TU SEI PIETRO (I)

Monsignor Tihamér Tóth

VESCOVO DI VESZPRÉM

“TU SEI PIETRO” STORIA E ATTUALITÀ DEL PONTEFICE ROMANO (I) 1956

CENSURA ECLESIASTICA

Nihil obstat:

Dr. Vicente SerranO Censore

IMPRIMATUR:

† JOSE MARIA. Ob. Ausiliario e Vicario Generale Madrid, 2 marzo 1956

(Pubblichiamo questo libretto per far meglio comprendere ai nostri lettori, al pusillus grex cattolico e ad eventuali curiosi vaganti in cerca di verità, le qualità e le caratteristiche essenziali di un Pontefice Romano, il Papa, onde capire bene la realtà odierna in cui spiccano personaggi di primo piano mediatico che si spacciano per autorità usurpandone i ruoli, e mostrando, come il lupo di Cappuccetto rosso, zanne, occhi, coda e bocca non confacenti a ciò che vorrebbero apparire. Ai lettori il giudizio, in base agli enunciati della vera fede cattolica divina. – Ndr. -)

ANNUNCIO EDITORIALE

In risposta ai desideri di un appassionato lettore delle Opere di monsignor Tóth, pubblichiamo in questo libro i capitoli IX-XIII che in CREDO NELLA CHIESA dedica il Monsignore allo studio del Papato.

INDICE

CAPITOLO PRIMO…………………………………………………………………………………………..

“TU SEI PIETRO”………………………………………………………………………………………..

CAPITOLO II…………………………………………………………………………………………………..

L’INFALLIBILITÀ DEL PAPA…………………………………………………………………..

CAPITOLO III………………………………………………………………………………………………….

LA CORONA DI SPINE DEL PAPA…………………………………………………………

CAPITOLO IV………………………………………………………………………………………………….

IL PAPA NELLA BILANCIA DELLA STORIA……………………………………….

Capitolo primo

“TU SEI PIETRO

La nostra Chiesa non è solo “cattolica”, ma anche “cattolica romana”, cioè di Roma, dove risiede la testa visibile della Chiesa.

Non voglio disquisire, rivolgendomi ai lettori Cattolici, su ciò che il Papa significhi per la Chiesa. Il Papato significa per la Chiesa Cattolica, la sicurezza della forza, l’unità e il fermo orientamento che le che le comunica.

Anche coloro che non sono d’accordo con la nostra Religione, per il fatto che siano uomini istruiti e che raccontano la storia con imparzialità, sono obbligati a riconoscere in questo trono incomparabile, che ha già diciannove secoli di esistenza, il fatto più imponente della storia universale. È un fatto unico. Esiste in mezzo ai popoli fin dai tempi di Nerone, un trono che si erge con una fermezza inespugnabile, mentre il furore dei tempi e delle rivoluzioni ha fatto nascere e rovesciare popoli e dinastie.

La nostra Chiesa non si chiama semplicemente “Cattolica”, ma “Cattolica romana”, cioè di Roma, dove risiede il capo visibile della Chiesa. Non intendo dissertare, rivolgendomi ai lettori Cattolici, su ciò che il Papato significhi per la Chiesa Cattolica, la sicurezza della forza, la sicurezza del potere, l’unità ed il fermo orientamento che le dà.

Il Papato ha sempre rappresentato una concezione del mondo che suscita le contraddizioni dei malvagi e ne esaspera gli attacchi, eppure il Papato è ancora in piedi. Il Papato non si è mai placato, non si è mai arreso, non ha mai ceduto nei suoi principii; non ha mai ammesso compromessi; eppure resta ancora in piedi. È in piedi perché il suo fondatore non era un puro uomo, ma il Figlio di Dio, ed ha fissato per il Papato degli obiettivi per i quali deve sussistere finché ci sarà un uomo sulla terra.

