FESTA DI SAN PIETRO
IL PAPA
(G. Colombo: Pensieri sui Vangeli e sulle feste del Signore e dei Santi; VI ediz. – Soc. Ed. Vita e pensiero.- Milano 1956).
Pietro! quest’uomo dalle larghe spalle di pescatore, dalle mani rosse per l’acqua e per il sole, dalla barba rotonda rischiarata da un sorriso bonario, dagli occhi teneri e azzurri come il lago in cui pescava, oggi ci viene davanti all’animo così come noi lo conosciamo dai due episodi più salienti della sua vita: l’uomo della fede e dell’amore. Una volta Gesù si rivolge ai dodici e domanda loro improvvisamente: « Che dice di me la gente? », « Dicono che sei Elia », risposero alcuni. « Dicono che sei Geremia », risposero altri. « Che sei il Battista! che sei un profeta! » risposero altri e altri ancora. Gesù interruppe quelle discordanti testimonianze, dicendo: « Ma voi, voi che pensate di me? chi sono Io per voi? ». Ci fu un momento di silenzio. Allora Simone, quel Simone che aveva lasciato i suo lago, le reti, la barca, la casa, il suo padre, senza neppur voltarsi indietro, per seguire Gesù; quel Simone che all’invito di Gesù non aveva dubitato di balzar dalla varca e camminar sui flutti in mezzo al lago, quel medesimo Simone s’elevò al di sopra dei dodici, al di sopra di tutti gli uomini ed esclamò: « Tu sei il Cristo, Figlio di Dio ». In questa risposta voi vedete Pietro: l’uomo della fede. – Ma un’altra volta Gesù lo prende in disparte. Si era sulle rive del lago, uno degli ultimi quaranta giorni che il Redentore, passò sulla terra dopo la sua Risurrezione. Lo fissa negli occhi e gli domanda tre volte: « Pietro mi ami tu? mi vuoi bene più di tutti gli altri? ». Pietro a quella triplice domanda, si ricordò della sua triplice negazione. E cominciò a tremare di dolore e soprattutto d’amore: «Signore! — rispose quasi singhiozzando — Tu che sai tutto, vedi bene, quanto ti amo! ». E voleva dire, ma non osava: « Con tutta la vita, fino alla morte ». In quest’altra risposta voi vedete ancora Pietro: l’uomo dell’amore. Fede e amore: luce che illumina, fuoco che riscalda. Questa è l’anima di San Pietro. – Ma questa è pure l’anima del Papa! poiché il Papa non è che San Pietro che si rinnova con perpetua vicenda nei secoli.
Il Papa è la verità che guida tutto il mondo.
Il Papa è l’amore che ama tutto il mondo.
1. IL PAPA È LA VERITÀ CHE GUIDA TUTTO IL MONDO
Torbidi tempi per la giovane Chiesa di Cristo quelli del sec. V. In Alessandria, un uomo smanioso di dominio, Dioscoro, andava spargendo nel popolo dottrine false, A Costantinopoli un archimandrita di nome Eutiche con ardente parola sviluppava gli errori di Dioscoro. « Cristo – dicevano – non fu un uomo vero come noi: ma ebbe soltanto una unica natura, la divina ». Ma i Vescovi s’accorsero dell’abisso in cui si stava per cadere: negato Cristo uomo, troppo facilmente si sarebbe negato anche Cristo Dio; e tutta la nostra fede, per cui già milioni di martiri avevano dato il proprio sangue, sarebbe stata rovesciata nell’errore. Per ciò si proclamò un Concilio. E dall’Africa, e dall’Italia e dalla Siria convennero a Calcedonia 630 vescovi. Già da più giorni si discuteva, quando arrivò una lettera stupenda di papa Leone. Tutti l’ascoltarono in silenzio, poi uno si alzò, in mezzo a tutti, gridando:« Pietro ha parlato per bocca di Papa Leone ». Allora da tutti i petti eruppe un grido di vittoria: « Questa è la fede degli Apostoli; così tutti crediamo ». Quello che avvenne a Calcedonia ci esprime chiaramente che il Papa è l’infallibile guida di verità. Chi lo segue non cammina nelle tenebre del falso. Quando il Papa parla, ogni questione è finita, disse S. Agostino; perché il Papa ha la parola della verità. Ed è un dogma di fede che il Papa non sbaglia mai