TUTTO IL DENZINGER SENTENZA PER SENTENZA (III)
DAGLI APOSTOLI A S.S. PIO XII (3)
HENRICUS DENZINGER
ET QUID FUNDITUS RETRACTAVIT AUXIT ORNAVIT
ADOLFUS SCHÖNMATZER S. J.
ENCHIRIDION SYMBOLORUM DEFINITIONUM ET DECLARATIONUM
De rebus fidei et morum
HERDER – ROMÆ – MCMLXXVI
Imprim.: Barcelona, José M. Guix, obispo auxiliar
(Da S. Marco a S. Damaso)
S. MARCO: 18 gennaio – 7 ottobre 336
GIULIO I: 6 febbraio 337-12 aprile 352
Lettera agli Antiocheni, 341.
Il primato del Romano Pontefice
132 – (22) Se infatti, come dite, ci fosse stata una colpa da parte loro, la questione avrebbe dovuto essere giudicata secondo i canoni della Chiesa e non come è stata fatta. Avrebbe dovuto scrivere a tutti noi, in modo che ciò che era giusto fosse deciso da tutti. Si trattava di Vescovi e di Chiese che non sono Chiese qualsiasi, ma Chiese governate dagli stessi apostoli. Sulla Chiesa di Alessandria, perché perché non ci è stato scritto? Non sapete che era consuetudine scriverci per primi, e da lì proclamare ciò che era giusto. Se il Vescovo di Alessandria era sospettato, la Chiesa di qui avrebbe dovuto essere informata.
133 – 135 – Concilio di Serdico, 343 ca.
Ordine delle Chiese. Il Primato del Romano Pontefice
133 – (Rec. latina) Can. 3a Il Vescovo Ossio dice: anche questo (…si dovrebbe aggiungere…): che nessun Vescovo viaggi da una provincia all’altra in cui ci sono vescovi, a meno che non sia invitato dai suoi confratelli, affinché non sembri che abbiamo chiuso la porta della carità. Anche questo deve essere previsto: se in una provincia un Vescovo dovesse avere una disputa con un altro vescovo, suo fratello, nessuno dei due chieda aiuto ai vescovi di un’altra provincia. Ma se un vescovo è stato condannato in una causa e pensa che la sua causa sia buona per essere riprovata, onoriamo la memoria del santissimo apostolo Pietro: coloro che hanno esaminato la causa, o i vescovi che risiedono nella provincia vicina, scrivano al Vescovo di Roma; e se egli giudica che il processo debba essere rivisto, che sia rivisto e che dia dei giudici. Se, invece, ritiene che la causa sia tale da non far ripetere ciò che è stato fatto, ciò che ha deciso sarà confermato. Questo fa piacere a tutti? Il sinodo ha risposto: sì.
(recensione greca) 3. Il Vescovo Ossio dice: Bisogna aggiungere anche questo: che nessun vescovo si rechi dalla sua provincia in un’altra provincia in cui ci sono vescovi, a meno che non sia invitato dai suoi confratelli, affinché non sembri che chiudiamo le porte della carità. Allo stesso modo, si deve fare in modo che se in una provincia un vescovo dovesse avere una disputa con il suo confratello e con il suo co-vescovo, nessuno di loro debba chiedere aiuto ai Vescovi di un’altra provincia per arbitrare. Ma se risulta che uno dei Vescovi è stato condannato in una causa, e se pensa che la sua causa non sia cattiva ma buona per essere giudicata di nuovo, facciamo in modo, se piace alla Vostra Carità, di onorare la memoria dell’Apostolo Pietro: coloro che hanno pronunciato la sentenza scrivano a (Giulio) il Vescovo di Roma, in modo che i vescovi vicini della provincia, se necessario, possano rinnovare la sentenza, e lui deve nominare degli arbitri. Ma se non è possibile dimostrare che la causa è tale da richiedere una rinnovazione del procedimento, la sentenza emessa non deve essere sospesa, ma quella emessa deve rimanere tale e quale.
134. (rec. latina) (Isid. 5) Il Vescovo Gaudenzio dice: se vi conviene, dovete aggiungere a questa decisione che avete preso e che è piena di santità: Se un vescovo è stato deposto dai Vescovi giudicanti che risiedono nelle vicinanze e ha dichiarato di dover trattare la questione nella città di Roma, dopo l’appello di colui che è stato considerato deposto, un altro vescovo non deve assolutamente essere ordinato al suo posto nella stessa cattedra fino a quando la causa non sia stata decisa da una sentenza del Vescovo di Roma.
(rec. greca) Il Vescovo Gaudenzio dice: Se vi sembra bene, è necessario aggiungere a questa decisione che avete preso e che è piena di pura carità: se un Vescovo è stato deposto dal giudizio dei Vescovi che risiedono nelle vicinanze, ed egli dichiara che è di nuovo suo dovere difendersi, non se ne stabilisca un altro nella cattedra finché il vescovo dei Romani non abbia deciso e preso una disposizione.
