DISCORSO SUL SEGRETO DELLA FRANCO MASSONERIA (5)
DI MONSIGNOR AMAND JOSEPH FAVA
VESCOVO DI GRENOBLE
LIBRERIA OUDIN, EDITORE – 1882
PRIMA PARTE
IL SEGRETO DELLA FRANCO-MASSONNERIA CONSISTE NEL DISTRUGGERE IL CRISTIANESIMO E SOSTITUIRLO CON IL RAZIONALISMO.
LUIGI FILIPPO. – Non era solo in Italia che si trovavano complotti contro il Papato; in Francia, e soprattutto in Inghilterra, il Papa-Re era il principale oggetto di odio da parte delle società segrete. « Luigi Filippo – dice padre Deschamps – che si era disinteressato della Massoneria attiva solo per paura di vedersi rivoltare contro le potenze legittime e le stesse società segrete più avanzate, volle dare a queste ultime una qualche soddisfazione, senza però rompere apparentemente con l’Europa monarchica. Ben convinto, per esperienza personale, che le denunce avanzate dal carbonarismo italiano per giustificare l’insurrezione fossero meri pretesti, sembrò prenderle sul serio davanti ai tribunali ed al popolo. Sostenuto, o meglio diretto, dall’Inghilterra e da Palmerston, capo supremo delle società segrete e per lungo tempo ministro onnipotente nel suo Paese, egli attirò in questa campagna diplomatica i ministri massoni conservatori di Austria, Prussia e Russia. Tutti osarono chiedere riforme al Sovrano Pontefice. » – « L’Europa, sgomenta, trema davanti alla Rivoluzione – ha scritto l’autore di: l’Eglisc romaine en face de la Révolution, [La Chiesa romana di fronte alla Rivoluzione], non osa né combatterla né affrontarla: al massimo, nel panico, ha la forza di offrirle il Pontificato in pasto. La Rivoluzione annuncia che essa finirebbe con la Chiesa. L’Europa colse questo momento per chiedere alla Santa Sede le riforme che il carbonarismo aveva proclamato indispensabili. L’Austria, che cerca di mantenere la pace nella penisola italiana a tutti i costi, è del parere che il Papa possa benissimo, vista l’imminenza del pericolo, prestarsi a concessioni inoffensive. La Francia ne propone un simulacro, per chiudere, se possibile, la bocca agli oratori ed ai giornali che disputano in nome delle società segrete. » Si sa che si tenne una conferenza e che ne uscì un Memorandum in quattro articoli, fonte delle future disgrazie di Pio IX, e questo atto proveniva dalle logge massoniche d’Europa, più che dalla diplomazia stessa. Quando fu presentata a Gregorio XVI, questi sorrise: « Oh – esclamò – la barca di Pietro ha attraversato prove ben peggiori di queste. Noi sicuramente affronteremo la tempesta. Che il re Filippo d’Orléans tenga per sé la bonaccia che vorrebbe venderci al prezzo dell’onore: il suo trono crollerà, ma questo no! » E Bernetti rispose all’ambasciatore di Luigi Filippo che la garanzia francese sembrava molto preziosa per la Santa Sede, ma che il Papa riteneva impossibile acquistarla con misure che avrebbero rappresentato una vera e propria abdicazione dell’indipendenza pontificia; poi agli altri, che la garanzia delle corti è acquisita di diritto alla Santa Sede, ma che questa Sede romana, apparentemente così debole, non acconsentirà mai a sancire riforme che le verrebbero dettate in modo imperioso ed in un giorno prestabilito; che Essa si riserva la sua libertà d’azione e la sua totale indipendenza; che inoltre ha dimostrato per lungo tempo, con la sua condotta, di cercare di realizzare tutti i miglioramenti desiderabili e compatibili con la pubblica sicurezza. (Società segrete, vol. II, p. 268). Nubius, quando era capo dell’Alta Vendita, diceva: « Se potessimo avere un Papa con noi, farebbe più lui con il suo dito mignolo che tutti noi insieme ». Nubius aveva ragione, perché in questa ipotesi irrealizzabile, colui al quale era stata affidata la difesa della Chiesa di Cristo sarebbe diventato il suo più mortale nemico; colui al quale era stato detto: « Conferma i tuoi fratelli nella fede », li avrebbe lui stesso sviati; colui al