IL SACRO CUORE (57)
J. V. BAINVEL – prof. teologia Ist. Catt. Di Parigi;
LA DEVOZIONE AL S. CUORE DI GESÙ- [Milano Soc. Ed. “Vita e Pensiero, 1919]
PARTE TERZA.
Sviluppo storico della divozione.
CAPITOLO SESTO
MARGHERITA MARIA E I SUOI PRIMI COLLABORATORI.
Abbiamo visto, nella prima parte della presente opera, la divozione al sacro Cuore costituirsi nelle rivelazioni di Gesù a Margherita Maria e aprirsi dinnanzi ad essa grandiose prospettive di avvenire. Ci rimane da collocare questa divozione nello sviluppo storico; dire dell’attività apostolica della santa e dei suoi primi collaboratori, studiare il fiorire della divozione ch’ella aveva ricevuta dal cielo.
I. – STATO DELLA DIVOZIONE VERSO IL 1674
Margherita Maria non ha dovuto inventare la divozione al sacro Cuore; essa esisteva già. Prima di rivelarsi a lei, Gesù aveva scoperto il suo Cuore ad alcune anime privilegiate ed aveva mostrato loro le sue ricchezze. La pietà cristiana, meditando su la misteriosa piaga del costato, vi aveva visto il Cuore ferito, vi aveva visto il rifugio che esso offriva all’anima colpevole o tormentata e i tesori che racchiudeva; aveva visto la ferita d’amore nella piaga materiale; aveva visto infine il cuore divino amantissimo e amabilissimo, simbolo espressivo d’amore, immagine viva di tutte le virtù e della vita di Cristo. L’oggetto del culto era già dato. Il culto stesso esisteva con la maggior parte delle pratiche. Dopo i mistici erano venuti gli asceti, che ne avevano, se non organizzata la divozione, almeno indicati i diversi elementi che dovevano formarne la base, segnalato diversi esercizî che le convenivano. Apostoli ardenti, come il Lallemant e il P. Huby, l’avevano predicata e propagata, l’uno con la sua azione intima e profonda su alcune anime elette, l’altro nei suoi ritiri e nelle sue missioni, con la sua direzione e i suoi scritti. G. Eudes infine aveva presentato il sacro Cuore alla folla; prima attraverso e nel cuor di Maria, poi in una festa speciale del Cuore adorabile, in maniera che qui, come negli altri casi, si andava naturalmente da Maria a Gesù. – Il culto dunque esisteva, ben chiaramente per alcune anime privilegiate che ne vivevano; ma un po’ confusamente come veniva presentato al popolo nei libri e nella predicazione di S. G. Eudes e dei suoi discepoli; mescolato anche, ad elementi caduchi, che non potevano entrare nella corrente generale, della pietà cristiana; era, forse più preciso e più immediatamente pratico nel P. Huby, ma senza un aspetto dottrinale abbastanza largo, solido ed esposto in un manuale di questa divozione. Anche il movimento era relativamente poco esteso e profondo. Completamente dipendente dalle persone che l’avevano determinato, probabilmente non avrebbe continuato a diffondersi nella Chiesa, dopo la scomparsa di quelli che ne erano stati i promotori (Vedremo presto un esempio in prova di ciò: le Benedettine di Lione si ricordano vagamente che, in altri tempi, l’uffizio del sacro Cuore era stato concesso al loro Ordine. Probabilmente si tratta dell’Ufficio di S. G. Eudes. Anche le pratiche raccomandate dal P. Huby non risulta che abbiano continuato a vivere e propagarsi). Allora Gesù è intervenuto per animarlo, orientarlo, costituirlo in divozione vitale, larga, ed insieme precisa; precisa nel suo oggetto, nel suo fine, nel suo spirito, in alcune delle sue pratiche destinate a dare il tono: larga nelle sue manifestazioni e nella scelta dei suoi mezzi; tutto ciò con una fusione mirabile d’ideale e di ambizioni più elevate, di esercizi più semplici e di attrattive più vive per le diverse anime. Nello stesso tempo il soffio dello Spirito Santo e l’azione discreta di Gesù preparavano lo sbocciare del culto. I precursori si erano moltiplicati. Al momento stesso in cui Gesù sta per rivelarsi a Paray vivevano ancora molte anime a cui Egli si comunicava confidenzialmente; un po’ come un poeta legge prima a pochi amici l’opera che sta per dare al pubblico. Anche gli autori ne parlavano. Talvolta