CRISTO-RE (16)
TOTH TIHAMER:
Gregor. Ed. in Padova, 1954
Imprim. Jannes Jeremich, Ep. Beris
CAPITOLO XX
CRISTO, RE DEI CONFESSORI
I Cattolici del Messico hanno dovuto sopportare terribili persecuzioni e hanno visto scorrere fiumi di sangue cristiano. Lì, nel 1927, era vietato confessare apertamente Nostro Signore Gesù Cristo. In Messico, Paese completamente cattolico, era vietato celebrare la Messa, confessarsi, dare la Comunione, portare una piccola croce al collo. Alcuni Vescovi furono imprigionati; molti Sacerdoti furono fucilati per ordine del governo; meritano di essere citati i padri Correa, Solá, Reyes e Pro. Per la millesima volta si sono realizzate le parole del Signore: “In verità, in verità vi dico: voi piangerete e farete cordoglio, mentre il mondo si rallegra” (Gv XVI, 20). È sempre stato così; i discepoli di Cristo combattevano, piangevano, soffrivano, e il mondo, il nemico della croce, gioiva, esultava, trionfava. Ma anche la seconda parte delle parole del Signore si è realizzata, come sempre: “Sarete afflitti, ma il vostro dolore si trasformerà in gioia” (Gv XVI, 20). – Cristo Re non ha mai abbandonato i fedeli sofferenti; dal sangue dei martiri sgorga lo slancio di una nuova vita cristiana, e coloro che per amore di Cristo hanno perso la loro vita terrena hanno ottenuto, in cambio, la vita eterna. Il tema di questo capitolo sarà: Cristo è il Re dei confessori. Le parole di Gesù Cristo si sono realizzate molto prima di quanto i primi Cristiani potessero aspettarsi. Il Salvatore aveva appena lasciato la terra e si era accomiatato dalla Chiesa nascente, quando si scatenò un uragano così violento che sembrava dovesse strappare le tenere piantine della Chiesa. Le persecuzioni dei Cristiani nei primi tre secoli sono note a tutti; tutti conosciamo quei trecento anni durante i quali gli imperatori romani hanno raccolto tutte le loro forze per affogare il Cristianesimo nel sangue, per cancellarlo, per sterminarlo dalla terra. – Tutte le torture, tutti gli orrori, tutti i supplizi che l’uomo è capace di immaginare furono messi in pratica contro i Cristiani. Tutto fu provato dai nemici della nostra fede; e tutto senza alcun risultato. Cristo vegliava sul suo gregge martoriato. – Entriamo per un momento nei magnifici giardini del primo persecutore, Nerone; in quei giardini dove la gente si accalcava notte dopo notte per vedere l’illuminazione, un’illuminazione raramente visibile su questa misera terra! Quando il sole tramontava dietro le colline romane e arrivava l’oscurità, nei giardini di Nerone venivano accesi enormi bastoni ricoperti di pesce; legato alla cima di ogni bastone, il corpo di un Cristiano bruciava e fiammeggiava…. Tra le grida della folla impazzita, il crepitio della legna che bruciava, i gemiti dei Cristiani morenti, sembrò levarsi la voce del Signore: “In verità, in verità vi dico che voi piangerete e farete cordoglio, e il mondo si rallegrerà…” E il giorno dopo, e il giorno dopo ancora, e ogni giorno per diverse settimane, nuove illuminazioni, nuovi martiri cristiani! – Andiamo a vedere una rappresentazione nel Colosseo romano. Conosciamo i terribili tormenti subiti dai nostri grandi eroi, i martiri. Pensavo di aver capito tutto il sanguinoso orrore delle persecuzioni cristiane quando ho visto per la prima volta il Colosseo a Roma. Mura gigantesche, un piano sopra l’altro. Scatole stipate l’una sull’altra. Una parte dell’arena esiste ancora oggi; celle, gabbie, labirinti sotterranei che fanno venire i brividi…. e in una profondità di due piani! Vecchi con i capelli bianchi, ragazze, giovani in tutto il loro vigore: tutti Cristiani, Cristiani rinchiusi lì, che vivono l’ultima notte della loro esistenza; accanto a loro, nelle gabbie, ruggiscono le belve affamate… Guardiamo la scena. Una notte di martiri. Tutto l’oro e il marmo rubato ai Paesi conquistati, tutte le donne, tutti gli schiavi, le arti e le scienze che Roma ha raccolto in Europa, in Asia e in Africa…; tutto è ai piedi di quel popolo che ha in mano il dominio del mondo. E tutti vanno al circo: l’imperatore e il