Questa breve lettera Enciclica, venne scritta da S. S. Leone XIII all’Arcivescovo Cardinal Gibbons e a tutti i Vescovi statunitensi nel venticinquesimo anniversario del suo Pontificato con un tono elogiativo e celebrativo dell’azione proficua svolta dai prelati americani in favore della Religione cattolica, azione particolarmente delicata in un contesto inflazionato da sette umane pseudocristiane e da ideologie ateo-massoniche e moderniste che contrastavano l’espandersi della verità evangelica come diffusa dall’unica vera Chiesa fondata da Cristo e capeggiata dal suo Vicario in terra, il Sommo Pontefice romano. « … Dovete quindi, e con voi la schiera cattolica alle spalle, sfruttare strenuamente il tempo favorevole per l’azione che è ora a vostra disposizione, diffondendo il più possibile la luce della verità contro gli errori e le assurde immaginazioni delle sette che stanno sorgendo. » Volesse il cielo che quegli elogi e sollecitazioni a far meglio fosse ancora oggi possibile rivolgere ai prelati statunitensi, in larga parte apostati della fede e colonna portante del modernismo anticattolico promulgato dalla falsa religione del conciliabolo c. d. Vaticano II, inganno satanico destinato a perdere l’anima di fedeli superficiali, ignari e tenuti all’oscuro della vera dottrina cattolica, della retta teologia e del Magistero bimillenario prodotto dai Pontefici romani e dai Concili ecumenici presieduti da un vero Pontefice, come faro di luce proiettato a tutte le genti onde illuminare il loro cammino di salvezza.
IN AMPLISSIMO
ENCICLICA DI PAPA LEONE XIII
SULLA CHIESA NEGLI STATI UNITI
A James Cardinal Gibbons e agli Arcivescovi, e i Vescovi degli Stati Uniti.
Certamente abbiamo motivo di rallegrarci, e il mondo cattolico, in virtù della sua venerazione per la Sede Apostolica, ha motivo di rallegrarsi per il fatto straordinario che siamo da annoverare come il terzo della lunga serie di Romani Pontefici ai quali è stato felicemente concesso di entrare nel venticinquesimo anno del Sommo Sacerdozio. Ma in questa cerchia di congratulazioni, mentre le voci di tutti ci sono gradite, quella dei Vescovi e dei fedeli degli Stati Uniti del Nord America ci rallegra in modo particolare, sia per le condizioni che danno al vostro Paese un posto di rilievo rispetto a molti altri, sia per l’amore speciale che nutriamo per voi.
2. Nella vostra lettera congiunta a noi, amato Figlio e Venerabili Fratelli, vi siete compiaciuti di menzionare in dettaglio ciò che, spinti dall’amore per voi, abbiamo fatto per le vostre chiese nel corso del nostro Pontificato. D’altra parte, siamo lieti di ricordare i molti modi diversi in cui avete servito alla Nostra consolazione durante questo periodo. Se abbiamo trovato piacere nello stato di cose che prevaleva tra voi quando siamo entrati per la prima volta nella carica del Supremo Apostolato, ora che abbiamo superato i ventiquattro anni nella stessa carica, siamo costretti a confessare che il nostro primo piacere non è mai diminuito, ma, al contrario, è aumentato di giorno in giorno a causa dell’aumento della cattolicità tra voi. La causa di questo aumento, sebbene sia innanzitutto da attribuire alla provvidenza di Dio, deve anche essere attribuita alla vostra energia e attività. Nella vostra prudente politica, avete promosso ogni tipo di organizzazione cattolica con tale saggezza da provvedere a tutte le necessità e a tutti gli imprevisti, in armonia con il notevole carattere del popolo del vostro Paese.
3. Il vostro principale elogio è quello di aver promosso e di continuare a promuovere con cura l’unione delle vostre Chiese con questo capo delle Chiese e con il Vicario di Cristo in terra. Qui, come giustamente confessate, si trova l’apice ed il centro del governo, dell’insegnamento e del sacerdozio; la fonte di quell’unità che Cristo ha destinato alla sua Chiesa e che è una delle note più evidenti che la distinguono da tutte le sette umane. Come non abbiamo mai mancato di esercitare con vantaggio questo salutarissimo ufficio di insegnamento e di governo in ogni nazione, così non abbiamo mai permesso che voi o il vostro popolo ne soffriste la mancanza. Abbiamo infatti sfruttato volentieri ogni occasione per testimoniare la costanza della nostra sollecitudine per voi e per gli interessi della Religione tra voi. E la nostra esperienza quotidiana ci obbliga a confessare che abbiamo trovato il vostro popolo, grazie alla vostra influenza, dotato di perfetta docilità ed alacrità d’animo. Pertanto, mentre i cambiamenti e le tendenze di quasi tutte le Nazioni che sono state cattoliche per molti secoli sono motivo di dolore, lo stato delle vostre chiese, nella loro fiorente giovinezza, rallegra il Nostro cuore e lo riempie di gioia. È vero che la legge del Paese non vi concede alcun favore particolare, ma d’altra parte i vostri legislatori hanno certamente il diritto di essere lodati per il fatto che non fanno nulla per limitarvi nella vostra giusta libertà.
4. Non ignoriamo, Venerabili Fratelli, tutto ciò che è stato fatto da ognuno di voi per la creazione e il successo di scuole e accademie per la corretta educazione dei giovani. Con il vostro zelo in questo senso avete chiaramente agito in conformità alle esortazioni della Sede Apostolica e alle prescrizioni del Concilio di Baltimora. Il vostro magnifico lavoro a favore dei seminari ecclesiastici è stato sicuramente calcolato per aumentare le prospettive di bene del Clero e per accrescerne la dignità. E non è tutto. Avete saggiamente preso misure per illuminare i dissidenti e per attirarli alla verità, nominando membri del clero dotti e degni di nota che vadano di distretto in distretto per parlare loro in pubblico, in stile familiare, nelle chiese ed in altri edifici, e per risolvere le difficoltà che possono essere avanzate. Un piano eccellente che, come sappiamo, ha già dato abbondanti frutti. La vostra carità non è stata indifferente alla triste sorte dei negri e degli indiani: avete inviato loro insegnanti, li avete aiutati generosamente e state provvedendo con grande zelo alla loro salvezza eterna. Siamo lieti di aggiungere uno stimolo, se necessario, per consentirvi di continuare questi impegni con la piena fiducia che il vostro lavoro sia degno di lode.
5. Infine, per non omettere l’espressione della Nostra gratitudine, vorremmo che sapeste quale soddisfazione ci avete procurato con la liberalità con cui il vostro popolo si sforza di contribuire con le sue offerte ad alleviare la penuria della Santa Sede. Molte e grandi sono le necessità alle quali il Vicario di Cristo, in quanto supremo Pastore e Padre della Chiesa, è tenuto a provvedere per scongiurare il male e promuovere la fede. Per questo la vostra generosità diventa un esercizio e una testimonianza della vostra fede.
6. Per tutti questi motivi desideriamo dichiararvi ancora e ancora il nostro affetto per voi. La benedizione apostolica, che impartiamo con grande amore nel Signore su tutti voi e sulle greggi affidate a ciascuno di voi, sia presa come segno di questo affetto e come auspicio di doni divini.
Dato a Roma, presso San Pietro, il 15 aprile 1902, nel venticinquesimo anno del Nostro Pontificato.
LEO XIII