TUTTO IL DENZINGER SENTENZA PER SENTENZA (12) “da LEONE II a GREGORIO II”

TUTTO IL DENZINGER SENTENZA PER SENTENZA DAGLI APOSTOLI A S.S. PIO XII (12)

HENRICUS DENZINGER

ET QUID FUNDITUS RETRACTAVIT AUXIT ORNAVIT

ADOLFUS SCHÖNMATZER S. J.

ENCHIRIDION SYMBOLORUM DEFINITIONUM ET DECLARATIONUM

De rebus fidei et morum

HERDER – ROMÆ – MCMLXXVI

Imprim.: Barcelona, José M. Guix, obispo auxiliar

(Da Leone II a Gregorio II)

LEONE II: 17 agosto 682-3 Luglio 683

561-563: Lettera “regi regum” all’imperatore Costantino IV intorno all’agosto 682

Conferma delle decisioni del III Concilio di Costantinopoli contro i monoteliti ed il Papa Onorio I.

561. Abbiamo appreso infatti che il santo e grande sinodo universale (Costantinopoli III) pensava lo stessocome tutto il Concilio riunito intorno a questa santa Sede apostolica (Concilio di Roma a. 680)… e che ha confessato, in accordo con noi: Che nostro Signore Gesù Cristo sia uno della santa ed indivisibile Trinità, che esista da e in due nature, senza confusione, senza separazione, senza divisione; che Egli sia un solo e medesimo Dio perfetto e che sia uno e lo stesso, perfetto Dio e perfetto uomo, rimanendo intatta la proprietà di ciascuna delle due nature che sono unite in Lui; che uno e medesimo abbia operato le cose divine come Dio, ed operato inseparabilmente le cose umane come uomo, con la sola eccezione del peccato; ed il Concilio ha veramente affermato che per questo motivo abbia anche due volontà naturali e due operazioni naturali per le quali la verità delle sue nature è principalmente manifestata, così che la differenza possa essere chiaramente riconosciuta, ed anche la verità delle due nature, a partire dalle quali e nelle quali esiste un solo e medesimo nostro Signore Gesù Cristo; per questo motivo abbiamo effettivamente riconosciuto che questo santo … sesto sinodo … si sia attenuto senza fallo alla predicazione apostolica, che sia in accordo in tutto e per tutto con la definizione dei cinque Concili universali, e che non abbia aggiunto o sottratto nulla alla definizione dei cinque Concili universali, né abbia sottratto nulla alle determinazioni della vera fede, ma che sia andato avanti con grande rettitudine sulla via regale ed evangelica; ed in essi ed attraverso di essi sia stata mantenuta l’elaborazione dei santi dogmi e della dottrina dei Padri approvati della Chiesa cattolica…

562. E poiché (il sinodo di Costantinopoli) ha proclamato in tutta la sua pienezza… la definizione della fedeche anche la Sede Apostolica del beato apostolo Pietro… ha accolto con riverenza, per questo motivo anche Noi e per mezzo del nostro ministero, questa venerabile Sede Apostolica, per unanime consenso,diamo il nostroa ciò che è stato definito da esso, e lo confermiamo con l’autorità delBeato Pietro…

563. E allo stesso modo anatemizziamo gli inventori del nuovo errore, cioè Teodoro, il Vescovo di Farano, Ciro di Alessandria, Sergio, Pirro… e anche Onorio che non ha purificato questa Chiesa apostolica con l’insegnamento della tradizione apostolica, ma ha cercato di sovvertire la fede immacolata in un empio tradimento (testo greco: ha permesso che la Chiesa immacolata fosse contaminata da un empio tradimento).

Benedetto II: 26 giugno 684-8 maggio 685

14° Concilio di Toledo, 14-20 novembre 684.

Le proprietà delle due nature in Cristo.