135 – (rec. latina) ( Can. 3b ) (Isid.) Il Vescovo Ossio dice: Oppure gli è piaciuto che se un Vescovo è stato accusato e i Vescovi della regione riuniti lo hanno giudicato e spogliato del suo rango, e se risulta che si è appellato e si è rifugiato presso il Vescovo beato della Chiesa romana, e se quest’ultimo ha voluto essere ascoltato e ha ritenuto giusto rinnovare l’esame, si degni di scrivere ai Vescovi che si trovano nella provincia adiacente al suo confine, affinché esaminino attentamente ogni cosa e decidano secondo ciò che sembrerà loro fedele alla fede. Ma se qualcuno chiede che la causa sia ascoltata di nuovo, e con la sua petizione decide che il Vescovo di Roma invii un presbitero a latere, sarà in potere del Vescovo decidere ciò che vuole o ciò che ritiene necessario; se decide che fosse necessario inviare presbiteri che giudicassero contemporaneamente ai Vescovi con l’autorità di colui che li ha inviati, sarà lasciato alla sua convenienza. Ma se ritiene che i Vescovi siano sufficienti a porre fine alla questione, farà come ha giudicato nel suo sapientissimo consiglio.
(Recensione greca) 5. Il Vescovo Ossio dice: Gli è piaciuto che se un Vescovo è stato denunciato e se i Vescovi della regione riuniti lo hanno privato del suo rango e se come accusato si è rifugiato presso il beato Vescovo della Chiesa dei Romani, e se quest’ultimo è disposto ad ascoltarlo e ritiene giusto rinnovare l’esame del caso, si degni di scrivere a quei Vescovi che sono adiacenti alla provincia, affinché esaminino tutto con coscienza e attenzione, e pronuncino un giudizio secondo ciò che sembrerà loro fedele alla fede. Ma se qualcuno chiede che la sua causa sia ascoltata di nuovo, e risulta che con la sua petizione abbia deciso che il Vescovo di Roma debba mandare dei presbiteri a latere, sarà in potere del Vescovo se gli sembra giusto; e se decide che sia necessario mandarli a giudicare contemporaneamente ai Vescovi con l’autorità di colui che li ha mandati, decida anche questo. Ma se ritiene che i Vescovi siano sufficienti per esaminare la questione e giudicare il Vescovo, deve fare ciò che sembra giusto nel suo saggio consiglio. I Vescovi hanno risposto: sì a ciò che è stato detto.
Lettera del concilio di Serdicus. “Quod semper” a Papa Giulio I,
ca. 343.
IL Primato del Romano Pontefice
La preminenza della Sede romana
136 – Ciò che apparirà migliore e più adatto è questo: che da tutte le varie province i Sacerdoti del Signore riferiscano al capo, cioè alla sede dell’Apostolo Pietro.
LIBERIO: 17 maggio 352-24 settembre 366
Condanna di Atanasio e professioni di fede
138 – a) Lettera “Studens paci” ai Vescovi d’Oriente.
Per la pace e la concordia tra le Chiese, avendo ricevuto la lettera scritta dalla Vostra Carità al vescovo Giulio di benedetta memoria riguardo alla persona di Atanasio e agli altri, e seguendo la tradizione dei predecessori Ho inviato i presbiteri della città di Roma, Lucio, Paolo ed Eliano, ad Alessandria, in deputazione, al suddetto Atanasio, affinché venga a Roma per far stabilire in sua presenza ciò che corrisponde alla disciplina della Chiesa. Gli feci anche inviare dai suddetti presbiteri una lettera in cui si diceva che se non fosse venuto, doveva sapere che sarebbe stato escluso dalla comunione con la Chiesa romana. Al loro ritorno, i presbiteri riferirono che egli si rifiutava di venire. Infine ho dato seguito alla lettera della Vostra Carità, che ci avete indirizzato riguardo al detto Atanasio, e questa lettera, che ho composto in vista dell’unanimità con voi, deve farvi sapere che sono in pace con tutti voi e con tutti i Vescovi della Chiesa cattolica, ma che il detto Atanasio è escluso dalla comunione con me, cioè dalla comunione con la Chiesa romana, e dallo scambio di lettere ecclesiastiche.
b) 1a professione di fede di Sirmium (351) sottoscritta da Liberus in 357.
139 – Noi crediamo in un solo Dio, il Padre onnipotente, che ha creato e fatto tutte le cose, dal quale prende nome ogni paternità, in cielo e in terra (cfr. Ef 3, 15); e nel suo Figlio unigenito, il Signore nostro Gesù Cristo, generato dal Padre prima di tutti i secoli, Dio da Dio, luce da luce, per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose, in cielo e in terra, quelle visibili e quelle invisibili; egli è Verbo e Sapienza, vera luce e vita; che si è fatto uomo per noi negli ultimi giorni, e nacque dalla Beata Vergine, e fu crocifisso, e morì e fu sepolto; e risuscitato dai morti il terzo giorno, assunto in cielo e assiso alla destra del Padre; che verrà alla fine dei tempi per giudicare i vivi e i morti e dare a ciascuno secondo le sue opere; il suo Regno è senza fine e dura nei secoli dei secoli; perché siederà alla destra del Padre, non solo in questa età, ma anche in quella futura; e nello Spirito Santo, cioè nel Paraclito, che promise di inviare agli apostoli dopo la sua ascensione al cielo, e che inviò per insegnare ed esortarli in ogni cosa. E per mezzo di Lui siano santificate anche le anime di coloro che credono sinceramente in Lui.