quale era stata affidata la cura del gregge lo avrebbe crudelmente avvelenato. Anche questo è un sogno insensato. Ci sono capi di Stato che sono così ciechi da gettare il loro Paese nello scisma e nell’eresia, da tradirne gli interessi più sacri per seguire l’impulso della loro passione antireligiosa: non sarà mai così per il Vicario di Gesù Cristo. Se guardiamo indietro nei secoli da S. Pietro a Leone XIII, vedremo i Romani Pontefici, divinamente aiutati dallo Spirito di Dio, mantenere la Chiesa nella verità e far trionfare l’unità dottrinale in ogni tempo ed in ogni luogo, nonostante tutti gli ostacoli. Questo è davvero il più grande di tutti i miracoli che uno spirito elevato possa desiderare per incoraggiare la sua fede, e questa prova avrà per lui una forza invincibile, se si ricorderà della debolezza e dell’incostanza comuni a tutti gli uomini, per quanto dignitosi essi siano. Gli stessi cospiratori romani sanno che è così, eppure hanno cercato di attirare a sé il successore di Gregorio XVI. [Per realizzare questo “sogno” insensato, la massoneria degli illuminati, corrotta la maggioranza dei Cardinali, molti dei quali direttamente affiliati alle logge ai vari livelli, nel corso del Conclave del 1958, fece eleggere all’unanimità S. S. Gregorio XVII, Giuseppe Siri, al quale fu impedito l’accesso al Soglio di S. Pietro, e, dopo aver dichiarato che l’elezione dovesse ritenersi nulla per un guasto (sic!) del camino della Cappella Sistina e dovesse ripetersi, lo relegarono – controllandolo con microcamere di sorveglianza e pseudosegretari-carcerieri – al finto ruolo di Arcivescovo di Genova. In tal modo poterono insediare due giorni dopo, un loro adepto, il XXXIII° :. A. Roncalli e poi i suoi successori, così da poter manovrare i fili del burattino falso-papa (o se preferite antipapa) ed indurlo gradualmente – indicendo pure un invalido conciliabolo – ad introdurre tutte le desiderate “riforme”, da quella liturgica, a quella dottrinale, dalla canonica alla morale pubblica, dalla organizzazione dei seminari, all’assetto delle diocesi, e così via, fino all’ecumenismo, all’indifferentismo religioso ed all’attuale aperta apostasia con la negazione della divinità di Cristo ed alla prossima confluenza in una religione unica mondiale, quella del “signore dell’universo”, il baphomet-lucifero! – ndr. -]. « Dal momento della sua elezione – dice padre Deschamps – Pio IX fu acclamato da un capo all’altro del mondo, come il Papa tanto desiderato, il restauratore della libertà ed il liberatore dei popoli. A Roma, in Francia, in Germania, in Inghilterra e perfino nelle Repubbliche americane, le sue virtù furono esaltate, il suo liberalismo fu proclamato, il suo busto ed il suo ritratto furono moltiplicati, stampati e mostrati perfino su sciarpe e scialli. A Roma furono eretti archi di trionfo ad ogni suo passo; ogni sua parola fu applaudita con un entusiasmo senza precedenti; fu ricoperto di applausi e di fiori; non si erano mai viste manifestazioni simili ed ovazioni così universali. ». – « Un uomo di fede, di preghiera, di lavoro, di virtù e di scienza, di una bontà ineffabile, di un candore e di una amenità veramente celeste, che si dipingevano in tutti i suoi lineamenti, Pio IX univa alla rettitudine e alla carità che non sospetta il male, come dice l’Apostolo, una fermezza d’animo e di coscienza che nulla era in grado di far deviare dalla linea del dovere conosciuto. Con tali eminenti qualità, non poteva che pensare, come Pontefice-Re, a fare del bene ai suoi Stati ed a riportare, per mezzo della libertà veramente cristiana, sia i popoli che i re alla verità e alla pratica delle virtù che, preparando alla vita eterna, solo possono portare la felicità quaggiù. » – « Ben presto si vide che le bande che si riunivano al Quirinale non seguivano più il sentimento di gratitudine e devozione verso la