I. Cristo è stato davvero il fondatore del Papato? II. A quale scopo l’ha fondato? Queste sono le due questioni che ci proponiamo di risolvere in questo capitolo. Perché solo dopo aver risposto a queste domande saremo in grado di capire: III. Il grande rispetto che noi Cattolici professiomo al Papato..

I – Cristo ha fondato il Papato.

Secondo i piani di Gesù Cristo, la Chiesa doveva essere una “città costruita su un monte” (Mt V,14); quindi, doveva essere una società visibile agli occhi di tutti…, e una Chiesa visibile ha bisogno di un capo visibile. Quindi è impossibile immaginare la Chiesa di Cristo senza l’autorità papale.

A) Gesù Cristo la accenna già nella pesca di Gennesaret; B) la promette a Pietro in occasione della confessione della confessione di Cesarea, e C) la dà allo stesso Apostolo dopo la Risurrezione.

A) Il Signore ha alluso all’autorità papale già in occasione della pesca di Gennesaret.

Nel capitolo V del suo Vangelo, Luca descrive la straordinaria animazione e la sublime conversazione straordinariamente animata e sublime tra Gesù Cristo e San Pietro. È l’alba. Il Signore è sulla riva del lago di Gennesaret. Dopo di Lui, il popolo che lo seguiva, ansioso di ascoltare la sua voce. Proprio Pietro e i suoi compagni, gli altri pescatori, scendono dalla barca, che stavano andando a lavare le reti. Cristo sale sulla barca di Pietro e dalla barca inizia a predicare. Quando ha finito di predicare, dice a Pietro: “Prendi il largo e cala le tue reti per la pesca.” (Lc V, 4). Simon Pietro fu sorpreso da questo comando. È un esperto in materia: è un pescatore da molti anni; tutta la sua famiglia e tutti i suoi parenti sono pescatori: non aveva mai sentito parlare di una cosa del genere: andare a pescare di giorno, e precisamente in mare! Certo, il Signore non è nato in questa regione, sulle rive del lago, ma nell’entroterra, a Betlemme; non è strano che non sappia queste cose. Ma il Signore lo ordina. Deve essere fatto. Egli sa cosa vuole. “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; Tuttavia, alla tua parola, getterò la rete” (Lc V, 5). E Pietro cala le reti. E vengono presi così tanti pesci che la rete comincia a rompersi. Vengono catturati così tanti pesci che si deve chiamare un’altra barca per aiutarli. Vengono catturati così tanti pesci che le due barche si riempiono fino a traboccare e quasi affondano. Pietro trema. Si prostrò davanti al Signore. “Oh, mio Signore! Come ho potuto dubitare anche solo per un momento? Ho esitato, ho dubitato, non ho capito, non ho creduto. Non sono degno di essere la guida del tuo gregge. Allontanati da me, Signore. Sono un semplice, debole, pescatore. Tu hai bisogno di un eroe”. – Sulle acque del lago silenzioso gli echi della confessione emotiva di Pietro: nel silenzio la sentono anche gli altri pescatori. Il Signore si alza in piedi, lo guarda negli occhi con uno sguardo profondo e gli dice: “Ebbene, io voglio te. Ti ho messo al timone; ti ho mandato in mare aperto per farti sentire la tua mancanza di sicurezza, la tua stessa debolezza, e sappi di chi fidarvi, a chi chiedere aiuto quando dovrete fare la grande pesca degli uomini. Guardatevi intorno. Vedete quanti pescatori lavorano su questo lago? Sapete quanti pescatori lavorano sul mare? I pescatori lavorano nel mare e in tutti i mari del mondo! Ma Io ti consacro come pescatore sempre in azione nel corso dei secoli. No, non devi temere: d’ora in poi saranno gli uomini che pescherai. (Gv V, 10), non con le tue forze, ma con la mia virtù, che tie li affido”. – Vedete il primo fondamento di questa istituzione, la più ammirevole della storia universale.

B) Ciò che il Signore ha accennato in questa occasione, lo ha promesso a Pietro con le parole più chiare dopo la confessione di Cesarea.

