LA VITA INTERIORE E LE SUE SORGENTI (12)
Sac. Dott. GIOVANNI BATTISTA CALVI
con prefazione di Mons. Alfredo Cavagna, Assistente Ecclesiastico Centr. G. F. di A. C.
Ristampa della 4° edizione Riveduta.
LUCI DI STELLE
SOLE CHE ARDE!
LA SANTA MESSA
IL SOLE DEGLI ESERCIZI DI PIETÀ.
«Io non vi ho ancora parlato del sole degli esercizi spirituali (e che maggiormente e più efficacemente può dare all’anima nostra l’unione con Dio) che è il santissimo e sacratissimo e sovrano sacrificio e sacramento della Messa, centro della religione cristiana, cuore della devozione, anima della pietà, mistero ineffabile, il quale abbraccia l’abisso della infinita carità e pel quale Dio, donandosi realmente a noi, ci comunica magnificamente le sue grazie e i suoi favori » (S. Francesco di Sales). – Davanti a Dio e per gli uomini che hanno fede viva, la santa Messa, è l’azione più degna, e l’azione più meritoria, è quanto di più eccellente noi abbiamo ricevuto da Gesù Redentore. « Tutte le opere buone riunite insieme, diceva. il Santo Curato d’Ars, non equivalgono al santo Sacrificio della Messa, perché esse sono le opere dell’uomo, e la Messa è l’opera di Dio. Il martirio è nulla in suo confronto. È il sacrificio che Dio fa all’uomo del proprio corpo e del proprio sangue ». Nulla può rendere maggiore vantaggio agli uomini della santa Messa. Di questo erano talmente persuasi i primi Cristiani che, quotidianamente, sfidando i pericoli delle persecuzioni, si recavano nelle Catacombe per presenziare ai divini Misteri Tutte le anime pie, in ogni tempo, (i Santi in modo particolare; sentirono intensamente il bisogno di vivere la santa Messa. Quando il sacerdote celebra la santa Messa fa quattro cose principali:
1) cambia il pane e il vino nella sostanza del Corpo e del Sangue di nostro Signore;
2) offre e sacrifica, Gesù al Padre celeste;
3) si nutre di Gesù nella santa Comunione;
4) distribuisce… Gesù nella santa Comunione ai fedeli che lo desiderano.
È UN RICORDO VIVENTE DEL SIGNORE.
I.- Anzitutto fa assolutamente la stessa cosa che Gesù fece nell’ultima Cena, muta, cioè, il pane e il vino nel Corpo e nel Sangue di Lui. La celebrazione della Messa, è, quindi, ricordo di quanto noi possiamo avere di più caro: di Gesù Cristo. Gesù stesso, lo disse agli Apostoli: «Fate questo in memoria di. me) (Luca, XXI, 19). E in che modo, se ne dovranno ricordare? Ascoltiamo San Paolo (I Cor.,., XI, 20); « Ogni volta che mangiate questo pane e bevete questo calice, voi, annunziate la morte del Signore ». Nell’assistere alla santa Messa dobbiamo dunque, in ispirito, recarci sul Calvario e raffigurarci Gesù Cristo crocefisso, agonizzante e, morente in croce per noi. – La Messa, però, non è un ricordo morto: è un ricordo vivente del Signore, è una commemorazione vivente di Gesù. Poiché nel momento della consacrazione, il Signore discende realmente in mezzo a noi, sebbene velato sotto le specie del pane e del vino.
È LA RINNOVAZIONE DEL SANTO SACRIFICIO DELLA CROCE.