suo seguito, le vestali e i soldati, il popolo…, una folla immensa…. Improvvisamente il rumore cessa, le grida tacciono…: tutti gli occhi si rivolgono a una porta, dalla quale entra un piccolo gruppo che si dirige verso il centro dell’arena. Che scena commovente! Accanto agli uomini e ai giovani incalliti, ci sono vecchi, fanciulle e bambini! Quando sono al centro dell’anfiteatro, si apre una porta e saltano fuori le bestie selvatiche portate dall’Africa, che sono state private del cibo per diversi giorni. Il gruppo dei Cristiani, tutti in ginocchio! Ancora un attimo, l’ultima preghiera: “Kyrie, eleison“, “Christe, eleison“…, ancora il segno della croce, tracciato per l’ultima volta…, e le loro carni sono già lacerate dagli artigli dei leoni e i denti delle tigri penetrano fino alle ossa. Sangue, sangue dappertutto! Il sangue dei martiri scorre copioso nella sabbia! E quel torrente di sangue sembra proprio che, tra grida di gioia degli spettatori, tra ruggiti di leoni, strappi di muscoli, scricchiolii di ossa, scriva nell’arena le parole di Gesù Cristo: “In verità, in verità vi dico, voi piangerete e farete cordoglio, mentre il mondo si rallegrerà…”. E questo per tre secoli! Non c’è tormento, non c’è tortura a cui i Cristiani non siano stati sottoposti. Contiamo, non a migliaia, ma a centinaia di migliaia, la moltitudine dei nostri martiri, l’enorme numero di coloro che hanno dato per Cristo il più grande tesoro che possedevano su questa terra, la loro stessa vita, e che non avevano altro peccato in questo mondo se non quello di essere discepoli di Cristo e di non abbandonarlo mai. – A volte sembrava che le persecuzioni stessero per dichiarare la vittoria. Uno degli imperatori, Diocleziano, fece persino coniare una moneta con questa iscrizione: Nomine christianorum deleto: “In memoria della distruzione del nome cristiano”. Ma Cristo vegliava sul suo gregge inquieto: quando giustiziavano un martire, altri si alzavano dal mezzo della folla con questo grido: “Anch’io sono Cristiano!”. Il sangue dei martiri fu la pioggia d’aprile che portò la vita nel terreno fertilizzato della Chiesa. I Cristiani erano costanti e laboriosi, perché nelle loro orecchie risuonavano le parole di San Pietro: “Carissimi, quando Dio vi metterà alla prova con il fuoco delle tribolazioni, non mancate come se vi accadesse qualcosa di molto straordinario. Ma rallegratevi di essere partecipi della passione di Gesù Cristo, affinché quando si manifesterà la sua gloria possiate esultare con Lui con gioia” (1 Pietro IV,12,12).
II
Ma quando pensiamo alla sorte dei primi martiri del Cristianesimo, sorge spontanea la domanda: lo spirito dei primi martiri, quell’eroico spirito di sacrificio, vive ancora nei loro discendenti, nei Cristiani di oggi, in noi? Conserviamo anche solo il tizzone di quell’amore di Cristo che ha confortato tutti quei lontani martiri anche nella morte, anche sul patibolo? Perché, dobbiamo saperlo: la persecuzione della dottrina di Cristo non è cessata dai primi secoli cristiani, ed è ancora all’opera nel mondo. – È vero che ai nostri giorni i Cristiani non sono perseguitati da leoni e tigri, non sono gettati in pasto alle bestie selvatiche; i martiri di oggi non sono imbrattati di pesce, non sono inchiodati a bastoni roventi, non sono gettati in acqua, non sono fissati su coltri di supplizio; gli orrori del Messico sono ancora eccezioni nel mondo civile moderno. Ma anche se le persecuzioni non sono fatte con leoni e tigri, sono fatte con qualcosa che forse è peggiore del dente della tigre e dell’artiglio del leone…; sono le armi dello scherno, del disprezzo, del riso, del silenzio e dell’emarginazione. Sì, chi, in mezzo alla gentilità moderna, vuole rimanere fedele al Vangelo e alla Chiesa, può contare sull’eroismo degli antichi martiri. Il suo corpo non sarà dilaniato da leoni e tigri, ma sarà deriso, gli sarà puntato il dito contro e sarà chiamato antiquato, troglodita, fanatico, che non sa godersi la vita. [Abbiamo vissuto la tragedia spagnola causata dal marxismo internazionale: chi non si commuove di