Conosciamo tutti la magnifica scena che il Vangelo ci racconta. Nei pressi di Cesarea, il Signore chiese ai suoi discepoli come venisse Egli considerato. I discepoli espressero i sentimenti del popolo. Alcuni Giudei credevano che Gesù fosse Giovanni Battista risorto dai morti; altri credevano che fosse Elia, atteso prima dell’avvento del Messia, o di Geremia, o di qualsiasi altro profeta. Allora Gesù Cristo pose questa domanda: “E voi chi dite che io sia? Voi che conoscete tutte le mie parole, tutte le mie opere!”. A questa domanda gli Apostoli tacciono. È Pietro che prende la parola per tutti: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. Fu allora che Gesù Cristo pronunciò le parole che valgono per ogni tempo. “Beato sei tu, Simone Bar-Jona, perché la carne e il sangue non ti hanno rivelato questo. Non te lo ha rivelato la carne e il sangue, ma il Padre mio che è nei cieli. E Io ti dico che tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. E a te darò le chiavi del regno dei cieli; e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato anche nei cieli” (Mt XVI,17-19). Il Signore avrebbe potuto dirlo più chiaramente? Egli paragona la sua Chiesa ad un edificio e ne fa di Pietro la pietra di fondazione. Il vero nome di Pietro era Simone, e il suo nome simbolico, Pietro, che significa “pietra”, “roccia”, gli fu dato dal Signore quando lo incontrò per la prima volta. Il Signore glielo diede quando lo incontrò per la prima volta (Gv 1,42). È Pietro che riceve le chiavi dell’edificio, il che equivale a dire che gli viene conferito il pieno potere di governo, in modo che possa aprire o chiudere le porte stesse del cielo, secondo i meriti degli uomini. “Legare e sciogliere”, nella fraseologia ebraica, significa proibire, condannare ed assolvere, dare leggi, ordinare, governare, secondo la volontà di Dio.

c) Ciò che Gesù Cristo ha promesso a San Pietro, glielo ha effettivamente dato in quel dialogo sublime, tutto intimo, che i due ebbero dopo la Risurrezione. Per tre volte il Signore chiese a Pietro: “Mi ami? Pietro risponde con felicità traboccante: “Signore, Tu sai tutto: sai che ti amo”. E il Signore gli dice: “Pasci i miei agnelli”. “Pasci le mie pecore” (Gv XXI,15-17). In altre parole, vi affido tutti i miei discepoli, tutti i miei fedeli. Chi non è sorpreso? Il Signore aveva un discepolo preferito, San Giovanni, e non lo fece diventare il capo della Chiesa. San Paolo, il futuro Apostolo, era il più colto degli Apostoli; né fu elevato a tale dignità. Come se Gesù volesse significare che il fondamento della Chiesa non doveva essere amicizia, parentela, conoscenza umana, ma la protezione vigile dell’onnipotenza divina. Voleva mostrare che il potere supremo, conferito al Papa, non dipende dai suoi meriti personali, dalle sue capacità, dalle sue virtù. Voleva dimostrare che né la più alta grandezza né la più illustre scienza di un qualsiasi uomo sarebbero bastate per il governo della Chiesa; e che la meschinità, i difetti e persino i peccati stessi che potrebbero esserci nei successori di Pietro non sarebbero stati in grado di scuotere la forza granitica del del fondamento posto da Gesù Cristo.