II. – La santa Messa non è solo un ricordo vivente di Gesù Crocefisso: essa è anche un sacrificio; e, precisamente, è la rinnovazione del santo Sacrificio della croce. « Il grande Sacrificio che Gesù Cristo nella sua qualità di Sommo Sacerdote ha offerto per l’umanità sul Golgota, Egli lo ha anticipato, lo stesso identico Sacrificio, all’ultima Cena. Sono parole sue: “ Questo è il mio Corpo immolato per voi, questo è il mio Sangue versato per voi” (P. Parsch. Op. c. 20)). Questo stesso Sacrificio offerto sulla croce e che fu anticipato nell’ultima Cena, viene rinnovato realmente, nella santa Messa. Non è, adunque, la Messa solo un ricordo vivente di Gesù, ma anche un sacrificio, è la rinnovazione vera, reale del Sacrificio di Gesù in Croce. Quando andiamo alla Messa, andiamo al Calvario e in compagnia di Maria SS. e di Giovanni assistiamo al divino Sacrificio di Gesù. – Fermiamoci a considerare: La santa Messa è l’offerta del Corpo e del Sangue di Gesù Cristo che, sotto le specie del pane e del vino, si offre a Dio dal sacerdote sull’altare in memoria e rinnovazione del Sacrificio della Croce.
L’OFFERTA È GESÙ.
Riflettiamo: Che cosa si offre nel sacrificio della Messa? — Si offre il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo. — Gesù Cristo è Dio. Quale altra vittima può paragonarsi a questa Vittima divina? – Dio è eterno, immenso, onnipotente, infinito: per questo appunto, in ragione della Vittima offerta il sacrificio della Messa ha un valore infinito. Gesù si offre al Padre per suo amore, per la sua gloria. Nel discorso dopo l’ultima Cena Gesù disse: Padre, è giunta l’ora (della mia morte), glorifica il tuo Figliuolo, affinché il tuo Figliuolo. glorifichi te (Giov, XVII, 1). Glorificare il Padre; ecco l’intenzione di Gesù. nell’offrirsi, sul Calvario e sugli altari. – Ma Gesù si offre a Dio anche per salvare gli uomini. La salvezza eterna degli uomini dà gloria a Dio. L’offerta di Gesù è, dunque,ispirata da due amori. che. si riuniscono in uno solo: l’amore infinito pel Padre e per gli uomini. – Quale sacrificio costò a Gesù l’offertach’Egli fece di sé al Padre? — Il massimo sacrificio, cioè la vita.Alla vita tutti si sentono intensamente attaccati. Nessuno. vorrebbe mai privarsene.Tutti desiderano di continuare a vivere. Donare la propria vita, è, quindi, il sacrificio che più costa all’uomo… Gesù diede la sua vita, permettendo che gli venisse tolta violentemente ed ignominiosamente,per la gloria di Dio e per la salvezza degli uomini: Per questi due fini versò in croce, sul Calvario, tutto il suo sangue. Nessuno ha un amore più grande di chi offre la sua vita per i suoi amici (Giov., XV, 13).« Ecco il motivo per cui la Chiesa onora e santifica tutte le sue annue solennità descritte nel ciclo liturgico col sacrificio Della Messa. Come la manna nel deserto si adattava a tutti i gusti, così questo Sacramento,il quale rinnova sui nostri altari il mistero di nostra redenzione — opus nostræ Redemptionis exercetur — ne commemora altresì i vari episodi e le circostanze. Ecco il motivo per cui nella Messa natalizia, di mezzanotte, noi adoriamo il Cristo Verbo Incarnato; il giorno della Epifania, invece di presentare a Dio oro, incenso e mirra,gli offriamo nell’Ostia quel medesimo Divin Pargoletto Re, Pontefice e Mortale, che veniva simboleggiato dai doni dei Magi;nel giorno di Pasqua, sotto i veli Eucaristico, noi adoriamo Gesù sfavillante di gloria, e con Lui inauguriamo il regno di Dio,sorbendo quel vino Eucaristico nuovo e generoso, del quale il giovedì santo Egli D discorreva appunto nel Cenacolo: non bibam amodo de hoc genimine vitis, usque in diem illum, cum illud bibam vobiscum novum in regno Patris mei (MATTEO, XXVI, 29). » Il giorno di Pentecoste poi, a conseguirei settemplici doni del Divino Paracleto, noi gliene presentiamo il prezzo: il Sacrificio del Signore, implorando dallo Spirito Santo— teste della Passione di Gesù Cristo, come lo chiama bellamente Serapione di Thmuis— la grazia di associarci a Lui nel Glorificare Gesù.
