LO SCUDO DELLA FEDE (246)
LA SANTA MADRE CHIESA NELLA SANTA MESSA (15)
SPIEGAZIONE STORICA, CRITICA, MORALE DELLA SANTA MESSA
Mons., BELASIO ANTONIO MARIA
Ed. QUINTA
TORINO, LIBRERIA SALESIANA EDITRICE, 1908
CAPO III
IL SACRIFICIO DIVINO
SECONDA PARTE DEL CANONE.
2. Contempliamo, come si rivela la essenziale Bontà di Dio, per salvare gli uomini, nel SACRIFICIO che si rinnova nella SANTA MESSA, che soddisfa i sommi bisogni dell’umanità.
La Messa è Sacrificio Latreutico, di adorazione.
Il primo bisogno dell’uomo è l’essere giusto: e la prima sua giustizia è render tutto a Dio, da cui tutto ha ricevuto. L’uomo posto a capo di tutte le creature in terra, poiché partecipa di tutte, ha un sublime dovere da compiere a nome di tutte. Esso, vivendo sulla terra, da tutte le cose che lo circondano assorbe gli elementi, gli assimila a se stesso, li tramuta, gli unifica nell’unità della sua persona, umanizza, per dire e personifica in sé le materiali cose. La terra, le piante, gli animali entrano in certe proporzioni in lui: e come egli ha in sé una porzione di tutte le cose, così è il rappresentante di tutte. Molteplice ed uno, comunica, se così ci lice spiegarci, il suo sentimento alle cose di questo mondo della materia, ed alle corporali cose impresta della sua mente e del suo cuore, per conoscere ed amare il Creatore e Padre di tutto. Più ancora, terreno del corpo colle creature terrene; ma spirituale dell’anima slanciasi in un orizzonte più sublime, nel mondo degli spiriti. Contempliamo! Egli si eleva fino al cielo ….. ha una missione da compiere a nome di tutti gli esseri di questa cerchia mondiale col Signore dei mondi. Lo ha da adorare, cioè rendergli l’onore dovuto. L’onore dovuto in giustizia deve essere grande secondo la grandezza di Lui, che si deve onorare: Un amico con un saluto si onora abbastanza; ad un personaggio di merito illustre, si riconosce il merito suo al nostro rispetto con un inchino; a render omaggio alla maestà del sovrano, s’inchina davanti la bandiera della nazione che pende dai suoi cenni; al rappresentante del Dio in terra, il Pontefice, si baciano i piedi. A terra adunque, a terra innanzi a Dio, cadiamo subissati nel nulla della nostra miseria! Anzi vorremmo fare di più… deh! non possiamo far altro che innalzare i voti dell’umiltà al Padre di tutti i beni, e domandargli il mezzo da poterlo onorare! « Deh! Venga ogni uomo, deve dire col filosofo Platone interprete dei voti dell’umanità, deh! Venga chi ci aiuti ad adorare Dio in modo degno di Dio! » O diremo meglio colla parola che sa dire tutti i bisogni dell’uomo; deh! venga Colui, che nel più gran libro del mondo è chiamato col nome più bello «Il desiderato delle genti. » Sì, è venuto il Mediatore divino, e Dio Uomo, è Gesù Cristo! – Egli è Verbo divino, per cui furono fatte tutte le cose. Egli, come, per provvedere in natura ai bisogni della vita materiale nel tempo ha posto i viventi intorno ad un serbatoio inesauribile di alimenti, che è la terra: così al bisogno che hanno gli uomini di Dio, provvide divinamente facendosi Uomo-Dio, e ponendosi in sacrificio in mezzo a noi. Lasciamo fare a Lui. Egli, Creatore che è della materia e dello spirito, piglia nella mano onnipotente il pane ed il vino; trasmuta la loro sostanza nella sostanza del suo Corpo e Sangue; sicché il pane non è più pane, il vino non è più vino: ma sono transustanziati in Lui; e Gesù sotto le specie delle materiali cose, uomo con noi, Dio col Padre, cade sull’altare, adora Dio umanamente in modo degno di Dio! Deh! Questo è un ingegno divino; e nessun degli uomini, e neppur degli angeli sarebbe giunto a questo Mistero; ma ora che ci è rivelato con una lucidezza che spaventa il pensiero, pare a noi di poter dire, che senza il sacrificio della santa Messa il mondo non giungerebbe ad ottenere il suo fine, il mondo sarebbe (oh! ci si perdoni l’ardita espressione) un’opera fallita in man di Dio…; ma nella santa Messa il Padre che ab eterno conosce se stesso nel Figlio, e per Lui misura, per così dire, la forma della sua Divinità nella Sostanziale sua Immagine, vedendo Gesù, che gli cade a nulla umiliato, annientato davanti per dargli onore, da tale subisso d’umiltà e di ossequio si vede a riflettere pel Divin Figlio tale un grandissimo onor smisurato, che corrisponde alla grandezza di Dio. Così anche noi veniamo a conoscere la grandezza di Dio medesimo; vediamo che vi si voleva un Dio per adorarlo divinamente; né Dio stesso poteva aspettarsi un’adorazione maggiore! Gloria a Lui, gloria a lui per sempre!