140 – (1) Ma coloro che dicono che il Figlio è venuto dal nulla, o da un’altra ipostasi, e non da Dio, che c’è stato un tempo o una durata in cui non era, la santa Chiesa cattolica li ritiene estranei a lei. 2. Ancora una volta diciamo: se qualcuno dice che il Padre e il Figlio sono due dèi, sia anatema. 3. E se qualcuno dice che Cristo, in quanto Figlio di Dio, è Dio prima di tutti i tempi, ma non confessa di aver aiutato Dio nella creazione di tutte le cose, sia anatema. 4. Se qualcuno osa dire che l’Immacolato o una sua parte è nato da Maria, sia anatema. 5. Se qualcuno dice che il Figlio è prima di Maria secondo la prescienza e non che, generato dal Padre prima dei secoli, è con Dio e che per mezzo di lui sono state fatte tutte le cose, sia anatema. 6. Se qualcuno dice che la sostanza di Dio si espande o si contrae, sia anatema. 7. Se qualcuno dice che la sostanza di Dio dilatata fa il Figlio, o chiama la dilatazione della sua sostanza Figlio, sia anatema. 8. Se qualcuno chiama il Figlio di Dio la Parola interiore o professata, sia anatema. 9. Se qualcuno dice che il Figlio di Maria è solo un uomo, sia anatema. 10. Se qualcuno, nominando Colui che è da Maria Dio e uomo, intende con questo il Dio increato, sia anatema. 11. 11. Se qualcuno, con le parole: “Io sono Dio, il primo, e sono dopo tutti questi, e all’infuori di me non c’è Dio”, Is 44,6, pronunciate per la distruzione degli idoli e di coloro che non sono dèi, lo concepisce alla maniera dei Giudei, escludendo l’unigenito di Dio prima dei secoli, sia anatema. 12. Se qualcuno sente dire “il Verbo si è fatto carne” (Gv 1,14) e pensa che il Verbo sia stato cambiato in carne, o dice che ha preso carne sottoponendosi ad un cambiamento, sia anatema. 13. Se qualcuno sente che l’unigenito Figlio di Dio è stato crocifisso e dice che la Divinità abbia subito corruzione, o sofferenza, o cambiamento, o diminuzione, o annientamento, sia anatema. 14. Se qualcuno dice che la parola “Facciamo l’uomo” (Gen. 1,26) non sia stata pronunciata dal Padre al Figlio, ma che Dio abbia parlato a se stesso, sia anatema. 15. Se qualcuno dice che non fu il Figlio ad essere visto da Abramo in Gen 18,1-22, ma il Dio increato o una sua parte, sia anatema. 16. Se qualcuno dice che non sia stato il Figlio a lottare con Giacobbe come uomo (Gen XXXII, 25-31), ma il Dio increato o una sua parte, sia anatema. 17. Se qualcuno non comprende le parole “Il Signore fece piovere fuoco dal Signore” Gen 19,24 dal Padre e dal Figlio, ma dice che egli stesso fece piovere da se stesso, sia anatema. 18. Se qualcuno sente dire che il Padre è il Signore e il Figlio è il Signore e che il Padre e il Figlio sono il Signore e, quando il Signore ha fatto piovere dal Signore, parla di due dèi, sia anatema. Infatti, non poniamo il Figlio allo stesso livello del Padre, ma diciamo che è subordinato al Padre. Il Figlio, infatti, non è sceso su Sodoma senza la volontà del Padre, né ha fatto piovere da sé, ma dal Signore, cioè per istigazione del Padre; e non siede alla destra di se stesso, ma sente il Padre che dice: “Siedi alla mia destra” Sal CIX, 1. 19. Se qualcuno dice che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo siano una sola persona, sia anatema. 20. Se qualcuno che chiama lo Spirito Santo Paraclito, dice che sia il Dio increato, sia anatema. 21. Se qualcuno non dice, come ci ha insegnato il Signore, che il Paraclito è altro dal Figlio, perché dice: “E il Padre vi manderà un altro Paraclito, che io chiederò” Gv XIV,16, sia anatema. 22. Se qualcuno dice che lo Spirito Santo sia parte del Padre e del Figlio, sia anatema. 23. Se qualcuno chiama il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo tre dèi, sia anatema. 24. Se qualcuno dice che il Figlio di Dio è stato fatto secondo la volontà di Dio come una delle creature, sia anatema. 25. Se qualcuno dice che il Figlio sia stato generato contro la volontà del Padre, sia anatema. Il Padre, infatti, non ha generato il Figlio per necessità di natura, senza volerlo; ma appena l’ha voluto, ha mostrato di averlo generato da sé, fuori dal tempo ed immutabile. 26. Se qualcuno chiama il Figlio increato e senza principio, parlando così di due esseri increati e facendo due dèi, sia anatema. Perché il capo, che è il principio di tutto, è il Figlio; e il capo, che è il principio di Cristo, è Dio; in questo modo portiamo tutte le cose divine attraverso il Figlio all’unico principio di tutto che è senza inizio. 27. E ancora, esprimiamo con cura il significato della dottrina cristiana e diciamo: “Se qualcuno non dice che Cristo Dio, il Figlio di Dio, sia stato prima di tutti i tempi cooperatore con il Padre nella creazione di tutte le cose, ma dice che quando è nato da Maria sia stato chiamato Cristo e Figlio ed abbia ricevuto l’inizio dell’essere divino, sia anatema”.
c) Lettera “Pro deifico” ai Vescovi orientali, primavera 357.