fronte al numero e alla qualità delle vittime immolate dalla furia rossa? Dodici Vescovi, un amministratore apostolico, quattromilaquattro Sacerdoti secolari, duemilaquattrocentosessantasei religiosi, una moltitudine di suore, centinaia di migliaia di laici sono stati vilmente assassinati nella zona rossa. Il loro crimine? Essere cattolici e spagnoli. Leggiamo le seguenti parole, scritte da Papa Pio XI nella sua Enciclica Divini Redemptoris del 19 marzo 1937: “Anche dove, come nella nostra amata Spagna, il flagello comunista non ha ancora avuto il tempo di far sentire tutti gli effetti delle sue teorie, si è preso la sua rivincita, scatenandosi con più furiosa violenza. Non si è accontentato di demolire una chiesa o un convento o un altro, ma, quando è stato possibile, ha distrutto ogni chiesa, ogni convento e persino ogni traccia della Religione cristiana, per quanto strettamente legata ai più illustri monumenti dell’arte e della scienza. – La furia comunista non si è limitata a uccidere Vescovi e migliaia di Sacerdoti, religiosi e religiose, soprattutto quelli che lavoravano con maggiore zelo con i poveri e gli operai, ma ha fatto un numero molto maggiore di vittime tra i laici di ogni classe e condizione, che vengono quotidianamente, si può dire, assassinati in massa per il solo fatto di essere buoni Cristiani o semplici oppositori dell’ateismo comunista. E questa terribile distruzione è portata avanti con un odio, una barbarie e una ferocia che non sarebbero stati ritenuti possibili nel nostro secolo. Nessun privato di buon senso, nessun uomo di Stato consapevole della propria responsabilità, non può che tremare di orrore al pensiero che ciò che sta accadendo oggi in Spagna possa ripetersi domani in altre nazioni civilizzate. Che il Signore conceda che tanto sangue versato possa essere il seme fecondo delle nuove generazioni. Che siano attente a non distogliere lo sguardo da Dio o dalla loro patria, affinché si realizzino gli ideali di grandezza a cui la nuova Spagna è chiamata. La persecuzione non è cessata nell’Unione Sovietica.]. E che queste armi siano più pericolose degli artigli dei leoni è chiaramente dimostrato dal fatto che sono state realizzate più apostasie con esse che con le bestie selvatiche. Le persecuzioni non sono cessate ai nostri giorni. Ma dov’è ora il coraggio dei primi martiri? Hanno dato la vita per Cristo, e noi arrossiamo a inginocchiarci in chiesa, a farci il segno della croce quando passiamo davanti ad una chiesa; qualcosa ci spinge a farlo, ma… cosa diranno gli altri? ma cosa diranno gli altri? I martiri hanno dato la vita per Cristo, e io vorrei confessarmi e fare la Comunione più spesso, perché sento che ne ho bisogno, sento che la mia anima ne ha bisogno; vorrei, ma… non oso; cosa diranno quelli che mi vedono? Riconosco che questa conversazione che deride la morale, che questo e quel film, questo e quel libro, queste e quelle immagini, macchiano il candore della mia anima; so che sto commettendo un peccato se non lo evito, se vado a vederlo, se lo leggo; vorrei allontanarmi da ogni pericolo; ma… Ma cosa diranno gli altri, che sono un fanatico religioso all’antica? E partecipo alla conversazione, leggo il libro e vado a vedere il film, e subisco le prese in giro della Chiesa, purché non ridano di me. Purché non ridano di me! …. Per un sorriso, per uno sguardo ironico, per un’amicizia fraintesa, tradisco la mia anima, tradisco Cristo, Colui che i primi Cristiani non hanno voluto abbandonare nemmeno in mezzo ad atroci torture. E non furono solo gli uomini vigorosi, nel fiore degli anni, a rifiutarsi di abbandonarlo, ma anche gli anziani, i bambini, le donne; quella materna Felicita, quell’ottantaseienne Policarpo, quella tredicenne Agnese! In mezzo alle torture più crudeli, Sant’Agnese continuava a ripetere: “Signore, conservo la mia fede per Te; Signore, mi consacro a Te. Tu, Onnipotente, Tu, degno di essere adorato, Tu, degno di ogni rispetto, io benedirò in eterno il Tuo santo nome”. – E quanto facilmente avrebbero potuto essere consegnati! Una sola parola era