» Del pari, sia che la Chiesa celebri le varie solennità Mariane, gli anniversari dei Martiri, le consacrazioni dei suoi sacerdoti, le benedizioni nuziali sugli sposi novelli, la Liturgia costituisce l’offerta dell’Eucaristico Sacrificio siccome vero rito centrale della solennità, giacché per i meriti della croce e della pienezza di grazia che è nel Cristo Capo, affluisce ogni carisma nell’intero organismo della Chiesa, che è precisamente il suo mistico Corpo, il suo pleroma, come lo chiama l’Apostolo ». (Schuster, De Mysteriis, 12-13).
LA SANTA COMUNIONE. – IL CONVITO.
La santa Messa è anche il Convito, il banchetto delle anime dei sacerdoti e delle nostre anime. Il giorno successivo al miracolo della moltiplicazione del pane e dei pesci (MATT., XVI, 19), Gesù tenne, nella sinagoga di Cafarnao, dinanzi ai testimoni del miracolo, agli Apostoli e a vari discepoli, un discorso importantissimo. – Ricordando la moltiplicazione dei pani, e da questa prendendo occasione, promise un pane celeste, un pane di vita ch’Egli avrebbe lasciato in eredità alle anime e tra la generale meraviglia, così recisamente affermò: Il pane che io darò a voi è la mia Carne per la vita del mondo (Giov., VI, 52). – Poiché i giudei sono riluttanti a prestare fede alle sue parole, Egli ripete la promessa in sei espressioni d’immenso significato: In verità vi dico, se non mangerete la Carne del Figlio dell’Uomo e non berrete il suo Sangue, non avrete vita in voi. Chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue, ha la vita eterna e Io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Poiché la mia Carne è realmente cibo e il mio Sangue è realmente bevanda. Chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue rimane in me ed Io in lui… Chi mangia questo pane, vivrà in eterno… (Giov., VI, 54-59) – A queste parole dette con forza e con precisione, gli ascoltatori si dividono. Alcuni di essi, i giudei, dopo avere con molta irriverenza giudicato Gesù, si allontanano. Presso il Maestro Divino restano gli Apostoli.Questi, per le parole di Pietro, testimoniano la vivezza della loro fede negli accenti di Gesù. – Ma che cosa aveva realmente voluto dire Gesù, con quelle sue parole tanto rimarcato? Come le parole stesse chiaramente suonano, Gesù ha promesso la vita della grazia (vita eterna), la partecipazione alla vita di Gesù stesso. Gesù ha promesso il nutrimento dell’anima, la vitalità dell’anima,e l’unione di queste anime, da lui vivificate con la sua Carne e il suo Sangue, con se stesso e col Padre. Dunque, secondo le promesse di Gesù:
LA VERA UNIONE con GESÙ!
1) La santa Comunione ci incorpora con Gesù. È questa la ragione per cui Gesù nell’ultima cena la istituì sotto le specie del pane e del vino: « Prendete e mangiate; questo è il mio corpo, prendete e bevete, questo è il mio sangue ». – Uniti con Gesù per mezzo della santa Comunione, facciamo con Gesù una vita unica, un cuor solo ed un’anima sola. I suoi sentimenti e i suoi interessi sono nostri, e i nostri sono suoi. Quanto quest’unione sia stretta, intima, con Gesù, viene molto ben detto dal Padre Grou (Per la vita intima dell anima, 278):« Questa dimora reciproca, di noi in Gesù e di Gesù in noi, è qualche cosa di così grande e di così divino che non ci è possibile comprenderla perfettamente.