quando con tutta la forza della sua autorità definisce qualche dottrina di fede e di morale. La storia del pensiero umano è qualche cosa di commovente: è l’uomo spinto dal desiderio di sapere che ascende alla cognizione del mondo e alla scoperta dei misteri della natura. Ma quanti spropositi. Quelle dottrine che prima si ritenevano come verità, ora si rigettano come errori. Ai tempi di S. Tommaso tutti i fisici credevano che la terra fosse circondata da una zona d’aria, e la zona d’aria fosse circondata da una zona di fuoco. Oggi queste ingenuità ci fanno sorridere. Ci furono di quelli che insegnarono che il mondo si è fatto da solo, per un caso; altri non ebbero vergogna di proclamarsi discendenti dalle bestie, altri infine giunsero a negare la propria esistenza per dire che tutto il mondo è un sogno. In quali confusioni non è mai trascinata la superba scienza degli uomini! Ma sulla terra, dove tutto muta, e soprattutto mutano le parole e le teorie degli uomini, vi ha un miracolo d’una Cattedra che da venti secoli non ha mai cambiato una parola: è la Cattedra di Roma. Il Credo che imparammo sulle ginocchia materne e che insegnammo ai nostri figliuoli è il Credo che hanno recitato i nostri nonni, i nostri bisnonni, che hanno recitato i primi Cristiani: è il Credo degli Apostoli. E quello che ogni Papa insegna in solenne ammaestramento dei fedeli non si cancellerà più, ma starà in eterno. So bene che il demonio, più volte, ha cercato di addensare nella Chiesa di Dio le tenebre dell’errore: «Simone! Simone! — aveva detto Gesù al primo Papa — ecco satana che ti agiterà come nel cribio si agita il grano… ». E satana suscitò Simon Mago che voleva comprare col danaro lo Spirito Santo. Suscitò Cerinto, Valentino, Marcione e tutti gli eretici dei primi secoli. Suscitò Eutiche e i Doceti a negarne la umanità. Suscitò Fozio a dividere in mezzo la Chiesa. Suscitò Lutero a dilaniarla in brani. Ed anche ai nostri giorni suscita i moderni increduli coi loro libri osceni ed atei. «… ma io ho pregato per te, o Pietro!» — La preghiera di Gesù ha reso infallibile il Papa. Passarono e passeranno tutti i nemici della verità come le onde del Tevere passano sotto i ponti di Roma; ma il Papa sta e non cambia. Chi non è col Papa, è nell’errore, perché solo il Papa è la verità. E di lui si potrebbero ripetere le parole di S. Paolo « Se anche un Angelo vi annunciasse qualcosa di diverso di quello che il Papa insegna, non credeteci perchè sbaglia ».
2. IL PAPA È L’AMORE CHE AMA TUTTO IL Mondo.
Un poeta latino scrisse questo verso tremendo: Te regere imperio populos, Romane, memento! Ricordati, o romano, che tu sei nato a comandare sui popoli con la forza. Noi, venuti dopo, sappiamo come ha fallito il verso di Virgilio. La Roma conquistatrice e usurpatrice, la Roma della forza brutale, che aggiogava al suo carro i popoli, si è sfasciata sotto le sue rovine. Ma un’altra Roma è sorta che trionfa e trionferà senza fine e senza rovine: la Roma cristiana. Non è più però con la forza che Roma cristiana vince, ma è con l’amore; non è più con la spada, ma è con il cuore. Te regere amore populos, Romane, memento! O Roma, tu sei nata a vincere i popoli con l’amore. – Quando l’Italia fu invasa dai barbari, quando Attila incendiario flagellava le nostre contrade, quando gli Eruli di Odoacre e i Goti di Teodorico e i Longobardi di Agilulfo uccidevano e devastavano senza pietà, fu l’amore del Papa che ci ha salvati; che ha respinto il barbaro con la maestà del suo volto, che ha raccolto gli orfani, gli ammalati, che ha sostenuto le vedove e i poveri. E quando nell’Africa e nell’America, persone infami rapivano e mercanteggiavano i poveri negri strappati dalle loro tribù e dai loro