564. (cap. 8) Ma ora… predichiamo (ai fedeli), riassumendo il tutto in una breve definizione,che essi devono effettivamente riconoscere che le proprietà indivisibili delle due nature rimangono nell’unica Persona di Cristo, il Figlio di Dio, senza divisione né separazione, come pure senza cambiamento, l’una della Divinità, l’altra dell’uomo, l’una in cui è stato generato da Dio Padre, l’altra in cui è nato da Maria Vergine. L’una e l’altra delle suenascite sono dunque complete, entrambe perfette, non possedendo nulla di meno della divinità e non prendendo nulla di imperfetto dell’umanità; Egli non è diviso dal raddoppio delle nature, ma perfetto Dio e perfetto uomo, senza alcun peccato, è l’unico Cristo nella singolarità della Persona.Esistendo dunque come uno in entrambe le nature, risplende nei segni della divinità ed è sottoposto alle sofferenze dell’umanità. Infatti, non è altro che sia stato generato dal Padre ed altro dalla madre, sebbene sia nato in modo diverso dal Padre e dalla madre: tuttavia lo stesso non è diviso tra i due tipi di natura, ma è uno e lo stesso, essendo contemporaneamente Figlio di Dio e Figlio dell’uomo. Egli vive anche se muore, e muore anche se vive; è impassibile anche se soffre; non soccombe alle sofferenze; non ne è soggetto nella divinità e non vi sfugge nell’umanità; la natura della divinità gli dà il potere di non morire, la sostanza dell’umanità gli dà il potere di non voler morire e di poterlo fare; con l’una condizione è ritenuto immortale, con l’altra, quella dei mortali, Egli muore. È per l’eterna volontà della Divinità che ha assunto l’uomo che ha preso; è per la volontà dell’uomo che ha preso che la volontà umana sia soggetta a Dio. Per questo Egli stesso dice al Padre: “Padre, non la mia volontà, ma la tua sia fatta”‘ (Lc. XXII, 42), mostrando così che l’una è la volontà divina con cui l’uomo è stato assunto, l’altra la volontà dell’uomo con cui si debba obbedire a Dio.

(Cap. 9) Perciò, in accordo con la differenza di queste due nature, dobbiamo anche proclamare le proprietà di due volontà ed attività inseparabili.

(Cap. 10) … Se dunque qualcuno prende qualcosa della divinità da Gesù Cristo, il Figlio di Dio nato dal seno della Vergine Maria, o sottrae qualcosa all’umanità che Egli ha assunto, con la sola eccezione della legge del peccato, e se non crede sinceramente che esista come vero Dio e uomo perfetto in una sola Persona, sia anatema!

GIOVANNI V: 23 luglio 685 – 2 agosto 686

CONONE: 21 ottobre 686 – 21 settembre 687

SERGIO I: 15 dicembre 687-8 Settembre 701

15° Concilio di Toledo, iniziato l’11 maggio 688

Apologia di Giuliano

Dichiarazione sulla Trinità divina e sull’Incarnazione

566. (1) … Siamo venuti a sapere che in questo Liber responsionis fidei nostræ, che abbiamo inviato alla Chiesa romana per mezzo del regionario Pietro, sia apparso al suddetto Papa (Benedetto II) che il primo capitolo fosse stato da noi stabilito in modo imprudente, dove dicevamo a proposito dell’essenza divina:”La volontà genera la volontà come la sapienza genera la sapienza”. Quest’uomo l’ha trascurato in una lettura frettolosa, e quindi ha pensato che avremmo usato queste espressioni in modo relativo o nel senso di un paragone con la mente umana; e quindi è stato indotto ad ammonirci nella sua risposta dicendo: “Sappiamo dall’ordine naturale che il verbo ha origine dalla mente, come la ragione e la volontà; e questi termini non possono essere invertiti dicendo: come la parola e la volontà procedono dallo spirito, così anche lo spirito procede dalla parola o dalla volontà”;ed è a causa di questo paragone che il Romano Pontefice pensava che non si potesse dire “volontà dalla volontà” (ex voluntate).Per quanto ci riguarda, non è nel senso di questo paragone con la mente umana, né in senso relativo, ma secondo l’essenza che abbiamo detto: la volontà dalla volontà (ex voluntate), come anche la sapienza dallasapienza (ex sapientia). Per Dio, infatti, essere è la stessa cosa che volere, e volere la stessa cosa che sapere. Questo non si può dire dell’uomo. Per l’uomo, infatti, altro è ciò che si è senza volere, e un’altra cosa è volere anche senza sapere. Ma non è così in Dio, perché la sua natura è così semplice; e quindi per Lui essere è la stessa cosa che volere e sapere…