Santa Sede, ma che obbedivano ad un impulso segreto, che avevano un’organizzazione occulta e capi riconosciuti ». Il Santo Padre rimandava il popolo al lavoro e Mazzini, nel suo manifesto agli amici d’Italia del novembre 1846, raccomandava loro il contrario. « Approfittate – egli diceva – della minima concessione per riunire le masse, anche solo per mostrare la loro gratitudine”. Feste, canti, raduni, numerosi contatti stabiliti tra uomini di tutte le opinioni, sono sufficienti a far emergere le idee, a dare al popolo il senso della propria forza ed a renderlo esigente. La difficoltà non sta nel convincere il popolo; per questo bastano alcune grandi parole: libertà, diritti umani, progresso, uguaglianza, fraternità, dispotismo, privilegi, tirannia, schiavitù; la difficoltà sta nel riunirlo. Il giorno in cui si riunirà sarà il giorno della nuova era. » E Pio IX, in quello stesso mese di novembre, indirizzò al mondo cattolico la sua Enciclica Qui pluribus jam, in cui diceva: « Nessuno di Voi ignora, Venerabili Fratelli, quanto acerba e terribile guerra muovano, in questa nostra età, contro la Chiesa Cattolica uomini congiunti fra loro in empia unione, avversari della sana dottrina, disdegnosi della verità, intenti a tirare fuori dalle tenebre ogni mostro di opinioni, e con tutte le forze accumulare, divulgare e disseminare gli errori presso il popolo. Con orrore certamente e con dolore acerbissimo Noi ripensiamo tutte le mostruosità erronee e le nocive arti e le insidie con le quali si sforzano questi odiatori della verità e della luce, peritissimi artefici di frodi, di estinguere ogni amore di giustizia e di onestà negli animi degli uomini; di corrompere i costumi; di sconvolgere i diritti umani e divini; di scuotere e, se pur potessero, di rovesciare dalle fondamenta la Religione Cattolica e la società civile. Voi sapete, Venerabili Fratelli, che questi fierissimi nemici del nome Cristiano, miseramente tratti da un cieco impeto di folle empietà, sono giunti a tale temerità di opinioni che “aprendo la bocca a bestemmiare Iddio” (Ap. XIII, 6) con inaudita audacia, non si vergognano d’insegnare apertamente che i sacrosanti misteri della nostra Religione sono invenzioni umane; accusano la dottrina della Chiesa Cattolica di contraddire al bene ed ai vantaggi della società umana; né temono di rinnegare la divinità di Cristo medesimo. E per potere più facilmente sedurre i popoli ed ingannare gl’incauti e gl’inesperti, si vantano che solo a loro siano note le vie della prosperità umana; né dubitano di arrogarsi il nome di filosofi, quasi che la filosofia, che si aggira tutta nella investigazione delle verità naturali, debba rifiutare quelle che lo stesso supremo e clementissimo Autore della natura, Iddio, per singolare beneficio e misericordia si è degnato di manifestare agli uomini, affinché conseguano vera felicità e salvezza. Quindi con fallace e confuso argomento non cessano mai di magnificare la forza e l’eccellenza della ragione umana contro la fede santissima di Cristo, e audacemente blaterano che la medesima ripugna alla ragione umana. Del che niente si può pensare od immaginare né di più stolto, né di più empio, né di più ripugnante alla ragione medesima. Sebbene infatti la fede sia al di sopra della ragione, pur tuttavia fra di esse non si può trovare nessuna vera discordanza e nessun dissidio, quando ambedue prendono origine da una stessa fonte d’immutabile ed eterna verità, da Dio Ottimo Massimo; e per tale motivo vicendevolmente si aiutano, di modo che la retta ragione dimostra e difende la verità della fede, e la fede libera la ragione da ogni errore e mirabilmente la illustra, la rafforza e la perfeziona con la cognizione delle cose divine. – Né con minore fallacia certamente, Venerabili Fratelli, questi nemici della divina rivelazione, con somme lodi esaltando il progresso