» Questo effetto meraviglioso della Comunione avviene nelle anime in proporzione delle loro disposizioni, e siccome le disposizioni possono migliorare sempre, l’effetto corrispondente a queste diviene ognor più eccellente, in proporzione…
» È una dimora intima, una unione di Gesù con noi, in doppio modo, e tale che non se ne trova esempio nella natura. Corpo ed anima Egli s’unisce a noi; le sue facoltà si uniscono alle nostre, in modo soprannaturale e trascendentale, di modo che Gesù Cristo vive in noi, e noi viviamo il Lui »… Ma non basta. Questa stretta unione con Gesù, è, pure, nei desideri di Gesù, una unione permanente delle nostre anime con Lui. Perché avvenga una rottura, una separazione, è necessario che l’anima pecchi gravemente… Quanto cara sia la presenza di Gesù vivente in noi con la sua grazia, solo le nostre anime possono dire: « Gesù rimane in noi col divino suo Spirito che opera, nelle anime nostre, disposizioni simili alle sue ». Di più. L’unione nostra con Gesù è una unione santificante. Gesù santissimo, ci santifica trasformandoci in Lui. Questa trasformazione avviene tanto più celermente, quanto più avidamente cerchiamo Gesù e quanto più decisamente e realmente ci stanchiamo del mondo e delle creature. « I nostri pensieri e i nostri giudizi si vengono a mano a mano modificando: in cambio di giudicare le cose secondo le massime del mondo, ne giudichiamo secondo le massime del Vangelo. La nostra volontà si conforma a quella del divino Maestro: persuasi ch’Egli solo è nel vero perché Sapienza eterna, non vogliamo se non ciò che vuole Lui e con Lui ripetiamo: Padre, sia fatta la tua volontà così in cielo come in terra! Il nostro Cuore sgombera, a poco a poco, da sé gli affetti egoistici e troppo sensibili, per amare generosamente, ardentemente, supremamente colui che solo merita d’essere amato » (TANQUEREY, Le grandi verità cristiane, 239). –
2) La santa Comunione ci unisce non solo con Gesù, ma ci unisce pure con Dio, con le tre persone della Santissima Trinità. In Gesù, infatti, figlio di Dio, vi sono le altre due persone divine, perché esse vivono l’una nelle altre. Il Verbo incarnato non in noi da solo, ma col Padre celeste che lo genera di continuo; e collo Spirito Santo che, per via di amore, procede dal Padre e dal Figliuolo. – Uniti con Gesù siamo, per questo stesso, figli adottivi di Dio e apparteniamo alla sua famiglia. Onore e gioia inestimabile, ch’è irraggiungibile per qualunque altra via. Solo in questo modo si effettua il fine voluto da Dio da tutta l’eternità, la nostra unione intima con Lui.
I DONI EUCARISTICI DI GESÙ.
Mentre Gesù a noi si dà senza riserve, se noi a Lui egualmente ci accostiamo, non tarda l’effluvio del suo profumo e del suo sapore a ristorare le nostre forze. Infatti, come il cibo materiale non solo conserva e sviluppa il nostro organismo, ma col suo gusto lo allieta insieme e lo diletta, così la Divina Eucaristia nutre l’anima, la sostiene, la consola e le infonde un celeste gusto per le cose spirituali (Schuster, De Mysteris, 18). – Di più: per la santa Comunione, noi veniamo perdonati dei peccati veniali, e preservati da eventuali future cadute. Benissimo Sant’Ambrogio: Questo pane quotidiano si riceve in rimedio della quotidiana debolezza (De Sacr., lib. IV, c. 6). Quanta grazia insinuante, commenta il Card. Schuster, in quel doppio aggettivo: quotidiano, a raccomandare ai suoi figli spirituali la quotidiana frequenza alla santa Comunione! Ancora. Gesù aumenta in noi l’ardore della carità, diminuisce il fuoco delle tentazioni, ci conserva nell’integrità e nella purezza. Per questo motivo, nei primi tempi della Chiesa, veniva portata la santissima Eucaristia ai Martiri nelle prigioni, perché confortati dal Pane celeste, non cadessero per lo spavento e per il dolore delle prove cui erano sottoposti. – Concludendo: la santa Messa, l’atto più elevato e più santo del Cristianesimo, il centro vitale per eccellenza della nostra santa Religione, la fonte più vivida e più intensa della grazia santificante:
1) Come memoriale della Passione di Gesù.
2) Come rappresentazione vera e vivente del sacrificio di Gesù nel Calvario.
3) Come vera incorporazione con Gesù e con Dio, ci unisce intimamente, ci trasforma, realmente, in Gesù stesso, tanto da poter propriamente e realmente ripetere le parole dell’Apostolo: Signore non sono più io che vivo, sei Tu che vivi in me.
Dio ha messo ogni cosa sotto i piedi di Cristo e l’ha dato per capo a tutta la Chiesa, ch’è il suo corpo e il suo compimento.
S. Paolo, Efes., I, 22-23.