567. (4) Per passare anche all’esame del secondo capitolo in cui lo stesso Papa pensava che noiavessimo detto imprudentemente che abbiamo tre sostanze in Cristo, il Figlio di Dio:Come non ci siamo vergognati di difendere ciò che sia vero, così forse alcuni si sono vergognati di ignorare ciò che sia vero. Chi, infatti, non saprebbe che ogni uomo è fatto di due parti? (Cfr. 2 Cor IV,16 Sal LXII, 2)

(5) Contrariamente a questa regola, nelle Scritture troviamo anche che si possa intendere l’uomo nella sua totalità quando di solito viene nominata la carne, o che la perfezione dell’uomo intero possa essere designata quando a volte si parla solo dell’anima. Ecco perché la natura divina e la natura umana ad essa associata possono essere dette tre sostanze in senso letterale e due sostanze in senso figurato.

Ma altro è esprimere l’uomo intero con una proprietà, altra cosa è intenderlo come un tutto di una parte. C’è infatti un modo di parlare che viene spesso usato spesso nelle Sacre Scritture, con il quale si designa il tutto con una parte: così questo uso figurato è chiamato dai grammatici anche “sineddoche”.

La Trinità divina.

568. (Art. 1) Noi crediamo e confessiamo che Colui che è l’autore di tutte le creature contenute nel triplice edificio del mondo e che le conserva sia l’indivisibile Trinità.

(2) cioè il Padre, che è la fonte e l’origine di tutta la divinità; il Figlio, che è l’immagine completa di Dio perché in Lui è stata espressa l’unione con la gloria del Padre, generato ineffabilmente dal seno del Padre prima dell’avvento di tutti i secoli; e lo Spirito Santo, che procede dal Padre e dal Figlio senza inizio.

569. (3) Sebbene questi tre siano separati dalla distinzione delle Persone, tuttavia non sono mai separati nella Maestà del potere, poiché la loro divinità è dimostrata essere uguale ed inseparabile. E tuttavia, sebbene il Padre abbia generato il Figlio, il Figlio non è uguale al Padre, né il Padre uguale al Figlio, né lo Spirito Santo è uguale al Padre e al Figlio, ma è solo lo Spirito del Padre e del Figlio, Lui stesso uguale al Padre e al Figlio. (4) Non si deve credere che in questa Santa Trinità ci sia qualcosa che sia creato, asservito e servito; né che in Essa sia sorto in qualche modo qualcosa di avventizio o surrettizio, che sarebbe stabilito che un tempo non avrebbe avuto. …

(6) Sebbene per queste Persone, in ciò che sono in relazione a Se stesse, non si possa trovare alcuna possibilità di separazione, c’è però, per quanto riguarda la distinzione, qualcosa per cui il Padre non trae la sua origine da nessuno, il Figlio esiste perché il Padre genera e lo Spirito Santo procede dall’unione del Padre e del Figlio.

(10) E quando diciamo questo, non confondiamo le proprietà delle Persone, né separiamo l’unità della sostanza; né si deve pensare che in questa santa Trinità qualcosa sia maggiore o minore, né che qualcosa sia imperfetta o soggetta a cambiamenti. …

570. (12) Pertanto, in questa Santa Trinità c’è qualcosa che debba essere confessato senza distinzioni. Poiché il Padre ed il Figlio e lo Spirito Santo sono ciascuno per sé, il Padre deve essere creduto senza distinzione come un unico Dio con il Figlio e lo Spirito Santo. Ma per quanto riguarda larelazione, la proprietà delle tre Persone deve essere proclamata in modo distinto, come lo proclama l’Evangelista: Andate ed ammaestrate tutte le nazioni nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. (Mt XXVIII, 19). Infatti, parliamo di “relazione” nella misura in cui una Persona si riferisce all’altra; infatti, quando diciamo “Padre”, non intendiamo la Persona del Figlio, e quando si dice “Figlio” si dimostra che il Padre è inequivocabilmente presente in Lui. (13) Ma con il termine “Spirito Santo”, con il quale non si designa l’intera Trinità, ma la terza Persona della Trinità, la Persona che è nella Trinità, si indica la terza Persona della Trinità; non è del tutto chiaro come, nel senso della relazione, si rapporti alla Persona del Padre e del Figlio; infatti, se parliamo di Spirito Santo del Padre, non si parla in modo correlativo del Padre dello Spirito Santo, per cui non si intende lo Spirito Santo come Figlio; tuttavia, per gli altri termini con cui si designa la Persona dello Spirito Santo, è chiaro che si implichi la relazione. (14) È come “dono” in particolare che intendiamo lo Spirito Santo, che è noto per essere la terza Persona della Trinità, per il motivo che è dato ai credenti dal Padre e dal Figlio, con i quali, secondo la fede, è di una sola essenza; perciò, se parliamo del “dono del donatore” e del “donatore del dono”, la relazione è indubbiamente spiegata; questo, per evitare il biasimo, deve essere preso anche dal termine stesso “Spirito Santo”.