umano, vorrebbero con temerario e sacrilego ardimento introdurlo perfino nella Religione Cattolica; come se essa non fosse opera di Dio, ma degli uomini, ovvero invenzione dei filosofi, da potersi con modi umani perfezionare. » In poche parole, il Santo Pontefice riassunse l’empia dottrina della setta massonica, che nega Cristo e Dio; fu colto da orrore, versò lacrime: e a stento si spense per le strade di Roma il frastuono dei trionfi e dei festeggiamenti di cui era stato l’eroe. Come abbiamo detto altrove, altre lacrime avevano preceduto le sue. Una Madre augusta, una Madre divina, aveva pianto e piangeva sulle nostre montagne delle Alpi, unendo le sue parole ed il suo dolore a quelli del Vicario di suo Figlio. Disse (La Salette, 19 settembre 1846): Bestemmiano mio Figlio! Lo abbandonano, lo lasciano solo sugli altari! E Pio IX, nello stesso periodo, nel Quirinale, senza conoscere le lamentele del Messaggero celeste, le fa eco, ripetendo: Aprendo la bocca alle bestemmie… non temono di negare Cristo e Dio. Non è il caso di ripercorrere qui la vita di Pio IX. Sappiamo del suo esilio a Gaeta, del suo ritorno a Roma, da dove era dovuto fuggire; non ignoriamo che fu attaccato e crocifisso moralmente, durante tutto il suo Pontificato, dai moderni sociniani, che non seppero nemmeno rispettare le sue ceneri e la sua bara. È vero che durante la sua vita non smise di criticare e condannare le loro massime. Ricordiamo, in particolare, il suo discorso nel concistoro segreto del 25 settembre 1865, in cui diceva: « Venerabili Fratelli, tra le tante macchinazioni e i mezzi con cui i nemici del nome Cristiano hanno osato attaccare la Chiesa di Dio e hanno cercato, anche se invano, di abbatterla e distruggerla, va senza dubbio annoverata quella perversa società di uomini, volgarmente chiamata massonica, che, contenuta dapprima nelle tenebre e nell’oscurità, è infine venuta alla luce in seguito, per la comune rovina della Religione e della società umana. .,. Se i monarchi avessero ascoltato le parole del nostro predecessore, se avessero agito con meno pigrizia in una questione così seria! Sicuramente non avremmo mai dovuto, né i nostri padri avrebbero dovuto, deplorare tanti movimenti sediziosi, tante guerre incendiarie che misero a ferro e fuoco l’Europa, né tanti mali amari che hanno afflitto e affliggono ancora oggi la Chiesa…. E così non abbiamo visto senza dolore le società cattoliche, così ben fatte per eccitare la pietà ed aiutare i poveri, essere attaccate e persino distrutte in alcuni luoghi, mentre al contrario l’oscura società massonica, così ostile alla Chiesa e a Dio, così pericolosa persino per la sicurezza dei regni, è incoraggiata, o almeno tollerata…. » Questo è il linguaggio apostolico di Pio IX, che rinnova le istruzioni e le scomuniche pronunciate dai suoi venerati predecessori, da Clemente XII, di cui abbiamo ricordato l’Enciclica del 1738, allo stesso Pio IX. Seguendo le orme di questi coraggiosi Pontefici, il nostro Santo Padre Leone XIII ha indicato al mondo, con accenti non meno energici ed in piena luce, quegli uomini che, dopo aver bestemmiato Cristo e Dio, sono arrivati a voler distruggere la proprietà e la famiglia, trascinati come sono dal corso logico dell’errore, che va di abisso in abisso. Nella sua ultima Enciclica del 15 febbraio 1882 (Etsi nos), Sua Santità, scrivendo ai suoi Venerabili Fratelli Arcivescovi e Vescovi d’Italia, affermava: « Una dannosissima setta, i cui autori e corifei non celano né dissimulano affatto le loro mire, già da gran tempo ha preso posto in Italia e, intimata la guerra a Gesù Cristo, si propone di spogliare in tutto i popoli di ogni cristiana istituzione. Quanto abbia proceduto nei suoi attentati non occorre qui ricordarlo, tanto più che Vi stanno innanzi agli occhi, Venerabili Fratelli, il guasto e le rovine già recate sia alla Religione, sia