sufficiente. Bastava che dicessero: “Non conosco Cristo, non adoro Cristo”, e allora sarebbero stati liberati dalle bestie selvatiche, avrebbero spento il rogo, o sarebbero stati tirati fuori dall’acqua gelida in cui erano stati gettati, legati mani e piedi. Ma non pronunciarono quella parola, ma nel rogo ardente e davanti alla spada, nell’olio bollente e nel piombo fuso, tra le punture di punte incandescenti, tra terribili tormenti…. sono rimasti fedeli a Cristo! – Chiediamo a Cristo, il Re dei confessori, che, anche se siamo assaliti da mille tentazioni, susciti in noi lo spirito di sacrificio dei primi Cristiani, il loro coraggio di sfidare la morte, l’amore che ardeva nei loro cuori per dare la vita per Lui! Sì: l’amore ardente per Nostro Signore, perché da questo dipende tutto. Cos’è che ha dato perseveranza, coraggio ai primi Cristiani? Il santo amore che ardeva nei loro cuori. Tu, Santa Caterina, cos’è che ti ha dato la forza, quando eri sulla ruota della tortura, di chinare la testa sotto la lama del boia? Era l’amore di Cristo. E tu, Santa Cecilia, quando volevano asfissiarti con il vapore caldo, e quando la scure del boia ti colpì il collo, dovendo soffrire alcuni giorni con quella ferita mortale, cosa ti diede forza? E tu, Santa Lucia, che sei stata tradita dal tuo sposo e poi trafitta da una spada? E tu, San Pancrazio, perché non hai voluto sacrificare agli dei pagani? Cosa ti ha dato la forza di essere fedele a Cristo, quando sapevi che la tua vita, la tua giovane vita, ti sarebbe stata tolta, perché non avevi più di quattordici anni? E tu, San Simeone, che all’età di centoventi anni, dopo una tortura di diversi giorni, hai trionfato nella crocifissione stessa con forza d’animo? E tu, Sant’Agnese, discendente di una famiglia nobile e potente, una bella ragazza di tredici anni! Perché hai detto al tuo spasimante, il figlio del governatore della città: “Il mio Signore Gesù Cristo mi ha promessa in sposa con il suo anello”, quando sapevi che per questa frase avrebbero acceso un falò sotto i tuoi piedi? Perché hai detto: “Sono la sposa di Colui che gli Angeli servono”? Da dove hai attinto la tua energia quando in mezzo alle fiamme continuavi a ripetere: “Ecco, vengo a Te, che amo, che cerco con tutta l’anima, che ho sempre desiderato”? Cos’è che dava loro forza? L’amore ardente di Nostro Signore Gesù Cristo. – Ah, se l’amore eroico dei martiri, di cui abbiamo tanto bisogno per testimoniare Cristo, fosse contagioso! Quando e dove ne abbiamo bisogno? Quando la Religione è ridicolizzata e derisa e io voglio rimanere fedele a Gesù Cristo. Quando voglio preservare la purezza della mia anima in mezzo a tanto marciume, a tanta sessolatria. – GRACE MINFORD, una giovane americana che si convertì dal protestantesimo al Cattolicesimo e poi entrò in convento, ebbe questo eroismo da martire. Poco tempo dopo il padre morì, lasciandole una fortuna di dodici milioni e mezzo di dollari – una somma favolosa – a condizione che lasciasse il convento. Cosa rispose la giovane donna? “Il mio Padre celeste è più ricco del mio padre terreno e mi darà un’eredità molto più grande”, e perseverò nel convento, perdendo i soldi dell’eredità. Eroismo da martire! Eroismo deve avere l’impiegato che coraggiosamente non nasconde agli altri la sua fede cattolica, sapendo che oggi non è la migliore lettera di raccomandazione per farsi strada, per ottenere vantaggi materiali. Eroismo perché le preoccupazioni materiali della vita quotidiana – lavoro, studio, occupazioni – non soffochino la vita spirituale. – Le parole del Signore: “Voi piangerete e vi rallegrerete mentre il mondo si rallegra”, hanno il loro compimento, non solo nel passato, ma anche oggi. I discepoli di Cristo devono spesso soffrire quando i figli del mondo, cioè i malvagi, si divertono. L’unica cosa che è cambiata è il modo. In passato, i Cristiani soffrivano gli artigli dei leoni; oggi, soffrono i dardi dell’ironia e della calunnia. Un tempo si doveva morire per Cristo; oggi, forse, il sacrificio consiste nel rimanere fedeli a Cristo nella vita quotidiana.
