LA VITA INTERIORE E LE SUE SORGENTI (19)
Sac. Dott. GIOVANNI BATTISTA CALVI
con prefazione di Mons. Alfredo Cavagna Assistente Ecclesiastico Centr. G. F. di A. C.
Ristampa della 4° edizione – Riveduta.
LUCE DIFFUSA
LA DEVOZIONE AL CUORE SS. DI GESÙ
MOTIVO DI CONFORTO.
Non sono molti anni che, al solo sentir parlare di devozione al Cuore SS. di Gesù, si vedeva qualche sorrisetto tra gli ascoltatori o, magari, rannuvolarsi qualche volto, a seconda dei casi. Per gli uni, la devozione al S. Cuore era… una leggerezza; per gli altri, almeno una divozione inutile, un duplicato, un surrogato, una pietistica dimostrazione di coscienze sviate. Ora, per grazia di Dio, non è più così. Gli è un grande conforto il vedere, specialmente nel pomeriggio precedente il primo venerdì d’ogni mese, i confessionali nelle chiese assiepati di anime generose e desiderose di potersi presentare al banchetto eucaristico, in omaggio ai desideri che il Cuore SS. di Gesù volle, ripetutamente, manifestare. Come per la pratica del primo venerdì, così per le altre pratiche desiderate e suggerite da Gesù, la devozione al Suo Cuore Sacratissimo prese un vasto, profondo, intenso svolgimento.
IL SIGNIFICATO DI QUESTA DEVOZIONE
«Il Cuore di Gesù — riferisce santa Margherita (Mons. Lfeon Gautey, Vie et oeuvres de la B. Marguerite Marie, Parigi, 1935) — mi fece comprendere che questa devozione era come un ultimo sforzo del suo amore, che voleva favorire gli uomini in questi ultimi secoli di questa redenzione amorosa, per sottrarli all’impero di Satana che Egli voleva rovinare e collocarci sotto la dolce libertà del suo amore, che desiderava stabilire nel cuore di tutti quelli che volessero abbracciare questa devozione ». « Mi sembra che il gran desiderio di Nostro Signore, che nel suo Sacro Cuore sia onorato con qualche omaggio particolare, abbia lo scopo di rinnovare nelle anime gli effetti della sua redenzione, facendo di questo Sacro Cuore come un secondo mediatore tra Dio e gli uomini, i peccati dei quali si sono talmente moltiplicati, che è necessaria tutta l’estensione del suo potere per ottenere loro misericordia ». – « La devozione del suo Sacro Cuore contiene tesori incomprensibili, che Egli vuole siano riversati su tutti i cuori di buona volontà, perché questo è un ultimo sforzo dell’amore del Signore verso i peccatori, per condurli a penitenza e dar loro abbondantemente le sue grazie efficaci e santificanti per ottenere la loro salvezza ». « Questo Cuore divino è il tesoro del cielo, che ci è stato dato… come l’ultima scoperta del suo amore». Mediante la devozione al suo Cuore, Egli vuole acquistarsi « un numero infinito di servi fedeli, perfetti amici e di figli interamente devoti ». « I tesori di benedizioni e di grazie che questo Sacro Cuore racchiude, sono infiniti; io non so se vi sia nella vita spirituale alcun altro esercizio di devozione, che sia più atto ad elevare in poco tempo un’anima alla più alta perfezione, e a farle gustare le vere dolcezze che si trovano nel servizio di Gesù Cristo. Sì, lo dico con tutta sicurezza; se si sapesse quanto sia gradita a Gesù Cristo questa devozione, non vi sarebbe alcun Cristiano, per quanto poco amasse questo amabile Salvatore, che non là porrebbe subito in pratica ». – « Le anime religiose ritrarranno da essa tanti aiuti, che non sarà necessario altro mezzo per ristabilire il fervore primitivo e la più esatta regolarità nelle Comunità meno osservanti, per condurre all’apice della perfezione quelle che vivono nella più grande osservanza). « Quanto alle persone secolari, esse troveranno, per mezzo di questa amabile devozione, tutti gli aiuti necessari al loro stato, cioè, la pace nelle loro famiglie, il sollievo nei loro travagli, le benedizioni del cielo su tutte le loro imprese, la consolazione nelle loro miserie; ed è proprio in questo Sacro Cuore che esse troveranno un luogo di rifugio durante tutta la loro vita e principalmente neil’ora de!la morte. Ah! Come è dolce morire dopo avere avuto una tenera e costante devozione al Sacro Cuore di Gesù Cristo! ». – « Il mio divino Maestro mi ha fatto conoscere che quelli che lavorano per la salvezza delle anime, lavoreranno con successo, e conosceranno l’arte di commuovere i cuori più induriti, se avranno una tenera devozione al suo Sacro Cuore, e si sforzeranno d’ispirarla e stabilirla ovunque ». « Infine. è evidente sotto ogni aspetto che non v’ha persona al mondo, la quale non riceverebbe ogni sorta di aiuti celesti, se avesse per Gesù Cristo un amore veramente fedele, quale è quello che gli si manifesta con la devozione al Suo Sacro Cuore ».