ai costumi. – Presso i popoli italiani, che in ogni tempo si tennero fedeli e costanti nella Religione ereditata dagli avi, ristretta ora ovunque la libertà della Chiesa, di giorno in giorno si tenta il più possibile di cancellare da tutte le pubbliche istituzioni quella impronta e quel carattere cristiano in forza dei quali fu sempre grande il popolo italiano. Soppressi gli Ordini religiosi; confiscati i beni della Chiesa; considerati validi come matrimoni le unioni contratte fuori del rito cattolico; esclusa l’autorità ecclesiastica dall’insegnamento della gioventù: non ha fine, né tregua la crudele e luttuosa guerra mossa contro la Sede Apostolica. Pertanto la Chiesa si trova oppressa oltre ogni dire, ed il Romano Pontefice è stretto da gravissime difficoltà. Infatti, spogliato della sovranità temporale, cadde necessariamente nel potere di altri. – E Roma, la più augusta città del mondo cristiano, è divenuta campo aperto a tutti i nemici della Chiesa, e si vede profanata da riprovevoli novità, con scuole e templi al servizio dell’eresia. Anzi, pare che addirittura in questo stesso anno sia destinata ad accogliere i rappresentanti ed i capi della setta più ostile alla Religione Cattolica, i quali vanno appunto pensando di radunarsi qui in congresso. È abbastanza palese il motivo che li ha spinti a scegliere questo luogo: vogliono con un’ingiuria sfrontata sfogare l’odio che portano alla Chiesa, e lanciare da vicino funesti segnali di guerra al Papato, sfidandolo nella sua stessa sede. Non è certamente da dubitare che la Chiesa esca alla fine vittoriosa dagli empi assalti degli uomini: è tuttavia certo e manifesto che essi con siffatte arti intendono colpire, insieme con il Capo, l’intero corpo della Chiesa, e distruggere, se fosse possibile, la Religione. » E questo, possiamo aggiungere, è il segreto della Massoneria. Coloro che non leggono i resoconti delle logge massoniche sono all’oscuro di ciò che accade lì e non vedono il male così com’è. Ascoltino quindi il seguente estratto di una riunione della Gran Loggia Simbolica Scozzese tenutasi a Parigi nel dicembre 1882; « Tenuta il 21 dicembre. Il F. :. Gaston, membro della loggia, ha tenuto una conferenza molto interessante sul tema: Dio davanti alla scienza. L’ordine dei lavori, molto fitto, ha purtroppo limitato il tempo di cui il relatore avrebbe avuto bisogno per sviluppare il suo argomento, e ha dovuto racchiudere in mezz’ora il materiale di una conferenza di un’ora e mezza. « Ci auguriamo che questo sia solo un rinvio e che il nostro F. :. Gaston avrà presto l’opportunità di affrontare nuovamente la questione, ma questa volta in condizioni migliori e forse davanti ad un pubblico molto più numeroso. « In ogni caso, gli applausi del pubblico hanno ripetutamente sottolineato il discorso serio e spirituale, ma soprattutto convinto, dell’oratore, nonché le citazioni, felicemente inserite, che ha portato a sostegno della sua tesi. « Non c’è abbastanza spazio per entrare nei dettagli di questo argomento. Inoltre, come abbiamo già annunciato, il nostro F. :. H. Gaston pubblicherà tra pochi giorni un’opera dal titolo: Dieu, voilà l’ennemi! (Dio, ecco il nemico) in cui espone in modo molto chiaro le idee che ha potuto solo sfiorare in questa conferenza. « Il nostro prossimo bollettino conterrà un articolo bibliografico su questo libro, che abbiamo sotto gli occhi in questo momento e che vorremmo vedere in tutte le mani. » (Comunicazione di F. :. Dumonchel. – Bollettino Massonico della Gran Loggia Simbolica Scozzese, 2° anno, n. 22, gennaio 1882, p. 295. Dopo questo grido di empietà: Dio, ecco il nemico! Non restava altro da fare che richiamare la dea Ragione e porla nuovamente sugli altari di Gesù Cristo; errore! Trovarono un modo per superare tutte queste empietà e, nella loro gioia trionfale, ricordarono istintivamente il loro