È Sacrificio Eucaristico di ringraziamento.
Chi è Dio? Se interroghi l’universo, chi è Dio?dice s. Bernardo, l’universo ti risponde: è il Principio e il Fine di ogni cosa. Egli crea gli esseri aparteciparlo, li vivifica a sentirlo, crea le anime aconoscerlo, le santifica a meritarlo, le perpetua all’immortalità, per alimentarle di sua beatitudine eterna. Così perché tutto viene da Dio, è primaria giustizia, di tutto ringraziare Dio. Ringraziare vuol dire: rendere il merito del ben ricevuto al donatore, e come dicono i latini referre gratias, cioè riportare all’Autore del bene, se non la grazia ricevuta, almeno la gratitudine pel bene che si gode dalla sua bontà. Noi l’abbiamo conosciuto e come Dio è il gran Padre di tutti; su, su, adunque ritorniamo a Lui, per benedirlo, per amarlo per sempre. Figliuoli degli uomini, perché vi perdete in questi nonnulla della terra? Sentite il cuore che vi palpita in seno? Il palpito del cuore è uno slancio del cuore umano, irrequieto sempre, finché non giunga ad essere beato in Dio: e la vita del Cristiano deve essere un continuo tendere a Dio, elevarsi a Dio, riferire tutto a Dio: sì, la vita nostra è ringraziare Dio. Ah! la Madre Chiesa, che esprime il rapporto degli uomini con Dio, questa sposa divina che ben conosce addentro il Cuore di Dio abbassato cogli uomini, non seppe chiamare meglio il suo Gesù in Sacramento, che col nome di Eucaristia, che vuol dire Ringraziamento: perché qui la vita di Gesù è vita di ringraziamento! Veramente è da piangere di consolazione nel vedere come la Chiesa, quando canta il Te Deum in ringraziamento intorno al ss. Sacramento, ci fa levare in piedi, quasi ci pigli per mano, e poco men che non diciamo, ci pigli in braccio nei trasporti di sua gratitudine e mettendoci in seno a Gesù nel Sacramento, ci voglia dire: « su figliuoli, su lodiamo Dio: Te Deum laudamus; e non saremo delusi d’ogni bene noi, che in Lui speriamo: In te, Domine, speravi, non confundar æternum! » La Messa adunque è il gran Sacrificiodel più degno ringraziamento al gran Padre dellabontà. -E qual ringraziamento nella Messa! Gesù è quicon noi: fu d’uopo che si sacrificasse? Ed è sacrificato…Come l’ha promesso, qui piglia in braccioi figli del suo Sangue, e corre dall’altare inseno al Padre a portargli l’umana natura divinizzata e degna di amarlo eternamente. Noi rapiti;colle lagrime di gratitudine infinita possiamo esclamare: « Buon Dio, ecco, ecco che il bene viene dallavostra bontà, e che alla vostra bontà ritorna a rimeritarvi!Dio onnipotente! No, non potevate dall’operadella vostra creazione aspettarvi di più diquanto vi vien offerto. Sì, veramente la terra ha dato il frutto suo, quando dalla terra s’innalza il Verbo vostro ad offrirvisi, in ringaziamento. » Anche pare a noi di poter dire (ci perdoni ancora, se nella povertà del nostro linguaggio non troviam parola umana a dire propriamente così divini misteri) che in Gesù Cristo in sacrificio facciamo a Dio godere quasi moltiplicati gli atti della intima Vita sua divina!… Cielo e terra, contemplate il mistero!… Adoriamo….. Qui sull’altare il Padre si specchia nel divin Figliuolo; dall’altare il Figlio torna in seno al Padre: e dall’uno e dall’altro spira l’Amore Divino, che coopera alla grand’opera della carità. Grand’Iddio! possiamo noi farci d’appresso, e più fortunati che il vostro servo Mosè, contemplarvi così vicini?…. Oh, ammirabil mistero!….. Ci pare di comprendere ora ciò che ci aveva detto Gesù: che ci avrebbe attirati a Sè, per portarci col Padre suo in Paradiso. Egli ecco, è qui; e noi gli siamo d’intorno, anzi siamo incorporati con Lui: da Lui spira lo Spirito Santo, che lo porta in seno al Padre: e con Gesù…. (ma ardiremo di dirlo ?) ha da portar noi e sommergerci nell’oceano di sua Beatitudine eterna !…. Oh subisso di divina bontà! c’ingolferemo ben addentro… in paradiso!