Cristo, il Figlio di Dio incarnato.

571. (16) Perciò, sebbene le opere della Trinità siano inseparabili, noi professiamo che non è stata l’intera Trinità a prendere carne, ma solo il Figlio di Dio che è stato generato dalla sostanza di Dio Padre prima dei secoli, e che alla fine dei secoli è nato dalla Vergine Maria secondo la Parola di Dio. Secondo il testo evangelico, “il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. (Gv I, 14) …

(18) … La profezia dell’Angelo, secondo la quale lo Spirito Santo sarebbe sceso su di Lei (la Vergine Maria) e la potenza dell’Altissimo, che è il Figlio di Dio Padre, l’avrebbe adombrata (Lc 1,35) mostra che l’intera Trinità cooperi con la carne del Figlio di Dio.

(19) Infatti, come la Vergine conservava il suo pudore verginale prima del concepimento, così dopo la nascita non ha subito alcun danno alla sua integrità; perché ha concepito come una vergine, ha partorito come una vergine, e dopo il parto ha conservato il pudore dell’incorruzione senza che le venisse tolto.

572. (22) Che il Figlio di Dio, generato dal Padre increato, vero da vero, perfetto da perfetto, uno da uno,tutto da tutto, Dio senza inizio, abbia preso un uomo perfetto da Maria, la santa e inviolata.

(23) Come gli attribuiamo la perfezione dell’uomo, così crediamo che sia un uomo perfetto, così crediamo che in Lui ci siano due volontà, una della sua divinità, l’altra della nostra umanità; (24) ciò è reso pienamente manifesto dalle parole dei quattro evangelisti quando il nostro Redentore parla: “Padre mio, se è possibile che questo calice si allontani da me, ma non come voglio io, ma come vuoi Tu”, (Mt XXVI,39); e ancora: “Non sono venuto a fare la mia volontà, ma quella di Colui che mi ha mandato (Gv VI,38)…

(25) Con queste parole mostra anche di aver riferito la sua volontà all’uomo che ha assunto, e quella del Padre alla divinità in cui lo stesso è uno e uguale al Padre: infatti, per quanto riguarda l’unità della divinità, la volontà del Padre non è diversa da quella del Figlio, perché c’è una sola volontà dove c’è una sola divinità. Ma per quanto riguarda la natura dell’uomo assunto, altro è la volontà della sua divinità, altro è quella della nostra umanità. (26) Perciò, dicendo: “Non come voglio Io, ma come vuoi Tu”, (Mt XXVI, 39), Egli mostra chiaramente di non volere che ciò che ha detto avvenga secondo la volontà del sentimento umano, ma che, secondo la volontà del Padre, avvenga secondo la volontà di Dio. Ma questa volontà del Padre non è in alcun modo contraria alla volontà del Figlio, perché per coloro per i quali la divinità è una sola, la volontà non può essere diversa, e dove non può esserci diversità nella natura del Padre, non può essere diversa la volontà del Figlio. Se non c’è diversità di natura, si possono tuttavia enumerare in termini generali le cose che possono essere enumerate.