141 – (Lettera di Liberio:) Per il timore che è opera di Dio: la vostra santa fede è nota a Dio e agli uomini di buona volontà Lc II,14. Come dice la Legge: giudicate con giustizia, figli di uomini Sal LVII, 2 Non ho difeso Atanasio, ma poiché il Vescovo Giulio, mio predecessore di felice memoria, lo aveva accolto, temevo di essere considerato in qualche modo inadempiente. Ma non appena ho riconosciuto, quando è piaciuto a Dio, che lo avevate giustamente condannato, mi sono subito trovato d’accordo con i vostri giudizi. Allo stesso modo feci portare all’imperatore Costanzo una lettera di nostro fratello Fortunato su di lui, cioè sulla sua condanna. Poiché Atanasio è quindi escluso dalla comunione con tutti noi e le sue lettere non devono più essere ricevute da me, dico che sono in pace e all’unanimità con tutti voi e con tutti i Vescovi dell’Oriente, cioè di tutte le province. (2) Affinché sappiate ancora meglio che nella mia lettera esprimo la vera fede: perché il mio signore e fratello Demofilo si è degnato nella sua benevolenza di esporre la vostra fede cattolica, che è stata discussa, esposta ed accettata a Sirmio da molti fratelli e Vescovi (è con questa eresia ariana, ho notato, non con l’apostata, Liberato ciò che segue: ) da parte di tutti i presenti, l’ho accettato volentieri (Sant’Ilario lo anatematizza: che io anatematizzi anche te, Liberus e le tue consorti), non l’ho contraddetto in alcun modo e ho aderito ad esso; lo seguo e lo mantengo (una seconda volta anatema, e una terza volta, traditore Liberus). Ho quindi ritenuto mio dovere pregare Vostra Santità, visto che ora mi vedete d’accordo con voi in tutto, di degnarsi di lavorare insieme affinché io possa essere liberato dall’esilio e tornare alla sede affidatami da Dio.
d) Lettera “Quia scio” a Ursazio, Valente e Germinio, 357.
142 – Poiché so che siete figli della pace e che amate la concordia e l’unanimità, per questo motivo, non per costrizione – Dio mi è testimone – ma per amore della pace e della concordia, che è preferibile al martirio, mi rivolgo a voi con questa lettera, cari fratelli nel Signore. La vostra prudenza sappia che Atanasio, che era vescovo della Chiesa di Alessandria (fu condannato da me) prima, secondo la lettera dei vescovi d’Oriente (che scrivo) alla corte del santo imperatore (che) fu anche escluso dalla comunione con la Chiesa romana, come testimonia l’intero presbiterio della Chiesa romana. Questo è l’unico motivo per cui sono apparso solo in ritardo nell’inviare una lettera su di lui ai nostri fratelli e coetanei orientali, affinché i miei legati, che avevo inviato dalla città di Roma alla corte, e i Vescovi che erano stati deportati, e noi stessi con loro, potessero essere richiamati, se possibile, dall’esilio. (2) Ma voglio anche che sappiate che ho chiesto a frate Fortunato (di trasmettere) al misericordiosissimo imperatore la lettera (che ho fatto ai vescovi d’Oriente, affinché anche loro sappiano che con loro sono separato dalla comunione con Atanasio. Credo che per amore della pace la sua pietà lo riceverà con gratitudine… Che la Vostra Carità riconosca che l’ho fatto da un cuore gentile e innocente. Mi rivolgo quindi a voi con questa lettera e vi prego, per Dio onnipotente e per Cristo Gesù suo Figlio, nostro Dio e Signore, di degnarvi di presentarvi (al clementissimo imperatore) Costanzo Augusto e di pregarlo che, per la pace e la concordia in cui la sua pietà trova sempre la sua gioia, si compiaccia di farmi tornare alla Chiesa affidatami da Dio, affinché durante la sua vita la Chiesa romana non soffra alcun tormento.
143. – (2) Ho ritenuto necessario informare Vostra Santità che ho preso le distanze dalla persona di Atanasio in merito a questa disputa, e che ho inviato una lettera ai nostri fratelli e Vescovi d’Oriente su di lui. Perciò, dato che anche noi, secondo la volontà di Dio, siamo in pace con tutti, vorrà gentilmente visitare tutti i vescovi della Campania e farli conoscere. Con una tua lettera, manda una loro lettera al misericordiosissimo imperatore per l’unanimità e la pace con noi, così che anch’io possa essere libero dalla tristezza. … Siamo in pace con tutti i Vescovi orientali e con voi. …
S. DAMASO I: 1 OTTOBRE 366 – 11 DICEMBRE 384
Frammenti di lettere a Vescovi orientali intorno al 374.
