LA VITA INTERIORE (22)

LA VITA INTERIOR E LE SUE SORGENTI (22)

Sac. Dott. GIOVANNI BATTISTA CALVI con prefazione di Mons. Alfredo Cavagna Assistente Ecclesiastico Centr. G. F. di A. C.

Ristampa della 4° edizione – Riveduta.

LUCE DIFFUSA

LA PUREZZA

BASE DI QUESTA VIRTÜ: LA MORTIFICAZIONE.

Come lo spirito di rinnegamento e di mortificazione è la base necessaria dell’unione con Dio, cosi lo è pure della virtù della purezza. Come Gesù venne espressamente in questo povero mondo per cercarvi non le soddisfazioni ma la rinuncia e le sofferenze, così noi dobbiamo seguirlo imitando le sue azioni e mettendo in pratica il suo comando: chi vuole venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua (Matth. XVI, 24). – Nel sapersi molto rinnegare ivi è molto godere. Così, ricordo, mi scrisse venticinque anni or sono, una pia anima già chiamata al premio celeste. Non v’è adunque da rimanere storditi pel timore delle pene, pel numero delle contrarietà, per la morte che danno al nostro io. Ë necessario rinnegarsi, abbracciare la croce; e questa necessità porta al combattimento. La vittoria nella lotta, ottenuta coll’aiuto di Dio, rende lieta la nostra anima. Ecco l’origine del molto godere…. – « L’anima provata dalla tribolazione, formata alla sofferenza e alla contraddizione, abituata al sacrificio, rimane calma tra le pene della vita, bacia la mano di Dio che la percuote, leva lo sguardo verso il cielo e gode delle sue pene medesime, nelle quali vede l’espiazione delle sue colpe ed il pegno della felicità eterna. Che la facciano soffrire le bizzarrie dei giudizi umani, gli sbagli dell’amor proprio, i disgusti e le pene della fatica ella è ferma, incrollabile, e quanto più è percossa dalla sventura, tanto più è lieta di offrirsi a Dio come un’ostia segnata dal carattere della Croce del suo Figlio diletto, Gesü ». Ë questo il commento pratico che la stessa pia anima in quell’occasione scrisse e unì alla sua affermazione: nel sapersi molto rinnegare ivi è molto godere. Come conclusione aggiunse, ed io riferisco: sono queste le nostre disposizioni? Occorre assolutamente: 1. Soffrire per amor di Dio, senza mai lamentarcene, tutte le contrarietà e le croci; 2. non usare cure eccessive per sottrarci a tutto ciò che molesta ed incomoda; 3. tenere lo sguardo fisso a Gesù che preferì alle gioie della vita l’umiliazione e la croce. Per aumentare in noi la resistenza riflettiamo sulle seguenti parole che il Padre Baldassarre Alvarez, il consigliere di santa Teresa, indirizzava a se stesso: « È un errore il credere che devi entrare in Cielo interamente integro, e che la tua persona subirà soltanto pochi danni. Il regno di Dio è il regno dei decapitati, dei tentati, degli afflitti, dei disprezzati, di coloro che passarono da quelle o da più grandi prove. Come oseresti comparire tra sì illustri capitani, essendo tanto vile che se Dio ti mettesse il processo tra le tue mani condanneresti te stesso?» (Cfr. Lettere di direzione. Vol. I, pag. 135. S.E.I. Torino.)

LA PUREZZA DI MARIA.

Lo spirito di rinuncia e di mortificazione conducono felicemente alla conservazione della virtù della purezza, la quale a sua volta, è necessaria per conseguire e conservare l’unione con Dio. Gli esempi dei Santi, e, sovra di essi, tutti quelli della Vergine Madre di Dio, Maria, sono prove eloquentissime. Qui ci accontenteremo di riferire alcune parole che san Giovanni Bosco indirizzò ai giovinetti del suo primo Oratorio in una delle brevi conversazioni denominate: la buona notte: « Già era giunto il tempo tanto desiderato nel quale nascere doveva il Salvatore del mondo. Ma chi sarà mai colei, che avrà la gloria di essergli madre? Dio gira gli occhi su tutte le figlie di Sion e una sola ne vede degna di tanta dignità. Maria Vergine! Da lei nacque Gesù Cristo, per opera dello Spirito Santo. Ma perché tanto prodigio e privilegio? In premio della purità di Maria, che fra tutte le creature fu la più pura, la più casta. » O anime fortunate che non avete ancora perduta la bella virtù della purità, deh! raddoppiate i vostri sforzi per conservarla. Custodite i sensi, invocate spesse volte Gesù e Maria, visitate Gesù nel SS. Sacramento, andate sovente alla Comunione, obbedite, pregate. Voi possedete un tesoro così bello, cosi grande, che fino gli Angeli ve lo invidiano. Voi siete, come dice il nostro stesso Redentore Gesù Cristo, voi siete simili agli angioli. Erunt sicut Angeli Dei in cœlo.» E voi che per vostra disgrazia l’avete giàperduta non iscoraggiatevi. Le giaculatorie,le frequenti e buone confessioni, lafuga delle occasioni, le visite a Gesù viaiuteranno a ricuperarla. Fate ogni vostrosforzo; non temete; la vittoria sarà vostra,perché la grazia di Dio non mancherà mai.Un posto vi è ancora per voi nel cielo,così bello, cosi maestoso, al cui confrontosono come fango e spariscono i troni deipiù ricchi principi e più potenti imperatoriche siano stati e che potranno mai essere sovra questa terra. Sarete circondati eziandiodi tanta gloria, che lingua né umanané angelica potrà mai spiegare. Potrete ancoragodere della cara, bella compagnia diGesù e di Maria, di quella nostra buonaMadre che colà ansiosa ci aspetta ».Concludiamo con un altro pensiero beneappropriato di don Bosco: « Maria è la scala di Giacobbe che aveva per sua base la terra e stendeva la sua estremità fino a toccare il cielo, giacché è per mezzo di Maria che le terrene creature si congiungono con le celesti, come la scala veduta da Giacobbe congiungeva in certo modo il cielo con la terra ».