D) Dopo aver mostrato le fondamenta del potere papale, fondamento posto da Cristo stesso, non resta che dimostrare che San Pietro lo abbia effettivamente esercitato. Di questo abbiamo abbondanza di dati. Abbiamo la prova più evidente che Pietro ha governato la Chiesa e che ha esercitato la sua alta carica. Pietro esercitava il suo alto ufficio già nei primi giorni dopo l’Ascensione, come capo degli Apostoli. Dopo l’Ascensione di Cristo, e prima della venuta dello Spirito Santo, “Pietro si alzò in mezzo ai fratelli” (Atti degli Apostoli, 1, 15.), ordina che venga scelto un nuovo Apostolo per sostituire il traditore Giuda. E da allora leggiamo diverse volte negli “Atti degli Apostoli” (II, 14; IV, 8; XV, 7.) che Pietro, occupando il primo posto, pronuncia discorsi a nome di tutti gli Apostoli dei fedeli e pronuncia discorsi a nome di tutti gli Apostoli dei fedeli, e dà gli ordini corrispondenti per governare la Chiesa. Se volete conoscere l’attività papale di San Pietro, leggete gli “Atti degli Apostoli”. Chi fu il primo a predicare e ad ammettere proseliti dopo l’Ascensione di Cristo? Pietro! Quale degli Apostoli ha compiuto il primo miracolo: la guarigione dell’uomo nato zoppo? Pietro! Chi scomunicò dalla Chiesa il primo eretico, Simon Mago? Chi ha visitato per la prima volta le chiese della Palestina? Chi ha ammesso nella Chiesa il primo pagano, il centurione Cornelio? Chi ha presieduto il primo concilio apostolico? Pietro! Lo svolgimento di questo primo concilio è molto interessante. Le parole di un Paolo e di un Barnaba non posero fine alla discussione; la questione doveva essere decisa da Pietro. C’era una divergenza di opinioni sulla conversione dei pagani. I pagani convertiti dovevano essere costretti ad abbracciare prima il giudaismo e poi ad essere ammessi alla Chiesa, oppure potevano essere battezzati senza ulteriori indugi? Questa fu la questione molto discussa nel primo Concilio di Gerusalemme. “Dopo un esame maturo, Pietro si alzò” (Act XVI, 7) – si legge negli “Atti degli Apostoli” – e “tutta la folla tacque” (At XV, 12). E questo è comprensibile. È comprensibile che da quel momento la Chiesa e Pietro furono unite intimamente; perché se Pietro è la pietra di fondazione, allora l’edificio non può reggersi che solo sulle fondamenta. E la Chiesa di Cristo non può essere dove Pietro non è. – Questa verità era esplicitamente confessata dai cristiani del III secolo. Già allora San Cipriano scriveva: “Come tutti i raggi nascono dallo stesso sole e tutti i rami nascono dallo stesso tronco, così tutte le comunità sparse nel mondo sono unite alla Chiesa”.

Per quale scopo Cristo ha fondato il Papato?

Non ci basta sapere che sia stato proprio Cristo a fondare il Papato. Il nostro grande rispetto per il Papa si spiega solo se sappiamo quale scopo Cristo abbia perseguito con il Papato. Perché Cristo ha fondato il Papato? Quali sono gli uffici affidati da Cristo al Papa?

A) In primo luogo, il Papa deve essere il primo maestro della Chiesa. Cristo ha voluto che la sua Chiesa fosse “colonna e sostegno della verità” (1 Tim III, 15), un araldo della fede senza macchia. E Pietro ricevette la promessa di essere colui al quale il Signore disse: “Simone, Simone, ecco, satana ti insegue per intrappolarti; è dietro di te per setacciarti come il grano. Ma Io ho pregato per te affinché la tua fede non perisca; e tu, quando ti sarai convertito, rafforzerai i tuoi fratelli” (Lc XXII, 31). Che promessa sublime e commovente! Il Signore prega per Pietro, perché la sua fede non vacilli, perché sia sempre così forte da poter confermare la fede dei fratelli. Che cos’è dunque il Papa nella Chiesa? Colui che assicura l’unità della fede. Ed è proprio questa unità che il Signore custodiva con un desiderio ardente. Per essa ha pregato con tanta insistenza nell’Ultima Cena. Non ha pregato solo per i suoi Apostoli, ma anche per tutti coloro che avrebbero creduto in Lui, affinché “tutti siano una cosa sola e come Tu, o Padre, sei in me, così essi siano una cosa sola in Noi” (Gv XVII, 21).