padre. Ascolta, lettore, ascolta, tremante, l’inno che hanno appena cantato quest’anno, in pieno teatro a Torino: « Ecco, che egli passa, o popoli, ecco satana il grande. Egli passa, beneficando, di luogo in luogo, sul suo carro di fuoco… Salve, o satana, salve, rivoltato! Fa’ che il nostro incenso e i nostri voti salgano a te sacri! Tu hai vinto il Jéhovah dei preti! … » E la folla, dice il giornale da cui prendiamo in prestito questo resoconto, ha applaudito l’infame lavoro di Giosuè Carducci. – Bergier aveva ragione: il libero esame del protestantesimo avrebbe dovuto portare a queste negazioni ed empietà. L’uomo ha bisogno di un padrone: o Dio o satana, e non può servire entrambi allo stesso tempo. O apre il cuore al suo Creatore, o glielo chiude. Se glielo chiude, diventa schiavo del peccato, da cui è stato sconfitto; schiavo di colui che Gesù Cristo ha chiamato Princeps hujus mundi, il principe di questo mondo, e San Paolo Deus hujus sœculi, il dio di questo tempo. Possiamo concludere, ci sembra, che l’obiettivo della Massoneria sia proprio quello che abbiamo indicato: la distruzione del regno di Gesù Cristo, da un lato, e, dall’altro, il trionfo del razionalismo. Questo disegno è stato concepito da Fausto Socino: lo abbiamo provato storicamente, basandoci sulla testimonianza di autori seri, e nonostante gli sforzi fatti dalla setta per attribuire alla sua origine una remota antichità, l’occhio della storia ha scorto la verità e si è preoccupato di indicarcela. Gli storici seri, senza risalire a Socino, hanno visto in Cromwell il padre della Massoneria: egli fu solo il suo abile e potente protettore in Inghilterra, il suo organizzatore segreto ed il suo discepolo sanguinario. Per un momento, dopo la terribile vendetta compiuta da Carlo II su Cromwell, la Massoneria cadde nel silenzio e, senza dubbio, fu costretta a nascondersi per motivi di prudenza, ma nella persona di Ashmole, l’illustre antiquario, la Massoneria trovò un protettore che la accolse e la prodigò con le sue cure. Presto fu abbastanza forte da decollare in tutto il mondo. Voltaire la conduce in Francia. Con il potente aiuto dei sofisti, propaganda l’eresia sociniana in tutte le parti e penetra in tutte le menti del suo tempo. Dotato di un raro genio organizzativo, Adam Weishaupt, in Germania, riassunse i diversi lavori massonici precedenti, ai quali unì i sistemi dei sofisti inglesi e francesi. Egli compose un insieme che chiamò Illuminismo ed in quest’opera, unendo la sua anima settaria con quella del panteista Spinosa, preparò il coronamento della Massoneria universale. Ma già la setta era cresciuta e aveva spinto i suoi seguaci all’azione. Le armi erano state alzate per colpire crudelmente la Compagnia di Gesù, l’avanguardia del Cattolicesimo, in Portogallo, Spagna, Napoli ed anche in Francia. Da questa azione combinata e da tutte queste opere che si moltiplicavano tra le varie nazioni, sotto mille forme diverse, agitando tutti gli spiriti, depravando i cuori, mettendo in ridicolo ciò che era di più sacro, accendendo, soprattutto nei ranghi della più alta società francese, la sete di voluttà pagana, da tutte queste folli dissolutezze della mente e dei sensi, doveva scaturire una tempesta sociale: fu la grande Rivoluzione francese, dalla quale l’intero universo fu scosso. Essa fu per la Chiesa Cattolica ciò che l’agonia dell’Orto degli Ulivi era stata per Cristo, suo Sposo, e persino, si potrebbe dire, come un nuovo Calvario. Pio VI fu catturato, incatenato e portato in prigione, dove morì come il suo divino Maestro, in mezzo ai criminali. Cristo stesso fu nuovamente processato e condannato. Fu buttato giù dai suoi altari per essere sostituito dal razionalismo di Socino, sotto il nome di: Dea Ragione, rappresentata da una prostituta. Quel giorno, lo ammettiamo, la Massoneria dottrinale e sanguinaria, atea e ubriaca di