573. (27) Pertanto, anche se è vero che, a causa di una similitudine comparabile secondo la quale la Trinità è chiamata memoria, intelligenza e volontà, questa parola “santa volontà” sia riferita alla Persona dello Spirito Santo, quando usata in sé, è detta secondo la sostanza. (28) Infatti, il Padre è volontà, il Figlio è volontà, lo Spirito Santo è volontà, così come il Padre è Dio, il Figlio è Dio e lo Spirito Santo è Dio, e molte altre cose simili che vengono dette secondo la sostanza da coloro che venerano veramente la fede cattolica, senza alcuna ambiguità. (29) E come è cattolico dire “Dio da Dio”, “luce da luce”, “luminosità da luminosità”, così è una giusta affermazione della fede cattolica dire “volontà da volontà”, come sapienza da sapienza, essenza da essenza; e come Dio, il Padre, generò Dio, il Figlio, così la volontà, il Padre, generò la volontà, il Figlio. (30) E sebbene secondo l’essenza il Padre sia volontà, il Figlio sia volontà, lo Spirito Santo sia volontà, tuttavia non si deve pensare che secondo la relazione siano una cosa sola; perché altro è il Padre che rimanda al Figlio, altro il Figlio che rimanda al Padre, altro lo Spirito Santo che, poiché procede dal Padre e dal Figlio, rimanda al Padre e al Figlio: non un’altra cosa, ma un’altra; perché coloro che hanno nella loro natura di essere uno nella natura della Divinità, hanno una proprietà peculiare nella distinzione delle Persone….

La risurrezione dei morti.

574. (35) Come con la sua risurrezione ci ha dato un esempio, e che vivificandoci, come dopo due giorni ci ha risuscitati dai morti, così vogliamo credere in tutti i modi che anche noi risorgeremo alla fine dei tempi, non nella forma di un’ombra aerea o in quella di una visione immaginaria, come afferma l’opinione reproba di alcuni, ma nella sostanza della vera carne in cui ora stiamo e viviamo; E al momento del giudizio ci troveremo davanti a Cristo e ai suoi santi Angeli, e ognuno riferirà ciò che ha fatto nel suo corpo, sia in bene che in male (2Co V:10) , e riceverà da Lui o per le sue azioni il Regno e la beatitudine senza fine, o per le sue malefatte la morte della dannazione eterna.

575; L’eminenza e la necessità della Chiesa di Cristo.

(36) La santa Chiesa cattolica, che ha questa fede, lavata dall’acqua del Battesimo, redenta dal prezioso Sangue di Cristo, che non ha alcuna ruga nella sua fede e non porta la macchia di un’opera impura, (Efesini V, 23-27), è davvero ricca di segni d’onore, splendente di virtù e risplendente dei doni dello Spirito Santo. (37) Con Cristo Gesù nostro Signore, suo Capo, di cui è senza dubbio il corpo, essa regnerà in eterno; e tutti coloro che non sono ora in essa o che non saranno in essa, che sono separati da essa o che saranno separati da essa, o tutti coloro che nella malvagità della mancanza di fede avranno negato che in essa i peccati siano rimessi, costoro, se non torneranno ad essa con l’aiuto della penitenza e se non crederanno con una fede non macchiata da alcun dubbio a tutto ciò che il sinodo di Nicea…, l’assemblea di Costantinopoli… e l’autorità del primo Concilio di Efeso ha deciso di accogliere, e che la volontà unanime dei santi Padri di Calcedonia o degli altri Concili, o di tutti i santi Padri che sono vissuti nella retta fede, prescrive di mantenere, sono puniti con una sentenza di dannazione eterna, e saranno bruciati alla fine dei tempi con il diavolo e i suoi consorti su una pira ardente.

GIOVANNI VI: 30 ottobre 701 – 11 gennaio 705

GIOVANNI VII: 1° marzo 705 – 18 ottobre 707

SISINNIO: 15 gennaio – 4 febbraio 708

COSTANTINO I: 25 marzo 708 – 9 febbraio 708

GREGORIO II: 19 maggio 715-11 febbraio 731

Lettera “désiderabilem mihi” a Bonifacio del 22 novembre 726.

Forma e ministro del battesimo.

580. Hai reso noto che alcuni sono stati battezzati senza interrogare il Simbolo, da sacerdotiadulteri e sacerdoti indegni. In questa materia, la vostra carità deve attenersi all’antica consuetudine della Chiesa: se qualcuno non sia stato battezzato nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, non è permesso in alcun modo che sia ribattezzato perché non è nel nome di colui che battezza, ma nel nome della Trinità che ha ricevuto il dono di questa grazia. Ed è necessario attenersi a quanto dice l’Apostolo: un solo Dio, una sola fede, un solo battesimo (Eph. IV, 5). Ma vi raccomandiamo di dare loro con uno zelo ancora più grande, un insegnamento spirituale.