ECCO QUEL CUORE! UNA NUOVA VIA.
Vero è che, fin dal 1281, Gesù affidò alla religiosa benedettina Geltrude la missione di far conoscere le meraviglie della bontà e della misericordia del suo Cuore per la gloria del Padre celeste e la salvezza delle anime. Ma fu solo nel 1675 che, dal campo mistico riserbato dov’era rimasto, eredità di pochissime anime d’eccezione, il tesoro rivelato a santa Geltrude venne, nuovamente e incondizionatamente, manifestato a tutti gli uomini, per mezzo di santa Margherita, come reazione al movimento pseudoriformistico protestante e al giansenismo glaciale e mortifero, che dilagavano, atrofizzando ogni più santa espressione di spirituale elevazione. È in quel tempo che Gesù fece sentire la sua dolorosa constatazione: Ecco quel Cuore che tanto ha amato gli uomini e dai quali è stato così poco riamato. Fu allora che il Sacro Cuore suggerì una nuova via « la quale se ben si osserva, presenta queste tre note caratteristiche (Mons. F. OLGIATI, La pietà cristiana. Milano, 1935, pag. 135):
I. La conquista e l’universalità del suo Regno. « Contro l’impero di satana, Gesù vuol stabilire il suo regno d’amore». Non, adunque, una devozione tra le altre, ma una battaglia che deve estendersi a tutto il mondo per il trionfo del regno individuale e sociale di Cristo. La Madre Maria del Divin Cuore, nella sua lettera a Leone XIII, perché all’inizio del secolo vigesimo consacrasse al Cuore di Cristo tutto il mondo, dice: « Egli farà risplendere una nuova luce sul mondo intero…». Con lo splendore di questa luce i popoli e le nazioni saranno illuminati e col suo ardore riscaldati ». Ed ogni volta che si scorrono i documenti pontifici a proposito del Sacro Cuore, come ad es., la Miserentissimus Redemptor di Pio XI, rifioriscono sulle labbra, senza volerlo, — come giustamente scrive il P. Alcaniz — i passi numerosissimi in cui i Libri Sacri descrivono l’impero del Messia: « E dominerà da un mare all’altro, e dal fiume (Giordano o Eufrate) sino all’estremità della terra » (Salmo LXXI). « E si ricorderanno e si convertiranno al Signore tutti i confini della terra e si umilieranno avanti a Lui tutte le famiglie delle genti » (Salmo XXI).
2. La dedizione nostra. – Nelle grandi rivelazioni, l’attuazione del primo punto programmatico — la guerra a satana ed il trionfo di Cristo — è congiunta con la consacrazione dell’anima, che vuol seguire il vessillo del S. Cuore. Non per nulla, commenta ancora il P. Alcaniz, nella storia di tale devozione troviamo ad essa unita sempre l’idea di consacrazione: « Consacrazione del genere umano fatta da Leone XIII, e comandata si rinnovasse tutti gli anni da Pio XI; consacrazione di nazioni, provincie, municipii e consigli comunali; di diocesi e di parrocchie: di ordini religiosi, comunità, famiglie, officine; consacrazione frequentissima di individui ». Ed anche qui non materializziamo le iniziative dello spirito. La consacrazione non è solo una formula, una funzione, una festa: ma consiste nel mettere tutto a disposizione del Cuore di Gesù, le nostre energie, le nostre cose, le famiglie e i popoli; consiste, per dirla con santa Margherita Maria, nel « fare al suo Cuore un intero sacrificio di se stessi e di tutto ciò che da noi dipende », nell’affidare a Lui la nostra anima, la nostra libertà, il nostro corpo, le nostre attività, i nostri interessi, sicuri e fidenti nella sua parola: « Abbi tu cura del mio Cuore e delle mie cose; ed il mio Cuore avrà cura di te e delle tue ». Dire consacrazione è dire riparazione di chi non può restare freddo ed indifferente dinanzi al Dio del suo cuore, che viene oltraggiato, sputacchiato e crocifisso; è dire apostolato nelle sue varie forme: dall’apostolato della preghiera all’apostolato dell’azione; dall’apostolato che consiste nell’adempimento dei propri doveri, individuali, famigliari e sociali, e perciò del buon esempio, all’apostolato della sofferenza; dal lavoro per procurare al Sacro Cuore «tutta la gloria, l’amore, la lode che sarà in nostro potere », all’offerta di sè come vittime, desiderose «di sacrificarsi come un’ostia di immolazione al S. Cuore per il compimento dei suoi disegni ». Un unico ideale deve tormentare il nostro animo: non respirare — come del P. De La Colombière riferisce santa Margherita — se non per far amare, onorare, e glorificare il Cuore di Cristo e poter dire col santo gesuita: « Il mio cuore è insensibile a tutto, fuorché agli interessi di questo divin Cuore… ».