Se questo ardente desiderio del Signore, l’unità – unità nella fede, unità nei Sacramenti, l’unità nel Capo – è stato così magnificamente realizzato nella Religione Cattolica, è soprattutto merito del Papato, che veglia, dirige e disciplina continuamente (quando è libero di operare!). D’altra parte, se la fede delle denominazioni che si sono staccate dal Cattolicesimo, si è affievolita senza speranza e si è disgregata nella contraddizione, e si è frantumata nelle tesi contraddittorie delle circa trecento confessioni oggi esistenti, ciò ha la sua causa principale nel fatto che esse si sono allontanate dal fondamento, il Papa, che è la roccia su cui poggia l’unità.

B) Ma l’ufficio di Pietro non è solo quello di insegnare, ma anche di governare la Chiesa.

È a San Pietro che il Signore ha detto: “E a te darò le chiavi del regno dei cieli“; e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato in cielo, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto anche nei cieli ” (Mt XVI,19). E fu anche a Pietro che disse: “Pasci i miei agnelli, pascete le mie pecore“. Pietro, quindi, non è solo il maestro della Chiesa, ma anche il suo principale custode, il suo capo, il suo governatore, la sua testa. Dove vivono insieme tante persone, ci deve essere un presidente, una testa, un direttore, un governatore, un capo. Non c’è forse bisogno di un potere indipendente e sovrano per governare i 360 milioni di Cattolici e mantenere l’unità tra tutti loro? Ecco perché il Papa è il legislatore supremo della Chiesa ed ha il supremo potere esecutivo. Che cos’è il Papa nella Chiesa? L’apoteosi perenne del principio di autorità. Chiunque abbia vissuto tempi rivoluzionari non ha bisogno di ulteriori spiegazioni per vedere il pericolo fatale della mancanza di autorità, la crisi dell’autorità, la crisi del potere di guida, che esige un’obbedienza incondizionata. Quale gratitudine dobbiamo al Signore per non aver permesso che il suo insegnamento, la sua santa eredità, fosse vittima di molte spiegazioni diverse, e che ognuno lo esponesse secondo i propri criteri, e per averla affidata, a tale scopo, al Papa, dandogli il potere di comandare incondizionatamente e di pronunciare l’ultima e decisiva parola! Diciamo allora con San Paolo: “Non lasciamoci trasportare qua e là da tutti i venti dell’opinione umana, dalla malignità degli uomini, che con astuta furbizia hanno ingannato che con astuzia ingannano e inducono all’errore” (Ef IV,14).I Papi divennero così i supremi custodi dell’ordine morale e sociale. A partire dalle lettere del primo Papa, San Pietro, fino alle ultime Encicliche, i Papi sono diventati i supremi custodi dell’ordine morale e sociale, hanno osato difendere con tenacia e coraggio le grandi verità morali e sociali, che le caotiche opinioni individuali, i sofismi e le pericolose correnti delle varie epoche hanno tanto fatto impallidire. Basti citare l’Enciclica “Rerum Novarum” di Leone XIII, che per la prima volta ha richiamato l’attenzione del mondo sull’importanza della questione sociale; le coraggiose dichiarazioni di Benedetto XV in favore della pace durante la guerra mondiale, la magnifica Enciclica di Pio XI in difesa della purezza del matrimonio “Casti connubii“,  e della giustizia sociale – “Quadragesimo anno“.

C) In terzo luogo, il Papa non è solo padrone e governatore della Chiesa, ma anche il suo sommo Pontefice, dalle cui mani sgorga e nelle cui mani è raccolto tutto il potere sacerdotale. Chi sono i Sacerdoti della Chiesa? della Chiesa? Quelli consacrati dai Vescovi. Chi sono i Vescovi? Quelli scelti per questa dignità dal Papa. Pertanto, ogni Sacerdote cattolico ed ogni Vescovo cattolico riceve il potere sacerdotale dal Sommo Pontefice, dal Papa, che a sua volta ha ricevuto la sua missione da Gesù Cristo stesso: “pasci i miei agnelli, pasci le mie pecore“.