villaggi di paglia, chi si è levato a difenderli, a salvarli, se non l’amore del Papa? E quando la Polonia fu perseguitata dai Russi e le volevano imporre una lingua e una fede che non era la sua, ed i preti erano calunniati di tradimento e i fedeli feriti e carcerati, fu il Papa che chiamò a Roma lo Czar. L’imperatore delle Russie sale al Vaticano; sulla porta, solo inerme stanco dagli anni e dai travagli, lo attende un vecchio bianco, il papa Gregorio XVI. Con le lacrime agli occhi dice: « Sire, verrà un giorno in cui entrambi compariremo dinanzi al tribunale di Dio. Io vecchio, prima; ma anche voi, dopo. Sire, pensateci bene: Dio ha istituiti i re perché siano padri e non i carnefici dei loro popoli! » — Pallido, muto, smarrito, lo Czar discese e partì. Un’altra volta è Filippo Augusto re di Francia che, dopo aver sposata Ingelburga, figlia del re di Danimarca, la vuol ripudiare. Raduna a Compiègne un conciliabolo e respinge Ingelburga e sposa Agnese di Merania. L’infelice regina, lontana dai suoi, quando sentì l’amara sorte d’essere scacciata, scoppiò in un grido: « Roma! Roma! ». Oh, com’è bello questo grido di un’anima oppressa che invoca da Roma la sua giustizia! È una pecora del gregge, che assalita dal lupo, col suo belato chiama al pastore. E il Papa ascolta questo lamento di agnello, e lancia la maledizione sul lupo e sul suo regno. E Filippo Augusto dovette rendere giustizia alla sua sposa. O Roma, tu sei nata a vincere con l’amore! Quando però gli uomini non ascoltano la sua voce d’amore, ecco il Papa che soffre, non sa resistere e muore. Bonus pastor animam suam dat pro ovibus suis. Si era nella primavera del 1914. L’ultimatum dell’Austria alla Serbia non lasciava alcun dubbio sopra le intenzioni bellicose degli imperi centrali. Pio X aveva troppa intuizione per non comprendere ciò che soprastava al mondo. L’ambasciatore di Francesco Giuseppe, imperatore d’Austria, venne a Roma ed osò domandargli la benedizione sopra le armate austriache. Il Papa lo guardò come indignato, e disse: «Io benedico la pace, e non la guerra ». Ma vedendo che ormai ogni suo sforzo era disperato e che per i suoi figli non poteva far niente, fuor che piangere e bene dire, sentì la sua salute già scossa peggiorare nell’angoscia e nel dolore. Quando gli portarono le notizie del primo sangue sparso, il suo cuore paterno scoppiò e morì martire d’amore per il suo gregge dilaniato. Bonus pastor animam suam dat pro ovibus suis. Ed anche oggi chi leva la sua voce contro il sangue inutile, gli odi, le ingiustizie, le oppressioni? il Papa. Solo la sua voce risuona sempre pura e disinteressata fra tanti egoismi e prepotenze. La sua voce viene da un cuore pieno d’infinito amore: il Cuore di Gesù.
CONCLUSIONE
È bello ricordare anche qui l’ardente parola che S. Paolo scrisse a quei di Corinto: « Se qualcuno non ama Nostro Signor Gesù Cristo, sia anatema! ». Scomunicato, fuor della Chiesa, chi non ama Gesù Cristo? Ma il Papa non è il dolce Cristo in terra? Allora, con verità, possiamo applicare a lui il detto paolino: « Se qualcuno non ama il Papa (il vero Papa, cioè Gregorio XVIII -ndr. -), sia anatema! ». Non basta amarlo a parole, ma bisogna amarlo in opere e in verità. E il Papa lo si ama quando si prega per lui: egli è nostro padre e ogni figlio deve pregare per Suo padre. Il Papa lo si ama, quando lo si ascolta: la sua parola deve essere studiata con amore, creduta con fermezza, praticata con volontà. Il Papa lo si ama quando il nostro obolo è generoso per Lui. Le Missioni, le chiese povere, i seminari, gli orfanotrofi, tutte le miserie del mondo volgono al Papa la loro voce. E il Papa come le potrebbe soccorrere? Amiamo il Papa, quello vero… S. S. Gregorio XVIIl.