3. «Finalmente, all’idea dell’universalità del regno e della dedizione nostra alla battaglia conquistatrice, si unisce l’idea dell’amore. Cristo vuol vincere il mondo col suo Cuore. Egli sceglierà ad apostoli della devozione, due anime che sanno amare: l’una, Margherita Maria nel convento della Visitazione, la quale rappresenta l’amore che prega silenziosamente e si immola; l’altro, il P. De La Colombière, un figlio di una Compagnia che sa cos’è l’amore, che combatte e che con Ignazio di Loyola, ne’ suoi Esercizi, addita il Regno di Cristo ed invita alla contemplatio ad amorem. Non era amore il pecca fortifer et crede firmiter di Lutero; non cantava l’amore l’Augustinus di Giansenio; non conosceval’amore il gelido ed astratto intellettualismo razionalistico ed illuministico. La più grande forza del mondo — è stato detto — è il cuore. Sì, è vero: è il Cuore di un Dio umanato che ci spiega Betlemme, il Cenacolo ed il Golgota, e che ad una società dimentica degli abissi del suo Amore infinito si presenta col suo Cuore in mano,sussurrando con voce irresistibile: Ecco il Cuore che ha tanto amato gli uomini…”?.Ogni pratica, in onore del S. Cuore, ha questo speciale colorito dell’Amore. Se Gesù in un venerdì fisserà la festa del Suo Cuore, è perché il venerdì è il giorno dell’Amore,nel quale dal costato trafitto il Suo Cuore ha lanciato ai secoli il suo grido ineffabile;se chiederà Comunioni, specie nel primo venerdì del mese, è perché non si può scindere il Sacramento dell’Amore dal Cuore che l’ha istituito e che freme nascosto sotto i candidi veli; se la devozione al S. Cuore domanderà riparazioni, immolazioni,sacrifici, è perché l’Amore non è amato, e perché sia riconosciuto quel Cuore da cui viene la nostra salute. Agli individui,alle famiglie che a lui si consacrano, alle nazioni che a Lui si volgono, il S. Cuore non parla se non di Amore. Il mondo sarà vinto dall’Amore e solo mediante l’Amore. E le braccia stese in croce dal Re dell’amore stringeranno l’avvenire, che si avanza verso il suo Cuore» (Cfr. OLGIATI, 0. c., pag. 138-9).
IL FINE DELLA DEVOZIONE AL SACRO CUORE: VIVERE CON GESÙ.
Il fine della devozione al Sacro Cuore, dopo quanto abbiamo detto, non può essere se non questo: attingere, da questo Cuore SS. la sacra influenza della grazia e dell’amore per vivere della stessa sua vita; sentire la gioia di riprodurre in noi i suoi sentimenti e le sue opere per raggiungere il frutto della salvezza eterna, in noi e nelle anime che avvicineremo; l’intima adesione del cuore nostro al Cuore di Gesù Amore, e per avere l’immedesimazione assoluta della nostra vita con la sua. Un dotto gesuita, il P. Giuseppe Petazzi, in un aureo opuscolo su l’apostolato della preghiera e la devozione al S. Cuore (Cavarzere, 1926. Cfr. OLGIATI, 0. c.), scrive: « Meditando attentamente gli scritti della discepola eletta del Cuore SS. Di Gesù, santa Margherita Maria, noi vediamo che il culto al Cuore SS. di Gesù tende tutto a far sì che noi ricopiamo in noi stessi l’interiore di Gesù. Ed è naturale: la devozione ad un Cuore non può propriamente risiedere se non nel cuore; la devozione ad un Cuore divino deve tendere a divinizzare per virtù d’amore i nostri cuori trasformandoli in quel Cuore divino. Dobbiamo far nostri i suoi sentimenti, far nostra la sua vita. In mille modi Nostro Signore manifestò alla Santa questo suo disegno: in mille modi la fedele discepola ce lo comunicò. Riassumendo e compendiando quei preziosi divini insegnamenti, ci sembra di poter dire che la devozione al Sacro Cuore, come fu da Gesù stesso insegnata, si riduce alla pratica della vita interiore, vita eminentemente e intensamente soprannaturale, vita di immolazione, vita di riparazione, vita di apostolato; col che non intendiamo propriamente di indicare cose diverse, ma piuttosto di segnare e sottolineare i caratteri propri di una vita trasformata, per virtù d’amore, nell’interiore vita di Gesù». La devozione al Cuore di Gesù così intesa, ci guida a comprendere la dottrina del Corpo mistico di Gesù ch’è luminosa, profonda, centrale nella vita cristiana. Intendere questa dottrina vuol dire capire tutto il Cristianesimo, tutta la sua multiforme attività che, pure, si esprime in una mirabile unità. La varietà dell’unità è, del resto, la legge fondamentale dell’universo, tanto che vi fu chi nello studio del nucleo cellulare ha ritrovato Dio e nell’immensamente piccolo ha adorato l’Infinito. – Così Gesù, nella conoscenza e bontà del suo Cuore, ci guida alla unione con Dio, alla pratica della vita interiore.