La Trinità Divina
144 – Per questo motivo, fratelli, questa Gerico, che è figura della voluttà del tempo, si sta sgretolando sotto il clamore e non si innalza più, perché tutti noi con una sola bocca diciamo che la Trinità è di una sola potenza, di una sola maestà, di una sola divinità, di una sola ousia, così che diciamo che c’è una sola potenza inseparabile, e tuttavia tre Persone, che non ritornano a se stesse e non si riducono,… ma rimangono sempre; e anche che non ci sono diversi gradi di potenza, né diversi tempi di origine, che il Verbo non è così professato da scartare la generazione, né così imperfetto che la sua Persona mancherebbe della natura del Padre o della pienezza della Divinità; E anche che il Figlio non è dissimile nell’opera, né dissimile nella potenza, né dissimile sotto alcun aspetto, né che deriva la sua esistenza da altrove, ma che è nato da Dio, non come un falso Dio, ma è stato generato vero Dio da vero Dio, vera luce dalla vera luce, in modo che non sia né diminuito né dissimile, perché l’unigenito ha lo splendore della luce eterna Sap VII, 26, perché nell’ordine della natura la luce non può essere senza luminosità, né la luminosità senza luce; Egli è anche l’immagine del Padre, perché chi ha visto Lui ha visto anche il Padre Gv XIV,9 ; lo stesso, per la nostra redenzione, è uscito dalla Vergine per nascere come uomo completo per l’uomo completo che aveva peccato. Per questo motivo affermiamo che il Figlio di Dio ha preso anche l’uomo completo.
145 – Professiamo anche che lo Spirito Santo è increato e di una sola maestà, una sola ousia, una sola potenza con Dio Padre e con il Signore nostro Gesù Cristo. E non merita l’insulto di essere una creatura, lui che è stato mandato a creare, come ci ha assicurato il santo profeta quando ha detto: “Manda il tuo Spirito e saranno creati” Sal 103,30 . Poi un altro disse la stessa cosa: “Lo Spirito divino che mi ha fatto” (cfr. Giobbe XXXIII: 4). Non si deve infatti separare nella divinità colui che è unito nell’operazione e nella remissione dei peccati.
L’incarnazione, contro gli apollinaristi
146 – Siamo certamente sorpresi che si dica di alcuni dei nostri che, sebbene sembrino avere una comprensione ortodossa della Trinità, non pensIno tuttavia in modo corretto… riguardo al sacramento della nostra salvezza. Si dice infatti che il nostro Signore e Salvatore abbia tratto dalla Vergine Maria un uomo incompleto, cioè privo di spirito. Ahimè, quanto è vicina questa concezione agli ariani! I secondi dicono che la divinità è incompleta nel Figlio di Dio, i primi affermano in modo ingannevole che l’umanità è incompleta nel Figlio dell’uomo. Ma se è stato preso un uomo incompleto, la nostra salvezza è incompleta, perché non è l’uomo intero che è stato salvato. E perché è stata pronunciata questa parola del Signore: “Il Figlio dell’uomo è venuto a salvare ciò che era perduto” (Mt XVIII, 11)? L’uomo intero, cioè in anima e corpo, in spirito e in tutta la natura della sua sostanza. Ma se è stato salvato senza lo spirito, allora sembrerà, contro la fede del Vangelo, che non è stato salvato tutto ciò che era perduto; e in un altro luogo il Salvatore stesso dice: siete arrabbiati con Me perché ho guarito l’uomo intero (cfr. Gv 7:23). Del resto è proprio nello spirito dell’uomo che si verificano la colpa originale e la totalità della perdizione. Perché se il senso che fa scegliere all’uomo il bene e il male non fosse dapprima perito, non sarebbe morto: come possiamo allora ammettere che quello che si riconosce aver peccato per primo non si sia salvato del tutto? Quanto a noi, che sappiamo di essere stati salvati completamente e perfettamente, secondo la professione di fede della Chiesa cattolica, professiamo che Dio ha assunto lo stato di un uomo perfetto.
Lo Spirito Santo e l’incarnazione del Verbo
147 – Come in tutto manteniamo inviolabile la fede di Nicea, senza deviarne le parole o distorcerne il significato, e crediamo nella Trinità di una sola e medesima essenza co-eterna, e non separiamo in alcun modo lo Spirito Santo, ma lo veneriamo con il Padre e il Figlio, perfetto in ogni cosa, in potenza, in onore, in maestà e in divinità, così confidiamo che la pienezza del Verbo di Dio, non pronunciato ma nato, non che dimora nel Padre, di modo che non sia, ma perfetto e sussistente dall’eternità all’eternità, abbia preso e salvato il peccatore completo, cioè nella sua totalità.
Lettera “Per filium meum” al Vescovo Paolino di Antiochia, 375.
L’incarnazione del Verbo divino
148 – … Bisogna confessare che la Sapienza stessa, il Verbo, il Figlio di Dio, ha assunto corpo, anima e spirito, cioè tutto Adamo e, per parlare più espressamente, tutto il nostro vecchio uomo tranne il peccato. Come nel confessare che Egli prese un corpo umano non vi aggiungiamo le passioni viziose degli uomini, così nel dire che Egli prese l’anima e lo spirito dell’uomo non diciamo che fu soggetto al peccato dei pensieri umani. Ma se qualcuno afferma che il Verbo ha preso il posto dello spirito umano nella carne del Signore, la Chiesa cattolica lo anatematizza, così come coloro che confessano due figli nel Salvatore, uno prima dell’incarnazione e l’altro dopo che ha preso carne dalla Vergine, e che non confessano lo stesso Figlio di Dio prima e dopo.