È Sacrificio propiziatorio.
Si offre per espiare i peccati; essendo che ogni pontefice, dagli uomini assunto, viene costituito a trattar per gli uomini con Dio, e per offrire doni e sacrifici per li peccati (Hebr. VII, 2.); e a redimere ì peccati, fa d’uopo che si versi il sangue in sacrificio (Ibi, IX, 22). Vi è qui un mistero profondo, la cui verità, mentre è sentita sì vivamente dalla intiera umana famiglia, ed ha nella storia dell’uman genere troppe prove della sua esistenza, trova una ragione solamente nella Religione cattolica (Rossely. loc. cit.). Ecco difatti il peccato, insegna S. Tommaso, entra per tutti gli uomini per la generazione umana (S. Thom. q. 4, De malo, art. 1, in corp.). Questa si comincia a trasfondere in essi per un elemento di cui il materiale principio è il sangue: Dio poi crea l’anima, la quale, unita alla carne irrorata di sangue, si trova per la viziata generazione in peccato (« Quanti nacquero dal sangue e dalla carne non diverranno figliuoli di Dio. » Io 1). Ora nei sacrifici, per dare soddisfazione del peccato, pare che non si sappia far meglio che versare il sangue, siccome il primo veicolo materiale della umana natura, che dal primo uomo in tutti sì trasfonde viziata in peccato. E che fa adunque Gesù Cristo nella santa Messa? Egli buttando via dall’altare santo ogni altro sangue di vittima morta, che non può piacere al Dio vivente; Egli Pontefice che mai non muore, offre, per man del Sacerdote, se stesso come vittima immortale e santissima. Così sull’altare mostrando il suo Sangue dal Corpo diviso, e come versato sull’altare, sotto la forma della specie del vino divisa dalla specie del pane, si presenta misticamente svenato. Par dunque che dall’altare in quest’atto gridi all’offesa Divinità: « Grande Iddio, nella carne e nel sangue voi foste oltraggiato! Guardate come la Carne ed il Sangue mio paghino il fio di tutti i peccati. Foste Voi offeso nella carne umana: ora io vi rendo soddisfazione in carne divina. » Così Egli glorifica colla maggiore soddisfazione che dir si possa la giustizia del Padre. Ah, peccatori! fortunati noi di aver in mano tanta redenzione! Ripariamo sotto all’altare; affrettiamoci a presentare Gesù Redentore per noi sacrificato, per ottenere colla conversione la remission del peccato. E per meglio intendere che nel Sacrificio sì rimettono i peccati, osserveremo come s. Tommaso (In. 4, Santen. dist. 12, q. 2, art. 2.), che la ss. Eucaristia è Sacramento ed è Sacrificio. In quanto è Sacramento essa produce l’effetto suo in ogni vivente, in cui ritrova lo stato di grazia, ch’è la vita dell’anima. In quanto è sacrificio, ottiene l’effetto per tutti quelli pei quali viene offerto, ancorché non abbiano lo stato di grazia e la vita dell’anima in atto, ma che possono solo averla: e perciò, se li trova disposti, ottiene loro la grazia in virtù di quel vero Sacrificio, da cui ogni grazia in noi discese, e scancella in loro i peccati, in quanto impetra loro la grazia della contrizione: poiché da questa offerta placato Iddio concede grazia e dono di penitenza, e rimette anche i più grandi delitti (Conc. Trid. s. 22, De sacra Euch. cap. 25). Non andando più in là, contempleremo nel canone Gesù, che offre la grande soddisfazione. In quanto poi alla pena, che i peccatori si sono meritata, si fa un vero pagamento nella Messa: ma nella misura che piace alla divina misericordia; e questo anche per le anime del purgatorio (Ben. XIV, De sac. Miss. lib. 2, cap. 13, n. 17). Il che faceva dire a s. Agostino, che nel Sacrificio si fa rimessione dei peccati (Quæst. 57, in Levit.), come s. Cipriano aveva chiamato il Sacrificio medicamento ed olocausto per sanare le infermità nostre, e per purgarci delle iniquità. Noi abbiamo dunque sull’altare tutto il nostro tesoro e la ragione di tutte le nostre speranze. Ah sì, diceva s. Paolo: Guardate, guardate sempre in Gesù Salvator nostro!
