha fatto rimangono per sempre”. Non si può aggiungere né togliere nulla a ciò che Dio ha fatto, perché sia temuto” (Qo III, 14). Ma che ci siano uomini predestinati al male dalla potenza divina”, in modo che, per così dire, non possano essere altro, “non solo non lo crediamo, ma se c’è qualcuno che vuole credere una cosa così malvagia, con tutta la nostra detestazione”, come anche il Concilio di Orange, “gli diciamo: anatema”.
630. Cap. 4. Anche riguardo alla Redenzione per mezzo del Sangue di Cristo: a causa del grandissimo errore che è sorto su questo argomento, tanto che alcuni, come indicano i loro scritti, definiscono che sia stato versato anche per quegli empi che, dall’inizio del mondo fino alla Passione del Signore, sono morti nella loro empietà e sono stati puniti con la dannazione eterna, e che contro questa parola profetica: “Io sarò la tua morte, o morte, io sarò il tuo flagello, nel ferro” (Os XIII, 14), abbiamo deciso che dobbiamo semplicemente e fedelmente ritenere e insegnare secondo la verità del Vangelo e degli Apostoli che dobbiamo ritenere che questo premio sia stato dato solo per coloro di cui nostro Signore stesso dice: “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, affinché chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia la vita eterna” (Gv III, 14-16), e l’Apostolo dice: “Cristo è stato offerto una volta per tutte per togliere i peccati di molti” (Eb IX, 28).
631. Per quanto riguarda i quattro capitoli che sono stati imprudentemente accettati dal consiglio dei nostri fratelli, a causa della loro inutilità e persino dannosità, e dell’errore contrario alla verità; ma anche gli altri) – diciannove capitoli, frutto di un ragionamento inetto e che – anche se se ne vantano – non sono sostenuti da alcuna erudizione secolare, in cui si trova più un’invenzione del diavolo che un qualsiasi argomento di fede: le sottraiamo completamente all’ascolto devoto dei fedeli e, affinché siano preservati in tutto da queste e simili cose, le proibiamo con l’autorità dello Spirito Santo; riteniamo inoltre che coloro che introducono novità debbano essere castigati per non essere colpiti ancora più duramente.
632. Allo stesso modo riteniamo che sia necessario affermare con molta fermezza che tutta la moltitudine dei fedeli che sono stati rigenerati “con acqua e Spirito Santo” (Gv III, 5), che sono stati così realmente incorporati nella Chiesa e, secondo la dottrina apostolica, battezzati nella morte di Cristo (Rm VI, 3), sono stati lavati dai loro peccati nel suo sangue; Perché non ci sarebbe stata in loro una vera rigenerazione se non ci fosse stata anche una vera Redenzione; perché nei Sacramenti della Chiesa non c’è nulla di vano, nulla di ingannevole, ma tutto è vero e sostenuto dalla sua verità e sincerità. Tuttavia, di questa stessa moltitudine di fedeli e di redenti, alcuni si salvano con la salvezza eterna, perché per grazia di Dio sono rimasti fedeli alla sua Redenzione, portando nel cuore la parola del Signore stesso: “Chi persevererà fino alla fine sarà salvo (Matt. X, 22. XXIV, 13). Gli altri, che non hanno voluto rimanere nella salvezza della fede ricevuta all’inizio, e che hanno preferito cancellare la grazia della Redenzione con una dottrina od una vita depravata piuttosto che conservarla, non raggiungono in alcun modo la pienezza della salvezza e il conseguimento della beatitudine eterna. Rm VI, 3 Gal III, 27 Eb X, 22 Eb. 22 sgg. 26, 28 segg..)
633. Cap. 6. Allo stesso modo, riguardo alla grazia per la quale coloro che credono sono salvati, e senza la quale la creatura ragionevole non è mai vissuta in modo beato, e riguardo al libero arbitrio ferito dal peccato nel primo uomo, ma restaurato e guarito dalla grazia del Signore Gesù, confessiamo nel modo più fermo e con piena fede quella stessa cosa che i santi Padri, con l’autorità delle sante Scritture, ci hanno insegnato a ritenere, ciò che hanno professato il Concilio africano (222) e il Concilio di Orange (370-397), ciò che hanno sostenuto i beatissimi Pontefici della Sede Apostolica (238-249) per la fede cattolica, e anche per quanto riguarda la natura e la grazia non ci permettiamo in alcun modo di andare in un’altra direzione. Per quanto riguarda le argomentazioni insensate ed i pettegolezzi delle donne anziane (1Tm IV, 7) e la poltiglia dei seguaci di Scoto, – che ripugnano in modo nauseante alla purezza della fede in ciò che in questi tempi pericolosi e difficili e, per aumentare ulteriormente il nostro lavoro, è aumentata in modo miserabile e deplorevole fino a spezzare la carità – la rifiutiamo completamente affinché le menti cristiane non siano corrotte da essa e non si allontanino dalla semplicità e dalla purezza della fede che è in Cristo Gesù (2Co XI, 3) e nella carità di Cristo esortiamo la carità fraterna a frenare il suo udito guardandosi da tali cose.
BENEDETTO III: luglio 855-17 aprile 858.
TUTTO IL DENZINGER SENTENZA PER SENTENZA (14) “da NICCOLÓ I a LEONE IX”