Lettera “Oti te apostolike cathedra” ai Vescovi d’Oriente, 375 ca.
Condanna dell’apollinarismo
149 – Dovete sapere, dunque, che molto tempo fa abbiamo condannato l’infame Timoteo, il discepolo di Apollinare l’Eretico, insieme alla sua empia dottrina, e non crediamo affatto che ciò che ha lasciato possa avere una qualche influenza in futuro… Cristo, il Figlio di Dio nostro Signore, con la propria Passione, ha donato la salvezza in tutta la sua pienezza al genere umano, per liberare da ogni peccato tutto l’uomo invischiato nei peccati. Se, dunque, qualcuno dice di aver avuto una parte minore nella divinità o nell’umanità, dimostra di essere pieno di spirito del diavolo, come figlio della Gehenna. Perché allora mi chiede di nuovo della condanna di Timoteo? Anche qui è condannato dalla Sede Apostolica… insieme al suo maestro Apollinare…
1° Concilio di Costantinopoli (2° Concilio ecumenico)
Maggio-30 luglio 381
Professione di fede di Costantinopoli.
150 – (Versione greca) Noi crediamo in un solo Dio Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili, e in un solo Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, unigenito, generato dal Padre prima di tutti i secoli, luce della luce, Dio vero da Dio vero, generato non fatto, consustanziale al Padre, per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose; che per noi e per la nostra salvezza è disceso dal cielo, si è incarnato per opera dello Spirito Santo e della Vergine Maria e si è fatto uomo; è stato crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, ha sofferto ed è stato sepolto, è risorto il terzo giorno secondo le Scritture ed è salito al cielo; siede alla destra del Padre e tornerà nella gloria per giudicare i vivi e i morti: E nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, che procede dal Padre, che con il Padre e il Figlio è coadiuvato e co-glorificato, che ha parlato per mezzo dei profeti: in una sola Chiesa santa, cattolica e apostolica. Confessiamo un unico battesimo per la remissione dei peccati; aspettiamo la risurrezione dei morti e la vita del mondo a venire. Amen.
(Versione latina) Credo in un solo Dio, il Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. E in un solo Signore Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli, Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero, generato non fatto, consustanziale al Padre, per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose; il quale, per causa nostra e per la nostra salvezza, è disceso dal cielo, si è incarnato dallo Spirito Santo della Vergine Maria e si è fatto uomo; è stato anche crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, ha sofferto ed è stato sepolto, è risorto il terzo giorno secondo le Scritture ed è salito al cielo; siede alla destra del Padre e tornerà nella gloria per giudicare i vivi e i morti; e il suo Regno non avrà fine. E nello Spirito Santo, che è Signore e donatore di vita, che procede dal Padre e dal Figlio, che con il Padre e il Figlio è ugualmente co-adorato e co-glorificato, che ha parlato per mezzo dei profeti. E in un’unica Chiesa santa, cattolica e apostolica. Confesso un solo battesimo per la remissione dei peccati. Attendiamo con ansia la resurrezione dei morti e la vita del mondo a venire. Amen
Canoni, 9 luglio 381.
Condanna di varie eresie
151 – 1. di non abrogare la fede dei 318 Padri riuniti a Nicea in Bitinia, ma di mantenerla in vigore; e di anatematizzare ogni eresia: specialmente quella degli Eunomiani, cioè degli Anomei, quella degli Ariani o Eudossiani, quella dei Semi-Ariani o Pneumatomatici, quella dei Sabelliani, quella dei Marcelliani, quella dei Fotiniani e quella degli Apollinaristi.
2. Che i Vescovi di una diocesi non interferiscano nelle Chiese a loro estranee, né portino disordine nelle Chiese, ma che, secondo i canoni, il Vescovo di Alessandria amministri solo gli affari dell’Egitto, i Vescovi dell’Oriente solo quelli della diocesi orientale, mantenendo le prerogative riconosciute dai canoni di Nicea alla Chiesa di Antiochia; che i Vescovi della diocesi d’Asia amministrino solo gli affari dell’Asia, quelli del Ponto solo quelli del Ponto e quelli della Tracia solo quelli della Tracia. Se non sono chiamati, i Vescovi non si allontanino dalla loro diocesi per imporre le mani o per esercitare altre funzioni ecclesiastiche. Se osserviamo questo canone, è chiaro che il sinodo dell’eparchia è competente nella sua eparchia, secondo le determinazioni di Nicea. Per quanto riguarda le Chiese di Dio che si trovano tra i popoli barbari, è opportuno che siano amministrate secondo la consuetudine messa in atto dai Padri.
3. Il Vescovo di Costantinopoli deve avere il primato d’onore dopo il Vescovo di Roma, perché quella città è la nuova Roma.
4. Il Vescovo di Costantinopoli deve avere il primato d’onore dopo il Vescovo di Roma. Riguardo a Massimo il Cinico e ai disordini che, a causa sua, si sono verificati a Costantinopoli, (dichiariamo) che Massimo non è mai stato e non è un vescovo, né coloro che egli ha ordinato erano di alcun grado del clero; tutto ciò che è stato fatto nei suoi confronti o che egli stesso ha fatto non ha alcun valore.