Lettera “ta grammata” all’imperatore Leone III, tra il 726 e il 730

La venerazione delle immagini sacre

581. E tu dici che ci prostriamo davanti a pietre, muri e tavole di legno. Non è così, o imperatore; in esse troviamo un richiamo e uno stimolo: esse innalzano le nostre menti pesanti e spesse verso il cielo, ed è questa la ragione dei loro nomi, dei loro titoli incisi, dei loro tratti distintivi,ma non ne facciamo degli dei, come tu sostieni – e che ciò non accada! – perché non riponiamo in loro la nostra speranza. E se si tratta di un’immagine del Signore, diciamo: Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, aiutaci e salvaci. Se è un’immagine della sua santaMadre, diciamo: Tu che hai portato Dio, santa Madre del Signore, intercedi pressoil tuo figlio, nostro vero Dio, per la salvezza delle nostre anime. E per un martire: Santo Stefano, primomartire: tu che hai versato il tuo sangue per Cristo, poiché puoi parlare liberamente con Lui, intercedi perper noi. E per tutti coloro che hanno testimoniato la loro fede nel martirio, questo è ciò che diciamo, queste sono le preghiere che rivolgiamo che offriamo per la loro intercessione; e non è vero, come tu sostieni, o imperatore, che noi chiamiamo i martiri “dèi”.

TUTTO IL DENZINGER SENTENZA PER SENTENZA (13) “da GREGORIO III a BENEDETTO III”

NOVENA A SAN PASQUALE BAYLON

NOVENA A S. PASQUALE BAYLON (inizio 8 maggio, festa il 17 maggio)

m. il 17 mag. 1592, can. da Innoc. XII, 1672.

I. Ammirabile S. Pasquale, che nella umiltà della vostra condizion di guardiano di pecore, non peraltro vi appigliaste allo studio delle umane lettere che per meglio conoscere Iddio e riverir colla recita del piccolo Ufficio la sua SS. Madre, e poi faceste propria delizia il camminar sempre a piedi ignudi, anche fra i dirupi e le spine, il dormire incomodo o sulla terra, o sopra un tavolato, con un tronco per vostro guanciale, e il visitare quotidianamente la santa immagine di Maria, impetrate a noi tutti la grazia di viver sempre staccati da tutte le cose del mondo, di non ambire altra scienza che quella delle legge di Dio, di zelar sempre l’onore della sua SS. Madre, e di avanzarci mai sempre nella evangelica mortificazione, onde assicurarci quel regno che è divinamente promesso a tutti i poveri di spirito. Gloria...

II. Ammirabile S. Pasquale, che, entrato nell’ordine dei Minori, diveniste, sebbene ancor giovine, il modello dei più provetti adempiendo con ogni esattezza tutte le incombenze che vi vennero affidate, ora di portinajo, ora di cercatore, ora di refettoriere; e ad un’aria sempre dolce e mansueta, a una modestia affatto angelica, a uno spirito tutto eroico di penitenza aggiungeste una tenerezza tutta nuova verso dei poveri, a cui non ardiste mai di ricusar la limosina per timor di negarla a G. C. che vuol essere ne’ suoi poveri riconosciuto, ottenete a noi tutti la grazia di adempire con ogni esattezza tutti i doveri del nostro stato, di far sempre in ispirito d’obbedienza quanto ci potesse venire imposto da tutti i nostri maggiori, e di essere sempre cosi mansueti, così caritativi verso dei nostri fratelli specialmente se poveri, da meritarci quelle speciali benedizioni che sono promesse a tutti gli uomini misericordiosi. Gloria …

III. Ammirabile S. Pasquale, che, professando mai sempre divozione specialissima a Gesù Cristo sacramentato, aveste ancora il privilegio di contemplarlo visibile sotto le specie eucaristiche e di alzarvi per fino dalla vostra bara, e spalancare visibilmente i vostri occhi per adorare l’Ostia sacramentata nel Sacrificio che veniva offerto per vostro suffragio, per quelle ammirabili prerogative che voi aveste di penetrare il secreto dei cuori, di rivelare le cose future, di ricondurre sulla strada della salute le anime più sviate, e di restituire alla pristina sanità gli infermi più disperati, impetrate a noi tutti la grazia di zelar sempre col maggior impegno il culto del SS. Sacramento, che è la ricchezza e il decoro del Cristianesimo, onde meritarci per questo mezzo una vita sempre conforme ai vostri santissimi esempii, e assicurarci dopo la morte la partecipazione alla vostra gloria. Gloria