non sappiamo se si deve vedere, qua e là, un’aurora o uno splendore discreto del sole già alto: una influenza di S. G. Eudes o un’eco di Paray. Abbiamo già parlato del P. Huby, morto a Vannes nel 1693, apostolo infaticabile del sacro Cuore; ma senza poter dire con precisione se lo si deve far dipendere da S. G. Eudes, né se ebbe conoscenza delle, rivelazioni di Paray. Constatiamo soltanto che, da ogni parte, la divozione sembra fiorire spontaneamente nelle anime,. In Germania il P. Filippo Jeningen (1642-1704), l’apostolo della Svevia, riceveva favori insigni dal sacro Cuore e se ne faceva non solo il discepolo devoto, ma l’apostolo ardente. Seppe egli qualcosa di Paray o del movimento suscitato, in Normandia da S. G. Eudes, e in Bretagna dal P. Huby? Non si potrebbe dirlo. Siamo meglio informati sul santo arcidiacono d’Évreux, M. Boudon (1624-1702). Discepolo del P. Eudes, come lui arriva per mezzo del cuor di Maria al cuor di Gesù. Di lui abbiamo una consacrazione ai due santi Cuori che è bella e pia (Eccone la parte che riguarda direttamente il sacro Cuore: « O Gesù mio, è nel vostro Cuore, abisso d’amore, che io abbandono il mio essere e tutto ciò che io sono, che consumo ed anniento il mio misero cuore e tutti i suoi movimenti. No, io protesto in presenza di tutte le belle intelligenze del Paradiso, di tutti i santi dell’Empireo, e specialmente del mio Angelo custode, di S. Giuseppe e di S. Giovanni Evangelista, mio amico fedele, che io non voglio far più nulla per mio proprio movimento; che preferirei morire piuttosto che pensare un sol momento ad altri interessi che quelli del vostro Cuore glorioso, che voglio essere puramente il suo strumento, lasciandomi condurre a tutto ciò che Egli vorrà, non prendendo parte che ai suoi affari. Sì, o Cuore più che amabile, Cuor prezioso, Cuore inestimabile, quando dovessi esser privato del cielo e della tetra, io lo voglio, se deve andarne un solo atomo della vostra gloria. Voi sarete, per sempre, il mio caro tutto. Che io muoia, che viva, mi succeda ciò che può, non importa; io non penso, non voglio, non amo che Voi. Non chiedo niente, non voglio niente; tutto ciò che Voi volete è ciò che io desidero. Non voglio pensare che col Vostro pensiero, stimare che ciò che Voi stimate, vivere solo della Vostra vita. Mi unisco a tutti i Vostri disegni che la SS. Vergine, S. Giuseppe, gli angioli e i santi siano onorati; per questa unione io sono loro schiavo. O amore, o amore puro, o amore divino, annientatemi interamente nelle Vostre pure fiamme »). È datata dal giorno dell’Immacolata Concezione del 1651. Ma egli ebbe anche conoscenza delle rivelazioni di Paray e divenne l’ardente apostolo della nuova divozione. Ciò che egli ne dice è del più vivo interesse; è uno dei casi nei quali si vede chiaramente in contatto la divozione di S. G. Eudes e quella di santa Margherita Maria. È curioso che non colleghi l’una all’altra lui stesso; si direbbe che ha dimenticato Giovanni Battista passando a Gesù (Di fatto egli non dimentica la divozione eudista. Ma non vi sono, per lui, due divozioni al sacro Cuore. A proposito di una grazia fatta a Suor Maria Angelica della Provvidenza, di cui egli scrive la vita, parla del divin Cuore « fornace immensa di puro amore e abisso di carità infinite, sorgente di tutte le benedizioni ». Egli continua: « Noi dobbiamo lasciarci unire a questo Cuore divino… entrando nelle sue sante disposizioni… In questo Cuore divino si trovano tutte le virtù che sono necessarie e tutte le benedizioni del cielo e della terra. Tutti i Cristiani dovrebbero aver per Lui una divozione perfetta, applicandosi ad onorarlo, benedirlo, ringraziarlo, amarlo e glorificarlo in tutte le maniere possibili ». Parla della divozione quale l’ha ricevuta dal Padre Eudes, o quale l’ha trovata nel P. Croiset? Non saprei dirlo. Ma se queste righe sono anteriori a ciò ch’egli ha potuto sapere di Paray, non è di molto; poiché l’eroina è morta nel 1685. In altra parte si tratta della festa