È Sacrificio impetratorio.
Tutti i popoli nell’universo corrono nei loro bisogni agli altri, e sperano pei sacrifici ottenere i favori del cielo. Ma la Chiesa cattolica, offrendo il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo, sola può dire di avere un diritto alle grazie divine, avendo in mano il valsente da comperare il Paradiso. Gesù, dice san Paolo, l’ha amata fino a donarsi a Lei come tutto suo: ed Ella può dire di buona ragione: « Signore, le grazie che vi domandiamo sono già nostre, perché le ha guadagnate coi suoi meriti il vostro Figlio. » Innalzando al trono delle misericordie i voti delle anime bisognose, può esclamare confidente: « O Signore, abbisognano di un dono grande, immenso, come sono infiniti i bisogni dei cuori, in cui tutto che vi entra di bene, tranne voi, grande Iddio! Non fa altro che scavarne il vuoto e renderli più affamati. Voi avete promesso di esser la grande mercè: ebbene ve la domandiamo pel Sangue di vostro Figlio. O Padre, o Padre nostro, voi ci avete dato il Figlio: e come mai ci potete negare gli altri doni, anche i più preziosi? Se ci perdonaste nemici, quale vi sarà grazia che ci potrete negare, divenuti che siamo vostri figliuoli pel Figlio vostro divino? » Si racconta, che il santo Vescovo Porfirio venuto a Costantinopoli per supplicare l’imperatore, affinché si degnasse pigliare sotto la sua protezione il suo povero popolo nella lontana città di Gaza angariato dai pagani e tagliuzzato, non poteva ottenere udienza mai! Egli ricorse alla pietà dell’imperatrice, la quale ben combinò con lui che ella avrebbe ottenuto dall’imperatore che gli battezzasse egli stesso, il sant’uomo, il bambino suo, e che battezzato lo presenterebbe all’imperatore con una supplica legata alla manina del bimbo, messa sul cuoricino. Sorpreso l’imperatore! Lesse la supplica, e intenerito alle lacrime assicurò del suo favore il Vescovo: così ebbe questi salvato il suo popolo. Buon Dio! e noi metteremo per man di Maria tutta bagnata di Sangue sotto la croce, sul Cuore di Dio il Figlio suo sacrificato con una lettera; e che cara! che santa lettera! La lettera sono le Piaghe, la lettera è il Cuore ss., che geme Sangue e dice tutti i nostri bisogni!… Bene il venerabile curato d’Ars diceva piangendo sull’altare: « Padre, vi offro in dono il vostro Figlio: ma voglio in cambio la salvezza delle anime; » e l’otteneva !….. Deh! pigliamoci sul cuore Gesù e gridiamo : « Grande Iddio, ci dovete salvare ! O gran Monarca della bontà, Voi pioverete conforti, grazie, misericordie sui figli del Sangue del vostro Figlio. » Taciamo! Il Sacrificio di un Dio vuole lacrime e non parole! Noi verseremo lagrime nel contemplare estatici lo spettacolo della bontà del Signor nostro Gesù Cristo, nell’atto che si sacrifica. Uomini, volete fare tutto ciò che dovete con Dio?….. Ah! poverini! correte in braccio alla Madre nostra che grida: « Emmanuele! Dio è con noi!… il DESIDERATO DELLE GENTI, lo l’ho in seno, e adempie a tutto nel sacrificio Latreutico, Eucaristico, Satisfattorio, Propiziatorio! » Uniamoci, uniamoci insieme con Gesù nel sacrificio in tenerissima umiltà.