DIVERSI ASPETTI DELLA PUREZZA.

Precisiamo, ora, le diverse forme della purezza. Esse sono: la purezza di cuore, e cioè la purezza del corpo, o meglio dei sensi; la purezza di coscienza, la purezza di intenzione. Per non estenderci soverchiamente, ci limiteremo a richiamare l’assoluta necessità della purezza di cuore. Infatti, solo i puri di cuore vedranno Dio, secondo la promessa del Salvatore: Beati coloro che hanno il cuore puro, perché vedranno Dio (Beati mundo corde quoniam ipsi Deum videbunt Matth., V, 8). La purezza del cuore è sempre accompagnata dalla prudenza e dall’umiltà. Queste virtù ci fanno conoscere qual è il vero bene e facilmente ci ritraggono dai beni falsi e malvagi per indirizzarci, più sicuramente, al vero Bene ch’è il Signore. Tra i beni falsi e malvagi viene, anzitutto, la sensualità. L’anima desiderosa di vivere unita con Dio, deve amare, e preferire sempre, a qualunque costo, la purezza. Questa virtù angelica, accompagnata e sorretta dall’umiltà e dalla prudenza, dovrà sempre fuggire tutto ciò che può essere, anche lontanamente, pericolo od occasione di peccato, e, soprattutto, dovrà fuggire quei beni che portano il nome di beni e piaceri corporali, o sensuali. Essi rendono schiavo il corpo e atrofizzano ogni slancio dello spirito. « Ne consegue, per tanto, che per conservare il dominio di sé e mantenere l’animo mondo, bisogna saper rinunciare ai piaceri dei sensi, anche per quella parte in cui sono permessi. » Senza questo allenamento dello spirito, prodotto dalla castità, l’uomo diventa preda e zimbello delle soddisfazioni corporali e due giudizi, che don Bosco dichiarò poi rispondenti a verità. « Don Bosco ha due grandi segreti, che sono la chiave di tutto il bene operato dai suoi. In primo luogo egli imbeve talmente i giovani delle pratiche di pietà che, quasi direi, li inebria. I giovani così impressionati, non osano quasi più, anche volendo, fare il male; non hanno i mezzi di farlo; devono assolutamente muovere contro la corrente per divenir cattivi; trascurando le pratiche di pietà si troverebbero come pesci fuor d’acqua.… Ma come fare a tenere tanti chierici e preti giovani, nel ministero più pericoloso, nell’età più critica, senza ch’eglino stessi cadano? Qui è il secondo segreto. Don Bosco accumula su ciascuno tante cose da fare, li carica di tante faccende, di tanti pensieri e sollecitudini, che non hanno neppure il tempo di volgere la mente ad altro. Chi può appena respirare, pensate se può essere tratto al male! ». Giunte all’orecchio di don Bosco queste osservazioni, egli cosi le commenta: « Mi pare che siano veramente due belle e buone verità. Quanto alle pratiche di pietà, si cerca di non opprimere i giovani, anzi di non istancarli mai; si fa che siano come l’aria, la quale non opprime, non istanca mai, sebbene noi ne portiamo sulle spalle una colonna pesantissima: la ragione è che interamente ci circonda, interamente c’investe dentro e fuori. Che poi si lavori molto. eh si!… specialmente quest’anno ». Si erano aperte in quell’anno 1878 venti nuove case (P. BARALE in Credere (V, 4). Roma, 1936).

PRATICHE DI PIETÀ E LAVORO.

Pratiche di pietà e lavoro.. L’elevazione della mente a Dio, per mezzo della preghiera, e il dominio delle forze fisiche per mezzo del lavoro che mortifica e castiga e che, pure, a sua volta, offerto a Dio, diviene preghiera, sono due mezzi efficacissimi, due propulsori, e due preservativi della purezza del cuore per la vita interiore.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.