eudista. Vi è detto che « si celebra la festa, molto solennemente il 20 ottobre, nella chiesa del seminario d’Évreux ». Cosa concludere? Almeno questo: nell’anima di Boudon la divozione di Patay si è fusa con quella del P. Eudes come una sola, stessa cosa, E non è forse, perché egli non le distingue, ch’egli non pensa a collegarle?). Ecco ciò che scrive al suo amico fedele, Bosguerard: « Da pochi anni il nostro buon Salvatore ha fatto conoscere ad una religiosa della Visitazione della piccola città di Paray in Borgogna, che voleva stabilire in questo tempo la divozione del suo sacro Cuore e che, a questo scopo, si servirebbe dei Padri Gesuiti, che di fatto l’han già stabilita, non solo in Europa, ma nelle Indie e nel Canadà. Essi hanno scritto intorno a questa divozione un libro eccellente, pubblicato a Lione, dal quale sono stato commosso; e a Rouen è stato fatto un riassunto di questo libro che si vende da Hérault, al Palais (Il libro del P. Croiset era stato pubblicato senza il nome di autore. Il sunto di Rouen, opera, si dice, di una Visitandina, è del 1694, ciò che può aiutare a datare la lettera; l’Indulgenza è quella che Innocenzo XII accordò nel 1693, col breve del 19 maggio.). Io ho conosciuto per mezzo della mia stessa esperienza ciò che vi è notato: che nostro Signore farà grandi grazie a coloro che avranno divozione al suo sacro Cuore. Dobbiamo fare del nostro meglio, per cooperare allo stabilimento di questa divozione. Il Papa ha accordato l’indulgenza plenaria a tutte le case della Visitazione che ne celebreranno la festa e il nostro buon Salvatore ha rivelato a Santa Gertrude che riservava questa divozione per gli ultimi tempi ». – Egli mantenne la parola. Lo potremmo vedere anche solo dall’intestazione delle sue lettere. Fino da allora, egli scriveva: « Dio solo! Dio solo in tre persone, e sempre Dio solo nell’unione del nostro buon Salvatore Gesù Cristo. il Salvatore di tutti gli uomini ». Nei suoi ultimi anni scrive: « Dio solo… nella santa unione del sacro Cuore del nostro buon Salvatore, ecc. ecc. ». Ne parla spesso, ad ogni proposito. Vuol ringraziare? Lo fa per mezzo del sacro Cuore: « Prego con grande umiltà questo Cuore divino, infinitamente amante ed infinitamente amabile, che troviate in Lui le riconoscenze che io devo alla vostra gentile carità ». Vuol predicare la pace? Egli esorta a cercarla nel sacro Cuore: « L’anima che riposa unicamente in questo Cuore divino possiede una pace che oltrepassa ogni sentimento e che tutti gli uomini e i demonî insieme non potrebbero turbare. Così dimorare nel Cuor di Gesù, senza uscirne né per alcuna creatura, né per se stessi, vuol dire essere sempre contenti; fuori di questo Cuore amabile si è sempre inquieti ». In una parola, nella divozione al sacro Cuore egli ha trovato la base stessa del Cristianesimo: « Sì, mia cara sorella, scrive ad una religiosa della Visitazione, noi dobbiamo dimorare in questo divin Cuore, ma dimorare per sempre…, vivendo solo della sua vita, agendo solo per i suoi movimenti divini, soffrendo nell’unione delle sue sofferenze, ed in tal maniera che deve essere il Cuore del nostro cuore, l’anima della nostra anima e la vita della nostra vita… Per questo unitevi a lui in tutte le vostre azioni e sofferenze e in tutti i vostri stati, senza nessuna riserva; ma, unendovi nella sua santa unione, voi agirete; sempre per movimento della sua divina grazia, sempre soprannaturalmente, mai umanamente e per natura. Che l’amore del Cuore infinitamente amabile di Gesù domini senza riserva sopra tutti i movimenti dei cuori nostri. Che lo Spirito Santo, che l’ha animato, animi tutti i nostri; che Egli sia il principio di tutte le nostre azioni e la sola gloria d’Iddio solo ne sia la fine ». – Infine egli scrive nell’ultimo lavoro da lui pubblicato: « Proviamo una santa compiacenza, una gioia divina che la SS. Trinità trovi nel cuore di Gesù un amore infinito… Ma che faremo noi per amare questo Cuore infinitamente amante? Rimontiamo fino alla creazione