Concilio di Roma. 382.
a) Il “Tomus Damasi” o professione di fede al Vescovo Paulin di Antiochia, 152
Trinità e incarnazione
152 Perché dopo il Concilio di Nicea è sorto questo errore e alcuni hanno osato dire con bocca sacrilega che lo Spirito Santo è stato fatto dal Figlio:
153 (1) Anatemizziamo coloro che non proclamano liberamente che Egli ha una sola potenza, una sola sostanza con il Padre e il Figlio.
154. (2) Anatemizziamo anche coloro che seguono l’errore di Sabellius, dicendo che il Padre è lo stesso del Figlio.
155. (3) Anatemizziamo Ario ed Eunomio, che, sebbene differiscano nelle parole, sono uguali nell’empietà e dicono che il Figlio e lo Spirito Santo sono creature.
156. (4) Anatemizziamo i Macedoniani che, provenendo dalla radice di Ario, non hanno cambiato la perfidia ma solo il nome.
157. (5) Anatemizziamo Fotino, che rinnova l’eresia di Ebione e professa che il Signore Gesù Cristo è solo di Maria.
158. (6) Anatemizziamo coloro che affermano due Figli, uno esistente prima dei secoli e l’altro dopo l’assunzione della carne della Vergine.
159. (7) Anatemizziamo coloro che dicono che il Verbo di Dio abitò nella carne umana al posto di un’anima spirituale ragionevole, perché il Figlio e Verbo di Dio non era nel suo corpo al posto di un’anima spirituale ragionevole, ma era la nostra anima (ragionevole e spirituale) che egli prese e salvò senza peccato.
160. (8) Anatemizziamo coloro che dicono che il Verbo, il Figlio di Dio, è un’estensione o una contrazione, separato dal Padre, senza sostanza, e che avrà una fine.
161 (9) Anche coloro che sono passati da una chiesa all’altra riteniamo che siano esclusi dalla comunione con noi finché non siano tornati nelle città in cui erano stati fondati. E se uno, quando un altro se n’è andato, è stato ordinato al suo posto mentre era in vita, colui che ha lasciato la sua città sarà senza dignità sacerdotale fino al momento in cui il suo successore riposerà nel Signore.
162. Se qualcuno non dice che il Padre è sempre, che il Figlio è sempre, che lo Spirito Santo è sempre, è un eretico.
163. Se qualcuno non dice che il Figlio è nato dal Padre, cioè dalla sua sostanza divina, è un eretico.
164. Se qualcuno non dice che il Figlio di Dio è vero Dio, come suo Padre è vero Dio, e che può fare tutte le cose, conosce tutte le cose ed è uguale al Padre, è un eretico.
165. Se qualcuno dice che il Figlio, quando era sulla terra nella carne, non era con il Padre nei cieli, è un eretico.
166 (14) Se qualcuno dice che nella sofferenza della croce è stato Dio a sentire il dolore, e non la carne e l’anima di cui Cristo, Figlio di Dio, si è rivestito – la forma di schiavo che ha assunto, come dice la Scrittura (cfr. Fil 2,7 ) – è in errore.
167 (15) Se qualcuno non dice che Egli siede alla destra del Padre nella carne, nella quale verrà a giudicare i vivi e i morti, è un eretico.
168. Se qualcuno non dice che lo Spirito Santo è veramente e propriamente del Padre come il Figlio, che è della sostanza divina e vero Dio, è un eretico.
169. Se qualcuno non dice che lo Spirito Santo è Onnipotente, che è Onnisciente, che è ovunque, come il Figlio e il Padre, è un eretico.
170. Se qualcuno dice che lo Spirito Santo è una creatura o che è stato fatto dal Figlio, è un eretico.
171. Se qualcuno non dice che il Padre ha fatto tutte le cose, cioè quelle visibili e invisibili, per mezzo del Figlio e dello Spirito Santo, è un eretico.
172. Se qualcuno non dice che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo hanno una sola divinità, una sola potenza, una sola maestà, una sola forza, una sola gloria, una sola sovranità, un solo regno, è un eretico, una sola volontà e una sola verità è un eretico.
173. (21) Se qualcuno non dice che le tre Persone del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo sono vere, che sono uguali, sempre viventi, che contengono tutte le cose visibili e invisibili, che hanno potere su tutte le cose, che giudicano tutte le cose, che vivificano tutte le cose, che creano tutte le cose e conservano tutte le cose, è un eretico.
174. (22) Se qualcuno non dice che lo Spirito Santo deve essere adorato da ogni creatura come il Figlio e il Padre, è un eretico.
175. (23) Se qualcuno pensa bene del Padre e del Figlio, ma non pensa bene dello Spirito, è un eretico, perché tutti gli eretici che pensano male del Figlio di Dio e dello Spirito Santo si trovano nell’empietà dei Giudei e dei pagani.