crimini, ha veramente trionfato. La Rivoluzione del 1793 fu opera sua, come abbiamo dimostrato. Poi abbiamo dimostrato che la setta non era stata disarmata dalle innumerevoli vittime cadute sotto i suoi colpi e che, fedele al piano dei suoi capi, aveva ripreso la sua cospirazione contro il Cristianesimo, che era uscito vivo e glorioso dalla sua tomba; contro la Chiesa, che era tornata ad essere oggetto del rispetto e dell’amore del popolo. Ma la vita del Cattolicesimo, come quella del suo divino Fondatore, è una vita di continue sofferenze; e così abbiamo visto la Chiesa trovare in colui che l’aveva protetta il suo più terribile nemico; potente in armi, dispotico nella volontà, capace di forgiare catene a chi non si piegava di fronte alla sua ambizione smisurata e ai suoi modi di uomo maleducato: Napoleone divenne per Pio VII lo strumento crudele della massoneria, fino al giorno in cui, stanca del suo domatore, gli si rivoltò contro e gli preparò, sui campi di battaglia, il tradimento e la sconfitta. Egli capì da dove provenivano questi misteriosi rovesci della sua fortuna; si ricordò dell’Inghilterra, madre adottiva della Massoneria, ed andò ad affidarsi ad essa. La sua sorte non fu del tutto uguale a quella dei traditori: fu ripagato da un lontano esilio a Sant’Elena. Abbiamo poi visto la setta risollevarsi per un momento, per poi riprendere presto le sue trame contro la Chiesa ed ogni autorità legittima. Abbiamo scoperto che chiede al sistema educativo di corrompere nuovamente le menti, soprattutto le giovani generazioni, senza risparmiare le classi lavoratrici, alle quali ha deciso di gettare la proprietà in pasto ai cani, pur di preparare una nuova rivoluzione. In effetti, il 1848 vide la caduta del re Luigi Filippo ed il crollo del suo trono. Non aveva egli capito nemmeno che … chi semina vento raccoglie tempeste. Ovviamente, la rivoluzione del 1848 non ebbe come protagonista l’odio religioso che aveva caratterizzato quella del 1793. Durante il movimento rivoluzionario si vide persino apparire un Crocifisso, portato con riverenza tra la folla nelle mani di un giovane, ed il popolo trionfò su questa immagine sacra. La massoneria aveva ritenuto che fosse nel suo interesse non voler rovesciare gli altari subito dopo il 1793. Ha riservato ad un secondo momento questo odioso compito, per il quale si sta ora preparando. L’abbiamo detto: essa non si è ricordata di Giuliano l’Apostata e La Chalotais. Prima di tutto, distrugge i templi spirituali, portando via la fede dalle anime e i Crocifissi dalle scuole. Essa prepara un grande movimento. Abbiamo davanti a noi le risoluzioni prese l’11 giugno 1879, dove si legge quanto segue: « Scristianizzare la Francia con tutti i mezzi, ma soprattutto strangolando il Cattolicesimo a poco a poco, ogni anno, con nuove leggi contro il clero!… per arrivare infine alla chiusura delle chiese… Tra otto anni, grazie all’educazione secolare senza Dio, avremo una generazione atea. Creeremo quindi un esercito e lo lanceremo sull’Europa. Ci aiuteranno tutti i fratelli e gli amici dei Paesi che questo esercito invaderà… ». Questo piano è ben eseguito. Esistono scuole senza Dio e l’esercizio del fucile ha sostituito quello del Catechismo. Ci sono ancora scuole in cui al bambino vengono insegnate le verità cristiane: la pazienza. Gli italiani dicono che con il tempo e la pazienza si può ottenere tutto; ma in Francia per il momento seguiamo il metodo Ricciardi, che ci porterà dove vuole la setta, a meno che i padri di famiglia non aprano finalmente gli occhi e gridino: “quando è troppo è troppo!” Che Dio li ispiri con questo nobile sentimento! – Per incoraggiarli a fare il loro dovere e anche per assolvere al nostro compito pastorale, continueremo questo studio, dicendo ai nostri lettori cosa pensare del progetto della Massoneria: sarà la seconda parte di questo lavoro.