Il nostro rispetto per il Papa

Chiunque mediti su ciò che abbiamo detto sul Papa, vale a dire, che egli è il supremo maestro, il supremo governatore e pontefice della Chiesa; chi sa che il Papa sia il Vicario visibile di Gesù Cristo sulla terra, e ancor più, secondo la bella espressione di Santa Caterina da Siena, è “dolce Cristo in terra”, il “dolce Cristo in terra“, comprende – e solo in questo modo può può comprendere lo sconfinato entusiasmo, il rispetto e l’attaccamento filiale che i fedeli cattolici provano per colui che è il capo visibile della Chiesa.

A) In effetti, i fedeli Cattolici hanno sempre avuto per loro caratteristica questo rispetto e attaccamento filiale al Papa. Non vediamo nel Papa come un re in senso terreno, ma il Padre di un’immensa famiglia; un Padre che ama tutti i fedeli allo stesso modo e che esercita il suo potere di governo sempre per il bene di tutti. Per questo gli diamo il nome tenero e intimo di “Santo Padre“. Solo così comprendiamo quell’usanza – che sembra così strana, nei primi momenti, che i pellegrini hanno, quando visitano la Basilica di San Pietro, di baciare il piede della statua bronzea dell’Apostolo, realizzata nel VI secolo. Le sue dita dei piedi – dita di bronzo! – consumate dagli innumerevoli baci ardenti che vi sono stati depositati per quattordici secoli. Ma è la statua di bronzo che onoriamo? Chi oserà dirlo? Vogliamo forse onorare il Papa? Sì, vogliamo onorare il Papa, ma attraverso di lui vogliamo onorare Gesù Cristo!

B) E vediamo qui di toccare un altro punto:  è forse giusta l’accusa che ci viene lanciata qua e là, che noi, invece di onorare Cristo, onoriamo il Papa, e che il nostro rispetto per il Papa diminuisce e mette in pericolo il culto di Cristo?

Prima di rispondere, dobbiamo vedere molto chiaramente un fatto: tutto il nostro rispetto e il nostro entusiasmo per il Papa sono radicati in questa dottrina: il Papa è il Vicario di Cristo e Cristo è il Figlio di Dio. E onorando il Papa onoriamo Gesù Cristo, che il Papa rappresenta e senza il quale il Papa non significherebbe nulla. Quindi non è vero che il Papa ci allontana da Cristo. Al contrario, ci porta a Lui. Se Cristo non è il Figlio di Dio, è incomprensibile come un semplice giudeo, pur non essendo il Figlio di Dio, possa come un semplice giudeo, per quanto abbia vissuto con fervore la sua vita, uomo modesto, dopo tutto, proveniente da un villaggio insignificante, possa aver portato una tale trasformazione globale del mondo come il Cristianesimo sta operando da mille e novecento anni. Ma c’è di più. Sappiamo che quest’uomo disse un giorno a uno dei suoi discepoli, un povero pescatore, semplice e illetterato: “Tu sei Pietro, e… su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte dell’inferno non prevarranno su di essa” (Mt XVI,18). Questo ha detto; e ciò che è ammirevole non è che l’abbia detto, ma che le sue parole si siano realizzate e continuino a realizzarsi alla lettera. Se Cristo è un uomo puro, come si spiega una simile istituzione? Se è Dio, tutto il nostro rispetto ed entusiasmo per il Papa, il suo Vicario, è legittimo. –  Sebbene San Pietro sentisse il peso della dignità conferitagli da Gesù Cristo, non ne fu abbagliato, come dimostrano diversi passaggi delle sue Lettere. Con quali umili parole inizia la sua prima Lettera: “Pietro, Apostolo di Gesù Cristo” (1 Pt I,1). Non dice che la sua opera sia a riscatto del mondo, ma “il sangue prezioso di Cristo come di un agnello immacolato e senza macchia” (1 Pt I,19), e “… dalle cui lacrime siete stati guariti” (1 Pt II, 24), dice altrove. In effetti, non dobbiamo temere che Pietro possa danneggiare gli interessi di Gesù Cristo. E nemmeno i successori di Pietro. Per quanti pregiudizi ci possano essere nei confronti del Papato, e la scoperta di difetti e meschinità nei Papi – uomini alla fine – non si può negare che il fine ultimo della loro opera, due volte millenaria, sia sempre stato quello di estendere il Regno di Gesù Cristo e di difendere i suoi santi interessi. Se oggi la Chiesa cattolica è così ampiamente diffusa in tutto il mondo, e persino in mezzo al caos di popoli, razze, lingue ed epoche, essa conserva la sua unità.