176. (24) Se qualcuno, dicendo che il Padre è Dio, il Figlio è Dio e lo Spirito Santo è Dio, divide, e quindi significa dei, e non Dio, a causa dell’unica divinità e potenza, che crediamo e sappiamo appartenere al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo; Se esclude il Figlio o lo Spirito Santo, ritenendo che solo il Padre debba essere chiamato Dio, e quindi crede in un unico Dio, è un eretico in tutti questi punti; è persino un ebreo. Perché il nome di dèi è stato ordinato e dato da Dio a tutti gli Angeli e ai Santi. Ma nel caso del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, la loro unica ed eguale divinità rende l’appellativo non di dèi, ma di Dio, che ci viene mostrato e indicato per credere. Perché noi siamo battezzati solo nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo, e non nel nome di Arcangeli o Angeli, come gli eretici o i giudei o anche i pagani stolti.
177. Questa è la salvezza dei Cristiani: credendo nella Trinità, cioè nel Padre e nel Figlio e nello Spirito Santo, e battezzati in essa, dobbiamo credere fermamente che essa sia una sola vera Divinità e potenza, maestà e sostanza.
b) “Decretum Damasi,” De explanatione fidei.
Lo Spirito Santo
178 – Prima di tutto dobbiamo occuparci dello Spirito settiforme che riposa su Cristo. Lo Spirito di sapienza: Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio 1 Cor I,24 Lo Spirito di intelletto: Io vi darò comprensione e vi istruirò sulla via da seguire Sal 31,8. Lo Spirito del consiglio: e il suo nome sarà chiamato messaggero del grande consiglio (Is IX,6 – LXX). Lo Spirito di fortezza: come sopra, la forza di Dio e la sapienza di Dio 1Co 1,24 Lo Spirito della scienza: a causa dell’eminenza della conoscenza di Cristo Gesù (Ef III,19 Fil III,8), colui che è stato mandato. Lo Spirito di verità: Io sono la via, la vita e la verità (Gv XIV,6). Lo Spirito di timore (di Dio): L’inizio della saggezza è il timore di Dio: Sal. CX,10 Pr. IX,10. La distribuzione dei nomi di Cristo è però multiforme: Signore, perché è Spirito; Verbo, perché è Dio; Figlio, perché è l’unico nato dal Padre;… Lo Spirito Santo non è lo Spirito del solo Padre o del solo Figlio, ma lo Spirito del Padre e del Figlio, perché sta scritto: “Se uno ama il mondo, lo Spirito del Padre non è in lui” (cfr. 1Gv II,15; Rm VIII,9); e sta scritto: “Chi non ha in sé lo Spirito del Padre, non ha nessuno in sé”: È da questa nomina del Padre e del Figlio che si riconosce lo Spirito Santo”, di cui il Figlio stesso dice nel Vangelo: lo Spirito Santo procede dal Padre (Gv XV,26) e: riceverà ciò che è mio e ve lo annuncerà (Gv XVI,14).
Il Canone della Sacra Scrittura
179 – Dobbiamo ora parlare delle Scritture divine, di ciò che la Chiesa cattolica universale riceve e di ciò che deve evitare. Cominciamo con l’ordine dell’Antico Testamento. Genesi, un libro; Esodo, un libro; Levitico, un libro; Numeri, un libro; Deuteronomio, un libro; Giosuè, un libro; Giudici, un libro; Rut, un libro; Re, quattro libri; Paralipomena, due libri; 150 Salmi (Salterio), un libro; Salomone, tre libri; Proverbi, un libro; Ecclesiaste, un libro; Cantico di Salomone, un libro; Sapienza, un libro; Ecclesiastico, un libro. Poi l’ordine dei profeti. Isaia, un libro; Geremia, un libro, con Cinoth, cioè le sue Lamentazioni; Ezechiele, un libro; Daniele, un libro; Osea, un libro; Amos, un libro; Michea, un libro; Gioele, un libro; Abdia, un libro; Giona, un libro; Nahum, un libro; Abacuc, un libro; Sofonia, un libro; Aggeo, un libro; Zaccaria, un libro; Malachia, un libro. Poi l’ordine delle storie. Giobbe, un libro; Tobit, un libro; Esdra, due libri; Ester, un libro; Giuditta, un libro; Maccabei, due libri. Poi l’ordine delle Scritture del Nuovo ed Eterno Testamento, che la Chiesa Santa e Cattolica (romana) riceve (e venera). Vangeli (quattro libri): un libro secondo Matteo; un libro secondo Marco; un libro secondo Luca; un libro secondo Giovanni (anche gli Atti degli Apostoli, un libro). Le epistole di Paolo, quattordici: una ai Romani; due ai Corinzi; una agli Efesini; due ai Tessalonicesi; una ai Galati; una ai Filippesi; una ai Colossesi; due a Timoteo; una a Tito; una a Filemone; una agli Ebrei. Allo stesso modo l’Apocalisse, primo libro. E gli Atti degli Apostoli, un libro (vedi sopra). Poi le epistole canoniche, in numero di sette: due dell’apostolo Pietro; una dell’apostolo Giacomo; una dell’apostolo Giovanni; due dell’altro Giovanni, il presbitero; una dell’Apostolo Giuda, lo Zelota. Fine del canone del Nuovo Testamento.
TUTTO IL DENZINGER SENTENZA PER SENTENZA (4). “Da San Siricio e San Zosimo”.