III
Ma, grazie a Dio, la profezia del Salvatore non finisce qui. Ha una seconda parte, molto consolante. “Sarete addolorati, ma il vostro dolore si trasformerà in gioia”, in una gioia che non passerà mai. – E se vediamo che la prima parte della profezia si è realizzata nel corso della storia, dobbiamo constatare che anche la seconda parte si è realizzata. Gesù Cristo aveva predetto che la sua Chiesa sarebbe stata perseguitata, che coloro che lo avrebbero seguito avrebbero dovuto portare la loro croce sulle spalle. Ma ha anche detto che “il suo giogo è facile e il suo fardello leggero” e che le porte dell’inferno non prevarranno contro la sua Chiesa. La storia della Chiesa, che ha due volte mille anni, testimonia in modo luminoso le parole di Cristo. Quante persecuzioni ha dovuto subire la Chiesa, eppure è costantemente ringiovanita. Dei trentadue primi Papi, trenta morirono martiri. L’imperatore Adriano fece porre sul Calvario la statua di una dea pagana, Venere, e sulla tomba del Redentore la statua di Giove ….. E chi parla oggi di Venere e chi venera Giove? D’altra parte, un quinto dell’umanità, senza contare i protestanti e gli scismatici, adora Gesù Cristo, morto sul Calvario e risorto il terzo giorno. – Nel furioso tumulto della Rivoluzione francese, fu messa ai voti questa domanda: “Esiste un Dio?” E, tra gli sguardi assassini, ci fu solo una povera vecchia signora che osò alzare la mano tremante nell’interesse di Dio: “Per amor di Dio, per amor di Dio!” E ancora gli uomini adorano Dio. – Ci lamentiamo continuamente di quanto sia brutto il mondo di oggi, dell’aridità spirituale in cui è immersa gran parte dell’umanità moderna. Chi può negare che intorno a noi ci siano molte anime che hanno perso la fede e si sono allontanate da Dio? Purtroppo, questo è un lato della medaglia. Ma dall’altra parte c’è un quadro molto più edificante e consolante: quanti Cristiani perseverano nella fede e vivono una vita coerente con essa. Vediamo che si realizzano le parole del profeta: “Ci sono settemila uomini che non hanno piegato il ginocchio a Baal” (3 Re XIX, 18).
* * *
La Chiesa, nostra Madre, è sempre stata perseguitata, è sempre stata condannata a morte, eppure continua a vivere e a diffondersi. Illustri dinastie sono sorte e tramontate, vari imperi sono sorti e tramontati nel corso dei secoli; ma la Chiesa cattolica, così spesso attaccata e perseguitata, continua a sfidare con fermezza la tempesta dei tempi; ed è degno di nota il fatto che non possa contare su una forza armata, non ha cannoni, non ha un esercito, manca di fortuna e di altre risorse umane; ma possiede… una parola, la grande promessa del suo Fondatore: “Le porte degli inferi non prevarranno contro di lei” (Mt XVI, 18). – E nei corridoi sotterranei delle catacombe, dove il Cristianesimo perseguitato ha trascorso trecento anni, risuonano ancora oggi vibranti preghiere piene di gratitudine, cantate da migliaia di pellegrini. Sul luogo del palazzo dove l’imperatore Massimiliano preparò una delle più sanguinose persecuzioni contro i Cristiani, oggi sorge un magnifico tempio, la Basilica di San Giovanni in Laterano. Innumerevoli templi, dipinti, statue, feste… proclamano il culto delle migliaia e migliaia di martiri. E dove c’era la tomba di Nerone, oggi sorge un tempio in onore della beata, della misericordiosa, della dolcissima Vergine Maria, Santa Maria del Popolo. E sulla tomba di quel modesto pescatore, che il mondo secoli fa inchiodò a una croce con la testa all’ingiù, per aver predicato la dottrina di Cristo, oggi risplende il tempio più prezioso del mondo, la Basilica di San Pietro; e la luce delle lampade che arde sulla tomba del principe degli Apostoli sembra scrivere sulle pareti di marmo la seconda parte della profezia di Cristo: “Sarete addolorati, ma il vostro dolore si trasformerà in gioia”. – Eppure tutto questo splendore esteriore non è che il premio terreno dei confessori cristiani. Non sappiamo, possiamo al massimo indovinare, quale sarà la loro ricompensa in cielo, la ricompensa che avrà dato loro Cristo, che una volta disse: “Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’Io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli”. – Ma c’è una cosa che sappiamo con certezza. So che i due campi, quello dei discepoli di Cristo e quello del peccato, anche oggi sono opposti. So che camminare sulle orme di Cristo oggi significa anche abnegazione, sacrificio, mentre la vita frivola del mondo è facile. So che i fedeli imitatori di Cristo devono spesso soffrire, mentre i figli dell’iniquità gioiscono. E so anche che è meglio soffrire in questo mondo con Cristo che gioire con i peccatori. Ti faccio una domanda, amico lettore: da che parte vuoi stare? Vuoi arruolarti nel campo di Cristo o in quello del peccato?