* * *

Quale evento mondiale suscita tanto interesse quanto l’elezione di un nuovo Papa da parte della Chiesa? I cardinali sono in viaggio verso Roma; ma allo stesso tempo la città eterna è presa d’assalto da un gran numero di giornalisti provenienti da ogni parte del mondo, anche le più lontane, e che assediano con nervosa eccitazione i centri telefonici e telegrafici della città eterna. La Basilica di San Pietro si apre per accogliere un’enorme folla di giornalisti ed  una folla immensa, tremante per l’emozione e l’attesa ansiosa. Come nel giorno della prima Pentecoste, si sente ovunque l’accento di ogni lingua. Le ore passano. L’attesa si fa sempre più tesa, tutti gli occhi sono ansiosamente fissi su uno dei camini del Vaticano. Esce del fumo, è nero o bianco? Perché se il voto è stato inconcludente, insieme alle schede dei voti, viene bruciata della paglia e, dal fumo nero della paglia, gli spettatori gli spettatori sanno che non c’è ancora un Papa! Ma la gente continua per ore, per giorni, sempre guardando…. fumo nero, fumo nero…., finché finalmente una debole colonna di fumo bianco esce dal camino. Il voto è stato dato! Allora la folla esplode in un’esultanza, scoppiando in grida trionfali: “Il voto è stato dato! grida di entusiasmo trionfale: “Evviva il Papa! Viva il Papa!

Vive le Pape! Hoch der Papst! Eljen a Papa!…”. Un Cardinale si affaccia al balcone e ripete le parole pronunciate per la prima volta la notte di Natale dagli Angeli: “Anuntio vobis gaudium magnum…. Habemus Papam“, “Sono venuto a portarvi una notizia di grande gioia: abbiamo un Papa…”. E le folle esultano di gioia; e gli uffici postali sono al lavoro; e le redazioni dei giornali lavorano, forse più che dopo una grande battaglia. La notizia si diffonde in tutto il mondo: “Habemus Papam!”, “Abbiamo un Papa!” Sì: tutto il mondo è interessato….. per amore o per odio, chi lo sa? Ma non è vero che adoriamo e divinizziamo il Papa; non è vero che vediamo in lui l’uomo che ha fatto la storia, non è vero che vediamo in lui un essere sovrumano. No. Anche lui è uomo; mortale e fragile come noi. Ma un uomo, che Gesù Cristo ha voluto capo della Chiesa al suo posto, affinché la Chiesa possa meglio ed efficacemente vivere l’amore per il Capo invisibile, Cristo nostro Signore. “Seguimi” (Gv XXI,19), disse una volta il Signore a Pietro, ed egli lo seguì subito. Da allora Pietro continua a dire “Seguitemi” e i suoi successori lo ripetono. I successori di Pietro lo hanno ripetuto dopo di lui. E chi segue Pietro (ma solo il vero Pietro!) può essere certo di seguire il Signore.

Pasci le mie pecore“, disse il Signore a Pietro. E da allora Pietro pasce il gregge di Cristo. E chi fa parte del gregge di Pietro può essere certo di seguire il Signore. “Ti farò pescatore di uomini“, disse il Signore a Pietro. E Pietro, da allora ha pescato nel nome del Signore per diciannove secoli. E chi entra nelle sue reti può essere certo di essere nelle mani del Signore.

TU SEI PIETRO (2)