del mondo, andando di secolo in secolo, vediamo tutti gli amori dei patriarchi, dei profeti, degli Apostoli, dei martiri, dei confessori, delle vergini e di tutte le creature mortali. Risaliamo nei cieli, vediamo tutti gli amori degli spiriti celesti e della loro grande Regina; uniamoci a tutti questi amori, a tutti gli amori che si sono avuti e che si avranno per questo divin Cuore; offriamogli tutti questi amori, ma di più l’amore infinito del Padre Eterno. Formiamo l’intenzione che tante volte noi respireremo, altrettanto noi continueremo questa unione per amare, con tutti gli amori, il Cuore infinitamente amabile dell’adorabile Gesù ». – Allora si rivolge direttamente al sacro Cuore: « O Cuore abisso d’amore, o mio Salvatore, vi chiediamo, per l’amore che vi ha fatto morir per noi, che noi moriamo per la dolce violenza del vostro puro amore. O morire o amare ed amare per non Cessar mai di amare ». Che l’autore, in tutto questo, sia sotto l’influenza del movimento partito da Paray, ce lo dice lui stesso, rinviandoci al libro, « dotto, ma pieno di unzione » del P. Croiset. Del resto fa un’allusione evidente a Margherita Maria quando scrive: « Il nostro buon Salvatore ha fatto conoscere a santa Gertrude e ad altre anime sante, che farà grandi grazie a quelli che avranno una divozione speciale al suo divin Cuore ». – Precorse santa Margherita Maria e fu tutta dedicata al sacro Cuore anche Suor Giovanna Benigna Gojoz (1615-1692), della Visitazione di Torino, di cui abbiamo già parlato; sembra che ella abbia predetto alla sua gloriosa sorella le cose meravigliose che Dio doveva compiere per Mezzo suo. E, prima di morire, seppe anche che la sua predizione si era compiuta. Mentre nostro Signore preparava così le vie a santa Margherita Maria, Egli stesso preparava la santa nel segreto, la preveniva fin dalla più tenera infanzia, la circondava con il suo amore, attento ai primi battiti del suo cuore perché fossero tutti per lui solo. Il 20 giugno 1671 ella entrava alla Visitazione di Paray, e Gesù cominciò tosto a rivelarle i segreti del suo cuore. Margherita Maria ebbe conoscenza del sacro Cuore, avanti le rivelazioni di Paray? Fu sotto l’influenza di alcuni di quelli che ora vengon chiamati i suoi precursori? Conobbe le rivelazioni fatte a S. Gertrude, lesse alcune delle pagine nelle quali si parlava del sacro Cuore? Niente lo indica, ma niente ci indica il contrario. Avanti di entrare in convento ella doveva aver inteso parlare del Cuore ammirabile di Maria che il P. Eudes aveva ottenuto di far onorare nella diocesi di Autun, fin dal 1648. « Un giorno, nella festa del Cuore della SS. Vergine », lo nota essa stessa, ella vide il suo cuore, piccolo, piccolo, « e quasi impercettibile » fra i cuori di Gesù e Maria, e, mentre udiva queste parole: Così il mio puro amore unisce questi tre cuori per sempre, « i tre cuori non ne formarono che uno solo ». Potrebbe darsi che vi fosse qui un’influenza delle idee del P. Eudes. È la sola traccia che possiamo ritrovarne. – Nelle pratiche di divozione verso il sacro Cuore scritte di sua mano, ve ne sono alcune prese in libri di divozione che essa leggeva in convento, del P. Saint-Jure, del Padre Nouet, del P. Guilloré. Ma questo è posteriore alle rivelazioni. Ha potuto leggere e sentir leggere, fin dalla sua entrata in convento, i passi di san Francesco di Sales sul sacro Cuore, ma niente ci dice che ne sia stata colpita. Verso la fine della sua vita ella seppe delle visioni e delle rivelazioni della Madre Anna Margherita Clement e ne parla in una lettera al P. Croiset. Ma ne parla come in una scoperta da lei fatta allora, senza dubbio, leggendo e sentendo leggere la vita della venerabile Madre, che era stata pubblicata nel 1686. In breve, senza poter affermare nulla come certo, abbiamo motivo per credere che la santa non doveva ad influenze esterne la sua divozione al sacro Cuore di Gesù. Pare ch’ella non vi pensasse avanti la sua entrata in religione, l’apprese da nostro Signore.